Claudia Benedettini Il libro di lettura che non c'è: una proposta che ...
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<strong>Clau<strong>di</strong>a</strong> <strong>Benedettini</strong><br />
<strong>Il</strong> <strong>libro</strong> <strong>di</strong> <strong>lettura</strong> <strong>che</strong> <strong>non</strong> c’è: <strong>una</strong> <strong>proposta</strong> <strong>che</strong> va controcorrente<br />
INDICE<br />
Introduzione - LA PROPOSTA DI UNA MAESTRA, SCATURITA DALLA PASSIONE PER LA LETTERA-<br />
TURA, PER LA CRITICA LETTERARIA E PER L’INSEGNAMENTO<br />
Capitolo 1 - LE TENDENZE DELL’ATTUALE EDITORIA SCOLASTICA IN MERITO AL “LIBRO DI<br />
LETTURA” PER LE ELEMENTARI<br />
1. 1. Dai primi segnali <strong>di</strong> cambiamento degli anni Ottanta agli o<strong>di</strong>erni “sussi<strong>di</strong>ari dei linguaggi”<br />
1. 2. La struttura tipica del sussi<strong>di</strong>ario dei linguaggi: la presentazione delle “tipologie testuali” e il contorno<br />
delle proposte <strong>di</strong> attività volte alla “vivisezione del testo<br />
1. 3. La pubblicizzazione dei sussi<strong>di</strong>ari dei linguaggi da parte delle case e<strong>di</strong>trici<br />
Capitolo 2 - IL LIBRO DI LETTURA CHE NON C’È<br />
2. 1. Andando controcorrente<br />
2. 2. La scelta alternativa al <strong>libro</strong> <strong>di</strong> testo: da straor<strong>di</strong>naria a or<strong>di</strong>naria<br />
2. 3. L’ideazione <strong>di</strong> <strong>una</strong> vera e propria antologia per la scuola primaria<br />
BIBLIOGRAFIA GENERALE<br />
BIBLIOGRAFIA DEI LIBRI DI TESTO<br />
SITOGRAFIA
Introduzione<br />
LA PROPOSTA DI UNA MAESTRA, SCATURITA DALLA PASSIONE PER LA LETTERATURA, PER LA<br />
CRITICA LETTERARIA E PER L’INSEGNAMENTO<br />
La letteratura per l’infanzia oggi dovrebbe funzionare, <strong>di</strong> per se stessa, da stimolo per un’idea <strong>di</strong> rinnovamento <strong>che</strong><br />
stravolga del tutto l’impostazione dei libri <strong>di</strong> testo dell’area linguistica per la scuola primaria.<br />
L’idea mi era balenata già <strong>di</strong>versi anni fa, quando, un po’ per s<strong>che</strong>rzo e un po’ sul serio, mi è capitato <strong>di</strong> proporre a <strong>una</strong><br />
casa e<strong>di</strong>trice, insieme a due colleghe, la realizzazione <strong>di</strong> un <strong>libro</strong> <strong>di</strong> <strong>lettura</strong> “nuovo”, <strong>che</strong> possa essere realmente definito<br />
“antologia per la scuola primaria”.<br />
La <strong>proposta</strong> era piaciuta, ma a tutt’oggi è rimasta tale: an<strong>che</strong> se è ancora ferma, comunque, <strong>non</strong> è detto <strong>che</strong> un giorno<br />
<strong>non</strong> possa essere presa <strong>di</strong> nuovo in considerazione e, magari, partire per la sua strada…<br />
Bisognerebbe rivedere, innanzitutto, gli scopi <strong>di</strong>dattici <strong>di</strong> un’antologia per la scuola primaria: prioritario dovrebbe<br />
essere quello <strong>di</strong> offrire agli alunni <strong>una</strong> rosa <strong>di</strong> testi degli autori per l’infanzia.<br />
Porrei in secondo piano, anzi, eliminerei la preoccupazione <strong>di</strong> sud<strong>di</strong>videre il <strong>libro</strong> in sezioni de<strong>di</strong>cate alle tipologie<br />
testuali, per dare risalto, invece, agli stili <strong>di</strong> scrittura presenti nella letteratura italiana per l’infanzia: restituiamo<br />
finalmente agli insegnanti il compito <strong>di</strong> organizzare come vogliono (e come, se vogliono, sanno fare) il materiale<br />
dell’antologia, e <strong>di</strong>amo agli alunni la possibilità <strong>di</strong> conoscere e <strong>di</strong> riconoscere (an<strong>che</strong> sulle antologie) gli stili dei nostri<br />
autori per l’infanzia. Parlo <strong>di</strong> letteratura italiana includendo tra gli autori an<strong>che</strong> i traduttori <strong>di</strong> libri stranieri.<br />
Ma perché mi era venuta in mente un’idea del genere? E perché an<strong>che</strong> adesso mi ritrovo a proporla e a <strong>di</strong>fenderla?<br />
Principalmente, perché sono <strong>una</strong> maestra innamorata del suo mestiere, <strong>che</strong> nutre an<strong>che</strong> <strong>una</strong> forte passione sia per la<br />
letteratura sia per la critica letteraria, e <strong>che</strong> cerca <strong>di</strong> trasmettere agli alunni tali passioni.<br />
E allora, come si potrà facilmente comprendere da queste pagine, proprio <strong>non</strong> riesco più ad accettare il fatto <strong>che</strong> nelle<br />
scuole ormai circolino quasi esclusivamente i libri <strong>di</strong> testo… i quali con il passare degli anni hanno offuscato del tutto<br />
quello <strong>che</strong> <strong>una</strong> volta veniva chiamato “<strong>libro</strong> <strong>di</strong> <strong>lettura</strong>”: quest’ultimo, come vedremo, <strong>non</strong> esiste più; ha ceduto il posto<br />
al “sussi<strong>di</strong>ario dei linguaggi”, o al “<strong>libro</strong> per la prima classe”, o al “sussi<strong>di</strong>ario per la seconda e terza classe”.<br />
Di fatto, <strong>non</strong> esiste più un <strong>libro</strong> <strong>di</strong> testo per la scuola primaria <strong>che</strong> sia de<strong>di</strong>cato interamente e unicamente alla <strong>lettura</strong><br />
(senza ulteriori scopi): la mia <strong>proposta</strong> va decisamente controcorrente e, in più, presuppone <strong>una</strong> buona dose <strong>di</strong> coraggio<br />
sia da parte del mondo e<strong>di</strong>toriale sia da parte dei docenti, per essere accolta con favore e attuata.
CAPITOLO 1<br />
LE TENDENZE DELL’ATTUALE EDITORIA SCOLASTICA IN MERITO AL “LIBRO DI LETTURA”<br />
PER LE ELEMENTARI<br />
1.1. Dai primi segnali <strong>di</strong> cambiamento degli anni Ottanta agli o<strong>di</strong>erni “sussi<strong>di</strong>ari dei linguaggi”<br />
Nell’anno scolastico 1987/’88 entrarono in vigore i Programmi <strong>di</strong>dattici per la scuola primaria del 1985 1 : è proprio a<br />
partire dall’elaborazione stessa e dalla successiva emanazione <strong>di</strong> questi Programmi <strong>che</strong> nell’e<strong>di</strong>toria scolastica si<br />
cominciano a notare i primi segnali <strong>di</strong> cambiamento rispetto al passato; segnali <strong>che</strong> si fanno sempre più forti dal<br />
momento in cui, nella seconda metà degli anni Ottanta, appunto, si verifica il passaggio ai Nuovi Programmi (così<br />
vengono definiti, per sottolinearne il carattere <strong>di</strong> novità).<br />
La lingua italiana, nei Nuovi Programmi, assume centralità all’interno del processo <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento-insegnamento,<br />
proprio in virtù degli aspetti inter<strong>di</strong>sciplinari <strong>che</strong> la contrad<strong>di</strong>stinguono: ciò significa <strong>che</strong> vengono riconosciute la<br />
complementarietà e la continua interazione tra i <strong>di</strong>versi linguaggi espressivi 2 con cui gli uomini, nel tempo, si sono<br />
misurati e continuano a farlo. Ma <strong>non</strong> solo: da <strong>una</strong> <strong>lettura</strong> attenta dell’intero testo programmatico, sia della parte<br />
introduttiva sia dei capitoli riguardanti ciasc<strong>una</strong> materia <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, emerge <strong>una</strong> considerazione altrettanto alta nei<br />
confronti dell’ambito logico-matematico, <strong>di</strong> quello scientifico e <strong>di</strong> quello antropologico.<br />
Ecco, dunque, come pian piano dalla scuola scompare il primato dell’insegnamento linguistico su quello delle altre<br />
<strong>di</strong>scipline: si comincia, infatti, a familiarizzare con i termini “ambiti” ed “aree”, <strong>che</strong> pongono l’accento sul carattere<br />
unitario dell’insegnamento elementare. Anzi, l’insegnamento stesso viene anticipato dall’appren<strong>di</strong>mento: ciascun<br />
alunno viene accolto a scuola “con” tutto il proprio bagaglio <strong>di</strong> conoscenze e <strong>di</strong> esperienze pregresse.<br />
Sono anni <strong>di</strong> fermento culturale, in cui la <strong>di</strong>dattica nelle scuole elementari si rinnova profondamente <strong>di</strong>etro spinte e<br />
impulsi autorevoli: negli anni Ottanta, in modo particolare all’inizio del decennio, i pedagogisti erano presenti nel<br />
panorama scolastico ed erano attivi nella ricerca-azione, se <strong>non</strong> altro per il fatto <strong>che</strong> erano stati proprio loro i promotori<br />
dei Nuovi Programmi (e fecero poi parte della Commissione Fassino, <strong>che</strong> si occupò della stesura).<br />
Uno <strong>di</strong> loro, Alberto Alberti, ho avuto la fort<strong>una</strong> <strong>di</strong> conoscerlo personalmente durante il corso <strong>di</strong> formazione del mio<br />
primo anno <strong>di</strong> ruolo; poi l’ho incontrato nuovamente più volte, in occasione <strong>di</strong> seminari e presentazioni <strong>di</strong> libri; era<br />
stata avviata, intorno al 2000 (ma è durata davvero pochi anni), <strong>una</strong> lodevole opera <strong>di</strong> formazione per i docenti,<br />
correlata strettamente alla <strong>di</strong>dattica, <strong>che</strong> aveva trovato an<strong>che</strong> <strong>una</strong> sede fissa, e cioè un ambiente de<strong>di</strong>cato fatto <strong>di</strong> spazi<br />
“reali” e accoglienti in cui ci si poteva incontrare per <strong>di</strong>scutere assieme e per mettere in comune le esperienze, i percorsi<br />
educativo-<strong>di</strong>dattici… Si trattava della Città Educativa <strong>di</strong> via del Quadraro, qui a Roma, <strong>di</strong> cui Alberti era il<br />
responsabile, delegato dal Comune per l’Assessorato alle politi<strong>che</strong> culturali: per mancanza <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> è rimasta chiusa per<br />
<strong>di</strong>versi anni fino allo scorso <strong>di</strong>cembre; ora però vi ha sede soltanto la Fondazione Mondo Digitale, anch’essa operante in<br />
ambito scolastico (sul fronte delle nuove tecnologie).<br />
Agli insegnanti <strong>che</strong> si recavano lì perio<strong>di</strong>camente per seguire <strong>una</strong> o più “settimane temati<strong>che</strong>” 3 è venuto a mancare uno<br />
spazio significativo <strong>di</strong> incontri.<br />
Ve<strong>di</strong>amo, ora, in <strong>che</strong> modo l’e<strong>di</strong>toria scolastica ha fatto fronte ai cambiamenti introdotti dai Programmi<br />
dell’85.<br />
Innanzitutto, si è verificata <strong>una</strong> scissione del vecchio sussi<strong>di</strong>ario: fino ad allora questo aveva contenuto tutte le materie<br />
<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, dalla grammatica alla matematica, comprese le cosiddette “<strong>di</strong>scipline orali” (definizione ancora in uso nel<br />
linguaggio quoti<strong>di</strong>ano con<strong>di</strong>viso dai docenti, coniata <strong>non</strong> so quando <strong>di</strong> preciso, ma molto riduttiva nei confronti della<br />
storia, delle scienze, della geografia e degli stu<strong>di</strong> sociali… la cui oralità <strong>non</strong> è altro <strong>che</strong> uno dei loro molteplici aspetti);<br />
con l’entrata in vigore dei Nuovi Programmi la grammatica vorrebbe 4 <strong>di</strong>ventare, giustamente, “riflessione sulla lingua”,<br />
ma viene trasportata dal sussi<strong>di</strong>ario al <strong>libro</strong> <strong>di</strong> <strong>lettura</strong>. È esattamente da qui, da questo passaggio, <strong>che</strong> il <strong>libro</strong> <strong>di</strong> <strong>lettura</strong><br />
subisce progressivamente tutta <strong>una</strong> serie <strong>di</strong> cambiamenti, fino a ritrovarsi, oggi, nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>non</strong> essere più un<br />
“<strong>libro</strong> <strong>di</strong> <strong>lettura</strong>”.<br />
1 Programmi <strong>che</strong> andavano finalmente a sostituire quelli ormai invecchiati del ’55 e <strong>che</strong> racchiudono tutta la portata<br />
innovativa delle sperimentazioni <strong>di</strong>datti<strong>che</strong> del tempo pieno, avute luogo a partire dal 1971 (legge del 24 settembre) ma<br />
comunque “figlie” delle esperienze già avviate negli anni Sessanta dai maestri aderenti al Movimento <strong>di</strong> Cooperazione<br />
Educativa (tra cui i gran<strong>di</strong> Bruno Ciari e Mario Lo<strong>di</strong>).<br />
2 A partire dal linguaggio corporeo, dalla cui rivalutazione deriva <strong>una</strong> sempre crescente attenzione verso le <strong>di</strong>scipline<br />
sportive e le attività teatrali.<br />
3 Io ho seguito con grande interesse quella de<strong>di</strong>cata alla poesia, organizzata dallo stesso Alberti: proprio durante uno<br />
degli incontri ho conosciuto an<strong>che</strong> Maria Luisa Bigiaretti, <strong>una</strong> maestra straor<strong>di</strong>naria <strong>che</strong> negli anni Sessanta, a sua volta,<br />
ha avuto l’onore <strong>di</strong> conoscere e <strong>di</strong> incontrare più volte il grande Gianni Rodari. Avrò modo <strong>di</strong> parlare della Bigiaretti e<br />
del suo modo <strong>di</strong> fare scuola più avanti. Ora chiudo questa nota aggiungendo <strong>una</strong> notizia: la settimana tematica della<br />
poesia si era ad<strong>di</strong>rittura trasformata in un corso annuale sulla poesia e sulla <strong>di</strong>dattica della poesia: purtroppo dopo il<br />
primo incontro la Città Educativa ha dovuto chiudere…<br />
4 Poco più avanti vedremo il motivo <strong>di</strong> questo verbo al con<strong>di</strong>zionale.
<strong>Il</strong> motivo per cui si sia fatta traslocare la grammatica nel <strong>libro</strong> <strong>di</strong> <strong>lettura</strong> è da rintracciare, a mio avviso, in un<br />
frainten<strong>di</strong>mento delle in<strong>di</strong>cazioni programmati<strong>che</strong>, le quali, è vero, ponevano l’accento su attività <strong>di</strong> riflessione <strong>che</strong><br />
partissero dal testo e <strong>che</strong> a questo tornassero, ma <strong>non</strong> si riferivano alla vivisezione e alla conseguente mortificazione del<br />
testo letterario.<br />
La riflessione linguistica<br />
<strong>Il</strong> fanciullo ha le sue curiosità linguisti<strong>che</strong>. Altre curiosità possono essere stimolate in lui: è il momento della riflessione<br />
sulla lingua, <strong>una</strong> riflessione esplicita concepita come momento valido in sé e come strumento <strong>di</strong> conferma della<br />
competenza e delle abilità linguisti<strong>che</strong>.<br />
Dapprima e per lungo tempo la riflessione dovrebbe rivolgersi all'ambito del significato (<strong>di</strong> parole estratte dal contesto<br />
o <strong>di</strong> unità superiori alla parola); questo aspetto della lingua <strong>non</strong> si può ridurre alla spiegazione episo<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> <strong>una</strong> parola<br />
sconosciuta, né ad <strong>una</strong> meccanica consultazione del vocabolario, ma deve dar luogo ad un'attività programmata <strong>che</strong><br />
tenga conto del gusto del fanciullo <strong>di</strong> giocare con la lingua, <strong>di</strong> scoprire relazioni tra forme, tra significati, tra forme e<br />
significati, <strong>di</strong> costruire catene <strong>di</strong> parole, <strong>di</strong> ripercorrere con l'aiuto dell'insegnante, an<strong>che</strong> "storie <strong>di</strong> parole".<br />
La riflessione, poi, può <strong>di</strong>ventare in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> certe fondamentali strutture sinteti<strong>che</strong>: pre<strong>di</strong>cati <strong>che</strong> esprimono la<br />
caratteristica <strong>di</strong> un soggetto, pre<strong>di</strong>cati <strong>che</strong> mettono in relazione il soggetto, con un altro elemento. I rilievi morfologici<br />
possono essere fatti sul testo e mostrare la funzionalità <strong>di</strong> certe "mar<strong>che</strong>" formali <strong>che</strong> collegano tra loro parole o <strong>che</strong><br />
segnalano particolari rapporti.<br />
Importante, in tutti i casi, è <strong>che</strong> l'osservazione "grammaticale" emerga dal testo orale e scritto e serva per tornare ai<br />
testi assicurandone <strong>una</strong> più precisa e consapevole interpretazione.<br />
La grammatica va concepita come sollevamento a livello consapevole <strong>di</strong> fenomeni <strong>che</strong> l'alunno è già in grado <strong>di</strong> produrre<br />
e percepire. In questo concetto allargato <strong>di</strong> grammatica rientra la rielaborazione del testo, <strong>una</strong> delle operazioni<br />
più produttive e capaci <strong>di</strong> sintetizzare le varie attività linguisti<strong>che</strong>. 5<br />
Ho evidenziato i due pezzi su cui i curatori dei libri <strong>di</strong> testo hanno un po’ troppo calcato la mano deformando le<br />
in<strong>di</strong>cazioni effettive: i testi orali e scritti da cui l’osservazione “grammaticale” debba emergere e a cui, poi, debba<br />
tornare sono stati identificati (quasi esclusivamente, e poi lo vedremo) nei testi letterari, ossia in tutti quei brani<br />
selezionati e tratti dai libri per bambini <strong>che</strong> occupano le pagine del <strong>libro</strong> <strong>di</strong> <strong>lettura</strong>; <strong>di</strong> conseguenza, an<strong>che</strong> la<br />
rielaborazione del testo è stata intesa (an<strong>che</strong> qui, quasi esclusivamente) come rielaborazione del testo letterario.<br />
La prima preoccupazione degli autori dei libri <strong>di</strong> testo, quin<strong>di</strong>, è stata quella <strong>di</strong> accorpare la parte de<strong>di</strong>cata alla<br />
grammatica a quella de<strong>di</strong>cata alla <strong>lettura</strong>: ci si è, in pratica, fermati alla superficie delle parole espresse dai Programmi<br />
e, senza sforzarsi <strong>di</strong> elaborare dei veri e propri nuovi percorsi <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento-insegnamento della grammatica, si è<br />
scivolati facilmente nell’approssimazione; in realtà, infatti, <strong>non</strong> è <strong>che</strong> la grammatica si sia davvero trasformata in<br />
riflessione linguistica, perché a un confronto attento tra i libri vecchi e quelli “nuovi” appare evidente un ristagno della<br />
grammatica normativa, mas<strong>che</strong>rata dal tentativo frettoloso <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare altro.<br />
Due sono state le conseguenze negative <strong>di</strong> questa integrazione tra antologia e grammatica: aver messo in secondo piano<br />
la letteratura per l’infanzia (<strong>che</strong> peraltro, in Italia, stava attraversando proprio allora il suo “periodo d’oro” 6 ), alla quale<br />
si relegava sempre <strong>di</strong> più un ruolo <strong>di</strong> “ancella della grammatica”; aver <strong>di</strong>ffuso tra i docenti la falsa convinzione <strong>di</strong> essere<br />
stati alleggeriti nel proprio lavoro quoti<strong>di</strong>ano.<br />
<strong>Il</strong> tentativo era quello <strong>di</strong> rendere unitari, e quanto più possibile correlati fra loro, i percorsi dell’educazione linguistica e<br />
quelli dell’educazione letteraria: ma alla base c’era, come abbiamo visto, un frainten<strong>di</strong>mento.<br />
È mancato, inoltre, un interessamento incrociato verso la questione, ossia un contributo costante e durevole <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>,<br />
ricer<strong>che</strong> e sperimentazioni <strong>che</strong> provenisse da più fronti e <strong>che</strong> giungesse a conclusioni con<strong>di</strong>vise: gli insegnanti (per<br />
primi), le associazioni preposte alla formazione e all’aggiornamento, gli autori dei libri <strong>di</strong> testo e, dunque, an<strong>che</strong> gli<br />
e<strong>di</strong>tori scolastici, e poi i linguisti, i pedagogisti e i critici letterari hanno operato perlopiù separatamente e (escludendo<br />
gli e<strong>di</strong>tori scolastici) <strong>non</strong> su larga scala, chi in maniera molto affrettata, chi poco, chi ad<strong>di</strong>rittura per niente. Tutto il<br />
fermento culturale della prima metà degli anni Ottanta, in effetti, è andato scemando, <strong>di</strong>sperdendosi in iniziative isolate<br />
<strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> innovazione <strong>che</strong> ancora oggi devono trovare la maniera per fare sistema e imporsi, quin<strong>di</strong>, all’attenzione<br />
del mondo scolastico, <strong>di</strong> quello accademico e <strong>di</strong> quello e<strong>di</strong>toriale, a livello nazionale.<br />
Con il passare degli anni, si è consolidato fra gli insegnanti un atteggiamento <strong>di</strong> accettazione quasi incon<strong>di</strong>zionata nei<br />
riguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> tutto il materiale prodotto dall’e<strong>di</strong>toria scolastica, la quale dal canto suo si è sempre più “pro<strong>di</strong>gata” per<br />
assecondare le richieste (a quel punto in aumento: la situazione creatasi sembra un cane <strong>che</strong> si morde la coda…) <strong>di</strong><br />
“facilitazione” della <strong>di</strong>dattica provenienti dai collegi docenti delle scuole.<br />
Ecco come oggi, perciò, ci si trova <strong>di</strong> fronte a <strong>una</strong> grande quantità <strong>di</strong> testi scolastici <strong>che</strong>, però, sono molto simili l’uno<br />
all’altro e <strong>non</strong> costituiscono <strong>una</strong> vera alternativa <strong>di</strong> scelta. Oltre a ciò, da qual<strong>che</strong> anno, ormai, il <strong>libro</strong> <strong>di</strong> testo dell’area<br />
linguistica si articola in più volumi offrendo agli insegnanti proposte operative <strong>che</strong> spaziano dalla riflessione sui<br />
contenuti testuali alla scrittura e rielaborazione del testo (generalmente letterario), fino alla riflessione sull’arte<br />
figurativa e sulla musica, passando per le strade (<strong>non</strong> veramente ricostruite, ma soltanto un po’ “ripulite” sul manto<br />
superficiale) della grammatica: vi si trova <strong>di</strong> tutto… e purtroppo sono tanti gli insegnanti <strong>che</strong>, probabilmente per inerzia<br />
e assuefazione, vi si sono adagiati.<br />
5 Dai Programmi <strong>di</strong>dattici per la scuola primaria, Ministero della Pubblica Istruzione, Roma, 1985.<br />
6 Definizione data da Silvia Blezza Pi<strong>che</strong>rle: cfr. l’articolo “La qualità tra le pieghe del testo” in Pepe Verde, n.46<br />
ottobre-<strong>di</strong>cembre 2010.
Per molti anni la grammatica (travestita da riflessione linguistica) ha occupato, e in <strong>di</strong>versi casi ancora occupa,<br />
la parte conclusiva dell’antologia, accrescendone perciò le pagine. Oggi quasi tutti i testi sud<strong>di</strong>vidono in due volumi<br />
<strong>di</strong>stinti la parte antologica e quella grammaticale. Ma se le due parti, magari pur all’interno <strong>di</strong> un unico volume,<br />
avessero mantenuto <strong>una</strong> propria autonomia, i danni sarebbero stati minimi, connessi solamente a ragioni formali (due<br />
cose <strong>di</strong>verse nello stesso <strong>libro</strong> forse stonano… ) e prati<strong>che</strong> (un <strong>libro</strong> assai lievitato nel numero delle pagine <strong>di</strong>venta poco<br />
maneggevole e pesante): il fatto è <strong>che</strong> <strong>non</strong> ci si è limitati a un semplice accorpamento <strong>di</strong> pagine, ma si è via via arrivati<br />
a realizzare <strong>una</strong> vera e propria fusione tra le due parti.<br />
Infatti <strong>non</strong> abbiamo più a <strong>che</strong> fare con delle antologie, cioè con delle raccolte ragionate <strong>di</strong> testi per l’infanzia, ma con<br />
dei “sussi<strong>di</strong>ari dei linguaggi” 7 . A dare an<strong>che</strong> soltanto <strong>una</strong> prima occhiata sommaria a questi libri <strong>non</strong> se ne coglie la<br />
funzione prevalente. Poi, analizzandoli bene, almeno <strong>una</strong> cosa è chiara: <strong>di</strong> certo <strong>non</strong> è l’amore per la <strong>lettura</strong> <strong>che</strong> se ne<br />
vuole ricavare; viene a mancare lo scopo principale dell’antologia; agli occhi degli stessi alunni il <strong>libro</strong> <strong>di</strong> testo altro <strong>non</strong><br />
è <strong>che</strong> un eserciziario.<br />
Ciascun testo viene letteralmente attorniato da tutta <strong>una</strong> serie <strong>di</strong> domande sui contenuti e, ancor peggio, da inviti a<br />
sottolineare precise parti del <strong>di</strong>scorso, a coniugare verbi, a fare analisi grammaticali e altre simili, “pensose”, anzi<br />
“penose” (se calate in un contesto del genere), operazioni <strong>di</strong> vivisezione delle frasi e dei perio<strong>di</strong>.<br />
Confrontiamo tra loro, a titolo esemplificativo, cinque libri <strong>di</strong> testo dell’area linguistica, rappresentativi delle<br />
cinque fasi in cui si potrebbero sud<strong>di</strong>videre gli ultimi trentacinque anni (più in<strong>di</strong>etro <strong>non</strong> sono voluta né potuta andare)<br />
dell’e<strong>di</strong>toria scolastica per le elementari inerente al <strong>libro</strong> <strong>di</strong> <strong>lettura</strong>:<br />
1. Oggi, classe IV, F. Enna, ed. Janus, Bergamo, 1977;<br />
2. <strong>Il</strong> <strong>libro</strong>nuovo, classe IV, B. Reggiani, A. Salvatore, ed. Istituto Geografico De Agostini, Novara, 1981;<br />
3. Progetto lingua italiana, classe III, M. Chiara, L. Zanchi, ed. Istituto Geografico De Agostini, Novara, 1989;<br />
4. <strong>Il</strong> cerchio delle parole, classe IV, L. Cima, A. Terzoli, ed. Istituto Geografico De Agostini, Novara, 1996;<br />
5. Binario magico, classe IV, A. Denzi, ed. Fabbri, Milano, 2009.<br />
Oggi del 1977 (era il mio <strong>libro</strong> <strong>di</strong> <strong>lettura</strong> della classe quarta) è, esclusivamente, un’antologia: i brani selezionati si<br />
susseguono pagina dopo pagina, accompagnati soltanto dalle immagini (illustrazioni, fotografie e <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> bambini) e<br />
raggruppati in sezioni definite “libri” 8 . Così si presentavano, più o meno, an<strong>che</strong> altri libri <strong>di</strong> <strong>lettura</strong> <strong>di</strong> quegli anni,<br />
seppure con <strong>di</strong>fferenze, maggiori rispetto a quelle <strong>che</strong> possiamo cogliere oggi tra i tanti libri in uso, attinenti alla scelta<br />
dei testi e agli intenti educativo-<strong>di</strong>dattici.<br />
In Oggi <strong>non</strong> si scorge neppure l’ombra <strong>di</strong> <strong>una</strong> <strong>proposta</strong> operativa; in altri libri <strong>di</strong> testo dello stesso periodo appaiono<br />
timidamente e <strong>di</strong>scretamente alcune proposte <strong>di</strong> scrittura creativa (<strong>che</strong> seguono la presentazione <strong>di</strong> un testo fantastico o,<br />
ancora più <strong>di</strong> rado, realistico), <strong>di</strong> attività volte alla comprensione, alla <strong>di</strong>scussione collettiva e alla riflessione sui<br />
messaggi espliciti o impliciti.<br />
In Oggi, inoltre, la selezione testuale risulta orientata in larga parte sulla produzione rodariana e su quella dell’autore<br />
stesso del <strong>libro</strong> <strong>di</strong> testo, Francesco Enna, <strong>che</strong> in effetti (l’ho scoperto un paio d’anni fa) è uno scrittore <strong>di</strong> narrativa per<br />
bambini (oltre a essere stato, an<strong>che</strong> lui, maestro elementare). E c’è un’altra particolarità: sono presenti, nel <strong>libro</strong>, an<strong>che</strong><br />
<strong>di</strong>versi testi scritti proprio dagli alunni delle scuole elementari <strong>di</strong> più città (Sassari: e si può ipotizzare un collegamento<br />
con la scuola o le scuole frequentate da Enna; Vho: e si può immaginare <strong>una</strong> collaborazione con Mario Lo<strong>di</strong>; Firenze: e<br />
mi viene in mente <strong>che</strong> un altro grande maestro, Bruno Ciari, era toscano…).<br />
Siamo nella fase in cui ancora <strong>non</strong> si intravedono, ben definiti, i germi <strong>di</strong> quell’interpretazione frettolosa dei Nuovi<br />
Programmi (lontani solo <strong>di</strong> pochi anni dalla loro stesura) <strong>che</strong> porterà in seguito ad avvicinare sempre <strong>di</strong> più l’antologia<br />
alla grammatica.<br />
Nel testo <strong>Il</strong> <strong>libro</strong>nuovo del 1981 (utilizzato invece da mia sorella, più giovane <strong>di</strong> me <strong>di</strong> sei anni) è già evidente un passo<br />
verso la trasformazione dell’antologia: compaiono, nella maggioranza delle pagine, le note a margine dei testi, <strong>che</strong><br />
invitano alla riflessione sui contenuti, alla conversazione con i compagni e con i familiari, alla scrittura o alla<br />
rielaborazione <strong>di</strong> testi, alla ricerca <strong>di</strong> informazioni correlate agli argomenti affrontati nei testi.<br />
In pratica, si sta facendo strada l’idea <strong>che</strong> i testi antologici possano mettere in moto attività <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> ricerca, <strong>di</strong><br />
scrittura, <strong>di</strong> riflessione sugli argomenti contenuti: l’antologia si sta mo<strong>di</strong>ficando in qualcos’altro; siamo infatti nella fase<br />
in cui già si parla molto, nelle scuole e nelle case e<strong>di</strong>trici, della imminente sostituzione dei Programmi ministeriali; la<br />
7 L’espressione è stata inaugurata nel 2003-2004, durante il ministero Moratti: ben si ad<strong>di</strong>ce, comunque, al tipo <strong>di</strong> <strong>libro</strong><br />
confezionato, <strong>che</strong> unisce le proposte <strong>di</strong> <strong>lettura</strong> a quelle <strong>di</strong> “riflessione linguistica”, <strong>di</strong> scrittura e <strong>di</strong> riflessione sui<br />
linguaggi dell’arte.<br />
8 “IL LIBRO DELLE STORIE DIVERTENTI”, “IL LIBRO DELLE STORIE NATURALI”, “IL LIBRO DELLE<br />
STORIE SENZA TEMPO”, “IL LIBRO DEI TEMPI MODERNI”, “IL LIBRO DELLE FIABE MODERNE”, “IL<br />
LIBRO DEI POETI”. Nella presentazione del <strong>libro</strong> <strong>di</strong> testo l’autore scrive: “Nelle pagine <strong>che</strong> seguono, abbiamo<br />
raggruppato in ‘libri’ i <strong>di</strong>versi generi letterari, ricercando in ciascuno i possibili legami con la realtà del nostro tempo”.
Commissione Fassino sta cominciando a mettere or<strong>di</strong>ne tra i risultati delle sperimentazioni <strong>di</strong>datti<strong>che</strong> prese in esame, e<br />
<strong>di</strong> lì a breve comincerà an<strong>che</strong> a riunirsi, perio<strong>di</strong>camente, per la stesura dei Programmi.<br />
Ancora <strong>non</strong> è presente, comunque, l’assimilazione della parte grammaticale a quella antologica.<br />
I primi forti cambiamenti, in effetti, arrivano dopo l’entrata in vigore dei Programmi: in Progetto lingua italiana del<br />
1989 saltano agli occhi già dalla copertina, dove sotto al titolo compare il sottotitolo Letture attive – Grammatica dal<br />
testo. Ed ecco <strong>che</strong> nel <strong>libro</strong> entra, in appen<strong>di</strong>ce, la parte grammaticale.<br />
Ma le letture, viene specificato (e poi an<strong>che</strong> riba<strong>di</strong>to nella presentazione 9 ), sono “attive”… come se invece fino ad allora<br />
la <strong>lettura</strong> fosse stata passiva: al <strong>di</strong> là della nota ironica, è ovvio <strong>che</strong> gli autori, qui, hanno degli intenti ben precisi,<br />
in<strong>di</strong>rizzati all’analisi e alla comprensione testuale; intenti <strong>che</strong> si concretizzano nelle note a margine dei testi (le quali<br />
solamente in otto pagine del <strong>libro</strong> sono assenti), ma <strong>che</strong> <strong>non</strong> deviano per le vie e i percorsi della grammatica (questo è<br />
importante). Quest’ultima resta isolata nelle quaranta pagine conclusive.<br />
Quin<strong>di</strong> nella parte antologica le proposte operative riguardano esclusivamente la comprensione, l’analisi e<br />
l’interpretazione testuale: si rimane nell’ambito dell’esplorazione dei testi nella struttura, nel lessico, nelle tecni<strong>che</strong><br />
narrative, descrittive e poeti<strong>che</strong>; e a tutto ciò vengono correlate alcune proposte <strong>di</strong> scrittura e <strong>di</strong> rielaborazione dei testi;<br />
ho an<strong>che</strong> trovato apprezzabili alcuni inviti a esprimere opinioni sui brani antologici provando a spiegarne le<br />
motivazioni, e altri a rivivere il testo proposto avvicinandolo alle esperienze personali.<br />
In definitiva, qui stiamo parlando <strong>di</strong> un <strong>libro</strong> <strong>di</strong> testo <strong>che</strong> <strong>di</strong>chiara in modo esplicito il suo scopo: accompagnare i<br />
bambini nella scoperta dei meccanismi della scrittura dei testi; <strong>non</strong> è un <strong>libro</strong> ideato e realizzato per alimentare e<br />
sviluppare il piacere “sensuale” della <strong>lettura</strong>, bensì un <strong>libro</strong> <strong>che</strong> va a collocarsi su un piano più specifico… un piano,<br />
però, <strong>che</strong> a voler essere precisi dovrebbe essere <strong>di</strong> stretta competenza del docente.<br />
Si sta insinuando, pertanto, quel capovolgimento <strong>di</strong> ruoli <strong>che</strong> oggi è ormai <strong>di</strong>lagante, se <strong>non</strong> imbarazzante.<br />
<strong>Il</strong> cerchio delle parole del 1996 si colloca in <strong>una</strong> fase <strong>di</strong> pieno frainten<strong>di</strong>mento delle in<strong>di</strong>cazioni programmati<strong>che</strong>: è<br />
rappresentativo della grande quantità <strong>di</strong> libri <strong>di</strong> testo <strong>che</strong> ormai si pongono come “contenitori” <strong>di</strong> nozioni e, al tempo<br />
stesso, <strong>di</strong> proposte operative.<br />
An<strong>che</strong> qui troviamo nella parte finale la grammatica, stavolta, però, intenzionalmente travestita da “riflessioni sulla<br />
lingua”… e “<strong>che</strong> riflessioni”! Le pagine ad esse de<strong>di</strong>cate si articolano in tre parti, delle quali già le definizioni stesse<br />
generano un bel po’ <strong>di</strong> confusione: “comunicazione”; “analisi logica”; “grammatica” (si intende per grammatica, qui,<br />
solamente l’aspetto morfologico della lingua, al quale è correlato il riconoscimento delle <strong>di</strong>verse parti del <strong>di</strong>scorso).<br />
Ma la grammatica scivola con <strong>di</strong>sinvoltura all’interno delle pagine contenenti i testi, con inviti a sottolineare verbi,<br />
nomi e compagnia bella; così come del resto an<strong>che</strong> nell’appen<strong>di</strong>ce, più propriamente ad essa de<strong>di</strong>cata, vengono inseriti<br />
sistematicamente brani letterari.<br />
La parte “antologica” (ma ha ancora senso definirla così?) lascia facilmente trapelare <strong>una</strong> classificazione in testi<br />
descrittivi, testi narrativi e testi poetici, con richiami espliciti alla costruzione delle abilità <strong>di</strong> produzione scritta.<br />
Vanno a con<strong>di</strong>re il tutto, qua e là, alcuni inserti <strong>di</strong> educazione stradale (molto in voga negli anni Novanta) e <strong>di</strong><br />
educazione all’immagine.<br />
Ci troviamo, dunque, nella fase preliminare a quella o<strong>di</strong>erna: da qui in poi, soprattutto, si noterà l’assenza <strong>di</strong> un<br />
interesse con<strong>di</strong>viso verso il <strong>libro</strong> <strong>di</strong> testo dell’area linguistica per la scuola primaria e verso la sua ristrutturazione e<br />
riqualificazione. Invece <strong>di</strong> fermarsi e fare il punto della situazione, per poi capire “cosa prendere e cosa lasciare” e come<br />
muoversi per raggiungere livelli accettabili <strong>di</strong> qualità, ci si è lasciati andare in <strong>una</strong> corsa sfrenata verso la quantità.<br />
Binario magico del 2009 può rappresentare proprio la fase attuale <strong>che</strong> stiamo vivendo, contrassegnata dalla ricerca della<br />
maggiore quantità possibile <strong>di</strong> materiale <strong>di</strong>dattico da offrire agli insegnanti (i “sussi<strong>di</strong>ari dei linguaggi”, appunto);<br />
materiale <strong>che</strong> va an<strong>che</strong> incontro all’evoluzione delle nuove tecnologie 10 , ma <strong>che</strong>, in fin dei conti, si rivela eccessivo,<br />
anzi soffocante nei riguar<strong>di</strong> della personale attività <strong>di</strong> ideazione e programmazione dell’insegnante.<br />
Ma c’è un altro aspetto <strong>di</strong> cui mi preme parlare ora (rinviando al paragrafo successivo il <strong>di</strong>scorso sulla particolare<br />
struttura assunta dal <strong>libro</strong> <strong>di</strong> testo dell’area linguistica), <strong>che</strong> si riferisce ai testi: ormai questi vengono “ospitati”<br />
all’interno del <strong>libro</strong>, perché <strong>non</strong> sono più loro i “padroni” delle pagine; la selezione antologica (sebbene aggiornata e<br />
varia) è <strong>di</strong>ventata uno “sfondo integratore” e <strong>non</strong> riesce più ad andare oltre, pare, a questo ruolo limitativo <strong>che</strong> le è stato<br />
assegnato.<br />
In Binario magico, così come negli altri sussi<strong>di</strong>ari dei linguaggi pubblicati dalla stessa e dalle altre case e<strong>di</strong>trici, il testo<br />
letterario ha perso del tutto la sua caratteristica peculiare, ossia la letterarietà: compare soltanto come “pretesto per…”:<br />
per parlare, <strong>di</strong>scutere, riflettere (e <strong>non</strong> è <strong>che</strong> senza tutto il contorno <strong>di</strong> inviti a riflettere alla letteratura venga poi meno<br />
9 La stessa presentazione del volume prende il titolo, significativo, <strong>di</strong> Obiettivi della <strong>lettura</strong> attiva: qui vengono<br />
estrapolate dai Nuovi Programmi, e riportate, soltanto le parole utilizzate in favore dei processi cognitivi <strong>di</strong><br />
comprensione della <strong>lettura</strong>; è palesemente ignorata, invece, tutta la parte dei Programmi relativa al piacere della <strong>lettura</strong>.<br />
10 Su un sito apposito sono <strong>di</strong>sponibili, a corredo del progetto e<strong>di</strong>toriale, molti materiali <strong>di</strong>gitali, usufruibili sia dagli<br />
alunni, per approfon<strong>di</strong>menti e attività aggiuntive, sia dai docenti per sviluppare lezioni con l’ausilio della LIM…<br />
Peccato, però, <strong>che</strong> il Ministero <strong>non</strong> abbia provveduto ad attualizzare gli ambienti educativi <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento, e cioè le<br />
aule scolasti<strong>che</strong>, dove ancora sono la vecchia lavagna <strong>di</strong> ardesia e il gesso ad avere l’esclusiva (assieme a banchi, se<strong>di</strong>e<br />
e cattedre <strong>di</strong>venuti stanchi testimoni, ma spesso an<strong>che</strong> tristi “ripetitori”, <strong>di</strong> s<strong>che</strong>mi e modelli <strong>di</strong> insegnamento superati,<br />
ormai, da <strong>di</strong>nami<strong>che</strong> <strong>di</strong> gruppo in continua trasformazione)…
quel suo, oltretutto forte, potenziale implicito volto proprio al “<strong>di</strong>alogo” con il lettore… an<strong>che</strong> perché… “l’insegnante<br />
<strong>che</strong> ci sta a fare?”); per scrivere (e ancora: “l’insegnante <strong>che</strong> ci sta a fare?”); per capire e carpire i segreti della scrittura<br />
(sarò an<strong>che</strong> ripetitiva, lo so, ma… l’insegnante? E <strong>non</strong> solo: ma <strong>non</strong> è più bello, più affascinante e più degno <strong>di</strong><br />
sod<strong>di</strong>sfazione costruirsi ognuno il “proprio” percorso <strong>di</strong> analisi, e dunque <strong>di</strong> conoscenza, dei testi letterari? … Non è, in<br />
effetti, proprio all’insegnante <strong>che</strong> spetta il ruolo <strong>di</strong> guidare ciascun bambino nella conquista progressiva delle<br />
conoscenze facendo un uso sempre più consapevole dello spirito critico, della <strong>di</strong>vergenza e della creatività?).<br />
Ve<strong>di</strong>amo brevemente, ora, dove e come viene collocata la riflessione sulla lingua (alias grammatica) in Binario magico:<br />
è evidente la separazione tra quest’ultima e il sussi<strong>di</strong>ario dei linguaggi. C’è un volume a parte <strong>di</strong> “riflessione<br />
linguistica”, sud<strong>di</strong>viso in due sezioni: <strong>una</strong> per la classe quarta e l’altra per la quinta. Nel volume sono utilizzati brani<br />
letterari per <strong>di</strong>verse esercitazioni; nello stesso tempo, comunque, sono utilizzati testi <strong>non</strong> letterari (ma costruiti “ad hoc”<br />
esclusivamente per scopi grammaticali) sia a supporto delle spiegazioni sia per gli esercizi.<br />
Nel volume de<strong>di</strong>cato al sussi<strong>di</strong>ario dei linguaggi <strong>non</strong> compaiono domande sulla grammatica: per questo motivo, il corso<br />
Binario magico si <strong>di</strong>stingue da altri suoi “contemporanei” <strong>che</strong>, invece, ancora conservano la tendenza ad accogliere<br />
esercitazioni grammaticali nel volume contenente i brani letterari.<br />
1.2. La struttura tipica del sussi<strong>di</strong>ario dei linguaggi: la presentazione delle “tipologie testuali” e il contorno delle<br />
proposte <strong>di</strong> attività volte alla “vivisezione del testo”<br />
Abbiamo visto come negli anni sia avvenuta <strong>una</strong> trasformazione del <strong>libro</strong> <strong>di</strong> <strong>lettura</strong>, <strong>che</strong> da raccolta antologica è<br />
<strong>di</strong>ventato sussi<strong>di</strong>ario dei linguaggi: il <strong>che</strong> significa <strong>che</strong> accanto al tra<strong>di</strong>zionale sussi<strong>di</strong>ario ne è stato creato un altro<br />
unicamente per l’area linguistico-espressiva.<br />
Va aggiunto, però, <strong>che</strong> tale sussi<strong>di</strong>ario dei linguaggi è rivolto unicamente alle classi quarte e quinte. Per le classi prime<br />
la nuova dotazione libraria della scuola primaria prevede un unico volume, denominato “<strong>libro</strong> della prima classe”,<br />
mentre per le classi seconde e terze un “sussi<strong>di</strong>ario” articolato in due volumi <strong>di</strong>stinti, uno per l’area linguisticoespressiva<br />
e l’altro per l’area logico-matematica (ma <strong>non</strong> scin<strong>di</strong>bili in termini <strong>di</strong> adozione). Oltre a tali volumi sono<br />
previsti, per ogn<strong>una</strong> delle cinque classi, un <strong>libro</strong> d’inglese e uno <strong>di</strong> religione.<br />
<strong>Il</strong> car<strong>di</strong>ne attorno al quale ruota l’attenzione dell’e<strong>di</strong>toria scolastica <strong>non</strong> è più la <strong>lettura</strong>, ma è l’appren<strong>di</strong>mento: oggi ci<br />
troviamo <strong>di</strong> fronte alla totale assenza <strong>di</strong> libri <strong>di</strong> testo pensati e pubblicati soltanto per essere “letti” dagli alunni; il <strong>libro</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>lettura</strong>, lasciando il posto ad altro, è praticamente scomparso.<br />
Tutto il contorno <strong>di</strong> proposte operative correlate ai testi presenti nei sussi<strong>di</strong>ari dei linguaggi (così come nei volumi<br />
dell’area linguistico-espressiva dei sussi<strong>di</strong>ari <strong>di</strong> seconda e terza e nei libri della prima classe) è <strong>di</strong>ventato, con gli anni,<br />
talmente pesante da schiacciare e appiattire il gusto della <strong>lettura</strong>: la letteratura è al servizio della <strong>di</strong>dattica e <strong>non</strong> ha la<br />
possibilità, per adesso, <strong>di</strong> rientrare tra le pagine dei testi scolastici “solamente per quello <strong>che</strong> è”.<br />
Se da <strong>una</strong> parte sta <strong>di</strong>minuendo (a partire da <strong>una</strong> decina d’anni fa, circa) la prassi <strong>di</strong> mescolare la grammatica ai<br />
brani letterari, dall’altra si evidenzia sempre più, comunque, l’aspetto <strong>di</strong> secondarietà dell’educazione letteraria nei<br />
confronti dell’educazione linguistica, <strong>di</strong> quella artistica e musicale e, <strong>non</strong> ultima, dell’educazione alla convivenza<br />
civile.<br />
I curatori dei sussi<strong>di</strong>ari dei linguaggi, infatti, si preoccupano <strong>di</strong> offrire ai docenti <strong>una</strong> quantità sempre maggiore <strong>di</strong> “piste<br />
<strong>di</strong> lavoro”: i <strong>di</strong>fferenti linguaggi espressivi acquisiscono la dovuta considerazione an<strong>che</strong> all’interno dei libri scolastici,<br />
tant’è vero <strong>che</strong> aumentano le proposte operative inerenti l’educazione all’immagine, l’educazione musicale e il teatro; si<br />
nota, inoltre, un eccessivo interesse verso la riflessione “forzata” sui contenuti testuali, la quale a lungo andare influisce<br />
negativamente sul piacere della <strong>lettura</strong>.<br />
Gli alunni vengono invitati in ogni pagina a scomporre il testo e a farne l’autopsia: le domande poste a margine, o<br />
talvolta ad<strong>di</strong>rittura a cornice, del testo letterario <strong>di</strong>stolgono la concentrazione dalla “<strong>lettura</strong> vera e propria”, e cioè da<br />
quel <strong>di</strong>alogo assolutamente unico tra lettore e autore <strong>che</strong> si viene a instaurare ogni volta <strong>che</strong> lo sguardo <strong>di</strong> <strong>una</strong> persona si<br />
va a posare, e poi scorre, sulle parole sistemate ad arte sulla carta da un’altra persona.<br />
Bisogna riconoscere, d’altro canto, <strong>che</strong> in alcuni sussi<strong>di</strong>ari dei linguaggi certe proposte <strong>di</strong> lavoro inerenti il curricolo <strong>di</strong><br />
scrittura risultano aggiornate per quanto riguarda le “tecni<strong>che</strong>” da insegnare ai bambini: si può obiettare il fatto <strong>che</strong><br />
restano comunque delle proposte “libres<strong>che</strong>”, e cioè <strong>che</strong> <strong>non</strong> scaturiscono dalla reale vita scolastica quoti<strong>di</strong>ana <strong>di</strong><br />
ciascun gruppo classe; ma il tentativo <strong>di</strong> andare incontro a <strong>una</strong> <strong>di</strong>dattica nuova e rinnovata c’è. I vari “quaderni <strong>di</strong><br />
scrittura” facenti parte del “pac<strong>che</strong>tto” offerto dai sussi<strong>di</strong>ari dei linguaggi (al <strong>di</strong> là dell’uso “sconsiderato” <strong>di</strong> cui<br />
possono farne gli insegnanti) costituiscono, <strong>di</strong> fatto, un prodotto e<strong>di</strong>toriale <strong>che</strong> ha <strong>di</strong>etro alla sua ideazione e alla sua<br />
realizzazione un preciso scopo: quello <strong>di</strong> accompagnare docenti e alunni nel processo <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento-insegnamento<br />
dei meccanismi della scrittura. Le intenzioni sono buone.<br />
Quin<strong>di</strong> gli insegnanti con <strong>che</strong> cosa si trovano ad avere a <strong>che</strong> fare, concretamente, quando adottano un sussi<strong>di</strong>ario dei<br />
linguaggi per la propria classe? Generalmente con tre volumi:<br />
•il “sussi<strong>di</strong>ario dei linguaggi” vero e proprio, <strong>che</strong> contiene <strong>una</strong> selezione <strong>di</strong> testi tratti dalla letteratura per l’infanzia,<br />
attraverso cui, come abbiamo visto, si snoda tutto un percorso sulla comprensione, sulla riflessione e sulla connessione<br />
con gli altri linguaggi espressivi (l’arte figurativa, la musica, spesso il teatro);<br />
•il volume <strong>di</strong> “riflessione linguistica”, <strong>che</strong> alterna spiegazioni (ma più spesso definizioni) a esercizi applicativi;
•il volume <strong>di</strong> “scrittura”, <strong>che</strong> contiene proposte <strong>di</strong> analisi testuale e <strong>di</strong> scrittura, <strong>che</strong> in molti casi sono accompagnate<br />
da altre riguardanti l’ascolto, l’attenzione, l’educazione all’immagine, e <strong>che</strong> rimandano ad alcuni brani presenti nel<br />
sussi<strong>di</strong>ario dei linguaggi.<br />
Ciò <strong>che</strong> manca è un volume antologico vero e proprio, <strong>che</strong> abbia il solo intento <strong>di</strong> “intrattenere” i bambini con la <strong>lettura</strong>.<br />
Ve<strong>di</strong>amo, ora, qual è la struttura tipica del sussi<strong>di</strong>ario dei linguaggi.<br />
•Innanzitutto, si nota <strong>una</strong> selezione testuale aggiornata e ampia: tanti autori <strong>di</strong> letteratura per l’infanzia, italiani ma<br />
an<strong>che</strong> stranieri, però “poco” <strong>di</strong> tanti (nel secondo capitolo avanzerò <strong>una</strong> <strong>proposta</strong> <strong>che</strong> mira, al contrario, ad un<br />
ampliamento della selezione testuale da proporre per ciascun autore).<br />
•La seconda caratteristica <strong>che</strong> salta agli occhi riguarda la sistemazione dei brani scelti all’interno delle pagine: questa<br />
segue un criterio ormai entrato nella “mentalità” dei curatori dei sussi<strong>di</strong>ari dei linguaggi, ossia quello della sud<strong>di</strong>visione<br />
dei brani per “tipologie testuali”.<br />
Quella delle “tipologie testuali” è <strong>di</strong>ventata con gli anni <strong>una</strong> “moda” in voga nelle scuole, introdotta appunto<br />
dall’e<strong>di</strong>toria scolastica e originata, probabilmente, da un’interpretazione un po’ forzata dei Nuovi Programmi: qui, in<br />
effetti, si danno in<strong>di</strong>cazioni ai docenti in merito alla <strong>di</strong>dattica della scrittura, <strong>che</strong> deve tener conto dei <strong>di</strong>versi generi<br />
testuali (si <strong>di</strong>ce <strong>che</strong> gli alunni debbano saper “produrre testi <strong>di</strong> tipo descrittivo, narrativo e argomentativo”).<br />
Le case e<strong>di</strong>trici scolasti<strong>che</strong> hanno, così, concentrato sempre <strong>di</strong> più i loro sforzi per realizzare libri <strong>che</strong> mostrassero ai<br />
bambini, con evidenza e imme<strong>di</strong>atezza, le caratteristi<strong>che</strong> peculiari dei testi <strong>di</strong> tipo descrittivo, narrativo e argomentativo,<br />
passando an<strong>che</strong> per quelle dei testi poetici, dei testi informativi e dei testi regolativi.<br />
Ecco <strong>che</strong> sono entrate in scena, quin<strong>di</strong>, le “tipologie testuali”: la selezione dei testi da inserire nel sussi<strong>di</strong>ario dei<br />
linguaggi viene fatta in base all’esigenza <strong>di</strong> “catalogare” i testi stessi, o meglio, <strong>di</strong> eti<strong>che</strong>ttarli. Ne consegue un’opera <strong>di</strong><br />
riduzione e, soprattutto, <strong>di</strong> adattamento, <strong>che</strong> ritaglia dai libri della letteratura per l’infanzia soltanto quei pezzi (o<br />
descrittivi o narrativi o argomentativi) <strong>che</strong> “servono” per far vedere (e <strong>non</strong> scoprire) ai bambini quali siano le tecni<strong>che</strong><br />
utili a descrivere, a narrare e ad argomentare.<br />
Dalla <strong>lettura</strong> alla scrittura: è proprio questo il passaggio dell’attenzione e<strong>di</strong>toriale e scolastica <strong>che</strong> purtroppo si è<br />
verificato.<br />
Ci si preoccupa essenzialmente dell’appren<strong>di</strong>mento della scrittura, fin dalla prima classe della scuola primaria: ma<br />
prima <strong>di</strong> imparare a scrivere i bambini dovrebbero imparare a leggere; <strong>non</strong> è naturale il fatto <strong>che</strong> l’insegnamento della<br />
scrittura preceda (come invece, ormai, troppo spesso accade) il processo <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento-insegnamento della <strong>lettura</strong>.<br />
Per imparare a leggere si dovrebbe attraversare tutta <strong>una</strong> serie <strong>di</strong> stimoli motivanti, <strong>che</strong> <strong>di</strong> certo <strong>non</strong> risiedono nelle<br />
premature esercitazioni <strong>di</strong> scrittura, o <strong>di</strong> sillabazione, solitamente fatte “eseguire” dagli insegnanti agli alunni: ci si<br />
dovrebbe rivolgere <strong>di</strong>rettamente alla letteratura per l’infanzia, alle storie e alle filastroc<strong>che</strong> dei libri e degli albi illustrati;<br />
si dovrebbe dare rilievo alla <strong>lettura</strong> espressiva e animata fatta dagli insegnanti e, quin<strong>di</strong>, all’ascolto, ma an<strong>che</strong> al gusto<br />
per la scoperta <strong>che</strong> passa per il gioco linguistico e per l’invenzione…<br />
Altro imperativo a cui rispondono gli attuali sussi<strong>di</strong>ari dei linguaggi (ma, lo ripeto, an<strong>che</strong> i volumi linguistici de<strong>di</strong>cati<br />
alle prime, seconde e terze classi) è quello dell’imme<strong>di</strong>atezza: qui un ruolo fondamentale è giocato dalla grafica, <strong>che</strong><br />
mira a mettere in evidenza il più possibile e subito ciò <strong>che</strong>, invece, sarebbe opportuno <strong>che</strong> l’alunno scoprisse pian piano<br />
in un autentico processo <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento-insegnamento, in cui le forze del bambino e quelle dell’adulto si fondono per<br />
dare colore e vita alle attività <strong>di</strong>datti<strong>che</strong>.<br />
Nel caso specifico dei sussi<strong>di</strong>ari dei linguaggi è proprio la sud<strong>di</strong>visione delle tipologie testuali ad essere messa in<br />
risalto, tramite espe<strong>di</strong>enti grafici <strong>che</strong> creano delle sezioni de<strong>di</strong>cate per ciasc<strong>una</strong> tipologia: il ruolo della titolazione<br />
<strong>di</strong>venta perciò molto importante.<br />
Rimando al secondo capitolo ulteriori riflessioni sull’uso/abuso <strong>di</strong> queste tipologie testuali; mi soffermo, invece, sulle<br />
riflessioni <strong>di</strong> Lia Cappelletti, facente parte della redazione Atlas per la scuola primaria, la quale ha gentilmente risposto<br />
a due mie domande (<strong>che</strong> ho inviato a <strong>una</strong> decina <strong>di</strong> case e<strong>di</strong>trici scolasti<strong>che</strong>… ma le risposte le ho ricevute soltanto da<br />
lei).<br />
Le domande sono le seguenti:<br />
1. Quali sono le priorità <strong>che</strong> seguite per la realizzazione dei sussi<strong>di</strong>ari dei linguaggi per la scuola primaria? Mi spiego<br />
meglio: a quali caratteristi<strong>che</strong> questi testi scolastici <strong>non</strong> possono rinunciare?<br />
2. Siete sod<strong>di</strong>sfatti, globalmente, dei sussi<strong>di</strong>ari dei linguaggi da voi finora realizzati? Oppure avete in mente delle<br />
mo<strong>di</strong>fi<strong>che</strong> sostanziali?<br />
Ecco le “riflessioni” (la stessa Lia Cappelletti ha così denominato il file inviatomi lo scorso <strong>di</strong>cembre) ricevute in<br />
risposta alla mia mail: le trascrivo integralmente, evidenziando però in giallo le parole su cui subito dopo intendo porre<br />
l’accento.<br />
Prima <strong>di</strong> tutto stiamo parlando dei sussi<strong>di</strong>ari dei linguaggi, quin<strong>di</strong> delle classi del secondo biennio della scuola primaria,<br />
le classi 4 a e 5 a .<br />
Diciamo <strong>che</strong> negli ultimi anni esiste <strong>una</strong> struttura del sussi<strong>di</strong>ario dei linguaggi <strong>che</strong>, <strong>non</strong>ostante vari e <strong>di</strong>versi tentativi<br />
(peraltro poco convincenti), si è consolidata attraverso un percorso per tipologie testuali. Quin<strong>di</strong> la <strong>proposta</strong> <strong>di</strong>dattica si<br />
plasma all’interno dei <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> testo, come lei sicuramente avrà già sperimentato nella sua esperienza <strong>di</strong><br />
insegnante.
Lei chiede quali sono gli aspetti irrinunciabili nella realizzazione <strong>di</strong> un sussi<strong>di</strong>ario dei linguaggi affinché possa essere<br />
considerato un valido strumento sia per l’alunno sia per l’insegnante. Una risposta apparentemente semplice potrebbe<br />
essere la chiarezza all’interno <strong>di</strong> <strong>una</strong> <strong>proposta</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà progressiva per guidare il ragazzo all’appropriazione stabile<br />
delle abilità fondamentali.<br />
L’acquisizione <strong>di</strong> “buone abitu<strong>di</strong>ni” nell’esercizio delle quattro abilità della lingua è <strong>di</strong> fondamentale importanza, ancor<br />
prima della memorizzazione <strong>di</strong> termini specifici o dell’elaborazione <strong>di</strong> categorie del pensiero astratto, operazioni <strong>che</strong><br />
vengono comunque mutuate dall’uso via via più consapevole degli strumenti della comunicazione.<br />
Quello <strong>che</strong> ci preme essenzialmente (e qui implicitamente rispon<strong>di</strong>amo alla sua seconda domanda) è mettere a fuoco<br />
sempre <strong>di</strong> più nel percorso educativo i no<strong>di</strong> cruciali intorno ai quali ruota l’acquisizione delle abilità linguisti<strong>che</strong><br />
fornendo occasioni per la riflessione dell’alunno sui propri progressi e per la valutazione oggettiva degli stessi.<br />
Parola chiave per noi è attivare:<br />
nella lingua parlata<br />
attivare automatismi secondo le regole sociali nel rispetto dei vari toni e registri comunicativi;<br />
attivare la padronanza del metodo per esporre;<br />
attivare l’uso <strong>di</strong> parole nuove attraverso l’arricchimento del vocabolario personale.<br />
Nell’ascolto<br />
attivare abitu<strong>di</strong>ni finalizzate alla fruizione attiva;<br />
attivare atteggiamenti <strong>di</strong> rispetto secondo le convenzioni sociali;<br />
attivare la conoscenza <strong>di</strong> strategie per ricordare.<br />
Nella <strong>lettura</strong><br />
attivare modalità <strong>di</strong>verse secondo lo scopo;<br />
attivare strategie per la comprensione e l’analisi dei testi;<br />
attivare l’interesse rispetto ai <strong>di</strong>versi generi testuali.<br />
Nella scrittura<br />
attivare la conoscenza <strong>di</strong> strategie <strong>di</strong> autocorrezione;<br />
attivare l’acquisizione <strong>di</strong> modelli;<br />
attivare le capacità <strong>di</strong> intervenire sui modelli secondo i propri scopi e la propria sensibilità per mo<strong>di</strong>ficarli e adattarli alle<br />
esigenze e alle capacità comunicative personali.<br />
Tutto questo <strong>non</strong> deve però prescindere dallo scopo per noi principe: il piacere della <strong>lettura</strong>.<br />
Una scelta antologica nuova e <strong>una</strong> <strong>proposta</strong> grafica allettante sono imprescin<strong>di</strong>bili per gli occhi dei ragazzi ormai<br />
abituati a proposte iconi<strong>che</strong> molto sofisticate e <strong>di</strong>versificate insieme all’attenzione per i materiali on line o su supporti<br />
multime<strong>di</strong>ali per attivare (ecco <strong>che</strong> ritorna la nostra parola chiave) l’interesse degli alunni. 11<br />
Tali riflessioni confermano quanto finora detto in merito alla ra<strong>di</strong>cale trasformazione del <strong>libro</strong> <strong>di</strong> <strong>lettura</strong> in sussi<strong>di</strong>ario<br />
(sebbene “dei linguaggi”… sempre <strong>di</strong> “sussi<strong>di</strong>ario” si tratta): c’è un dato <strong>di</strong> fatto <strong>che</strong> dovrebbe imporsi all’attenzione<br />
stessa del mondo dell’e<strong>di</strong>toria scolastica, per funzionare poi da stimolo verso il miglioramento, ed è proprio lo<br />
spostamento dell’asse attorno cui, oggi, ruota l’attività e<strong>di</strong>toriale per la scuola primaria.<br />
Quest’ultima, infatti, ormai da un ventennio, si dà da fare per creare percorsi educativo-<strong>di</strong>dattici, offrendo proposte<br />
operative precise e ben mirate: essenzialmente, l’e<strong>di</strong>toria scolastica (<strong>non</strong> so con quanta consapevolezza) si sta<br />
sostituendo alla scuola.<br />
Quando si parla esplicitamente <strong>di</strong> “<strong>proposta</strong> <strong>di</strong>dattica” <strong>che</strong> mira a “guidare il ragazzo all’appropriazione stabile delle<br />
abilità fondamentali”, affermando <strong>di</strong> voler “attivare l’interesse degli alunni”, in fondo si vorrebbe fare la parte del<br />
docente: credo sia esattamente questo l’errore principale da evitare; il <strong>libro</strong> <strong>di</strong> testo, a mio avviso, dovrebbe essere uno<br />
dei tanti strumenti <strong>di</strong> cui sia gli alunni sia gli insegnanti possano usufruire.<br />
Lia Cappelletti riporta le quattro abilità fondamentali della lingua italiana (parlare, ascoltare, leggere, scrivere) quali<br />
centri d’interesse su cui concentrare le proposte operative del sussi<strong>di</strong>ario dei linguaggi: si vuole <strong>che</strong> gli alunni<br />
“facciano”, “operino”, e quin<strong>di</strong> ascoltino, parlino, leggano, scrivano… Ma <strong>non</strong> si considera il fatto <strong>che</strong> tutto ciò a scuola<br />
si debba fare “in situazione”: racchiudendo in un <strong>libro</strong> uguale per tutti le attività <strong>che</strong>, invece, devono scaturire<br />
dall’effettiva esperienza quoti<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> ciasc<strong>una</strong> classe, e <strong>di</strong> ciascun alunno all’interno della classe, <strong>non</strong> si fa altro <strong>che</strong><br />
preconfezionare l’insegnamento e l’appren<strong>di</strong>mento.<br />
Tutto quello <strong>di</strong> cui parla Lia Cappelletti è giusto soltanto se rapportato alla vita scolastica, unica e irripetibile, <strong>di</strong> ogni<br />
classe: ecco perché, allora, i sussi<strong>di</strong>ari dei linguaggi, così come sono, <strong>non</strong> hanno ragione <strong>di</strong> esistere…<br />
Quello <strong>che</strong> da lei stessa (ma in calce) viene in<strong>di</strong>cato come “lo scopo principe” del sussi<strong>di</strong>ario dei linguaggi, ossia il<br />
piacere della <strong>lettura</strong>, <strong>non</strong> può essere trasmesso da un <strong>libro</strong> <strong>di</strong> testo <strong>che</strong> fa domande e <strong>che</strong> riduce il testo letterario a<br />
facilitatore dell’acquisizione delle abilità fondamentali della lingua.<br />
11 Risposta ricevuta via e-mail da Lia Cappelletti, della redazione per la scuola primaria Atlas, il giorno 30 <strong>di</strong>cembre<br />
2011.
3. La pubblicizzazione dei sussi<strong>di</strong>ari dei linguaggi da parte delle case e<strong>di</strong>trici<br />
In questo paragrafo passo la parola, quasi interamente, alle case e<strong>di</strong>trici scolasti<strong>che</strong>: le varie pubblicizzazioni dei<br />
sussi<strong>di</strong>ari dei linguaggi, ma an<strong>che</strong> degli altri volumi dell’area linguistico-espressiva, <strong>che</strong> si possono facilmente trovare<br />
in rete e <strong>che</strong> entrano nelle scuole an<strong>che</strong> su supporti cartacei, svolgono in maniera egregia <strong>una</strong> funzione <strong>di</strong> sostegno della<br />
mia tesi. Già <strong>di</strong> per sé, infatti, <strong>non</strong> fanno <strong>che</strong> avvalorare l’idea <strong>che</strong> il <strong>libro</strong> <strong>di</strong> testo voglia svolgere in pieno le funzioni <strong>di</strong><br />
me<strong>di</strong>azione <strong>che</strong> spettano al docente. Qualsiasi ulteriore commento appare superfluo, ridondante.<br />
Dal sito della casa e<strong>di</strong>trice Raffaello: