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POLISCRITTURE Rivista di ricerca e cultura critica Numero prova ...

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ghetta sulle proprie spalle”(Testamento, Crocetti,<br />

pag.16).<br />

Il <strong>di</strong>ssi<strong>di</strong>o fra corpo e anima<br />

Il <strong>di</strong>ssi<strong>di</strong>o fra corpo e anima, che pure è il tema<br />

conduttore <strong>di</strong> molti suoi testi poetici, vede lo<br />

scontro tra il corpo come prigione, “lu<strong>di</strong>brio grigio/<br />

con le tue scarlatte voglie” e l’anima “circonflessa,<br />

circonfusa e incapace”. La psichiatria è la<br />

madre-matrigna, quella che fa funzionare la<br />

“macchina del binomio anima-corpo”, mentre la<br />

parola, la poesia è l’unica madre vera, il porto<br />

verso cui tornare. E mentre Alda Merini vede rotolare,<br />

con una delle sue forti immagini metaforiche,<br />

le teste degli psichiatri come palline da bigliardo,<br />

la mente le appare un passero libero ma<br />

tremante e il poeta un insetto che la poesia può<br />

schiacciare da un momento all’altro con la sua<br />

possanza.<br />

In questo dualismo, e nel potere taumaturgico assegnato<br />

alla parola, è stato visto l’orfismo <strong>di</strong> Alda<br />

Merini, la sua capacità tragica alla Dostoevskij e<br />

alla Baudelaire <strong>di</strong> affermare un “sentire-sapere<br />

della soglia”, <strong>di</strong> possedere quello sguardo per cui<br />

ardono “Gli occhi del mio amato che porto <strong>di</strong>segnati<br />

nelle mie viscere”, come scrive San Giovanni<br />

della Croce.<br />

Il mito <strong>di</strong> Orfeo rispecchia la metafora dell’anima<br />

che va a cercare il corpo. Alda Merini stessa parla<br />

<strong>di</strong> una schizofrenìa: “L’anima è andata da una<br />

parte, il corpo dall’altra. Allora l’amore è il processo<br />

simbolico che va a riunire il dualismo corpo-anima<br />

e il sogno d’amore crea così una seconda<br />

realtà, una realtà vera a livello <strong>di</strong> linguaggio:”<br />

Il sogno bisogna renderlo parola e allora nasce la<br />

poesia”. L’ossessione d’amore, come la chiama<br />

spesso Alda Merini, <strong>di</strong>venta “nutrimento terrestre”,<br />

<strong>ricerca</strong> <strong>di</strong> fede nella bellezza, energia che è,<br />

secondo le sue stesse parole un fuoco, uno zolfo<br />

per cui “tutte le parole buttate per aria si riuniscono<br />

e <strong>di</strong>ventano un verbo unico, un’unica spiegazione<br />

letteraria possibile”. E ancora “Ecco perché<br />

la passione incen<strong>di</strong>a. Il fuoco che brucia le<br />

scorie porta alla purezza e ne fa in un attimo il<br />

risultato <strong>di</strong> una grande folgorazione <strong>di</strong> conoscenza.<br />

Di qui i profeti e, in tono minore, gli scrittori.”<br />

Orfeo è Alda stessa: “io sono la vera cetra/ che ti<br />

colpisce nel petto/ e ti dà larga resa”. La follia è<br />

stata il lievito che ha fatto gonfiare il linguaggio<br />

fino a un livello due, un livello che supera il linguaggio<br />

della <strong>cultura</strong>, quel linguaggio che è pura<br />

“masticazione <strong>cultura</strong>le”, mentre il linguaggio<br />

della poesia è “pane, nutrimento celeste”.<br />

Ma all’opposto della visione crociana della poesia,<br />

essa non è, per Alda Merini, nutrimento in<strong>di</strong>viduale<br />

ma qualcosa che assomiglia al “Duomo <strong>di</strong><br />

Milano”, cioè una costruzione complessa dovuta<br />

al lavoro silenzioso e nascosto <strong>di</strong> mille mani, mille<br />

destini in<strong>di</strong>viduali: “la Poesia è fatta pietra su<br />

pietra, è un e<strong>di</strong>ficio vero e proprio”.<br />

La follia e l’esperienza del manicomio sono state<br />

il percorso <strong>di</strong> conoscenza che hanno nutrito la poesia.<br />

Il manicomio in particolare è stato, scrive<br />

Alda Merini, come la sabbia che, se entra nelle<br />

valve <strong>di</strong> un’ostrica, genera perle. E’ stato anche un<br />

“formidabile e privilegiato punto <strong>di</strong> osservazione”,<br />

un evento che ha conferito alla vita una specie<br />

<strong>di</strong> santificazione e <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà abissale, punto<br />

<strong>di</strong> vista sul mondo e dentro <strong>di</strong> sé che l’ha salvata<br />

dall’annichilimento “con la capacità dello stupore”.<br />

D’altra parte il dolore è quasi sempre alla<br />

base del suo fare poesia e lei stessa scrive .”Non<br />

c’è nessun poeta che possa scegliere, <strong>di</strong> per sé, <strong>di</strong><br />

stare bene”.<br />

L’interpretazione psicanalitica<br />

Alda Merini ha spesso utilizzato le chiavi interpretative<br />

della psichiatria e in particolare<br />

dell’analisi junghiana per spiegare la genesi e gli<br />

esiti del suo fare arte. In particolare fa suoi termini<br />

come scissione, schizofrenia, ossessione, erotismo,<br />

anima. E’ profondamente convinta<br />

dell’importanza dei primi anni della vita nella costruzione<br />

dell’identità e, quando parla della sua<br />

infanzia, si riferisce ad un periodo mitico e portentoso.<br />

E’ molto interessante notare quello che<br />

scrive a proposito: “La nascita è l’evento migliore<br />

della nostra vita. Nel corpo naturale dell’essere<br />

c’è tutto lo svolgimento <strong>di</strong> ciò che egli sarà domani,<br />

degli amori che incontrerà, dei sudori, dei<br />

suoi personali cinismi, fino alla sua morte.[...]<br />

L’infanzia è il periodo più gioioso della vita, un<br />

periodo siderale.. Certamente il bambino non è<br />

responsabile dei suoi “ragionamenti d’amore”,<br />

ma è senz’altro un portentoso concentrato<br />

d’amore, un amore che accolto, educato, articolato<br />

dalla madre, <strong>di</strong>venta appetito <strong>di</strong> conoscenza”.<br />

Questa affermazione <strong>di</strong> Alda Merini è <strong>di</strong> grande<br />

attualità perché proprio gli stu<strong>di</strong> più recenti <strong>di</strong> una<br />

nuova branca della psichiatria, chiamata metapsichiatria,<br />

concentrano la loro attenzione nella sessualità<br />

infantile polimorfa, sessualità che viene<br />

conservata dall’in<strong>di</strong>viduo per tutta la vita e che lo<br />

aiuta a strutturarsi in in<strong>di</strong>viduo intero e sessuato.<br />

Questa sessualità “<strong>di</strong> tutto l’essere” è appunto, <strong>di</strong>ce<br />

la metapsichiatria, alla base della conoscenza.<br />

Forse è proprio questa sessualità infantile polimorfa<br />

e totalizzante quella che spinge Alda Merini<br />

e molte donne-poete a cercare nel linguaggio<br />

quel ricongiungimento con un corpo inizialmente<br />

materno che mira a superare la frammentazione e<br />

il dolore e a ritrovare l’interezza perduta.<br />

Poliscritture/Letture d’autore 62

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