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La Vergine Assunta, Sant’Irene, San Michele Arcangelo, Sant’Eustachio, i Santi Medici e San Barsanofio ti custodiscano e ti guidino. * * * Omelia di S.E. il Card. Giovanni Battista Re L’immagine del Buon Pastore – di cui parla il Vangelo or ora proclamato – dice forse poco alla mentalità del nostro tempo industrializzato, ma per gli ascoltatori di Gesù, che avevano dimestichezza con greggi e armenti, aveva grande eloquenza. È un’immagine che dipinge bene i compiti e lo stile di vita di un Vescovo. È l’immagine che questa sera parla con incisività ai nostri cuori, mentre davanti a questa splendida Cattedrale, monumento di fede e di arte, siamo riuniti per l’ordinazione episcopale di un figlio di questa terra, Mons. Michele Castoro. Per la diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti l’elevazione di un suo sacerdote a Vescovo di una diocesi sorella è anche un’esaltazione delle numerose vocazioni sacerdotali e religiose che questa diocesi ha saputo esprimere e che hanno le loro radici nella fede e nella vita cristiana delle famiglie di questa terra pugliese. Caro Mons. Michele, mediante l’imposizione delle mani e l’invocazione dello Spirito Santo tu diventerai Successore degli Apostoli e sarai inserito nel Collegio dei Vescovi. Le mie mani e quelle dei Vescovi presenti, che si protenderanno sul tuo capo, continueranno quella lunghissima catena attraverso la quale si risale nei secoli e si giunge fino a Cristo. La successione apostolica, che collega la Chiesa di oggi con quella degli Apostoli, corre su questa ininterrotta serie di mani protese nel solenne rito dell’ordinazione episcopale, a garanzia di una presenza divina, che continua a produrre nella Chiesa frutti di salvezza e costituisce il nuovo Vescovo segno vivente del Cristo. La preghiera, che accompagna questo gesto, invoca lo Spirito Santo perché sia lui ad operare nel nuovo Vescovo e a condurlo nel suo ministero pastorale. Tale preghiera si conclude dicendo: “O Padre, che conosci i segreti dei cuori, concedi a questo tuo servo, da te eletto all’episcopato, di pa- 2 3
2 4 scere il tuo gregge e di compiere in modo irreprensibile la missione del sommo sacerdozio”. Nel rito dell’ordinazione vi è poi un gesto molto significativo: al candidato viene posto sul capo il libro dei Vangeli, per indicare che nel suo ministero il Vescovo sarà sottoposto alla Parola di Dio e dovrà lasciarsi impregnare dalla Parola di Dio per annunciarla agli altri. Il libro dei Vangeli aperto sopra il capo dell’ordinando, ricorda che la Parola di Dio è il cuore della missione del Vescovo, il quale è chiamato a comunicare il Vangelo, a testimoniarlo con coraggio ed a viverlo nella sua vita. Il Vescovo infatti è, innanzi tutto, maestro della fede. Certo un Vescovo oggi deve occuparsi di tante cose. È chiamato spesso a portare pesi gravi perché molti ricorrono a lui per chiedere aiuto, sostegno e conforto, e deve assumere sempre molti impegni. Ma ciò non può distoglierlo dal servizio fondamentale di essere maestro della fede e araldo della Parola di Dio. Il Vescovo è chiamato ad illuminare e a trasmettere la verità: nelle nebbie dei dubbi, delle inquietudini e del relativismo di oggi, il popolo di Dio desidera conoscere che cosa insegna la Chiesa cattolica per poter ancora credere insieme con lei. Il Vescovo inoltre deve prodigarsi, personalmente e mediante i sacerdoti, per la santificazione dell’intero popolo di Dio, facendo in modo che la diocesi sia casa e scuola di preghiera, che attinge dai sacramenti la luce e la forza per vivere in pienezza e con coerenza il messaggio del Vangelo. Il Vescovo è poi pastore, cioè padre e guida spirituale di quanti sono a lui affidati. Di tale compito è segno eloquente il pastorale, che viene consegnato al neo-consacrato con la raccomandazione: “Abbi cura dell’intero gregge nel quale lo Spirito Santo ti ha posto come Vescovo per reggere la Chiesa di Dio”. Nel compiere il tuo ministero pastorale, caro Mons. Michele, è alla suggestiva immagine del Buon Pastore che tu dovrai continuamente ispirarti. Ad essa dovrà intonarsi ogni tua scelta e nel tuo comportamento dovrai esprimere “i tratti del Buon Pastore”. Questi semplici accenni ci dicono quali compiti ingenti rechi con sé l’elevazione all’episcopato. È certamente una responsabilità grande e talvolta un peso che sembra schiacciante. Ma al nuovo Vescovo sia di
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La Vergine Assunta, Sant’Irene, San Michele Arcangelo, Sant’Eustachio,<br />
i Santi Medici e San Barsanofio ti custodiscano e ti guidino.<br />
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Omelia<br />
di S.E. il Card. Giovanni Battista Re<br />
L’immagine del Buon Pastore – di cui parla il Vangelo or ora proclamato<br />
– dice forse poco alla mentalità del nostro tempo industrializzato,<br />
ma per gli ascoltatori di Gesù, che avevano dimestichezza con greggi e<br />
armenti, aveva grande eloquenza.<br />
È un’immagine che dipinge bene i compiti e lo stile di vita di un<br />
Vescovo. È l’immagine che questa sera parla con incisività ai nostri<br />
cuori, mentre davanti a questa splendida Cattedrale, monumento di fede<br />
e di arte, siamo riuniti per l’ordinazione episcopale di un figlio di questa<br />
terra, Mons. Michele Castoro.<br />
Per la diocesi di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong> <strong>delle</strong> Fonti l’elevazione<br />
di un suo sacerdote a Vescovo di una diocesi sorella è anche<br />
un’esaltazione <strong>delle</strong> numerose vocazioni sacerdotali e religiose che<br />
questa diocesi ha saputo esprimere e che hanno le loro radici nella fede<br />
e nella vita cristiana <strong>delle</strong> famiglie di questa terra pugliese.<br />
Caro Mons. Michele, mediante l’imposizione <strong>delle</strong> mani e l’invocazione<br />
dello Spirito Santo tu diventerai Successore degli Apostoli e sarai<br />
inserito nel Collegio dei Vescovi.<br />
Le mie mani e quelle dei Vescovi presenti, che si protenderanno sul<br />
tuo capo, continueranno quella lunghissima catena attraverso la quale<br />
si risale nei secoli e si giunge fino a Cristo. La successione apostolica,<br />
che collega la Chiesa di oggi con quella degli Apostoli, corre su questa<br />
ininterrotta serie di mani protese nel solenne rito dell’ordinazione<br />
episcopale, a garanzia di una presenza divina, che continua a produrre<br />
nella Chiesa frutti di salvezza e costituisce il nuovo Vescovo segno vivente<br />
del Cristo.<br />
La preghiera, che accompagna questo gesto, invoca lo Spirito Santo<br />
perché sia lui ad operare nel nuovo Vescovo e a condurlo nel suo ministero<br />
pastorale.<br />
Tale preghiera si conclude dicendo: “O Padre, che conosci i segreti<br />
dei cuori, concedi a questo tuo servo, da te eletto all’episcopato, di pa-<br />
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