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POLISCRITTURE Rivista di ricerca e cultura critica Numero prova ...

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***<br />

Ed ora eccomi qua, giusto un anno più tar<strong>di</strong>,<br />

mentre sto uscendo dal ritrovo degli yankee, confuso<br />

tra marines ubriachi e fatalone che mi riportano<br />

per un istante al para<strong>di</strong>so artificiale dei bordelli<br />

<strong>di</strong> Bangkok – solo che queste qui sono bionde<br />

e alte due metri, con un’espressione negli occhi<br />

glauchi che ti fa sentire una nullità.<br />

Col passo lieve, retaggio <strong>di</strong> anni <strong>di</strong> duro addestramento,<br />

scivolo ombra tra le ombre rispondendo<br />

a qualche <strong>di</strong>stratto saluto. Eccomi oltre l’abitato<br />

fatiscente che fa da corona <strong>di</strong> spine al quartiere dei<br />

maggiorenti. La casa a due piani dove <strong>di</strong>mora il<br />

potere si trova sulla mia destra, e quello laggiù è il<br />

mio campanile. Da qualche parte, tempo fa, ho ad<strong>di</strong>rittura<br />

inciso uno <strong>di</strong> quegli sciocchi messaggi<br />

sentimentali che gli adolescenti affidano al legno<br />

dei banchi scolastici, ad un muro screpolato o ad<br />

una corteccia grondante <strong>di</strong> umori. Come mi fa sorridere,<br />

adesso, quest’urgenza <strong>di</strong> eternità <strong>di</strong> cui<br />

l’oblio si fa beffa, come la più assurda delle memorie.<br />

Mi faccio il segno della croce, e penso a Bernard<br />

de Clairvaux, il Consacrato. Un brivido prolungato,<br />

acutissimo, mi fa capire che non è il freddo<br />

a scuotermi. Ma io ti amo, come è scritto persino<br />

su questa pietra coperta <strong>di</strong> licheni, sembrano<br />

smeral<strong>di</strong>, tanto brillano in questa notte silenziosa.<br />

Tace il vento. Ogni rumore sembra affievolirsi<br />

al mio passaggio, ad<strong>di</strong>rittura ammutoliscono i mostri<br />

in agguato <strong>di</strong>etro i cortinaggi scuri che danno<br />

ricetto agli assassini. Mentre l’umido della notte si<br />

insinua fin dentro gli anfibi risalendo lungo le cosce,<br />

ripenso alla tua lingua rovente e ai nostri giochi<br />

al chiaro <strong>di</strong> luna o davanti al fuoco, mentre<br />

fuori impazzava la tempesta. Fu a Glasgow, se non<br />

ricordo male, che per la prima e unica volta venimmo<br />

in simultanea, e tu mi chiamasti: - Tesoro!<br />

Ecco, finalmente sono arrivato … No, stavolta<br />

il sesso non c’entra! Avverto una stretta in petto<br />

che mi affretto a reprimere. Thorbjorn ed Arne mi<br />

hanno tatuato sull’avambraccio lo schema cui dovrò<br />

attenermi, semplice semplice come la tabellina<br />

dell’uno.<br />

Vorrei solo che tu sapessi che non ti ho mai<br />

<strong>di</strong>menticata, durante questi tre interminabili anni,<br />

prima che un misero pezzettino <strong>di</strong> carta a quadretti<br />

venisse a sconvolgere per sempre la nostra vita.<br />

Ascoltami, io … Ma, già, tu non sei qui con me!<br />

Eppure lascia che mi illuda, per l’ultima volta, che<br />

sia sufficiente lo spettro della persona amata,<br />

quest’esile golem <strong>di</strong> nebbia ricamata dalla nuda<br />

fantasia, perché un soliloquio si trasformi<br />

d’incanto nella più felice delle sceneggiature a lieto<br />

fine.<br />

E vorrei sottolinearlo questo concetto: lieto fine.<br />

Perché anche il più efferato dei crimini abbia un<br />

senso, e l’intera umanità torni a respirare aria pulita,<br />

e un bel giorno i nostri figli possano uscire in<br />

strada a giocare, salire su un autobus, o passeggiare<br />

mano nella mano senza saltare in aria, perché<br />

così vogliono nei salotti del potere, è necessario<br />

elevarlo, questo sacrificio al cielo.<br />

Però voglio che tu sappia, Antoinette, che sei stata<br />

la mia sola ragione <strong>di</strong> vita, ed è per questo che sono<br />

qui, stanotte. Quanto scan<strong>di</strong>sce il mio respiro,<br />

mentre saluto l’uomo in uniforme che mi viene incontro,<br />

sta tutto scritto sui fogliettini <strong>di</strong> carta <strong>di</strong> cui<br />

è riempito il cuscino che riceverai, insieme ai fiori<br />

secchi e al ritratto nella vecchia cornice d’argento.<br />

Quando tornerai nella torre <strong>di</strong> cristallo fremente<br />

d’attività come un alveare, ricordati anche <strong>di</strong> lei,<br />

della mia povera mamma, che sognava per noi due<br />

un grande avvenire.<br />

Eccoli, i missili. Mi sembra <strong>di</strong> scorgerne altri due<br />

alla mia sinistra, coperti da spessi teloni, mentre in<br />

compagnia degli altri ufficiali varco la zona rossa<br />

e mi inoltro al <strong>di</strong> là dei fabbricati segnati con<br />

l’enorme X.<br />

Rammentalo, Antoinette, è l’uomo che ti ama a<br />

fungere da estremo officiante, perciò non ascoltarli,<br />

i bastar<strong>di</strong>, quando cercheranno <strong>di</strong> farti credere<br />

che ero un terrorista. Quegli aerei <strong>di</strong> linea scagliati<br />

come proiettili contro i ciclopi <strong>di</strong> vetro ed acciaio,<br />

e i tanti morti <strong>di</strong> quel lontano settembre più nero<br />

della notte che sta per porgermi il suo ultimo saluto,<br />

non sono soltanto uno dei tanti capitoli mandati<br />

a memoria durante questi anni <strong>di</strong> follia <strong>di</strong> massa.<br />

Ancora pochi metri. Guarda un po’, c’è anche il<br />

Vecchio, l’Asso dalle cento stelle che propiziò il<br />

mio reclutamento. E’ anche grazie a canaglie del<br />

suo stampo, se finalmente posso sentirmi libero<br />

per la prima volta. Riassaporo per un istante il gusto<br />

dolce amaro <strong>di</strong> un sì pronunciato a fior <strong>di</strong> labbra,<br />

su una piattaforma petrolifera abbandonata.<br />

Là m’incontrai con i Confratelli, ad essi votai il<br />

mio cuore, ecco perché sono qui, tra quella che un<br />

tempo fu la mia gente.<br />

Quando leggerai <strong>di</strong> questa notte, amore mio, ricordati<br />

delle mie mani, <strong>di</strong> queste <strong>di</strong>ta piccole e agili<br />

che sapevano sfiorarti, strappandoti gemiti <strong>di</strong> piacere<br />

e che, da qualche minuto, indugiano sul minuscolo<br />

detonatore che farà <strong>di</strong> me, del tuo uomo,<br />

non un Kamikaze da gettare in pasto all’opinione<br />

pubblica, ma il martire del mare del nord.<br />

Poliscritture/Storia adesso 40

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