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POLISCRITTURE Rivista di ricerca e cultura critica Numero prova ...

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una simpatia. Anzi negli anni successivi è cresciuta<br />

la mia ostilità a questa ipotesi che tu giustamente<br />

rilevi come un’alleanza tra burocrazie.<br />

In effetti,nella tua <strong>critica</strong> alle scelte del magistero<br />

della chiesa dall’Ottocento ad oggi ho<br />

colto una profonda analogia (non so quanto legittima<br />

e fondata storicamente) con la polemica<br />

contro la burocratizzazione del comunismo ad<br />

opera delle <strong>di</strong>rigenze <strong>di</strong> partito. E perciò ritengo<br />

perciò prezioso il tuo libro non solo per i<br />

credenti, ma anche per quanti non si sono pentiti<br />

<strong>di</strong> aver lottato per il comunismo. Cosa ne<br />

pensi?<br />

Il problerma, che poi è stato affrontato da molti,<br />

per me è sempre questo: esiste la pre<strong>di</strong>cazione ed<br />

esiste l’istituzione che si costruisce sulla pre<strong>di</strong>cazione.<br />

Evidentemente il nesso che si istituisce è<br />

sempre sbagliato. Quando la pre<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong>venta<br />

istituzione, <strong>di</strong>venta partito, <strong>di</strong>venta chiesa, la pre<strong>di</strong>cazione<br />

scompare e prevalgono motivazioni interne<br />

alla struttura. Esse impe<strong>di</strong>scono che la pre<strong>di</strong>cazione<br />

rimanga quella che è, rimanga “pura”,<br />

<strong>di</strong>ciamo così.<br />

Questo è un fenomeno che si verifica<br />

sempre. Nell’ambito dei partiti lo ve<strong>di</strong>amo.<br />

Nell’ambito della chiesa non si è visto abbastanza.<br />

Però l’ipotesi del ritorno alle origini, che è stata<br />

spesso affacciata, per contrastarlo è assurda, perché<br />

al momento delle origini trovi la pre<strong>di</strong>cazione<br />

e pensi che tutto quello che si è costruito sopra sia<br />

un errore, mentre esiste una necessità; e non può<br />

che esistere una necessità del passaggio dalla pre<strong>di</strong>cazione<br />

all’istituzione. Dovrebbe avvenire in un<br />

modo <strong>di</strong>verso da quello in cui è avvenuto.<br />

In termini politici è il cosiddetto problema del<br />

passaggio dalla spontaneità all’organizzazione.<br />

E quello non è stato risolto mai. È irrisolubile?<br />

Non lo so.<br />

Un nodo grosso. Si ripresenta <strong>di</strong> fronte ad ogni<br />

movimento, anche adesso coi no global.<br />

Sì, finché i no global passeggiano per Roma, per<br />

Firenze e <strong>di</strong>cono delle cose giuste, va benissimo.<br />

Al momento in cui <strong>di</strong>cono facciamo qualcosa <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>verso, è finita. È quel momento lì... È possibile<br />

che non possa essere che così?<br />

Concludo chiedendoti una precisazione. Nel<br />

punto in cui parli della chiesa che riconosce le<br />

colpe <strong>di</strong> ieri, chiede perdono a non si sa chi e in<br />

fin dei conti si assolve, affermi che essa non ha<br />

solo «caratteri umani» e appartiene «per sua<br />

precisa <strong>di</strong>chiarazione...a qualcosa d’altro, e che<br />

non è, semplicemente, il campo e il dominio<br />

della fede». Allu<strong>di</strong> forse alla <strong>di</strong>stanza insuperata<br />

fra senso religioso e senso mondano, politico<br />

del comunismo? Sarebbe come <strong>di</strong>re che il comunismo<br />

rimane una cosa ancora ”troppo umana”?<br />

La cosa che non si ricorda e che fa parte dei principi<br />

elementari della dottrina cristiana, <strong>di</strong> cui tutti<br />

fan finta <strong>di</strong> sapere (parlo del magistero), è la definizione<br />

<strong>di</strong> chiesa. Cambiano i secoli, ma non è<br />

stata mai riconosciuta una definizione unica. Definendo<br />

una cosa devi <strong>di</strong>re anche ciò che non è.<br />

Però tra le definizioni correnti, che non sono definitive,<br />

non autenticate da nulla, c’è quella della<br />

chiesa docente e della chiesa <strong>di</strong>scente, c’è quella<br />

della chiesa come società perfetta e quella della<br />

chiesa come popolo <strong>di</strong> Dio. E poi c’è la chiesa<br />

non visibile, che è l’appartenenza <strong>di</strong> tutti a un<br />

mondo che è qui sulla terra ma che ha anche la<br />

sua prosecuzione nel cielo. Non c’è nulla <strong>di</strong> morto<br />

nella chiesa. I morti non esistono, sono risorti.<br />

Quin<strong>di</strong> c’è una presenza <strong>di</strong> cose non visibili che<br />

costituisce l’essere della chiesa anche nella visibilità.<br />

Questo fa sì che la sfera della chiesa non è<br />

fissabile entro il traguardo terreno, ma va anche<br />

oltre. E il potere della chiesa deriva dalla <strong>di</strong>sponibilità<br />

<strong>di</strong> questo oltre sul qui. La sfera politica ha<br />

sempre una prosecuzione non visibile che è <strong>di</strong><br />

competenza della chiesa.<br />

L’al<strong>di</strong>là ha sempre la meglio sull’al <strong>di</strong> qua...<br />

Ha la meglio perché lo contiene. Perché contiene<br />

l’al <strong>di</strong> qua <strong>di</strong>ventato eterno.<br />

Per Bloch l’al<strong>di</strong>là deve <strong>di</strong>ventare al <strong>di</strong> qua,<br />

perché è l’altra faccia (sublimata) <strong>di</strong> quella che<br />

<strong>di</strong>ciamo “realtà”.<br />

Sì questo come progetto. Ma la chiesa non ha mai<br />

detto che questo è un progetto. Ha detto che è la<br />

sua essenza.<br />

4 gen 2005<br />

Nota <strong>di</strong> E.A. L’intervista appena letta ha una<br />

lunga gestazione e alcune motivazioni personali<br />

e politiche che è giusto esplicitare.<br />

Non c’è più religione è uscito da Garzanti<br />

nel 2003 e il filo conduttore del colloquio<br />

con Ranchetti parte da una mia istintiva reazione<br />

alla lettura del libro. Potrei riassumerla<br />

così: bisognerebbe scrivere, a completamento,<br />

un Non c’è più comunismo altrettanto rigoroso<br />

e appassionato. Ovviamente un libro del genere<br />

oggi per me non c’è. Oltre il Novecento <strong>di</strong> Revelli<br />

si limita - credo - a esorcizzare la parte<br />

sanguinolenta <strong>di</strong> quel fantasma storico e Impero<br />

o Moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Hardt e Negri anticipano fin<br />

Poliscritture/Eso<strong>di</strong> 27

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