camminare insieme - Diocesi Altamura - Gravina - Acquaviva delle ...

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11.06.2013 Views

tà che è Cristo Risorto; non viene di propria iniziativa, ma per obbedienza accettata con amore. Facendo mia l’espressione di S. Ignazio di Antiochia, vi auguro di sentirvi sempre uniti a lui come le corde alla cetra. Se permetterete allo Spirito di far vibrare le corde dei vostri cuori al vento della carità, si sprigionerà la melodia della comunione fraterna, ecclesiale e pastorale. Noi della Diocesi Madre di Mons. Castoro, accompagnandolo nel suo ingresso nella sua Diocesi, vogliamo ancora una volta testimoniare a lui e alla Chiesa che gli è stata affidata, la nostra stima, l’affetto, la vicinanza spirituale e la condivisione del giudizio espresso dal Santo Padre Benedetto XVI nella Bolla di nomina: (Sacerdote) “ornato di riconosciute doti di mente e di cuore”. Ora che un figlio di Altamura è fra voi come Pastore, le Diocesi di Oria e di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti sono unite da un legame più stretto di fraternità e di carità, che si esprimerà innanzitutto nella preghiera perché lo Spirito illumini, fortifichi e sostenga Mons. Castoro, e la Vergine Assunta e San Barsanofio lo confortino e lo custodiscano nel cammino. 2 3

2 4 Fratelli e sorelle in Cristo, Carissimi amici. * * * Omelia di S.E. Mons. Michele Castoro 1. Vengo in mezzo a voi nel nome del Signore, In nomine Iesu, e a tutti rivolgo il cristiano saluto della Pace. Quasi impaziente di venire tra voi, come scriveva l’Apostolo Paolo ai Romani (Rm 15, 22), questi due mesi di attesa mi sono sembrati persino lunghi. La impazienza nasceva dal desiderio di venire presto fra voi, che siete la Chiesa alla quale la bontà del Santo Padre mi ha inviato: Chiesa in Oria, che già tanto amo con quell’amore messo nel mio cuore per voi dal Signore che mi vuole vostro Pastore e Padre. Un incontro, questo, atteso e preparato nella preghiera. Non posso, infatti, non sentire il peso e la responsabilità che comporta l’impegnativo e gravoso ministero episcopale in momenti tanto delicati della vita civile, sociale ed ecclesiale, per la complessità dei problemi del mondo d’oggi, segnato da grandi novità ma anche da grandi sfide. Sono sempre più evidenti i gravi problemi che riguardano la ricostruzione del tessuto cristiano della società, nella quale la fede cristiana è posta a confronto con le istanze della secolarizzazione e della modernità, del consumismo e del soggettivismo morale. Ma la toccante pagina della Scrittura, che ci è stata ora proclamata, può consentirci la trepidazione, ma mai lo sgomento o la paura. Ognuno di noi sa chi è colui “che abbiamo seguito” dopo aver lasciato tutto (cfr. Mt 19, 27-29): è Gesù di Nazareth, l’Emmanuele, che ci ha assicurato di essere con noi fino alla fine del mondo. Anche noi, che abbiamo fatto l’esperienza della fede, possiamo dire con San Paolo: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita che vivo nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che ha dato se stesso per me” (Gal 2, 19-20). 2. Oltre a questi motivi di fede, ho avuto, in questo tempo di attesa, il conforto della vostra accogliente bontà. Ho pregustato di poter vivere con ognuno di voi quella “comunione”, cioè quella partecipazione

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Fratelli e sorelle in Cristo,<br />

Carissimi amici.<br />

* * *<br />

Omelia<br />

di S.E. Mons. Michele Castoro<br />

1. Vengo in mezzo a voi nel nome del Signore, In nomine Iesu, e a<br />

tutti rivolgo il cristiano saluto della Pace.<br />

Quasi impaziente di venire tra voi, come scriveva l’Apostolo Paolo ai<br />

Romani (Rm 15, 22), questi due mesi di attesa mi sono sembrati persino<br />

lunghi. La impazienza nasceva dal desiderio di venire presto fra voi, che<br />

siete la Chiesa alla quale la bontà del Santo Padre mi ha inviato: Chiesa<br />

in Oria, che già tanto amo con quell’amore messo nel mio cuore per voi<br />

dal Signore che mi vuole vostro Pastore e Padre.<br />

Un incontro, questo, atteso e preparato nella preghiera.<br />

Non posso, infatti, non sentire il peso e la responsabilità che comporta<br />

l’impegnativo e gravoso ministero episcopale in momenti tanto delicati<br />

della vita civile, sociale ed ecclesiale, per la complessità dei problemi<br />

del mondo d’oggi, segnato da grandi novità ma anche da grandi sfide.<br />

Sono sempre più evidenti i gravi problemi che riguardano la ricostruzione<br />

del tessuto cristiano della società, nella quale la fede cristiana è posta<br />

a confronto con le istanze della secolarizzazione e della modernità, del<br />

consumismo e del soggettivismo morale.<br />

Ma la toccante pagina della Scrittura, che ci è stata ora proclamata,<br />

può consentirci la trepidazione, ma mai lo sgomento o la paura. Ognuno<br />

di noi sa chi è colui “che abbiamo seguito” dopo aver lasciato tutto (cfr.<br />

Mt 19, 27-29): è Gesù di Nazareth, l’Emmanuele, che ci ha assicurato<br />

di essere con noi fino alla fine del mondo. Anche noi, che abbiamo<br />

fatto l’esperienza della fede, possiamo dire con San Paolo: “Sono stato<br />

crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me.<br />

Questa vita che vivo nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio,<br />

che ha dato se stesso per me” (Gal 2, 19-20).<br />

2. Oltre a questi motivi di fede, ho avuto, in questo tempo di attesa,<br />

il conforto della vostra accogliente bontà. Ho pregustato di poter vivere<br />

con ognuno di voi quella “comunione”, cioè quella partecipazione

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