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POLISCRITTURE Rivista di ricerca e cultura critica Numero prova ...

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troppo, teleologicamente, un miraggio gioioso e<br />

moltitu<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> neocomunismo, sottovalutando<br />

la morsa presente <strong>di</strong> guerre, precariati permanenti,<br />

tsunami e altri <strong>di</strong>sastri umani e ambientali.<br />

Ho voluto perciò confrontarmi a fondo<br />

con questo libro e poi porre <strong>di</strong>rettamente al suo<br />

autore delle domande legate ad esperienze che<br />

credo siano state comuni alla generazione cresciuta<br />

nell’imme<strong>di</strong>ato dopoguerra.<br />

Sono, infatti, uno dei tanti - suppongo -<br />

che, segnato nella sua infanzia e prima adolescenza<br />

dal cattolicesimo (certo con <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong><br />

età, <strong>di</strong> ceto e <strong>di</strong> formazione rilevanti rispetto a<br />

Ranchetti, ma non tali da impe<strong>di</strong>rmi <strong>di</strong> cogliere<br />

la sostanziale continuità dell’ideologia e della<br />

pratica dell’Azione Cattolica dei suoi tempi con<br />

quelle a me riproposte tra anni Quaranta e<br />

Cinquanta, in parrocchia, a Salerno), se ne è<br />

poi staccato; e ha preso parte a esperienze <strong>di</strong><br />

vita e <strong>di</strong> lotta sociale e politica non solo in contrasto<br />

con l’insegnamento cattolico, ma decisamente<br />

spostate in partibus infidelium e nutrite<br />

<strong>di</strong> idee illuministe e marxiane, circolate ampiamente<br />

da noi attorno al ’68 e per buona parte<br />

degli anni Settanta e tendenti ad oltrepassare<br />

il terreno religioso o a “materializzarlo” in senso<br />

più o meno blochiano.<br />

La lettura <strong>di</strong> questo e <strong>di</strong> altri libri <strong>di</strong><br />

Ranchetti mi ha dato, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> tanti anni,<br />

la percezione dell’esistenza <strong>di</strong> una possibilità<br />

nella mia giovinezza del tutto insospettata:<br />

quella <strong>di</strong> una <strong>critica</strong> ra<strong>di</strong>cale al cattolicesimo<br />

restando cristiani. Nel mio ambiente e in quel<br />

periodo, infatti, ogni ipotesi “protestante” o <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ssidenza fu per me inesistente. Adesso la ritrovo<br />

nell’esperienza <strong>di</strong> Ranchetti, che ha fatto<br />

<strong>di</strong>ventare la sua insofferenza per l’istituzione<br />

cattolica rigorosa <strong>critica</strong> intellettuale. In me invece<br />

ha portato a una rottura soprattutto fisica<br />

con quel mondo e a deviare o a trasformare<br />

quel «senso religioso della vita» in <strong>di</strong>rezioni<br />

non so se più “estremiste” delle sue ma comunque<br />

non coincidenti.<br />

Questo mi permette <strong>di</strong> guardare oggi il<br />

suo percorso e il mio con uno sguardo che <strong>di</strong>rei<br />

strabico. Da qui la mia tendenza ad incalzarlo<br />

su aspetti che a me paiono “limiti” o sono forse<br />

solo problemi che sento con più forza; e<br />

l’insistenza <strong>di</strong> alcune domande, che - come mi<br />

ha fatto notare Ranchetti stesso - non corrispondono<br />

alle sue domande e forse non trovano<br />

del tutto risposta da parte sua.<br />

L’ipotesi, ad esempio, della relazione<br />

fra crisi del comunismo e crisi del cristianesimo<br />

non so quanto sia interessante dal punto <strong>di</strong> vi-<br />

sta della sua vasta e lunga <strong>ricerca</strong> o alla luce<br />

dell’interrogativo <strong>di</strong> Illich che oggi l’assilla.<br />

Non so neppure quanto possa suscitare interesse<br />

in altri. Tuttavia mi è piaciuto sondare il suo<br />

pensiero su questioni “mie” o fino a tempi recenti<br />

anche “nostre”, e cioè <strong>di</strong> una certa area<br />

<strong>cultura</strong>le e politica <strong>di</strong> “sinistra”, che ha parlato<br />

o in qualche sua residua componente ancora<br />

parla <strong>di</strong> comunismo.<br />

Nella fase <strong>di</strong> preparazione<br />

dell’intervista mi sono chiesto anche se non sia<br />

un paradosso pretendere che un libro lucido e<br />

spietato su «istituzione e verità nel cattolicesimo<br />

italiano del Novecento», argomenti che<br />

parrebbero rivolti esclusivamente a cattolici o a<br />

credenti nell’al<strong>di</strong>là, interessi “a sinistra”.<br />

Eppure, al <strong>di</strong> là delle intenzioni o opinioni<br />

<strong>di</strong> Ranchetti e contro altre obiezioni che<br />

ho messo in preventivo, credo che valga la pena<br />

tentare <strong>di</strong> riportare l’attenzione almeno <strong>di</strong> una<br />

certa intelligenza “<strong>di</strong> sinistra” su questo libro,<br />

sollecitando prese <strong>di</strong> posizione. Affaccio a sostegno<br />

alcune mie convinzioni:<br />

1) il tentativo <strong>di</strong> Ranchetti <strong>di</strong> «ripristinare<br />

un’interrogazione religiosa nel senso più<br />

ampio del termine», offrendo alla <strong>di</strong>scussione<br />

una serie <strong>di</strong> tesi fin dal primo numero de<br />

L’ospite ingrato del 1998, mi pare andare incontro<br />

a quelli compiuti per tutto il Novecento<br />

da minoranze comuniste e socialiste <strong>di</strong>ssidenti<br />

dai partiti, che hanno anch’esse cercato <strong>di</strong> ripristinare<br />

un’interrogazione – politica certo -<br />

nel senso più ampio del termine;<br />

2) il libro, pur restando dentro la <strong>di</strong>mensione<br />

religiosa cristiana, contesta coraggiosamente<br />

e con soli<strong>di</strong>ssime argomentazioni teologiche<br />

e storiche l’autorità della chiesa cattolica,<br />

la cui secolare struttura gerarchica è matrice<br />

della pur laica «forma partito»; e la separazione<br />

fra sacerdozio e laicato, su cui Ranchetti<br />

tanto insiste, è il modello profondo <strong>di</strong> ogni separazione<br />

fra Stato e società civile, fra intellettuali<br />

e classe, fra politici (e rivoluzionari) <strong>di</strong><br />

professione e movimenti;<br />

3) se non è peregrina l’analogia tra cristianesimo<br />

e comunismo (e poi tra tentativi <strong>di</strong><br />

riforma religiosa e tentativi “antirevisionisti”<br />

<strong>di</strong> Marx), va considerato anche il parallelismo<br />

tra crisi del cristianesimo, <strong>di</strong>venuto<br />

nell’Ottocento come Ranchetti documenta istituzione<br />

“totalitaria”, e crisi del comunismo,<br />

tradottosi nel Novecento prima in stalinismo e<br />

poi imploso;<br />

4) per contrastare lo sfacelo teorico e<br />

ideologico nell’ultimo trentennio che ha colpito<br />

tutte le aree della sinistra (“storica” o “nuova”<br />

Poliscritture/Eso<strong>di</strong> 28

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