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11.06.2013 Views

il partigiano. Non ho fatto il basista e così via. Ma nei giorni della Liberazione io ero presente a Milano. E - anche questo fu un fatto relativamente drammatico per una mentalità niente affatto politica come la mia - ho assistito al farsi dei partigiani: il giorno prima seduti tranquilli, a bere, a fumare e a fare l’amore, si sono travestiti da partigiani e hanno partecipato alla vita politica in quanto partigiani, che non era vero. Altro elemento: partecipavano tutti attivamente al Fronte della Gioventù diretto da Banfi; ed erano quasi tutti fascisti e si comportavano come fascisti. Io mi sono iscritto nelle liste degli indipendenti di sinistra per le prime elezioni all’Università. Ho avuto il massimo dei voti. Ho partecipato alle riunioni. Ho fatto qualche proposta. Passiamo al tema del rapporto cattolicesimocomunismo. Giudicasti positivamente, se non sbaglio, l’ipotesi di Rodano di «un’alleanza storicamente e religiosamente necessaria fra cattolicesimo e comunismo». Essa rappresentò di fatto la base teorica del «compromesso storico». E questo mi pare, allo stesso tempo, il punto in cui massima è stata la vicinanza tra te e il comunismo e il punto maggiore di distanza fra te e la mia generazione, che secondo Rodano si sarebbe abbandonata agli «estremismi» del ’68» o si sarebbe lasciata attrarre - anche tramite Fortini o la Masi - dalle chimere del «terzo mondo». Puoi precisarmi la tua collocazione rispetto a quelle che una volta si chiamavano «sinistra storica» e «nuova sinistra»? Tutto vero. Con alcuni elementi in più, anche questi di carattere geografico. La mia vicinanza al partito della sinistra cristiana deriva anche dal fatto che ho conosciuto e amato Felice Balbo. Felice Balbo non lo conosce più nessuno. Era un uomo straordinario, amico di Pavese e Giaime Pintor e collaboratore della Einaudi. Egli è poi uscito dalla cerchia degli intellettuali organici al PCI e all’istituzione einaudiana ed è entrato all’IRI. Poi si è un po’ stancato ed è rientrato nei ranghi universitari. Insegnava Filosofia morale all’università di Roma. È morto giovanissimo. In quei tempi lui era il filosofo di un gruppo composto anche da Rodano e Napoleoni. Questi erano i tre che avrebbero voluto e forse sarebbero anche riusciti a comporre economia, politica e filosofia. La testa maggiore era Balbo. Costituivano una «scuola», termine inventato dallo stesso Balbo, il cui obiettivo era la formazione di quadri per un futuro civile. Quando Balbo è morto, al suo posto hanno preso me. E quindi c’è stata la «scuola di Ro- ma», in cui insegnavamo: io filosofia, Rodano politica e Napoleoni economia. È durata pochissimo e poi è stata interrotta dal ’68, che ha determinato prese di posizione piuttosto precise da parte di noi tre: Rodano di rifiuto radicale, Napoleoni di attenzione relativa e partecipazione modesta, io di partecipazione assoluta. Quindi la scuola si è interrotta. Anche perché, mentre gli altri due avevano una struttura disciplinare precisa, io non sono riuscito a immettervi, ma dopo parecchio tempo, negli ultimi anni Settanta, né Wittgenstein né Freud, diciamo così, né un’alternativa a questi due. Come ho detto la partecipazione al marxismo da parte mia era modestissima e non ero in grado di elaborare le idee che Balbo aveva già tracciato coi suoi scritti sul marxismo. Ero l’”aspirante filosofo” all’interno di questo gruppo. L’esperienza si è interrotta, però l’ipotesi che Rodano sempre sosteneva di recuperare il senso religioso del cristianesimo al marxismo nella convivenza istituzionale tra il cattolicesimo e il Partito comunista, un po’ l’ho condivisa. Qui mi pare di cogliere una sorta di contraddizione. Che legame ci può essere tra la tua rigorosa critica al magistero cattolico per avere sempre difeso inesorabilmente la divisione gerarchica fra ceto sacerdotale e laici e la tua adesione o simpatia per le posizioni di Rodano e per il ruolo del PCI, la cui burocrazia, secondo me, ha seguito proprio quel modello di pratica del potere della chiesa? La dannosa differenza tra laicato e chiesa per me c’era anche tra intellettuali-burocrati del PCI e militanti di base della classe operaia. Sì, certo. Probabilmente hai ragione. Non ho nulla da obbiettare. La mia però tu l’hai giustamente definita una «simpatia». Questa era molto motivata dall’ipotesi che dall’iniziativa di Balbo si riuscisse a fondere Rodano con Napoleoni e lo stesso Balbo, ossia la politica di Rodano con l’economia di Napoleoni e la filosofia in largo senso “religiosa”. Ma essa si è interrotta. Io non l’ho più seguita, non ero in grado di sviluppare quella prospettiva. Io ho avuto simpatia, ma questa simpatia l’ho interrotta al momento in cui Rodano è andato per la sua strada e Napoleoni è andato per una strada di economia che io non potevo seguire, anche se ho mantenuto un grande affetto e una grande stima per lui. Il pensiero di Balbo è rimasto interrotto per la sua morte e anche perché io non me ne sono più occupato, anche perché – questo è un fatto contingente – le sue carte sono state tenute segrete dalla sua vedova. Quasi nessuno poteva leggerle e solo adesso sono riaffiorate alla luce. Però era Poliscritture/Esodi 26

una simpatia. Anzi negli anni successivi è cresciuta la mia ostilità a questa ipotesi che tu giustamente rilevi come un’alleanza tra burocrazie. In effetti,nella tua critica alle scelte del magistero della chiesa dall’Ottocento ad oggi ho colto una profonda analogia (non so quanto legittima e fondata storicamente) con la polemica contro la burocratizzazione del comunismo ad opera delle dirigenze di partito. E perciò ritengo perciò prezioso il tuo libro non solo per i credenti, ma anche per quanti non si sono pentiti di aver lottato per il comunismo. Cosa ne pensi? Il problerma, che poi è stato affrontato da molti, per me è sempre questo: esiste la predicazione ed esiste l’istituzione che si costruisce sulla predicazione. Evidentemente il nesso che si istituisce è sempre sbagliato. Quando la predicazione diventa istituzione, diventa partito, diventa chiesa, la predicazione scompare e prevalgono motivazioni interne alla struttura. Esse impediscono che la predicazione rimanga quella che è, rimanga “pura”, diciamo così. Questo è un fenomeno che si verifica sempre. Nell’ambito dei partiti lo vediamo. Nell’ambito della chiesa non si è visto abbastanza. Però l’ipotesi del ritorno alle origini, che è stata spesso affacciata, per contrastarlo è assurda, perché al momento delle origini trovi la predicazione e pensi che tutto quello che si è costruito sopra sia un errore, mentre esiste una necessità; e non può che esistere una necessità del passaggio dalla predicazione all’istituzione. Dovrebbe avvenire in un modo diverso da quello in cui è avvenuto. In termini politici è il cosiddetto problema del passaggio dalla spontaneità all’organizzazione. E quello non è stato risolto mai. È irrisolubile? Non lo so. Un nodo grosso. Si ripresenta di fronte ad ogni movimento, anche adesso coi no global. Sì, finché i no global passeggiano per Roma, per Firenze e dicono delle cose giuste, va benissimo. Al momento in cui dicono facciamo qualcosa di diverso, è finita. È quel momento lì... È possibile che non possa essere che così? Concludo chiedendoti una precisazione. Nel punto in cui parli della chiesa che riconosce le colpe di ieri, chiede perdono a non si sa chi e in fin dei conti si assolve, affermi che essa non ha solo «caratteri umani» e appartiene «per sua precisa dichiarazione...a qualcosa d’altro, e che non è, semplicemente, il campo e il dominio della fede». Alludi forse alla distanza insuperata fra senso religioso e senso mondano, politico del comunismo? Sarebbe come dire che il comunismo rimane una cosa ancora ”troppo umana”? La cosa che non si ricorda e che fa parte dei principi elementari della dottrina cristiana, di cui tutti fan finta di sapere (parlo del magistero), è la definizione di chiesa. Cambiano i secoli, ma non è stata mai riconosciuta una definizione unica. Definendo una cosa devi dire anche ciò che non è. Però tra le definizioni correnti, che non sono definitive, non autenticate da nulla, c’è quella della chiesa docente e della chiesa discente, c’è quella della chiesa come società perfetta e quella della chiesa come popolo di Dio. E poi c’è la chiesa non visibile, che è l’appartenenza di tutti a un mondo che è qui sulla terra ma che ha anche la sua prosecuzione nel cielo. Non c’è nulla di morto nella chiesa. I morti non esistono, sono risorti. Quindi c’è una presenza di cose non visibili che costituisce l’essere della chiesa anche nella visibilità. Questo fa sì che la sfera della chiesa non è fissabile entro il traguardo terreno, ma va anche oltre. E il potere della chiesa deriva dalla disponibilità di questo oltre sul qui. La sfera politica ha sempre una prosecuzione non visibile che è di competenza della chiesa. L’aldilà ha sempre la meglio sull’al di qua... Ha la meglio perché lo contiene. Perché contiene l’al di qua diventato eterno. Per Bloch l’aldilà deve diventare al di qua, perché è l’altra faccia (sublimata) di quella che diciamo “realtà”. Sì questo come progetto. Ma la chiesa non ha mai detto che questo è un progetto. Ha detto che è la sua essenza. 4 gen 2005 Nota di E.A. L’intervista appena letta ha una lunga gestazione e alcune motivazioni personali e politiche che è giusto esplicitare. Non c’è più religione è uscito da Garzanti nel 2003 e il filo conduttore del colloquio con Ranchetti parte da una mia istintiva reazione alla lettura del libro. Potrei riassumerla così: bisognerebbe scrivere, a completamento, un Non c’è più comunismo altrettanto rigoroso e appassionato. Ovviamente un libro del genere oggi per me non c’è. Oltre il Novecento di Revelli si limita - credo - a esorcizzare la parte sanguinolenta di quel fantasma storico e Impero o Moltitudine di Hardt e Negri anticipano fin Poliscritture/Esodi 27

il partigiano. Non ho fatto il basista e così via.<br />

Ma nei giorni della Liberazione io ero presente a<br />

Milano. E - anche questo fu un fatto relativamente<br />

drammatico per una mentalità niente affatto politica<br />

come la mia - ho assistito al farsi dei partigiani:<br />

il giorno prima seduti tranquilli, a bere, a<br />

fumare e a fare l’amore, si sono travestiti da partigiani<br />

e hanno partecipato alla vita politica in<br />

quanto partigiani, che non era vero.<br />

Altro elemento: partecipavano tutti attivamente<br />

al Fronte della Gioventù <strong>di</strong>retto da Banfi;<br />

ed erano quasi tutti fascisti e si comportavano come<br />

fascisti. Io mi sono iscritto nelle liste degli in<strong>di</strong>pendenti<br />

<strong>di</strong> sinistra per le prime elezioni<br />

all’Università. Ho avuto il massimo dei voti. Ho<br />

partecipato alle riunioni. Ho fatto qualche proposta.<br />

Passiamo al tema del rapporto cattolicesimocomunismo.<br />

Giu<strong>di</strong>casti positivamente, se non<br />

sbaglio, l’ipotesi <strong>di</strong> Rodano <strong>di</strong> «un’alleanza<br />

storicamente e religiosamente necessaria fra<br />

cattolicesimo e comunismo». Essa rappresentò<br />

<strong>di</strong> fatto la base teorica del «compromesso storico».<br />

E questo mi pare, allo stesso tempo, il punto<br />

in cui massima è stata la vicinanza tra te e il<br />

comunismo e il punto maggiore <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza fra<br />

te e la mia generazione, che secondo Rodano<br />

si sarebbe abbandonata agli «estremismi» del<br />

’68» o si sarebbe lasciata attrarre - anche tramite<br />

Fortini o la Masi - dalle chimere del «terzo<br />

mondo». Puoi precisarmi la tua collocazione<br />

rispetto a quelle che una volta si chiamavano<br />

«sinistra storica» e «nuova sinistra»?<br />

Tutto vero. Con alcuni elementi in più, anche questi<br />

<strong>di</strong> carattere geografico. La mia vicinanza al<br />

partito della sinistra cristiana deriva anche dal fatto<br />

che ho conosciuto e amato Felice Balbo. Felice<br />

Balbo non lo conosce più nessuno. Era un uomo<br />

straor<strong>di</strong>nario, amico <strong>di</strong> Pavese e Giaime Pintor e<br />

collaboratore della Einau<strong>di</strong>. Egli è poi uscito dalla<br />

cerchia degli intellettuali organici al PCI e<br />

all’istituzione einau<strong>di</strong>ana ed è entrato all’IRI. Poi<br />

si è un po’ stancato ed è rientrato nei ranghi universitari.<br />

Insegnava Filosofia morale all’università<br />

<strong>di</strong> Roma. È morto giovanissimo.<br />

In quei tempi lui era il filosofo <strong>di</strong> un<br />

gruppo composto anche da Rodano e Napoleoni.<br />

Questi erano i tre che avrebbero voluto e forse sarebbero<br />

anche riusciti a comporre economia, politica<br />

e filosofia. La testa maggiore era Balbo. Costituivano<br />

una «scuola», termine inventato dallo<br />

stesso Balbo, il cui obiettivo era la formazione <strong>di</strong><br />

quadri per un futuro civile.<br />

Quando Balbo è morto, al suo posto hanno<br />

preso me. E quin<strong>di</strong> c’è stata la «scuola <strong>di</strong> Ro-<br />

ma», in cui insegnavamo: io filosofia, Rodano politica<br />

e Napoleoni economia. È durata pochissimo<br />

e poi è stata interrotta dal ’68, che ha determinato<br />

prese <strong>di</strong> posizione piuttosto precise da parte <strong>di</strong> noi<br />

tre: Rodano <strong>di</strong> rifiuto ra<strong>di</strong>cale, Napoleoni <strong>di</strong> attenzione<br />

relativa e partecipazione modesta, io <strong>di</strong> partecipazione<br />

assoluta. Quin<strong>di</strong> la scuola si è interrotta.<br />

Anche perché, mentre gli altri due avevano<br />

una struttura <strong>di</strong>sciplinare precisa, io non sono riuscito<br />

a immettervi, ma dopo parecchio tempo, negli<br />

ultimi anni Settanta, né Wittgenstein né Freud,<br />

<strong>di</strong>ciamo così, né un’alternativa a questi due. Come<br />

ho detto la partecipazione al marxismo da parte<br />

mia era modestissima e non ero in grado <strong>di</strong> elaborare<br />

le idee che Balbo aveva già tracciato coi suoi<br />

scritti sul marxismo. Ero l’”aspirante filosofo”<br />

all’interno <strong>di</strong> questo gruppo. L’esperienza si è interrotta,<br />

però l’ipotesi che Rodano sempre sosteneva<br />

<strong>di</strong> recuperare il senso religioso del cristianesimo<br />

al marxismo nella convivenza istituzionale<br />

tra il cattolicesimo e il Partito comunista, un po’<br />

l’ho con<strong>di</strong>visa.<br />

Qui mi pare <strong>di</strong> cogliere una sorta <strong>di</strong> contrad<strong>di</strong>zione.<br />

Che legame ci può essere tra la tua rigorosa<br />

<strong>critica</strong> al magistero cattolico per avere<br />

sempre <strong>di</strong>feso inesorabilmente la <strong>di</strong>visione gerarchica<br />

fra ceto sacerdotale e laici e la tua adesione<br />

o simpatia per le posizioni <strong>di</strong> Rodano e<br />

per il ruolo del PCI, la cui burocrazia, secondo<br />

me, ha seguito proprio quel modello <strong>di</strong> pratica<br />

del potere della chiesa? La dannosa <strong>di</strong>fferenza<br />

tra laicato e chiesa per me c’era anche tra intellettuali-burocrati<br />

del PCI e militanti <strong>di</strong> base<br />

della classe operaia.<br />

Sì, certo. Probabilmente hai ragione. Non ho nulla<br />

da obbiettare. La mia però tu l’hai giustamente definita<br />

una «simpatia». Questa era molto motivata<br />

dall’ipotesi che dall’iniziativa <strong>di</strong> Balbo si riuscisse<br />

a fondere Rodano con Napoleoni e lo stesso Balbo,<br />

ossia la politica <strong>di</strong> Rodano con l’economia <strong>di</strong><br />

Napoleoni e la filosofia in largo senso “religiosa”.<br />

Ma essa si è interrotta. Io non l’ho più seguita,<br />

non ero in grado <strong>di</strong> sviluppare quella prospettiva.<br />

Io ho avuto simpatia, ma questa simpatia l’ho interrotta<br />

al momento in cui Rodano è andato per la<br />

sua strada e Napoleoni è andato per una strada <strong>di</strong><br />

economia che io non potevo seguire, anche se ho<br />

mantenuto un grande affetto e una grande stima<br />

per lui.<br />

Il pensiero <strong>di</strong> Balbo è rimasto interrotto<br />

per la sua morte e anche perché io non me ne sono<br />

più occupato, anche perché – questo è un fatto<br />

contingente – le sue carte sono state tenute segrete<br />

dalla sua vedova. Quasi nessuno poteva leggerle<br />

e solo adesso sono riaffiorate alla luce. Però era<br />

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