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Omelia per la Celebrazione del Corpus Domini Altamura, 29 maggio 2005 Schema Dt 8, 2-3.14-16 Sal 147 1Cor 10, 16-17 Gv 6, 51-58 Celebriamo la Solennità del Corpus Domini nel cuore della settimana del Congresso Eucaristico Nazionale. Tema del congresso è: “Sine dominico non possumus”: senza tutto quello che la domenica è; senza tutto quello che la domenica significa, contiene ed esprime… non possiamo essere cristiani. Non esistono veri cristiani senza domenica, perché non si può vivere da cristiani se non si vive la domenica. Come la vita fisica ha bisogno di respirare, bere, mangiare, dormire, così la vita dello spirito (la fede, la vita cristiana) è impossibile senza il giorno del Signore e senza l’Eucaristia. Questo rapporto tra fede e Giorno del Signore lo aveva compreso bene il popolo di Israele: “Mosè parlò al popolo dicendo: Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto… Non dimenticare il Signore tuo Dio che ti ha fatto uscire dal Paese di Egitto, dalla condizione servile… Ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima… Nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi Padri” (1 a Lettura: Dt 8, 2 ss.). Per non dimenticare i segni della presenza e dell’azione di Dio nel passato, e per sentirne la provvidenza e la vicinanza nel presente difficile, il popolo di Israele deve dare somma importanza al sabato, per riposarsi e ricordare. Non esiste un vero Israelita senza il sabato. Scrive Giovanni Paolo II: “Si ponga un impegno speciale nel riscoprire e vivere pienamente la Domenica come giorno del Signore e giorno della Chiesa” (Mane nobiscum Domine, 23). “È proprio nella Messa domenicale, infatti, che i cristiani rivivono in modo particolarmente intenso l’esperienza fatta dagli Apostoli 33

33 la sera di Pasqua, quando il Risorto si manifestò ad essi riuniti insieme” (Dies Domini, 21). Sine dominico… non c’è presenza reale di Cristo “L’Eucaristia, dice il Papa, è mistero di presenza, per mezzo del quale si realizza in modo sommo la promessa di Gesù di restare con noi fino alla fine del mondo”. “Per questo la fede ci chiede di stare davanti all’Eucaristia con la consapevolezza che siamo davanti a Cristo stesso” (MND, 16). Gesù è stato chiaro e fermo nella promessa e nella istituzione. Nel Vangelo di Giovanni Egli dice: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo”. “La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, dimora in me ed io in Lui”. “Chi mangia questo pane vivrà in eterno”. E Paolo ricorda ai Corinzi (2 a Lettura): “Il calice che benediciamo è comunione col sangue di Cristo”. “Il pane che spezziamo è comunione col corpo di Cristo”. Sine dominico… non c’è comunione con Cristo “Ricevere l’Eucaristia è entrare in comunione profonda con Gesù […] Questo rapporto di intima e reciproca «permanenza» ci consente di anticipare, in qualche modo, il cielo sulla terra” […] La comunione eucaristica ci è data per «saziarci» di Dio su questa terra, in attesa dell’appagamento pieno del cielo” (MND, 19). Sine dominico… non c’è Chiesa, né comunione ecclesiale “La Chiesa è il corpo di Cristo: si cammina «con Cristo» nella misura in cui si è in rapporto «con il suo Corpo» […] è proprio l’unico Pane Eucaristico che ci rende un corpo solo […] Nel mistero eucaristico Gesù edifica la Chiesa come comunione” (MND, 20). “In ogni Messa siamo chiamati a misurarci con l’ideale di comunione che il libro degli Atti degli Apostoli tratteggia come modello per la Chiesa di sempre” (MND, 22).

33<br />

la sera di Pasqua, quando il Risorto si manifestò ad essi riuniti <strong>insieme</strong>”<br />

(Dies Domini, 21).<br />

Sine dominico… non c’è presenza reale di Cristo<br />

“L’Eucaristia, dice il Papa, è mistero di presenza, per mezzo del quale<br />

si realizza in modo sommo la promessa di Gesù di restare con noi fino<br />

alla fine del mondo”. “Per questo la fede ci chiede di stare davanti all’Eucaristia<br />

con la consapevolezza che siamo davanti a Cristo stesso”<br />

(MND, 16).<br />

Gesù è stato chiaro e fermo nella promessa e nella istituzione. Nel<br />

Vangelo di Giovanni Egli dice: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo”.<br />

“La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la<br />

mia carne e beve il mio sangue, dimora in me ed io in Lui”. “Chi mangia<br />

questo pane vivrà in eterno”.<br />

E Paolo ricorda ai Corinzi (2 a Lettura): “Il calice che benediciamo è<br />

comunione col sangue di Cristo”. “Il pane che spezziamo è comunione<br />

col corpo di Cristo”.<br />

Sine dominico… non c’è comunione con Cristo<br />

“Ricevere l’Eucaristia è entrare in comunione profonda con Gesù<br />

[…] Questo rapporto di intima e reciproca «permanenza» ci consente<br />

di anticipare, in qualche modo, il cielo sulla terra” […] La comunione<br />

eucaristica ci è data per «saziarci» di Dio su questa terra, in attesa dell’appagamento<br />

pieno del cielo” (MND, 19).<br />

Sine dominico… non c’è Chiesa, né comunione ecclesiale<br />

“La Chiesa è il corpo di Cristo: si cammina «con Cristo» nella misura<br />

in cui si è in rapporto «con il suo Corpo» […] è proprio l’unico Pane<br />

Eucaristico che ci rende un corpo solo […] Nel mistero eucaristico Gesù<br />

edifica la Chiesa come comunione” (MND, 20).<br />

“In ogni Messa siamo chiamati a misurarci con l’ideale di comunione<br />

che il libro degli Atti degli Apostoli tratteggia come modello per la Chiesa<br />

di sempre” (MND, 22).

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