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POLISCRITTURE Rivista di ricerca e cultura critica Numero prova ...

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3<br />

Eso<strong>di</strong><br />

- Ennio Abate: Intervista a Michele Ranchetti<br />

su «Non c’è più religione»<br />

Il tuo libro ripercorre «storicamente» gli elementi<br />

della dottrina cattolica e contesta in modo<br />

rigoroso il magistero della Chiesa cattolica.<br />

Resta – mi pare - nella <strong>di</strong>mensione religiosa e<br />

ripropone però con attenuazioni e problematicamente<br />

il recupero <strong>di</strong> «un senso religioso della<br />

vita», lasciando in sospeso la questione della<br />

necessità o meno <strong>di</strong> un tale recupero. Come<br />

mai questa sospensione? Cosa t’impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong><br />

affermarne decisamente la necessità?<br />

Sono nato, cresciuto e vissuto a lungo - ho ormai<br />

80 anni - in questa <strong>di</strong>mensione religiosa, che per<br />

me è stata <strong>di</strong> carattere naturale. Adesso mi pare <strong>di</strong><br />

vivere una certa crisi, nel senso che, assistendo ad<br />

una forma <strong>di</strong> presenza dell’istituzione cattolica<br />

così mastodontica, così <strong>di</strong>chiarata e accettata e ritenendola<br />

così aberrante rispetto al corso degli eventi<br />

e alle ragioni o non ragioni per cui si svolgono,<br />

contrapponendo ad essi una struttura assolutamente<br />

non significativa e che non corrisponde a<br />

nessun bisogno e a nessuna vera motivazione religiosa,<br />

mi chiedo se proprio l’istituzione cattolica<br />

prima <strong>di</strong> tutto, e anche la professione <strong>di</strong> fede religiosa<br />

non siano ormai da buttare a mare.<br />

Ho sentito formulare solo da Ivan Illich,<br />

un amico morto recentemente, in un suo testo che<br />

sto per rileggere e pubblicare questa domanda: c’è<br />

all’interno della professione <strong>di</strong> fede cattolica, cioè<br />

nella vita e nella dottrina del cristianesimo, qualcosa<br />

che imponga il suo pervertimento? Sono <strong>di</strong><br />

fronte a questa interrogazione. Non so se avrà mai<br />

risposta, ma è quella che adesso io mi pongo. Ossia,<br />

mi chiedo se quello che fino a qualche tempo<br />

fa costituiva per me una perversione da parte<br />

dell’istituzione del messaggio cristiano non sia invece<br />

da intendere come l’unica forma possibile,<br />

per cui il messaggio cristiano non può essere che<br />

pervertito. E l’istituzione cattolica è una delle<br />

forme, non la più visibile forse, non la meno rilevante<br />

<strong>di</strong> tale pervertimento.<br />

Come virtù per un eventuale recupero del senso<br />

religioso della vita in<strong>di</strong>chi paradossalmente<br />

la <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza «cieca e assoluta» perinde ac<br />

cadaver, <strong>critica</strong>ndo così le figure degli «ultimi<br />

preti», che – <strong>di</strong>ci - «non erano dei <strong>di</strong>ssidenti,<br />

tanto meno degli eretici», ma appunto «obbe<strong>di</strong>enti».<br />

Mi chiedo: tale <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza non rischia<br />

<strong>di</strong> essere “irrazionale”, “luciferina”, valore<br />

in sé e non strumento per raggiungere<br />

“qualcos’altro” che la ragione, il cui uso riven<strong>di</strong>chi<br />

con passione, abbia davvero afferrato (e<br />

questo sia che ci si ponga su un piano religioso<br />

sia che ci si attesti su quello civile e storico)?<br />

Nella prospettiva <strong>di</strong> una corruzione da parte<br />

dell’istituzione religiosa del messaggio cristiano,<br />

la <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza ha un senso, perché corrisponde<br />

a un progetto religioso o a un’appartenenza religiosa<br />

non rappresentata.<br />

Di fronte alla presenza <strong>di</strong> un magistero<br />

così aberrante e <strong>di</strong> fronte a manifestazioni <strong>di</strong> idolatria<br />

nei confronti <strong>di</strong> un pontefice idolatrato che<br />

ha contribuito largamente alla struttura <strong>di</strong> potere<br />

della chiesa, la cosa che si poteva fare o si poteva<br />

auspicare è che i credenti, coloro che si ritenevano<br />

ancora all’interno dell’espressione <strong>di</strong> fede cristiana,<br />

si ribellassero.<br />

Se però io mi domando se l’istituzione<br />

che si sostituisce alla pre<strong>di</strong>cazione, che si è <strong>di</strong>spersa<br />

nel mondo sia la unica forma possibile, allora<br />

la <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza ha meno rilievo. Ripropongo<br />

perciò la stessa domanda <strong>di</strong> prima: per contrapporsi<br />

occorre pensare che dalla professione <strong>di</strong><br />

fede cristiana e in particolare dalla lettura o rilettura<br />

del Vangelo emerga una possibilità <strong>di</strong> comportamento<br />

anche civile? Questa interrogazione<br />

per me rimane in sospeso. Allora, si può sempre<br />

<strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>re, perché il comportamento<br />

dell’istituzione è certamente aberrante anche rispetto<br />

alla pace, alla guerra e alla giustizia. Questo<br />

però non so se debba essere o se possa iscriversi<br />

in una professione <strong>di</strong> fede.<br />

Ma anche se nel momento in cui si <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>sce<br />

manca una proposta positiva? Insisto: la <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza<br />

non dovrebbe accompagnarsi alla<br />

proposta <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso, altrimenti...<br />

Altrimenti, no! Io non so cosa succede. Però, se in<br />

nome <strong>di</strong> una professione <strong>di</strong> fede religiosa uno agisce<br />

da criminale questo si può e si deve fare, auspicare<br />

che questa persona venga incriminata. Si<br />

può incriminare come pervertimento del messaggio<br />

cristiano nella sua elementarità, che è<br />

l’amore, il volersi bene, la giustizia, la verità. Si<br />

può incriminare per una <strong>di</strong>versa intelligenza del<br />

Vangelo, che io non ho.<br />

Pensi che l’abbiano altri? Insisto nel porti il<br />

problema della <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza in termini che<br />

considero politici e non solo etici: quasi sempre<br />

Poliscritture/Eso<strong>di</strong> 23

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