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poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1 ne/Vr<br />

settimanale diretto da luigi amicone<br />

anno 18 | numero 14 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 2,00<br />

I segni<br />

Viaggio nel sepolcro<br />

della<br />

degli Aureli, Roma,<br />

III secolo d.C.<br />

resurrezione


DEMOCRATICO INQUISITORE<br />

Il Monaco della chiesa di Repubblica<br />

che scomunica <strong>il</strong> cattolico Formigoni<br />

Correte alle pagine 38-40 e guardate con quanta cordialità ecumenica <strong>il</strong> presidente di<br />

Azione Cattolica si spiega e ci spiega <strong>il</strong> carisma della più importante delle organizzazioni<br />

ecclesiali laiche. Non dello stesso segno e, anzi, improntata a un digrignar<br />

di denti quasi inspiegab<strong>il</strong>e – se in essa non vi fosse chiaramente riconoscib<strong>il</strong>e l’armamentario<br />

tipico della peggior politica politicante – è l’intervista inquisitoria r<strong>il</strong>asciata<br />

a Repubblica (31 marzo) dal senatore Pd Franco Monaco. Intervista in cui l’ex presidente<br />

di Azione Cattolica della Lombardia si scaglia furibondo contro Roberto Formigoni, definendolo<br />

via via come <strong>il</strong> vertice di un potere “pervasivo”, “malato”, “sfrontato”, di “ottusa<br />

protervia”, “degenerazione di un certo cattolicesimo”, “ostentazione delle insegne religiose”,<br />

“machiavellismo”. E conclude, <strong>il</strong> Monaco, addirittura facendosi interprete del “vero”<br />

cardinal Martini, additando in partibus infidelium e dalla “Grazia perduta” <strong>il</strong> movimento<br />

a cui appartiene <strong>il</strong> governatore lombardo. Incredib<strong>il</strong>e. Un politico che si definisce cattolico<br />

e democratico, si trasforma per l’occasione in un giudice dell’Inquisizione. È davvero<br />

strab<strong>il</strong>iante come ci si possa dire “amici” e “seguaci” di un cardinale di Santa Romana<br />

Chiesa e, ben al di là di ogni elementare regola di buona creanza (anche solo politica, e<br />

non parliamo neanche di concordia evangelica), addentare con acre e astiosa virulenza<br />

la comunità di appartenenza e la stessa identità<br />

di un cattolico che fa politica in un partito<br />

diverso dal proprio. Il quale Formigoni, per<br />

altro, è un politico che, con tutti gli errori e i<br />

limiti evidenziab<strong>il</strong>i, ha dimostrato nei fatti come<br />

si può applicare, e bene, la dottrina sociale<br />

della Chiesa. Un caso pressoché unico in Italia.<br />

E che perciò stesso genera acrimonia e intolleranza<br />

nel fedele della chiesa di Repubblica.<br />

IMPROBABILE INQUISITORE<br />

Il magistrato anglo-vesuviano che<br />

vuole inchiodare <strong>il</strong> partito dei lumbard<br />

Tutto è possib<strong>il</strong>e, ma questa storia dell’umberto bossi che avrebbe sacrificato una vita e<br />

fatto <strong>il</strong> partito che ha fatto allo scopo di rubare e far ricca la propria famiglia, francamente<br />

sembra uscita da un racconto di fantascienza. D’accordo. È comprensib<strong>il</strong>e<br />

che ci sia già chi se la gode, dentro e fuori la Lega, del panorama di accuse (appropriazione<br />

indebita, truffa e riciclaggio) descritto dalle indagini delle procure di Napoli, Reggio<br />

Calabria e M<strong>il</strong>ano. Ma la presenza alle perquisizioni nella sede della Lega in via Bellerio<br />

del pm anglo-napoletano Henry John Woodcock non sembra un bel viatico per un’inchiesta<br />

esplosa in un contesto preelettorale e che vede la Lega nella condizione di unico partito<br />

di opposizione al governo. Non apprezziamo le attuali scelte politiche del Carroccio.<br />

Propagandistiche e improntate al mero calcolo elettoralistico. Né abbiamo mai condiviso<br />

la sua anima forcaiola. Oggi contro l’amnistia, ieri agitante <strong>il</strong> cappio in Parlamento. Però.<br />

Colpisce, come si dice, “la tempistica”. Soprattutto, colpisce che gli inquirenti siano venuti<br />

addirittura da Napoli per aprire in modo molto rumoroso un fascicolo che poteva benissimo<br />

essere sv<strong>il</strong>uppato con la stessa prudenza e discrezione usata a Napoli nel decennio<br />

di “rinascimento bassoliniano” (rivelatosi infine una voragine che ha ingoiato decine<br />

di m<strong>il</strong>iardi allo Stato, risolto niente e messo sotto accusa nessuno della Regione più fuori-<br />

La presenza alle perquisizioni<br />

nella sede della Lega del pm<br />

Henry John Woodcock non è<br />

un bel viatico per un’indagine<br />

esplosa in un contesto<br />

preelettorale in cui la Lega è<br />

l’unico partito di opposizione<br />

EDITORIALI<br />

È strab<strong>il</strong>iante come ci si possa dire<br />

“amici” e “seguaci” di un cardinale<br />

di Santa Romana Chiesa (Martini)<br />

e addentare con astiosa virulenza la<br />

comunità di appartenenza e la stessa<br />

identità di un cattolico che fa politica<br />

in un partito diverso dal proprio<br />

legge d’Italia). Colpisce che un pm vesuviano venga<br />

a M<strong>il</strong>ano per passare al setaccio un partito fortemente<br />

radicato al Nord e, soprattutto, decisivo<br />

per la tenuta del “modello Formigoni” in Lombardia.<br />

L’unica Regione italiana che nell’ultimo decennio<br />

ha tenuto i conti a posto e non ha depredato<br />

le casse dello Stato (leggi: contribuenti)<br />

per ripianare i debiti della sanità, della burocrazia<br />

e delle clientele partitocratiche.<br />

FOGLIETTO<br />

Basta commissari.<br />

L’attivismo del Colle<br />

indica che la via giusta<br />

è <strong>il</strong> presidenzialismo.<br />

Legittimato dal voto<br />

«Io sono<br />

popolare, voi partiti<br />

non siete niente». «Può darsi<br />

che voi italiani non siate<br />

abbastanza maturi per meritarmi».<br />

«Voialtri spagnoli non vi siete ancora<br />

allineati a Berlino come abbiamo fatto<br />

noi». «I cinesi apprezzano tanto le<br />

nostre riforme sulle relazioni sindacali».<br />

Si aggira per <strong>il</strong> nostro paese un<br />

signore che ogni tanto appare un po’<br />

straparlare. Per fortuna ha a disposizione<br />

una badante che gli rimbocca<br />

i discorsi, lo aggiusta quando esonda<br />

troppo, lo sorregge nei momenti<br />

diffic<strong>il</strong>i. È singolare che <strong>il</strong> signore che<br />

appare spesso stralunato abbia meno<br />

di settant’anni, mentre la badante che<br />

scende dal Colle per contenerlo abbia<br />

circa 85 anni. Però l’importante è che<br />

al momento l’emergenza sia in qualche<br />

modo affrontata. Anche se i fatti<br />

stessi di queste settimane (gli spread<br />

che salgono e scendono a piacere, le<br />

recessioni in corso, le insensate spremute<br />

fiscali richieste dalla Germania)<br />

mostrano come la crisi resti irrisolta.<br />

Passate le necessità di una tregua che<br />

<strong>il</strong> surriscaldato sistema politico italiano<br />

richiedeva, nelle persone di maggior<br />

buon senso appare evidente come una<br />

grande nazione come la nostra non<br />

possa essere commissariata troppo<br />

a lungo, pena una decadenza ineluttab<strong>il</strong>e.<br />

Forse proprio <strong>il</strong> ruolo assunto<br />

provvidenzialmente ma con un’evidente<br />

forzatura istituzionale da<br />

Giorgio Napolitano indica<br />

l’unica via che ci<br />

è rimasta per ridarci<br />

uno Stato all’altezza<br />

del momento: quella<br />

presidenzialista. Ma<br />

legittimata dal popolo,<br />

non da manovre ed eventi<br />

incontrollab<strong>il</strong>i.<br />

Lodovico Festa<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 3


6<br />

poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1 ne/Vr<br />

Pagani o cristiani, cattolici<br />

o atei, abbiamo tutti lo stesso<br />

problema. La resurrezione<br />

20<br />

INTERNI QUELLI CHE SPIAVANO LO STATO<br />

Qui sotto, l’ex pm Luigi De Magistris (a destra), oggi esponente dell’Idv e sindaco<br />

di Napoli, e <strong>il</strong> suo consulente ai tempi della procura di Catanzaro, Gioacchino Genchi<br />

Per Genchi anche Di Pietro era in contatto lo stesso trattamento degli<br />

telefonico con la prodiana Delta, uno snodo altri, dal momento che nelle<br />

indagini di De Magistris e<br />

centrale nel presunto giro di fondi ipotizzato<br />

Genchi un semplice contat-<br />

in “Why not”. Eppure nessuno ebbe da ridire to telefonico spesso era interpretato<br />

come un riscontro<br />

nome e indirizzo. Il problema, chiamiamo- di ipotesi investigative, magari generate a<br />

lo così, sorge quando l’azione inquirente loro volta da normalissime relazioni? Un<br />

decide di priv<strong>il</strong>egiare <strong>il</strong> cosiddetto “conte- esempio è custodito agli atti del processo<br />

sto” rispetto al fatto. Quando cioè agli occhi di Roma in cui, dal prossimo 17 apr<strong>il</strong>e, l’ex<br />

del magistrato quel «sistema di rapporti tra- tandem investigativo di Catanzaro dovrà<br />

sversale» diventa di per sé un obiettivo da difendersi dall’accusa di abuso d’ufficio per<br />

demolire a suon di articoli di codice pena- <strong>il</strong> presunto spionaggio <strong>il</strong>legale ai danni di<br />

le, costi quel che costi. Il minimo che può otto membri del Parlamento.<br />

succedere è un macello come quello creato<br />

proprio dalle indagini dell’ex sostitu- Le “risultanze” ignorate<br />

to procuratore di Catanzaro, una specie di L’8 dicembre del 2008 Gioacchino Genchi<br />

foiba nella quale far precipitare qualsiasi mandò una lunga nota al sostituto procu-<br />

cosa. Anche <strong>il</strong> più paziente dei topi di proratore di Salerno Gabriella Nuzzi, quella<br />

cura si perderebbe tra i m<strong>il</strong>ioni di scartoffie dei famosi, reiterati e anche notturni con-<br />

che le inchieste “Why not”, “Poseidone” e tatti telefonici con De Magistris. La stessa<br />

“Toghe lucane” hanno consegnato alla sto- Gabriella Nuzzi che fu poi sanzionata dal<br />

ria. Un guazzabuglio che ha fatto danni in Csm assieme ad altri (con <strong>il</strong> trasferimen-<br />

ogni direzione e senza beneficio per nessuto di sede e di funzioni) per via del celeberno,<br />

tanto meno per la credib<strong>il</strong>ità della giurimo scontro tra le procure di Salerno e<br />

stizia. Lo stesso superconsulente tecnico di Catanzaro, scaturito proprio dalle denun-<br />

De Magistris, Gioacchino Genchi, ha pagace di De Magistris in merito alle presunte<br />

to un prezzo salatissimo per essersi inf<strong>il</strong>ato trame ordite dai colleghi per fargli avocare<br />

QUARTA PUNTATA<br />

nel tunnel: è stato cacciato dalla polizia, ha le sue mirabolanti indagini. Quando Gen-<br />

dovuto lasciare un lavoro che rendeva bene chi scrisse alla toga campana, le avocazio-<br />

Quarto di una serie di articoli<br />

di Peppe Rinaldi<br />

IL PROCESSO A ROMA<br />

e oggi deve guadagnarsi la pagnotta facenni c’erano già state, ma <strong>il</strong> consulente del-<br />

Sull’indagine che fece cadere Prodi do l’avvocato a Palermo (e chissà se la penla procura di Catanzaro era ancora legitti-<br />

Anche lui<br />

uigi De Magistris aveva ragione quando<br />

Il 17 apr<strong>il</strong>e inizierà a Roma <strong>il</strong> processo sa ancora come qualche anno fa). Chi invemato a entrare nel merito di certa materia,<br />

ripeteva che «in Calabria c’è un siste-<br />

contro l’ex pm di Catanzaro Luigi De ce ha capitalizzato alla grande, si sa, è l’al- perché uno dei procedimenti penali sorti a<br />

L ma di rapporti trasversale che coin-<br />

Magistris e <strong>il</strong> suo consulente Gioacchino tro protagonista di questo romanzo, <strong>il</strong> qua- latere di “Poseidone” sopravviveva e nessu-<br />

Genchi. I due sono accusati di aver ut<strong>il</strong>izvolge<br />

settori diversi della pubblica ammizato<br />

<strong>il</strong>lecitamente, nell’ambito dell’indale,<br />

tra le denunce di fantasmagorici comno degli organi sovraordinati all’ufficio del<br />

nel mirino?<br />

nistrazione, della politica, della magistragine<br />

“Why not” (2006-2007), i tabulati plotti a suo danno e gli applausi dei gior- pm era intervenuto. Si trattava del fascicotura».<br />

Tutto vero. E vale per qualsiasi uffi-<br />

telefonici di otto parlamentari, tra i quali nalisti “anti-casta” che ancora tifano per lo 1330/04, trasmesso per competenza funcio<br />

giudiziario italiano. Dov’è, infatti, che<br />

l’allora premier Prodi e <strong>il</strong> guardasig<strong>il</strong>li lui, vive le luci della ribalta grazie a una zionale a Salerno e riguardante certe “stra-<br />

Mastella. Proprio con <strong>il</strong> coinvolgimento di<br />

<strong>il</strong> capo di una procura (o un suo sostituto)<br />

quest’ultimo iniziò la fibr<strong>il</strong>lazione politica<br />

carriera politica finora strab<strong>il</strong>iante: prima ne” fughe di notizie.<br />

non conosce o frequenta l’avvocato di grido<br />

che condusse alla caduta del governo. uno scranno al Parlamento europeo, poi La lettera contiene un passaggio deci-<br />

che, a sua volta, conosce o frequenta <strong>il</strong> poli-<br />

la poltrona di sindaco di Napoli. Da una sivo. Scrive Genchi alla Nuzzi: «Antonio<br />

L’INCHIESTA DI TEMPI<br />

tico del momento <strong>il</strong> quale, a cascata, cono-<br />

casta all’altra in nome della guerra a tutte Saladino (l’imprenditore calabrese attorno<br />

Gli episodi precedenti<br />

Dagli atti del processo contro De Magistris e<br />

sce o frequenta <strong>il</strong> direttore di questo o quel<br />

le caste. Succede solo in Italia.<br />

all’agenda del quale è stato montato tutto<br />

Nelle precedenti puntate dell’inchiesta<br />

giornale, diventa amico del giornalista tal<br />

La domanda allora è: come la mettiamo <strong>il</strong> can can che conosciamo, ndr) ha dichia-<br />

Genchi spuntano strane confidenze sul cellulare<br />

abbiamo raccontato come le “negligenze”<br />

dei tali imparentato col pm, l’imprendi-<br />

di Genchi e De Magistris abbiano messo quando dalla baraonda di nomi, numeri di rato alla stampa di non aver mai conosciu-<br />

di Antonio Di Pietro. Pure <strong>il</strong> leader dell’Idv era<br />

tore, <strong>il</strong> carabiniere, <strong>il</strong> prete, <strong>il</strong> boss e così<br />

nei guai anche ignari colleghi. E come telefono, indirizzi e-ma<strong>il</strong> e sms, spuntano to né incontrato l’avvocato Nicola Mancino<br />

nelle mirabolanti indagini sui fondi pubbli-<br />

via? Se c’è un solo distretto in tutta Italia<br />

soggetti che si scoprirà poi essere – come (all’epoca vicepresidente del Csm, ndr) nello<br />

controllato? E perché i suoi rapporti con le società<br />

ci calabresi la coppia di Catanzaro avesse<br />

dove le relazioni umane non si qualifichi-<br />

tirato in ballo diversi membri dei servizi dire? – amici degli inquirenti stessi? E per- stesso contesto in cui ha dichiarato di cono-<br />

coinvolte nelle indagini non finirono nel tritacarne? no anche in questo modo, lo si indichi con<br />

segreti apparentemente estranei ai fatti. ché a queste persone non è stato riservato scere invece l’onorevole Antonio Di Pietro.<br />

20 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 21<br />

32<br />

CHE VECCHIO IL POPOLO DISCRIMINATO<br />

CONTINENTE<br />

Ungheresi<br />

proprio<br />

non si può<br />

Una costituzione fortemente identitaria. Il rigetto<br />

di un modello comunitario fallito. La voglia di<br />

liberarsi dalle nomenklature sopravvissute alla<br />

fine del comunismo. Ecco perché la svolta di<br />

Budapest non piace a Bruxelles. E costerà cara<br />

conti non tornano, o forse tornano <strong>il</strong> governo ungherese votò un b<strong>il</strong>ancio con<br />

troppo bene. Il 13 marzo l’Ecofin ha un deficit pari al 9 per cento del P<strong>il</strong>, e Bru-<br />

I sospeso l’erogazione di 495 m<strong>il</strong>ioni di xelles non disse parola: la spesa pubblica<br />

euro di fondi di coesione all’Ungheria obiet- incontrollata permise alla coalizione lib-lab<br />

tando che le misure di riduzione del defi- di vincere le seconde elezioni di seguito nel<br />

cit di b<strong>il</strong>ancio finora adottate sono una tan- 2006. E di fare altri danni.<br />

tum, e che senza misure strutturali l’anno<br />

prossimo <strong>il</strong> deficit supererà <strong>il</strong> 3 per cento Una serie di minacce mai viste<br />

del P<strong>il</strong>. È la prima volta, a quel che si ricor- Perché l’Unione Europea tratta l’Ungheda,<br />

che fondi strutturali europei vengono ria in modo diverso dalla Spagna? E per-<br />

bloccati per un motivo del genere. La barché tratta <strong>il</strong> governo presieduto da Viktor<br />

riera del 3 per cento del Patto di stab<strong>il</strong>ità Orbán diversamente da come trattò quelli<br />

europeo è stata oltrepassata decine di vol- presieduti dal socialista Ferenc Gyurcsány?<br />

te da molti paesi – compresi i colossi Ger- La risposta che tutti suggeriscono è una<br />

mania e Francia – senza conseguenze pecu- sola: all’Europa non piace la nuova costituniarie;<br />

stavolta viene sanzionato un paese zione ungherese, approvata dalla maggio-<br />

che non l’ha violata ma che, secondo i miniranza di governo formata dal partito liberalstri<br />

delle Finanze dei 27, la violerà. Mentre conservatore di Orbán (Fidesz) e da un parti-<br />

la Spagna, che si era impegnata a registrato democristiano. Contro quella costituziore<br />

un deficit del 4,4 per cento alla fine del ne sono state aperte tre procedure di infra-<br />

2012 ma poi per bocca del primo ministro zione, ridotte a due dopo che gli unghere-<br />

Mariano Rajoy ha fatto presente che non ce si hanno accettato di modificare la norma-<br />

l’avrebbe fatta, è stata autorizzata ad arritiva relativa alla Banca centrale, che avrebvare<br />

fino al 5,3 per cento. L’Ungheria ha un be visto un maggior controllo dell’esecuti-<br />

debito pubblico pari all’82 per cento del P<strong>il</strong> vo sull’istituzione monetaria. Rimangono<br />

che si è accumulato negli otto anni di ese- aperte le partite relative al sistema giudiziacutivi<br />

socialisti-liberali che hanno governario (procedure di nomina dei giudici e loro<br />

to <strong>il</strong> paese fra <strong>il</strong> 2002 e <strong>il</strong> 2010: ai tempi del pensionamento obbligatorio a 62 anni) e<br />

primo governo Orbán (1998-2002) <strong>il</strong> debito all’authority per la protezione dei dati per-<br />

era di poco superiore al 50 per cento, a sua sonali: in entrambi i casi l’Unione Europea<br />

volta eredità del “comunismo al gulash” obietta che l’indipendenza e l’autonomia<br />

di János Kádár; sempre negli otto anni di dei pubblici ufficiali in questione non sono<br />

governi lib-lab s’è accumulato l’equivalente garantite. Le normative sui media sono state<br />

di 8,5 m<strong>il</strong>iardi di euro di debiti privati per modificate in buona parte alla fine del 2011<br />

mutui sulla casa nominati in franchi sviz- sull’onda delle critiche della Commissione<br />

zeri: quasi <strong>il</strong> 10 per cento dell’attuale P<strong>il</strong>. La di Venezia, e formalmente Bruxelles non<br />

prima procedura d’infrazione contro l’Un- ha aperto contenziosi. Però <strong>il</strong> commissario<br />

gheria per sfondamento del deficit fu avvia- europeo per l’Agenda digitale Neelie Kroes<br />

ta nel lontano 2004, ma senza mai arriva- (liberale olandese) ha minacciato <strong>il</strong> gover-<br />

re a misure punitive. Addirittura poco dopo no ungherese di chiedere alla Commissione<br />

32 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 33<br />

38<br />

CULTURA LA FEDE ATTIVA<br />

Quello che<br />

ci aiuta a<br />

camminare<br />

Dalla sfida educativa per r<strong>il</strong>anciare <strong>il</strong> paese alla<br />

collaborazione tra i movimenti. Franco Miano,<br />

presidente dell’Azione Cattolica, spiega perché<br />

«testimoniando <strong>il</strong> Vangelo è possib<strong>il</strong>e prendere<br />

posizioni precise nella vita. Anche in politica»<br />

È<br />

SOMMARIO<br />

settimanale diretto da luigi amicone<br />

Foto: AGF, AP/LaPresse<br />

Foto: AP/LaPresse<br />

Dopo un anno di attacchi europei al governo e<br />

di crisi economica, <strong>il</strong> partito di Orbán ha perso<br />

consensi. Ma a vantaggio non tanto della sinistra<br />

quanto di Jobbik, la destra ultranazionalista<br />

europea di applicare contro di esso i rigo- quella italiana e dalla sensib<strong>il</strong>ità giuridiri<br />

dell’articolo 7 (sospensione del diritto di ca dominante nei paesi del nucleo storico<br />

voto nelle istituzioni europee per «chiaro dell’Unione Europea per la sua impronta<br />

rischio di seria violazione dei valori di base» identitaria, laddove l’integrazione al diritto<br />

dell’Unione) se non si atterrà alle direttive che viene formandosi a livello comunitario<br />

del Consiglio d’Europa sulle sue nuove leg- è considerata, almeno nell’Europa occidengi<br />

per i media. Il quale Consiglio d’Europa, tale, più importante dell’identità.<br />

sia detto per inciso, non è nemmeno un’istituzione<br />

dell’Unione.<br />

L’incomprensione tra Est e Ovest<br />

A quelli di Bruxelles la nuova costitu- A ciò si aggiunge un equivoco intorno<br />

zione ungherese non piace perché enfatiz- all’“indipendenza” delle attuali istituzioni<br />

za Dio, santo Stefano, <strong>il</strong> matrimonio esclu- di garanzia ungheresi. Come ha spiegato lo<br />

sivamente fra uomo e donna e i diritti del storico Stefano Bottoni nella stessa occasio-<br />

concepito, e permette all’esecutivo – dicono ne, per la sua particolare storia l’Ungheria<br />

– di interferire con l’indipendenza e l’auto- è <strong>il</strong> paese dove la nomenklatura dell’epoca<br />

nomia di una serie di istituzioni. Ma anche comunista si è meglio mantenuta in posi-<br />

per un motivo più fondamentale. Come ha zioni di comando: ha rinunciato al mono-<br />

spiegato Lorenza Violini, docente di Diritto polio del potere politico per concentrarsi su<br />

costituzionale, a un convegno promosso dal quello economico-finanziario e senza lascia-<br />

Centro San Domenico di Bologna e dall’Asre intaccare le sue posizioni nel sistema giusociazione<br />

culturale italo-ungherese, la nuodiziario. All’alba del 2010 la maggioranza<br />

va costituzione magiara è molto diversa da assoluta dell’elettorato ha sposato la proposta<br />

di riforma radicale del sistema che arrivava<br />

da Viktor Orbán perché la democrazia<br />

post-comunista e l’integrazione nell’Unione<br />

Europea avevano deluso le attese. E benché<br />

la democrazia come tale non sia davvero<br />

in pericolo, va riconosciuto che la nuova<br />

costituzione ha indubbiamente l’obiettivo<br />

di porre le basi di una nuova egemonia di<br />

tipo gramsciano: si vogliono liberare le istituzioni<br />

di garanzia dagli uomini che perpetuano<br />

<strong>il</strong> vecchio regime non per consegnarle<br />

ad un’astratta indipendenza, ma perché<br />

uomini nuovi veicolino nelle istituzioni la<br />

cultura identitaria di un popolo che sta cercando<br />

una nuova via politica.<br />

È questo che l’Europa occidentale non<br />

capisce: l’esperienza storica di molti pae-<br />

A lato, la celebrazione, <strong>il</strong> 15 marzo scorso si dell’Europa dell’Est oggi coincide con la<br />

a Budapest, del 164esimo anniversario coscienza di un triplice fallimento, e cioè<br />

della rivoluzione del 1848 contro gli Asburgo. fallimento del comunismo, del capitalismo<br />

Sopra, <strong>il</strong> presidente Pal Schmitt firma la<br />

post-comunista e del modello dell’integra-<br />

costituzione ungherese (25 apr<strong>il</strong>e 2011).<br />

Qui sotto, proteste contro la nuova carta. zione europea. Si tratta perciò di mettersi<br />

In basso a sinistra, <strong>il</strong> premier Viktor Orbán alla caccia di nuovi modelli, adatti alle specificità<br />

nazionali, facendo perno sull’unica<br />

certezza che è l’identità. Dopo un anno di<br />

attacchi europei al governo Orbán e di difficoltà<br />

economico-finanziarie crescenti, è<br />

vero che Fidesz ha perso una parte significativa<br />

del consenso popolare. Ma tale quota<br />

è passata non tanto all’opposizione di<br />

sinistra quanto a Jobbik, <strong>il</strong> partito di estrema<br />

destra ultranazionalista che ormai ha<br />

la preferenza di un ungherese su quattro.<br />

Il rigetto del modello europeo accomuna<br />

quasi i due terzi dell’elettorato ungherese.<br />

A Bruxelles dovrebbero rifletterci su.<br />

Rodolfo Casadei<br />

la madre di tutte le iniziative di mpe- alto di un vero femminismo cattolico. Del-<br />

ci ha mostrato l’importanza del dialogo, <strong>il</strong> piano strettamente partitico, si alimengno<br />

laicale, su per giù ha gli stessi la Barelli quest’anno si festeggia un doppio<br />

con tutti, sopratutto con i fratelli in Cristo. ta da questa tensione vivificante. L’Azione<br />

anni dell’Italia unita, è presente in anniversario: 130 anni dalla nascita e 60<br />

Paola Bignardi, per sei anni presidente Cattolica è per <strong>il</strong> Vangelo e per la sua testi-<br />

tutte o quasi le parrocchie italiane. Pio IX dalla morte. «È indiscutib<strong>il</strong>e – sottolinea<br />

dell’Ac, parlando della difficoltà di colmonianza nell’oggi. Centrare la vita asso-<br />

e poi Pio X la vollero come baluardo contro Miano – che con Armida Barelli la donna<br />

laborazione tra movimenti, ha detto che ciativa su questo primato non significa<br />

<strong>il</strong> modernismo, e con la modernità l’Azio- diventa protagonista del movimento cat-<br />

le «tensioni possono risultare persino estraniarsi dalla storia, ma anzi, assumerne<br />

Cattolica ha dovuto fare i conti, qualtolico. Con la sua vita ha testimoniato che A lato, Armida<br />

feconde» e che «un gesto di cordialità la per trasformarla. Significa non rimaneche<br />

volta facendosi un po’ male. <strong>Tempi</strong> l’essere laici cattolici non consente d<strong>il</strong>a- Barelli (1882-1952)<br />

può essere fac<strong>il</strong>e ma ad esso deve sere neutrali rispetto alle sfide che si aprono,<br />

ha incontrato <strong>il</strong> suo presidente nazionale, zioni innanzi alle attese del proprio tem- ha fondato insieme<br />

guire una disciplina del confronto che è ma assumere prese di posizione ben preci-<br />

Franco Miano, giustamente fiero della glopo. Essa appartiene alla lunga scia di san- a padre Gemelli<br />

impegnativa». Sorge una domanda sulla se rispetto al modo di intendere le comuni-<br />

l’università Cattolica.<br />

riosa Azione Cattolica italiana. «Posso dire ti e beati dell’Azione Cattolica, un elenco<br />

“scelta religiosa” dell’Azione Cattolica, tà, di vivere la fraternità; significa compie-<br />

A destra,<br />

con certezza – afferma <strong>il</strong> presidente Mia- per noi preziosissimo di donne e uomini Franco Miano,<br />

forse l’unico punto foriero di qualche difre scelte di vita che si oppongono all’indino<br />

– che non c’è angolo del nostro paese, forti, liberi, spiritualmente formati anche presidente nazionale<br />

fidenza da parte di altre realtà ecclesiali. vidualismo. È la stessa tensione che ha ali-<br />

comunità della Chiesa italiana, che non da un’ascesi profonda, come lo furono in di Azione Cattolica<br />

È sembrata una formula che lasciasse mentato la storia di santità di tantissime<br />

veda l’Azione Cattolica in qualche modo altre stagioni Giuseppe Toniolo, Pier Gior-<br />

mano libera a politici cresciu- persone dell’Azione Cattolica. Vorrei ricor-<br />

protagonista del tempo e dei luoghi in cui gio Frassati, Alberto Marvelli, Salvo D’Aqui- Sinceramente non parlerei di colla-<br />

La Barelli appartiene alla lunga scia di santi ti nell’Ac di agire non sempre dare quanti, uomini e donne, si sono for-<br />

la Chiesa è chiamata a servire Cristo e gli sto, i coniugi Beretta Molla, Rosario Livaborazione che procede a r<strong>il</strong>ento. È certo<br />

in linea con <strong>il</strong> magistero, vedi mati in associazione e ora prestano <strong>il</strong> loro<br />

e beati dell’Ac, un elenco prezioso di donne e<br />

uomini. Le centinaia di migliaia di adultino e tanti ancora: saldi e radicati in Cri- che si può fare meglio e di più, ma credo<br />

posizioni sui Dico, sui Pacs, servizio in politica nei diversi ruoli, semti,<br />

giovani e ragazzi dell’Ac, da Nord a Sud, sto. Farli conoscere è da sempre parte inte- che soprattutto in questi ultimi anni tan-<br />

uomini forti, liberi come lo furono Pier Giorgio sulla legge 40. Ci spiega? pre tenendo ben presente <strong>il</strong> bene comune<br />

nelle grandi città così come nei piccoli grante del nostro impegno educativo. Sono te incomprensioni del passato siano venu-<br />

Frassati, i coniugi Beretta Molla e altri ancora» Vorrei una volta per tut- e non gli interessi di una parte; con uno<br />

paesi, in piena collaborazione con i propri i nostri compagni di viaggio, credenti che te meno e tanta strada sia stata fatta dalle<br />

te fare chiarezza su cosa sia sguardo attento soprattutto agli ultimi, a<br />

pastori, quotidianamente vivono con pas- parlano alle generazioni future con la pre- diverse aggregazioni laicali nella direzioformativo<br />

“unico”, elaborato insieme e uti- la scelta religiosa dell’Ac. Essa si basa sulla coloro che vivono la difficoltà di una crisi<br />

sione <strong>il</strong> loro essere Azione Cattolica». ghiera e lo studio, l’azione e <strong>il</strong> sacrificio». ne di una partecipazione comune, viva e<br />

lizzato da tante altre aggregazioni; al cam- fondamentale intuizione del primato del che proprio un certo tipo di politica poco<br />

Magari, aggiungiamo, guardando Presidente, come giudica <strong>il</strong> fatto che la intensa alla vita della Chiesa e del paese.<br />

mino di preparazione alla Settimana socia- Vangelo, che permea l’interezza della vita. attenta al bene comune ha alimentato.<br />

anche alla miniera di santi e beati che “nuova stagione” di collaborazione tra Penso a numerose reti e tavoli di confronle<br />

attraverso una serie di incontri regiona- In questo senso alto, l’Azione Cattolica cer- Nell’ottica di un autentico riavvicina-<br />

l’Azione Cattolica può vantare. Quello che movimenti così auspicata dalla Chiesa, al to, progettazione e azione ecclesiale: Cnal,<br />

li promossi dall’Ac insieme con le diverse ca di accompagnare la vita delle persone mento tra formazioni laicali sarebbe im-<br />

si apre è l’anno di Armida Barelli (1882- di là di lodevoli episodi, sembra procede- Retinopera, Scienza e Vita, Forum asso-<br />

realtà laicali del territorio; al 16 maggio guardando all’essenziale. Solamente a parportante <strong>il</strong>luminare quanto risulta opaco<br />

1952), fondatrice insieme a padre Gemelre a r<strong>il</strong>ento? Cosa si può fare di nuovo e di ciazioni fam<strong>il</strong>iari, solo per citarne alcu-<br />

2010, tutti insieme in preghiera con Benetire dalla scelta religiosa si rende una testi- della vostra “scelta religiosa”. Lo storico<br />

li dell’università Cattolica del Sacro Cuo- veramente efficace perché una fraternini. Penso, ad esempio, al riuscito tentativo<br />

detto XVI. La mia generazione è cresciuta monianza capace di coniugare fede e vita. Marco Invernizzi, ad esempio, riporta un<br />

re e unanimemente definita l’esempio più tà piena sia desiderab<strong>il</strong>e da tutti? dell’Azione Cattolica di costruire un testo<br />

nello spirito del Conc<strong>il</strong>io Vaticano II che L’impegno civ<strong>il</strong>e, senza confondersi con passo scottante di Luigi Gedda, pre-<br />

38 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 39<br />

42<br />

SPORT CAMPIONESSA DI TUTTO<br />

Lo squalo<br />

d’acqua<br />

dolce<br />

Ama i leoni e i f<strong>il</strong>m dell’orrore. Ha imparato a<br />

destreggiarsi tra telecamere e paparazzi. E in<br />

vasca sbriciola ogni rivale. Entrata in piscina la<br />

prima volta a otto mesi, la Diva Pellegrini non<br />

ha paura di nulla. Quello che vuole se lo prende<br />

anno 18 | numero 14 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 2,00<br />

I segni<br />

Viaggio nel sepolcro<br />

degli Aureli, Roma,<br />

III secolo d.C. della<br />

resurrezione<br />

Foto: AGF<br />

CHI È FRANCO MIANO<br />

PRESIDENTE NAZIONALE<br />

Impegnato sin da bambino<br />

Franco Miano è nato <strong>il</strong> 10<br />

dicembre 1960, è sposato<br />

e ha due figli. Impegnato<br />

sin da bambino nella propria<br />

associazione parrocchiale<br />

di Azione Cattolica<br />

è stato vicepresidente<br />

diocesano per <strong>il</strong> settore<br />

giovani, incaricato regionale,<br />

consigliere nazionale e,<br />

dal 1986 all’89, vicepresidente<br />

nazionale del settore<br />

giovani. È stato vicepresidente<br />

nazionale per <strong>il</strong><br />

settore adulti dal 2005 al<br />

2008 e poi nominato dal<br />

consiglio permanente della<br />

Cei presidente nazionale<br />

dell’Azione Cattolica italiana<br />

<strong>il</strong> 27 maggio 2008,<br />

incarico confermato per<br />

un ulteriore triennio <strong>il</strong> 25<br />

maggio 2011.<br />

GLI STUDI<br />

Professore di f<strong>il</strong>osofia<br />

Laureato in F<strong>il</strong>osofia<br />

all’università di Napoli.<br />

Dopo aver vinto una borsa<br />

di studio post-dottorato,<br />

nel 2006 è diventato<br />

professore ordinario di<br />

f<strong>il</strong>osofia morale all’università<br />

di Roma Tor Vergata.<br />

Ha insegnato antropologia<br />

f<strong>il</strong>osofica e, oggi, bioetica e<br />

f<strong>il</strong>osofia della religione.<br />

In alto, Federica Pellegrini con l’attuale<br />

fidanzato F<strong>il</strong>ippo Magnini, <strong>il</strong> due volte<br />

campione del mondo nei 100 metri st<strong>il</strong>e libero<br />

riferimento di debuttante, Franziska van<br />

Almsick, bella come lei, carismatica come<br />

lei, squalo d’acqua dolce come lei. La campionessa<br />

tedesca genio e sregolatezza che<br />

Federica ha sempre amato e anche imitato<br />

(non programmaticamente, ma nella<br />

realtà), non solo diventando una campionessa<br />

ammirata nei cinque continenti,<br />

isole comprese, ma anche per la capacità<br />

di oltrepassare i confini delle piscine,<br />

diventando la passione dei fotografi, non<br />

solo quelli a bordo vasca ma anche i paparazzi<br />

di via Veneto dove Federica ha festeggiato,<br />

arrivando su un paio di scarpe della<br />

sua collezione con un tacco vertiginoso, la<br />

festa per i suoi 23 anni, <strong>il</strong> 5 agosto del 2011.<br />

Meglio di Franziska van Almsick<br />

Franziska, ora madre di famiglia, è stata<br />

una campionessa precoce, rivelata<br />

dall’Olimpiade di Barcellona del 1992, la<br />

prima della Germania sotto una sola bandiera,<br />

ma di là in poi, oltre a vincere<br />

molto (ma mai una medaglia individuale<br />

all’Olimpiade, incredib<strong>il</strong>e) è diventata<br />

protagonista della cronaca rosa. La B<strong>il</strong>d,<br />

<strong>il</strong> giornale popolare tedesco, ci ha campato<br />

per anni. Però Federica pur avendo qualcosa<br />

di lei non l’ha mai raggiunta sul cammino<br />

della sregolatezza, <strong>il</strong> massimo della<br />

trasgressione che ha toccato è stato quando<br />

ha dichiarato che non avrebbe portato<br />

<strong>il</strong> tricolore alla cerimonia inaugurale<br />

dell’Olimpiade, perché con le gare ravvito<br />

quando si vince e lei vince, oh se vince) (2009, 2011), più un altro argento olimpi-<br />

suo carattere tagliasse l’aria (e l’aura che benissimo». Aveva già, allora, uno dei setcinate stare in piedi per ore e ore non le<br />

di Fred Perri<br />

e <strong>il</strong> gossip, l’antica arte italica del pettegoco nel 2004. Ecco, è nel 2004, che Federica,<br />

già la circondava) come un coltello <strong>il</strong> salate tatuaggi che ora le disegnano <strong>il</strong> corpo, avrebbe giovato. Apriti cielo. Siamo un pae-<br />

ultima diva è bella, bionda, forte e lezzo. Successo nello sport, e in uno sport, non ancora sedicenne divenne un’icona<br />

me (Felino, di Sant’Olcese, Mantovano, fate ognuno legato a storie e sentimenti diverse dal patriottismo scadente, ma dal mora-<br />

dice sì solo a chi pare a lei. Anzi, <strong>il</strong> nuoto, che non è <strong>il</strong> calcio, troppo banale, del divino femminino italiano. In quell’an-<br />

voi), si faceva fatica a scrivere “lei”. si della sua vita, tutti però significativi di lismo feroce ed è stata investita da salve di<br />

L’ sono gli altri a dirglielo, perché e poi l’eterno triangolo che eccita <strong>il</strong> popono si rivelò ai campionati primaver<strong>il</strong>i di<br />

Federica era una ragazzina che col- un cammino. Come l’araba fenice, stampa- fuc<strong>il</strong>eria di banalità. Certo, poteva essere<br />

Federica Pellegrini, quando vuole quallo unito: lui, lei, l’altro. Federica è la cam- Livorno. «Ehi c’è una biondina che va forlezionava<br />

leoni di ogni genere e forma e ta dal suo sponsor anche sul costume che più accorta, più scafata, più ruffiana, ma<br />

cosa, in acqua e fuori, se lo prende. Fedepionessa olimpica del 200 st<strong>il</strong>e libero, spete». Tutti cominciammo a interessarci a lei.<br />

amava i f<strong>il</strong>m dell’orrore, quelli tosti. Hal- indossa, a rappresentare la rinascita dopo non è <strong>il</strong> tipo, quello che ha da dire lo ha<br />

rica più che l’ultima è l’unica diva dello cialità dove non la batte nessuno da quat- Normalmente nei giornali vige una regoloween<br />

lo considerava roba da educande. un biennio di crisi.<br />

sempre detto. E via.<br />

sport italiano, l’unica atleta a cui è riuscitro anni. Ha conquistato, solo per citare i la: non si dà del tu a un intervistato, nean-<br />

Alla prima intervista gongolava per L’alba Il tatuaggio del 2004 era uno scorpio- Dunque Federica, <strong>il</strong> 5 agosto del 2011,<br />

ta una sintesi trasversale tra le due gran- suoi successi più importanti, quattro titoche se è tuo fratello. Ma con Federica, aven-<br />

dei morti viventi e le chiedemmo se tutto ne, <strong>il</strong> simpatico animaletto per cui ave- quando festeggiò i 23 anni, era reduce dai<br />

di passioni nazionali: lo sport (soprattutli Mondiali, nei 200 e nei 400 st<strong>il</strong>e libero dola di fronte la prima volta, malgrado <strong>il</strong><br />

ciò non condizionasse <strong>il</strong> sonno. «Io dormo va una pred<strong>il</strong>ezione, come <strong>il</strong> suo punto di Mondiali di Shanghai dove aveva di nuo-<br />

42 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 43<br />

Foto: AP/LaPresse<br />

Tre fratelli romani e <strong>il</strong> segreto di una tomba «che parla fin troppo».<br />

Ma ciò di cui “parla” non è la religione. È la natura della ragione.<br />

Scagliata come un dardo. Sulla terra. Sottoterra. Oltre la terra<br />

6 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | | Foto: Alessandro Martino<br />

I segni della Pasqua. La profezia e le fissazioni<br />

Viaggio nell’ipogeo degli Aureli a Roma, <strong>il</strong> monumento<br />

sepolcrale pagano dove tutte le immagini portano scritto<br />

“più in là”. E un campionario delle “altre chiese possib<strong>il</strong>i”<br />

Luigi Amicone, Rodolfo Casadei .......................................................................................................................................................6<br />

INTERNI<br />

Lo Stato spiato. Anche Di Pietro nel mirino?<br />

Quarta puntata dell’inchiesta sul processo di Roma<br />

contro De Magistris e Genchi, i “giustizieri” di Catanzaro<br />

Peppe Rinaldi ..............................................................................................................................................................................................................20<br />

Educazione. La burocrazia in cattedra<br />

Così dinosauri e corporazioni demoliscono la riforma<br />

Giorgio Israel ...............................................................................................................................................................................................................27<br />

CONTINENTE VECCHIO<br />

Ungheria. La nazione discriminata<br />

A Bruxelles non piace la svolta identitaria di Budapest<br />

sulla nuova costituzione. E gliela sta facendo pagare<br />

Rodolfo Casadei.....................................................................................................................................................................................................32<br />

Direttive letterarie. Correggere Manzoni<br />

Se l’Europa potesse riscrivere i capolavori italiani<br />

Antonio Gurrado ................................................................................................................................................................................................34<br />

CULTURA<br />

L’Azione Cattolica. In cammino<br />

«Testimoniando <strong>il</strong> Vangelo prendiamo posizioni precise<br />

nella vita. Anche in politica». Intervista a Franco Miano,<br />

presidente della madre di tutte le organizzazioni laicali<br />

Valerio Pece ....................................................................................................................................................................................................................38<br />

Il partito cattolico. L’esempio della Dc<br />

Un libro rivela <strong>il</strong> “segreto” della Balena Bianca ...................................41<br />

SPORT<br />

Più in là<br />

portano scritto tutte le immagini<br />

I SEGNI DELLA RESURREZIONE<br />

Roma, ipogeo degli Aureli, sepolcro risalente<br />

alla prima metà del 200 dopo Cristo, in un<br />

periodo compreso tra i regni di Caracalla<br />

(211-217) e Gallieno (253-268). Nella foto,<br />

parete sinistra del primo di tre ambienti,<br />

particolare di personaggi in tunica e pallio<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 7<br />

Federica Pellegrini. La diva della vasca<br />

Ama i leoni e i f<strong>il</strong>m dell’orrore. Non trema più davanti<br />

agli obiettivi e alle telecamere. E in piscina sbriciola<br />

ogni rivale. Lo squalo Federica non ha paura di nulla.<br />

Quando vuole una cosa, semplicemente se la prende<br />

Fred Perri .............................................................................................................................................................................................................................42<br />

LA SETTIMANA<br />

Foglietto<br />

Lodovico Festa ...................................3<br />

Non sono d’accordo<br />

Oscar Giannino ..............................18<br />

Boris Godunov<br />

Renato Farina ..................................31<br />

Le nuove lettere di<br />

Berlicche .....................................................37<br />

Presa d’aria<br />

Paolo Togni ..........................................52<br />

Mamma Oca<br />

Annalena Valenti ....................53<br />

Post Apocalypto<br />

Aldo Trento .........................................58<br />

Sport über alles<br />

Fred Perri .................................................62<br />

Cartolina dal Paradiso<br />

Pippo Corigliano .......................63<br />

Diario<br />

Marina Corradi ............................66<br />

RUBRICHE<br />

Per Piacere ..............................................50<br />

Green Estate ........................................52<br />

Mob<strong>il</strong>ità 2000 ..................................55<br />

La rosa dei <strong>Tempi</strong> .....................56<br />

Lettere al direttore ................62<br />

Taz&Bao .....................................................64<br />

Reg. del Trib. di M<strong>il</strong>ano n. 332 dell’11/6/1994<br />

settimanale di cronaca, giudizio,<br />

libera circolazione di idee<br />

Anno 18 – N. 14 dal 5 all’11 apr<strong>il</strong>e 2012<br />

IN COPERTINA Foto: Alessandro Martino<br />

DIRETTORE RESPONSABILE:<br />

LUIGI AMICONE<br />

REDAZIONE: Emanuele Boffi, Laura Borselli,<br />

Mariapia Bruno, Rodolfo Casadei (inviato<br />

speciale), Benedetta Frigerio, Caterina Giojelli,<br />

Daniele Guarneri, Elisabetta Longo, Pietro<br />

Piccinini, Chiara Rizzo, Chiara Sirianni<br />

SEGRETERIA DI REDAZIONE:<br />

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DIRETTORE EDITORIALE: Samuele Sanvito<br />

PROGETTO GRAFICO:<br />

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(D.LEG. 196/2003 tutela dati personali).


Tre fratelli romani e <strong>il</strong> segreto di una tomba «che parla fin troppo».<br />

Ma ciò di cui “parla” non è la religione. È la natura della ragione.<br />

Scagliata come un dardo. Sulla terra. Sottoterra. Oltre la terra<br />

6 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | | Foto: Alessandro Martino<br />

Più in<br />

portano scritto tu


là<br />

tte le immagini<br />

I SEGNI DELLA RESURREZIONE<br />

Roma, ipogeo degli Aureli, sepolcro risalente<br />

alla prima metà del 200 dopo Cristo, in un<br />

periodo compreso tra i regni di Caracalla<br />

(211-217) e Gallieno (253-268). Nella foto,<br />

parete sinistra del primo di tre ambienti,<br />

particolare di personaggi in tunica e pallio<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 7


di Luigi Amicone<br />

Aneddoti del mistero o materiale da<br />

discarica? Cosa siamo in tutta questa<br />

polvere che si alza fino alle stelle?<br />

Questo domandi anche a ciò che chiami<br />

“passato”. Giro e rigiro di chiacchiere, reperto,<br />

storia. “Maestra di vita” fissò una volta<br />

uno di noi. Ma in che senso? Quale vita?<br />

Per Alain Finkielkraut ecco tutto: «Il Moderno,<br />

colui a cui <strong>il</strong> passato pesa. Il Sopravvissuto,<br />

colui a cui <strong>il</strong> passato manca». Si capisce,<br />

ma la dialettica Moderno-Sopravvissuto centra<br />

solo un aspetto della questione. Centra<br />

l’orizzontale, <strong>il</strong> terreno, l’essere qui e ora di<br />

chi l’aria per evocare e raccontare <strong>il</strong> passato<br />

ce l’ha ancora. O ancora per un po’. Finché<br />

dura. Ma è venuto <strong>il</strong> momento di andare sottoterra.<br />

Ne riparliamo cammin facendo. Il<br />

fossatore apre la porta, scendiamo.<br />

8 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

Pochi scalini e siamo già avvolti nell’ambiente<br />

saturo di umidità di un edifico adibito<br />

a sepolcro. Si chiama tecnicamente<br />

“ipogeo” (letteralmente “sottosuolo”) questo<br />

posto che a un certo punto della sua storia<br />

l’uomo romano ha sentito <strong>il</strong> bisogno<br />

di abitare come all’aria aperta. Da allora,<br />

almeno dalle nostre parti, l’uomo non si è<br />

più limitato a bruciare le spoglie dei propri<br />

cari o a implorare sui corpi sepolti la benignità<br />

degli dei seppelliti insieme ai defunti.<br />

A un certo punto l’uomo ha sentito <strong>il</strong> bisogno<br />

di non rassegnarsi alla cenere e di farsi<br />

una casa. Anzi, più che una casa, a un certo<br />

Si chiama “ipogeo” (“sottoterra”) <strong>il</strong> posto<br />

che a un certo punto della sua storia l’uomo<br />

ha sentito <strong>il</strong> bisogno di abitare come una casa.<br />

Anzi, come una v<strong>il</strong>la, un tempio, una chiesa<br />

punto l’uomo ha sentito <strong>il</strong> bisogno di farsi<br />

un tempio, una v<strong>il</strong>la, una chiesa domestica.<br />

Da morto. Sottoterra. Con vista sull’oltreterra.<br />

Sull’oltretomba. Sull’ald<strong>il</strong>à. Sull’eternità.<br />

Sull’immortalità. Su quel “paradiso” di<br />

cui narrano con una varietà spettacolare di<br />

immagini tutte le religioni che sulla terra<br />

danno voce e fantasia al desiderio più vivo<br />

nel cuore dell’uomo.<br />

Un antefatto singolare<br />

Ecco, una di queste case nella quale stiamo<br />

discendendo è collocata in un punto di<br />

Roma compreso tra le mura aureliane e la<br />

Stazione Termini, all’angolo<br />

tra viale Manzoni e via Luzzatti.<br />

Oltrepassato <strong>il</strong> cancelletto<br />

del civico 2B, un breve<br />

camminamento conduce<br />

all’uscio di un casotto schiac-


Foto: Alessandro Martino<br />

ciato tra palazzi sorti all’epoca del Fascio.<br />

Oltre l’uscio le scale e, a sinistra, <strong>il</strong> primo<br />

locale dell’“ipogeo degli Aureli”. Dal nome<br />

della facoltosa famiglia, probab<strong>il</strong>mente di<br />

liberti imperiali, che lo edificò e lo abbellì<br />

con un mosaico monumentale, affreschi<br />

e motivi ornamentali che coprono l’intero<br />

spazio sepolcrale. Diviso in tre sale e costruito<br />

su due piani sotterranei. Oltre i quali,<br />

a partire dalla metà del III secolo, data di<br />

“nascita” di questa lussuosa “v<strong>il</strong>la” del sottosuolo,<br />

si stendono cunicoli oggi occlusi e<br />

forse ut<strong>il</strong>izzati come catacombe dalle prime<br />

comunità cristiane.<br />

Il tempio originario venne alla luce<br />

nell’autunno del 1919. Mentre fervevano i<br />

lavori di sbancamento per la costruzione di<br />

un garage della Società Trasporti Automob<strong>il</strong>istici.<br />

Poi proprietà della Fiat spa. Oggi,<br />

grazie al contributo dell’azienda di Mar-<br />

MONUMENTO FUNERARIO<br />

Un’opeRa del III Secolo<br />

la scoperta in un garage Fiat<br />

L’ipogeo degli Aureli sorge sotto<br />

viale Manzoni a Roma, nei pressi<br />

del Fiat Motor V<strong>il</strong>lage. Risale alla<br />

prima metà del III secolo d.C. e<br />

venne alla luce nel 1919, durante<br />

l’allestimento di un garage.<br />

Il MISteRo deglI aURelI<br />

Un secolo di interpretazioni<br />

Per un secolo gli studiosi si sono<br />

accapigliati interpretando l’apparato<br />

iconografico come pagano,<br />

cristiano o gnostico. Gli studi promossi<br />

dal cardinal Ravasi ne hanno<br />

provato <strong>il</strong> carattere multireligioso.<br />

I pRodIgI del laSeR<br />

Ultimi restauri e nuove scoperte<br />

I restauri al laser sotto la sovrintendenza<br />

del professor Bisconti<br />

hanno disvelato (2011) scene<br />

omeriche (i compagni di Ulisse) e<br />

un banchetto celeste. Per Bisconti<br />

«altre scoperte ci attendono».<br />

chionne (che sopra le vestigia degli Aureli<br />

conserva <strong>il</strong> suo “Fiat Motor V<strong>il</strong>lage”), l’ipogeo<br />

splende nell’opera di restauro voluta<br />

dal “ministro” della cultura della Santa<br />

Sede, cardinal Gianfranco Ravasi, e attuata<br />

con la sovraintendenza di Fabrizio Bisconti,<br />

professore all’Università Roma 3, capo della<br />

task force per la cura delle oltre cento catacombe<br />

di pertinenza petrina.<br />

Nota bene: l’ipogeo degli Aureli è una<br />

tomba privata, non una catacomba. Che<br />

ereditando dal mondo ebraico l’uso di seppellire<br />

i morti, è invece <strong>il</strong> tipico luogo pubblico<br />

e comunitario diffuso da ebrei e cri-<br />

Sono gli anni di Roma in cui <strong>il</strong> culto di Mitra,<br />

<strong>il</strong> pensiero giudaico, la f<strong>il</strong>osofia neoplatonica,<br />

l’orfismo, la gnosi e <strong>il</strong> cristianesimo convivono<br />

nell’impero multietnico e multireligioso<br />

I SEGNI DELLA RESURREZIONE PRIMALINEA<br />

nella foto grande, i fratelli aureli<br />

ritratti nella volta dell’ipogeo. Qui sopra,<br />

immagini della creazione, dodici figure in<br />

tunica e personaggio con rotolo e gregge,<br />

segnacoli di motivi decorativi cristiani<br />

stiani a Roma (e in altre regioni del Sud Italia)<br />

proprio negli anni in cui sorse l’ipogeo<br />

degli Aureli. Siamo in età imperiale, dinastia<br />

dei Severi, nell’epoca pagana in cui <strong>il</strong><br />

potere romano mostrò grande tolleranza e<br />

apertura ai seguaci di Gesù. (“Catacombe”,<br />

deriva da “ad catacumbas”,“presso l’avvallamento”,<br />

in origine sulla via Appia, dove<br />

sorsero le prime dedicate a san Sebastiano:<br />

non luoghi dove la leggenda collocava<br />

i primi cristiani in fuga dalle persecuzioni,<br />

ma cimiteri sotterranei – da coemeteria,<br />

“io dormo” – che i primi cristiani crearono<br />

e adornarono sfruttando le cave di tufo<br />

e pozzolana, o scavando gal-<br />

lerie in terreni concessi da<br />

ricchi proprietari o acquistati<br />

dalla comunità dei credenti).<br />

Oggi, dopo quasi un secolo<br />

di studi, controversie,<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 9


interpretazioni le più disparate sui suoi<br />

elementi di paganità, gnosticità, eresia,<br />

è assodato che l’ipogeo degli Aureli non<br />

è affatto un sito di «indubbia cristianità».<br />

Come invece lo definì <strong>il</strong> perentorio expertise<br />

reso nella seduta del 10 marzo 1929<br />

dalla commissione di specialisti incaricata<br />

di dirimere la questione e che col suo verdetto<br />

determinò <strong>il</strong> passaggio di competenza<br />

dalla Regia Sopraintendenza agli Scavi<br />

alla Pontificia Commissione di Archeologia<br />

Sacra. Piuttosto, dice <strong>il</strong> professor Bisconti,<br />

«rappresenta un antefatto singolare di una<br />

gens che, senza abbracciare <strong>il</strong> pensiero cristiano,<br />

lo contempla nell’orizzonte multireligioso<br />

del tempo. La tensione verso l’autorappresentazione<br />

suggerisce a questa famiglia,<br />

così in vista nella Roma del tempo, di<br />

decorare <strong>il</strong> proprio monumento funerario<br />

con temi che aprono le porte a un nuovo<br />

immaginario, sospeso tra vita quotidiana<br />

e un mondo beato, proiettato nell’ald<strong>il</strong>à».<br />

Sono gli anni di Roma in cui <strong>il</strong> culto di<br />

Mitra, <strong>il</strong> pensiero giudaico, la f<strong>il</strong>osofia neoplatonica,<br />

l’orfismo, <strong>il</strong> cristianesimo, la<br />

gnosi convivono nello spazio di una capitale<br />

dell’impero multietnica e multireligiosa.<br />

Sono gli anni del regno di Alessandro Severo,<br />

imperatore che, impedito dai senatori e<br />

“consulentes sacra” di rendere lecito <strong>il</strong> cristianesimo<br />

e di erigere un pubblico tempio<br />

a Cristo, «si limitò a venerarlo privatamente<br />

insieme ad Apollonio di Tiana, Abramo e<br />

Orfeo nel suo larario privato» (Marta Sordi).<br />

Gli anni della prima metà del 200 d.C., in<br />

cui sorge la più antica chiesa che sia conosciuta,<br />

la Domus Ecclesiae di Dura Europos,<br />

datata grazie a un graffito rivelatore all’anno<br />

232 e probab<strong>il</strong>mente costruita da soldati<br />

cristiani appartenenti a una legione romana<br />

di stanza in Siria.<br />

Il paradiso, quasi<br />

«Ebbene – spiega Bisconti – l’ipogeo degli<br />

Aureli esprime questa felice congiuntura.<br />

Nell’iscrizione musiva dedicata da un<br />

Aurelius Felicissimus si ricorda la sepoltura<br />

dei tre fratelli Aurelius Onesimus, Aurelius<br />

Papirius e Aurelia Prima. Che nei tre<br />

ambienti sepolcrali vengono rappresentati<br />

in un lungo ciclo affrescato, ora come <strong>il</strong><br />

saggio pastore; ora come un cavaliere che<br />

entra in una favolosa città dell’oltremondo;<br />

ora come un retore al centro di un foro;<br />

ora come una commensale di un banchetto<br />

celeste. Il ciclo si inserisce in un grande<br />

quadro omerico, dove, secondo i primi studiosi,<br />

era rappresentato l’episodio di Ulisse<br />

che torna a Itaca e incontra Penelope<br />

al telaio tra i Proci. Il recentissimo restauro<br />

effettuato con <strong>il</strong> laser ha permesso di<br />

leggere meglio: laddove gli iconografi del<br />

passato riconoscevano <strong>il</strong> palazzo e le greggi<br />

di Laerte, è stata scoperta ancora Aurelia<br />

Prima che, in segno di lutto, si scioglie i<br />

capelli per compiangere i due fratelli mor-<br />

10 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

Qui sopra, un esempio delle nuove scoperte<br />

emerse nei restauri grazie all’impiego<br />

del laser. Nell’affresco “pulito” appaiono<br />

i due Aureli pianti dalla sorella Prima.<br />

Nella foto a destra, <strong>il</strong> mosaico sepolcrale<br />

ti, sistemati sul letto funebre all’interno di<br />

un recinto funerario. Nel settore inferiore<br />

si assiste al momento in cui Ulisse ottiene<br />

dalla maga Circe che i compagni, trasformati<br />

in porci, tornino a essere uomini. Le<br />

nuove scene individuate si calano perfettamente<br />

nel sistema multireligioso a cui fa<br />

capo <strong>il</strong> sincretismo elaborato dagli Aureli.<br />

Che comporta anche due enigmatiche<br />

scene dove si può riconoscere sia Prometeo<br />

che crea l’uomo ed Eracle nel giardino delle<br />

Esperidi, sia la creazione di Adamo e la<br />

cacciata dall’Eden. Tutto ciò prepara l’idea<br />

di un altro mondo pronto a rappresentare<br />

Nell’ipogeo degli Aureli, facoltosa famiglia<br />

di liberti imperiali, sono seppelliti tre fratelli<br />

immortalati in cavalcate e banchetti celesti<br />

in compagnia di f<strong>il</strong>osofi e scene omeriche<br />

<strong>il</strong> paradiso dei cristiani. Di lì a poco o negli<br />

stessi anni, nascono le catacombe comunitarie<br />

destinate alla sepoltura di tutti i fratelli<br />

che hanno aderito alla nuova fede».<br />

Pavoni, f<strong>il</strong>osofi e banchetti<br />

Il Felicissimus sopravvissuto volle confondere<br />

la morte e fare della scomparsa dei<br />

suoi fratelli un dardo scagliato oltre l’immaginazione.<br />

Fece così affrescare in quella<br />

definitiva residenza delle spoglie famigliari<br />

terrene, quella natura che fa da corona alla<br />

vita umana ed è <strong>il</strong> primo richiamo oggettivo<br />

alla bontà del creato. E poi, cavalcate<br />

e banchetti celestiali. Pavo-<br />

ni simbolo di immortalità<br />

e f<strong>il</strong>osofi, espressione della<br />

più autentica delle compagnie<br />

umane, quella che cerca<br />

la verità. Volle raccontare, <strong>il</strong>


Foto: Alessandro Martino; Pontificia Commissione di Archeologia sacra<br />

felice sopravvissuto, la comunità dei vivi e<br />

dei morti che con Omero, <strong>il</strong> primo poeta ad<br />

offrirne <strong>il</strong> grandioso aneddoto, ansima verso<br />

<strong>il</strong> Destino di ciascuno e di tutto. Sulla terra.<br />

Sottoterra. Oltre la terra. E in effetti, pur<br />

nell’estrema caducità del suo essere, non si<br />

conosce una specie uguale alla nostra <strong>il</strong> cui<br />

desiderio si espande fino a qua sotto.<br />

Non è una foca monaca l’architetto<br />

degli Aureli. Così come non è una talpa<br />

quella che ha fatto di un pezzo di questo<br />

angolo di Roma «un monumento che parla<br />

fin troppo». Ma <strong>il</strong> fatto «che parla fin troppo»<br />

non è lo sforzo devoto con cui si è cercato<br />

di incastrare un groviglio di immagini<br />

in una testimonianza di «indubbia cristianità».<br />

Ciò che “parla”, al paragone con quel<br />

muto «palazzo di cemento armato, senza<br />

finestre» con cui Benedetto XVI ha descritto<br />

<strong>il</strong> mainstream in cui si muove l’uomo con-<br />

temporaneo, pagano o cristiano egli sia, è<br />

la potenza di apertura di una ragione. Pagana<br />

e romana. Il pagano e romano, come<br />

<strong>il</strong> cristianesimo insegnerà con lo scatenamento<br />

di tutte le arti, non è l’iconoclasta<br />

che non si sforza di far altro che distruggere<br />

ogni evidenza scolpita nel cuore umano<br />

o <strong>il</strong> talebano che distrugge i volti bim<strong>il</strong>lenari<br />

di un Budda scolpito sulle montagne.<br />

Non è l’uomo entusiasta del relativismo<br />

multiculturalista, di una sala multireligiosa,<br />

spoglia, s<strong>il</strong>ente e vuota perché dedicata<br />

“a tutte le religioni”. E non è nemmeno <strong>il</strong><br />

membro di una organizzazione chiesasti-<br />

Dopo un secolo di tentate interpretazioni<br />

per gli esperti gli Aureli «parlano fin troppo».<br />

E di cosa parlano se non dell’impossib<strong>il</strong>ità<br />

degli iconoclasti di cancellare <strong>il</strong> resurrexit?<br />

I SEGNI DELLA RESURREZIONE PRIMALINEA<br />

ca dedita alla retorica dei diritti umani. Il<br />

pagano e romano è l’uomo della ragione<br />

oltre l’immaginazione. Intanto, dicono alla<br />

corte dell’Imperatore, è arrivato “qualcosa<br />

di assolutamente nuovo” da cui neppure <strong>il</strong><br />

ricco parvenu, l’uomo d’affari e ambizioso<br />

della corte imperiale vuole rimanere estraneo.<br />

È così, testimoniano gli Aureli. Perciò<br />

ci si spinge a colonizzare perfino <strong>il</strong> sottoterra.<br />

In nome dell’oltreterra. Intanto, tra i<br />

canti di Circe che ci trasformano in gender<br />

e social network, adesso perfino a un vecchio<br />

capo ateo e comunista, Fidel, viene da<br />

chiedere consigli al sempre “assolutamente<br />

nuovo” che siede sul soglio<br />

romano che fu di Pietro. Che<br />

storia. Sulla terra. Sotto terra.<br />

Oltre la terra. Che storia,<br />

questa a cui <strong>il</strong> «resurrexit!» di<br />

Cristo ha dato Volto. n<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 11


PRIMALINEA I SEGNI DELLA FISSAZIONE<br />

12 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |


PURCHÉ SIA SENZA COSTOLETTE DI AGNELLO<br />

Buona Pasqua<br />

Charlie Brown<br />

L’anatema contro la macellazione ovina, la Messa<br />

gay friendly, la Quaresima a impatto zero. Viaggio<br />

surreale tra le chiese dove un altro credo è possib<strong>il</strong>e<br />

di Rodolfo Casadei<br />

Non è <strong>il</strong> peccato che impedisce di ricevere<br />

la salvezza della Pasqua, ma le<br />

fissazioni. Chi è ripiegato sul problema<br />

che lo affligge, chi ha <strong>il</strong> suo pallino da<br />

portare avanti, chi ha già deciso quali sono<br />

le priorità, manco se ne accorge di essersi<br />

imbattuto nel Figlio di Dio. Successe duem<strong>il</strong>a<br />

anni fa, e succede oggi. Giuda aveva la<br />

fissazione dei soldi («Perché non si è venduto<br />

tale unguento per trecento denari che si<br />

potevano dare ai poveri?», disse alla cena di<br />

Betania di fronte a Marta che improfumava<br />

Gesù), e si sa com’è andata a finire. Il primo<br />

dei due ladroni crocefissi al fianco di Cristo<br />

pare che si sia bruciato la salvezza eterna<br />

per la sua visione ristretta delle cose («Uno<br />

dei malfattori appesi lo insultava, dicendo:<br />

“Non sei tu <strong>il</strong> Cristo? Salva te stesso e<br />

noi!”»). Per non parlare dei farisei, scandalizzati<br />

dalle guarigioni in giorno di sabato<br />

che avrebbero violato <strong>il</strong> riposo mosaico, dalle<br />

cene di Gesù coi pubblicani, dagli scarsi<br />

digiuni degli apostoli.<br />

Chi sono i farisei di oggi? Sono quelli<br />

che hanno usato <strong>il</strong> tempo di Quaresima<br />

per convertire gli altri alle loro idee anziché<br />

per convertire se stessi a Dio, e che<br />

<strong>il</strong> giorno di Pasqua celebreranno i propri<br />

progetti anziché l’opera di un Altro. Sono<br />

quelli della Chiesa verde, biodegradab<strong>il</strong>e,<br />

a impatto zero; quelli della Chiesa gay<br />

friendly, m<strong>il</strong>itante dei diritti Lgbt, elastica<br />

quanto basta per modificare la dottrina<br />

tradizionale sulla questione; quelli della<br />

Chiesa vegana, animalista, che si astiene<br />

dalle carni non solo <strong>il</strong> Venerdì Santo<br />

ma tutto l’anno e specialmente <strong>il</strong> giorno<br />

di Pasqua. E altri ancora.<br />

Tearfund è una delle più importanti<br />

Ong britanniche di ispirazione cristiana,<br />

anglicana evangelica per l’esattezza.<br />

Gestisce progetti contro la povertà in tutto<br />

<strong>il</strong> mondo, facendosi un punto di onore<br />

di aiutare tutti, indipendentemente dalla<br />

religione e dal “genere sessuale”. Il giorno<br />

di Pasqua chiedono ai simpatizzanti di<br />

La prossima “Messa gay” cattolica<br />

a St. Anne a Soho, Londra, dovrebbe<br />

celebrarsi proprio la sera di Pasqua<br />

trascorrerlo «dedicando un po’ di tempo<br />

a riflettere e pregare riguardo alla vostra<br />

esperienza di Digiuno del Carbonio, ringraziando<br />

per tutti coloro che in tutto <strong>il</strong> mondo<br />

vi hanno preso parte». Sì, perché questa<br />

è stata l’idea geniale della charity: proporre<br />

«azioni quotidiane e preghiere per la Quaresima<br />

per aiutare te e la tua Chiesa a proteggere<br />

i poveri dai cambiamenti climatici<br />

e a prendervi cura della buona creazione<br />

di Dio». Tutti i giorni un sacrificio Carbon<br />

Fast. Mercoledì 22 febbraio, primo giorno<br />

di Quaresima: «Togli una lampadina nella<br />

tua casa e fanne a meno per tutta la Quaresima<br />

come pro memoria di quello che<br />

stai facendo». E via di questo passo. «Conci-<br />

Una Ong britannica di ispirazione anglicana<br />

evangelica propone tutti i giorni un sacrificio<br />

Carbon Fast «per aiutare te e la tua Chiesa a<br />

proteggere i poveri dai cambiamenti climatici»<br />

ma. Riimmetti nel suolo gli elementi nutritivi<br />

dei tuoi avanzi alimentari, però non in<br />

una discarica. Se non possiedi un orto cerca<br />

un allevamento di lombrichi». «Riduci le<br />

miglia aeree. Non comprare cibo che è stato<br />

esportato per via aerea, con l’eccezione<br />

dei prodotti dell’Equo e solidale. Se l’etichetta<br />

non è chiara, domanda!». «Domenica<br />

del maglione caldo. Abbassa <strong>il</strong> riscaldamento<br />

di casa tua o della tua chiesa e indossa<br />

un golfino o una giacca più del solito».<br />

«Metti nella pentola solo l’acqua di cui hai<br />

bisogno». «Fai una rapida doccia anziché<br />

un bagno caldo: riscalderai meno acqua».<br />

«Controlla la pressione delle gomme: se è<br />

bassa consumi più carburante. Se non hai<br />

un’auto, rammentalo a un tuo fam<strong>il</strong>iare<br />

o al conducente dell’autobus!». La Quaresima<br />

di Tearfund è talmente in sintonia<br />

con quella tradizionale che l’astinenza dalla<br />

carne è proposta per <strong>il</strong> lunedì, <strong>il</strong> “Meatfree<br />

Monday”: «Non mangiare carne, o prodotti<br />

caseari se sei già vegetariano. Potresti<br />

anche essere più avventuroso e impegnarti<br />

a non mangiare carne per tutto <strong>il</strong> mese».<br />

E <strong>il</strong> venerdì, allora? «Non acquistare nulla».<br />

«Passeggia nel tuo quartiere. Raccogli rifiuti<br />

e riciclali se possib<strong>il</strong>e». «Verifica se sei in<br />

grado di produrre energia solare o eolica<br />

nel luogo in cui vivi». Ma almeno <strong>il</strong> Venerdì<br />

Santo… No: «Compra prodotti riut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i<br />

come bottiglie per l’acqua ririempib<strong>il</strong>i,<br />

involucri per sandwich riut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i e tazze<br />

di ceramica per <strong>il</strong> caffè in modo da ridurre<br />

i rifiuti e risparmiare denaro».<br />

Le preghiere dei fedeli Lgbt<br />

Il calendario non è chiarissimo, ma la<br />

prossima “Messa gay” cattolica a St. Anne<br />

a Soho, Londra, dovrebbe celebrarsi proprio<br />

la sera di Pasqua. Che tipo di celebrazione<br />

sia lo si è scoperto da un video<br />

postato su Youtube: si vedo-<br />

no un barbuto e un travestito<br />

che si alternano all’ambone,<br />

decorato con una bandiera<br />

arcobaleno del movimento<br />

Lgbt, introdotti da<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 13


PRIMALINEA I SEGNI DELLA FISSAZIONE<br />

un riferimento alla “season of pride”, e<br />

pronunciano preghiere come le seguenti:<br />

«Preghiamo per le organizzazioni Lgbt qui<br />

e in tutto <strong>il</strong> mondo, perché possano riflettere<br />

<strong>il</strong> patto arcobaleno di giustizia e integrità<br />

che Dio stab<strong>il</strong>isce fra noi»; «Che la<br />

comunità della Chiesa, i suoi pastori e <strong>il</strong><br />

popolo abbraccino la sfida con cui Dio si<br />

sta impegnando con noi, che una visione<br />

gioiosa e donatrice di vita della sessualità<br />

sia proclamata, la quale abbraccia la pienezza<br />

dell’umana diversità e non esclude<br />

nessuno». Uno dei “parrocchiani” più assidui<br />

è Martin Pendergast, un commentatore<br />

del Guardian “cattolico e gay”, legato da<br />

un’unione civ<strong>il</strong>e all’ex direttore di Cafod,<br />

la Caritas della Chiesa inglese. Pendergast<br />

scrive che «lo Stato e la Chiesa hanno regolarmente<br />

ridefinito <strong>il</strong> matrimonio e le sue<br />

strutture nei secoli al mutare dei paradigmi<br />

culturali, delle influenze religiose e delle<br />

comprensioni dello sv<strong>il</strong>uppo sociale e<br />

umano. Le strutture del matrimonio non<br />

sono radicate nella biologia o nel genere<br />

sessuale di per sé, ma nella relazionalità».<br />

Si legge in un commento di un blog<br />

che critica queste Messe: «Quel che trovo<br />

curioso è che loro condannano rumorosamente<br />

chiunque non sia “inclusivo”, ma le<br />

loro preghiere di intercessione sono sature<br />

dell’ossessione di sé, escludono completamente<br />

chiunque e qualunque cosa non sia<br />

parte della loro visione del mondo».<br />

Il comandamento vegetariano<br />

La stessa ossessione che si ritrova nella<br />

meditazione pasquale online di un dirigente<br />

dell’associazione Il Guado, “gruppo<br />

di ricerca su fede e omosessualità”, sotto<br />

forma di lettera a Gesù stesso: «In quella<br />

DAL SITO DEI COMBONIANI PER I GIOVANI<br />

«Altro che Occidente, solo l’islam<br />

riconosce i diritti delle donne»<br />

«L’accusa secondo cui l’Islam opprima la donna non è<br />

nulla di nuovo, è anzi un perpetuarsi di una secolare distorsione<br />

ed errata interpretazione da parte del mondo occidentale. Il<br />

loro fallimento nel proporre un giusto codice per <strong>il</strong> trattamento<br />

delle donne li ha portati a criticare aspramente l’Islam come<br />

malvagio. (…) Nel mezzo delle tenebre che sommergevano <strong>il</strong><br />

mondo, la rivelazione divina echeggiò nel vasto deserto d’Arabia<br />

con un fresco, nob<strong>il</strong>e ed universale messaggio all’umanità: “O<br />

voi che credete, siate timorati del vostro Signore, <strong>il</strong> Quale vi ha<br />

creato da un solo individuo, dal quale ha creato <strong>il</strong> di lui compagno<br />

(di sesso femmin<strong>il</strong>e); le due unità della coppia da cui ha prodotto<br />

molti uomini e donne” (Corano 4, 1). Uno studioso che ha<br />

riflettuto su questi versi afferma: “Si ritiene che non vi sia testo,<br />

antico o moderno, che tratti dell’umanità della donna in tutti i<br />

suoi aspetti con tale strab<strong>il</strong>iante brevità, eloquenza, profondità<br />

ed originalità come questa deliberazione divina”».<br />

Un’apologia così un<strong>il</strong>aterale e acritica della visione islamica<br />

della donna dove sta di casa? Sul sito internet dell’Ucoii? Nella<br />

14 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

gran pietra che viene posta sul tuo sepolcro,<br />

ho riconosciuto le tante parole che<br />

spingono noi omosessuali verso la disperazione.<br />

Nelle donne che davanti al sepolcro<br />

ti hanno visto sparire ai loro occhi,<br />

ho visto i tanti omosessuali che vengono<br />

allontanati da Te tutte le volte che la<br />

Chiesa li condanna senza indicare loro<br />

un cammino praticab<strong>il</strong>e per seguirti senza<br />

ipocrisie. In questi giorni, noi omosessuali<br />

credenti, siamo un po’ come i discepoli<br />

di Emmaus e facciamo fatica a trovare<br />

in quello che ascoltiamo un elemento<br />

di Speranza. Hai presente come li descrive<br />

Luca? Quando fa dire loro: “Noi speravamo<br />

che fosse lui a liberare Israele”? Ecco!<br />

Anche noi omosessuali credenti speravamo<br />

di trovare nelle parole dei capi di questa<br />

tua Chiesa un messaggio di autenticità<br />

e di liberazione, ma poi abbiamo incontrato<br />

solamente una serie di espressioni<br />

infelici, che possono nascere solamente<br />

da una percezione distorta della nostra<br />

esperienza». Ma anche queste interpretazioni<br />

del Vangelo sembrano molto meno<br />

che diritte.<br />

Un altro gruppo che va forte quanto<br />

a interpretazioni soggettive della Sacre<br />

Scritture è quello dei Cattolici Vegetariani<br />

(Acv). Il loro sito saluta la Pasqua con la<br />

foto di Shalom, un agnello che l’associazione<br />

ha adottato per salvarlo dalla macellazione<br />

e da un futuro da costoletta in un<br />

piatto «in nome di un costume che non ha<br />

ragione di esistere, in particolar modo per<br />

un cristiano». Ma davvero? A noi <strong>il</strong> consumo<br />

di carne risulta lecito da decine di passi<br />

delle Scritture. Non così per l’Acv: «Gesù<br />

stesso ricorda che “misericordia io voglio,<br />

e non sacrificio” (Os 6,6), non a caso lo stesso<br />

pontefice Benedetto XVI ha detto chiaramente<br />

che Gesù festeggiò la Pasqua senza<br />

agnello (Coena Domini 2007) e noi sappiamo<br />

che l’unico sacrificio che dà salvezza<br />

è la Santa Eucarestia! Geremia (7,22) stesso<br />

afferma che l’olocausto non è mai stato<br />

comandato, quello che Dio chiede è di<br />

essere ascoltato nella Sua Parola di Amore<br />

perché Egli stesso è Amore. Allora Shalom<br />

diviene segno di un modo autentico di<br />

vivere la Pasqua, come Risurrezione, come<br />

Vita; diviene immagine di un creato nella<br />

pace, di un uomo veramente redento capace<br />

di tornare come Dio lo ha pensato (Gen<br />

1,29) e che vede nelle creature del Signore<br />

non carne da macello ma creature da<br />

custodire (…). Forse Shalom non sa di essere<br />

tutto questo, o forse Dio ce l’ha donata<br />

proprio perché divenisse segno… questo<br />

non possiamo saperlo ma ci auguriamo<br />

che possa diventare simbolo e speranza<br />

di una vera Pasqua di vita dove “<strong>il</strong> lupo e<br />

l’agnello pascoleranno inseme, ed un fanciullo<br />

li guiderà” (Isaia 11,6)». Di fronte a<br />

tanta sapienza biblico-teologica si può dire<br />

solo una parola: Amen. n<br />

traduzione italiana dell’ultimo libro di Tariq Ramadan? Niente<br />

di tutto ciò: ad esaltare sopra ogni cosa <strong>il</strong> trattamento islamico<br />

della donna è niente meno che giovaniemissione.it, un sito<br />

internet dei missionari comboniani destinato ai giovani. Alla<br />

pagina http://www.giovaniemissione.it/mondo/afghdonna.htm<br />

è possib<strong>il</strong>e leggere quanto sopra citato e altro ancora. Per<br />

esempio che «l’Islam, oltre 1400 anni fa, diede alla donna<br />

diritti paritari; <strong>il</strong> diritto di eredità, quello di possedere<br />

un’attività, di scegliersi <strong>il</strong> marito, di divorziare, di lavorare, <strong>il</strong><br />

diritto all’educazione e molti altri diritti che l’Occidente non<br />

dà neppure oggigiorno».<br />

La c<strong>il</strong>iegina sulla torta, però, è rappresentata da una critica<br />

ad alzo zero di come <strong>il</strong> cristianesimo ha inciso sulla condizione<br />

della donna: «Nel diciassettesimo secolo, <strong>il</strong> clero romano<br />

decise che le donne non avevano anima e di conseguenza non<br />

sarebbero entrate in Paradiso. Il Giudaismo ed <strong>il</strong> Cristianesimo,<br />

partendo con <strong>il</strong> concetto del peccato originale, considerarono le<br />

donne non solo come inferiori, ma come malvagie. Persino oggi<br />

la Bibbia non riconosce <strong>il</strong> diritto della donna di avere voce in<br />

capitolo nella Chiesa». Invece mullah, imam, mufti e ayatollah<br />

non vedono l’ora di cedere <strong>il</strong> loro posto alle donne. [rc]


highlights<br />

inediti<br />

Ogni giorno su tempi.it<br />

I contenuti che trovate in<br />

queste pagine sono sintesi<br />

degli articoli, le analisi,<br />

i commenti realizzati<br />

per <strong>il</strong> nostro sito.<br />

OmOfObO a Chi?<br />

intervista a mario binasco<br />

«Omofobia, questo è <strong>il</strong> termine più<br />

pericoloso. Che fa da grimaldello a<br />

una lotta politica in st<strong>il</strong>e totalitario.<br />

E che criminalizza tutti coloro che<br />

si permettono di dire qualcosa di<br />

contrario al mainstream gender».<br />

Mario Binasco, psicanalista professore<br />

del Pontificio Istituto Giovanni<br />

Paolo II per gli Studi su Matrimonio<br />

e Famiglia, presso la Pontificia<br />

Università Lateranense, ha ragionato<br />

con tempi.it sull’uso del termine<br />

“omofobo”, fac<strong>il</strong>e etichetta attribuita<br />

a chi non si vuole arrendere a contrastare<br />

le battaglie politiche delle<br />

lobby gay. «Questo modo di categorizzare<br />

e di dividere in identità,<br />

in generi, in eterosessuali omofobi<br />

e gay, è strumentale alla battaglia<br />

politica intrapresa dalle lobby Lgbt,<br />

che creano appositamente gli stessi<br />

steccati che dicono di voler combattere».<br />

L’intervista integrale la<br />

trovate sul nostro sito.<br />

giOvanni lindO ferretti<br />

intervista al punk ratzingeriano<br />

«C’è una componente strana, nel<br />

vivere. Io lo chiamo mistero».<br />

<strong>Tempi</strong>.it ha intervistato in esclusiva<br />

Giovanni Lindo Ferretti, leader dei<br />

Cccp, personaggio carismatico<br />

e inclassificab<strong>il</strong>e, punk e ratzingeriano.<br />

Ferretti è tornato<br />

dopo anni in tour e oggi medita<br />

di «mettere in piedi un teatro<br />

equestre, tra vecchie canzoni e<br />

nuove consapevolezze». Un punk<br />

sessantenne che canta «a cuor contento»<br />

(alla faccia di chi lo accusa di<br />

incoerenza) e che dice che non si può<br />

proprio vivere «senza fare i conti con<br />

<strong>il</strong> cimitero, la Chiesa, la stalla».<br />

mamma nOnna<br />

<strong>il</strong> pentimento di sue<br />

<strong>Tempi</strong>.it ha raccontato<br />

la storia di Sue, mamma<br />

nonna pentita. Ora che<br />

non ha più le forze per<br />

accudire la figlia si è resa<br />

conto che «non si tratta<br />

solo di me, ma di una persona<br />

e del suo futuro».<br />

16 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

Solo su T<br />

maria di nazareth<br />

Una fiction per destarci<br />

dal torpore della tv trash<br />

di Pippo Corigliano<br />

Parliamo di maria, la fiction televisiva che Rai Uno ha programmato<br />

domenica e lunedì sera scorsi. Si tratta dell’ultimo impegno<br />

televisivo in ordine di tempo della LuxVide, la società di produzione<br />

fondata da Ettore Bernabei e portata avanti dal fondatore assieme<br />

ai figli Mat<strong>il</strong>de e Luca. La Lux vanta diversi record: la fiction su Papa<br />

Giovanni XXIII ha registrato <strong>il</strong> più alto ascolto mai raggiunto da<br />

una fiction in Italia. La serie di don Matteo è arrivata a ben otto serialità<br />

e non è detto che smetta, anche se le suore di Che Dio ci aiuti continuano<br />

alla grande raccogliendo <strong>il</strong> testimone di don Matteo. Premi e<br />

riconoscimenti internazionali, da Guerra e Pace a la Bibbia.<br />

Torniamo a Maria. I Sor Pedanti hanno trovato qualche cosetta<br />

da ridire, ma la verità è che si è trattato di un’opera che resterà<br />

nella storia della tv italiana e che ha nob<strong>il</strong>itato i nostri schermi i<br />

cui pixel per troppo tempo si sono dovuti conformare alla tv spazzatura.<br />

Sembra un miracolo che dallo stesso schermo da cui si è<br />

demolito <strong>il</strong> senso morale degli italiani possa uscire una raffigurazione<br />

così commovente della Madonna. Il personaggio di Maria è<br />

disegnato con delicatezza e forza. Geniale è stata l’idea delle storie<br />

parallele di Maria e Maddalena. La Maddalena sembra seguire<br />

i dettami – ben suggeriti dalla demoniaca Erodiade, vera antagonista<br />

di Maria – della cultura dominante dei nostri giorni. Sogna<br />

bei palazzi e bei vestiti, balla come una velina, fa la escort di alto<br />

bordo e finisce nella disperazione. Un itinerario attualissimo.


Foto: AP/LaPresse<br />

empi.it<br />

IL quOTIDIANO ONLINE DI TEMPI<br />

Sarà l’incontro con Gesù che prima la salva dalla lapidazione<br />

(viene identificata con la figura dell’adultera) e poi le concede la<br />

remissione dei peccati davanti agli indignati farisei. Quest’ultima<br />

scena s’intreccia col racconto della parabola del figliol prodigo<br />

che diventa figura della Maddalena stessa. Si vede che gli sceneggiatori<br />

hanno meditato a lungo <strong>il</strong> Vangelo riuscendo a inserire<br />

raccordi inaspettati, come quando Maria, che è sicura della risurrezione<br />

di Gesù, placa gli animi degli apostoli sbandati dopo la<br />

morte del Maestro, raccontando l’episodio del Bambino perduto<br />

e ritrovato nel tempio dopo tre giorni, alludendo al felice incontro<br />

che sta per avverarsi. Commovente la passione “in soggettiva”<br />

della Madonna che avverte su di sé le frustate della flagellazione,<br />

pur trovandosi altrove, e poi sente le proprie carni trafiggersi<br />

mentre assiste alla crocifissione.<br />

Il messaggio è estremamente chiaro. Finalmente si taglia<br />

corto con le interpretazioni soggettive-sociopolitiche.<br />

Maria si santifica facendo fino in fondo la volontà di<br />

Dio: accetta volontariamente di diventare la serva del<br />

Signore. E Gesù è l’agnello che prende su di sé i peccati<br />

del mondo: è Colui che viene a fare la volontà del Padre<br />

e beve <strong>il</strong> calice della sofferenza fino alla fine. Punto.<br />

Non ci poteva essere una migliore introduzione alla Settimana<br />

Santa, e di questo dobbiamo ringraziare anche<br />

la Rai che ha voluto questo programma, dimostrando che la deprecata<br />

Rai lottizzata è sempre meglio della tv privata asservita<br />

al padrone di turno.<br />

Un grazie particolare va a Ettore Bernabei. Fra tanti convegni<br />

e dispute raffinate sui mezzi di comunicazione che pestano l’acqua<br />

nel mortaio, Bernabei ha imboccato la strada dritta di chi<br />

si espone di persona. Ha dato la faccia e i suoi soldi non certo<br />

per farne altri, ma per dimostrare, come Cristoforo Colombo, che<br />

si può scoprire l’America. E l’America è la televisione di qualità<br />

che riesce a registrare ascolti maggiori di quella deficiente. Per<br />

far questo occorre intelligenza e coraggio e Bernabei li ha avuti.<br />

Approfondimento<br />

Su tempi.it trovate<br />

l’intervista a Armando<br />

fumagalli, docente di<br />

Semiotica e di etica<br />

della comunicazione,<br />

presso l’Università<br />

Cattolica di m<strong>il</strong>ano,<br />

oltre che direttore<br />

del master universitario<br />

di scrittura e<br />

produzione di fiction e<br />

cinema, e consulente<br />

nella produzione della<br />

fiction su maria.<br />

i video di tempi.it<br />

Leggerezza (con giudizio)<br />

<strong>Tempi</strong>.it produce ogni giorno<br />

un video sull’attualità. Si<br />

spazia da argomenti seri<br />

trattati con leggerezza a<br />

tematiche frivole analizzate<br />

in profondità.<br />

LA teLefonAtA Con moggi<br />

La serie A secondo l’ex dg Juve<br />

Ogni lunedì <strong>il</strong> campionato di<br />

serie A commentato con<br />

Luciano Moggi: «Del Piero<br />

merita la riconferma. È un<br />

campione e un vero professionista».<br />

movieLAnd<br />

Chi ha visto Cristiada?<br />

Il f<strong>il</strong>m Cristiada, prodotto<br />

nel 2011 e con un cast di<br />

prim’ordine, racconta l’insurrezione<br />

dei cristiani in<br />

Messico negli anni Venti,<br />

ma non riesce ad arrivare<br />

nelle sale europee.<br />

footbALL iS Coming home<br />

La leucemia di petrov<br />

Il capitano dell’Aston V<strong>il</strong>la,<br />

St<strong>il</strong>iyan Petrov, ha scoperto<br />

di avere la leucemia acuta.<br />

Tra la fac<strong>il</strong>e retorica e<br />

penosi discorsi sul doping,<br />

c’è una speranza.<br />

tremende bAzzeCoLe<br />

Quei 94 embrioni siamo noi<br />

Annalisa Teggi (con l’aiuto di<br />

G. K. Chesterton) ci ricorda<br />

che i 94 embrioni “andati<br />

persi” all’ospedale San<br />

F<strong>il</strong>ippo Neri di Roma sono<br />

mammiferi come noi.<br />

Art tempi<br />

Sculture alla fondazione roma<br />

Mariapia Bruno ci porta<br />

alla scoperta delle sculture<br />

dei grandi collezionisti<br />

alla Fondazione Roma.<br />

Immagini da una rassegna<br />

tutta da scoprire.<br />

Un the Con ALiCe<br />

Le star credono a et<br />

e usano l’ufo detector<br />

Rihanna, Zooey Deschanel,<br />

Kesha, Tom Cruise, Mick<br />

Jagger e molti altri ne sono<br />

sicuri: gli alieni esistono.<br />

Chissà dove, ma esistono.<br />

e poi tUtto iL reSto<br />

Corradi, trento,<br />

giannino e la rosa<br />

Su tempi.it trovate tutte<br />

le nostre firme, oltre che<br />

le nostre rubriche. E con<br />

la “Preghiera del mattino”<br />

sbertucciamo un po’ i nostri<br />

colleghi giornalisti.<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 17


L’OBIETTORE<br />

COSE CHE BANKITALIA NON HA MAI DETTO<br />

Dieci ricchi, tre m<strong>il</strong>ioni di poveri<br />

e una colossale panzana mediatica<br />

18 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

di Oscar Giannino<br />

Ho <strong>il</strong> massimo rispetto per gli economisti<br />

che si cimentano con<br />

<strong>il</strong> problema della distribuzione<br />

dei redditi, col tempo ho imparato<br />

a riconoscere a distanza <strong>il</strong> peso<br />

delle diverse scuole economiche<br />

e politiche in materia. Vi sono alcuni<br />

per i quali battere e ribattere sul<br />

tema “i ricchi diventano più ricchi<br />

e i poveri più poveri” è un classico<br />

refrain per criticare l’economia di<br />

mercato, <strong>il</strong> colore dei governi in carica,<br />

e spesso entrambe le cose. Ca-<br />

NON SONO<br />

D’ACCORDO<br />

duti nella storia i modelli antimercato, intellettuali e orfani<br />

del marxismo e del fascismo non hanno di meglio<br />

che soffiare instancab<strong>il</strong>mente contro Mammona che detterebbe<br />

legge. Direte voi che anche Obama ha attaccato<br />

nel Prayer Breakfast di febbraio i ricchi, e ha detto che<br />

Gesù sarebbe favorevole a tassarli di più. Cristo avrà sorriso<br />

nell’apprendere quanto fratello<br />

Barack abbia dimenticato l’elementare<br />

risposta data dal Maestro a chi<br />

voleva trarlo in trappola interrogandolo<br />

sulla giustezza delle tasse da pagare<br />

allo Stato, e Lui si limitò freddamente<br />

a continuare a far segni nella<br />

sabbia e a rispondere: «Restituite a<br />

Cesare quel che è di Cesare e a Dio<br />

quel che è di Dio». Non proprio una<br />

risposta da appassionato di curve<br />

delle aliquote, ma rassegnatamente<br />

e legalitariamente indifferente ai pasticci<br />

dei politici su questa terra, rispetto<br />

alla giustizia dell’Altra.<br />

Detto questo, è stato assolutamente stupefacente ciò<br />

che i media italiani hanno riservato alla ricerca su Ricchezza<br />

e diseguaglianza in Italia di Giovanni D’Alessio,<br />

uscita a febbraio negli Occasional Papers di Bankitalia.<br />

L’autore è persona seria, non ha alcuna responsab<strong>il</strong>ità in<br />

ciò che han creduto di fargli dire. E che nel testo non c’è:<br />

invito tutti a leggerlo, si scarica liberamente dal sito di<br />

via Nazionale. Lo “scandalo” su cui tutti hanno titolato<br />

legandolo agli effetti della crisi, cioè i famigerati 10 italiani<br />

più ricchi tanto patrimonializzati quanto i 3 m<strong>il</strong>ioni<br />

di italiani più poveri, è un dato del 2006!<br />

Seconda questione su cui tutti o quasi hanno banalizzato<br />

e mistificato: <strong>il</strong> presunto aumento della concentra-<br />

L’aumento della concentrazione della ricchezza nel<br />

paper di via Nazionale non c’è. C’è invece ciò che gli<br />

studiosi sanno bene, anche se ai media piace meno: un<br />

calo della disuguaglianza tra <strong>il</strong> 2000 e <strong>il</strong> 2004-2008<br />

zione della ricchezza. In D’Alessio non lo trovate. Trovate<br />

invece ciò che gli studiosi sanno bene, anche se magari<br />

ai media piace meno. Dopo un calo nel biennio 1989-91,<br />

la disuguaglianza si riporta pressoché sui valori del 1987<br />

tra <strong>il</strong> 1993 e <strong>il</strong> 2000, per poi subire un nuovo calo tra l’inizio<br />

del secolo e <strong>il</strong> periodo 2004-2008. Ripeto: ca-lo! Al precrisi<br />

l’Italia è arrivata con l’indice di Gini che scendeva,<br />

quanto a concentrazione della ricchezza detenuta dal<br />

decìle e dal centìle più affluente della popolazione. Sono<br />

diverse componenti a spiegarlo. La progressiva diffusione<br />

della proprietà dell’abitazione di residenza, per esempio,<br />

è passata da poco più del 50 per cento nel 1977 a quasi <strong>il</strong><br />

70 nel 2008. Non proprio roba da paese impoverito. Mentre<br />

negli anni in cui la Borsa tira, la tendenza alla concentrazione<br />

di ricchezza verso l’alto riprende forza. I dati degli<br />

ultimi due anni semplicemente non li abbiamo, per<br />

apprezzare davvero che cosa è avvenuto. Di sicuro, la Borsa<br />

è andata male, tanto per cominciare. Ma la percentuale<br />

di case detenute in proprietà è salita ancora.<br />

Leggere per credere<br />

Terza questione: come stiamo messi in Italia rispetto agli<br />

altri paesi avanzati? Cito testualmente D’Alessio. «Per<br />

quanto riguarda l’ammontare della ricchezza delle famiglie,<br />

le stime di Davies, Sandstrom, Shorrocks e Wolff<br />

[2009] sulla distribuzione dell’intera ricchezza del pianeta<br />

attribuiscono una posizione piuttosto favorevole<br />

all’Italia; considerato pari a 1 <strong>il</strong> peso del nostro paese in<br />

termini di popolazione, l’indice risulta pari a circa 3 in<br />

termini di P<strong>il</strong> e a circa 4,5 in termini di ricchezza. In altri<br />

termini, <strong>il</strong> nostro paese risulta maggiormente favorito in<br />

termini di ricchezza pro capite di quanto non lo sia per <strong>il</strong><br />

prodotto pro capite. Per quanto riguarda la distribuzione<br />

della ricchezza, le indicazioni che si ricavano dagli studi<br />

internazionali presentano risultati non sempre convergenti.<br />

Secondo le indicazioni di Sierminska, Brandolini<br />

e Smeeding [2007], i livelli di disuguaglianza in Italia sarebbero<br />

inferiori a quelli di tutti i paesi considerati nella<br />

loro analisi (Svezia, Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Germania<br />

e Finlandia). (…) Altre stime [Davies, Sandstrom,<br />

Shorrocks e Wolff, 2009] mostrano che gli indici di concentrazione<br />

dell’Italia sono relativamente bassi (al 20esimo<br />

posto su 25 paesi analizzati); gli indici corretti porterebbero<br />

l’Italia verso <strong>il</strong> centro della classifica. Le stime,<br />

come si è detto, non sono sempre coerenti. (…) Per l’Italia,<br />

tuttavia, le indicazioni sembrano piuttosto convergenti<br />

nell’indicare livelli di disuguaglianza della ricchezza relativamente<br />

moderati. Contribuisce a spiegare questo risultato<br />

la diffusione della proprietà dell’abitazione di residenza,<br />

superiore a quella che si riscontra in numerosi<br />

paesi europei, come Regno Unito, Svezia, Francia e Germania,<br />

risultando invece inferiore a quella riscontrata in<br />

Grecia, Irlanda e Spagna». Non voglio impancarmi a maestro<br />

di alcuno. Fatto sta che i media italiani hanno dato<br />

una nuova prova di pessima adesione di massa alla perpetrazione<br />

di una pura mistificazione ideologica.<br />

Foto: AP/LaPresse


INTERNI<br />

20 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

QUELLI CHE SPIAVANO LO STATO<br />

Anche lui<br />

nel mirino?<br />

Dagli atti del processo contro De Magistris e<br />

Genchi spuntano strane confidenze sul cellulare<br />

di Antonio Di Pietro. Pure <strong>il</strong> leader dell’Idv era<br />

controllato? E perché i suoi rapporti con le società<br />

coinvolte nelle indagini non finirono nel tritacarne?<br />

Quarto di una serie di articoli<br />

di Peppe Rinaldi<br />

Luigi De Magistris aveva ragione quando<br />

ripeteva che «in Calabria c’è un sistema<br />

di rapporti trasversale che coinvolge<br />

settori diversi della pubblica amministrazione,<br />

della politica, della magistratura».<br />

Tutto vero. E vale per qualsiasi ufficio<br />

giudiziario italiano. Dov’è, infatti, che<br />

<strong>il</strong> capo di una procura (o un suo sostituto)<br />

non conosce o frequenta l’avvocato di grido<br />

che, a sua volta, conosce o frequenta <strong>il</strong> politico<br />

del momento <strong>il</strong> quale, a cascata, conosce<br />

o frequenta <strong>il</strong> direttore di questo o quel<br />

giornale, diventa amico del giornalista tal<br />

dei tali imparentato col pm, l’imprenditore,<br />

<strong>il</strong> carabiniere, <strong>il</strong> prete, <strong>il</strong> boss e così<br />

via? Se c’è un solo distretto in tutta Italia<br />

dove le relazioni umane non si qualifichino<br />

anche in questo modo, lo si indichi con


Foto: AGF, AP/LaPresse<br />

QUARTA PUNTATA<br />

IL PROCESSO A ROMA<br />

Sull’indagine che fece cadere Prodi<br />

Il 17 apr<strong>il</strong>e inizierà a Roma <strong>il</strong> processo<br />

contro l’ex pm di Catanzaro Luigi De<br />

Magistris e <strong>il</strong> suo consulente Gioacchino<br />

Genchi. I due sono accusati di aver ut<strong>il</strong>izzato<br />

<strong>il</strong>lecitamente, nell’ambito dell’indagine<br />

“Why not” (2006-2007), i tabulati<br />

telefonici di otto parlamentari, tra i quali<br />

l’allora premier Prodi e <strong>il</strong> guardasig<strong>il</strong>li<br />

Mastella. Proprio con <strong>il</strong> coinvolgimento di<br />

quest’ultimo iniziò la fibr<strong>il</strong>lazione politica<br />

che condusse alla caduta del governo.<br />

L’INCHIESTA DI TEMPI<br />

Gli episodi precedenti<br />

Nelle precedenti puntate dell’inchiesta<br />

abbiamo raccontato come le “negligenze”<br />

di Genchi e De Magistris abbiano messo<br />

nei guai anche ignari colleghi. E come<br />

nelle mirabolanti indagini sui fondi pubblici<br />

calabresi la coppia di Catanzaro avesse<br />

tirato in ballo diversi membri dei servizi<br />

segreti apparentemente estranei ai fatti.<br />

Qui sotto, l’ex pm Luigi De Magistris (a destra), oggi esponente dell’Idv e sindaco<br />

di Napoli, e <strong>il</strong> suo consulente ai tempi della procura di Catanzaro, Gioacchino Genchi<br />

Per Genchi anche Di Pietro era in contatto<br />

telefonico con la prodiana Delta, uno snodo<br />

centrale nel presunto giro di fondi ipotizzato<br />

in “Why not”. Eppure nessuno ebbe da ridire<br />

nome e indirizzo. Il problema, chiamiamolo<br />

così, sorge quando l’azione inquirente<br />

decide di priv<strong>il</strong>egiare <strong>il</strong> cosiddetto “contesto”<br />

rispetto al fatto. Quando cioè agli occhi<br />

del magistrato quel «sistema di rapporti trasversale»<br />

diventa di per sé un obiettivo da<br />

demolire a suon di articoli di codice penale,<br />

costi quel che costi. Il minimo che può<br />

succedere è un macello come quello creato<br />

proprio dalle indagini dell’ex sostituto<br />

procuratore di Catanzaro, una specie di<br />

foiba nella quale far precipitare qualsiasi<br />

cosa. Anche <strong>il</strong> più paziente dei topi di procura<br />

si perderebbe tra i m<strong>il</strong>ioni di scartoffie<br />

che le inchieste “Why not”, “Poseidone” e<br />

“Toghe lucane” hanno consegnato alla storia.<br />

Un guazzabuglio che ha fatto danni in<br />

ogni direzione e senza beneficio per nessuno,<br />

tanto meno per la credib<strong>il</strong>ità della giustizia.<br />

Lo stesso superconsulente tecnico di<br />

De Magistris, Gioacchino Genchi, ha pagato<br />

un prezzo salatissimo per essersi inf<strong>il</strong>ato<br />

nel tunnel: è stato cacciato dalla polizia, ha<br />

dovuto lasciare un lavoro che rendeva bene<br />

e oggi deve guadagnarsi la pagnotta facendo<br />

l’avvocato a Palermo (e chissà se la pensa<br />

ancora come qualche anno fa). Chi invece<br />

ha capitalizzato alla grande, si sa, è l’altro<br />

protagonista di questo romanzo, <strong>il</strong> quale,<br />

tra le denunce di fantasmagorici complotti<br />

a suo danno e gli applausi dei giornalisti<br />

“anti-casta” che ancora tifano per<br />

lui, vive le luci della ribalta grazie a una<br />

carriera politica finora strab<strong>il</strong>iante: prima<br />

uno scranno al Parlamento europeo, poi<br />

la poltrona di sindaco di Napoli. Da una<br />

casta all’altra in nome della guerra a tutte<br />

le caste. Succede solo in Italia.<br />

La domanda allora è: come la mettiamo<br />

quando dalla baraonda di nomi, numeri di<br />

telefono, indirizzi e-ma<strong>il</strong> e sms, spuntano<br />

soggetti che si scoprirà poi essere – come<br />

dire? – amici degli inquirenti stessi? E perché<br />

a queste persone non è stato riservato<br />

lo stesso trattamento degli<br />

altri, dal momento che nelle<br />

indagini di De Magistris e<br />

Genchi un semplice contatto<br />

telefonico spesso era interpretato<br />

come un riscontro<br />

di ipotesi investigative, magari generate a<br />

loro volta da normalissime relazioni? Un<br />

esempio è custodito agli atti del processo<br />

di Roma in cui, dal prossimo 17 apr<strong>il</strong>e, l’ex<br />

tandem investigativo di Catanzaro dovrà<br />

difendersi dall’accusa di abuso d’ufficio per<br />

<strong>il</strong> presunto spionaggio <strong>il</strong>legale ai danni di<br />

otto membri del Parlamento.<br />

Le “risultanze” ignorate<br />

L’8 dicembre del 2008 Gioacchino Genchi<br />

mandò una lunga nota al sostituto procuratore<br />

di Salerno Gabriella Nuzzi, quella<br />

dei famosi, reiterati e anche notturni contatti<br />

telefonici con De Magistris. La stessa<br />

Gabriella Nuzzi che fu poi sanzionata dal<br />

Csm assieme ad altri (con <strong>il</strong> trasferimento<br />

di sede e di funzioni) per via del celeberrimo<br />

scontro tra le procure di Salerno e<br />

Catanzaro, scaturito proprio dalle denunce<br />

di De Magistris in merito alle presunte<br />

trame ordite dai colleghi per fargli avocare<br />

le sue mirabolanti indagini. Quando Genchi<br />

scrisse alla toga campana, le avocazioni<br />

c’erano già state, ma <strong>il</strong> consulente della<br />

procura di Catanzaro era ancora legittimato<br />

a entrare nel merito di certa materia,<br />

perché uno dei procedimenti penali sorti a<br />

latere di “Poseidone” sopravviveva e nessuno<br />

degli organi sovraordinati all’ufficio del<br />

pm era intervenuto. Si trattava del fascicolo<br />

1330/04, trasmesso per competenza funzionale<br />

a Salerno e riguardante certe “strane”<br />

fughe di notizie.<br />

La lettera contiene un passaggio decisivo.<br />

Scrive Genchi alla Nuzzi: «Antonio<br />

Saladino (l’imprenditore calabrese attorno<br />

all’agenda del quale è stato montato tutto<br />

<strong>il</strong> can can che conosciamo, ndr) ha dichiarato<br />

alla stampa di non aver mai conosciuto<br />

né incontrato l’avvocato Nicola Mancino<br />

(all’epoca vicepresidente del Csm, ndr) nello<br />

stesso contesto in cui ha dichiarato di conoscere<br />

invece l’onorevole Antonio Di Pietro.<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 21


Foto: AP/LaPresse<br />

Sembrava che i due fossero<br />

sul punto di svelare segreti<br />

scomodi sui casi Duisburg<br />

e Fortugno. Ma non v’è<br />

traccia della comunicazione<br />

ufficiale di tali “emergenze”<br />

ai titolari delle indagini<br />

Con <strong>il</strong> cellulare dell’onorevole Antonio Di<br />

Pietro, stante che l’onorevole Di Pietro è<br />

uno dei pochi ad aver ut<strong>il</strong>izzato un cellulare<br />

a lui intestato, non risultano contatti telefonici<br />

con le utenze di Antonio Saladino mentre<br />

ne risultano invece con le utenze “Delta”,<br />

accertate in uso all’ex presidente del<br />

Consiglio, professor Romano Prodi». Secondo<br />

Genchi, quindi, anche <strong>il</strong> leader dell’Italia<br />

dei valori era in contatto telefonico con le<br />

famose Sim card intestate alla Delta, società<br />

riconducib<strong>il</strong>e all’ex premier. Il che, in linea<br />

di principio, non vuol dire un bel niente,<br />

perché telefonarsi non è reato. Almeno non<br />

ancora. Peccato però che la Delta<br />

fosse uno degli snodi centrali<br />

nel presunto giro di fondi pubblici<br />

ipotizzato da De Magistris<br />

e Genchi nell’indagine “Why<br />

not”. Eppure per i contatti delineati<br />

da Genchi tra la prodiana<br />

Delta e Di Pietro nessuno ebbe<br />

da ridire, mentre altri celebri e<br />

meno celebri indagati si ritrovarono<br />

invischiati in questa storia<br />

surreale anche solo per aver spedito<br />

o ricevuto un sms.<br />

Tutti implicati tranne uno<br />

Ma la lettera alla pm campana<br />

desta anche un altro interrogativo:<br />

come faceva Genchi –<br />

e di conseguenza De Magistris<br />

– a sapere che Di Pietro era stato<br />

«uno dei pochi a ut<strong>il</strong>izzare<br />

un cellulare a lui intestato» e<br />

che «non risultavano contatti<br />

con Saladino» mentre «ne risultavano con<br />

“Delta”»? Pure le utenze del politico molisano<br />

erano state passate ai raggi X? Può essere<br />

che tutte quelle informazioni non fossero<br />

state ricavate dal cellulare di Di Pietro,<br />

bensì dai telefoni di Saladino e della Delta.<br />

Ma anche in questo caso resta l’anomala<br />

conoscenza del tipo di scheda ut<strong>il</strong>izzata dal<br />

leader Idv. Una circostanza forse ammessa<br />

involontariamente dall’ex consulente<br />

davanti a un pm, la dottoressa Gabriella<br />

Nuzzi, che da parte sua non opporrà alcuna<br />

domanda incidentale per chiarire la stranezza.<br />

Per di più Di Pietro era parlamentare<br />

in quel momento (Di Pietro è sempre parlamentare),<br />

come mai allora non compare<br />

tra le parti offese del processo di Roma dove<br />

altri otto suoi colleghi sarebbero stati “spiati”?<br />

Ce n’era anche qualcun altro, è vero, di<br />

deputato o senatore poi sparito dall’indagine<br />

“Why not”, ma dire Di Pietro non è come<br />

dire, ad esempio, Giovanni Kessler, deputato<br />

diessino dell’Alto Adige finito nel calderone<br />

e poi subito uscitone. Ogni nome altisonante<br />

della politica italiana che a vario<br />

titolo sfiorasse la Calabria immaginata da<br />

De Magistris fu trascinato nella melma delle<br />

carte bollate di Catanzaro.<br />

Antonio Di Pietro, invece, fu risparmiato.<br />

Perché? Una risposta non c’è. C’è però,<br />

nel 2009, una candidatura al Parlamento<br />

europeo proprio nelle liste dell’Italia dei<br />

valori in favore del pm «che indagava a 360<br />

gradi e non guardava in faccia a nessuno»,<br />

divenuto poi sindaco di Napoli, sempre con<br />

l’Idv. E c’è pure un celebre discorso del suo<br />

ex consulente dal palco di un congresso<br />

del partito di Di Pietro: una tirata in per-<br />

QUELLI CHE SPIAVANO LO STATO INTERNI<br />

I CASI<br />

FORTUGNO<br />

Ucciso durante<br />

le primarie del Pd<br />

Francesco Fortugno,<br />

vicepresidente del<br />

Consiglio regionale<br />

della Calabria, fu<br />

ucciso a colpi di<br />

postola nell’atrio di<br />

palazzo Nieddu, a<br />

Locri, la sera del 16<br />

ottobre 2005, durante<br />

le primarie del<br />

Partito democratico.<br />

Per la sua uccisione<br />

nel febbraio 2009<br />

sono stati comminati<br />

quattro ergastoli ad<br />

altrettanti aff<strong>il</strong>iati<br />

alla ’ndrangheta.<br />

DUISBURG<br />

L’esportazione<br />

della ’ndrangheta<br />

All’alba del 15 agosto<br />

2007 a Duisburg, in<br />

Germania, davanti<br />

al ristorante italiano<br />

“Da Bruno”, furono<br />

freddate sei persone.<br />

Una strage legata<br />

alla faida di San Luca<br />

tra le ’ndrine dei<br />

Nirta e degli Strangio<br />

contro la ’ndrina<br />

dei Pelle-Vottari.<br />

Il processo per la<br />

faida si è concluso<br />

nel luglio scorso con<br />

otto ergastoli e pene<br />

che vanno dai 9 ai 12<br />

anni di reclusione.<br />

Qui accanto e sopra,<br />

la scena della strage<br />

di Duisburg, Germania,<br />

avvenuta nel giorno<br />

di Ferragosto del 2007<br />

fetto st<strong>il</strong>e Michael Moore, dove la statuetta<br />

scaraventata da uno psicolab<strong>il</strong>e in faccia a<br />

Berlusconi divenne un escamotage mediatico<br />

organizzato dalla vittima stessa. Il rosso<br />

sangue sul volto del Cavalere era, evidentemente,<br />

pomodoro cinematografico. Ma<br />

saranno state tutte coincidenze.<br />

Fughe di notizie importanti<br />

A proposito di fughe di notizie: si ricorderà<br />

che tra i vari presunti scoop str<strong>il</strong>lati dai giornali<br />

all’epoca di “Why not” e “Poseidone” ci<br />

fu anche l’indiscrezione secondo cui da<br />

quelle inchieste fossero emerse verità “scomode<br />

ed esplosive” sulla strage di Duisburg<br />

e sull’omicidio Fortugno, una mezza dozzina<br />

di morti ammazzati in un agguato di<br />

mafia in Germania nell’ambito della faida<br />

di San Luca nel primo caso, l’esecuzione<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 23


INTERNI QUELLI CHE SPIAVANO LO STATO<br />

Genchi dice che De Magistris<br />

gli aveva assicurato «la<br />

copertura del procuratore<br />

capo Lombardi» e che Piero<br />

Grasso incoraggiava <strong>il</strong> loro<br />

lavoro «perché si scoprissero<br />

le fonti delle fughe di notizie»<br />

sui casi Fortugno e Duisburg<br />

del vicepresidente del Consiglio regionale<br />

della Calabria nel secondo. Da tenere a mente,<br />

altrimenti da questo labirinto si rischia<br />

di non uscire più, anche perché tutto traeva<br />

origine da indagini (“Why not” e “Poseidone”<br />

appunto) sull’ut<strong>il</strong>izzo di fondi pubblici:<br />

in pratica da un altro mondo.<br />

Ora, tra incursioni televisive, titoli a<br />

nove colonne, dichiarazioni alle agenzie e<br />

libri di memorie, era passata l’idea che la<br />

coppia di super investigatori fosse sul punto<br />

di svelare segreti e retroscena. Nacque<br />

così la storia sui magistrati reggini Alberto<br />

Cisterna, Francesco Mollace, Roberto<br />

Di Palma, sul giornalista Paolo Pollichieni<br />

in combutta con questi, sul procuratore<br />

nazionale antimafia Piero Grasso, su ufficiali<br />

infedeli e poliziotti spioni che chiamavano<br />

da cabine telefoniche del Nord Italia<br />

avvisando giornalisti e magistrati sulle<br />

mosse degli inquirenti che scavavano in<br />

quei gravi delitti. Un tourb<strong>il</strong>lon di contatti<br />

tra protagonisti vari dell’epica calabrese,<br />

alcuni effettivamente anomali, che però<br />

non spiegavano niente sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o investigativo<br />

e giudiziario. Letterariamente sì,<br />

ci si poteva costruire un bel canovaccio per<br />

una magnifica sceneggiatura personale (si<br />

vedano i libri pubblicati e la relativa propaganda<br />

giornalistica), ma oltre non si andò<br />

mai. E non perché qualcuno sf<strong>il</strong>ò le indagini<br />

a De Magistris e Genchi, ma perché non<br />

era tecnicamente possib<strong>il</strong>e. Non v’è infatti<br />

traccia alcuna della comunicazione ufficiale<br />

di tali “emergenze” – come si chiamano<br />

in gergo tecnico le novità scoperte in corso<br />

d’opera – ai pubblici ministeri titolari delle<br />

indagini sui delitti in questione. Lo imporrebbe<br />

la legge, non soltanto <strong>il</strong> galateo togato.<br />

Ma nessuno disse niente a nessuno, fuorché<br />

evidentemente ai giornali.<br />

Cosa non si impara dai giornali<br />

Dall’audizione del procuratore generale di<br />

Catanzaro Enzo Jannelli davanti al Copasir,<br />

datata 2 febbraio 2009, spunta un frammento<br />

di verità, o perlomeno un’altra interpretazione<br />

rispetto alla vulgata del complotto<br />

cosmico che i due stavano per smascherare.<br />

Disse Jannelli quel giorno: «Può<br />

essere accaduto che durante l’acquisizione<br />

di questi dati si sia venuti a conoscenza<br />

di certe cose che non attengono per nulla<br />

all’indagine, che non rientrano nella<br />

maniera più assoluta nel suo obiettivo. In<br />

24 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

Genchi (a destra) con Marco Travaglio e David Parenzo a un evento dell’Idv<br />

questo caso un pubblico ministero si rivolge<br />

al titolare di quell’indagine e gli comunica<br />

di avere acquisito quei dati. Domandate ai<br />

titolari delle indagini su Duisburg e Fortugno<br />

se è mai stato comunicato loro un dato<br />

del genere. Infatti, se tale informazione fosse<br />

stata acquisita e fosse r<strong>il</strong>evante e significativa,<br />

si sarebbe omesso di informare <strong>il</strong><br />

pubblico ministero: un atto importantissimo<br />

che si appunta sul pubblico ministero<br />

che conosce circostanze r<strong>il</strong>evanti di un’indagine<br />

che non ha nulla a che fare con<br />

quella che sta conducendo. Potete riscontrare<br />

questo dato, che mi sembra veramente<br />

sconcertante, chiedendo al pubblico ministero<br />

della strage di Duisburg e dell’omicidio<br />

Fortugno come mai la procura di Catanzaro<br />

non ha mai riferito queste circostanze».<br />

Si obietterà che Jannelli non è un teste<br />

affidab<strong>il</strong>e, che aveva <strong>il</strong> dente avvelenato con<br />

De Magistris e Genchi, sempre per via dello<br />

scontro con i colleghi della procura di<br />

Salerno, le cui conseguenze non furono<br />

risparmiate nemmeno a lui. Vero. Ma anche<br />

l’allora procuratore capo di Reggio Calabria<br />

Giuseppe Pignatone nel febbraio 2009 inviò<br />

una nota al collega pari grado di Roma Giovanni<br />

Ferrara (di cui ha recentemente preso<br />

<strong>il</strong> posto) per capire cosa stesse succedendo.<br />

Pignatone era sbalordito perché «da notizie<br />

di stampa pubblicate negli ultimi giorni<br />

risulta che sarebbero stati acquisiti nel<br />

procedimento c.d. “Why not” i tabulati telefonici<br />

del dottor Nicola Gratteri, del dottor<br />

Mollace e del dottor Di Palma, magistrati in<br />

servizio presso questo ufficio». Se De Magistris<br />

e Genchi stavano per scoperchiare la<br />

pentola degli intricatissimi casi Duisburg<br />

e Fortugno, com’è possib<strong>il</strong>e che uno come<br />

Pignatone non ne sapesse niente? Si consideri<br />

che l’attuale procuratore capo di Roma<br />

è un magistrato normale, poco incline alla<br />

socio-psicologia relazionale giudiziaria: un<br />

anti-Ingroia almeno in senso culturale, fin<br />

dai tempi della sua attività a Palermo. Se<br />

quelle raccolte da Genchi e De Magistris fossero<br />

state notizie concrete, i due sarebbero<br />

ora sotto processo anche per questa grave<br />

omissione, invece sono imputati per altre<br />

faccende. Segno che svelare quante volte<br />

un magistrato pur autorevole come Alberto<br />

Cisterna, membro della Direzione nazionale<br />

antimafia, abbia chiamato signore e<br />

signorine varie col telefono dell’ufficio, o<br />

chi tra i suoi colleghi abbia informato un<br />

direttore di giornale del pentimento del<br />

k<strong>il</strong>ler di Fortugno, scambiato schede Sim<br />

e telefonini a ripetizione, conosciuto e frequentato<br />

l’uno o l’altro personaggio, ecco,<br />

svelare tutto questo non è stato considerato<br />

di alcuna r<strong>il</strong>evanza investigativa.<br />

Gli appoggi immaginari<br />

Il demonio, si dice, è annidato nei dettagli<br />

e i dettagli fanno luce su tutto. Eccone un<br />

altro, molto sintetizzato, che forse offre una<br />

chiave di lettura nuova di un pezzo centrale<br />

dell’epopea sin qui descritta. Sempre nella<br />

lettera al pm Nuzzi, ma questa volta in riferimento<br />

ai casi Duisburg e Fortugno, Genchi<br />

racconta che De Magistris gli aveva assicurato<br />

«la copertura del procuratore capo<br />

Mariano Lombardi» e del procuratore nazionale<br />

Grasso, <strong>il</strong> quale anzi incoraggiava <strong>il</strong><br />

lavoro dei due «affinché si scoprissero le fonti<br />

delle fughe di notizie». Dunque De Magistris,<br />

se così è, diceva queste cose a Genchi.<br />

Appunto. Ma non gliele scriveva. Lombardi,<br />

dal suo canto, non può smentire, perché<br />

nel frattempo è morto. E tragicamente negli<br />

atti processuali di questa presunta autorevole<br />

approvazione non v’è traccia. Non è che<br />

qualcuno l’ha sparata un po’ grossa? n<br />

(4. continua)<br />

Foto: AP/LaPresse


Foto: Sintesi<br />

L’accademia<br />

della burocrazia<br />

Così <strong>il</strong> dirigismo ministeriale e le intramontab<strong>il</strong>i<br />

consorterie dell’istruzione stanno strozzando<br />

una riforma nata all’insegna dell’autonomia<br />

di Giorgio Israel<br />

Ne abbiamo già parlato su tempi: nel<br />

sistema dell’istruzione quanto più<br />

si parla di autonomia tanto più si<br />

afferma <strong>il</strong> dirigismo. Si era proclamato<br />

che la ricetta per guarire <strong>il</strong> sistema non era<br />

l’incremento di controlli soffocanti a monte,<br />

bensì autonomia e valutazione a valle.<br />

Niente da fare.<br />

La nuova normativa per la formazione<br />

degli insegnanti (lauree magistrali e tirocinio<br />

formativo attivo, Tfa) mirava ad aprire<br />

le finestre a un’aria nuova, coinvolgendo<br />

nel modo più ampio scuole e università,<br />

liberando <strong>il</strong> sistema dal dominio delle con-<br />

sorterie che se ne ritenevano proprietarie.<br />

E invece ecco che queste, non avendo potuto<br />

bloccare la nuova normativa, cercano di<br />

controllarla, secondo <strong>il</strong> classico paradigma<br />

nazionale del gattopardismo. Ministero<br />

e associazioni dei vecchi “supervisori”<br />

in combutta gestiranno un corso di formazione<br />

per i docenti tutor di classe, così chi<br />

vorrà fare <strong>il</strong> tutor nei tirocini dovrà passare<br />

sotto queste forche caudine. È la solita<br />

La solita infernale miscela di centralismo e<br />

corporativismo si ripresenta nel progetto di<br />

rifare la testa dei docenti certificando le loro<br />

competenze con un “modello unico nazionale”<br />

EDUCAZIONE IN ROVINA INTERNI<br />

infernale miscela di dirigismo e corporativismo<br />

che si ripresenta in termini ancor<br />

più soffocanti nel nuovo progetto di rifare<br />

la testa degli insegnanti. Difatti, secondo i<br />

dettami ministeriali, la nuova certificazione<br />

delle competenze andrà imposta con<br />

un “modello unico nazionale” corredato<br />

di linee guida. E, come se non bastasse, si<br />

è valutato che gli insegnanti non sono adeguati:<br />

insegnano soltanto a “sapere” e non<br />

a “saper fare”, per colpa del-<br />

le università. Quindi, le loro<br />

teste (in ogni ordine e grado)<br />

andranno rifatte secondo<br />

i princìpi della Didattica<br />

di Stato formulati nei cor-<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 27


INTERNI EDUCAZIONE IN ROVINA<br />

ridoi del ministero. Ci vorranno anni, si<br />

annuncia da quei corridoi, per rifare teste<br />

tanto mal strutturate: un piano quinquennale<br />

degno di quelli sovietici.<br />

L’invito di Giorgio Vittadini («cari docenti,<br />

siate maestri, non funzionari») appare<br />

come un grido disarmato di fronte all’avanzare<br />

implacab<strong>il</strong>e del dirigismo centralista,<br />

che tutto concede all’autonomia a condizione<br />

che gli insegnanti applichino come automi<br />

le prescrizioni metodologiche che piombano<br />

implacab<strong>il</strong>i dall’alto.<br />

Tesorerie uniche e regole a priori<br />

Le cose non vanno meglio per l’università.<br />

Difendemmo la riforma universitaria dalla<br />

demagogia degli scalatori di tetti. Ma<br />

già allora in molti avvertimmo che alcuni<br />

aspetti della riforma andavano corretti, e<br />

in particolare: l’eccessivo dirigismo espresso<br />

dalla mole imponente di regole e adempimenti;<br />

la tendenza a dare troppo potere<br />

ai consigli di amministrazione e ai rettori;<br />

la visione della valutazione come un<br />

processo ex ante e non ex post, adottando<br />

modelli di valutazione “automatici”, con<br />

procedure bibliometriche (<strong>il</strong> conteggio delle<br />

citazioni dei lavori scientifici) sempre<br />

più criticate nei paesi in cui sono state collaudate.<br />

Forse non vi è stata attenzione per<br />

quel che accadeva in Parlamento – un esponente<br />

del Pdl lamentava di come la riforma<br />

fosse stata “rovinata” – e per i decreti<br />

attuativi. Forse occorrerà cospargersi <strong>il</strong><br />

capo di cenere.<br />

A suo tempo, l’introduzione dell’autonomia<br />

amministrativa dei dipartimenti<br />

realizzò elasticità e rapidità nella gestione<br />

dei fondi. Ora <strong>il</strong> sistema universitario rientra<br />

nel regime di Tesoreria unica: tutte le<br />

entrate saranno versate nelle contab<strong>il</strong>ità<br />

speciali gestite dalla Banca d’Italia. Sembra<br />

anche che le missioni<br />

saranno di nuovo gestite<br />

dalle amministrazioni centrali<br />

e non più dai dipartimenti.<br />

Rivedremo <strong>il</strong> noto<br />

scenario dell’elefantiasi<br />

centralista che non garantisce<br />

controlli efficienti bensì soltanto inefficienze<br />

intollerab<strong>il</strong>i.<br />

Il ministero sta muovendo vari r<strong>il</strong>ievi<br />

agli statuti approvati dalle università. Si<br />

richiama <strong>il</strong> principio che tutte le decisioni<br />

sostanziali debbano essere di pertinenza<br />

dei consigli di amministrazione, incluse<br />

quelle relative all’offerta didattica. È legittimo<br />

chiedersi cosa ci stiano a fare i docenti,<br />

salvo che eseguire come automi le direttive<br />

dei consigli. S’insiste sul fatto che la<br />

didattica deve essere di esclusiva pertinenza<br />

dei dipartimenti anche per i corsi interdipartimentali.<br />

Sarà divertente vedere chi<br />

gestirà le lauree magistrali per la formazione<br />

degli insegnanti e <strong>il</strong> Tfa, che richiedono<br />

una molteplicità di apporti interdisciplina-<br />

28 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

Sulla valutazione della ricerca non era meglio<br />

fare una scelta oculata invece di adottare<br />

sistemi discutib<strong>il</strong>i che prescindono dalla<br />

qualità e dal contenuto delle pubblicazioni?<br />

ri che solo una facoltà può coordinare.<br />

Ma gli aspetti più sconcertanti vengono<br />

dal modo con cui la nuova Agenzia per<br />

la valutazione dell’università e della ricerca<br />

(Anvur) procede alla valutazione della<br />

ricerca svolta negli anni passati e determina<br />

i criteri per le idoneità nazionali dei<br />

nuovi docenti. Circa questo secondo aspetto<br />

non sarebbe stato meglio lasciare la massima<br />

libertà di reclutamento, e poi giudicare<br />

i risultati? Invece, ha prevalso <strong>il</strong> vizio<br />

di stab<strong>il</strong>ire le regole a priori, limitando al<br />

massimo l’autonomia di giudizio. Quanto<br />

al compito di valutare <strong>il</strong> passato, è un’ineccepib<strong>il</strong>e<br />

funzione istitutiva dell’Anvur. Ma<br />

c’è da eccepire, eccome, sull’ortodossia<br />

bibliometrica dell’Anvur, che si è mostra-<br />

Qui sopra, Francesco Profumo,<br />

ministro dell’Istruzione<br />

dell’attuale governo.<br />

A lato, <strong>il</strong> suo predecessore<br />

Mariastella Gelmini<br />

ta sorda e brutale nei confronti di qualsiasi<br />

obiezione proveniente dalla comunità<br />

universitaria. All’estero si moltiplicano<br />

le critiche nei confronti di sistemi di valutazione<br />

claudicanti ed è recente la decisione<br />

del ministero australiano della ricerca<br />

di abbandonare le valutazioni bibliometriche<br />

e di tornare a un sistema di valutazione<br />

di contenuto e disciplinare. Poiché<br />

arriviamo per ultimi non era meglio<br />

fare una scelta oculata invece di adottare,<br />

con <strong>il</strong> tipico fondamentalismo dei neofiti,<br />

sistemi profondamente discutib<strong>il</strong>i, che<br />

prescindono completamente dalla qualità<br />

e dal contenuto delle pubblicazioni? Invece,<br />

anche qui trionfa <strong>il</strong> dirigismo tecnocratico:<br />

si attribuisce un potere incontrollato<br />

a un gruppo di persone “indipendenti”,<br />

dove “indipendenza” significa soltanto<br />

arbitrio: come quando, a dispetto del buon<br />

senso, si decreta che un libro pubblicato<br />

in una qualsivoglia lingua straniera valga<br />

comunque di più di un libro pubblicato in<br />

italiano; oppure si producono classifiche<br />

di merito delle riviste del tutto opinab<strong>il</strong>i.<br />

La valutazione “oggettiva” e “scientifica”<br />

ha i piedi d’arg<strong>il</strong>la dell’arbitrio.<br />

Intanto i panel di valutazione mob<strong>il</strong>itano<br />

centinaia di persone che, per un paio di<br />

anni almeno, non faranno altro, non faranno<br />

più ricerca e si riprenderanno a fatica<br />

da una sim<strong>il</strong>e prova. Giorni fa, un collega<br />

di un paese centralista come la Francia<br />

mi diceva: «Come avete potuto inventare<br />

una sim<strong>il</strong>e follia burocratica che noi<br />

non faremo mai?». Se un guaio affligge questo<br />

nostro paese è l’infernale connubio per<br />

cui i particolarismi corporativi riescono ad<br />

aprire spazi a forme di dirigismo che lasciano<br />

stupito persino chi è stato educato al<br />

centralismo prefettizio napoleonico. n<br />

Foto: AP/LaPresse


Foto: AP/LaPresse<br />

MONTI, UN’OCCASIONE ANCHE PER IL PDL<br />

Lo zar è inflessib<strong>il</strong>e ma buono<br />

Non buttiamo via la sua pax<br />

di Renato Farina<br />

L’<br />

ItalIa vIve In una grande confusIone. Anche Boris, che sarei poi io, vive un momento<br />

di confusione. È proprio un degno rappresentante del popolo: gli somiglia.<br />

La confusione invece non c’è, neanche un po’, nel nostro premier<br />

Mario Monti. Tutti confusi siamo, meno uno, lui. La sua frase pronunciata a Seul si<br />

è spiaccicata sulle nostre crape pelate e canute come una torta di Ridolini. Ha detto:<br />

«Se <strong>il</strong> paese non è pronto, potrei lasciare». Così ragiona un capo quando non è giustificato<br />

dal consenso popolare, semmai è lui che, se è di buon umore, dà <strong>il</strong> suo consenso<br />

al popolo, lo promuove con <strong>il</strong> sei meno e accetta di comandarlo. Se no, al diavolo<br />

<strong>il</strong> popolo, i buoi, l’articolo 18, e torna alla Tr<strong>il</strong>ateral.<br />

In questo senso Monti è l’esatto opposto di Berlusconi. Berlusconi era uno di noi,<br />

era <strong>il</strong> presidente operaio, <strong>il</strong> presidente imprenditore, <strong>il</strong> presidente giardiniere, <strong>il</strong> pre-<br />

sidente bagnino. Si identificava con tutti, ma sul serio. Io l’ho visto<br />

parlare con i bambini mettendosi al loro livello perché in quel momento<br />

era un bambino, <strong>il</strong> presidente bambino. Invece Monti è una<br />

specie di leader dell’iperuranio, è un ottimato, un eletto nel senso<br />

di uno che è eletto a prescindere dalle elezioni. In passato ho citato<br />

Le Monde diplomatique quando ha scritto che una volta usavano le<br />

“giunte m<strong>il</strong>itari”, con i cattivissimi colonnelli. Adesso vanno più forte<br />

le “giunte civ<strong>il</strong>i”, senza galloni e senza alti pennacchi e stivali con<br />

gli speroni argentei. Il concetto però è lo stesso. E allora? Boris vota e voterà <strong>il</strong> governo<br />

Monti alla Camera e ovunque càpiti. Ma non al prezzo di dire bugie, di oliare la<br />

supposta. Non per obbedienza al partito, bensì per convinzione etica. Se va via Monti,<br />

non sappiamo chi ci mandano da lassù, dall’Olimpo del dinero e dalla Gran Cuccagna<br />

dei Derivati. Di certo uno peggio. Monti è buono, competente. Si intende di<br />

sport, va a Messa. Non ha fatto trapianti di capelli e non è calvo. Non è obeso. Quando<br />

Obama l’ha visto è stato Obama a riconoscerlo e a fargli cucù.<br />

Il popolo è pronto per uno così bravo? Dobbiamo esserlo. Guardate che non sono<br />

mica sarcastico. Lo penso proprio. Boris reputa che Monti sia uno zar contro cui non<br />

è <strong>il</strong> caso di mettere su un casino. Ci sta difendendo dall’Orda di Gengis Khan facendo<br />

credere di essere suo amico, e forse lo è davvero, ma intanto impedisce che la finanza<br />

yankee e zurighese ci pianti i dentini sulla giugulare. Poi ci mette troppe tasse,<br />

ma almeno impedisce le scorrerie dei barbari azzimati e dollarosi. Dovremmo<br />

sfruttare questa pax mariomontana per costruire qualcosa. Per far essere la politica<br />

tensione al bene comune, con compromessi nob<strong>il</strong>i e dialoghi duri e amorosi per curare<br />

le ossa dei vecchi e le speranze dei giovani, schiacciando i calli ai lupi per difendere<br />

gli agnelli, anche se mi rendo conto che far del male ai selvatici non è gradito<br />

dall’ala animalista del Pdl. Invece, temo che si butti via tutto.<br />

Noi deputati siamo troppo preoccupati di cercare di sopravvivere, e quando si<br />

cerca di sopravvivere si muore. È una vecchia legge dei gulag. I congressi del Pdl,<br />

pensati da Angelino Alfano come maieutici di una nuova classe dirigente collegata<br />

alla base, troppo spesso sono diventati dei precongressi, nel senso che tutto era<br />

deciso prima, quando i caporioni picchiano sul tavolo i pacchetti di tessere per pesare<br />

nella distribuzione degli incarichi. E <strong>il</strong> congresso poi era già fritto e mangiato<br />

prima del suo svolgersi, con liste agghindate per <strong>il</strong> comodo dello status quo. Qualcosa<br />

nasce solo quando non si cerca di occupare posti, ma ci si lascia affascinare<br />

dal testimone di una vita buona. Io ne conosco, persino nel Pdl.<br />

BORIS<br />

GODUNOV<br />

IL NOSTRO UOMO<br />

A PALAZZO<br />

Il premier è bravo, competente.<br />

Si intende di sport, va a Messa.<br />

Non ha fatto trapianti di capelli.<br />

Non è obeso. Quando Obama l’ha<br />

visto è stato Obama a fargli cucù<br />

Sotto, <strong>il</strong> premier Mario Monti<br />

con S<strong>il</strong>vio Berlusconi<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 31


CHE VECCHIO IL POPOLO DISCRIMINATO<br />

CONTINENTE<br />

Ungheresi<br />

proprio<br />

non si può<br />

Una costituzione fortemente identitaria. Il rigetto<br />

di un modello comunitario fallito. La voglia di<br />

liberarsi dalle nomenklature sopravvissute alla<br />

fine del comunismo. Ecco perché la svolta di<br />

Budapest non piace a Bruxelles. E costerà cara<br />

I conti<br />

non tornano, o forse tornano<br />

troppo bene. Il 13 marzo l’Ecofin ha<br />

sospeso l’erogazione di 495 m<strong>il</strong>ioni di<br />

euro di fondi di coesione all’Ungheria obiettando<br />

che le misure di riduzione del deficit<br />

di b<strong>il</strong>ancio finora adottate sono una tantum,<br />

e che senza misure strutturali l’anno<br />

prossimo <strong>il</strong> deficit supererà <strong>il</strong> 3 per cento<br />

del P<strong>il</strong>. È la prima volta, a quel che si ricorda,<br />

che fondi strutturali europei vengono<br />

bloccati per un motivo del genere. La barriera<br />

del 3 per cento del Patto di stab<strong>il</strong>ità<br />

europeo è stata oltrepassata decine di volte<br />

da molti paesi – compresi i colossi Germania<br />

e Francia – senza conseguenze pecuniarie;<br />

stavolta viene sanzionato un paese<br />

che non l’ha violata ma che, secondo i ministri<br />

delle Finanze dei 27, la violerà. Mentre<br />

la Spagna, che si era impegnata a registrare<br />

un deficit del 4,4 per cento alla fine del<br />

2012 ma poi per bocca del primo ministro<br />

Mariano Rajoy ha fatto presente che non ce<br />

l’avrebbe fatta, è stata autorizzata ad arrivare<br />

fino al 5,3 per cento. L’Ungheria ha un<br />

debito pubblico pari all’82 per cento del P<strong>il</strong><br />

che si è accumulato negli otto anni di esecutivi<br />

socialisti-liberali che hanno governato<br />

<strong>il</strong> paese fra <strong>il</strong> 2002 e <strong>il</strong> 2010: ai tempi del<br />

primo governo Orbán (1998-2002) <strong>il</strong> debito<br />

era di poco superiore al 50 per cento, a sua<br />

volta eredità del “comunismo al gulash”<br />

di János Kádár; sempre negli otto anni di<br />

governi lib-lab s’è accumulato l’equivalente<br />

di 8,5 m<strong>il</strong>iardi di euro di debiti privati per<br />

mutui sulla casa nominati in franchi svizzeri:<br />

quasi <strong>il</strong> 10 per cento dell’attuale P<strong>il</strong>. La<br />

prima procedura d’infrazione contro l’Ungheria<br />

per sfondamento del deficit fu avviata<br />

nel lontano 2004, ma senza mai arrivare<br />

a misure punitive. Addirittura poco dopo<br />

32 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

<strong>il</strong> governo ungherese votò un b<strong>il</strong>ancio con<br />

un deficit pari al 9 per cento del P<strong>il</strong>, e Bruxelles<br />

non disse parola: la spesa pubblica<br />

incontrollata permise alla coalizione lib-lab<br />

di vincere le seconde elezioni di seguito nel<br />

2006. E di fare altri danni.<br />

Una serie di minacce mai viste<br />

Perché l’Unione Europea tratta l’Ungheria<br />

in modo diverso dalla Spagna? E perché<br />

tratta <strong>il</strong> governo presieduto da Viktor<br />

Orbán diversamente da come trattò quelli<br />

presieduti dal socialista Ferenc Gyurcsány?<br />

La risposta che tutti suggeriscono è una<br />

sola: all’Europa non piace la nuova costituzione<br />

ungherese, approvata dalla maggioranza<br />

di governo formata dal partito liberalconservatore<br />

di Orbán (Fidesz) e da un partito<br />

democristiano. Contro quella costituzione<br />

sono state aperte tre procedure di infrazione,<br />

ridotte a due dopo che gli ungheresi<br />

hanno accettato di modificare la normativa<br />

relativa alla Banca centrale, che avrebbe<br />

visto un maggior controllo dell’esecutivo<br />

sull’istituzione monetaria. Rimangono<br />

aperte le partite relative al sistema giudiziario<br />

(procedure di nomina dei giudici e loro<br />

pensionamento obbligatorio a 62 anni) e<br />

all’authority per la protezione dei dati personali:<br />

in entrambi i casi l’Unione Europea<br />

obietta che l’indipendenza e l’autonomia<br />

dei pubblici ufficiali in questione non sono<br />

garantite. Le normative sui media sono state<br />

modificate in buona parte alla fine del 2011<br />

sull’onda delle critiche della Commissione<br />

di Venezia, e formalmente Bruxelles non<br />

ha aperto contenziosi. Però <strong>il</strong> commissario<br />

europeo per l’Agenda digitale Neelie Kroes<br />

(liberale olandese) ha minacciato <strong>il</strong> governo<br />

ungherese di chiedere alla Commissione


Foto: AP/LaPresse<br />

Dopo un anno di attacchi europei al governo e<br />

di crisi economica, <strong>il</strong> partito di Orbán ha perso<br />

consensi. Ma a vantaggio non tanto della sinistra<br />

quanto di Jobbik, la destra ultranazionalista<br />

europea di applicare contro di esso i rigori<br />

dell’articolo 7 (sospensione del diritto di<br />

voto nelle istituzioni europee per «chiaro<br />

rischio di seria violazione dei valori di base»<br />

dell’Unione) se non si atterrà alle direttive<br />

del Consiglio d’Europa sulle sue nuove leggi<br />

per i media. Il quale Consiglio d’Europa,<br />

sia detto per inciso, non è nemmeno un’istituzione<br />

dell’Unione.<br />

A quelli di Bruxelles la nuova costituzione<br />

ungherese non piace perché enfatizza<br />

Dio, santo Stefano, <strong>il</strong> matrimonio esclusivamente<br />

fra uomo e donna e i diritti del<br />

concepito, e permette all’esecutivo – dicono<br />

– di interferire con l’indipendenza e l’autonomia<br />

di una serie di istituzioni. Ma anche<br />

per un motivo più fondamentale. Come ha<br />

spiegato Lorenza Violini, docente di Diritto<br />

costituzionale, a un convegno promosso dal<br />

Centro San Domenico di Bologna e dall’Associazione<br />

culturale italo-ungherese, la nuova<br />

costituzione magiara è molto diversa da<br />

A lato, la celebrazione, <strong>il</strong> 15 marzo scorso<br />

a Budapest, del 164esimo anniversario<br />

della rivoluzione del 1848 contro gli Asburgo.<br />

Sopra, <strong>il</strong> presidente Pal Schmitt firma la<br />

costituzione ungherese (25 apr<strong>il</strong>e 2011).<br />

Qui sotto, proteste contro la nuova carta.<br />

In basso a sinistra, <strong>il</strong> premier Viktor Orbán<br />

quella italiana e dalla sensib<strong>il</strong>ità giuridica<br />

dominante nei paesi del nucleo storico<br />

dell’Unione Europea per la sua impronta<br />

identitaria, laddove l’integrazione al diritto<br />

che viene formandosi a livello comunitario<br />

è considerata, almeno nell’Europa occidentale,<br />

più importante dell’identità.<br />

L’incomprensione tra Est e Ovest<br />

A ciò si aggiunge un equivoco intorno<br />

all’“indipendenza” delle attuali istituzioni<br />

di garanzia ungheresi. Come ha spiegato lo<br />

storico Stefano Bottoni nella stessa occasione,<br />

per la sua particolare storia l’Ungheria<br />

è <strong>il</strong> paese dove la nomenklatura dell’epoca<br />

comunista si è meglio mantenuta in posizioni<br />

di comando: ha rinunciato al monopolio<br />

del potere politico per concentrarsi su<br />

quello economico-finanziario e senza lasciare<br />

intaccare le sue posizioni nel sistema giudiziario.<br />

All’alba del 2010 la maggioranza<br />

assoluta dell’elettorato ha sposato la proposta<br />

di riforma radicale del sistema che arrivava<br />

da Viktor Orbán perché la democrazia<br />

post-comunista e l’integrazione nell’Unione<br />

Europea avevano deluso le attese. E benché<br />

la democrazia come tale non sia davvero<br />

in pericolo, va riconosciuto che la nuova<br />

costituzione ha indubbiamente l’obiettivo<br />

di porre le basi di una nuova egemonia di<br />

tipo gramsciano: si vogliono liberare le istituzioni<br />

di garanzia dagli uomini che perpetuano<br />

<strong>il</strong> vecchio regime non per consegnarle<br />

ad un’astratta indipendenza, ma perché<br />

uomini nuovi veicolino nelle istituzioni la<br />

cultura identitaria di un popolo che sta cercando<br />

una nuova via politica.<br />

È questo che l’Europa occidentale non<br />

capisce: l’esperienza storica di molti paesi<br />

dell’Europa dell’Est oggi coincide con la<br />

coscienza di un triplice fallimento, e cioè<br />

fallimento del comunismo, del capitalismo<br />

post-comunista e del modello dell’integrazione<br />

europea. Si tratta perciò di mettersi<br />

alla caccia di nuovi modelli, adatti alle specificità<br />

nazionali, facendo perno sull’unica<br />

certezza che è l’identità. Dopo un anno di<br />

attacchi europei al governo Orbán e di difficoltà<br />

economico-finanziarie crescenti, è<br />

vero che Fidesz ha perso una parte significativa<br />

del consenso popolare. Ma tale quota<br />

è passata non tanto all’opposizione di<br />

sinistra quanto a Jobbik, <strong>il</strong> partito di estrema<br />

destra ultranazionalista che ormai ha<br />

la preferenza di un ungherese su quattro.<br />

Il rigetto del modello europeo accomuna<br />

quasi i due terzi dell’elettorato ungherese.<br />

A Bruxelles dovrebbero rifletterci su.<br />

Rodolfo Casadei<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 33


CHE VECCHIO CONTINENTE COSMOPOLITICAMENTE CORRETTO<br />

Le direttive<br />

letterarie<br />

europee<br />

Dopo l’intemerata della commissaria per la<br />

pesca sull’«inaccettab<strong>il</strong>e» vizio di Montalbano,<br />

gran sbafatore <strong>il</strong>legale di pesciolini, ecco come<br />

dovranno essere riscritti i capolavori della<br />

cultura italiana per essere civ<strong>il</strong>mente fruib<strong>il</strong>i<br />

di Antonio Gurrado<br />

Sono buoni tutti a dire che Dante è<br />

misogino, omofobo e razzista perché<br />

non ha remore a decorare la<br />

cortigiana Taide «con l’unghie merdose», a<br />

fingere stupore nel rinvenire ser Brunetto<br />

Latini in una via di mezzo fra la corsa campestre<br />

e <strong>il</strong> gay pride, oppure a mostrare<br />

«come storpiato è Maometto». A ben guardare,<br />

Dante è pure anticlericale, visto che<br />

ficca i papi a testa in giù nelle voragini; è<br />

antipatriottico («Ahi serva Italia, di dolore<br />

ostello,/ nave sanza nocchiere in gran tempesta,/<br />

non donna di provincie, ma bordello!»);<br />

è per giunta antianimalista, stante<br />

che preferisce la compagnia di Virg<strong>il</strong>io a<br />

discapito del leone, della lupa e della lonza.<br />

Contrapporsi a un esempio così macroscopico<br />

di impertinente attacco al politicamente<br />

corretto non può arricchire di<br />

alcun merito particolare.<br />

Se mai un giorno lontano, quando sarà<br />

compiuta l’agognata trasformazione degli<br />

italiani in civ<strong>il</strong>issimi europei, dovremo<br />

essere grati a qualcuno per averci educati<br />

a comporre letteratura decente, costui<br />

risponderà al nome di Maria Damanaki:<br />

si tratta della gent<strong>il</strong>donna greca che funge<br />

da commissaria europea per gli Affari<br />

marittimi e che intende impedire al<br />

commissario Montalbano di sbafare con<br />

riprovevole voluttà <strong>il</strong> novellame, insomma<br />

i pesciolini. La benemerita Damanaki<br />

censura a buon titolo <strong>il</strong> comportamento<br />

di Montalbano, sprezzante dell’evenienza<br />

che si tratti di un personaggio fittizio.<br />

Hanno un bel dire i soliti trogloditi sarcastici<br />

che è come voler proibire a Raskolnikov<br />

di uccidere le vecchiette o a Romeo<br />

di sperimentare un farmaco senza la pre-<br />

34 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

via autorizzazione del medico curante; la<br />

strada indicata dalla commissaria mostra<br />

in che direzione dobbiamo muoverci se<br />

vogliamo che la letteratura italiana diventi<br />

finalmente fruib<strong>il</strong>e. Ecco i più necessari<br />

emendamenti retroattivi.<br />

Petrarca Francesco, Rerum vulgarium<br />

fragmenta. Nonostante alcune condivisib<strong>il</strong>i<br />

aspirazioni ecologiste, in particolar<br />

modo nella perorazione contro la privatizzazione<br />

delle chiare fresche<br />

et dolci acque, <strong>il</strong> richiedente<br />

omette con dolo di indirizzare<br />

metà dei propri versi<br />

amorosi all’amato invece che<br />

all’amata, ciò che costituisce<br />

un’inequivocab<strong>il</strong>e discriminazione<br />

sulla base dell’orientamento<br />

sessuale. È altresì esecrab<strong>il</strong>e<br />

la scelta snobistica di<br />

definire “volgare” una poesia<br />

per la sola ragione di non essere<br />

scritta in latino. Inoltre <strong>il</strong><br />

richiedente dedica alla stessa<br />

signora de Noves Laura ben<br />

Foto: Fabrizio di Giulio; AP/LaPresse<br />

La commissaria<br />

per la Pesca<br />

Maria Damanaki<br />

ha scritto ad<br />

Andrea Cam<strong>il</strong>leri<br />

per chiedergli di<br />

«non permettere<br />

a Montalbano<br />

di mangiare<br />

novellame»,<br />

un’abitudine<br />

«inaccettab<strong>il</strong>e nel<br />

Mediterraneo»


366 componimenti, più di uno al giorno<br />

per un anno, ciò che può agevolmente<br />

configurarsi quale reato di stalking.<br />

Machiavelli Niccolò, De principatibus.<br />

Ancora non del tutto scevro da vent’anni<br />

di berlusconismo, <strong>il</strong> volume auspica<br />

per l’Italia la presa del potere sotto forma<br />

autoritaria di un esponente delle frange<br />

estreme della destra, non sottoposto a<br />

regolare consultazione democratica né al<br />

vincolante parere favorevole della Commissione<br />

Europea, della Banca Centrale<br />

Europea, del Parlamento Europeo e della<br />

Cancelleria Tedesca. È correntemente<br />

al vaglio della commissione per le Pari<br />

opportunità la grave affermazione del<br />

richiedente secondo la quale «la fortuna<br />

è donna ed è necessario, volendola tenere<br />

sotto, batterla e urtarla».<br />

Ariosto Ludovico, Orlando furioso. Il<br />

richiedente, sotto una patina di bonaria<br />

affab<strong>il</strong>ità, nasconde una pervicace acrimonia<br />

contro le direttive comunitarie.<br />

Il signor Furioso Orlando viene abbandonato<br />

in preda alla follia invece di essere<br />

tradotto in adeguata struttura sanitaria.<br />

Il signor Medoro e la signora Angelica,<br />

dai cognomi non specificati, ledono deliberatamente<br />

la corteccia di un esemplare<br />

di flora continentale. Il signor Astolfo,<br />

dal cognome non specificato, raggiunge<br />

la Luna su di un mezzo contrario alle più<br />

elementari norme di messa in sicurezza.<br />

Manzoni Alessandro, I promessi sposi.<br />

È innegab<strong>il</strong>e che <strong>il</strong> corposo elaborato presentato<br />

dal richiedente costituisca un’indebita<br />

satira delle coppie di fatto e della<br />

loro annosa battaglia per la perequazione<br />

dei diritti. I protagonisti, <strong>il</strong> signor<br />

Tramaglino Renzo e la signora Mondella<br />

Lucia, insistono morbosamente presso<br />

<strong>il</strong> signor Abbondio Don onde convolare<br />

a nozze religiose senza intendere avvalersi<br />

del diritto all’unione civ<strong>il</strong>e. Nonostante<br />

le condivisib<strong>il</strong>i remore del prelato,<br />

adiscono le vie legali che vedono però<br />

l’eroica opposizione dell’alto rappresentante<br />

della Corte di Giustizia dell’Unione,<br />

signor Garbugli Azzecca. Il Tramaglino<br />

viene altresì sorpreso nell’atto di aizza-<br />

Da sinistra a destra, Francesco<br />

Petrarca, Niccolò Machiavelli,<br />

Alessandro Manzoni<br />

re una protesta su vasta scala contro l’implementazione<br />

dell’Iva sul pane in conformità<br />

con le freschissime direttive comunitarie.<br />

Per la Mondella viene conseguentemente<br />

disposta la custodia presso un centro<br />

di disintossicazione per eterosessuali<br />

devote. Il suo gestore, signor Innominato<br />

Innominato, viene tuttavia costretto a r<strong>il</strong>asciarla<br />

su istanza delle pressanti ingerenze<br />

ecclesiastiche esercitate dal signor Federigo<br />

Cardinale, del quale peraltro non viene<br />

specificata l’entità del contributo versato<br />

in ragione del possesso di immob<strong>il</strong>i<br />

non destinati ad attività di culto. Un personaggio<br />

del tutto secondario ai fini dello<br />

svolgimento della trama, signor Cristoforo<br />

Padre, vi viene incluso al mero scopo di<br />

accordare esplicita preferenza alla morte<br />

di peste in luogo della più naturale interruzione<br />

delle cure. Il volume termina col<br />

mancato divorzio fra la signora Mondella<br />

Lucia in Tramaglino e <strong>il</strong> signor Tramaglino<br />

Renzo in Mondella.<br />

Svevo Italo, La coscienza di Zeno. Il<br />

richiedente, già noto alle autorità competenti<br />

per la provocatoria scelta di mutare<br />

<strong>il</strong> proprio nome d’origine, Schmitz Hector,<br />

in due voci a caso dal vocabolario italiano,<br />

camuffa la propria identità dietro<br />

quella di tale signor Cosini Zeno. Questi si<br />

impone anzitutto di smettere di fumare,<br />

atto in sé meritorio ma implicita ammissione<br />

che <strong>il</strong> Cosini fumava dunque nonostante<br />

le deterrenti avvertenze impresse<br />

sui pacchetti (<strong>il</strong> fumo uccide: difatti<br />

lo stesso richiedente, accanito fumatore,<br />

perì nel corso di un incidente stradale).<br />

In seguito, dibattuto nell’amore per<br />

tre sorelle, decide di sposarne una soltanto<br />

invece di approfittarne per convertirsi<br />

alla più avanzata cultura islamica e renderle<br />

felici sposandole tutte. Infine depone<br />

presso un medico psicanalista la propria<br />

parziale e tendenziosa versione dei<br />

fatti, non avallata da alcuna intercettazione<br />

telefonica o ambientale, traendone un<br />

romanzo di eccessivo successo, stampato<br />

ancor oggi, in luogo di limitarsi ad assumere<br />

i più comuni psicofarmaci e tacere:<br />

la strage di alberi che ne è conseguita rende<br />

<strong>il</strong> richiedente diretto responsab<strong>il</strong>e del<br />

surriscaldamento globale.<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 35


LA TENTAZIONE DI ARRIVARE PRIMA DEL PAPA<br />

Suggeriamolo noi diavoli<br />

un bel libro a Fidel Castro<br />

Mio caro Malacoda, rischiaMo di perderne un altro. Non ci resta che alimentare<br />

le polemiche: non si accetta conversione senza autocritica pubblica. Parlo<br />

di Fidel Castro, e del suo incontro con Benedetto XVI. Posto che non sapremo<br />

mai tutto quello che si sono detti. Ma <strong>il</strong> saperlo ha interesse solo se si sono detti<br />

una certa cosa: un sì o un no. Ed è ciò, dato che viene detto nell’antro più nascosto<br />

di ogni uomo e nel momento più indecifrab<strong>il</strong>e della sua vita, che non sapremo mai.<br />

Sappiamo che alla fine risulteremo sconfitti, ma è nostro dovere <strong>il</strong>ludere tutti che<br />

“alla fine” non è né un luogo né un tempo. Non c’è un fine proprio perché tutto finisce.<br />

Comunque, nel frattempo: trasparenza. Che, nel caso, vuol dire autocritica, pubblica<br />

ammenda, damnatio memoriae e, solo allora, l’eventuale concessione del diritto<br />

alla conversione. Così vuole <strong>il</strong> tribunale della pubblica opinione.<br />

Invece, ai nostri nemici cristiani, tutto questo pare non interessare. A loro preme<br />

che l’uomo viva, non importa di che uomo si tratti. Hai presente Napoleone? Se ce<br />

n’è uno che gliene ha fatte di tutte è lui. Quando morì, invece di esultare, senti cosa<br />

ha scritto uno di loro, Alessandro Manzoni:<br />

«Bella immortal benefica fede ai trionfi<br />

avezza, scrivi ancor questo, allegrati, che<br />

più superba altezza al disonor del Golgota<br />

giammai non si chinò».<br />

Questi cattolici hanno una sorta di<br />

doppio tribunale, quello pubblico della<br />

storia e un foro interiore che difendono a<br />

costo dell’accusa di ipocrisia. Quanto alla storia, infieriscono senza maramaldeggiare<br />

troppo, sanno gettare semi e aspettare anche decenni. Poi lasciano cadere una<br />

frase: «Il marxismo è superato, non risponde più alla realtà, Cuba dovrebbe abbandonarlo<br />

e cercare altri modelli». Quanto al singolo, più ha le mani sporche, più lo accolgono.<br />

E se ne fregano dell’effetto che fa.<br />

Ricordo un ergastolano, pluriomicida, k<strong>il</strong>ler anche tra le sbarre, che annunciava<br />

in un’intervista tv <strong>il</strong> suo cambiamento. Allo scetticismo del giornalista – «Come può<br />

pensare che i telespettatori le credano?» – rispose: «Hanno tutto <strong>il</strong> diritto di non farlo,<br />

io dico loro solo una cosa: nessuno sa cosa succede nel cuore di un uomo».<br />

Ora, Castro ha parlato col Papa di religione, scienza, ragione, fede e gli ha chiesto<br />

di inviargli dei libri per approfondire. «Devo pensare a quali titoli inviarle» è stata<br />

l’incredib<strong>il</strong>e risposta. E, statene certi, lo farà. Ché una parola, per questa gente non è<br />

mai solo una parola, è sempre prima un pensiero. Come disse un grande giornalista<br />

che dal terrazzo di casa sua vede la cupola di San Pietro: «Non è un periodo fac<strong>il</strong>e, soprattutto<br />

per chi ne ha coscienza. Io la mattina mi affaccio preoccupato, vedo <strong>il</strong> Cupolone<br />

e so che là c’è uno che “pensa” <strong>il</strong> mondo. E questo mi rassicura».<br />

In attesa della bibliografia papale, da diavoli impertinenti, ci permettiamo un<br />

consiglio al Líder máximo; non dovremmo farlo, perché non è nel nostro interesse,<br />

ma c’è un’unica cosa alla quale non sappiamo resistere, la tentazione. E quella di arrivare<br />

prima del Papa non ci dannerà più di quanto siamo già dannati. Dunque, caro<br />

Fidel, legga, o r<strong>il</strong>egga, Il Maestro e Margherita. Ci preme, tra i tanti spunti di riflessione<br />

che troverà, segnalarle due righe, le dice <strong>il</strong> diavolo Woland in un impeto di sincerità<br />

(scappa a tutti): «Questo è <strong>il</strong> fatto. E <strong>il</strong> fatto è la cosa più ostinata del mondo». Ci<br />

pensi, Fidel. E pensaci anche tu, nipote. È qui la radice dei nostri guai.<br />

Tuo affezionatissimo zio Berlicche<br />

Castro ha chiesto a Benedetto XVI consigli<br />

per le letture. «Devo pensare a quali titoli<br />

inviarle» è stata l’incredib<strong>il</strong>e risposta. E lo farà.<br />

Ché una parola, per questa gente, non è mai<br />

solo una parola, è sempre prima un pensiero<br />

NEL DETTAGLIO<br />

LE NUOVE<br />

LETTERE DI<br />

BERLICCHE<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 37


CULTURA<br />

Quello che<br />

ci aiuta a<br />

camminare<br />

Dalla sfida educativa per r<strong>il</strong>anciare <strong>il</strong> paese alla<br />

collaborazione tra i movimenti. Franco Miano,<br />

presidente dell’Azione Cattolica, spiega perché<br />

«testimoniando <strong>il</strong> Vangelo è possib<strong>il</strong>e prendere<br />

posizioni precise nella vita. Anche in politica»<br />

È<br />

la madre di tutte le iniziative di mpegno<br />

laicale, su per giù ha gli stessi<br />

anni dell’Italia unita, è presente in<br />

tutte o quasi le parrocchie italiane. Pio IX<br />

e poi Pio X la vollero come baluardo contro<br />

<strong>il</strong> modernismo, e con la modernità l’Azione<br />

Cattolica ha dovuto fare i conti, qualche<br />

volta facendosi un po’ male. <strong>Tempi</strong><br />

ha incontrato <strong>il</strong> suo presidente nazionale,<br />

Franco Miano, giustamente fiero della gloriosa<br />

Azione Cattolica italiana. «Posso dire<br />

con certezza – afferma <strong>il</strong> presidente Miano<br />

– che non c’è angolo del nostro paese,<br />

comunità della Chiesa italiana, che non<br />

veda l’Azione Cattolica in qualche modo<br />

protagonista del tempo e dei luoghi in cui<br />

la Chiesa è chiamata a servire Cristo e gli<br />

uomini. Le centinaia di migliaia di adulti,<br />

giovani e ragazzi dell’Ac, da Nord a Sud,<br />

nelle grandi città così come nei piccoli<br />

paesi, in piena collaborazione con i propri<br />

pastori, quotidianamente vivono con passione<br />

<strong>il</strong> loro essere Azione Cattolica».<br />

Magari, aggiungiamo, guardando<br />

anche alla miniera di santi e beati che<br />

l’Azione Cattolica può vantare. Quello che<br />

si apre è l’anno di Armida Barelli (1882-<br />

1952), fondatrice insieme a padre Gemelli<br />

dell’università Cattolica del Sacro Cuore<br />

e unanimemente definita l’esempio più<br />

38 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

LA FEDE ATTIVA<br />

alto di un vero femminismo cattolico. Della<br />

Barelli quest’anno si festeggia un doppio<br />

anniversario: 130 anni dalla nascita e 60<br />

dalla morte. «È indiscutib<strong>il</strong>e – sottolinea<br />

Miano – che con Armida Barelli la donna<br />

diventa protagonista del movimento cattolico.<br />

Con la sua vita ha testimoniato che<br />

l’essere laici cattolici non consente d<strong>il</strong>azioni<br />

innanzi alle attese del proprio tempo.<br />

Essa appartiene alla lunga scia di santi<br />

e beati dell’Azione Cattolica, un elenco<br />

per noi preziosissimo di donne e uomini<br />

forti, liberi, spiritualmente formati anche<br />

da un’ascesi profonda, come lo furono in<br />

altre stagioni Giuseppe Toniolo, Pier Giorgio<br />

Frassati, Alberto Marvelli, Salvo D’Aquisto,<br />

i coniugi Beretta Molla, Rosario Livatino<br />

e tanti ancora: saldi e radicati in Cristo.<br />

Farli conoscere è da sempre parte integrante<br />

del nostro impegno educativo. Sono<br />

i nostri compagni di viaggio, credenti che<br />

parlano alle generazioni future con la preghiera<br />

e lo studio, l’azione e <strong>il</strong> sacrificio».<br />

Presidente, come giudica <strong>il</strong> fatto che la<br />

“nuova stagione” di collaborazione tra<br />

movimenti così auspicata dalla Chiesa, al<br />

di là di lodevoli episodi, sembra procedere<br />

a r<strong>il</strong>ento? Cosa si può fare di nuovo e di<br />

veramente efficace perché una fraternità<br />

piena sia desiderab<strong>il</strong>e da tutti?<br />

A lato, Armida<br />

Barelli (1882-1952)<br />

ha fondato insieme<br />

a padre Gemelli<br />

l’università Cattolica.<br />

A destra,<br />

Franco Miano,<br />

presidente nazionale<br />

di Azione Cattolica<br />

Sinceramente non parlerei di collaborazione<br />

che procede a r<strong>il</strong>ento. È certo<br />

che si può fare meglio e di più, ma credo<br />

che soprattutto in questi ultimi anni tante<br />

incomprensioni del passato siano venute<br />

meno e tanta strada sia stata fatta dalle<br />

diverse aggregazioni laicali nella direzione<br />

di una partecipazione comune, viva e<br />

intensa alla vita della Chiesa e del paese.<br />

Penso a numerose reti e tavoli di confronto,<br />

progettazione e azione ecclesiale: Cnal,<br />

Retinopera, Scienza e Vita, Forum associazioni<br />

fam<strong>il</strong>iari, solo per citarne alcuni.<br />

Penso, ad esempio, al riuscito tentativo<br />

dell’Azione Cattolica di costruire un testo


Foto: AGF<br />

La Barelli appartiene alla lunga scia di santi<br />

e beati dell’Ac, un elenco prezioso di donne e<br />

uomini forti, liberi come lo furono Pier Giorgio<br />

Frassati, i coniugi Beretta Molla e altri ancora»<br />

formativo “unico”, elaborato insieme e ut<strong>il</strong>izzato<br />

da tante altre aggregazioni; al cammino<br />

di preparazione alla Settimana sociale<br />

attraverso una serie di incontri regionali<br />

promossi dall’Ac insieme con le diverse<br />

realtà laicali del territorio; al 16 maggio<br />

2010, tutti insieme in preghiera con Benedetto<br />

XVI. La mia generazione è cresciuta<br />

nello spirito del Conc<strong>il</strong>io Vaticano II che<br />

ci ha mostrato l’importanza del dialogo,<br />

con tutti, sopratutto con i fratelli in Cristo.<br />

Paola Bignardi, per sei anni presidente<br />

dell’Ac, parlando della difficoltà di collaborazione<br />

tra movimenti, ha detto che<br />

le «tensioni possono risultare persino<br />

feconde» e che «un gesto di cordialità<br />

può essere fac<strong>il</strong>e ma ad esso deve seguire<br />

una disciplina del confronto che è<br />

impegnativa». Sorge una domanda sulla<br />

“scelta religiosa” dell’Azione Cattolica,<br />

forse l’unico punto foriero di qualche diffidenza<br />

da parte di altre realtà ecclesiali.<br />

È sembrata una formula che lasciasse<br />

mano libera a politici cresciu-<br />

ti nell’Ac di agire non sempre<br />

in linea con <strong>il</strong> magistero, vedi<br />

posizioni sui Dico, sui Pacs,<br />

sulla legge 40. Ci spiega?<br />

Vorrei una volta per tutte<br />

fare chiarezza su cosa sia<br />

la scelta religiosa dell’Ac. Essa si basa sulla<br />

fondamentale intuizione del primato del<br />

Vangelo, che permea l’interezza della vita.<br />

In questo senso alto, l’Azione Cattolica cerca<br />

di accompagnare la vita delle persone<br />

guardando all’essenziale. Solamente a partire<br />

dalla scelta religiosa si rende una testimonianza<br />

capace di coniugare fede e vita.<br />

L’impegno civ<strong>il</strong>e, senza confondersi con<br />

CHI È FRANCO MIANO<br />

PRESIDENTE NAZIONALE<br />

Impegnato sin da bambino<br />

Franco Miano è nato <strong>il</strong> 10<br />

dicembre 1960, è sposato<br />

e ha due figli. Impegnato<br />

sin da bambino nella propria<br />

associazione parrocchiale<br />

di Azione Cattolica<br />

è stato vicepresidente<br />

diocesano per <strong>il</strong> settore<br />

giovani, incaricato regionale,<br />

consigliere nazionale e,<br />

dal 1986 all’89, vicepresidente<br />

nazionale del settore<br />

giovani. È stato vicepresidente<br />

nazionale per <strong>il</strong><br />

settore adulti dal 2005 al<br />

2008 e poi nominato dal<br />

consiglio permanente della<br />

Cei presidente nazionale<br />

dell’Azione Cattolica italiana<br />

<strong>il</strong> 27 maggio 2008,<br />

incarico confermato per<br />

un ulteriore triennio <strong>il</strong> 25<br />

maggio 2011.<br />

GLI STUDI<br />

Professore di f<strong>il</strong>osofia<br />

Laureato in F<strong>il</strong>osofia<br />

all’università di Napoli.<br />

Dopo aver vinto una borsa<br />

di studio post-dottorato,<br />

nel 2006 è diventato<br />

professore ordinario di<br />

f<strong>il</strong>osofia morale all’università<br />

di Roma Tor Vergata.<br />

Ha insegnato antropologia<br />

f<strong>il</strong>osofica e, oggi, bioetica e<br />

f<strong>il</strong>osofia della religione.<br />

<strong>il</strong> piano strettamente partitico, si alimenta<br />

da questa tensione vivificante. L’Azione<br />

Cattolica è per <strong>il</strong> Vangelo e per la sua testimonianza<br />

nell’oggi. Centrare la vita associativa<br />

su questo primato non significa<br />

estraniarsi dalla storia, ma anzi, assumerla<br />

per trasformarla. Significa non rimanere<br />

neutrali rispetto alle sfide che si aprono,<br />

ma assumere prese di posizione ben precise<br />

rispetto al modo di intendere le comunità,<br />

di vivere la fraternità; significa compiere<br />

scelte di vita che si oppongono all’individualismo.<br />

È la stessa tensione che ha alimentato<br />

la storia di santità di tantissime<br />

persone dell’Azione Cattolica. Vorrei ricordare<br />

quanti, uomini e donne, si sono formati<br />

in associazione e ora prestano <strong>il</strong> loro<br />

servizio in politica nei diversi ruoli, sempre<br />

tenendo ben presente <strong>il</strong> bene comune<br />

e non gli interessi di una parte; con uno<br />

sguardo attento soprattutto agli ultimi, a<br />

coloro che vivono la difficoltà di una crisi<br />

che proprio un certo tipo di politica poco<br />

attenta al bene comune ha alimentato.<br />

Nell’ottica di un autentico riavvicinamento<br />

tra formazioni laicali sarebbe importante<br />

<strong>il</strong>luminare quanto risulta opaco<br />

della vostra “scelta religiosa”. Lo storico<br />

Marco Invernizzi, ad esempio, riporta un<br />

passo scottante di Luigi Gedda, pre-<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 39


CULTURA LA FEDE ATTIVA<br />

sidente dell’associazione e ideatore dei<br />

comitati civici che salvarono l’Italia dal<br />

comunismo: «È una scelta religiosa “sui<br />

generis” perché lascia mano libera ai politici;<br />

in realtà è una scelta politica! E da<br />

questa ne nasce <strong>il</strong> disastro del divorzio,<br />

dell’aborto, degli anticoncezionali». Dove<br />

sbagliava, se sbagliava, Gedda?<br />

Non credo proprio che ci siano ancora<br />

delle opacità da <strong>il</strong>luminare. Ci si dimentica<br />

che Gedda è un uomo figlio del suo tempo,<br />

presidente di una associazione che si<br />

presentava al paese come l’unica realtà in<br />

cui i laici potessero ritrovarsi assieme, in<br />

una stagione storica diversa, che non può<br />

essere r<strong>il</strong>etta con gli occhi di oggi. Il suo<br />

pensiero è ovviamente orientato dalla forte<br />

contrapposizione politica che si registrava<br />

in quei primi anni della neonata democrazia<br />

italiana, che aveva bisogno di stab<strong>il</strong>izzarsi.<br />

Ci sono state emergenze superate<br />

con strumenti come i comitati civici.<br />

Dopo è iniziata un’altra stagione, che ha<br />

richiesto risposte differenti. C’è, tuttavia,<br />

uno f<strong>il</strong>o rosso che lega la storia dell’Azione<br />

Cattolica Italiana, nei suoi protagonisti,<br />

ma ancor più nel suo radicamento diffuso:<br />

<strong>il</strong> primato dell’annuncio del Vangelo,<br />

alimentato da un’intensa opera formativa.<br />

Nel 2012 si apriranno i festeggiamenti<br />

per <strong>il</strong> 50esimo del Conc<strong>il</strong>io Vaticano<br />

II. Un formidab<strong>il</strong>e evento per la Chiesa<br />

cattolica ma in cui sono avvenuti anche<br />

disordini e un certo appiattimento.<br />

Pensiamo alla débâcle che ha subìto la<br />

liturgia o a quella mal concepita dottrina<br />

della “collegialità” che sta portando molte<br />

chiese del centro Europa in aperta polemica<br />

con <strong>il</strong> Vaticano. Non sarebbe auspicab<strong>il</strong>e<br />

approfittare dei festeggiamenti<br />

per una lettura autentica e senza strappi<br />

del Conc<strong>il</strong>io Vaticano II?<br />

Il Conc<strong>il</strong>io Vaticano II è davanti a noi,<br />

non alle nostre spalle. La sua è una storia<br />

ancora da vivere. È una pianta giovane<br />

che ha appena iniziato a dare i suoi frutti.<br />

Frutti preziosi. Certo, <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io è stato<br />

un evento, innanzitutto. Un evento profondamente<br />

spirituale e insieme umano,<br />

che ha interpretato la domanda di novità,<br />

libertà, speranza e fiducia di tante persone.<br />

Le stesse domande che anche oggi, forse<br />

in maniera più affaticata, sono presenti<br />

dentro di noi: quelle di una Chiesa aperta<br />

e sensib<strong>il</strong>e a tutte le dimensioni della vita,<br />

attenta a tutto ciò che vive nel cuore delle<br />

persone; una Chiesa fortemente radicata<br />

nel mistero di Cristo, <strong>il</strong> tesoro della sua<br />

vita, dunque povera, essenziale, trasparente.<br />

Il Conc<strong>il</strong>io ci ha testimoniato una<br />

sensib<strong>il</strong>ità, uno st<strong>il</strong>e, una “spiritualità” da<br />

ritrovare. Al di là dei documenti approvati,<br />

nei lavori del Conc<strong>il</strong>io si respira un profondo<br />

interesse verso <strong>il</strong> mondo, che a ben<br />

vedere è ciò che spesso manca ancora al<br />

nostro pensare e agire.<br />

40 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

Il rapporto tra i cattolici e<br />

la politica è <strong>il</strong> nodo gordiano<br />

che dopo la parentesi “tecnica”<br />

si riproporrà con urgenza.<br />

Nella riunione di Todi<br />

i “valori non negoziab<strong>il</strong>i” cari<br />

alla Chiesa erano però scomparsi, mentre<br />

per <strong>il</strong> direttore del Corriere della Sera De<br />

Bortoli i cattolici devono «intestarsi una<br />

nuova missione (…), riscoprire un tratto<br />

più marcatamente conc<strong>il</strong>iare dopo l’era<br />

combattiva e di palazzo di Ruini». Come<br />

giudica questo leitmotiv del mondo laico?<br />

Soprattutto, è auspicab<strong>il</strong>e a suo avviso<br />

un’unione politica dei cattolici, se sì<br />

su quale piattaforma politico-sociale?<br />

L’esperienza di Todi è stata l’occasione<br />

per riunire associazioni, gruppi e movimenti<br />

cattolici attorno a un comune sentire.<br />

Un passo importante nella ricerca di<br />

strumenti adeguati a convertire in forme<br />

nuove quell’ispirazione all’impegno sociale<br />

e politico che da sempre connota l’opera<br />

dei cattolici. Una ricerca di strumenti che<br />

continua ma che ha già individuato alcune<br />

questioni prioritarie su cui impegnarsi: la<br />

sfida educativa è la principale preoccupazione,<br />

la via maestra per r<strong>il</strong>anciare l’Italia,<br />

restituire decoro alle istituzioni e speranza<br />

alle generazioni future. Solo da un rigoroso<br />

impegno di tipo educativo nascono st<strong>il</strong>i<br />

nuovi di cittadinanza attiva e responsab<strong>il</strong>e.<br />

Non possiamo infatti ignorare la singolare<br />

sinergia che lega scelte individuali<br />

e sentire collettivo. Soltanto con tale pre-<br />

«C’è uno f<strong>il</strong>o rosso che lega la storia dell’Ac<br />

nei suoi protagonisti, ma ancor più nel suo<br />

radicamento: <strong>il</strong> primato dell’annuncio del<br />

Vangelo, alimentato dall’opera formativa»<br />

supposto si potrà favorire una diversa pratica<br />

politica, un modo nuovo di agire nella<br />

vita pubblica, aperto al servizio gratuito<br />

e animato di viva tensione etica, per rendere<br />

più fac<strong>il</strong>e <strong>il</strong> ritrovarsi della politica<br />

su un terreno comune di valori e regole, a<br />

sostegno della dignità della persona e della<br />

convivenza civ<strong>il</strong>e. Insieme a quello educativo,<br />

ci sono ulteriori ambiti su cui spendersi,<br />

in cui coniugare i prioritari princìpi<br />

dell’etica della vita in termini di socialità,<br />

solidarietà, promozione del lavoro e attenzione<br />

alla famiglia. Ponendosi <strong>il</strong> problema<br />

di ciò che unisce politicamente i cattolici,<br />

occorre anzitutto far crescere <strong>il</strong> senso<br />

vivo di un’autentica comunione ecclesiale.<br />

L’unità di associazioni, gruppi e movimenti<br />

diversi si alimenta in quella “tensione<br />

alla comunione” che trova già nella vita<br />

delle comunità ecclesiali <strong>il</strong> suo fondamentale<br />

banco di prova, senza <strong>il</strong> quale altre forme<br />

di unità rischiano di essere meno fondate<br />

e significative. Appare dunque centrale<br />

riproporre con forza la cura per <strong>il</strong> locale:<br />

l’amore per la Chiesa locale porta con<br />

se l’amore per <strong>il</strong> territorio, stimola a operare<br />

in modo che in ogni luogo, anche nel<br />

più problematico, vi sia una “vita buona”.<br />

Valerio Pece


Foto: AP/LaPresse<br />

IL PARTITO CHE FECE L’ITALIA<br />

L’esempio della<br />

Balena Bianca<br />

Per un vero ritorno dei cattolici nella gestione<br />

della cosa pubblica occorre ricominciare a<br />

«guardare in alto». Lo insegna la storia della Dc<br />

Negli ultimi mesi si è fatto un gran parlare<br />

di Todi, di grande centro, di “tendenza<br />

Monti” e di altre iniziative ut<strong>il</strong>i<br />

a fondare “<strong>il</strong> ritorno dei cattolici in politica”.<br />

Ma sono solo ipotesi geometriche. Probab<strong>il</strong>mente<br />

insufficienti a plasmare una visione<br />

unitaria tra le diverse anime del mondo cattolico.<br />

Per ritrovare l’unità politica perduta<br />

– e ormai son passati vent’anni dalla fine<br />

del partito dei cattolici italiani – bisognerebbe<br />

tornare a «guardare in alto». Lo insegna la<br />

storia della Democrazia Cristiana. Che non è<br />

stata – come vorrebbe certa vulgata – la parabola<br />

della longa manus politica della Chiesa<br />

in Italia o la vicenda di un partito creato<br />

ad hoc, per fare argine al “pericolo comunista”.<br />

Per tutto questo è apprezzab<strong>il</strong>e l’ag<strong>il</strong>e<br />

volumetto, Dc. Il partito che fece l’Italia,<br />

scritto da Giovanni Di Capua e Paolo Mes-<br />

sa, con la prefazione del “grande vecchio”<br />

Giulio Andreotti. A giudizio del “Divo Giulio”,<br />

<strong>il</strong> democristiano più longevo e famoso<br />

della Prima Repubblica, «ripercorrere la storia<br />

della Dc è molto opportuno, per meditare<br />

e non correre <strong>il</strong> rischio di dare oggi come<br />

essenziale ciò che è assolutamente marginale<br />

e viceversa». E infatti, nel solco di una<br />

ricostruzione non ideologica del partito della<br />

“Balena Bianca”, gli autori ripercorrono<br />

la storia politica dei cattolici mostrandone<br />

gli esiti attuali, ut<strong>il</strong>i anche a comprendere<br />

gli appelli di papa Benedetto XVI e della Cei<br />

alla discesa in campo politico di «una nuova<br />

generazione di laici cattolici».<br />

Senza nostalgia e in modo rigoroso, vengono<br />

ricostruite le tappe del partito che ha<br />

maggiormente segnato i primi cinquant’anni<br />

della Repubblica. Da don Luigi Sturzo ad<br />

A sinistra,<br />

<strong>il</strong> congresso<br />

nazionale della<br />

Democrazia<br />

cristiana<br />

nel 1969.<br />

A destra,<br />

la prima pagina<br />

de Il Popolo<br />

di lunedì 21<br />

giugno 1976<br />

IL LIBRO<br />

DC. IL PARTITO<br />

CHE FECE<br />

L’ITALIA<br />

Giovanni<br />

Di Capua,<br />

Paolo Messa<br />

Mars<strong>il</strong>io<br />

290 pagine<br />

14 euro<br />

Alcide De Gasperi, dalla ricostruzione<br />

del Dopoguerra al boom<br />

economico, dal centrosinistra al<br />

“compromesso storico” con <strong>il</strong> Pci<br />

per salvare l’Italia dalle Brigate<br />

Rosse che avevano ucciso Aldo<br />

Moro. Fino all’epoca demitiana e<br />

a Tangentopoli che decretò la fine<br />

della Prima Repubblica.<br />

Il lavoro va oltre la storia. Sono approfonditi<br />

tratti salienti che hanno portato a<br />

cambiamenti dirompenti al vertice del partito,<br />

spesso frutto di scontri quasi drammatici<br />

nel loro sv<strong>il</strong>uppo, figli della «politica<br />

dei gruppi», di «lotte fra diverse correnti».<br />

Descrive politici dal carisma eccezionale. È<br />

ancora Andreotti che aiuta a capire che razza<br />

di uomini erano: «Una lezione della Dc<br />

che può valere anche oggi è che senza un<br />

punto di riferimento che vada oltre l’occasionale,<br />

<strong>il</strong> contingente, è quasi impossib<strong>il</strong>e<br />

creare un nuovo soggetto politico. Ancora<br />

adesso credo che l’indirizzo da far prevalere<br />

sia quello di guardare sempre avanti o<br />

meglio sempre alto. Saper guardare in alto<br />

era un’abitudine che avevamo e che forse<br />

abbiamo perduto». La questione dei cattolici<br />

in politica non può dunque essere ridotta a<br />

tatticismi, servono innanzitutto valori, ideali<br />

condivisi e un rapporto concreto con la<br />

Chiesa. Un rapporto che «sta nelle persone».<br />

Nel quasi mezzo secolo di vita del partito<br />

non sono certo mancati aspetti negativi,<br />

ma bisogna riconoscere che la Dc ha chiuso<br />

<strong>il</strong> suo b<strong>il</strong>ancio in positivo. Basta ricordare<br />

quattro riforme, «forse le uniche vere<br />

riforme di struttura della storia repubblicana»:<br />

quella agraria, quella tributaria, quella<br />

urbanistico ed<strong>il</strong>izia e la Cassa del Mezzogiorno».<br />

Oggi come nel Dopoguerra si tratta<br />

in un certo senso di “rifare” l’Italia. Leggere<br />

questo libro può aiutare i cattolici a capire<br />

l’importanza del loro ruolo in questa opera.<br />

Daniele Guarneri<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 41


SPORT<br />

42 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

CAMPIONESSA DI TUTTO<br />

Lo squalo<br />

d’acqua<br />

dolce<br />

Ama i leoni e i f<strong>il</strong>m dell’orrore. Ha imparato a<br />

destreggiarsi tra telecamere e paparazzi. E in<br />

vasca sbriciola ogni rivale. Entrata in piscina la<br />

prima volta a otto mesi, la Diva Pellegrini non<br />

ha paura di nulla. Quello che vuole se lo prende<br />

di Fred Perri<br />

diva è bella, bionda, forte e<br />

dice sì solo a chi pare a lei. Anzi,<br />

L’ultima<br />

sono gli altri a dirglielo, perché<br />

Federica Pellegrini, quando vuole qualcosa,<br />

in acqua e fuori, se lo prende. Federica<br />

più che l’ultima è l’unica diva dello<br />

sport italiano, l’unica atleta a cui è riuscita<br />

una sintesi trasversale tra le due grandi<br />

passioni nazionali: lo sport (soprattut-<br />

to quando si vince e lei vince, oh se vince)<br />

e <strong>il</strong> gossip, l’antica arte italica del pettegolezzo.<br />

Successo nello sport, e in uno sport,<br />

<strong>il</strong> nuoto, che non è <strong>il</strong> calcio, troppo banale,<br />

e poi l’eterno triangolo che eccita <strong>il</strong> popolo<br />

unito: lui, lei, l’altro. Federica è la campionessa<br />

olimpica del 200 st<strong>il</strong>e libero, specialità<br />

dove non la batte nessuno da quattro<br />

anni. Ha conquistato, solo per citare i<br />

suoi successi più importanti, quattro titoli<br />

Mondiali, nei 200 e nei 400 st<strong>il</strong>e libero<br />

(2009, 2011), più un altro argento olimpico<br />

nel 2004. Ecco, è nel 2004, che Federica,<br />

non ancora sedicenne divenne un’icona<br />

del divino femminino italiano. In quell’anno<br />

si rivelò ai campionati primaver<strong>il</strong>i di<br />

Livorno. «Ehi c’è una biondina che va forte».<br />

Tutti cominciammo a interessarci a lei.<br />

Normalmente nei giornali vige una regola:<br />

non si dà del tu a un intervistato, neanche<br />

se è tuo fratello. Ma con Federica, avendola<br />

di fronte la prima volta, malgrado <strong>il</strong>


Foto: AP/LaPresse<br />

suo carattere tagliasse l’aria (e l’aura che<br />

già la circondava) come un coltello <strong>il</strong> salame<br />

(Felino, di Sant’Olcese, Mantovano, fate<br />

voi), si faceva fatica a scrivere “lei”.<br />

Federica era una ragazzina che collezionava<br />

leoni di ogni genere e forma e<br />

amava i f<strong>il</strong>m dell’orrore, quelli tosti. Halloween<br />

lo considerava roba da educande.<br />

Alla prima intervista gongolava per L’alba<br />

dei morti viventi e le chiedemmo se tutto<br />

ciò non condizionasse <strong>il</strong> sonno. «Io dormo<br />

benissimo». Aveva già, allora, uno dei sette<br />

tatuaggi che ora le disegnano <strong>il</strong> corpo,<br />

ognuno legato a storie e sentimenti diversi<br />

della sua vita, tutti però significativi di<br />

un cammino. Come l’araba fenice, stampata<br />

dal suo sponsor anche sul costume che<br />

indossa, a rappresentare la rinascita dopo<br />

un biennio di crisi.<br />

Il tatuaggio del 2004 era uno scorpione,<br />

<strong>il</strong> simpatico animaletto per cui aveva<br />

una pred<strong>il</strong>ezione, come <strong>il</strong> suo punto di<br />

In alto, Federica Pellegrini con l’attuale<br />

fidanzato F<strong>il</strong>ippo Magnini, <strong>il</strong> due volte<br />

campione del mondo nei 100 metri st<strong>il</strong>e libero<br />

riferimento di debuttante, Franziska van<br />

Almsick, bella come lei, carismatica come<br />

lei, squalo d’acqua dolce come lei. La campionessa<br />

tedesca genio e sregolatezza che<br />

Federica ha sempre amato e anche imitato<br />

(non programmaticamente, ma nella<br />

realtà), non solo diventando una campionessa<br />

ammirata nei cinque continenti,<br />

isole comprese, ma anche per la capacità<br />

di oltrepassare i confini delle piscine,<br />

diventando la passione dei fotografi, non<br />

solo quelli a bordo vasca ma anche i paparazzi<br />

di via Veneto dove Federica ha festeggiato,<br />

arrivando su un paio di scarpe della<br />

sua collezione con un tacco vertiginoso, la<br />

festa per i suoi 23 anni, <strong>il</strong> 5 agosto del 2011.<br />

Meglio di Franziska van Almsick<br />

Franziska, ora madre di famiglia, è stata<br />

una campionessa precoce, rivelata<br />

dall’Olimpiade di Barcellona del 1992, la<br />

prima della Germania sotto una sola bandiera,<br />

ma di là in poi, oltre a vincere<br />

molto (ma mai una medaglia individuale<br />

all’Olimpiade, incredib<strong>il</strong>e) è diventata<br />

protagonista della cronaca rosa. La B<strong>il</strong>d,<br />

<strong>il</strong> giornale popolare tedesco, ci ha campato<br />

per anni. Però Federica pur avendo qualcosa<br />

di lei non l’ha mai raggiunta sul cammino<br />

della sregolatezza, <strong>il</strong> massimo della<br />

trasgressione che ha toccato è stato quando<br />

ha dichiarato che non avrebbe portato<br />

<strong>il</strong> tricolore alla cerimonia inaugurale<br />

dell’Olimpiade, perché con le gare ravvicinate<br />

stare in piedi per ore e ore non le<br />

avrebbe giovato. Apriti cielo. Siamo un paese<br />

dal patriottismo scadente, ma dal moralismo<br />

feroce ed è stata investita da salve di<br />

fuc<strong>il</strong>eria di banalità. Certo, poteva essere<br />

più accorta, più scafata, più ruffiana, ma<br />

non è <strong>il</strong> tipo, quello che ha da dire lo ha<br />

sempre detto. E via.<br />

Dunque Federica, <strong>il</strong> 5 agosto del 2011,<br />

quando festeggiò i 23 anni, era reduce dai<br />

Mondiali di Shanghai dove aveva di nuo-<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 43


Foto: AP/LaPresse<br />

vo malmenato le avversarie, anche quelle<br />

che alla vig<strong>il</strong>ia avevano minacciato di<br />

impensierirla. Due ori nei 200 e 400 st<strong>il</strong>e<br />

libero. Ma questo particolare è passato in<br />

secondo piano, per via del caso dell’estate<br />

che ha appassionato <strong>il</strong> popolo con l’ombrellone<br />

sulla fam<strong>il</strong>iare in viaggio verso<br />

una spiaggia dell’Adriatico o quello, più<br />

fortunato, con <strong>il</strong> lettino con <strong>il</strong> baldacchino<br />

poggiato su qualche sabbia esclusiva<br />

dove per una gazzosa ti chiedono la carta<br />

di credito (gold). La fine è nota, ma se ve la<br />

siete persa la riassumo.<br />

La storia con Luca<br />

Nel pulviscolo umido e inquinato della<br />

metropoli cinese, infatti, era finita sotto i<br />

riflettori la storia d’amore della Diva con<br />

F<strong>il</strong>ippo Magnini, da sempre conosciuto perché<br />

<strong>il</strong> nuoto si fa in piscina, un luogo chiuso<br />

dove si conoscono tutti anche per via dei<br />

continui “collegiali”, ma da qualche mese<br />

diventato qualcosa di più di un compagno<br />

di viaggio e di allenamento. Ora sono<br />

fidanzati ufficialmente, ma non nella stessa<br />

casa. «Non è <strong>il</strong> momento, per ora, perché<br />

questo è l’anno olimpico e non è <strong>il</strong> caso di<br />

rovinare un lavoro di quattro anni», ha detto<br />

Federica a dicembre, quando ormai la<br />

storia si era consolidata. Però a Shanghai<br />

era appena cominciata, muoveva i primi<br />

passi. I nuotatori si prendono e si lasciano,<br />

ma Federica è la Diva e la sua storia è esplosa<br />

come <strong>il</strong> bagliore di un vecchio flash.<br />

Prima dei Mondiali si era già sparsa la<br />

voce di una crisi tra lei e Luca Marin, storico<br />

fidanzato, bravo mistista, medaglia d’argento<br />

nei 400 a Montreal 2005 e di bron-<br />

Nei piani di Laure c’era la convivenza d’amore<br />

e nuoto a Verona, dove Marin si allenava con<br />

Federica. Federica si oppose decisamente: o me<br />

o lei. L’ha fatto altre volte, anche con la F<strong>il</strong>ippi<br />

zo a Melbourne 2007. Si erano messi insieme<br />

a inizio 2008, altro anno olimpico, contro<br />

<strong>il</strong> volere di Alberto Castagnetti, <strong>il</strong> grande<br />

tecnico veronese che ha preso Federica<br />

nel momento più nero della sua vita agonistica,<br />

quando pensava addirittura di darci<br />

un taglio e l’ha portata sul tetto del mondo.<br />

Marin era reduce (traumatizzato) dalla<br />

fine della storia con Laure Manaudou.<br />

Che intreccio. Laure era la principale<br />

avversaria di Federica, Luca <strong>il</strong> suo migliore<br />

amico. Lei francese, lui sic<strong>il</strong>iano. Si<br />

conobbero a un meeting, si innamorarono,<br />

finirono fotografati in barca davanti<br />

ai Faraglioni di Capri e pure allo stadio<br />

di Torino, sponda Juve, di cui lui era tifoso<br />

(come Federica, ma senza fare i salti<br />

mortali). Per Luca, la bella francese, nuova<br />

Marianna, simbolo nazionale (proprio<br />

come Federica) volle venire in Italia. Nei<br />

suoi piani c’era una convivenza d’amore<br />

e nuoto a Verona, dove Marin si allenava,<br />

insieme con Federica (anche sua vicina<br />

di casa) e ad altri nuotatori agli ordini<br />

di Castagnetti. Federica si oppose decisamente:<br />

o me o lei. L’ha fatto altre volte,<br />

anche con Alessia F<strong>il</strong>ippi, l’altra aspirante<br />

Diva del nuoto italiano che ora sta cercando<br />

di tornare dopo quasi tre anni di<br />

oblio. Alessia si voleva affidare alle cure<br />

del tecnico veronese che era affascinato<br />

dal talento della nuotatrice romana, con-<br />

CAMPIONESSA DI TUTTO SPORT<br />

vinto che, con una disciplina<br />

più ferrea, potesse diventare<br />

grande come Federica.<br />

Stessa frase: o me o lei.<br />

Laure, allora, scelse Torino<br />

dove una società appena<br />

nata (e ora defunta) la accolse a braccia<br />

aperte, dichiaratamente per un’operazione<br />

pubblicitaria. Non era un’idea sbagliata,<br />

nella primavera del 2007 non si<br />

parlava d’altro. Venne presentata con una<br />

cerimonia sfarzosa al Royal Park – I Roveri,<br />

<strong>il</strong> club di golf nel parco della Mandria,<br />

di cui Andrea Agnelli, presidente della<br />

Juve e grande appassionato del green, è<br />

amministratore delegato. Infatti era presente<br />

anche lui, all’evento. Da maggio a<br />

settembre: meno di cinque mesi e l’avventura<br />

italiana di Laure era già finita, mentre<br />

a dicembre s’inabissava anche <strong>il</strong> “grande<br />

amore” con Luca, con tanto di lancio<br />

dell’anello che lui le aveva regalato e che<br />

voleva indietro.<br />

La rinascita dopo la crisi<br />

Il tiro avvenne negli spogliatoi di Debrecen,<br />

Ungheria, dov’erano in svolgimento i<br />

campionati Europei in vasca corta. L’anello<br />

mancò Luca ma colpì in pieno <strong>il</strong> suo<br />

migliore amico, compagno di stanza fin<br />

dai trionfi dei Mondiali di Montreal 2005,<br />

F<strong>il</strong>ippo Magnini, accorso per dividere i due<br />

ex innamorati. Ah, che intreccio. Più da<br />

rotocalco patinato che da pagine sportive.<br />

Comunque a gennaio 2008 Luca Marin<br />

e Federica erano fidanzati. Castagnetti,<br />

a malincuore, dovette adattarsi. Le preoccupazioni<br />

del tecnico, più che per<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 45


SPORT CAMPIONESSA DI TUTTO<br />

Luca, che, purtroppo, aveva cominciato<br />

la fase calante della sua avventura sportiva,<br />

riguardavano Federica.<br />

Un passo indietro. Cresciuta a Spinea,<br />

figlia di Roberto, barman in un famoso<br />

hotel veneziano e Cinzia, impiegata in una<br />

piscina, Federica è stata portata a otto mesi<br />

a un corso per neonati. L’acqua è sempre<br />

stata <strong>il</strong> suo elemento. Ha nuotato in zona<br />

fino all’Olimpiade di Atene dove ha ottenuto<br />

l’argento, perdendo l’oro per inesperienza:<br />

non si era accorta della romena Camelia<br />

Potec, che fece una gara inaspettata in<br />

una corsia periferica. Dopo l’Olimpiade si<br />

è trasferita a M<strong>il</strong>ano. Questa esperienza è<br />

risultata traumatica. Forse era presto, forse<br />

<strong>il</strong> grigiore della metropoli non faceva<br />

per lei. Quel viaggio a M<strong>il</strong>ano le è costato<br />

quasi due anni. La città fredda e distante,<br />

l’umanità dolente, la lontananza dal Veneto,<br />

dalla famiglia che lei ha sempre considerato<br />

<strong>il</strong> suo asse portante (uno dei suoi<br />

tatuaggi è “solo noi” con riferimento al<br />

fratello). È stato grazie a Castagnetti, prematuramente<br />

scomparso <strong>il</strong> 12 ottobre del<br />

2009, che Federica è uscita da un crisi che<br />

ha anche rischiato di farla uscire definitivamente<br />

dalla piscina.<br />

La sua rinascita è cominciata al Mondiale<br />

2007 a Melbourne con <strong>il</strong> primo dei<br />

suoi record del mondo (nei 200) e con la<br />

medaglia di bronzo. Un anno dopo era<br />

pronta ad azzannare <strong>il</strong> mondo. No, in realtà<br />

Federica è sempre stata pronta, la sua<br />

determinazione, <strong>il</strong> suo carattere, la sua<br />

professionalità sono straordinari. In una<br />

delle sue prime interviste, non ancora sedicenne,<br />

c’è una frase che la sintetizza: «Io<br />

non ho paura di nulla». Nel 2008 ha vin-<br />

46 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

to l’Olimpiade nei 200 st<strong>il</strong>e libero declinando<br />

questa affermazione. A Pechino <strong>il</strong><br />

programma era invertito, per imposizione<br />

degli onnipotenti americani: finali al mattino,<br />

batterie <strong>il</strong> pomeriggio. La prima gara<br />

delle sue erano i 400. Quel mattino venne<br />

tutta l’Italia. Ci fu un’adunata oceanica.<br />

Era la predestinata. Invece quasi affondò,<br />

fu <strong>il</strong> primo accenno delle crisi di panico<br />

che l’hanno accompagnata per almeno<br />

due anni. La sera di quello stesso giorno,<br />

aveva le batterie dei 200 st<strong>il</strong>e libero. Dopo<br />

quella botta, anche se tutti pensavano che<br />

sicuramente sarebbe andata avanti, nessuno<br />

poteva prevedere che frantumasse<br />

<strong>il</strong> record del mondo. E invece questo fece.<br />

La consacrazione definitiva<br />

Dal 2009, con i Mondiali di Roma, è avvenuta<br />

la definitiva consacrazione a sportiva-diva.<br />

Però, sebbene ami i tacchi, le minigonne,<br />

le discoteche, le feste e l’universo<br />

femmin<strong>il</strong>e, non ha mai ceduto al fascino<br />

tentatore del “red carpet”. Talvolta lo percorre,<br />

certo, come ha fatto al recente Festival<br />

di Sanremo, ogni tanto va in tv, ma senza<br />

esagerare. Ha rifiutato tutte le offerte<br />

per lunghe partecipazioni, ha sempre detto<br />

che ora la sua priorità è <strong>il</strong> nuoto.<br />

Ecco perché, la Diva, è una Diva suo<br />

malgrado, non è costruita, non è pensata.<br />

Sicuramente negli anni è cresciuta, è<br />

diventata più bella, ha imparato anche a<br />

Federica Pellegrini oltre al nuoto ama i tacchi,<br />

le minigonne, le discoteche e le feste.<br />

Sopra, al Festival di Sanremo 2012<br />

destreggiarsi fuori dalla piscina dove si<br />

mostra sicura, dove si impone. Si è sempre<br />

presa quello che ha voluto, ha macinato<br />

vasche su vasche e allenatori. È stata perfino<br />

a Parigi, con l’ex della Manaudou, Ph<strong>il</strong>ippe<br />

Lucas. E quando si allontana troppo<br />

dal suo centro di gravità, Verona, dove ha<br />

appena finito di sistemare quella che considera<br />

la sua casa definitiva, succede sempre<br />

qualcosa. A Parigi nell’inverno 2011<br />

è cominciata la sua crisi con Luca Marin.<br />

L’ultimo allenatore della serie (anche<br />

perché, almeno in Italia, non c’erano più<br />

alternative) è Claudio Rossetto, lo stesso di<br />

F<strong>il</strong>ippo Magnini. Adesso Federica si allena<br />

a Roma, ma con ritorni mirati e studiati a<br />

Verona, dove c’è <strong>il</strong> centro Federale dedicato<br />

ad Alberto Castagnetti, e dove, anche spaventato<br />

da lei, <strong>il</strong> Comune ha fatto coprire<br />

la vasca esterna da 50 metri.<br />

Così, tra trionfi (suoi) e gossip (nostro)<br />

Federica si prepara alla sua terza Olimpiade.<br />

È ricca di sponsor (ha appena posato<br />

per una sexy campagna della lingerie<br />

Yamamay) e di medaglie, ma <strong>il</strong> bello della<br />

Diva Federica è che, dopo ogni “distrazione”,<br />

torna in vasca più forte di prima.<br />

Preferisce allenarsi con i maschi, perché<br />

le danno più stimoli, ma anche i colleghi<br />

di piscina vanno più forte quando<br />

c’è lei. Sanno che se non daranno <strong>il</strong> massimo,<br />

finiranno um<strong>il</strong>iati dalla Diva più veloce<br />

che c’è in Italia. Il guaio con Federica è<br />

che ci siamo abituati troppo<br />

Federica è nata pronta, la sua determinazione, bene. Andiamo all’Olimpiade<br />

nella sua scia e in questa,<br />

<strong>il</strong> suo carattere, la sua professionalità sono<br />

speriamo, vogliamo, preten-<br />

straordinari. In una sua intervista c’è una diamo, che restino, a distan- AP/LaPresse<br />

frase che la sintetizza: «Non ho paura di nulla» za, anche le avversarie. n Foto:


l’italia<br />

che lavora<br />

Il genio<br />

inossidab<strong>il</strong>e<br />

Talento, acciaio e fantasia. Così Tiziano Ghidini<br />

conquista le cucine oltreconfine e tiene testa<br />

al “pericolo” cinese. «Ma l’Europa ora deve fare<br />

di più». La ricetta di una impresa che dal 1930<br />

scommette su competenza e materie prime<br />

A<br />

Lumezzane, paese di ricca tradizione<br />

artigianale nei pressi di Brescia,<br />

nel 1930 Faustino, Pietro e Giovanni<br />

Ghidini crearono una fabbrica per la<br />

produzione di pomoli e maniglie in ottone:<br />

essa funzionava grazie all’energia ottenuta<br />

dai mulini, alimentati dall’acqua<br />

del torrente Gobbia, e dalla legna e carbone<br />

per alimentare i crogiuoli per la fusione<br />

dell’allora “oro del Giappone”: l’ottone.<br />

Successivamente iniziarono la produzione<br />

di posate in alluminio e alpacca. Negli<br />

anni Quaranta, in un nuovo stab<strong>il</strong>imento e<br />

con altri fratelli, che in seguito avrebbero<br />

lasciato l’azienda per fondare altre industrie,<br />

iniziò la specializzazione in posate<br />

in ferro e in acciaio inossidab<strong>il</strong>e, articolo<br />

nel quale divennero i primi in Italia per <strong>il</strong><br />

numero di pezzi prodotti.<br />

Fino al 1960, quando Nino Ghidini cambiò<br />

<strong>il</strong> nome dell’azienda: da Fratelli Ghidini<br />

Bosco – <strong>il</strong> secondo cognome si aggiungeva<br />

sempre per identificare i ceppi delle<br />

numerose famiglie Ghidini a Lumezzane<br />

– diventò, abbreviato, Frabosk. Dopo la<br />

sua scomparsa, l’azienda passò nelle mani<br />

dell’attuale titolare Tiziano e del fratello<br />

Mauro che contribuì magistralmente allo<br />

sv<strong>il</strong>uppo dell’attività, ma che nel ‘78 lasciò<br />

l’imprenditoria per seguire una vocazio-<br />

48 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

ne diversa: decise di farsi frate. «A lavorare<br />

con me ora» dice Tiziano Ghidini, «ci sono<br />

i miei due figli Nino e Serena, mia moglie<br />

Mar<strong>il</strong>ena, mia sorella Patrizia, tutte esperte<br />

in cucina e ottime suggeritrici nell’ideazione<br />

dei prodotti, e mia madre Vittoria. Che<br />

a ottant’anni, con la sola licenza di quinta<br />

elementare, scrive anche poesie».<br />

Genealogia numerosa a parte, la storia<br />

dei Ghidini Bosco ci parla di un lontano<br />

e ammirevole mondo rurale italiano<br />

nel quale la laboriosità era legata alla fede,<br />

di contadini tenaci divenuti<br />

imprenditori di valore<br />

e fantasiosi. «Proveniamo<br />

da una famiglia semplice»<br />

spiega Ghidini «dal tempo<br />

dei miei zii e di mio padre<br />

abbiamo sempre lavorato<br />

molto e pregato per essere protetti da Dio.<br />

E i risultati non sono mancati. Oltre alla<br />

fabbrica di Lumezzane, alla fine degli anni<br />

Novanta ne è stata aperta un’altra a Casalmaggiore,<br />

nei pressi di Cremona, specializzata<br />

in produzione di padelle in alluminio<br />

antiaderente. Abbiamo ora 70 dipendenti e<br />

un fatturato pari a 10 m<strong>il</strong>ioni di euro». In<br />

passato i numeri erano superiori, spiega<br />

Ghidini, ma la speranza è «tornare a eguagliare<br />

le performances di un tempo».<br />

«avere <strong>il</strong> made in italy non basta. Dobbiamo<br />

proteggerci da una deindustrializzazione<br />

dell’Unione e dal made in china attraverso<br />

meccanismi di reciprocità e compensazione»<br />

Oggi <strong>il</strong> 30 per cento della produzione<br />

di Frabosk, tra le prime imprese in Italia<br />

del settore, è rivolto all’estero, «verso<br />

tutti i paesi d’Europa, Russia, Giappone,<br />

Corea, Stati Uniti e Argentina». Il catalogo<br />

è ampio e diversificato, capace di offrire<br />

tutto ciò che serve per cucinare carne,<br />

pesce, pasta, riso sia nel modo classico, ma<br />

anche a vapore, a bagnomaria, in forno e<br />

in microonde. E articoli da tavola, caffetterie<br />

e pentolame in acciaio inox e allumi-


nio antiaderente; i materiali sono i migliori<br />

e i più sicuri, adatti a tutti i sistemi di<br />

cottura: a gas, elettrico, ad induzione. Frabosk<br />

produce anche articoli per la cucina<br />

professionale e vende nella grande distribuzione,<br />

tramite i grossisti e su internet –<br />

<strong>il</strong> negozio migliore per <strong>il</strong> grande pubblico<br />

che riesce a intercettare –, oltre che nel fornitissimo<br />

emporio della fabbrica.<br />

Cappuccini come al bar<br />

Ghidini si sofferma con orgoglio su alcuni<br />

prodotti unici dell’azienda, da lui studiati<br />

e brevettati: «Il nostro fiore all’occhiello è <strong>il</strong><br />

Cappuccino Creamer. Si tratta di un innovativo<br />

e originale boll<strong>il</strong>atte, per preparare<br />

in pochi secondi la crema del cappuccino<br />

come al bar». Il latte viene messo all’interno<br />

di un contenitore di acciaio e poi mosso<br />

a stantuffo; immediatamente si forma<br />

la crema da versare sul caffè. Un’altra idea<br />

vincente è stata quella di realizzare una<br />

particolare risottiera «grazie alla quale si<br />

prepara <strong>il</strong> risotto senza doverlo mescolare<br />

e senza farlo scuocere, mediante una pentola<br />

a bagnomaria che può essere ut<strong>il</strong>izzata<br />

anche per cuocere tutti i cibi a vapore».<br />

Altro brevetto, ben riuscito, è quello di<br />

una “frittatiera”, «vale a dire una padella<br />

doppia per cuocere la frittata senza doverla<br />

girare. Si gira solo la padella in alluminio<br />

antiaderente che può essere ut<strong>il</strong>izzata<br />

anche per preparare carne, toast o crepes».<br />

Sfruttando <strong>il</strong> principio del bagnomaria,<br />

A lato, Tiziano Ghidini,<br />

titolare di Frabosk, una tra<br />

le prime aziende italiane<br />

produttrici di articoli per<br />

la cucina. In basso,<br />

<strong>il</strong> lavoro nello stab<strong>il</strong>imento<br />

di Lumezzane (Bs)<br />

«abbiamo ideato poi un bollitore del latte<br />

che ne impedisce la fuoriuscita durante la<br />

cottura. Così come un taglia nervi per rendere<br />

tutta la carne morbida come <strong>il</strong> f<strong>il</strong>etto».<br />

Innovazione continua e know-how tecnologico<br />

rivestono da sempre un ruolo fondamentale<br />

nella f<strong>il</strong>osofia aziendale di Frabosk,<br />

volta a soddisfare i bisogni di ciascun<br />

consumatore: «Il nostro spirito<br />

è stato sempre quello di capire<br />

e accontentare le esigenze del<br />

cliente. La caratteristica di fondo,<br />

comune a tutte le linee dei nostri<br />

prodotti, è l’affidab<strong>il</strong>ità, la garanzia<br />

di qualità delle materie prime<br />

ut<strong>il</strong>izzate, <strong>il</strong> controllo dei processi<br />

produttivi». Esistono tuttavia oggi<br />

delle difficoltà che Tiziano Ghidini<br />

evidenzia senza mezzi termini,<br />

usando parole che potrebbero<br />

essere condivise da molti altri<br />

imprenditori, anche di altri settori.<br />

«Il nostro mercato in Italia è stab<strong>il</strong>e, ma se<br />

le autorità europee non frenano l’importazione<br />

cinese, sarà durissima».<br />

I cinesi producono buoni prodotti, ma<br />

a costi bassissimi, «avere <strong>il</strong> made in Italy<br />

non basta se non sappiamo difenderlo. Se<br />

non vogliamo una fortissima deindustrializzazione<br />

dell’Europa, dobbiamo proteggerci,<br />

cosa che mi auguro avvenga quanto<br />

prima, dal made in China attraverso meccanismi<br />

di reciprocità, di compensazione<br />

che possono essere ottenuti nel sistema<br />

doganale e che solo l’Autorità europea ha la<br />

facoltà di applicare. In caso contrario – conclude<br />

Ghidini – la disoccupazione potrebbe<br />

estendersi, e d<strong>il</strong>agare in ogni settore».<br />

Paolo Grieco<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 49


PER PIACERE<br />

GERMANIA 13 CITTà PROMUOVONO LA TRADIZIONE NAZIONALE<br />

Dai borghi antichi alla musica classica<br />

Augusta, Erfurt, friburgo, HEidElbErg, Coblenza, Magonza,<br />

Münster, Osnabrück, Potsdam, Rostock, Treviri, Wiesbaden<br />

e Würzburg: 13 città tedesche che anche quest’anno si<br />

associano per promuovere la ricchezza culturale e tradizionale del<br />

proprio paese. Il mondo tedesco dà spazio a festival e concerti di<br />

musica classica come <strong>il</strong> 61esimo “Mozart Festival” ad Augusta (dal<br />

12 al 21 ottobre). Lì vanno in scena le più grandi orchestre internazionali<br />

che interpretano al meglio le composizioni del grande musicista.<br />

Mentre quest’estate a Würzburg si terrà <strong>il</strong> “Mozartfestival”<br />

(dall’1 giugno all’1 luglio) dove ci si potrà deliziare all’interno del-<br />

AMICI MIEI<br />

MostRE<br />

Venezia omaggia<br />

W<strong>il</strong>liam Congdon<br />

Nel primo centenario della nascita<br />

di uno dei maggiori (ma<br />

anche uno dei più trascurati<br />

purtroppo) protagonisti dell’Action<br />

painting americana, W<strong>il</strong>liam<br />

G. Congdon, Ca’ Foscari<br />

a Venezia ha deciso di dedicare<br />

all’artista una mostra di oltre<br />

40 opere del suo lungo soggiorno<br />

sul Canal Grande (tra <strong>il</strong><br />

1948 e <strong>il</strong> 1960). Peggy Guggenheim,<br />

in quegli anni (per l’esat-<br />

50 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

tezza nel ’53) scriveva che «W<strong>il</strong>liam<br />

Congdon è l’unico pittore,<br />

dopo Turner, che ha capito Venezia,<br />

<strong>il</strong> suo mistero, la sua poesia,<br />

la sua passione. Il suo modo<br />

d’esprimersi è moderno, la sua<br />

comprensione vecchia quanto<br />

la città stessa». Le opere della<br />

mostra, curata da Giuseppe<br />

Barbieri, S<strong>il</strong>via Burini e Rodolfo<br />

Balzarotti, provengono oltre<br />

che dalla Fondazione Congdom,<br />

anche da collezioni private italiane,<br />

americane e persino dal<br />

museo dell’università di Cambrigde.<br />

L’esposizione si terrà dal<br />

5 maggio all’8 luglio, negli spazi<br />

di Ca’Foscari Esposizioni, dal lunedì<br />

alla domenica dalle 10 alle<br />

18. Chiuso <strong>il</strong> martedi.<br />

le straordinarie sale del Palazzo della Residenza e nelle suggestive<br />

cantine con rappresentazioni di altissimo livello. Dai confini con<br />

la Foresta Nera ai vigneti piantanti lungo le sponde soleggiate del<br />

Reno le città celebrano anche la tradizione enogastronomica tedesca:<br />

immersi nel fascino delle antiche piazze dei borghi storici si<br />

scopre <strong>il</strong> gusto del vino e delle primizie locali conservate in cantine,<br />

enoteche o tra le bancarelle dei mercati tradizionali.<br />

Caterina Gatti<br />

Per informazioni<br />

www.germany.travel<br />

LIBRI<br />

Il volto della realtà<br />

nel viso dell’altro<br />

Il volto è come la scia della barca<br />

sull’acqua: conduce al largo e<br />

naviga in profondità. Spalanca<br />

sull’infinito. È questo <strong>il</strong> f<strong>il</strong> rouge<br />

dell’ultimo libro di don Angelo<br />

Busetto, parroco di Chioggia, Il<br />

volto dell’Altro (editore Marietti,<br />

240 pagine, 16 euro, in libreria<br />

dal marzo scorso), con prefazione<br />

del cardinale Carlo Caffarra,<br />

arcivescovo di Bologna. Un libro<br />

che racconta la vita, nella<br />

sua bellezza e nel suo dramma,<br />

attraverso <strong>il</strong> volto tenace della<br />

realtà. Che si svela nelle persone<br />

importanti e in quelle comuni,<br />

nelle amicizie più intime<br />

come nelle vicende di un intero<br />

popolo, nelle strade di un paese<br />

di provincia come in quelle del<br />

mondo. Con una scrittura ag<strong>il</strong>e<br />

e acuta, la riflessione di don Angelo<br />

Busetto rivela <strong>il</strong> suo sguardo<br />

positivo, attento, e <strong>il</strong> desiderio<br />

di accompagnare <strong>il</strong> lettore<br />

a un’introduzione profonda alla<br />

realtà, da amare e vivere come<br />

dono e promessa.<br />

Foto: © Mozartfest Wuerzburg/ Oliver Lang


TALENTO PRECOCE<br />

La perfezione divina<br />

Wolfgang Amadeus Mozart è<br />

stato un compositore, pianista,<br />

organista e violinista austriaco, a<br />

cui è universalmente riconosciuta<br />

la creazione di opere musicali<br />

di straordinario valore artistico.<br />

Morì all’età di trentacinque anni,<br />

nel 1791, lasciando pagine indimenticab<strong>il</strong>i<br />

di musica classica di<br />

ogni genere: sinfonica, sacra, da<br />

camera e opere di vario genere.<br />

Ma soprattutto lasciando incompiuto<br />

<strong>il</strong> suo Requiem.<br />

LIBRI/2<br />

Quando arte e poesia<br />

si incontrano<br />

Un libro sull’arte e sugli artisti<br />

che sceglie di parlare l’unica lingua<br />

adatta: la poesia. In testi, in<br />

versi e in prosa, uno dei più significativi<br />

poeti italiani contemporanei<br />

viaggia attraverso l’arte del<br />

passato e del presente. La tesi su<br />

cui poggia Nell’arte, vivendo, di<br />

Davide Rondoni (editore Marietti,<br />

140 pagine, 18 euro) è che l’arte<br />

si può comprendere solo vivendo.<br />

Il poeta offre non solo visioni<br />

speciali di opere e figure centrali<br />

o laterali, ma indica un metodo<br />

libero, rigoroso e visionario<br />

nell’attenzione a particolari e le-<br />

TRATTORIA ANTICO MULINO A ROVATO<br />

Scoprire i piatti della Franciacorta<br />

in uno dei ristoranti più belli d’Italia<br />

di Tommaso Farina<br />

A<br />

gami dell’opera. Da Michelangelo<br />

a Lotto, da oscuri maestri del<br />

Trecento all’avvelenamento di Elisabetta<br />

Sirani, fino ai contemporanei,<br />

da Palladino a Guccione a<br />

Pignatelli e Manfredini, una galleria<br />

d’arte vista in modo nuovo,<br />

senza aridi specialismi né banali<br />

riduzioni. Come fece Baudelaire<br />

nell’800, ancora la poesia e l’arte<br />

nel nuovo m<strong>il</strong>lennio si incontrano.<br />

E ne vengono cose inaudite. Davide<br />

Rondoni è docente all’Accademia<br />

di Belle Arti di Bologna e<br />

tiene corsi di poesia in varie università.<br />

Dirige <strong>il</strong> “Centro di poesia<br />

contemporanea” dell’università<br />

di Bologna, ha fondato la rivista<br />

clanDestino. È autore di teatro e<br />

di programmi televisivi.<br />

Rovato, in pRovincia di BRescia, c’è uno dei ristoranti più belli<br />

d’Italia. In questa cittadina, famosa per i fiorenti mercati di<br />

bestiame del passato, basta andare in via Roma e cercare un<br />

vecchio, grande mulino per sedersi ai tavoli della Trattoria Antico<br />

Mulino. I gourmet più scafati ricorderanno sicuramente l’indirizzo:<br />

qui, fino a qualche anno fa, c’erano le cucine del ristorante Due Colombe, creatura<br />

dello chef Stefano Cerveni, tra i più bravi della Lombardia. Stefano poi si è spostato<br />

in un altro paese vicino, ma al mulino è rimasta aria di famiglia: Beppe Cerveni,<br />

padre di Stefano, assieme a sua moglie, l’ha mantenuto in vita e ha ideato<br />

questa “Trattoria” dove si mangiano i piatti tipici della Franciacorta e della Rovato<br />

dei macelli e del bestiame. L’interno è rimasto stupendo, inimitab<strong>il</strong>e. Sedetevi<br />

ai tavoli grandi e contemplate <strong>il</strong> menù e la carta dei vini, quest’ultima non amplissima<br />

ma ricca di bottiglie scelte con molta cura. E <strong>il</strong> cibo?<br />

Cominciate con la selezione di salumi dell’azienda Berlinghetto (lardo, pancetta,<br />

salame prodotti con criteri tradizionali) accompagnata dalla soave giardiniera<br />

“del Beppe”. Oppure, con le sarde di lago di Montisola con la polenta.<br />

Di primo, la trippa in brodo. Il risotto con crescenza e spugnole. I<br />

maltagliati alla fagianella. I corposi ma leggeri bigoli col “pestòm” (pasta<br />

di salame, tipica del posto) e verdurine, eccellenti.<br />

Il secondo piatto vede l’eccellenza del manzo all’olio, classica ricetta<br />

rovatese, che Beppe ha dedicato a Stefano nel suo menù. Oppure, <strong>il</strong> clima<br />

del lago d’Iseo col luccio alla pescatora<br />

su letto di patate viola. La Rovato<br />

delle carni rivive poi con la costata<br />

IL VINO<br />

Montepulciano d’Abruzzo<br />

Il Montepulciano d’Abruzzo non ha nessun<br />

collegamento con <strong>il</strong> nob<strong>il</strong>e toscano.<br />

L’omonimia è casuale. Il nostro vino<br />

è originario della valle Peligna, in<br />

provincia di Chieti. Il Marina Cvetic<br />

2007 è di colore rosso rubino intenso<br />

con sfumature amaranto e mattone.<br />

Al naso riconoscib<strong>il</strong>i profumi<br />

di c<strong>il</strong>iegia, more e liquirizia. Sapore<br />

morbido, sapido, giustamente<br />

tannico. Da abbinare con grigliate<br />

di carne suina, carni rosse;<br />

ottimo con pecorino stagionato.<br />

Costo in enoteca 16,50 euro.<br />

Carlo Cattaneo<br />

di manzo della macelleria Guarneri,<br />

una delle più belle della città. Per<br />

non parlare delle leggiadre, delicatissime<br />

lumache in guazzetto alla bresciana,<br />

con la polenta.<br />

Di dolce, tiramisù con cioccolata calda,<br />

o semifreddo al miele d’acacia e nocciole.<br />

Si spendono 40-45 euro per quattro piatti,<br />

in una trattoria elegante e amorevole.<br />

Per informazioni<br />

Trattoria Antico Mulino<br />

Via Roma, 1 – Rovato (Brescia)<br />

Tel. 0307721534<br />

Chiuso domenica sera e lunedì<br />

RIVISTE<br />

Pier Paolo Pasolini<br />

a Casa Testori<br />

Se amate le letture di fantascienza<br />

conoscerete sicuramente<br />

Future Shock. Se non lo conoscete<br />

vale la pena di farlo.<br />

Cos’è? È una pubblicazione di<br />

saggistica e narrativa di fantascienza.<br />

Un quadrimestrale per<br />

l’esattezza, diretto da Antonio<br />

Gaspari. È, più precisamente,<br />

l’unica rivista al mondo di fantascienza<br />

umanistica e cristiana.<br />

Nata nel maggio del 1986<br />

è giunta al suo ventiquattresimo<br />

anno di pubblicazione. L’editoriale<br />

dell’ultimo numero aiuta<br />

a comprendere meglio la linea<br />

IN BOCCA<br />

ALL’ESPERTO<br />

della quadrimestrale: «Citiamo<br />

alcuni capolavori della letteratura<br />

europea: Don Chisciotte della<br />

Mancia, Il signore degli anelli.<br />

Come è fac<strong>il</strong>e notare, queste<br />

opere hanno in comune l’elemento<br />

fantastico, la creazione<br />

di mondi e personaggi immaginari,<br />

proiettati in una realtà altra,<br />

mirabolante, estraniata, ma<br />

pur sempre legata alla nostra<br />

quotidianità. Sorge spontanea<br />

la domanda: perché queste opere<br />

vengono accettate dalla massa<br />

dei lettori senza pregiudizi e<br />

remore di sorta, mentre opere<br />

che ut<strong>il</strong>izzano lo stesso elemento<br />

fantastico, come i romanzi di<br />

fantascienza, vengono pesantemente<br />

discriminate?».<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 51


GREEN ESTATE<br />

COME SI VALUTA UN AMBIENTE<br />

Smettetela di contare le rondini<br />

di Paolo Togni<br />

In questo periodo si stanno pubblicando i risultati di numerose inchieste<br />

in materia ambientale, da quella sui comuni a maggior<br />

produzione di energia da fonti rinnovab<strong>il</strong>i a quella sugli<br />

indicatori biologici di qualità ambientale che presta grande attenzione<br />

al numero delle rondini. Ogni classifica si conclude con un<br />

giudizio espresso dai comp<strong>il</strong>atori, che risulta dall’accoppiamento<br />

dei dati con lo stato dell’ambiente considerato ottimo: come sempre,<br />

è la definizione dell’obiettivo di qualità (ciò che viene ritenuto<br />

un ambiente soddisfacente) a determinare <strong>il</strong> giudizio di valore.<br />

E allora sarà <strong>il</strong> caso di richiamare alla nostra memoria cos’è l’ambiente,<br />

a cosa serve, e di conseguenza quando si può dire che è in<br />

buono stato. A questo fine serve poco contare <strong>il</strong> numero delle rondini<br />

o delle api e anche misurare gli ettari di foresta presenti in un<br />

contesto territoriale: se siamo contenti perché la superficie boscata in Italia è in aumento<br />

da molti anni a questa parte, però sappiamo anche che questo dato non è essenziale<br />

per valutare lo stato dell’ambiente; e che una buona qualità ambientale sarà piuttosto<br />

misurata dalla durata della vita media della popolazione, dalle sue condizioni di salute,<br />

e così via. Perché dobbiamo sempre ricordare che l’ambiente non è un assoluto, e non<br />

ha valore in se stesso; l’ambiente è strumentale rispetto alla qualità della vita umana.<br />

Negare questa affermazione, assolutizzare la natura – o gaia o come la si voglia chiamare,<br />

comunque l’insieme delle cose naturali – è insieme una grande sciocchezza e un<br />

Saremo contenti del ritorno degli<br />

uccelli, ma molto più dalla nascita di<br />

un bimbo; se fermeranno l’estinzione<br />

dell’orso bianco, ma molto di più se<br />

popolazioni arretrate troveranno<br />

<strong>il</strong> modo di mangiare e bere meglio<br />

52 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

atto grave di blasfemia. Si tratta di<br />

quella forma di idolatria tanto diffusa<br />

che attribuisce agli esseri viventi<br />

non umani una qualche forma di valore<br />

trascendente, e che giunge – si<br />

ricordi <strong>il</strong> caso dei contadini indiani<br />

spinti all’indigenza perché <strong>il</strong> territorio<br />

sul quale vivevano era necessario<br />

alle tigri – ad attribuire all’uomo un<br />

valore paragonab<strong>il</strong>e o addirittura inferiore a quello di soggetti inanimati.<br />

Dobbiamo essere contenti non se la natura resta ingessata, uguale a se stessa come<br />

nelle stolide utopie dei pisquani che la adorano, ma se le sue modificazioni affiancano<br />

e favoriscono <strong>il</strong> progresso dell’uomo; saremo sì contenti del ritorno in massa<br />

delle rondini, ma molto più se la casa dei nostri vicini è stata allietata dalla nascita<br />

di un bimbo; se sarà sventata l’estinzione dell’orso bianco, ma molto di più perché<br />

popolazioni in stato di arretratezza hanno trovato <strong>il</strong> modo di mangiare di più e di bere<br />

meglio. Delle classifiche leggiamo i dati, con attenzione perché spesso sono taroccati;<br />

ma poi le conclusioni tiriamole col cervello. Nostro, se possib<strong>il</strong>e.<br />

tognipaolo@gma<strong>il</strong>.com<br />

HUMUS IN FABULA<br />

CREATIVITà<br />

Una moda sostenib<strong>il</strong>e<br />

oggi è possib<strong>il</strong>e<br />

Ma la moda può davvero essere<br />

sostenib<strong>il</strong>e? Se lo sono chiesti<br />

interpreti e protagonisti del settore<br />

lo scorso 27 marzo a M<strong>il</strong>ano,<br />

in occasione del terzo forum<br />

dedicato alla Moda sostenib<strong>il</strong>e<br />

tra tecnologia e creatività. Organizzato<br />

a Palazzo Isimbardi<br />

da Agiis – Associazione giuristi<br />

italo ispanici – e dallo Studio<br />

Legale e Tributario Capecchi<br />

– Piacentini & Valero di M<strong>il</strong>a-<br />

no. La sfida è possib<strong>il</strong>e, è stata<br />

la risposta unanime: sociologi,<br />

imprenditori ed economisti<br />

che si sono confrontati su nuovi<br />

modelli di business, fashion riciclo<br />

ma soprattutto sul legame<br />

tra etica ed estetica, ovvero la<br />

possib<strong>il</strong>ità per l’industria del superfluo<br />

per antonomasia di raggiungere<br />

traguardi economici<br />

ma anche morali. C’era Livia<br />

Giuggioli Firth, moglie del premio<br />

oscar Colin Firth e fondatrice<br />

di Green Carpet Challenge,<br />

<strong>il</strong> progetto che tinge <strong>il</strong> glamour<br />

di verde promuovendo sui red<br />

carpet l’uso di abiti sostenib<strong>il</strong>i<br />

firmati Armani (suo l’abito di<br />

tessuto ricavato da bottiglie riciclate<br />

indossato dall’imprendi-<br />

PRESA<br />

D’ARIA<br />

CINEMA<br />

I colori della passione,<br />

di Lech Majewski<br />

La storia di come<br />

è nato un dipinto<br />

1564: mentre infuriano gli<br />

scontri tra i Paesi Bassi e<br />

la Spagna di F<strong>il</strong>ippo II, <strong>il</strong><br />

pittore Pieter Bruegel si cimenta<br />

nel suo capolavoro,<br />

“La salita al Calvario”.<br />

HOME VIDEO<br />

Il paese delle spose infelici,<br />

di Pippo Mezzapesa<br />

Erotismo e pallone<br />

In un paesino pugliese due ragazzini<br />

si dividono tra la passione<br />

per <strong>il</strong> pallone e una ragazza<br />

dal passato misterioso.<br />

F<strong>il</strong>m a tratti interessante con<br />

un difetto: quello di voler essere<br />

f<strong>il</strong>m d’autore a tutti i costi.<br />

Così la bravura di un regista<br />

esordiente, ma già capace,<br />

si annacqua in virtuosismi della<br />

macchina da presa che non<br />

c’entrano con la materia trattata.<br />

Storia stravista nel nostro<br />

cinema (pallone, erotismo,<br />

adolescenza inquieta), lo svolgimento<br />

un po’ macchinoso.<br />

trice sulla passerella dei Golden<br />

Globes), Chanel, Stella McCartney,<br />

Valentino e moltissimi altri.<br />

C’era Stefano Cochis (F<strong>il</strong>ature<br />

Miroglio) che ha <strong>il</strong>lustrato la<br />

gamma dei tessuti Newlife, ricavati<br />

al 100 per cento da bottiglie<br />

riciclate. C’era Domenico<br />

Brisigotti, direttore del prodotto<br />

a marchio Coop Italia, che a<br />

proposito di distribuzione e sostenib<strong>il</strong>ità<br />

ha <strong>il</strong>lustrato <strong>il</strong> lancio<br />

La storia della nascita di<br />

un capolavoro raccontata<br />

nel modo più ostico e affascinante:<br />

usando pochissimi<br />

dialoghi e confidando<br />

nella forza della messinscena,<br />

nella fotografia e<br />

nell’uso dei colori che a tratti<br />

lascia stupefatti. Il f<strong>il</strong>m<br />

ha molti meriti: affascina<br />

lo spettatore profano senza<br />

retorica ma mostrando<br />

negli ipermercati e supermercati<br />

Coop della linea di capi eco<br />

disegnata da Katharine Hamnet.<br />

E c’erano tantissimi altri, da<br />

Elio Fiorucci a Francesco Morace<br />

(Future Concept Lab), da<br />

Laura Gherardi (università Cattolica<br />

di M<strong>il</strong>ano) a Francesca<br />

Romana Rinaldi (Mafed – Sda<br />

Bocconi), a raccontare storie di<br />

imprese e persone di un settore<br />

pronto a reinventarsi sempre,<br />

sprattutto per l’ambiente.<br />

Il forum conclude <strong>il</strong> ciclo di tre<br />

incontri dal titolo “Nuove politiche<br />

economiche della moda,<br />

sfide e opportunità nel contesto<br />

internazionale” che ha affrontato<br />

diverse questioni giuridiche,<br />

commerciali e politiche.


la bellezza dell’opera d’arte.<br />

Cerca di riflettere sul significato<br />

dell’arte e del rapporto<br />

con la storia e racconta<br />

in profondità la dimensione<br />

umana dell’artista. Il tutto<br />

condito con una grande<br />

conoscenza del cinema d’arte,<br />

con alcune sequenze ricalcate<br />

sul Barry Lyndon di<br />

Kubrick e altre da Tarkovskij<br />

e Sokurov. Adatto per sco-<br />

COMUNICANDO<br />

BEST PRACTICE<br />

Il “pensiero snello”<br />

di Jmac Europe<br />

Il “Lean Thinking”, alla lettera<br />

“pensare snello”, è una strategia<br />

nata dal mondo dell’auto giapponese<br />

(Toyota) oggi applicata<br />

a settori e ambiti diversi per aumentare<br />

l’efficienza ed eliminare<br />

gli sprechi. Si tratta di una “operative<br />

strategy” perché racchiude,<br />

insieme all’inquadramento sul<br />

pensiero e sulle teorie organizzative,<br />

anche l’approccio pratico<br />

(<strong>il</strong> lavoro umano). Best practi-<br />

laresche adeguatamente introdotte<br />

da un docente, ha un<br />

unico difetto, fatto salvo qualche<br />

calligrafismo percettib<strong>il</strong>e<br />

qua e là: che la dimensione<br />

narrativa è sacrificata sull’altare<br />

dei colori e della luce.<br />

visti da Simone Fortunato<br />

Il regista<br />

Lech Majewski<br />

I MIRACOLI DI GESù<br />

Un’occasione per<br />

tornare alla realtà<br />

di Annalena Valenti<br />

sono i<br />

miracoli?<br />

«Cosa<br />

Sono azioni<br />

che Dio compie direttamente<br />

o attraverso<br />

degli uomini, per<br />

STILI DI VITA<br />

MAMMA<br />

OCA<br />

<strong>il</strong>luminare la nostra vita, correggerla e attrarci<br />

a sé». Citiamo dall’introduzione di<br />

don Massimo Camisasca a I miracoli di Gesù<br />

(48 pagine, 10 euro), ultimo dei volumi<br />

per bambini pubblicati da Piccola Casa Editrice<br />

e <strong>il</strong>lustrati da Franco Vignazia, che raccoglie<br />

brani di interventi che Benedetto XVI<br />

ha dedicato ad alcuni dei miracoli raccontati<br />

dal Vangelo. L’acqua tramutata in vino<br />

alla nozze di Cana. Le guarigioni del cieco<br />

nato, del paralitico, dei dieci lebbrosi, della<br />

suocera di Pietro. La tempesta sedata. La pesca<br />

miracolosa. La moltiplicazione dei pani.<br />

Infine, l’atto più commovente ed esaltante<br />

l’amicizia di Cristo: la risurrezione di Lazzaro.<br />

Giustamente don Camisasca osserva che<br />

di moltissimi altri miracoli «non ci accorgiamo<br />

neppure». Così come l’ebreo e agnostico<br />

Kafka una volta osservò che «le cose comuni<br />

sono per se stesse miracoli». Così come le fiabe<br />

di ogni tempo nascono dalla percezione<br />

dell’essenza miracolosa di tutte le cose. Ma,<br />

infine, <strong>il</strong> Signore della fiaba e di tutte le fiabe<br />

con cui i grandi narratori hanno nutrito<br />

la mente dei bambini si è fatto uno di noi e<br />

amico di ognuno di noi fino al punto di Lazzaro<br />

e del Golgota. Perciò, oggi che la Circe<br />

digitale ci immerge in un mondo dove “miracolo”<br />

e “novità” sono interscambiab<strong>il</strong>i (nel<br />

senso in cui lo sono i giochi di immagini e<br />

i giochini elettronici), fa bene sfruttare l’ennesima<br />

occasione per tornare alla realtà.<br />

mammaoca.wordpress.com<br />

ce dal management tutto italiano<br />

per quanto riguarda l’ut<strong>il</strong>izzo e<br />

la diffusione di questa f<strong>il</strong>osofia è<br />

Jmac Europe, realtà italiana di riferimento<br />

nel settore del management<br />

consulting (www.jmac.<br />

it). Jmac, a livello mondiale, è stata<br />

costituita nel 1942 come divisione<br />

della giapponese Jma (Japan<br />

management association)<br />

e dal 1988 è presente anche nel<br />

nostro paese. Di recente, nell’ambito<br />

del processo di rafforzamento<br />

della presenza internazionale<br />

del Gruppo, è stata assegnata<br />

alla sede italiana, grazie ai risultati<br />

raggiunti, la responsab<strong>il</strong>ità<br />

dello sv<strong>il</strong>uppo dell’attività in tutta<br />

Europa. «Prevediamo una crescita<br />

importante sia in Italia sia<br />

all’estero – racconta Michele<br />

Bianchi, ceo di Jmac Europe – alimentata<br />

dalla volontà di contribuire<br />

al processo sostenib<strong>il</strong>e delle<br />

imprese, vera ragion d’essere<br />

di Jmac. Intendiamo continuare<br />

a distinguerci per la concretezza<br />

dell’approccio e per la capacità di<br />

apportare un miglioramento continuo<br />

dei processi aziendali oltre<br />

che una sempre maggior crescita<br />

delle risorse umane dei nostri<br />

clienti». Oggi, soprattutto a causa<br />

dell’attuale congiuntura economica,<br />

semplificare e ottimizzare<br />

diventano soluzioni imprescindib<strong>il</strong>i<br />

per qualsiasi realtà aziendale.<br />

Farlo con criterio e serietà, però,<br />

è la conditio sine qua non.<br />

Giovanni Parapini<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 53


UNA NUOVA VERSIONE DELL’UTILITARIA FRANCESE<br />

Citroën C1, city car rock<br />

festeggia radio Deejay<br />

Dal lancio della c1, avvenuto nel<br />

2005, Citroën ha venduto nel mondo<br />

620.000 unità della propria city<br />

car, di cui 123.500 sul mercato italiano.<br />

«Ma con <strong>il</strong> mercato dell’auto che ci ritroviamo<br />

bisogna proprio inventarsi di tutto»,<br />

dice Massimo Borio, direttore marketing<br />

e comunicazione di Citroën Italia.<br />

Parole che riflettono una situazione piuttosto<br />

critica. Le previsioni del 2012 parlano<br />

di poco più di 1.600.000 auto immatricolate,<br />

cifra che può essere paragonata a quella<br />

del 1984, quando in Italia si vendettero<br />

1.572.000 vetture. «Pur tuttavia – spiega Borio<br />

– nei primi due mesi del 2012, Citroën<br />

è andata in controtendenza con un incremento<br />

dello 0,58 per cento. Siamo <strong>il</strong> primo<br />

marchio francese sul mercato italiano sul<br />

quale inseriamo la serie speciale C1 Deejay<br />

per festeggiare i trent’anni della radio».<br />

La Deejay è la serie speciale della nuova<br />

C1, presentata in veste rinnovata al salone<br />

di Bruxelles del gennaio scorso. È un<br />

concentrato di vera tecnologia creativa<br />

con Connecting Box (presa Usb e Bluetooth<br />

con funzione streaming audio, per <strong>il</strong><br />

Le s<strong>il</strong>houettes della C1 Deejay<br />

e (foto piccole ) <strong>il</strong> logo su lunotto,<br />

portiera, battitacco e tappetino<br />

DI NESTORE MOROSINI<br />

MOBILITÀ 2000<br />

massimo della connettività), fari anteriori<br />

a Led diurni, nuova radio Cd mp3 integrata<br />

dotata di 4 altoparlanti, presa jack<br />

e software di spazializzazione del suono.<br />

L’allestimento presenta diversi contenuti<br />

aggiuntivi Deejay: badge laterali e posteriori,<br />

battitacco e tappetini, retrovisori<br />

personalizzati Glitter Black e per gli acquirenti<br />

un Cd in omaggio con una comp<strong>il</strong>ation<br />

di 56 brani che ripercorrono la storia<br />

di Radio Deejay.<br />

Con questo look accattivante, la C1 Deejay<br />

viene proposta con una motorizzazione<br />

1.000 cc benzina, tre c<strong>il</strong>indri, che sv<strong>il</strong>uppa<br />

68 cavalli, consumi ed emissioni ridotte:<br />

4,3 l ogni 100 ch<strong>il</strong>ometri su ciclo misto e 99<br />

grammi di Co2 ogni ch<strong>il</strong>ometro. Guidandola<br />

per M<strong>il</strong>ano, la C1 Deejay è piacevole<br />

per alcuni motivi: è ag<strong>il</strong>e, si parcheggia fac<strong>il</strong>mente,<br />

sui sed<strong>il</strong>i posteriori stanno seduti<br />

comodamente anche i passeggeri alti un<br />

metro e 80. Lo sterzo è piacevolmente reattivo,<br />

i freni bloccano immediatamente la<br />

city car a patto di non tenere velocità scellerate<br />

in città. I prezzi: 11.650 euro per la 3<br />

porte, 12.000 per la 5 porte.<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 55


LA ROSA DEI TEMPI<br />

56 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

DOVE TIRA IL VENTO<br />

Tutti ormai fanno <strong>il</strong> test del Dna ai figli<br />

Secondo Repubblica assistiamo a un vero e proprio boom di test<br />

del Dna. E <strong>il</strong> grosso di questo boom, a quanto pare, si deve agli<br />

uomini che vogliono togliersi ogni dubbio sulla vera paternità biologica<br />

dei figli. Il bello è che, stando alle stime, l’esito dell’esame<br />

genetico è negativo in ben due casi su dieci. Un quinto dei richiedenti,<br />

cioè, scopre che la mamma dei propri figli nascondeva qual-<br />

che gabola. Epperò questa<br />

mania della verifica è<br />

«assurda», ha commentato<br />

sempre su Repubblica<br />

Michela Marzano, la f<strong>il</strong>osofa<br />

del “se non ora quando?”.<br />

Infatti «fedeltà e<br />

tradimento vanno spesso<br />

di pari passo». E in fondo<br />

«la fiducia è come l’amore:<br />

non può che essere un<br />

“salto nel buio”».<br />

Rodotà testimonial del “Soggetto politico nuovo”<br />

L’altro giorno, con un manifesto politico passato purtroppo in sordina, alcuni intellettuali<br />

italiani hanno dato vita a un “quarto polo” contro i partiti, «guardati con<br />

crescente sfiducia, disprezzo, persino rabbia». La Stampa di Torino, per esempio,<br />

ha dato la notizia in un boxino intitolato “Nasce ‘soggetto politico nuovo’”. Sotto <strong>il</strong><br />

titolo, a b<strong>il</strong>anciare lo shock di quel “nuovo”, la fotina riprodotta qui sotto di Stefano<br />

Rodotà, forse <strong>il</strong> più fresco tra i fondatori del movimento. Per ora la cosa non ha un<br />

nome. Di qui l’idea di<br />

chiamarla provvisoriamente<br />

“Soggetto<br />

politico nuovo”.<br />

NOMI Annunciando la sua entusiasta adesione<br />

a questa creatura politica di cui si sentiva<br />

fortemente <strong>il</strong> bisogno, <strong>Tempi</strong> lancia <strong>il</strong> grande<br />

concorso “Guarda la foto di Rodotà e dai un<br />

nome al ‘Soggetto politico nuovo’”. Ecco le prime<br />

proposte giunte in redazione: Soggetto politico<br />

nuovo diciamo così; Soggetto politico anziano;<br />

Giovani dentro; Partito della naftalina;<br />

Partito moralista con la riga da una parte; Se<br />

non ora quando, vista l’età?; Movimento della<br />

fiatella da prete; Tromboni e trombette; Alleanza<br />

delle persone pallidine; Occhio che svengo;<br />

Unione del populisti di un certo livello.<br />

MOVIMENTI<br />

Lotta nuda contro l’immoralità<br />

«Nuda contro tutti. Il mio spudorato grido di rabbia<br />

contro la società dell’apparenza». Così era str<strong>il</strong>lata l’intervista<br />

di Repubblica M<strong>il</strong>ano a S<strong>il</strong>via Gallerano, l’attrice protagonista<br />

del monologo teatrale intitolato con un francesismo<br />

La merda. La Gallerano vi recita integralmente nuda<br />

e, racconta Repubblica, «sfoga <strong>il</strong> sol<strong>il</strong>oquio violento di una<br />

ragazza come tante, simbolo della condizione femmin<strong>il</strong>e<br />

nel mondo massmediatico<br />

di oggi». Spiega l’artista:<br />

«Il nudo è metafora<br />

del perdere qualsiasi dignità,<br />

dell’osare tutto pur<br />

di farsi notare della protagonista»<br />

che sogna di<br />

andare in tv. Lo spettacolo,<br />

insomma, denuncia che<br />

«siamo tutti succubi del<br />

voler apparire».<br />

OPS Tesoro, cerbiatto mio, anzi cervo, non fare<br />

<strong>il</strong> risentito. Lo so che <strong>il</strong> test è sicuro al 99,9999<br />

per cento, ma te la sentiresti di escludere lo<br />

0,0001 per cento di possib<strong>il</strong>ità che ti sbagli,<br />

solo perché <strong>il</strong> bebé ha la pelle diversa<br />

dalla tua? Non rovinare tutto con<br />

la tua diffidenza. Il fatto è che io ti<br />

amo veramente, e come dice la<br />

Michela, l’amore è «un salto<br />

nel buio». Salta di qua, salta<br />

di là, nel buio può capitare<br />

di zompare addosso<br />

alla persona sbagliata.<br />

MODE<br />

SPETTACOLI<br />

PIÈCE Dopo la donna nuda che critica la scostumatezza<br />

moderna, ecco altre idee per altrettante<br />

giuste denunzie contro la società di oggi. Il<br />

parassita è la storia di uno che evade le tasse, ma<br />

lo fa per stigmatizzare gli evasori. Alla fine dello<br />

spettacolo si compra la Porsche. Poi c’è Il severgnino,<br />

la pièce in cui <strong>il</strong> protagonista parcheggia<br />

nei posti dei disab<strong>il</strong>i per rubare <strong>il</strong> parcheggio<br />

a quelli che parcheggiano nei posti dei disab<strong>il</strong>i. Il<br />

pezzo forte però è L’onanista: c’è uno che va a teatro<br />

a vedere <strong>il</strong> monologo di una donna nuda e<br />

poi si fa un sacco di se… rissime menate morali.


imperdib<strong>il</strong>e<br />

inut<strong>il</strong>e<br />

Ecco la Barbie calva<br />

per le bambine calve<br />

Grazie a una meritoria iniziativa del<br />

famoso marchio di giocattoli Mattel,<br />

finalmente le donne che hanno<br />

perso i capelli per via di qualche cura<br />

contro <strong>il</strong> cancro non si sentiranno<br />

più discriminate. È infatti in arrivo<br />

una splendida Barbie completamente<br />

pelata. Pardon, calva. Pardon,<br />

non capelluta. Pardon, diversamente<br />

chiomata. Insomma, quel che è.<br />

Il colosso californiano dei balocchi<br />

ha anche garantito<br />

che la bambola affetta<br />

da alopecia non sarà<br />

commercializzata<br />

bensì donata<br />

agli ospedali<br />

pediatrici.<br />

GIOCHI<br />

POLEMICHE<br />

godib<strong>il</strong>e<br />

fetido<br />

ABITUDINI<br />

MODELLI Sarà così risolto<br />

l’annoso problema delle<br />

fanciulle che giocano con le<br />

bamboline belle solo perché<br />

sotto sotto sognano di diventare<br />

principesse. D’ora in poi,<br />

a ogni bimba la sua Barbie.<br />

Alla bimba calva la Barbie<br />

pelata, alla bimba zoppa la<br />

Barbie amputata, alla bimba<br />

brutta la Barbie cozza, alla<br />

bimba somara la Barbie ripetente,<br />

mentre la bimba cieca<br />

non avrà proprio un cacchio.<br />

E se vostra figlia vi chiederà<br />

per Natale una normalissima<br />

Barbie gnocca, presto, prendetela<br />

subito a cinghiate, prima<br />

che diventi una velina.<br />

Le parole che preferiamo digitare sulla tastiera<br />

Sullo Psychonomic Bulletin and Rewiew è apparso uno studio del neuroscienziato<br />

Kyle Jasmin che dice che la distribuzione delle lettere sulla tastiera del<br />

computer, alla lunga, influenza la scelta delle parole. Lo studioso dell’University<br />

of College di Londra ha scoperto che a tutti riesce più fac<strong>il</strong>e comporre parole<br />

con le lettere che si trovano a destra dei tasti t, g e b. Questo sia perché la ma-<br />

no destra è più veloce della sinistra<br />

sia perché, dice Jasmin,<br />

<strong>il</strong> nostro cervello attribusice un<br />

valore positivo alle parole composte<br />

con tali lettere.<br />

Ma Obama ha citato<br />

Mario Monti sì o no?<br />

È diventata un caso la notizia secondo<br />

la quale Obama nel suo discorso<br />

a Seul avrebbe citato Monti. Tutti<br />

i giornali hanno r<strong>il</strong>anciato entusiasti<br />

la ricostruzione. Ma <strong>il</strong> giorno dopo <strong>il</strong><br />

Fatto quotidiano, sempre pronto a<br />

dare lezioncine di giornalismo a tutti,<br />

ha detto che non era vero niente, che<br />

bastava leggersi l’intervento sul sito<br />

della Casa Bianca per<br />

scoprire che la citazione<br />

non c’era. E l’indomani<br />

<strong>il</strong> Corriere della<br />

Sera ha ribattuto che<br />

invece Obama quella<br />

citazione l’ha fatta eccome,<br />

ancorché «parlando<br />

a braccio».<br />

PROVIAMO Abbiamo provato a verificare<br />

la teoria di Jasmin. Ecco le parole<br />

che si possono comporre usando solo<br />

le lettere alla destra di t, g, b: mulo, bullo,<br />

tuono, tino, k<strong>il</strong>o, pollo, polo, Yomo, Gino,<br />

Mino, hot, mollo, Nikon, Giotto, tuoi,<br />

tuo, Gubbio, puoi, munito, mungo, pomo,<br />

pomi, tubo, tubino, nolo, munto, omino,<br />

omini, ultimo, ultimi, inno, inni, lino. Ma<br />

la parola a cui <strong>il</strong> nostro cervello ha attribuito<br />

la maggior valenza positiva, ut<strong>il</strong>izzando<br />

solo le lettere di destra e dando<br />

così conferma alle teorie di Kyle Jasmin,<br />

è questa: p<strong>il</strong>u.<br />

SMANIA Questa è come quando Veltroni annunciò alla plebe<br />

che Obama gli aveva scritto personalmente per ringraziarlo<br />

di aver collaborato alla sua vittoria elettorale. Poi si<br />

scoprì che era una caccosissima cartolina stampata in serie.<br />

Magari stavolta è pure vero che Obama ha citato Monti.<br />

Ma che è ’sta smania di farsi citare da Obama? Se bastasse<br />

questo per essere qualcuno, quanto dovremmo tirarcela<br />

noi di <strong>Tempi</strong>? Una volta <strong>il</strong> presidente ha dichiarato, letterale:<br />

«Hauannaganna uanzesgheps, plis». Bè, era quello che avava<br />

appena detto, parlando a braccio, <strong>il</strong> correttore di bozze.<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 57


UN ALTRO MONDO<br />

È POSSIBILE<br />

TESTIMONE LUMINOSO DI GESÙ<br />

La vittoria<br />

di un sacerdote<br />

infermo<br />

di Aldo Trento<br />

Oggi è giovedì Santo, giorno nel quale la<br />

Chiesa ricorda l’istituzione del Sacerdozio<br />

e dell’Eucaristia.<br />

«Sacerdos alter Christus», mi hanno sempre<br />

insegnato fin da piccolo. Che grazia <strong>il</strong> dono<br />

del Sacerdozio, che grazia poter trovare<br />

un sacerdote! Che tristezza dove non c’è la<br />

possib<strong>il</strong>ità di trovare un sacerdote, l’unico uomo<br />

al mondo che può perdonare i tuoi peccati<br />

e donarti <strong>il</strong> corpo e <strong>il</strong> sangue di Gesù! Mia<br />

madre era solita dirmi: «Figlio mio, preghiamo<br />

sempre per i sacerdoti perché, se venissero<br />

a mancare <strong>il</strong> mondo si trasformerebbe<br />

in una giungla piena di lupi. Quando mi sposai<br />

con tuo padre chiesi al Signore che se <strong>il</strong> primo<br />

figlio fosse stato maschio, Egli lo chiamasse a<br />

essere un sacerdote, se femmina, che seguisse<br />

la vocazione di consacrarsi a Lui. Per questo<br />

abbiamo promesso alla Vergine, appena tu<br />

fossi nato, che ogni notte tra <strong>il</strong> 24 e <strong>il</strong> 25 marzo<br />

ci saremmo alzati a recitare <strong>il</strong> Santo Rosario.<br />

E la Vergine ci ascoltò. E continueremo<br />

questo piccolo gesto fino alla morte, affinché<br />

tu sia fedele alla tua vocazione». Mia madre<br />

soffriva molto quando una persona<br />

parlava male di un prete. Per<br />

lei <strong>il</strong> sacerdote era Cristo stesso<br />

in mezzo a noi. Amava così tanto<br />

i consacrati che nel paese dove<br />

vivevamo costituì un gruppo formato<br />

da donne che aveva come<br />

scopo quello di lavare i vestiti dei<br />

novanta seminaristi di una congregazione<br />

religiosa che gestiva<br />

<strong>il</strong> seminario estivo. Per questo<br />

motivo, nella clinica San Riccardo<br />

Pampuri in Paraguay, tutti i giorni<br />

preghiamo per i sacerdoti. Non<br />

solo, ma in ogni letto, sulla testata,<br />

c’è un foglietto nel quale sono scritti <strong>il</strong> nome<br />

del Santo Padre, di monsignore Massimo<br />

Camisasca, di don Julián Carrón e di ogni casa<br />

dei missionari della Fraternità San Carlo.<br />

Un modo semplice attraverso cui <strong>il</strong> malato offre<br />

la sua vita, <strong>il</strong> suo dolore, la sua morte per<br />

la santità dei sacerdoti. Nella clinica poi, c’è<br />

una stanza riservata ai sacerdoti con malattie<br />

terminali che sono rimasti da soli.<br />

In questi giorni trascorsi in Italia, sono stato<br />

a trovare un prete molto malato che quando<br />

era piccolo faceva parte del gruppo dell’ora-<br />

58 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

POST<br />

APOCALYPTO<br />

Nella foto<br />

piccola, padre<br />

Aldo Trento con<br />

don W<strong>il</strong>li Fusaro<br />

torio dove esercitavo <strong>il</strong> mio ministero sacerdotale.<br />

È stato un incontro indescrivib<strong>il</strong>e, che<br />

mi ha spinto a chiedere a un amico che mi accompagnava<br />

di aiutarmi a esprimere l’esperienza<br />

unica e commovente di quello che ho<br />

vissuto incontrandolo e che mi ha segnato<br />

profondamente. Dio voglia che tutti i giorni<br />

abbiamo a offrire le nostre preghiere per i sacerdoti.<br />

Il sacerdote è un uomo chiamato da<br />

Cristo a dare la sua vita affinché tutti gli uomini<br />

conoscano <strong>il</strong> cammino della salvezza.<br />

paldo.trento@gma<strong>il</strong>.com<br />

Dio voglia che tutti i giorni<br />

abbiamo a offrire le nostre<br />

preghiere per i consacrati.<br />

Il sacerdote è un uomo<br />

chiamato da Cristo a dare<br />

la sua vita affinché tutte<br />

le persone conoscano<br />

<strong>il</strong> cammino della salvezza<br />

Con RobeRto e SeRgio Siamo andati a<br />

Bolzano ad accompagnare padre Aldo<br />

per un incontro sul tema “La vita diventa<br />

una immensa certezza”. Appena giunti<br />

a destinazione, padre Aldo si è subito voluto<br />

incontrare con don W<strong>il</strong>li Fusaro, un sacerdote<br />

col quale condivideva l’esperienza del Grest<br />

estivo prima di andarsene in Paraguay.<br />

Don W<strong>il</strong>li è nato nel 1976, nel 1991, dopo un<br />

solo mese che era stato ordinato sacerdote,<br />

una tac ha evidenziato una sclerosi multipla.<br />

Ha da subito accettato la malattia serena-


mente, senza recriminare, vivendola addirittura<br />

come un “dono” del Mistero. Dapprima gli<br />

ha tolto l’uso di una gamba, poi ha iniziato ad<br />

avere problemi alla vista. Da cinque anni don<br />

W<strong>il</strong>li non cammina più ed è costretto su una<br />

carrozzina, bisognoso di tutto. Lo sostengono<br />

con amorevole attenzione i suoi genitori.<br />

Un punto di riferimento per tutti<br />

Pur in queste condizioni, paradossalmente<br />

don Fusaro è diventato sempre di più un luminoso<br />

punto di riferimento per tutti. Costretto<br />

a stare tutto <strong>il</strong> giorno nei locali della sua parrocchia,<br />

è per tutti una presenza accessib<strong>il</strong>e.<br />

Proprio mentre le sue condizioni fisiche degenerano<br />

sempre più, le persone lo cercano e<br />

trovano in lui conforto, coraggio, consiglio per<br />

camminare nella vita.<br />

Non è più quello che dice e predica agli altri<br />

la parola di Dio o quanto <strong>il</strong> Signore è buono e<br />

misericordioso, ma è colui che mostra con <strong>il</strong><br />

suo essere, la sua persona così com’è, che Dio<br />

è davvero tutto questo. «Quando sono debole,<br />

è allora che sono forte». È diventato un testimone<br />

vivente di Cristo presente oggi. Da lui<br />

si recano a trovarlo persone separate in cerca<br />

di aiuto, uomini e donne depressi, drogati e<br />

chiunque soffre per qualsiasi motivo.<br />

La sua voce si è fatta così fleb<strong>il</strong>e che diventa<br />

davvero diffic<strong>il</strong>e capire ciò che dice. Ma a<br />

quanto pare, per dire qualcosa di vero e di decisivo<br />

per sé e per gli altri la parola non serve;<br />

è la sua persona così apparentemente impotente<br />

e annullata dalla malattia che diviene un<br />

potente richiamo, una incredib<strong>il</strong>e testimonianza<br />

di speranza per chiunque lo incontri. Proprio<br />

perché lui è così riesce a rincuorare tutti,<br />

a rianimare chi si era perduto.<br />

In ginocchio in un parcheggio<br />

Che sia questa la fede lo abbiamo visto con i<br />

nostri occhi nell’incontro che è avvenuto in un<br />

parcheggio di Bolzano.<br />

Padre Aldo si è inginocchiato sull’asfalto e i<br />

due si sono incollati in un abbraccio lungo e<br />

commovente e per me era come se <strong>il</strong> tempo si<br />

fosse fermato, non riuscivo a staccare <strong>il</strong> mio<br />

sguardo da quella scena che aveva <strong>il</strong> potere di<br />

perforare l’apparenza della realtà, proclamandone<br />

<strong>il</strong> suo vero significato. Sergio mi ha subi-<br />

Don Fusari non predica<br />

agli altri quanto <strong>il</strong> Signore<br />

è misericordioso, ma è colui<br />

che mostra con <strong>il</strong> suo essere,<br />

così com’è, che Dio ci ama.<br />

«Quando sono debole,<br />

è allora che sono forte»<br />

to detto: «Vedi V<strong>il</strong>la, ecco cosa dobbiamo imparare<br />

da don Aldo». Poi hanno cominciato a<br />

parlare, pur con fatica. Don Aldo, sempre abbracciandolo,<br />

poneva l’orecchio vicino alle sue<br />

labbra che sussurravano debolmente le parole.<br />

Hanno ricordato episodi buffi della loro collaborazione<br />

di quegli anni, e poi rivolto a me padre<br />

Aldo ha esclamato: «Vedi V<strong>il</strong>la, Dio si mostra<br />

qui, adesso in questa circostanza, è un<br />

avvenimento così concreto e reale… Chi fa<br />

meglio <strong>il</strong> prete se non lui, così com’è?». E poi<br />

ha aggiunto rivolgendosi a don Fusaro: «Non<br />

sono venuto a Bolzano per parlare alla conferenza<br />

di questa sera, ma perché volevo incontrare<br />

te. Grazie don W<strong>il</strong>li, perchè mi fai vedere<br />

Gesù presente».<br />

L’esperienza del centuplo<br />

Don Fusaro ha risposto così: «Sai Aldo, per<br />

me l’esperienza del centuplo nella mia vita è<br />

quello che sono, è fare la volontà di Dio, la vita<br />

è una battaglia ogni istante per fare la sua<br />

volontà. Accettare quello che Dio mi chiede è<br />

realizzare me stesso».<br />

Di fronte a questo avvenimento ho subito sentito<br />

<strong>il</strong> bisogno di dire: «Pietà di me o Dio, grazie<br />

della tua misericordia che mi manifesti».<br />

Poi siamo entrati nello studio di don W<strong>il</strong>li<br />

in parrocchia e Sergio, <strong>il</strong> direttore della Clinica<br />

di padre Aldo, ha mostrato a don W<strong>il</strong>li<br />

le diapositive del Paraguay, in particolare<br />

quelle dell’ospedale della divina provvidenza<br />

San Pampuri. Don W<strong>il</strong>li si è mostrato attento<br />

e commosso, don Aldo ci ha messo molto a<br />

staccarsi da lui, non voleva proprio mollarlo,<br />

gli stava davanti con tutto se stesso. Ma eravamo<br />

un po’ in ritardo per l’incontro che si sarebbe<br />

tenuto in serata.<br />

Dopo l’incontro, padre Aldo, durante <strong>il</strong> ritorno<br />

a casa, ha più volte parlato di quanto era<br />

evidente per lui la potenza del Mistero che si<br />

era manifestata nella debolezza della carne<br />

di quel grande sacerdote; era evidente in don<br />

W<strong>il</strong>li una pienezza di vita impensab<strong>il</strong>e.<br />

Ho scoperto che era per me una grazia inaspettata<br />

iniziare a capire, a due giorni dalla<br />

settimana santa, che Cristo con la sua passione<br />

e <strong>il</strong> suo sacrificio ci ha restituiti a noi stessi<br />

facendo la volontà del Padre.<br />

Grazie padre Aldo del dono della tua amicizia<br />

nella quale la parola destino non è più una parola<br />

ma la descrizione della vera realtà.<br />

Alberto V<strong>il</strong>la<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 59


fam<strong>il</strong>y 2012<br />

Siate felici<br />

e imperfetti<br />

«Andiamo dal Papa per testimoniare cos’è<br />

davvero la famiglia»: l’umana avventura<br />

di chi mette insieme figli e arrosto bruciato<br />

«finché morte non ci separi». Così Mariolina<br />

Ceriotti Migliarese sfida le coppie in crisi<br />

Dio anDanDo in un<br />

monastero è una cosa abbastan-<br />

«Incontrare<br />

za ovvia. Ma incontrare Dio<br />

andando verso Micheline, proprio quella<br />

che ha appena bruciato l’arrosto, ecco una<br />

cosa alquanto inesplicab<strong>il</strong>e». Per Mariolina<br />

Ceriotti Migliarese neuropsichiatra infant<strong>il</strong>e<br />

e psicoterapeuta di vasta esperienza, nessuna<br />

frase come questa di Fabrice Hadjadj<br />

calza meglio per descrivere la sfida rappresentata<br />

dal matrimonio: l’avventura tutt’altro<br />

che fac<strong>il</strong>e di chi si prende “finché morte<br />

non ci separi” e poi si trova a mettere<br />

insieme figli, arrosto, desideri e frag<strong>il</strong>ità,<br />

uno per ogni giorno e pezzetto di vita trascorso<br />

insieme. Già, <strong>il</strong> pezzetto. «Cosa abbiamo<br />

combinato!», aveva esclamato con stupore<br />

divertito suo padre festeggiando quarant’anni<br />

di matrimonio tra sette figli e<br />

relativi figli, consorti, nipoti; ma perché la<br />

vita gli svelasse la sua gioiosa trama, restituendogli<br />

moltiplicato tutto quello che le<br />

era stato messo a disposizione, era necessario<br />

un orizzonte di tempo, «o forse meglio:<br />

un orizzonte di eternità». La Ceriotti Migliarese<br />

lo afferma in capo al suo La coppia<br />

Imperfetta, editato da Ares in occasione<br />

dell’Incontro mondiale delle Famiglie: un<br />

libro dedicato alla necessaria imperfezione<br />

di chi ha <strong>il</strong> coraggio di «muoversi nella<br />

dimensione del romanzo e non in quella,<br />

oggi più comune, del racconto breve», senza<br />

«lasciare la scena prima del tempo».<br />

È la seconda volta che sdogana in copertina<br />

l’aggettivo imperfetto (suo, sempre<br />

per ares, la famiglia imperfetta: quattro<br />

edizioni in pochi mesi). Perché scrivere<br />

un libro sull’“arrosto bruciato” mentre<br />

60 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

tutti si danno da fare a produrre manuali<br />

per educare, amarsi, lavorare, crescere in<br />

modo perfetto?<br />

Il tema dell’imperfezione nasce dalla<br />

constatazione che la perfezione è un<br />

imbroglio, e sempre più spesso diventa<br />

anche un pericolo. La cifra dell’umanità<br />

è infatti <strong>il</strong> limite ma siccome<br />

l’uomo non lo sopporta finisce<br />

per adoperarsi con tutte le<br />

sue forze nel perseguimento<br />

di traguardi perfetti, nient’altro<br />

che abbagli che finiscono<br />

per portarlo fuori strada. Pensare<br />

di aver sposato la persona<br />

“migliore” è un abbaglio perché<br />

nella nostra idea di cosa è<br />

migliore è assente <strong>il</strong> limite connaturato<br />

all’umano, e quando<br />

esso emerge invece di essere<br />

capito, accolto, viene rifiutato<br />

e tutto va in crisi. Tutto, perché<br />

l’imbroglio della perfezione<br />

investe tutti i campi ed è capace<br />

di molti danni. Pensiamo a quelli che fa<br />

nell’ambito della sessualità, dove la realtà<br />

è ben diversa dal f<strong>il</strong>m, <strong>il</strong> limite diventa<br />

un sentimento di incapacità e l’incapacità<br />

diventa una colpa. Non è strano? La vulnerab<strong>il</strong>ità<br />

delle persone dovrebbe spingerci<br />

a cercare di moltiplicare le nostre capacità<br />

di amarle e di prendercene cura. Invece<br />

prevale la paura, che ci spinge a volgere<br />

lo sguardo lontano da ciò che è frag<strong>il</strong>e,<br />

a nascondere ciò che è imperfetto in noi, a<br />

evitarlo quando è presente nell’altro.<br />

E a fare, come scrive nel libro, «modesti<br />

investimenti su piccole storie, nelle quali<br />

«È un libro di avventure», scrive<br />

Claudio Risé nella prefazione<br />

del libro di mariolina Ceriotti<br />

migliarese. l’autrice de la coppia<br />

imperfetta è neuropsichiatra<br />

infant<strong>il</strong>e e psicoterapeuta.<br />

Sposata dal 1973, ha sei figli<br />

dai 32 ai 12 anni, e due nipotine<br />

«“Guarda cosa abbiamo combinato!”, ma<br />

perché la vita svelasse a mio padre la sua<br />

trama era stato necessario un orizzonte di<br />

tempo, o meglio: un orizzonte di eternità»<br />

ciascuno starà bene attento a non consegnarsi<br />

troppo all’altro per non venire<br />

ferito». Perché è diffic<strong>il</strong>e muoversi nel<br />

solco di un amore che sfidi <strong>il</strong> tempo?<br />

Perché la caduta di speranza che ha<br />

investito <strong>il</strong> piano culturale ed economico<br />

ha coinvolto anche <strong>il</strong> piano delle relazioni,<br />

oggi consumate rapidamente come uno<br />

scambio volto alla sola, reciproca, soddisfazione.<br />

Il vero rischio, oggi, diventa allora<br />

quello di smarrire del tutto <strong>il</strong> senso della<br />

profondità delle cose, priv<strong>il</strong>egiando la<br />

quantità delle esperienze a scapito della<br />

loro intensità, e questa mancanza di spes-


sore dell’esperienza rende ogni cosa più<br />

noiosa e frag<strong>il</strong>e. Non si ha più la pazienza<br />

di vedere “come va a finire”, nemmeno<br />

quando si tratta dei figli: oggi i genitori<br />

vedono “la crisi” davanti alla prima porta<br />

sbattuta di un adolescente, senza capire<br />

che l’educazione è un cammino che si<br />

gioca sui tempi lunghi, fatto anche di litigi<br />

e dolori. Ma <strong>il</strong> dolore fa paura e fa paura<br />

proprio perché non è inquadrato in un<br />

orizzonte di senso e significato.<br />

Sulla scomparsa della formula “finché<br />

morte non vi separi” nel matrimonio religioso<br />

lei scrive: «Mi sembra un peccato la<br />

scomparsa di quel riferimento così esplicito<br />

alla morte, perché concordo profondamente<br />

con Georges Bata<strong>il</strong>le quando<br />

afferma: “È necessario alla vita comune<br />

di tenersi all’altezza della morte”».<br />

Il riferimento alla morte è quell’orizzonte<br />

del vivere che ci permette di mettere<br />

ogni cosa nel giusto ordine e gustare ogni<br />

momento della vita nella sua preziosità e<br />

bellezza. Che non significa affatto perfezione.<br />

Da anni ascolto e accompagno coppie<br />

che si dicono in crisi, come se questa fosse<br />

l’ultima parola sul loro rapporto. Io invece<br />

nella crisi vedo una grande opportunità di<br />

riprendere nuova consapevolezza del disegno<br />

originario e sincero del matrimonio,<br />

ripulendolo da quella vocazione alla perfezione<br />

che nell’impatto con la realtà si sgretola<br />

e lascia <strong>il</strong> posto a un’idea di matrimonio<br />

sim<strong>il</strong>e a quella di un contratto sociale<br />

o di un luogo di reciproca sopraffazione.<br />

Invece, lei scrive, «si tratta di far toccare<br />

con mano che la famiglia che hanno costruito<br />

è una creatura vivente, con una<br />

propria identità». Ma a cosa fa appello<br />

per r<strong>il</strong>anciare un orizzonte così grande<br />

davanti a chi è messo profondamente in<br />

discussione dal proprio limite?<br />

Cerco di far capire alla coppia che<br />

una relazione non ha valore soggettivo,<br />

ma oggettivo: un rapporto diventato famiglia<br />

è un valore che rimane anche quando<br />

la relazione va in crisi. Figli, beni, storie,<br />

abitudini: quando si rompe una relazione<br />

coniugale si frantuma un mondo. Che<br />

resterà frantumato per sempre. Le persone<br />

davanti alla definitività, all’idea che qualcosa<br />

non ci sarà più, rimettono in ordine<br />

la loro progettualità. E c’è chi torna a investire<br />

su ciò che dà linfa a questo mondo,<br />

e nella fatica, nello sforzo di un’impresa<br />

comune, l’affetto rinasce.<br />

Un appello alla famiglia oggi allora: perché<br />

partecipare all’incontro mondiale<br />

con Benedetto XVI?<br />

Il valore di questo evento, che si terrà<br />

generazioni<br />

la famiglia<br />

imperfetta<br />

m. Ceriotti<br />

migliarese<br />

ares<br />

12 euro<br />

matrimonio<br />

la Coppia<br />

imperfetta<br />

m. Ceriotti<br />

migliarese<br />

ares<br />

14 euro<br />

a M<strong>il</strong>ano dal 30 maggio al 3 giugno, sta<br />

superando l’evento stesso: nelle parrocchie<br />

la comunità cristiana ha accettato la sfida<br />

di non limitarsi a incontri di carattere<br />

organizzativo, ha iniziato a misurarsi con<br />

<strong>il</strong> pensiero del Santo Padre, a dare valore<br />

a un momento che coinvolge le famiglie<br />

tra qualche settimana come occasione per<br />

la propria famiglia ora, in questo momento.<br />

Dobbiamo riunirci intorno a Benedetto<br />

XVI per testimoniare <strong>il</strong> coraggio di tornare<br />

a dare alla famiglia <strong>il</strong> suo ruolo e <strong>il</strong> suo<br />

peso, con la festa e la gioia propria di ciò<br />

in cui crediamo e che ci permette di non<br />

lasciare l’ultima parola agli aspetti disfunzionali<br />

in cui i media identificano oggi la<br />

famiglia. Andiamo dal Papa per testimoniare<br />

che la famiglia non è ciò che vogliono<br />

fare passare e non lo sarà mai.<br />

Perché l’imbroglio della perfezione e l’accanimento<br />

verso la famiglia oggi?<br />

Io credo sia in corso un attacco profondo<br />

al pensiero cristiano, capace di unire e<br />

di un orizzonte fatto di eternità. Contro si<br />

propongono aggregati affettivi, sentimentali<br />

o sessuali, contratti a tempo. Il diavolo<br />

si muove a modo suo e mai in modo diretto<br />

per disgregare la culla della cristianità, <strong>il</strong><br />

luogo dove tutto nasce e ha avuto origine.<br />

Caterina Giojelli<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 61


LETTERE<br />

AL DIRETTORE<br />

Pasqua è <strong>il</strong> vertice della<br />

comunicazione cristiana<br />

perciò, cari, abbonatevi<br />

Sono stati distrutti 94 embrioni umani, 10 ovociti, 5<br />

campioni di sperma. Questo è quanto si è saputo dal<br />

centro di procreazione assistita dell’ospedale San F<strong>il</strong>ippo<br />

Neri di Roma. 1) Per i 94 nuovi martiri della “procreazione<br />

assistita” non ci saranno esequie. 2) I politici sono,<br />

come tutti noi, tra i responsab<strong>il</strong>i della legge 40/2004 sulla<br />

fert<strong>il</strong>izzazione in provetta. Detta legge è tra le più disumane<br />

in quanto prevede la “crioconservazione” e la “perdita” di<br />

embrioni umani. Ai politici la verità interessa poco, serve so-<br />

SPORT<br />

ÜBER<br />

ALLES<br />

62 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

lo <strong>il</strong> consenso e <strong>il</strong> compromesso per essere<br />

sempre maggioranza. 3) Conclusione.<br />

Se tutto fosse andato secondo<br />

la procedura, sarebbero nati al massimo<br />

quattro o cinque bambini, per gli<br />

altri non ci sarebbe stata la nascita.<br />

Questa è la grande impostura che viene<br />

sempre censurata. Il congelamento<br />

stesso è disumano. La stessa metodica<br />

è disumana. Questi nuovi martiri<br />

rendono testimonianza alla verità davanti<br />

a tutti, svelando l’ipocrisia della<br />

procreazione assistita.<br />

Leandro Aletti ginecologo<br />

E infatti, rivediamo cosa ci ha prefigurato<br />

<strong>il</strong> grande amico Péguy di questo<br />

nostro mondo contemporaneo:<br />

«Più che una panidiozia, più che la temib<strong>il</strong>e<br />

panidiozia annunciata, più che<br />

la temib<strong>il</strong>e panidiozia constatata,<br />

una panv<strong>il</strong>lania senza limiti; un regno<br />

di barbari, di bruti e di v<strong>il</strong>lani; una<br />

materia schiava; senza personalità,<br />

senza dignità; senza linea; un mondo<br />

che non solo scherza, ma che non sa<br />

far altro che scherzare, che fa ogni<br />

genere di scherzi e si prende gioco di<br />

tutto. E che alla fine non si doman-<br />

Scusate se non sarò molto lucido. È stato un fine settimana<br />

diffic<strong>il</strong>e. Ho scoperto di essere uno degli<br />

uomini più ricchi d’Italia e la cosa, come potete<br />

immaginare, mi ha sconvolto. Continuo a chiedermi<br />

perché sto qui a scrivere questo poche, sporche, inut<strong>il</strong>i e<br />

malpagate righe invece di essere a S. Barts a guardare le<br />

pupe in ridottissimi bikini che si aggirano per la pisci-<br />

da nemmeno ansiosamente se ciò sia<br />

grave, ma che inquieto, vuoto, si domanda<br />

soltanto se è divertente».<br />

2<br />

L’augurio di Giorgio Napolitano che a<br />

succedergli sia una donna ha spinto <strong>il</strong><br />

Corriere della Sera, <strong>il</strong> Fatto quotidiano<br />

e Libero a chiedere ai frequentatori<br />

dei propri siti internet chi preferirebbero<br />

al Quirinale. Al momento in cui scrivo,<br />

<strong>il</strong> sito del Corriere vede in testa la<br />

Bonino seguita dalla Finocchiaro. Quello<br />

del Fatto <strong>il</strong> magistrato Piercam<strong>il</strong>lo<br />

Davigo (e ti pareva) seguito da Rosy<br />

Bindi. Il sito di Libero la Bonino seguita<br />

da Berlusconi. I tre siti sono gli stessi<br />

che da mesi scaricano giornalmente<br />

valanghe di ingiurie contro “la Casta”<br />

dei politici, e in particolare contro quelli<br />

che della politica sembra che abbiano<br />

fatto una professione. Ma – e ad alti livelli<br />

– la Bonino è in politica da 36 anni,<br />

la Finocchiaro da 33, la Bindi da 20,<br />

Berlusconi da 18. Apparentemente le<br />

due scelte sarebbero in contraddizione.<br />

Di fatto, però, credo che confermino la<br />

ostinata presenza di alcune componenti<br />

costitutive del modo di sentire e di<br />

praticare la politica di tanti italiani. La<br />

prima componente, con la designazione<br />

della Bonino e di Davigo, è <strong>il</strong> sogno di<br />

poter delegare a governarli senza procurarsi<br />

pensieri (quindi potendosi dedicare<br />

ad appagare ogni possib<strong>il</strong>e desiderio)<br />

personalità angeliche, tutte virtù<br />

e niente difetti. La seconda componente,<br />

con le designazioni della Finocchiaro,<br />

della Bindi e di Berlusconi, è la faziosità<br />

fisiologica di tanti altri italiani.<br />

Per i quali le invettive contro “la Casta”<br />

dei politici valgono solo per gli avversari.<br />

A inchieste concluse seguiranno<br />

profondi commenti di grandi firme.<br />

E io sarò tentato di credere che vi sia<br />

molta verità nella osservazione di Jor-<br />

LONG JOHN CHINAGLIA E ANTONIO GHIRELLI<br />

Per non dover essere ipocrita<br />

scrivo solo dei defunti che stimo<br />

ge Luis Borges secondo <strong>il</strong> quale «la democrazia<br />

è l’abuso delle statistiche».<br />

Nicola Guiso<br />

O come disse un aristocratico eremita<br />

colombiano, «la democrazia è<br />

<strong>il</strong> culto dell’umanità su una piramide<br />

di crani».<br />

2<br />

La ripresa economica non passa attraverso<br />

l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori,<br />

ma tramite <strong>il</strong> superamento<br />

dell’inverno demografico. In una intervista<br />

a un settimanale, Francesco Daveri,<br />

docente di Politica economica a<br />

Parma, ha reso noti dati dermografici<br />

che dovrebbero allarmare <strong>il</strong> governo.<br />

Su 25 m<strong>il</strong>ioni di famiglie italiane appena<br />

<strong>il</strong> 5,1 per cento ha più di tre figli. In<br />

assenza di incentivi congrui alla famiglia<br />

con figli, caleranno sia i consumi<br />

che gli investimenti, e la ripresa economica<br />

resterà un sogno irrealizzab<strong>il</strong>e<br />

che pagheremo tutti a caro prezzo.<br />

Bruno Mardegan M<strong>il</strong>ano<br />

Ha perfettamente ragione ed è una<br />

giaculatoria che ripetiamo spesso.<br />

Ho letto anche questa: in Europa, su<br />

500 m<strong>il</strong>ioni di abitanti, solo 75 hanno<br />

meno di 25 anni. Mentre soltanto<br />

in Egitto, sotto i 25 anni sono in 60<br />

m<strong>il</strong>iioni su una popolazione di 80 m<strong>il</strong>ioni.<br />

Per questo dovrebbero dare a<br />

Benedetto XVI la prossima presidenza<br />

del Consiglio, italiana ed europea.<br />

E andare a pescare tutti i ministri<br />

all’incontro mondiale delle famiglie,<br />

M<strong>il</strong>ano, 30 maggio-3 giugno 2012.<br />

2<br />

Sono un vostro appassionato sostenitore.<br />

Ho letto l’articolo relativo al f<strong>il</strong>m<br />

Cristiada: conosco bene la vicenda e<br />

speravo proprio in un f<strong>il</strong>m che potes-<br />

di Fred Perri<br />

na della mia v<strong>il</strong>la. La scoperta della mia ricchezza è uno<br />

dei tanti miracoli del paese grottesco in cui vivo. L’altro<br />

è la rivalutazione del defunto. Quando uno muore o diventa<br />

santo subito, se è stato un bravo ragazzo, oppure<br />

un bravo ragazzo se è stato un po’ discolo.<br />

Giorgio “Long John” Chinaglia è stato un personaggio,<br />

in ogni aspetto della sua esistenza, era <strong>il</strong> leader di<br />

Foto: AP/LaPresse


se raccontarla. Visto <strong>il</strong> precedente di<br />

Katyn, immagino che in Italia non uscirà<br />

mai, pertanto chiedo gent<strong>il</strong>mente se<br />

avete informazioni da dare circa <strong>il</strong> reperimento<br />

della pellicola.<br />

Benedetto Venco via internet<br />

Ne ha accennato Rusconi nell’ultimo<br />

“Rossoporpora”, ne riparliamo su<br />

tempi.it, chiediamo al barbaro Simone<br />

Fortunato e alla sua gang di cinef<strong>il</strong>i<br />

parole e iniziative in proposito.<br />

2<br />

Direttore, non sarebbe bello che una<br />

volta tanto, magari proprio a Pasqua,<br />

nelle chiese si pregasse non soltanto<br />

per la buona riuscita della “Giornata<br />

delle comunicazioni sociali”, ma anche<br />

per una buona comunicazione cristiana,<br />

un po’ come fa <strong>Tempi</strong>, anche se con<br />

qualche farfallina di troppo?<br />

Maria Balestra via internet<br />

Non chiediamo altro: meno fiori più<br />

abbonati sostenitori.<br />

2<br />

Ho molto apprezzato l’anticipazione<br />

che avete dato della prima traduzione<br />

italiana del saggio di Finkielkraut<br />

su Péguy. Mi chiedo, vi chiedo, quanto<br />

dovremo aspettare per una traduzione<br />

dell’opera W<strong>il</strong>helm Roepke (1899-<br />

1966), grande economista cristiano che<br />

fu <strong>il</strong> vero artefice della ricostruzione<br />

della Germania nel Dopoguerra? Chissà,<br />

magari anche al nostro governo di Professori<br />

non farebbe male un po’ di economia<br />

sociale di mercato.<br />

Mauro Tosi via internet<br />

Da che l’economia planetaria s’è finanziarizzata<br />

in chiave oltremodo<br />

speculativa, si è costretti a dubitare<br />

della mano invisib<strong>il</strong>e e ordinatrice del<br />

VERSO LA VERA FELICITÀ<br />

Una Settimana Santa<br />

da vivere intensamente<br />

CARTOLINA<br />

DAL<br />

PARADISO<br />

mercato. Così si dice. Ma si dice anche<br />

che, mollato <strong>il</strong> liberismo in economia,<br />

<strong>il</strong> miglior Keynes si è visto in<br />

guerra. Col cavolo che l’interventismo<br />

statale funziona se alla fine non si arriva<br />

a una produzione m<strong>il</strong>itarizzata.<br />

Sperando di mantenerci in pace, per<br />

adesso quello che non ci piace è chi<br />

fomenta la guerra dei poveri contro<br />

i ricchi. Il problema non sono i ricchi.<br />

I problemi sono povertà e recessione.<br />

«Chi non lavora non fa l’amore»,<br />

diceva <strong>il</strong> Celentano del ’69. Ovvero,<br />

hai voglia a scatenare Stato e Guardia<br />

di finanza se non dai <strong>il</strong> pallino agli<br />

imprenditori, se non si torna a creare<br />

posti di lavoro e a produrre magari<br />

mollando un po’ di diritti e di regole.<br />

Quanto a Roepke: sono ignorante, ho<br />

chiesto lumi. È vero, mi ha detto l’autore<br />

della legge sullo “Statuto delle<br />

imprese”, onorevole Raffaello Vignali,<br />

ci vorrebbe un don Giussani dell’economia<br />

e la visione roepkiana funziona<br />

anche per la ricostruzione italiana. Mi<br />

sa che dovremo approfondire.<br />

redazione@tempi.it<br />

di Pippo Corigliano<br />

Imistici vivono in modo intenso le ore della settimana santa. Per molti di<br />

loro <strong>il</strong> Venerdì Santo è un giorno di passione. Un mio amico conosce<br />

un sacerdote che soffre terrib<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> Venerdì Santo e spesso chiede<br />

l’ora perché sa che le sofferenze terminano alle tre. Noi, che abbiamo<br />

una vita cristiana normale, non sperimentiamo questi fenomeni ma<br />

è giusto che viviamo queste giornate con un raccoglimento particolare.<br />

Mi emoziona la frase di Gesù: «Ho desiderato ardentemente mangiare<br />

questa Pasqua con voi» (Lc 22,15). Nella versione latina c’è una ripetizione<br />

suggestiva: «Desiderio desideravi», ho desiderato con desiderio.<br />

Che fuoco di sentimenti c’erano nel cuore di Gesù in quel momento!<br />

L’agnello di Dio stava per essere immolato e <strong>il</strong> suo desiderio era permanere<br />

con noi come alimento, in comunione con noi, col suo sangue e la<br />

sua carne. Il Giovedì Santo è una festa bellissima, con la consuetudine di<br />

andare in giro la sera a pregare davanti al Santissimo Sacramento esposto.<br />

In questi momenti avverto un desiderio di solitudine che non è solitudine:<br />

è stare da solo con Lui per capirlo, per ringraziarlo. Il cuore sente<br />

e capisce meglio dell’intelletto questo mistero.<br />

Il Sabato Santo è <strong>il</strong> momento del s<strong>il</strong>enzio. Vorrei stare solo, senza distrarmi,<br />

per partecipare a questo s<strong>il</strong>enzio misterioso in cui Gesù è morto<br />

ma è attivo. Un’attività che esplode nella risurrezione. La Pasqua è felicità.<br />

Anche qui <strong>il</strong> cuore supera l’intelletto perché è felice più di quanto<br />

sappia dire. È la vera felicità.<br />

L’ex bomber<br />

laziale Giorgio<br />

Chinaglia è<br />

morto per<br />

un infarto <strong>il</strong> 1°<br />

apr<strong>il</strong>e a Naples,<br />

Florida, all’età<br />

di 65 anni<br />

una Lazio storica e trasgressiva in campo e fuori. Ha<br />

avuto un percorso un po’ travagliato. È morto inseguito<br />

da un mandato di cattura. Ma tutto questo, negli articoli<br />

che lo riguardano, sta in fondo, in basso, scritto<br />

piccolo. Constato una sostanziale benevolenza. Accade<br />

sempre così nelle cerimonie degli addii. Per questo<br />

scrivo solo i necrologi di quelli che stimo, così da evitare<br />

inut<strong>il</strong>i ipocrisie.<br />

Detto questo, un caldo saluto ad Antonio Ghirelli,<br />

grande giornalista e uomo di antichi valori, che ho<br />

avuto la fortuna di conoscere e con cui ho dialogato,<br />

via telefono fisso e posta ordinaria. Anche per questo<br />

non lo dimenticherò fac<strong>il</strong>mente.<br />

| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 63


taz&bao<br />

64<br />

| 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | | Paul Gauguin, Il Cristo giallo, 1889, olio su tela, 92 x 73 cm, Albright-Knox Art Gallery, Buffalo


La responsab<strong>il</strong>ità<br />

che sento<br />

Lettera agli amici<br />

20 novembre 2011. Festa di Cristo Re<br />

«Fa’ splendere <strong>il</strong> tuo volto Signore e noi saremo<br />

salvi», questo salmo che Scola ha ripreso<br />

nella Messa di domenica scorsa in duomo<br />

mi ha provocato e mi sta accompagnando.<br />

Vi chiedo di pregare per la nostra conversione,<br />

per la conversione di ciascuno di noi cioè<br />

<strong>il</strong> cambiamento del cuore.<br />

Per la salvezza del mondo, per i cristiani,<br />

per i cristiani perseguitati.<br />

Perché Cristo sia vivo tra noi, così che possa<br />

sostenerci ed essere riconosciuto da chi ci è<br />

vicino, incontrato da chi ci accosta.<br />

Questo è <strong>il</strong> messaggio che ho ricevuto e<br />

la responsab<strong>il</strong>ità che sento per l’incontro fatto.<br />

Certa che potrò guarire e “serena”, penso<br />

che per combattere <strong>il</strong> mio male bisogna<br />

innanzitutto combattere <strong>il</strong> male del mondo,<br />

perciò non chiedo solo una preghiera per me<br />

ma che ognuno viva con responsab<strong>il</strong>ità<br />

<strong>il</strong> suo compito là dove è.<br />

Un abbraccio<br />

Annunciata<br />

Annunciata Viganò, 53 anni, insegnante, madre<br />

di quattro figlie e moglie di Marco Cirnigliaro,<br />

storico collaboratore e creatore del logo di <strong>Tempi</strong>,<br />

è venuta a mancare la mattina del 2 apr<strong>il</strong>e.


GLI ULTIMI<br />

SARANNO I PRIMI<br />

L’ARRIVO PRECOCE DELLA PRIMAVERA<br />

Derubati dell’attesa<br />

66<br />

| 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

di Marina Corradi<br />

Uno splendido marzo. io non me ne ricordo di così caldi, a M<strong>il</strong>ano; e luminosi, e<br />

con <strong>il</strong> cielo così terso. Accanto al Cimitero Monumentale i pioppi sembrano<br />

essere stati presi alla sprovvista: in pochi giorni hanno germogliato delle<br />

piccole foglie di un verde chiarissimo, acerbo – come donne che si vestono in<br />

fretta, per una festa arrivata prima del tempo.<br />

Gli alberi sotto casa invece sono ancora spogli, e impressiona <strong>il</strong> sole alto, sotto<br />

ai rami nudi. Mi trasmettono una confusa inquietudine – come di qualcosa,<br />

nell’orologio regolare delle stagioni, che non gira come ha sempre girato.<br />

Una splendente primavera, davvero. Precoce, trionfante sui toni spenti delle<br />

nostre strade e dei nostri cappotti. Eppure, ho addosso come <strong>il</strong> vago rimpianto di<br />

qualcosa che, quest’anno, è mancato.<br />

È mancata la vig<strong>il</strong>ia. Sono mancati quei giorni ancora freddi in cui però vedi<br />

che <strong>il</strong> sole pallido si fa più vigoroso; e, nell’aria tagliente, l’impercettib<strong>il</strong>e farsi<br />

avanti di un odore nuovo, di terra bagnata,<br />

di erba. Sono mancati i giorni<br />

in cui, nel gelo che morde, alzi gli occhi<br />

e sorprendi sui rami le gemme dure,<br />

gonfie della loro promessa. Quelli<br />

in cui, benché sia ancora ufficialmente<br />

inverno, sfrontatamente compri al<br />

mercato un geranio, rosa: e lo esponi<br />

sulla ringhiera del balcone, come una sfida.<br />

È mancata l’attesa. Quella terra di nessuno incerta come un’aurora, in cui già<br />

non è più buio, ma ancora non è giorno. L’attesa, che delle cose belle è la parte<br />

più bella: <strong>il</strong> pregustare ciò che si annuncia, ma non è, ancora; lo stare attenti, tesi,<br />

ai primi segni d’avvento del tempo nuovo – quelli che magari altri, distratti,<br />

non vedono, e invece tu riconosci e serbi in te come un tesoro. È mancato <strong>il</strong> tempo<br />

della vig<strong>il</strong>ia, quello che colma, quando si è bambini, le settimane che mancano<br />

a Natale; o quel s<strong>il</strong>enzio che riempie <strong>il</strong> sabato santo – prima che si sciolgano,<br />

la notte di Pasqua, le campane.<br />

Nelle vetrine, già i colori sgargianti dei costumi da bagno.<br />

Che meravigliosa primavera. E però ci cammini dentro<br />

incerta, col vago senso di essere stata, quest’anno,<br />

derubata della sott<strong>il</strong>e gioia della vig<strong>il</strong>ia; quasi più grande<br />

di quella del compimento, gravida com’è di desiderio.<br />

La vig<strong>il</strong>ia, che non è ancora possesso: non è ancora<br />

quella persona fra le braccia, o quel dono nelle<br />

mani. (Perché già nell’istante in cui ti stringi addosso<br />

ciò che volevi tanto, c’è un finire. Come nei Natali<br />

da bambina, al pomeriggio, davanti a tutti i regali<br />

che desideravi: quella punta di amaro addosso, come<br />

se poi niente fosse all’altezza del tuo desiderio).<br />

Quest’anno mi è mancato <strong>il</strong> sapore acerbo del primo segno.<br />

Il bucaneve che nei prati ancora duri di gelo spunta, piccolo e audace,<br />

la corolla candida in quello sfarsi di fango nero; e commuove, tanto<br />

è trasparente nella sua sagoma es<strong>il</strong>e <strong>il</strong> segno, tanto fedele la promessa.<br />

Sono mancati quei giorni ancora freddi<br />

in cui però vedi che <strong>il</strong> sole pallido si fa più<br />

vigoroso; sono mancati i giorni in cui, nel gelo<br />

che morde, alzi gli occhi e sorprendi sui rami<br />

le gemme dure, gonfie della loro promessa<br />

DIARIO

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