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POLISCRITTURE Rivista di ricerca e cultura critica Numero prova ...

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2 L’antologia Il pensiero dominante, poesia Italiana 1970-<br />

2000, Garzanti 2000, <strong>di</strong> Franco Loi e Davide Rondoni, include<br />

solo due poeti trentini, Renzo Francescotti e Fabrizio Da<br />

Trieste.<br />

3 Vittoriano Esposito, stu<strong>di</strong>oso della poesia <strong>di</strong>alettale, con<br />

specifici interessi per quella trentina, nella sua antologia,<br />

L’altro Novecento, vol VI (Panorama della poesia <strong>di</strong>alettale),<br />

Bastogi, Foggia, 2001, include cinque poeti trentini su settanta.<br />

Luigi Bonaffini e Achille Serrao nella loro Dialct Poetry<br />

of Northern & Central Italy, AGMV, Legas New York, 2001,<br />

ne antologizzano sei. In entrambe le opere è presente Lilia<br />

Slomp.<br />

4 Nonostante tutto, E<strong>di</strong>zioni U.C.T. Trento, 1991; Controcanto,<br />

E<strong>di</strong>zioni U.C.T. Trento, 1993; Leggenda, E<strong>di</strong>zioni<br />

U.C.T. Trento, 1998. Di imminente pubblicazione un’altra<br />

raccolta <strong>di</strong> poesie in lingua.<br />

Per la sua poesia in italiano la Slomp è inclusa nell’antologia<br />

<strong>di</strong> V.Esposito L’altro Novecento, vol II (La poesia femminile<br />

in Italia) e vol. III (La poesia etico-civile in Italia) Bastogi<br />

E<strong>di</strong>trice Foggia, 1997.<br />

5 Ermellino Mazzoleni, analizzando la raccolta Striarìa della<br />

Slomp, parla <strong>di</strong> un libro che va letto a due livelli, realistico ed<br />

allegorico ed afferma che un filo sottilissimo, e tuttavia visibile,<br />

attraversa l’intero volume poetico, si tratta <strong>di</strong> una presenza<br />

importante che amalgama e dà senso alle liriche, quello<br />

dell’esistenza. (E. Mazzoleni, La magia dell’esistenza in<br />

Striarìa <strong>di</strong> Lilia Slomp Ferrari, Ciàcere en trentin, n° 65, sett.<br />

2002,p. 20).<br />

- Fabrizio Podda: Porte, cesure e il dolore<br />

della mente. Una lettura <strong>di</strong> «Donna <strong>di</strong><br />

dolori» <strong>di</strong> Patrizia Valduga<br />

Nelle pagine che seguono ricorrerà spesso<br />

l’espressione “struttura iconica” in riferimento alle<br />

modalità che il testo, non solo quello poetico,<br />

mette in atto al fine <strong>di</strong> integrare tra loro le sue <strong>di</strong>verse<br />

componenti e rafforzare il proprio significato,<br />

la propria semantica profonda, consegnandosi<br />

in immagini esemplari (più o meno allegoriche).<br />

L’iconicità va intesa non solo nei termini del rapporto<br />

<strong>di</strong> similarità, motivatezza o arbitrarietà tra i<br />

segni e le cose del mondo (si pensi al Ceci n'est<br />

pas une pipe <strong>di</strong> Magritte), ma anche come insieme<br />

<strong>di</strong> strategie <strong>di</strong>scorsive volte alla strutturazione del<br />

senso e all’appren<strong>di</strong>mento del reale. 17 Tali strate-<br />

17 Da questo punto <strong>di</strong> vista, gli approcci al problema vengono<br />

da ambiti <strong>di</strong>sciplinari molto <strong>di</strong>fferenti: dal cognitivismo<br />

alla semiotica alla filosofia del linguaggio (ben riassunti<br />

in U. Eco, Kant e l’ornitorinco, Milano, Bompiani,<br />

1997), dalla <strong>critica</strong> letteraria (A. Asor Rosa, I fondamenti<br />

epistemologici della letteratura italiana del novecento, in<br />

ID. (a cura <strong>di</strong>), Letteratura italiana del Novecento. Bilancio<br />

<strong>di</strong> un secolo, Torino, Einau<strong>di</strong>, 2000 e C. Segre, La<br />

pelle <strong>di</strong> San Bartolomeo, Torino, Einau<strong>di</strong>, 2003) alla linguistica<br />

(R. Solarino, Fra iconicità e paraipotassi: il gerun<strong>di</strong>o<br />

nell’italiano contemporaneo, in SLI, Linee <strong>di</strong> tendenza<br />

dell’italiano contemporaneo, Roma, Bulzoni,<br />

1992).<br />

gie sono più evidenti in quei testi nei quali<br />

l’aspetto figurativo è privilegiato, quei testi appartenenti<br />

ad un genere <strong>di</strong> scrittura, la lirica, che per<br />

statuto formale implica e mette in gioco tutta una<br />

serie <strong>di</strong> fattori inseparabili dalle modalità percettive,<br />

dalle immagini del mondo e dal soggetto responsabile<br />

della loro presa e ricostruzione<br />

(dall’hic et nunc, si potrebbe <strong>di</strong>re).<br />

Da questo punto <strong>di</strong> vista, il caso della poesia <strong>di</strong><br />

Patrizia Valduga, almeno all’altezza dei testi su<br />

cui mi soffermo, è singolare ed utile in sede <strong>critica</strong><br />

anche per la ridefinizione del problematico posizionamento<br />

dell’interprete verso il testo e verso il<br />

metodo della lettura/interpretazione. Per quanto<br />

quella poesia, infatti, si caratterizzi per un lavoro<br />

ed un controllo molto attenti a tutti livelli delle<br />

strutture significanti della sintassi e della semantica,<br />

per quanto essa sia imme<strong>di</strong>atamente comunicativa,<br />

c’è un livello del testo, quello metricoritmico,<br />

che conduce al <strong>di</strong> là, e al <strong>di</strong> sotto, della<br />

lettera dei versi. C’è un luogo del testo in cui, per<br />

altro, l’interprete può avvertire un mancato effetto<br />

<strong>di</strong> iconicità, a partire dal quale si definisce una<br />

chiave <strong>di</strong> lettura che illumina sulle modalità <strong>di</strong><br />

funzionamento <strong>di</strong> questa poesia e, allo stesso tempo,<br />

sul doveroso rischio che ogni pratica <strong>di</strong> lettura<br />

implica in quanto azione nel mondo.<br />

***<br />

Farò riferimento, in particolare, alla seconda raccolta<br />

della poetessa, Donna <strong>di</strong> dolori. 18 Le chiavi<br />

<strong>di</strong> lettura che interagiscono sono due, una più appariscente<br />

ed una più nascosta: si tratta, rispettivamente,<br />

della figura della morte 19 - inscritta sin<br />

dall’epigrafe 20 e dal cartello inaugurale (in senso<br />

brechtiano, teatrale) “Monologo” 21 - e del rapporto<br />

spaziale tra narratore e testo, un rapporto corporale<br />

con la scrittura tale che al movimento ortografico<br />

della parola verso est equivale figuralmente il<br />

<strong>di</strong>scioglimento del corpo e il progressivo assopi-<br />

18 P. Valduga, Donna <strong>di</strong> dolori, Milano, Mondadori, 1991. In<br />

precedenza era uscita La tentazione (Crocetti, Firenze, 1985).<br />

19 La semantica della morte è ricorrente nella poesia della<br />

Valduga, si pensi solo ai titoli <strong>di</strong> altre sue raccolte: Requiem,<br />

Bologna, Marsilio, 1994; Corsia degli incurabili, Milano,<br />

Garzanti, 1996 ma lo stesso Me<strong>di</strong>camenta ed altri me<strong>di</strong>camenta,<br />

Torino, Einau<strong>di</strong>, 1989 ruota in quella medesima area<br />

semantica.<br />

20 L’epigrafe è tratta da G. M. Hopkins: “But man – we, scaffold<br />

of score brittle bones; | Who breathe from groundlong<br />

babyhood to hoary |Age gasp; whose breath is our memento<br />

mori - | What bass is our viol for tragic tones” [La poesia citata<br />

è The sheperd’s brow, fronting forked lighted, owns].<br />

21 Il cartello del monologo recita: “La donna è una morta sotterrata<br />

allo stato colliquativo. | È stesa su un invisibile catafalco<br />

a destra. | A sinistra uno schermo proietta lei viva a<br />

grandezza naturale. | Nient’altro. Nessuna Musica. | La faccia<br />

della donna non si deve mai vedere completamente”.<br />

Poliscritture/Letture d’autore 67

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