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POLISCRITTURE Rivista di ricerca e cultura critica Numero prova ...

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e quelle situazioni al lettore o<strong>di</strong>erno non più trasparenti;<br />

<strong>di</strong>dascalie a margine del testo riferiscono<br />

infine delle immagini e dei suoni che nella pellicola<br />

costituiscono o integrano la testura au<strong>di</strong>ovisiva.<br />

Non mancano, nel corso della conversazione,<br />

la rievocazione autobiografica (con alcuni aneddoti<br />

sapi<strong>di</strong> ma ad una lettura non superficiale<br />

provvisti <strong>di</strong> una loro più significativa valenza: si<br />

veda per tutti il ricordo dell’incontro con Lukács)<br />

e alcune estemporanee boutades del protagonista,<br />

degne <strong>di</strong> essere ricordate a testimonianza della vitalità<br />

<strong>di</strong> un esprit che a <strong>di</strong>spetto delle interpretazioni<br />

virate al nero dell’Esistenzialismo non si<br />

sottrae al buonumore ed alla franca risata (così<br />

càpita <strong>di</strong> raccogliere una perla <strong>di</strong> misoginia dalle<br />

labbra del niente affatto misogino Sartre: “amo<br />

molto essere con una donna perché non amo la<br />

conversazione <strong>di</strong> idee”). Il testo - collocandosi<br />

all’incrocio tra narrativa, saggio, <strong>di</strong>alogato teatrale<br />

- offre insomma un esempio <strong>di</strong> assai alta <strong>di</strong>vulgazione,<br />

con l’opportunità <strong>di</strong> ripercorrere<br />

l’esperienza umana e intellettuale del pensatore<br />

parigino senza immergersi in testi<br />

dall’argomentazione teoricamente più impegnativa.<br />

Anche sulla scorta <strong>di</strong> questo salutare promemoria<br />

è così possibile procedere ad una rapida<br />

ricognizione dell’attualità del pensiero sartriano.<br />

Cercando <strong>di</strong> evitare i due opposti rischi: non si<br />

tratta <strong>di</strong> stabilire – tribunale dei posteri - ciò che<br />

vivo e ciò che è morto della filosofia <strong>di</strong> Sartre, e<br />

neppure <strong>di</strong> aderire ad una prospettiva invece frettolosamente<br />

totalizzante, del genere “tutto o niente”.<br />

Sartre è del resto, sicuramente, pensatore problematico<br />

e controverso per definizione, propenso<br />

ai continui rimaneggiamenti delle proprie posizioni<br />

(espressioni del tipo “oggi ritengo che…”, a lui<br />

consuete, sono molto più che una <strong>di</strong>visa <strong>di</strong> prudente<br />

saggezza, e nient’affatto riconducibili a<br />

qualsivoglia forma <strong>di</strong> scetticismo relativistico);<br />

resta tuttavia vero ciò che anche la <strong>critica</strong> a lui<br />

maggiormente avversa non manca <strong>di</strong> riconoscergli,<br />

vale a <strong>di</strong>re che alcuni nuclei <strong>di</strong> fondo della sua<br />

concezione sostanzialmente non mutarono mai<br />

(prima tra tutte le costanti, quella verità – davvero<br />

“incon<strong>di</strong>zionata” - per cui vale sempre il “contatto<br />

della coscienza con se stessa” 4 ). Ragione per la<br />

quale non risulta possibile isolare nel pensiero <strong>di</strong><br />

Sartre singoli aspetti ancora vitali e fecon<strong>di</strong> e prescindere<br />

da altri invece ritenuti “invecchiati”, trascegliendo<br />

in<strong>di</strong>scriminatamente e a piacimento<br />

entro le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> una teorizzazione che ha<br />

una sua forma <strong>di</strong> sistematicità 5 .<br />

4 Ivi, pp. 104-5.<br />

5 Sull’”unità” del pensiero sartriano cfr. ivi, p. 94.<br />

Non è meno vero, d’altra parte, che<br />

l’oggetto-Sartre non si può probabilmente assumere<br />

all’or<strong>di</strong>ne del giorno nella sua interezza senza<br />

un complessivo ripensamento critico che valga<br />

se non altro a riacclimatarlo rispetto ad una situazione<br />

storica, quella contemporanea, tanto <strong>di</strong>fferente<br />

da quella in cui esso venne a originarsi e maturò.<br />

Egualmente, non va taciuto che la <strong>cultura</strong><br />

occidentale – non si pensa qui soltanto alle aristocrazie<br />

intellettuali della più <strong>di</strong>versa estrazione ideologica<br />

- sembra aver risolto il <strong>di</strong>lemma volentieri<br />

rimuovendo in blocco un pensatore oggi sovente<br />

considerato inattuale, e comunque ingombrante.<br />

Sartre è davvero più che mai fuori moda, e<br />

come per l’Adorno <strong>di</strong> Fortini 6 ci si può però chiedere<br />

se almeno in Italia la voga sartriana sia stata<br />

mai davvero tale, al <strong>di</strong> là delle pose <strong>di</strong> alcuni e<br />

dell’impegno ermeneutico <strong>di</strong> un ristrettissimo<br />

numero <strong>di</strong> frequentatori in servizio effettivo e<br />

permanente. E comunque oggi, inequivocabilmente,<br />

il continente-Sartre non stimola viaggi<br />

d’esplorazione che non siano solitari; lo stesso<br />

Sartre-personaggio risulta facilmente antipatico, le<br />

sue scelte private, pubbliche, intellettuali sovente<br />

respingono; il pensiero sartriano (indubbiamente,<br />

malinconicamente “forte”) appare per sovrappiù<br />

inutilmente ostico, non concede all’interprete facili<br />

gratificazioni.<br />

Il volume curato da Invitto (del quale si<br />

raccomanda anche la bella “Nota in premessa”,<br />

che assume come titolo un lapsus “cartesiano” –<br />

“Sono dunque penso” - proferito in conversazione<br />

dal filosofo, e giustamente considerato dal curatore<br />

come altamente significativo della personalità e<br />

della concezione filosofica sartriane) permette <strong>di</strong><br />

ricapitolare i tanti Sartre che si sono succeduti dagli<br />

anni trenta ai settanta: dal punto <strong>di</strong> vista filosofico,<br />

ecco allora il passaggio dal fenomenologo<br />

dell’immaginario e dall’indagatore della trascendenza<br />

dell’Ego all’autore del libro capitale non<br />

solo del sartrismo ma <strong>di</strong> tutto l’orientamento esistenzialistico<br />

novecentesco: con L’Etre et le<br />

Néant, in effetti, l’Esistenzialismo <strong>di</strong>mostra <strong>di</strong> potersi<br />

sottrarre nettamente ad ogni tentazione <strong>di</strong> carattere<br />

mistico-religioso, che si tratti <strong>di</strong> una prospettiva<br />

à la Jaspers o <strong>di</strong> soluzioni <strong>di</strong> matrice heideggeriana.<br />

E poi la tappa successiva al lavoro<br />

sulla ontologia fenomenologica, quella Critique<br />

de la raison <strong>di</strong>alectique che ci consegna un Sartre<br />

definitivamente affrancato dal solipsismo, e un<br />

in<strong>di</strong>viduo “in situazione”; senza che l’itinerario si<br />

6 Il riferimento è ovviamente all’articolo pubblicato su “il<br />

manifesto” del 24 settembre 1989, ora nel secondo volume <strong>di</strong><br />

Disobbe<strong>di</strong>enze (Gli anni della sconfitta, scritti sul Manifesto<br />

1985-1994), Roma 1996 pp. 51-5.<br />

Poliscritture/Letture d’autore 57

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