POLISCRITTURE Rivista di ricerca e cultura critica Numero prova ...
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E perciò inten<strong>di</strong>amo non trascurare, nel primo caso, le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> fare nuova <strong>cultura</strong><br />
quando si è immersi in esperienze <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> lavoro che mal si conciliano non solo con la biblioteca<br />
o il laboratorio ma con la semplice lettura, la <strong>di</strong>scussione seria e lo scambio fecondo; e, nel<br />
secondo, i limiti del <strong>di</strong>battito non entusiasmante sulle due sinistre, la rifondazione e gli eso<strong>di</strong><br />
svoltosi negli ultimi decenni.<br />
Vogliamo cioè verificare con rigore se e dove le scritture plurali <strong>di</strong>ventino costruttive; e se<br />
e dove il riformismo, la rifondazione e gli eso<strong>di</strong> – per ora figure pallide, equivoche e troppo simboliche<br />
della politica postmoderna – mordano la realtà e si fanno più concrete e corporee.<br />
Fondare una rivista significa aggiungere a quelli esistenti un altro luogo <strong>di</strong> riflessione e <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>battito - speriamo ventilato – e al contempo rifiutare <strong>di</strong> confluire in qualcuna delle tante iniziative<br />
già esistenti e meglio attrezzate in denaro, strutture e saperi. Non lo facciamo per in<strong>di</strong>vidualismo<br />
o provincialismo, ma per un profondo e ragionato rifiuto delle pose elitarie, iperspecialistiche<br />
o avanguar<strong>di</strong>stiche - eticamente e spesso politicamente accomodanti verso i Poteri forti - che<br />
purtroppo ancora prevalgono in molte riviste, centri stu<strong>di</strong>, fondazioni, circoli <strong>cultura</strong>li.<br />
Preferiamo partire - pur in tempi <strong>di</strong>fficili <strong>di</strong> guerre, <strong>di</strong> transnazionali, <strong>di</strong> oligopoli, <strong>di</strong> torture<br />
e <strong>di</strong> menzogna <strong>di</strong>gitalizzata - da una precaria rete amicale <strong>di</strong> intellettuali senza notorietà accademica<br />
o massme<strong>di</strong>ale, come se ne incontrano nelle scuole, nelle università, nelle case e<strong>di</strong>trici,<br />
nelle biblioteche civiche, negli uffici, nei laboratori <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>.<br />
Noi che <strong>di</strong> questi lavoratori della mente facciamo parte, sappiamo sia i “vizi” (un certo<br />
snobismo <strong>di</strong> massa, il <strong>di</strong>sincanto, il noma<strong>di</strong>smo: atteggiamenti spesso ideologizzati che decorano<br />
le nuove esche gettate dalle università, dai gran<strong>di</strong> giornali, dalla TV, dall’e<strong>di</strong>toria e dalla stessa<br />
Internet e fanno sopportare con<strong>di</strong>zioni contrattuali capestro) sia quanta ribellione e insod<strong>di</strong>fazione<br />
striscia sotto la crosta del consenso o del rifiuto a parole della «società dello spettacolo». E<br />
sappiamo pure che la conoscenza dei problemi reali potrebbe contribuire a costruire un modello<br />
positivo, più <strong>di</strong>namico e antielitario, evitando a questa nuova intellettualità i rischi sia <strong>di</strong> epigonismo<br />
che <strong>di</strong> avanguar<strong>di</strong>smo politico e artistico.<br />
Vogliamo perciò che <strong>POLISCRITTURE</strong> sia una rivista <strong>di</strong> riflessione proprio per quei lavoratori<br />
della mente che - stufi <strong>di</strong> modelli esibizionistici e <strong>di</strong>vaganti o <strong>di</strong> fare solo sol<strong>di</strong> - vogliano operare<br />
al <strong>di</strong> sotto (se al <strong>di</strong> fuori non è più possibile...) dell’universo simbolico postmodernizzato e<br />
collaborare producendo atti scritti, in<strong>di</strong>viduali e collettivi, <strong>di</strong> resistenza, <strong>di</strong> comprensione del reale,<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo politico sui problemi dei molti, quelli che come noi lavorano o semplicemente vivono<br />
o sopravvivono in un mondo, che ha cancellato un secolo e mezzo <strong>di</strong> lotte emancipative e rivoluzionarie<br />
e si ritrova sconvolto dalle nuove guerre, dai <strong>di</strong>sastri ecologici e da nuove forme <strong>di</strong><br />
servitù.<br />
È il nostro un progetto troppo ambizioso, perché vuole raccogliere esigenze molteplici e<br />
muoversi in tanti campi, rischiando l’eclettismo, il vociare <strong>di</strong>ssonante <strong>di</strong> Babele? A salvaguardarci<br />
da questi pericoli sarà la nostra capacità <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogare, correggerci e cooperare nel nuovo spazio<br />
che qui apriamo. È una scommessa. Ma basta per partire.<br />
In questo numero <strong>prova</strong> gli intenti qui sopra <strong>di</strong>chiarati iniziamo a praticarli. I temi (guerra<br />
e pace, politica e politica italiana, percezione <strong>di</strong> luoghi e loro legami con la memoria in<strong>di</strong>viduale o<br />
collettiva, scritture d’autori noti meno noti o sconosciuti o “al femminile”o <strong>di</strong>alettali,ecc.)<br />
s’intrecciano e inseguono nelle varie rubriche. La pluralità dei punti <strong>di</strong> vista, degli accenti e degli<br />
stili è evidente. E invece <strong>di</strong> censurarla o mascherarla abbiamo cominciato i primi esperimenti <strong>di</strong><br />
una <strong>critica</strong> <strong>di</strong>alogante che potrebbe rimettere in contatto vari livelli <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> separati e spesso<br />
stagnanti nell’ iperspecialismo o nell’imme<strong>di</strong>atezza. Note e commenti non sono punzecchiature o<br />
provocazioni per esibire più sapere o bravura, ma inizi (a volte faticosi) <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo, che speriamo<br />
<strong>di</strong> consolidare nelle pagine e sul sito della rivista.<br />
Samizdat voce russa, “autoe<strong>di</strong>zione”, opuscoli o riviste <strong>di</strong> controinformazione nell’ex-URSS.<br />
Poliscritture/E<strong>di</strong>toriale 3