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POLISCRITTURE Rivista di ricerca e cultura critica Numero prova ...

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Il tema Note ai fianchi Ripresa e contrappunto<br />

<strong>di</strong> LUCA FERRIERI <strong>di</strong> ENNIO ABATE e MARCO GAETANI <strong>di</strong> LUCA FERRIERI e ALTRI<br />

Guerra e pace<br />

Si può convenire con Clausewitz che la<br />

guerra è la prosecuzione della politica senza<br />

per questo con<strong>di</strong>viderne l’atteggiamento<br />

bellicistico. La guerra infatti, è proprio<br />

la prosecuzione della miseria della politica:<br />

una politica fondata sulla costruzione<br />

<strong>di</strong> nemici/mostri, sull’esibizione <strong>di</strong> potenza,<br />

sul <strong>di</strong>sprezzo della vita, della natura e<br />

dei sentimenti; non c’è che <strong>di</strong>re, questa è<br />

la politica che ci circonda. Si vuol <strong>di</strong>re con<br />

ciò che la scelta della pace è una scelta irenistica,<br />

<strong>di</strong> espunzione del conflitto? No,<br />

assolutamente; la pace per cui si combatte<br />

non è il nirvana - anche se non criminalizzo<br />

chi nutre desiderio della sua vertiginosa<br />

in<strong>di</strong>fferenza. La pace per cui si combatte -<br />

uso non a caso questa parola - è una presa<br />

<strong>di</strong> posizione conflittuale. Solo che: a) non<br />

rinuncia mai ad in<strong>di</strong>care e a incarnare<br />

l’utopia della fraternità; b) non fa sua la<br />

politica schmittiana dell’amico/nemico.<br />

In<strong>di</strong>care l’avversario, schierarsi, scegliere<br />

(Fortini), essere “partigiani”, questo sì; ma<br />

l’avversario non è il nemico da <strong>di</strong>struggere;<br />

non è il male assoluto; la sua rimozione<br />

è un obiettivo parziale, provvisorio, quello<br />

vero e finale essendo l’assunzione del <strong>di</strong>verso,<br />

l’esperienza dell’altro, la pace ricca<br />

<strong>di</strong> fantasia e gioco.<br />

Tutte le guerre sono nere<br />

[ea] Più allarmante, ma non facilmente<br />

aggirabile è l’aggiornamento della formula<br />

<strong>di</strong> Clausewitz fatta da Foucault in Bisogna<br />

<strong>di</strong>fendere la società e ripresa da Negri e<br />

Hardt nel loro ultimo libro Moltitu<strong>di</strong>ne:<br />

«Quando lo stato <strong>di</strong> eccezione <strong>di</strong>viene la<br />

regola e lo stato <strong>di</strong> guerra si trasforma in<br />

una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> durata interminabile, la<br />

<strong>di</strong>stinzione tra<strong>di</strong>zionale tra guerra e politica<br />

si fa sempre più incerta. La tra<strong>di</strong>zione<br />

drammaturgica occidentale, da Eschilo a<br />

Shakesperare, ha sempre sottolineato la<br />

natura interminabile e proliferante della<br />

guerra. Oggi però la guerra tende ad ampliarsi<br />

ancora <strong>di</strong> più, trasformandosi in una<br />

relazione sociale permanente. Alcuni autori<br />

contemporanei [Foucault citato più sotto]<br />

hanno espresso questa innovazione rovesciando<br />

la formula <strong>di</strong> Clausewitz: può darsi<br />

che la guerra sia la continuazione della politica<br />

con altri mezzi, ma è certo che la politica<br />

sta <strong>di</strong>ventando sempre <strong>di</strong> più una<br />

guerra condotta con altri mezzi. In altri<br />

termini, la guerra sta <strong>di</strong>ventando il principio<br />

organizzativo fondamentale della società,<br />

e la politica costituisce semplicemente<br />

uno dei suoi strumenti, dei mo<strong>di</strong> in cui si<br />

attua. La pace civile è solo apparente dal<br />

momento che, in realtà, mentre decreta la<br />

fine <strong>di</strong> una forma <strong>di</strong> guerra ne inizia<br />

un’altra», pag, 29. Esagerati? Discutiamone...<br />

[ea] Concordo. Ma il desiderio <strong>di</strong> pace deve<br />

affrontare questo contesto. Non possiamo<br />

rimanere solo con una fede (o desiderio)<br />

incrollabile <strong>di</strong> pace. Fortini: bisogna<br />

“uscire dalla morale verso la politica”, sostituire<br />

alla morale dell’intenzione una morale<br />

del risultato, scegliere <strong>di</strong> “combattere<br />

politicamente l’impero del mondo”.<br />

[lf] Che il rapporto tra<br />

guerra e politica si sia<br />

in qualche modo invertito<br />

è verissimo. La politica<br />

è <strong>di</strong>ventata la<br />

prosecuzione della<br />

guerra. Ciò deve condurci<br />

a denunciare<br />

quanto poco sia fatta<br />

<strong>di</strong> pace vera la pace<br />

che è semplice assenza<br />

<strong>di</strong> guerre conclamate,<br />

così come un tempo si<br />

denunciava la pace<br />

sociale lastricata <strong>di</strong><br />

morti sul lavoro, <strong>di</strong><br />

sfruttamento, <strong>di</strong> violenza.<br />

Ma non implica<br />

un abbassamento della<br />

guar<strong>di</strong>a verso l’infiltrazione<br />

della guerra<br />

in ogni piega quoti<strong>di</strong>ana,<br />

e la proposta<br />

della pace come prospettiva<br />

e bene irrinunciabile,<br />

dentro cui<br />

vanno ricollocati e ricompresi<br />

i conflitti <strong>di</strong><br />

ogni natura e specie.<br />

[lf] Concordo. Ma il<br />

combattimento politico<br />

deve saper esprimere il<br />

desiderio <strong>di</strong> pace…<br />

Quasi una <strong>prova</strong> del nove, se non fosse<br />

che poi i conti non tornano mai. I giornali<br />

<strong>di</strong> oggi danno notizia che nella<br />

Kraina serba sottoposta a massicci attacchi<br />

<strong>di</strong> croati si stanno concentrando<br />

gli estremisti serbi, fascisti. Fascisti,<br />

dunque, come i loro avversari, gli estremisti croati ustascia.<br />

Sembrerebbe una <strong>di</strong>mostrazione che la guerra, una guerra così bestialmente priva <strong>di</strong> ragioni e piena <strong>di</strong> violenza,<br />

può essere invocata, da ambo le parti, solo dai settori più fascisti dello schieramento politico. I conti<br />

non tornano però, perché la storia non si ripete che in farsa, ovvero in <strong>di</strong>verse, immani trage<strong>di</strong>e. E i fascisti<br />

sono ora gli utili i<strong>di</strong>oti <strong>di</strong> una classe politica ed economica che li manovra. Intorno al riattizzarsi <strong>di</strong> nazionalismi<br />

e <strong>di</strong> spinte alla guerra, ci sono interessi e calcoli ben più raffinati delle volgari truculenze revanscistiche<br />

dei nostalgici. I fascisti sono solo gli addetti alla macelleria.<br />

Poliscritture/Eso<strong>di</strong> 33

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