11.06.2013 Views

POLISCRITTURE Rivista di ricerca e cultura critica Numero prova ...

POLISCRITTURE Rivista di ricerca e cultura critica Numero prova ...

POLISCRITTURE Rivista di ricerca e cultura critica Numero prova ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

che mi sembrava rivestisse un’importanza decisiva<br />

(inizialmente avevo avuto l’impressione che<br />

insinuasse la misura temporale del senso: lo sgocciolio).<br />

E pensando ad una temporalità protratta,<br />

<strong>di</strong>latata dall’intensità del dolore, mi è occorso fortuitamente<br />

ed erroneamente <strong>di</strong> scindere i due<br />

membri del sintagma e allontanarli<br />

nell’orizzontalità del verso (memore del celebre<br />

esempio <strong>di</strong> Quinto Ennio: “cere comminuit<br />

brum”). Nella memoria risuonava qualcosa come<br />

“Poi goccia misuro a goccia le ore” o ad<strong>di</strong>rittura<br />

un più estremo “Poi goccia misuro le ore a goccia”<br />

(che però non avrebbe rispettato il sistema<br />

delle rime). Era certo un caso <strong>di</strong> interferenza della<br />

soggettività percipiente rispetto alla temporalità<br />

del testo, era certo il segno <strong>di</strong> una proiezione<br />

sull’asse del <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> una tra le componenti<br />

dell’isotopia testuale profonda (la “morte”): la<br />

componente della separazione, della <strong>di</strong>visione dei<br />

tempi, dello spazio mi sembrava potessero invadere<br />

il testo. Ad operare quella scissione era – in<br />

quella prima e ripetuta lettura forzata -<br />

l’orizzontalità del corpo riverso del cadaverenarratore.<br />

D’altra parte, quella della scissione era<br />

un’isotopia inaugurata poco prima nel testo dalla<br />

cesura della porta, che “si interpose” decretando il<br />

buio, la prevalenza dell’u<strong>di</strong>to sulla vista e, con la<br />

clausura dello spazio, la forclusione invasiva della<br />

temporalità interiore - come se si girasse una clessidra.<br />

Ma, evidentemente, il testo parla <strong>di</strong>versamente,<br />

ed è col testo, e non con la propria memoria,<br />

che bisogna fare i conti. Il sintagma “goccia a<br />

goccia” rimanda allora, innanzitutto, all’altra <strong>di</strong>mensione<br />

fondamentale, quella sensoriale<br />

dell’u<strong>di</strong>to, e solo in seconda istanza alla <strong>di</strong>mensione<br />

temporale: il goccia a goccia è pur sempre<br />

misura delle ore, seppur misura riparametrata su<br />

scale sinestetiche e isocronie mentali. Il gocciolio<br />

è gocciolio dall’esterno, un gocciolio rapido (il<br />

testo, invertendo l’impressione iniziale, rimanda a<br />

questa inesorabile rapi<strong>di</strong>tà): è infiltrazione del<br />

mondo e non ancora gocciolio del corpo in <strong>di</strong>ssoluzione.<br />

È il tempo del fuori, dell’oltre-porta, che<br />

si insinua poco a poco in forma <strong>di</strong> suono nello<br />

spazio buio. Il corpo, immerso nel buio, non è più<br />

misura delle cose del mondo reale né <strong>di</strong> quello<br />

della memoria, la mente sì. Ed è proprio nella<br />

mente, e non più nel corpo, che la nostalgia <strong>di</strong><br />

quel doppio mondo produce infine dolore. Dolore<br />

che è anche e soprattutto resistenza, ingorgo: resistenza<br />

alla storia, al mondo, e non al biologico. Il<br />

solo corpo che porta i segni della clausura e<br />

dell’incapacità, ormai, <strong>di</strong> avvertire il mondo è, infine,<br />

il corpo del testo.<br />

***<br />

Il corpo del testo è il punto <strong>di</strong> partenza, potenzialmente<br />

iterabile, <strong>di</strong> ogni pratica <strong>di</strong> lettura e <strong>di</strong><br />

interpretazione. Ripercorso, ricostruito, abbandonato<br />

o amato, sterilizzato o adempiuto, il senso<br />

che avanza dopo l’attraversamento del testo, dopo<br />

il corpo a corpo con esso, ci informa che è in noi,<br />

ineluttabilmente, che resiste la possibilità <strong>di</strong> incidere<br />

la storia: meglio, è a partire da noi che quella<br />

possibilità può e deve insistere.<br />

Per una <strong>critica</strong> <strong>di</strong>alogante 4<br />

Caro Fabrizio,<br />

il tuo scritto si mantiene ad un livello <strong>di</strong> astrazione<br />

e specialismo abbastanza alto. Non ne metto in<br />

<strong>di</strong>scussione il valore. Né mi viene in mente <strong>di</strong> porre<br />

qualsiasi ostacolo alla sua pubblicazione così<br />

com’è. Pongo però un problema a tutti per il<br />

prossimo futuro: a quale linguaggio deve tendere<br />

il redattore o il collaboratore <strong>di</strong> POLISCRITTU-<br />

RE? Io <strong>di</strong>rei a un linguaggio non gergale né specialistico.<br />

Oppure, nel caso la presenza <strong>di</strong> gerghi o<br />

specialismi fosse necessaria o inevitabile, questi<br />

lessici dovrebbero essere in qualche modo accompagnati<br />

da una traduzione (‘cioè’ esplicativi, magari<br />

con rapi<strong>di</strong> richiami da glossario). Lo stile <strong>di</strong>scorsivo,<br />

poi, dovrebbe essere in altro grado colloquiale<br />

e <strong>di</strong>alogante (con qualcuno: un lettore ideale<br />

o concreto va tenuto presente se non al<br />

momento dell’ideazione del testo almeno in quello<br />

della sua stesura). Non voglio fare <strong>di</strong>scorsi generali<br />

sulla comunicazione. Mi limito a <strong>di</strong>re che, finché<br />

filosofi, meccanici, chirurghi o manager si rivolgono<br />

a filosofi, meccanici, chirurghi o<br />

manager, il lessico speciale della loro professione<br />

o le formule, i fraseggi tipici già circolanti<br />

mell’ambiente, i moduli sintattici in uso nella loro<br />

comunità professionale vanno benissimo. Ma<br />

quando - come ricordava Fortini - il proverbiale<br />

filosofo o metricista o scienziato deve/vuole comunicare<br />

con il proverbiale uomo della strada<br />

(che speriamo apra anche <strong>POLISCRITTURE</strong> o<br />

visiterà il nostro sito) si pongono tanti altri problemi.<br />

Certo non si tratta solo <strong>di</strong> una questione<br />

<strong>di</strong> lessico o <strong>di</strong> stile <strong>di</strong>scorsivo. Non puoi dare per<br />

scontato, ad esempio, che i lettori <strong>di</strong> POLI-<br />

SCRITTURE sappiano chi sia la Valduga o siano<br />

in partenza interessati alla questione <strong>di</strong> ridefinire<br />

«la problematica del posizionamento<br />

dell’interprete verso il testo». Devi <strong>di</strong>mostrargli<br />

che tale questione è importante anche per loro.<br />

Passando alle mie reazioni <strong>di</strong> lettore pur volente-<br />

Poliscritture/Letture d’autore 71

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!