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POLISCRITTURE Rivista di ricerca e cultura critica Numero prova ...

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mento vitale della democrazia. Oggi solo con un<br />

movimento che si basa sul lavoro <strong>di</strong>ffuso, sullo<br />

sfruttamento globale del proletariato mon<strong>di</strong>ale, sulle<br />

nuove culture del movimento no-global e del<br />

movimento interno degli immigrati si può rifondare<br />

e innovare sviluppo e democrazia.<br />

Questa esigenza <strong>di</strong> rifondazione e innovazione dei<br />

rapporti, della politica e della democrazia si riflette<br />

su ognuno <strong>di</strong> noi, nella nostra quoti<strong>di</strong>anità: si pensa,<br />

si scrive, ci si relaziona, si presta la propria professionalità.<br />

Non c’è iato tra consapevolezza della<br />

<strong>di</strong>mensione globale dello scontro e della multi<strong>cultura</strong>lità<br />

delle presenze, con la nostra quoti<strong>di</strong>anità.<br />

E’ una fase <strong>di</strong> “responsabilità” esaltante che ci investe.<br />

Ed è dunque un problema <strong>di</strong> coscienza, coscienza<br />

<strong>di</strong> classe, storica, e dato il momento epocale<br />

che viviamo, coscienza <strong>di</strong> “specie”.<br />

E’ questa complessiva coscienza che si mette <strong>di</strong><br />

fronte al “terrorismo”, evocazione in<strong>di</strong>stinta della<br />

destra e della sinistra unite. Di fronte alla <strong>di</strong>sperazione-e-lotta<br />

- degli uomini e delle donne che in Palestina<br />

o in Iraq scelgono <strong>di</strong> uccidersi uccidendo.<br />

Di fronte ai corpi e alle menti incatenate nelle sentine<br />

<strong>di</strong> Abu Ghraib, <strong>di</strong> Guantanamo e affossate negli<br />

altri lupanari sparsi, delegati alla tortura per la<br />

maggior potenza.<br />

Di fronte al fatto che <strong>di</strong>struggono intere città e la<br />

chiamano “pace”, sterminano centinaia <strong>di</strong> migliaia<br />

<strong>di</strong> persone e la chiamano “democrazia”, affermano<br />

che “Dio è con noi” occupando con le armi interi<br />

paesi per organizzare sul luogo la rapina delle materie<br />

prime.<br />

Se non possiamo stare dalla “parte degli infedeli” –<br />

e non possiamo – dobbiamo da qui pensare e praticare<br />

una via <strong>di</strong> uscita.<br />

La trage<strong>di</strong>a immane che colpisce il sud-est asiatico<br />

è tragico effetto <strong>di</strong> dominio, è il genoci<strong>di</strong>o <strong>di</strong> una<br />

classe, <strong>di</strong> classi, su altre, <strong>di</strong> un quota sociale <strong>di</strong> abitanti<br />

della Terra “messa al sicuro” e <strong>di</strong> una stragrande<br />

parte del mondo tenuta sotto sfruttamento e<br />

soggezione.<br />

(Con un banale investimento in allarmi costieri<br />

gli abitanti dei para<strong>di</strong>si pro tempore del turismo<br />

internazionale si sarebbero salvati. Ma il capitale<br />

e le multinazionali del turismo che investono<br />

nei para<strong>di</strong>si dell’oceano in<strong>di</strong>ano non vedono<br />

e fanno profitti proprio sulla mancanza <strong>di</strong><br />

sicurezza delle popolazioni che lo stesso capitale<br />

chiama sulle coste.<br />

Sarebbe bastato un vantaggio <strong>di</strong> pochi minuti,<br />

quanti nel occorrono qui da dove scrivo a Monterosso<br />

per salire dal mare al convento dei<br />

Cappuccini.<br />

Il peggio deve ancora venire, le periferie delle<br />

nostre città, le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute e <strong>di</strong> servizi<br />

nelle periferie delle gran<strong>di</strong> metropoli occidenta-<br />

li, non sono che una pallida metafora <strong>di</strong> quello<br />

che è accaduto e accadrà nel sud-est asiatico.)<br />

La democrazia ha un fondamento <strong>di</strong> classe e dentro<br />

lo scontro <strong>di</strong> classe. Il blocco sociale della destra ha<br />

un’idea del potere, delle gerarchie, del dominio sociale<br />

e della gestione verticale della società.<br />

Recente e a suo modo clamoroso il <strong>di</strong>spiegamento,<br />

la <strong>prova</strong>, <strong>di</strong> questa conduzione <strong>di</strong> potere. Una sorta<br />

<strong>di</strong> luglio <strong>di</strong> Genova senza morti e scontri <strong>di</strong> piazza.<br />

Una plateale affermazione <strong>di</strong> dominio.<br />

Il 7 <strong>di</strong>cembre si è inaugurato a Milano il nuovo teatro<br />

alla Scala. Demolito l’antico manufatto artigianale<br />

senza alcuna ragione e <strong>di</strong>strutti gli antichi equilibri<br />

(acustica etc.). Spesa: 180 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> vecchie<br />

lire. Si sarebbe potuta aggiornare gran parte<br />

della rete ferroviaria lombarda che affligge e stor<strong>di</strong>sce<br />

con <strong>di</strong>sfunzioni continue, ritar<strong>di</strong> e incidenti i<br />

fiumi <strong>di</strong> lavoratori <strong>di</strong>pendenti pendolari. Ma quella<br />

delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro non è una priorità nella<br />

città del lavoro precario e del lavoro nero. Il 70%<br />

dei cantieri e<strong>di</strong>li è clandestino. I mazzieri della Lega<br />

e <strong>di</strong> An reclutano e vigilano, dei iure e de facto,<br />

sul proletariato immigrato. En cas de malheur, i resti<br />

vengono gettati fuori dai cantieri sulla strada,<br />

poco lontano<br />

Si è fatta la nuova Scala. Una “eccellenza” senza<br />

senso. Si è <strong>di</strong>stribuita la grandezza della “festa” attraverso<br />

giganteschi schermi in tre punti della città:<br />

l’ottagono della galleria, il teatro Dal Verme solo<br />

per i vecchi e le vecchie, il carcere <strong>di</strong> San Vittore.<br />

Già affrontare l’Europa riconosciuta <strong>di</strong> Salieri in<br />

con<strong>di</strong>zioni normali è una impresa, per i detenuti (la<br />

cui gran parte è costituita da stranieri e che vivono<br />

quattro/sei per cella) un afflizione ulteriore, per gli<br />

anziani – separati anche in questa occasione dal resto<br />

della popolazione – un polpettone soporifero.<br />

Un <strong>di</strong>spiegato populismo degenerato e sapore <strong>di</strong><br />

Brazil. Troppo parlare <strong>di</strong> Brazil? Il fuoco millenario<br />

ed eversivo del Natale (coppia instabile con una<br />

maternità extraconiugale, profughi erano, sovversivi,<br />

perseguitati e in fuga e sulla scia della fuga il<br />

sangue della strage dei bambini,), sopra le folle<br />

sbandate, vaganti, dei consumi natalizi, non è Annuncio,<br />

non è Brazil?<br />

Qui ed ora nella città delle “eccellenze”, dello spettacolare,<br />

il ghigno irrisorio del potere. Negli spazi<br />

preposti hanno potuto manifestare rappresentanze<br />

dell’Alfa Romeo e dei precari.<br />

Metropolis è nella mani dei gangsters, le loro riunioni<br />

dei convegni <strong>di</strong> mafia.<br />

Su tutto – dalla peste della guerra alla peste del lavoro<br />

precario, dalla riforma della scuola alle libertà<br />

in<strong>di</strong>viduali e <strong>di</strong> coppia, dalla con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong><br />

lavoro del lavoro <strong>di</strong>pendente italiano e immigrato,<br />

dalla responsabilità in<strong>di</strong>viduale alla responsabilità<br />

storica, alla coscienza “<strong>di</strong> specie” – la sinistra riflette<br />

pallidamente e da vertiginose <strong>di</strong>stanze le con<strong>di</strong>-<br />

Poliscritture/Samizdat 5

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