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11.06.2013 Views

Prepariamo il futuro Fra sette anni, se il Signore mi darà vita, si concluderà il mio servizio episcopale. Nel 2012, i sacerdoti che avranno superato ottanta anni saranno 23; 11 attuali parroci avranno più di 75 anni. Su una media costante di 70 sacerdoti diocesani, nel 2012, 39 sacerdoti avranno superato la soglia dei 60 anni. È vero che il Signore susciterà altre vocazioni e manderà altri operai nella Sua Messe. Ma ora dobbiamo chiederci quale cultura pastorale, quale profumo di Chiesa, quale spirito di comunione, quale spinta missionaria stiamo coltivando per le nuove generazioni di preti e di laici pastoralmente impegnati. Senza volerlo e senza accorgersene, nel bene e nel male, chi è più avanti negli anni fa scuola di vita. Dobbiamo allargare gli spazi interiori di accoglienza reciproca; dobbiamo valorizzare i talenti di ognuno; dobbiamo condividere, specialmente con i confratelli con cui operiamo, progetti, responsabilità, gioie, dolori; dobbiamo saperci mettere da parte quando le forze diventano impari o quando l’obbedienza ce lo chiede. “Obbedendo per amore, scrive Giovanni Paolo II nella Lettera ai Sacerdoti per il Giovedì Santo, rinunciando magari a legittimi spazi di libertà, quando si tratta di aderire all’autorevole discernimento dei Vescovi, il Sacerdote attua nella propria carne quel «prendete e mangiate» con cui Cristo, nell’ultima Cena affidò se stesso alla Chiesa” (n. 3). Se, come ripeteremo nelle promesse sacerdotali, ci lasciamo guidare non dall’amore verso noi stessi, ma dall’amore di Dio e dei fratelli, non faremo fatica a diventare apostoli e promotori di unità; sentiremo fortemente la chiamata a dare un volto missionario alla nostra Chiesa; e voi, fatti da Cristo “Regno di sacerdoti per il suo Dio e padre” (Ap 1, 6), riceverete stima da quelli che vi vedranno, perché siete davvero “stirpe che il Signore ha benedetto” (Is 61, 9). “A lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen” (Ap 1, 6). 331

332 Omelia per la Solenne Concelebrazione in suffragio di Giovanni Paolo II Cattedrale di Altamura 4 aprile 2005 Festa traslata dell’Annunciazione Is 7, 10-14 Sal 39 Eb 10, 4-10 Lc 1, 26-38 La Solennità dell’Annunciazione è la festa che celebra il mistero grande dell’Incarnazione del Figlio di Dio; è la festa del grande “si” con cui Maria ha collaborato alla salvezza del mondo; è la festa della potenza e della presenza dello Spirito Santo che ha dato il via, nel grembo di Maria, alla realizzazione del progetto di amore del Padre. È particolarmente provvidenziale e significativo per la nostra Diocesi vivere questa Solenne Concelebrazione in suffragio di Giovanni paolo II, perché egli è stato il grande messaggero del Cristo redentore dell’uomo; è stato figlio devotissimo di Maria; è stato, nella sua vita privata e nel suo alto ministero, costantemente e docilmente in ascolto dello Spirito. Le riflessioni che vi offro in questa omelia sono i sentimenti provati nell’intimo stando, in questi giorni, in preghiera per il Papa. Pescatore di tutti i mari Giovanni Paolo II ha gettato la rete di Pietro in tutti i mari del mondo: è stato “l’apostolo delle genti” del 2000; con i suoi 104 viaggi fuori dall’Italia ha fatto 31 volte il giro del mondo. È entrato nelle sedi delle Organizzazioni Internazionali, nei Parlamenti, nelle Università, nelle sinagoghe, nelle moschee, nelle chiese evangeliche, nelle carceri, nei lebbrosari, nelle fabbriche, nelle più remote e diseredate terre di missione. Ha letteralmente “scongelato” Dittatori, ha stretto la mano a Governanti di Paesi atei, ha abbracciato bambini, Teresa di Calcutta, giovani, lebbrosi, disabili.

Prepariamo il futuro<br />

Fra sette anni, se il Signore mi darà vita, si concluderà il mio servizio<br />

episcopale.<br />

Nel 2012, i sacerdoti che avranno superato ottanta anni saranno 23;<br />

11 attuali parroci avranno più di 75 anni.<br />

Su una media costante di 70 sacerdoti diocesani, nel 2012, 39 sacerdoti<br />

avranno superato la soglia dei 60 anni.<br />

È vero che il Signore susciterà altre vocazioni e manderà altri operai<br />

nella Sua Messe. Ma ora dobbiamo chiederci quale cultura pastorale,<br />

quale profumo di Chiesa, quale spirito di comunione, quale spinta missionaria<br />

stiamo coltivando per le nuove generazioni di preti e di laici<br />

pastoralmente impegnati.<br />

Senza volerlo e senza accorgersene, nel bene e nel male, chi è più<br />

avanti negli anni fa scuola di vita.<br />

Dobbiamo allargare gli spazi interiori di accoglienza reciproca; dobbiamo<br />

valorizzare i talenti di ognuno; dobbiamo condividere, specialmente<br />

con i confratelli con cui operiamo, progetti, responsabilità, gioie,<br />

dolori; dobbiamo saperci mettere da parte quando le forze diventano impari<br />

o quando l’obbedienza ce lo chiede.<br />

“Obbedendo per amore, scrive Giovanni Paolo II nella Lettera ai<br />

Sacerdoti per il Giovedì Santo, rinunciando magari a legittimi spazi di<br />

libertà, quando si tratta di aderire all’autorevole discernimento dei Vescovi,<br />

il Sacerdote attua nella propria carne quel «prendete e mangiate»<br />

con cui Cristo, nell’ultima Cena affidò se stesso alla Chiesa” (n. 3).<br />

Se, come ripeteremo nelle promesse sacerdotali, ci lasciamo guidare<br />

non dall’amore verso noi stessi, ma dall’amore di Dio e dei fratelli, non<br />

faremo fatica a diventare apostoli e promotori di unità; sentiremo fortemente<br />

la chiamata a dare un volto missionario alla nostra Chiesa; e voi,<br />

fatti da Cristo “Regno di sacerdoti per il suo Dio e padre” (Ap 1, 6), riceverete<br />

stima da quelli che vi vedranno, perché siete davvero “stirpe che<br />

il Signore ha benedetto” (Is 61, 9). “A lui la gloria e la potenza nei secoli<br />

dei secoli. Amen” (Ap 1, 6).<br />

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