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Grandimostre n 04 - Emmi srl

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«<br />

E L’ANNO FUTURISTA DIVENTA<br />

UN INCONTRO DI PUGILATO<br />

Il Futurismo compie cent’anni, e in memoria della celeberrima Rissa in Galleria di Boccioni<br />

(1910) festeggia con una zuffa mediatica che sarebbe piaciuta molto a Marinetti e compagni,<br />

amanti - come da Manifesto - dello schiaffo e del pugno. Nel ciclone finisce un po’ di<br />

tutto: le mostre, i programmi, le pubblicazioni. Oltre all’ormai “classica” diatriba tra studiosi:<br />

quando termina (se mai termina) il Futurismo? Nel mirino, persino sospetti falsi che minerebbero<br />

la credibilità di esposizioni prestigiose. Ecco dunque la cronaca del match omnium<br />

contra omnes. Suona il gong, via!<br />

PRIMO ROUND. Siamo a Roma, il 20 marzo 2008.<br />

Il ministro per i Beni e le Attività Culturali<br />

Francesco Rutelli istituisce il Comitato nazionale<br />

per il Centenario del Futurismo che<br />

come budget viene dotato della “gloriosa”<br />

somma di 200.000 euro. Per fare che? Progettare<br />

il centenario unendo una settantina<br />

di membri tra istituzioni e personalità varie.<br />

Da subito il Comitato alza la guardia per<br />

parare i colpi che piovono a raffica da ogni<br />

parte. Arriva il montante di Claudia Salaris,<br />

autrice di una ventina di saggi, che lo accusa<br />

di frantumare in un caleidoscopio inutile di<br />

minimostre ciò che avrebbe dovuto essere<br />

trattato in un unico, grande evento globale.<br />

Rincara la dose Massimo Duranti, che parla<br />

di “occasione perduta, di mostre e mostricine<br />

da un capo all’altro d’Italia impegnate ad<br />

accaparrarsi opere”. Quasi sul gong arriva il<br />

gancio destro di Enrico Crispolti, teorico del<br />

Secondo Futurismo, per il quale gli eventi<br />

sono superficiali, dispendiosi e senza senso,<br />

slegati dalla storiografia e dalla critica.<br />

E l’affondo: “vanificano un cinquantennio<br />

di studi sul fenomeno, senza far emergere<br />

la complessità innovativa dell’avanguardia<br />

di Marinetti, che dura ben oltre la morte di<br />

Boccioni”. Il Comitato accusa il colpo. Ma<br />

non getta la spugna.<br />

SECONDO ROUND. A Parigi, dove il 15 ottobre<br />

2008 il Centre Pompidou apre la mostra Le<br />

Futurisme à Paris. Une avant-garde explosive<br />

che ripropone la ricostruzione della prima<br />

mostra all’estero dei futuristi allestita nel<br />

scintille<br />

«<br />

PARIS? NO, BOLOGNA. ECCO LA CAPITALE DEL MANIFESTO<br />

La notizia farà raddrizzare le due Torri: il Manifesto del<br />

Futurismo, sì proprio quello firmato da Marinetti che tutti<br />

dicono uscì per la prima volta in Francia, su Le Figaro, il 20<br />

febbraio del 1909, invece vide le stampe a Bologna. Sulla<br />

Gazzetta dellʼEmilia. Due settimane prima. Era il 5 febbraio,<br />

e le colonne del giornale esaltavano la guerra sola igiene<br />

del mondo, inveivano contro il mondo dei vecchi geronti e<br />

strillavano la necessità di bruciare i musei. Marinetti si era<br />

dannato lʼanima per finire il deflagrante scritto entro la fine<br />

del 1908 e lanciarlo urbi et orbi con un gran botto mediatico,<br />

ma il disastroso terremoto di Messina ci mise lo zampino,<br />

catturando le prime pagine e mettendo in sordina il resto.<br />

VIII. ONDA FVTVRISTA<br />

umberto boccioni - rissa in galleria - 1910 - milano, pinacoteca di brera<br />

1912 nella Galleria Bernheim-Jeune. Il primo<br />

diretto lo sferra ancora Duranti: vergogna<br />

Parigi, hai sciovinisticamente ridotto il Movimento<br />

a una costola del cubismo francese!<br />

Infierisce Crispolti: avete sottovalutato<br />

l’interdisciplinarietà del movimento privilegiando<br />

solo pittura e scultura e ignorato la<br />

seconda fase. I contendenti si abbracciano.<br />

Il match continua.<br />

TERZO ROUND. Aprono le mostre più importanti,<br />

Futurismo 1909-2009. Velocità + Arte +<br />

Azione (Milano, Palazzo Reale a cura di Giovanni<br />

Lista e Ada Masoero), Futurismo 100<br />

(Rovereto, Venezia e ancora Milano, a cura<br />

di Ester Coen) e quella del Centre Pompidou<br />

alle Scuderie del Quirinale. E qua è<br />

MARINETTI, ITALIA BATTE FRANCIA 7-1<br />

Da aggiungere a quanto sopra. Prima che a Parigi, la vasta<br />

bibliografia di Filippo Tommaso Marinetti curata da Domenico<br />

Cammarota per Skira (nel 2002!) evidenzia come<br />

quella di Parigi non sia affatto la prima pubblicazione ma<br />

almeno la decima. Prima arrivò come si è visto La Gazzetta<br />

dellʼEmilia, poi Il Pungolo di Napoli, la Gazzetta di Mantova,<br />

LʼArena di Verona, Il Piccolo di Trieste, e ancora Napoli<br />

sia col numero 6 della Tavola rotonda che col Giorno. E non<br />

contiamo il Caffaro di Genova, che aveva solo alcuni stralci.<br />

Prima di Parigi il manifesto uscì persino in Romania, su Democratia,<br />

pubblicata a Craiova il 16 febbraio 1909. Italia<br />

batte Francia 7 a 1. Ma nessuno se nʼè accorto…<br />

Elena Percivaldi<br />

ancora Crispolti ad attaccare: tante, troppe<br />

‘ste mostre. Che “si segnalano più per immotivazione,<br />

equivoci, assenze, presenza<br />

di opere marginali, dubbie, quando non<br />

clamorosi falsi”. Parte un montante pesante:<br />

“A fronte d’un ricorrente chiacchiericcio<br />

espositivo non circolano nuove iniziative di<br />

ricerca, non si approfondiscono aspetti di<br />

personalità maggiori, non personalità minori,<br />

non realtà territoriali locali, regionali”.<br />

Il match entra in una fase di stanca. Ma si<br />

va avanti.<br />

QUARTO E ULTIMO ROUND. E dal pugilato si passa<br />

al catch. Nel groviglio generale si distinguono<br />

Ester Coen e Maurizio Calvesi che, dopo<br />

la stesura comune negli anni Ottanta del<br />

Catalogo generale di Boccioni, ora litigano<br />

sugli autografi dell’Umberto nazionale, sulle<br />

firme, sulla cronologia delle opere. Minacciando<br />

querele e cause. Ci si scorna anche<br />

su Marinetti campione o no del fascismo:<br />

l’accusa dall’estero è che FTM fu sostenitore<br />

convinto, come provano i suoi scritti (vedi<br />

Artecrazia), la difesa è che invece fu “boicottato<br />

per decenni da storici di sinistra come<br />

Argan, De Grada, De Micheli”. Il Futurismo<br />

finisce, dimenticato, nell’angolo. Mentre<br />

si disputa del nuovo catalogo generale di<br />

Giacomo Balla e del faraonico progetto<br />

dei Nuovi Archivi del Futurismo, patrocinati<br />

come i primi dalla Quadriennale di Roma<br />

per l’editore De Luca (costo dei 5 volumi:<br />

300.000 euro!), il colpo del ko potrebbe<br />

darlo il sovversivo artista Maurizio Cattelan.<br />

Intervistato da Il Giornale , alla domanda se<br />

l’Italia è ancora un Paese “passatista” come<br />

dicevano i futuristi, risponde: “No, non così<br />

tanto! In fondo certi lavori, che a Milano<br />

non hanno ancora un museo di arte moderna<br />

dove essere esposti, sono tenuti chiusi<br />

dentro le casse da soli trent'anni!”.<br />

Termina l’incontro. Sarà deciso ai punti. Il<br />

clima fa presagire un (molto futurista) lancio<br />

di verdure finale. E l’anno è ancora lungo…<br />

DA “AUTOMOBILE” A “VELOCITÀ”,<br />

L’ABC SECONDO GIORDANO<br />

Volete un alfabeto futurista? Leggetevi il pezzo di Giordano<br />

Bruno Guerri uscito su Il Giornale: 11 (numero caro a Filippo<br />

Tommaso Marinetti) parole chiave del Futurismo, “fra<br />

le tante che si potrebbero scegliere in un movimento che<br />

si proponeva di rivoluzionare lʼuniverso”. Si va da “automobile”<br />

a “velocità”. Passando per “cinema” (perduto il<br />

film futurista di FTM e Balla del 1916), “cucina”, “donna”<br />

(disprezzo? Ma vah: suffragio universale, parità salariale e<br />

giuridica, libero amore!), “guerra” (sola igiene del mondo,<br />

ma soprattutto metapolitica rivoluzione estetica) eccetera.<br />

Insomma, per tutti i gusti. -Elena Percivaldi

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