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poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1 ne/Vr<br />
settimanale diretto da luigi amicone<br />
anno 18 | numero 14 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 2,00<br />
I segni<br />
Viaggio nel sepolcro<br />
della<br />
degli Aureli, Roma,<br />
III secolo d.C.<br />
resurrezione
DEMOCRATICO INQUISITORE<br />
Il Monaco della chiesa di Repubblica<br />
che scomunica <strong>il</strong> cattolico Formigoni<br />
Correte alle pagine 38-40 e guardate con quanta cordialità ecumenica <strong>il</strong> presidente di<br />
Azione Cattolica si spiega e ci spiega <strong>il</strong> carisma della più importante delle organizzazioni<br />
ecclesiali laiche. Non dello stesso segno e, anzi, improntata a un digrignar<br />
di denti quasi inspiegab<strong>il</strong>e – se in essa non vi fosse chiaramente riconoscib<strong>il</strong>e l’armamentario<br />
tipico della peggior politica politicante – è l’intervista inquisitoria r<strong>il</strong>asciata<br />
a Repubblica (31 marzo) dal senatore Pd Franco Monaco. Intervista in cui l’ex presidente<br />
di Azione Cattolica della Lombardia si scaglia furibondo contro Roberto Formigoni, definendolo<br />
via via come <strong>il</strong> vertice di un potere “pervasivo”, “malato”, “sfrontato”, di “ottusa<br />
protervia”, “degenerazione di un certo cattolicesimo”, “ostentazione delle insegne religiose”,<br />
“machiavellismo”. E conclude, <strong>il</strong> Monaco, addirittura facendosi interprete del “vero”<br />
cardinal Martini, additando in partibus infidelium e dalla “Grazia perduta” <strong>il</strong> movimento<br />
a cui appartiene <strong>il</strong> governatore lombardo. Incredib<strong>il</strong>e. Un politico che si definisce cattolico<br />
e democratico, si trasforma per l’occasione in un giudice dell’Inquisizione. È davvero<br />
strab<strong>il</strong>iante come ci si possa dire “amici” e “seguaci” di un cardinale di Santa Romana<br />
Chiesa e, ben al di là di ogni elementare regola di buona creanza (anche solo politica, e<br />
non parliamo neanche di concordia evangelica), addentare con acre e astiosa virulenza<br />
la comunità di appartenenza e la stessa identità<br />
di un cattolico che fa politica in un partito<br />
diverso dal proprio. Il quale Formigoni, per<br />
altro, è un politico che, con tutti gli errori e i<br />
limiti evidenziab<strong>il</strong>i, ha dimostrato nei fatti come<br />
si può applicare, e bene, la dottrina sociale<br />
della Chiesa. Un caso pressoché unico in Italia.<br />
E che perciò stesso genera acrimonia e intolleranza<br />
nel fedele della chiesa di Repubblica.<br />
IMPROBABILE INQUISITORE<br />
Il magistrato anglo-vesuviano che<br />
vuole inchiodare <strong>il</strong> partito dei lumbard<br />
Tutto è possib<strong>il</strong>e, ma questa storia dell’umberto bossi che avrebbe sacrificato una vita e<br />
fatto <strong>il</strong> partito che ha fatto allo scopo di rubare e far ricca la propria famiglia, francamente<br />
sembra uscita da un racconto di fantascienza. D’accordo. È comprensib<strong>il</strong>e<br />
che ci sia già chi se la gode, dentro e fuori la Lega, del panorama di accuse (appropriazione<br />
indebita, truffa e riciclaggio) descritto dalle indagini delle procure di Napoli, Reggio<br />
Calabria e M<strong>il</strong>ano. Ma la presenza alle perquisizioni nella sede della Lega in via Bellerio<br />
del pm anglo-napoletano Henry John Woodcock non sembra un bel viatico per un’inchiesta<br />
esplosa in un contesto preelettorale e che vede la Lega nella condizione di unico partito<br />
di opposizione al governo. Non apprezziamo le attuali scelte politiche del Carroccio.<br />
Propagandistiche e improntate al mero calcolo elettoralistico. Né abbiamo mai condiviso<br />
la sua anima forcaiola. Oggi contro l’amnistia, ieri agitante <strong>il</strong> cappio in Parlamento. Però.<br />
Colpisce, come si dice, “la tempistica”. Soprattutto, colpisce che gli inquirenti siano venuti<br />
addirittura da Napoli per aprire in modo molto rumoroso un fascicolo che poteva benissimo<br />
essere sv<strong>il</strong>uppato con la stessa prudenza e discrezione usata a Napoli nel decennio<br />
di “rinascimento bassoliniano” (rivelatosi infine una voragine che ha ingoiato decine<br />
di m<strong>il</strong>iardi allo Stato, risolto niente e messo sotto accusa nessuno della Regione più fuori-<br />
La presenza alle perquisizioni<br />
nella sede della Lega del pm<br />
Henry John Woodcock non è<br />
un bel viatico per un’indagine<br />
esplosa in un contesto<br />
preelettorale in cui la Lega è<br />
l’unico partito di opposizione<br />
EDITORIALI<br />
È strab<strong>il</strong>iante come ci si possa dire<br />
“amici” e “seguaci” di un cardinale<br />
di Santa Romana Chiesa (Martini)<br />
e addentare con astiosa virulenza la<br />
comunità di appartenenza e la stessa<br />
identità di un cattolico che fa politica<br />
in un partito diverso dal proprio<br />
legge d’Italia). Colpisce che un pm vesuviano venga<br />
a M<strong>il</strong>ano per passare al setaccio un partito fortemente<br />
radicato al Nord e, soprattutto, decisivo<br />
per la tenuta del “modello Formigoni” in Lombardia.<br />
L’unica Regione italiana che nell’ultimo decennio<br />
ha tenuto i conti a posto e non ha depredato<br />
le casse dello Stato (leggi: contribuenti)<br />
per ripianare i debiti della sanità, della burocrazia<br />
e delle clientele partitocratiche.<br />
FOGLIETTO<br />
Basta commissari.<br />
L’attivismo del Colle<br />
indica che la via giusta<br />
è <strong>il</strong> presidenzialismo.<br />
Legittimato dal voto<br />
«Io sono<br />
popolare, voi partiti<br />
non siete niente». «Può darsi<br />
che voi italiani non siate<br />
abbastanza maturi per meritarmi».<br />
«Voialtri spagnoli non vi siete ancora<br />
allineati a Berlino come abbiamo fatto<br />
noi». «I cinesi apprezzano tanto le<br />
nostre riforme sulle relazioni sindacali».<br />
Si aggira per <strong>il</strong> nostro paese un<br />
signore che ogni tanto appare un po’<br />
straparlare. Per fortuna ha a disposizione<br />
una badante che gli rimbocca<br />
i discorsi, lo aggiusta quando esonda<br />
troppo, lo sorregge nei momenti<br />
diffic<strong>il</strong>i. È singolare che <strong>il</strong> signore che<br />
appare spesso stralunato abbia meno<br />
di settant’anni, mentre la badante che<br />
scende dal Colle per contenerlo abbia<br />
circa 85 anni. Però l’importante è che<br />
al momento l’emergenza sia in qualche<br />
modo affrontata. Anche se i fatti<br />
stessi di queste settimane (gli spread<br />
che salgono e scendono a piacere, le<br />
recessioni in corso, le insensate spremute<br />
fiscali richieste dalla Germania)<br />
mostrano come la crisi resti irrisolta.<br />
Passate le necessità di una tregua che<br />
<strong>il</strong> surriscaldato sistema politico italiano<br />
richiedeva, nelle persone di maggior<br />
buon senso appare evidente come una<br />
grande nazione come la nostra non<br />
possa essere commissariata troppo<br />
a lungo, pena una decadenza ineluttab<strong>il</strong>e.<br />
Forse proprio <strong>il</strong> ruolo assunto<br />
provvidenzialmente ma con un’evidente<br />
forzatura istituzionale da<br />
Giorgio Napolitano indica<br />
l’unica via che ci<br />
è rimasta per ridarci<br />
uno Stato all’altezza<br />
del momento: quella<br />
presidenzialista. Ma<br />
legittimata dal popolo,<br />
non da manovre ed eventi<br />
incontrollab<strong>il</strong>i.<br />
Lodovico Festa<br />
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poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1 ne/Vr<br />
Pagani o cristiani, cattolici<br />
o atei, abbiamo tutti lo stesso<br />
problema. La resurrezione<br />
20<br />
INTERNI QUELLI CHE SPIAVANO LO STATO<br />
Qui sotto, l’ex pm Luigi De Magistris (a destra), oggi esponente dell’Idv e sindaco<br />
di Napoli, e <strong>il</strong> suo consulente ai tempi della procura di Catanzaro, Gioacchino Genchi<br />
Per Genchi anche Di Pietro era in contatto lo stesso trattamento degli<br />
telefonico con la prodiana Delta, uno snodo altri, dal momento che nelle<br />
indagini di De Magistris e<br />
centrale nel presunto giro di fondi ipotizzato<br />
Genchi un semplice contat-<br />
in “Why not”. Eppure nessuno ebbe da ridire to telefonico spesso era interpretato<br />
come un riscontro<br />
nome e indirizzo. Il problema, chiamiamo- di ipotesi investigative, magari generate a<br />
lo così, sorge quando l’azione inquirente loro volta da normalissime relazioni? Un<br />
decide di priv<strong>il</strong>egiare <strong>il</strong> cosiddetto “conte- esempio è custodito agli atti del processo<br />
sto” rispetto al fatto. Quando cioè agli occhi di Roma in cui, dal prossimo 17 apr<strong>il</strong>e, l’ex<br />
del magistrato quel «sistema di rapporti tra- tandem investigativo di Catanzaro dovrà<br />
sversale» diventa di per sé un obiettivo da difendersi dall’accusa di abuso d’ufficio per<br />
demolire a suon di articoli di codice pena- <strong>il</strong> presunto spionaggio <strong>il</strong>legale ai danni di<br />
le, costi quel che costi. Il minimo che può otto membri del Parlamento.<br />
succedere è un macello come quello creato<br />
proprio dalle indagini dell’ex sostitu- Le “risultanze” ignorate<br />
to procuratore di Catanzaro, una specie di L’8 dicembre del 2008 Gioacchino Genchi<br />
foiba nella quale far precipitare qualsiasi mandò una lunga nota al sostituto procu-<br />
cosa. Anche <strong>il</strong> più paziente dei topi di proratore di Salerno Gabriella Nuzzi, quella<br />
cura si perderebbe tra i m<strong>il</strong>ioni di scartoffie dei famosi, reiterati e anche notturni con-<br />
che le inchieste “Why not”, “Poseidone” e tatti telefonici con De Magistris. La stessa<br />
“Toghe lucane” hanno consegnato alla sto- Gabriella Nuzzi che fu poi sanzionata dal<br />
ria. Un guazzabuglio che ha fatto danni in Csm assieme ad altri (con <strong>il</strong> trasferimen-<br />
ogni direzione e senza beneficio per nessuto di sede e di funzioni) per via del celeberno,<br />
tanto meno per la credib<strong>il</strong>ità della giurimo scontro tra le procure di Salerno e<br />
stizia. Lo stesso superconsulente tecnico di Catanzaro, scaturito proprio dalle denun-<br />
De Magistris, Gioacchino Genchi, ha pagace di De Magistris in merito alle presunte<br />
to un prezzo salatissimo per essersi inf<strong>il</strong>ato trame ordite dai colleghi per fargli avocare<br />
QUARTA PUNTATA<br />
nel tunnel: è stato cacciato dalla polizia, ha le sue mirabolanti indagini. Quando Gen-<br />
dovuto lasciare un lavoro che rendeva bene chi scrisse alla toga campana, le avocazio-<br />
Quarto di una serie di articoli<br />
di Peppe Rinaldi<br />
IL PROCESSO A ROMA<br />
e oggi deve guadagnarsi la pagnotta facenni c’erano già state, ma <strong>il</strong> consulente del-<br />
Sull’indagine che fece cadere Prodi do l’avvocato a Palermo (e chissà se la penla procura di Catanzaro era ancora legitti-<br />
Anche lui<br />
uigi De Magistris aveva ragione quando<br />
Il 17 apr<strong>il</strong>e inizierà a Roma <strong>il</strong> processo sa ancora come qualche anno fa). Chi invemato a entrare nel merito di certa materia,<br />
ripeteva che «in Calabria c’è un siste-<br />
contro l’ex pm di Catanzaro Luigi De ce ha capitalizzato alla grande, si sa, è l’al- perché uno dei procedimenti penali sorti a<br />
L ma di rapporti trasversale che coin-<br />
Magistris e <strong>il</strong> suo consulente Gioacchino tro protagonista di questo romanzo, <strong>il</strong> qua- latere di “Poseidone” sopravviveva e nessu-<br />
Genchi. I due sono accusati di aver ut<strong>il</strong>izvolge<br />
settori diversi della pubblica ammizato<br />
<strong>il</strong>lecitamente, nell’ambito dell’indale,<br />
tra le denunce di fantasmagorici comno degli organi sovraordinati all’ufficio del<br />
nel mirino?<br />
nistrazione, della politica, della magistragine<br />
“Why not” (2006-2007), i tabulati plotti a suo danno e gli applausi dei gior- pm era intervenuto. Si trattava del fascicotura».<br />
Tutto vero. E vale per qualsiasi uffi-<br />
telefonici di otto parlamentari, tra i quali nalisti “anti-casta” che ancora tifano per lo 1330/04, trasmesso per competenza funcio<br />
giudiziario italiano. Dov’è, infatti, che<br />
l’allora premier Prodi e <strong>il</strong> guardasig<strong>il</strong>li lui, vive le luci della ribalta grazie a una zionale a Salerno e riguardante certe “stra-<br />
Mastella. Proprio con <strong>il</strong> coinvolgimento di<br />
<strong>il</strong> capo di una procura (o un suo sostituto)<br />
quest’ultimo iniziò la fibr<strong>il</strong>lazione politica<br />
carriera politica finora strab<strong>il</strong>iante: prima ne” fughe di notizie.<br />
non conosce o frequenta l’avvocato di grido<br />
che condusse alla caduta del governo. uno scranno al Parlamento europeo, poi La lettera contiene un passaggio deci-<br />
che, a sua volta, conosce o frequenta <strong>il</strong> poli-<br />
la poltrona di sindaco di Napoli. Da una sivo. Scrive Genchi alla Nuzzi: «Antonio<br />
L’INCHIESTA DI TEMPI<br />
tico del momento <strong>il</strong> quale, a cascata, cono-<br />
casta all’altra in nome della guerra a tutte Saladino (l’imprenditore calabrese attorno<br />
Gli episodi precedenti<br />
Dagli atti del processo contro De Magistris e<br />
sce o frequenta <strong>il</strong> direttore di questo o quel<br />
le caste. Succede solo in Italia.<br />
all’agenda del quale è stato montato tutto<br />
Nelle precedenti puntate dell’inchiesta<br />
giornale, diventa amico del giornalista tal<br />
La domanda allora è: come la mettiamo <strong>il</strong> can can che conosciamo, ndr) ha dichia-<br />
Genchi spuntano strane confidenze sul cellulare<br />
abbiamo raccontato come le “negligenze”<br />
dei tali imparentato col pm, l’imprendi-<br />
di Genchi e De Magistris abbiano messo quando dalla baraonda di nomi, numeri di rato alla stampa di non aver mai conosciu-<br />
di Antonio Di Pietro. Pure <strong>il</strong> leader dell’Idv era<br />
tore, <strong>il</strong> carabiniere, <strong>il</strong> prete, <strong>il</strong> boss e così<br />
nei guai anche ignari colleghi. E come telefono, indirizzi e-ma<strong>il</strong> e sms, spuntano to né incontrato l’avvocato Nicola Mancino<br />
nelle mirabolanti indagini sui fondi pubbli-<br />
via? Se c’è un solo distretto in tutta Italia<br />
soggetti che si scoprirà poi essere – come (all’epoca vicepresidente del Csm, ndr) nello<br />
controllato? E perché i suoi rapporti con le società<br />
ci calabresi la coppia di Catanzaro avesse<br />
dove le relazioni umane non si qualifichi-<br />
tirato in ballo diversi membri dei servizi dire? – amici degli inquirenti stessi? E per- stesso contesto in cui ha dichiarato di cono-<br />
coinvolte nelle indagini non finirono nel tritacarne? no anche in questo modo, lo si indichi con<br />
segreti apparentemente estranei ai fatti. ché a queste persone non è stato riservato scere invece l’onorevole Antonio Di Pietro.<br />
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32<br />
CHE VECCHIO IL POPOLO DISCRIMINATO<br />
CONTINENTE<br />
Ungheresi<br />
proprio<br />
non si può<br />
Una costituzione fortemente identitaria. Il rigetto<br />
di un modello comunitario fallito. La voglia di<br />
liberarsi dalle nomenklature sopravvissute alla<br />
fine del comunismo. Ecco perché la svolta di<br />
Budapest non piace a Bruxelles. E costerà cara<br />
conti non tornano, o forse tornano <strong>il</strong> governo ungherese votò un b<strong>il</strong>ancio con<br />
troppo bene. Il 13 marzo l’Ecofin ha un deficit pari al 9 per cento del P<strong>il</strong>, e Bru-<br />
I sospeso l’erogazione di 495 m<strong>il</strong>ioni di xelles non disse parola: la spesa pubblica<br />
euro di fondi di coesione all’Ungheria obiet- incontrollata permise alla coalizione lib-lab<br />
tando che le misure di riduzione del defi- di vincere le seconde elezioni di seguito nel<br />
cit di b<strong>il</strong>ancio finora adottate sono una tan- 2006. E di fare altri danni.<br />
tum, e che senza misure strutturali l’anno<br />
prossimo <strong>il</strong> deficit supererà <strong>il</strong> 3 per cento Una serie di minacce mai viste<br />
del P<strong>il</strong>. È la prima volta, a quel che si ricor- Perché l’Unione Europea tratta l’Ungheda,<br />
che fondi strutturali europei vengono ria in modo diverso dalla Spagna? E per-<br />
bloccati per un motivo del genere. La barché tratta <strong>il</strong> governo presieduto da Viktor<br />
riera del 3 per cento del Patto di stab<strong>il</strong>ità Orbán diversamente da come trattò quelli<br />
europeo è stata oltrepassata decine di vol- presieduti dal socialista Ferenc Gyurcsány?<br />
te da molti paesi – compresi i colossi Ger- La risposta che tutti suggeriscono è una<br />
mania e Francia – senza conseguenze pecu- sola: all’Europa non piace la nuova costituniarie;<br />
stavolta viene sanzionato un paese zione ungherese, approvata dalla maggio-<br />
che non l’ha violata ma che, secondo i miniranza di governo formata dal partito liberalstri<br />
delle Finanze dei 27, la violerà. Mentre conservatore di Orbán (Fidesz) e da un parti-<br />
la Spagna, che si era impegnata a registrato democristiano. Contro quella costituziore<br />
un deficit del 4,4 per cento alla fine del ne sono state aperte tre procedure di infra-<br />
2012 ma poi per bocca del primo ministro zione, ridotte a due dopo che gli unghere-<br />
Mariano Rajoy ha fatto presente che non ce si hanno accettato di modificare la norma-<br />
l’avrebbe fatta, è stata autorizzata ad arritiva relativa alla Banca centrale, che avrebvare<br />
fino al 5,3 per cento. L’Ungheria ha un be visto un maggior controllo dell’esecuti-<br />
debito pubblico pari all’82 per cento del P<strong>il</strong> vo sull’istituzione monetaria. Rimangono<br />
che si è accumulato negli otto anni di ese- aperte le partite relative al sistema giudiziacutivi<br />
socialisti-liberali che hanno governario (procedure di nomina dei giudici e loro<br />
to <strong>il</strong> paese fra <strong>il</strong> 2002 e <strong>il</strong> 2010: ai tempi del pensionamento obbligatorio a 62 anni) e<br />
primo governo Orbán (1998-2002) <strong>il</strong> debito all’authority per la protezione dei dati per-<br />
era di poco superiore al 50 per cento, a sua sonali: in entrambi i casi l’Unione Europea<br />
volta eredità del “comunismo al gulash” obietta che l’indipendenza e l’autonomia<br />
di János Kádár; sempre negli otto anni di dei pubblici ufficiali in questione non sono<br />
governi lib-lab s’è accumulato l’equivalente garantite. Le normative sui media sono state<br />
di 8,5 m<strong>il</strong>iardi di euro di debiti privati per modificate in buona parte alla fine del 2011<br />
mutui sulla casa nominati in franchi sviz- sull’onda delle critiche della Commissione<br />
zeri: quasi <strong>il</strong> 10 per cento dell’attuale P<strong>il</strong>. La di Venezia, e formalmente Bruxelles non<br />
prima procedura d’infrazione contro l’Un- ha aperto contenziosi. Però <strong>il</strong> commissario<br />
gheria per sfondamento del deficit fu avvia- europeo per l’Agenda digitale Neelie Kroes<br />
ta nel lontano 2004, ma senza mai arriva- (liberale olandese) ha minacciato <strong>il</strong> gover-<br />
re a misure punitive. Addirittura poco dopo no ungherese di chiedere alla Commissione<br />
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38<br />
CULTURA LA FEDE ATTIVA<br />
Quello che<br />
ci aiuta a<br />
camminare<br />
Dalla sfida educativa per r<strong>il</strong>anciare <strong>il</strong> paese alla<br />
collaborazione tra i movimenti. Franco Miano,<br />
presidente dell’Azione Cattolica, spiega perché<br />
«testimoniando <strong>il</strong> Vangelo è possib<strong>il</strong>e prendere<br />
posizioni precise nella vita. Anche in politica»<br />
È<br />
SOMMARIO<br />
settimanale diretto da luigi amicone<br />
Foto: AGF, AP/LaPresse<br />
Foto: AP/LaPresse<br />
Dopo un anno di attacchi europei al governo e<br />
di crisi economica, <strong>il</strong> partito di Orbán ha perso<br />
consensi. Ma a vantaggio non tanto della sinistra<br />
quanto di Jobbik, la destra ultranazionalista<br />
europea di applicare contro di esso i rigo- quella italiana e dalla sensib<strong>il</strong>ità giuridiri<br />
dell’articolo 7 (sospensione del diritto di ca dominante nei paesi del nucleo storico<br />
voto nelle istituzioni europee per «chiaro dell’Unione Europea per la sua impronta<br />
rischio di seria violazione dei valori di base» identitaria, laddove l’integrazione al diritto<br />
dell’Unione) se non si atterrà alle direttive che viene formandosi a livello comunitario<br />
del Consiglio d’Europa sulle sue nuove leg- è considerata, almeno nell’Europa occidengi<br />
per i media. Il quale Consiglio d’Europa, tale, più importante dell’identità.<br />
sia detto per inciso, non è nemmeno un’istituzione<br />
dell’Unione.<br />
L’incomprensione tra Est e Ovest<br />
A quelli di Bruxelles la nuova costitu- A ciò si aggiunge un equivoco intorno<br />
zione ungherese non piace perché enfatiz- all’“indipendenza” delle attuali istituzioni<br />
za Dio, santo Stefano, <strong>il</strong> matrimonio esclu- di garanzia ungheresi. Come ha spiegato lo<br />
sivamente fra uomo e donna e i diritti del storico Stefano Bottoni nella stessa occasio-<br />
concepito, e permette all’esecutivo – dicono ne, per la sua particolare storia l’Ungheria<br />
– di interferire con l’indipendenza e l’auto- è <strong>il</strong> paese dove la nomenklatura dell’epoca<br />
nomia di una serie di istituzioni. Ma anche comunista si è meglio mantenuta in posi-<br />
per un motivo più fondamentale. Come ha zioni di comando: ha rinunciato al mono-<br />
spiegato Lorenza Violini, docente di Diritto polio del potere politico per concentrarsi su<br />
costituzionale, a un convegno promosso dal quello economico-finanziario e senza lascia-<br />
Centro San Domenico di Bologna e dall’Asre intaccare le sue posizioni nel sistema giusociazione<br />
culturale italo-ungherese, la nuodiziario. All’alba del 2010 la maggioranza<br />
va costituzione magiara è molto diversa da assoluta dell’elettorato ha sposato la proposta<br />
di riforma radicale del sistema che arrivava<br />
da Viktor Orbán perché la democrazia<br />
post-comunista e l’integrazione nell’Unione<br />
Europea avevano deluso le attese. E benché<br />
la democrazia come tale non sia davvero<br />
in pericolo, va riconosciuto che la nuova<br />
costituzione ha indubbiamente l’obiettivo<br />
di porre le basi di una nuova egemonia di<br />
tipo gramsciano: si vogliono liberare le istituzioni<br />
di garanzia dagli uomini che perpetuano<br />
<strong>il</strong> vecchio regime non per consegnarle<br />
ad un’astratta indipendenza, ma perché<br />
uomini nuovi veicolino nelle istituzioni la<br />
cultura identitaria di un popolo che sta cercando<br />
una nuova via politica.<br />
È questo che l’Europa occidentale non<br />
capisce: l’esperienza storica di molti pae-<br />
A lato, la celebrazione, <strong>il</strong> 15 marzo scorso si dell’Europa dell’Est oggi coincide con la<br />
a Budapest, del 164esimo anniversario coscienza di un triplice fallimento, e cioè<br />
della rivoluzione del 1848 contro gli Asburgo. fallimento del comunismo, del capitalismo<br />
Sopra, <strong>il</strong> presidente Pal Schmitt firma la<br />
post-comunista e del modello dell’integra-<br />
costituzione ungherese (25 apr<strong>il</strong>e 2011).<br />
Qui sotto, proteste contro la nuova carta. zione europea. Si tratta perciò di mettersi<br />
In basso a sinistra, <strong>il</strong> premier Viktor Orbán alla caccia di nuovi modelli, adatti alle specificità<br />
nazionali, facendo perno sull’unica<br />
certezza che è l’identità. Dopo un anno di<br />
attacchi europei al governo Orbán e di difficoltà<br />
economico-finanziarie crescenti, è<br />
vero che Fidesz ha perso una parte significativa<br />
del consenso popolare. Ma tale quota<br />
è passata non tanto all’opposizione di<br />
sinistra quanto a Jobbik, <strong>il</strong> partito di estrema<br />
destra ultranazionalista che ormai ha<br />
la preferenza di un ungherese su quattro.<br />
Il rigetto del modello europeo accomuna<br />
quasi i due terzi dell’elettorato ungherese.<br />
A Bruxelles dovrebbero rifletterci su.<br />
Rodolfo Casadei<br />
la madre di tutte le iniziative di mpe- alto di un vero femminismo cattolico. Del-<br />
ci ha mostrato l’importanza del dialogo, <strong>il</strong> piano strettamente partitico, si alimengno<br />
laicale, su per giù ha gli stessi la Barelli quest’anno si festeggia un doppio<br />
con tutti, sopratutto con i fratelli in Cristo. ta da questa tensione vivificante. L’Azione<br />
anni dell’Italia unita, è presente in anniversario: 130 anni dalla nascita e 60<br />
Paola Bignardi, per sei anni presidente Cattolica è per <strong>il</strong> Vangelo e per la sua testi-<br />
tutte o quasi le parrocchie italiane. Pio IX dalla morte. «È indiscutib<strong>il</strong>e – sottolinea<br />
dell’Ac, parlando della difficoltà di colmonianza nell’oggi. Centrare la vita asso-<br />
e poi Pio X la vollero come baluardo contro Miano – che con Armida Barelli la donna<br />
laborazione tra movimenti, ha detto che ciativa su questo primato non significa<br />
<strong>il</strong> modernismo, e con la modernità l’Azio- diventa protagonista del movimento cat-<br />
le «tensioni possono risultare persino estraniarsi dalla storia, ma anzi, assumerne<br />
Cattolica ha dovuto fare i conti, qualtolico. Con la sua vita ha testimoniato che A lato, Armida<br />
feconde» e che «un gesto di cordialità la per trasformarla. Significa non rimaneche<br />
volta facendosi un po’ male. <strong>Tempi</strong> l’essere laici cattolici non consente d<strong>il</strong>a- Barelli (1882-1952)<br />
può essere fac<strong>il</strong>e ma ad esso deve sere neutrali rispetto alle sfide che si aprono,<br />
ha incontrato <strong>il</strong> suo presidente nazionale, zioni innanzi alle attese del proprio tem- ha fondato insieme<br />
guire una disciplina del confronto che è ma assumere prese di posizione ben preci-<br />
Franco Miano, giustamente fiero della glopo. Essa appartiene alla lunga scia di san- a padre Gemelli<br />
impegnativa». Sorge una domanda sulla se rispetto al modo di intendere le comuni-<br />
l’università Cattolica.<br />
riosa Azione Cattolica italiana. «Posso dire ti e beati dell’Azione Cattolica, un elenco<br />
“scelta religiosa” dell’Azione Cattolica, tà, di vivere la fraternità; significa compie-<br />
A destra,<br />
con certezza – afferma <strong>il</strong> presidente Mia- per noi preziosissimo di donne e uomini Franco Miano,<br />
forse l’unico punto foriero di qualche difre scelte di vita che si oppongono all’indino<br />
– che non c’è angolo del nostro paese, forti, liberi, spiritualmente formati anche presidente nazionale<br />
fidenza da parte di altre realtà ecclesiali. vidualismo. È la stessa tensione che ha ali-<br />
comunità della Chiesa italiana, che non da un’ascesi profonda, come lo furono in di Azione Cattolica<br />
È sembrata una formula che lasciasse mentato la storia di santità di tantissime<br />
veda l’Azione Cattolica in qualche modo altre stagioni Giuseppe Toniolo, Pier Gior-<br />
mano libera a politici cresciu- persone dell’Azione Cattolica. Vorrei ricor-<br />
protagonista del tempo e dei luoghi in cui gio Frassati, Alberto Marvelli, Salvo D’Aqui- Sinceramente non parlerei di colla-<br />
La Barelli appartiene alla lunga scia di santi ti nell’Ac di agire non sempre dare quanti, uomini e donne, si sono for-<br />
la Chiesa è chiamata a servire Cristo e gli sto, i coniugi Beretta Molla, Rosario Livaborazione che procede a r<strong>il</strong>ento. È certo<br />
in linea con <strong>il</strong> magistero, vedi mati in associazione e ora prestano <strong>il</strong> loro<br />
e beati dell’Ac, un elenco prezioso di donne e<br />
uomini. Le centinaia di migliaia di adultino e tanti ancora: saldi e radicati in Cri- che si può fare meglio e di più, ma credo<br />
posizioni sui Dico, sui Pacs, servizio in politica nei diversi ruoli, semti,<br />
giovani e ragazzi dell’Ac, da Nord a Sud, sto. Farli conoscere è da sempre parte inte- che soprattutto in questi ultimi anni tan-<br />
uomini forti, liberi come lo furono Pier Giorgio sulla legge 40. Ci spiega? pre tenendo ben presente <strong>il</strong> bene comune<br />
nelle grandi città così come nei piccoli grante del nostro impegno educativo. Sono te incomprensioni del passato siano venu-<br />
Frassati, i coniugi Beretta Molla e altri ancora» Vorrei una volta per tut- e non gli interessi di una parte; con uno<br />
paesi, in piena collaborazione con i propri i nostri compagni di viaggio, credenti che te meno e tanta strada sia stata fatta dalle<br />
te fare chiarezza su cosa sia sguardo attento soprattutto agli ultimi, a<br />
pastori, quotidianamente vivono con pas- parlano alle generazioni future con la pre- diverse aggregazioni laicali nella direzioformativo<br />
“unico”, elaborato insieme e uti- la scelta religiosa dell’Ac. Essa si basa sulla coloro che vivono la difficoltà di una crisi<br />
sione <strong>il</strong> loro essere Azione Cattolica». ghiera e lo studio, l’azione e <strong>il</strong> sacrificio». ne di una partecipazione comune, viva e<br />
lizzato da tante altre aggregazioni; al cam- fondamentale intuizione del primato del che proprio un certo tipo di politica poco<br />
Magari, aggiungiamo, guardando Presidente, come giudica <strong>il</strong> fatto che la intensa alla vita della Chiesa e del paese.<br />
mino di preparazione alla Settimana socia- Vangelo, che permea l’interezza della vita. attenta al bene comune ha alimentato.<br />
anche alla miniera di santi e beati che “nuova stagione” di collaborazione tra Penso a numerose reti e tavoli di confronle<br />
attraverso una serie di incontri regiona- In questo senso alto, l’Azione Cattolica cer- Nell’ottica di un autentico riavvicina-<br />
l’Azione Cattolica può vantare. Quello che movimenti così auspicata dalla Chiesa, al to, progettazione e azione ecclesiale: Cnal,<br />
li promossi dall’Ac insieme con le diverse ca di accompagnare la vita delle persone mento tra formazioni laicali sarebbe im-<br />
si apre è l’anno di Armida Barelli (1882- di là di lodevoli episodi, sembra procede- Retinopera, Scienza e Vita, Forum asso-<br />
realtà laicali del territorio; al 16 maggio guardando all’essenziale. Solamente a parportante <strong>il</strong>luminare quanto risulta opaco<br />
1952), fondatrice insieme a padre Gemelre a r<strong>il</strong>ento? Cosa si può fare di nuovo e di ciazioni fam<strong>il</strong>iari, solo per citarne alcu-<br />
2010, tutti insieme in preghiera con Benetire dalla scelta religiosa si rende una testi- della vostra “scelta religiosa”. Lo storico<br />
li dell’università Cattolica del Sacro Cuo- veramente efficace perché una fraternini. Penso, ad esempio, al riuscito tentativo<br />
detto XVI. La mia generazione è cresciuta monianza capace di coniugare fede e vita. Marco Invernizzi, ad esempio, riporta un<br />
re e unanimemente definita l’esempio più tà piena sia desiderab<strong>il</strong>e da tutti? dell’Azione Cattolica di costruire un testo<br />
nello spirito del Conc<strong>il</strong>io Vaticano II che L’impegno civ<strong>il</strong>e, senza confondersi con passo scottante di Luigi Gedda, pre-<br />
38 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 39<br />
42<br />
SPORT CAMPIONESSA DI TUTTO<br />
Lo squalo<br />
d’acqua<br />
dolce<br />
Ama i leoni e i f<strong>il</strong>m dell’orrore. Ha imparato a<br />
destreggiarsi tra telecamere e paparazzi. E in<br />
vasca sbriciola ogni rivale. Entrata in piscina la<br />
prima volta a otto mesi, la Diva Pellegrini non<br />
ha paura di nulla. Quello che vuole se lo prende<br />
anno 18 | numero 14 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 2,00<br />
I segni<br />
Viaggio nel sepolcro<br />
degli Aureli, Roma,<br />
III secolo d.C. della<br />
resurrezione<br />
Foto: AGF<br />
CHI È FRANCO MIANO<br />
PRESIDENTE NAZIONALE<br />
Impegnato sin da bambino<br />
Franco Miano è nato <strong>il</strong> 10<br />
dicembre 1960, è sposato<br />
e ha due figli. Impegnato<br />
sin da bambino nella propria<br />
associazione parrocchiale<br />
di Azione Cattolica<br />
è stato vicepresidente<br />
diocesano per <strong>il</strong> settore<br />
giovani, incaricato regionale,<br />
consigliere nazionale e,<br />
dal 1986 all’89, vicepresidente<br />
nazionale del settore<br />
giovani. È stato vicepresidente<br />
nazionale per <strong>il</strong><br />
settore adulti dal 2005 al<br />
2008 e poi nominato dal<br />
consiglio permanente della<br />
Cei presidente nazionale<br />
dell’Azione Cattolica italiana<br />
<strong>il</strong> 27 maggio 2008,<br />
incarico confermato per<br />
un ulteriore triennio <strong>il</strong> 25<br />
maggio 2011.<br />
GLI STUDI<br />
Professore di f<strong>il</strong>osofia<br />
Laureato in F<strong>il</strong>osofia<br />
all’università di Napoli.<br />
Dopo aver vinto una borsa<br />
di studio post-dottorato,<br />
nel 2006 è diventato<br />
professore ordinario di<br />
f<strong>il</strong>osofia morale all’università<br />
di Roma Tor Vergata.<br />
Ha insegnato antropologia<br />
f<strong>il</strong>osofica e, oggi, bioetica e<br />
f<strong>il</strong>osofia della religione.<br />
In alto, Federica Pellegrini con l’attuale<br />
fidanzato F<strong>il</strong>ippo Magnini, <strong>il</strong> due volte<br />
campione del mondo nei 100 metri st<strong>il</strong>e libero<br />
riferimento di debuttante, Franziska van<br />
Almsick, bella come lei, carismatica come<br />
lei, squalo d’acqua dolce come lei. La campionessa<br />
tedesca genio e sregolatezza che<br />
Federica ha sempre amato e anche imitato<br />
(non programmaticamente, ma nella<br />
realtà), non solo diventando una campionessa<br />
ammirata nei cinque continenti,<br />
isole comprese, ma anche per la capacità<br />
di oltrepassare i confini delle piscine,<br />
diventando la passione dei fotografi, non<br />
solo quelli a bordo vasca ma anche i paparazzi<br />
di via Veneto dove Federica ha festeggiato,<br />
arrivando su un paio di scarpe della<br />
sua collezione con un tacco vertiginoso, la<br />
festa per i suoi 23 anni, <strong>il</strong> 5 agosto del 2011.<br />
Meglio di Franziska van Almsick<br />
Franziska, ora madre di famiglia, è stata<br />
una campionessa precoce, rivelata<br />
dall’Olimpiade di Barcellona del 1992, la<br />
prima della Germania sotto una sola bandiera,<br />
ma di là in poi, oltre a vincere<br />
molto (ma mai una medaglia individuale<br />
all’Olimpiade, incredib<strong>il</strong>e) è diventata<br />
protagonista della cronaca rosa. La B<strong>il</strong>d,<br />
<strong>il</strong> giornale popolare tedesco, ci ha campato<br />
per anni. Però Federica pur avendo qualcosa<br />
di lei non l’ha mai raggiunta sul cammino<br />
della sregolatezza, <strong>il</strong> massimo della<br />
trasgressione che ha toccato è stato quando<br />
ha dichiarato che non avrebbe portato<br />
<strong>il</strong> tricolore alla cerimonia inaugurale<br />
dell’Olimpiade, perché con le gare ravvito<br />
quando si vince e lei vince, oh se vince) (2009, 2011), più un altro argento olimpi-<br />
suo carattere tagliasse l’aria (e l’aura che benissimo». Aveva già, allora, uno dei setcinate stare in piedi per ore e ore non le<br />
di Fred Perri<br />
e <strong>il</strong> gossip, l’antica arte italica del pettegoco nel 2004. Ecco, è nel 2004, che Federica,<br />
già la circondava) come un coltello <strong>il</strong> salate tatuaggi che ora le disegnano <strong>il</strong> corpo, avrebbe giovato. Apriti cielo. Siamo un pae-<br />
ultima diva è bella, bionda, forte e lezzo. Successo nello sport, e in uno sport, non ancora sedicenne divenne un’icona<br />
me (Felino, di Sant’Olcese, Mantovano, fate ognuno legato a storie e sentimenti diverse dal patriottismo scadente, ma dal mora-<br />
dice sì solo a chi pare a lei. Anzi, <strong>il</strong> nuoto, che non è <strong>il</strong> calcio, troppo banale, del divino femminino italiano. In quell’an-<br />
voi), si faceva fatica a scrivere “lei”. si della sua vita, tutti però significativi di lismo feroce ed è stata investita da salve di<br />
L’ sono gli altri a dirglielo, perché e poi l’eterno triangolo che eccita <strong>il</strong> popono si rivelò ai campionati primaver<strong>il</strong>i di<br />
Federica era una ragazzina che col- un cammino. Come l’araba fenice, stampa- fuc<strong>il</strong>eria di banalità. Certo, poteva essere<br />
Federica Pellegrini, quando vuole quallo unito: lui, lei, l’altro. Federica è la cam- Livorno. «Ehi c’è una biondina che va forlezionava<br />
leoni di ogni genere e forma e ta dal suo sponsor anche sul costume che più accorta, più scafata, più ruffiana, ma<br />
cosa, in acqua e fuori, se lo prende. Fedepionessa olimpica del 200 st<strong>il</strong>e libero, spete». Tutti cominciammo a interessarci a lei.<br />
amava i f<strong>il</strong>m dell’orrore, quelli tosti. Hal- indossa, a rappresentare la rinascita dopo non è <strong>il</strong> tipo, quello che ha da dire lo ha<br />
rica più che l’ultima è l’unica diva dello cialità dove non la batte nessuno da quat- Normalmente nei giornali vige una regoloween<br />
lo considerava roba da educande. un biennio di crisi.<br />
sempre detto. E via.<br />
sport italiano, l’unica atleta a cui è riuscitro anni. Ha conquistato, solo per citare i la: non si dà del tu a un intervistato, nean-<br />
Alla prima intervista gongolava per L’alba Il tatuaggio del 2004 era uno scorpio- Dunque Federica, <strong>il</strong> 5 agosto del 2011,<br />
ta una sintesi trasversale tra le due gran- suoi successi più importanti, quattro titoche se è tuo fratello. Ma con Federica, aven-<br />
dei morti viventi e le chiedemmo se tutto ne, <strong>il</strong> simpatico animaletto per cui ave- quando festeggiò i 23 anni, era reduce dai<br />
di passioni nazionali: lo sport (soprattutli Mondiali, nei 200 e nei 400 st<strong>il</strong>e libero dola di fronte la prima volta, malgrado <strong>il</strong><br />
ciò non condizionasse <strong>il</strong> sonno. «Io dormo va una pred<strong>il</strong>ezione, come <strong>il</strong> suo punto di Mondiali di Shanghai dove aveva di nuo-<br />
42 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 43<br />
Foto: AP/LaPresse<br />
Tre fratelli romani e <strong>il</strong> segreto di una tomba «che parla fin troppo».<br />
Ma ciò di cui “parla” non è la religione. È la natura della ragione.<br />
Scagliata come un dardo. Sulla terra. Sottoterra. Oltre la terra<br />
6 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | | Foto: Alessandro Martino<br />
I segni della Pasqua. La profezia e le fissazioni<br />
Viaggio nell’ipogeo degli Aureli a Roma, <strong>il</strong> monumento<br />
sepolcrale pagano dove tutte le immagini portano scritto<br />
“più in là”. E un campionario delle “altre chiese possib<strong>il</strong>i”<br />
Luigi Amicone, Rodolfo Casadei .......................................................................................................................................................6<br />
INTERNI<br />
Lo Stato spiato. Anche Di Pietro nel mirino?<br />
Quarta puntata dell’inchiesta sul processo di Roma<br />
contro De Magistris e Genchi, i “giustizieri” di Catanzaro<br />
Peppe Rinaldi ..............................................................................................................................................................................................................20<br />
Educazione. La burocrazia in cattedra<br />
Così dinosauri e corporazioni demoliscono la riforma<br />
Giorgio Israel ...............................................................................................................................................................................................................27<br />
CONTINENTE VECCHIO<br />
Ungheria. La nazione discriminata<br />
A Bruxelles non piace la svolta identitaria di Budapest<br />
sulla nuova costituzione. E gliela sta facendo pagare<br />
Rodolfo Casadei.....................................................................................................................................................................................................32<br />
Direttive letterarie. Correggere Manzoni<br />
Se l’Europa potesse riscrivere i capolavori italiani<br />
Antonio Gurrado ................................................................................................................................................................................................34<br />
CULTURA<br />
L’Azione Cattolica. In cammino<br />
«Testimoniando <strong>il</strong> Vangelo prendiamo posizioni precise<br />
nella vita. Anche in politica». Intervista a Franco Miano,<br />
presidente della madre di tutte le organizzazioni laicali<br />
Valerio Pece ....................................................................................................................................................................................................................38<br />
Il partito cattolico. L’esempio della Dc<br />
Un libro rivela <strong>il</strong> “segreto” della Balena Bianca ...................................41<br />
SPORT<br />
Più in là<br />
portano scritto tutte le immagini<br />
I SEGNI DELLA RESURREZIONE<br />
Roma, ipogeo degli Aureli, sepolcro risalente<br />
alla prima metà del 200 dopo Cristo, in un<br />
periodo compreso tra i regni di Caracalla<br />
(211-217) e Gallieno (253-268). Nella foto,<br />
parete sinistra del primo di tre ambienti,<br />
particolare di personaggi in tunica e pallio<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 7<br />
Federica Pellegrini. La diva della vasca<br />
Ama i leoni e i f<strong>il</strong>m dell’orrore. Non trema più davanti<br />
agli obiettivi e alle telecamere. E in piscina sbriciola<br />
ogni rivale. Lo squalo Federica non ha paura di nulla.<br />
Quando vuole una cosa, semplicemente se la prende<br />
Fred Perri .............................................................................................................................................................................................................................42<br />
LA SETTIMANA<br />
Foglietto<br />
Lodovico Festa ...................................3<br />
Non sono d’accordo<br />
Oscar Giannino ..............................18<br />
Boris Godunov<br />
Renato Farina ..................................31<br />
Le nuove lettere di<br />
Berlicche .....................................................37<br />
Presa d’aria<br />
Paolo Togni ..........................................52<br />
Mamma Oca<br />
Annalena Valenti ....................53<br />
Post Apocalypto<br />
Aldo Trento .........................................58<br />
Sport über alles<br />
Fred Perri .................................................62<br />
Cartolina dal Paradiso<br />
Pippo Corigliano .......................63<br />
Diario<br />
Marina Corradi ............................66<br />
RUBRICHE<br />
Per Piacere ..............................................50<br />
Green Estate ........................................52<br />
Mob<strong>il</strong>ità 2000 ..................................55<br />
La rosa dei <strong>Tempi</strong> .....................56<br />
Lettere al direttore ................62<br />
Taz&Bao .....................................................64<br />
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settimanale di cronaca, giudizio,<br />
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Anno 18 – N. 14 dal 5 all’11 apr<strong>il</strong>e 2012<br />
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(D.LEG. 196/2003 tutela dati personali).
Tre fratelli romani e <strong>il</strong> segreto di una tomba «che parla fin troppo».<br />
Ma ciò di cui “parla” non è la religione. È la natura della ragione.<br />
Scagliata come un dardo. Sulla terra. Sottoterra. Oltre la terra<br />
6 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | | Foto: Alessandro Martino<br />
Più in<br />
portano scritto tu
là<br />
tte le immagini<br />
I SEGNI DELLA RESURREZIONE<br />
Roma, ipogeo degli Aureli, sepolcro risalente<br />
alla prima metà del 200 dopo Cristo, in un<br />
periodo compreso tra i regni di Caracalla<br />
(211-217) e Gallieno (253-268). Nella foto,<br />
parete sinistra del primo di tre ambienti,<br />
particolare di personaggi in tunica e pallio<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 7
di Luigi Amicone<br />
Aneddoti del mistero o materiale da<br />
discarica? Cosa siamo in tutta questa<br />
polvere che si alza fino alle stelle?<br />
Questo domandi anche a ciò che chiami<br />
“passato”. Giro e rigiro di chiacchiere, reperto,<br />
storia. “Maestra di vita” fissò una volta<br />
uno di noi. Ma in che senso? Quale vita?<br />
Per Alain Finkielkraut ecco tutto: «Il Moderno,<br />
colui a cui <strong>il</strong> passato pesa. Il Sopravvissuto,<br />
colui a cui <strong>il</strong> passato manca». Si capisce,<br />
ma la dialettica Moderno-Sopravvissuto centra<br />
solo un aspetto della questione. Centra<br />
l’orizzontale, <strong>il</strong> terreno, l’essere qui e ora di<br />
chi l’aria per evocare e raccontare <strong>il</strong> passato<br />
ce l’ha ancora. O ancora per un po’. Finché<br />
dura. Ma è venuto <strong>il</strong> momento di andare sottoterra.<br />
Ne riparliamo cammin facendo. Il<br />
fossatore apre la porta, scendiamo.<br />
8 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
Pochi scalini e siamo già avvolti nell’ambiente<br />
saturo di umidità di un edifico adibito<br />
a sepolcro. Si chiama tecnicamente<br />
“ipogeo” (letteralmente “sottosuolo”) questo<br />
posto che a un certo punto della sua storia<br />
l’uomo romano ha sentito <strong>il</strong> bisogno<br />
di abitare come all’aria aperta. Da allora,<br />
almeno dalle nostre parti, l’uomo non si è<br />
più limitato a bruciare le spoglie dei propri<br />
cari o a implorare sui corpi sepolti la benignità<br />
degli dei seppelliti insieme ai defunti.<br />
A un certo punto l’uomo ha sentito <strong>il</strong> bisogno<br />
di non rassegnarsi alla cenere e di farsi<br />
una casa. Anzi, più che una casa, a un certo<br />
Si chiama “ipogeo” (“sottoterra”) <strong>il</strong> posto<br />
che a un certo punto della sua storia l’uomo<br />
ha sentito <strong>il</strong> bisogno di abitare come una casa.<br />
Anzi, come una v<strong>il</strong>la, un tempio, una chiesa<br />
punto l’uomo ha sentito <strong>il</strong> bisogno di farsi<br />
un tempio, una v<strong>il</strong>la, una chiesa domestica.<br />
Da morto. Sottoterra. Con vista sull’oltreterra.<br />
Sull’oltretomba. Sull’ald<strong>il</strong>à. Sull’eternità.<br />
Sull’immortalità. Su quel “paradiso” di<br />
cui narrano con una varietà spettacolare di<br />
immagini tutte le religioni che sulla terra<br />
danno voce e fantasia al desiderio più vivo<br />
nel cuore dell’uomo.<br />
Un antefatto singolare<br />
Ecco, una di queste case nella quale stiamo<br />
discendendo è collocata in un punto di<br />
Roma compreso tra le mura aureliane e la<br />
Stazione Termini, all’angolo<br />
tra viale Manzoni e via Luzzatti.<br />
Oltrepassato <strong>il</strong> cancelletto<br />
del civico 2B, un breve<br />
camminamento conduce<br />
all’uscio di un casotto schiac-
Foto: Alessandro Martino<br />
ciato tra palazzi sorti all’epoca del Fascio.<br />
Oltre l’uscio le scale e, a sinistra, <strong>il</strong> primo<br />
locale dell’“ipogeo degli Aureli”. Dal nome<br />
della facoltosa famiglia, probab<strong>il</strong>mente di<br />
liberti imperiali, che lo edificò e lo abbellì<br />
con un mosaico monumentale, affreschi<br />
e motivi ornamentali che coprono l’intero<br />
spazio sepolcrale. Diviso in tre sale e costruito<br />
su due piani sotterranei. Oltre i quali,<br />
a partire dalla metà del III secolo, data di<br />
“nascita” di questa lussuosa “v<strong>il</strong>la” del sottosuolo,<br />
si stendono cunicoli oggi occlusi e<br />
forse ut<strong>il</strong>izzati come catacombe dalle prime<br />
comunità cristiane.<br />
Il tempio originario venne alla luce<br />
nell’autunno del 1919. Mentre fervevano i<br />
lavori di sbancamento per la costruzione di<br />
un garage della Società Trasporti Automob<strong>il</strong>istici.<br />
Poi proprietà della Fiat spa. Oggi,<br />
grazie al contributo dell’azienda di Mar-<br />
MONUMENTO FUNERARIO<br />
Un’opeRa del III Secolo<br />
la scoperta in un garage Fiat<br />
L’ipogeo degli Aureli sorge sotto<br />
viale Manzoni a Roma, nei pressi<br />
del Fiat Motor V<strong>il</strong>lage. Risale alla<br />
prima metà del III secolo d.C. e<br />
venne alla luce nel 1919, durante<br />
l’allestimento di un garage.<br />
Il MISteRo deglI aURelI<br />
Un secolo di interpretazioni<br />
Per un secolo gli studiosi si sono<br />
accapigliati interpretando l’apparato<br />
iconografico come pagano,<br />
cristiano o gnostico. Gli studi promossi<br />
dal cardinal Ravasi ne hanno<br />
provato <strong>il</strong> carattere multireligioso.<br />
I pRodIgI del laSeR<br />
Ultimi restauri e nuove scoperte<br />
I restauri al laser sotto la sovrintendenza<br />
del professor Bisconti<br />
hanno disvelato (2011) scene<br />
omeriche (i compagni di Ulisse) e<br />
un banchetto celeste. Per Bisconti<br />
«altre scoperte ci attendono».<br />
chionne (che sopra le vestigia degli Aureli<br />
conserva <strong>il</strong> suo “Fiat Motor V<strong>il</strong>lage”), l’ipogeo<br />
splende nell’opera di restauro voluta<br />
dal “ministro” della cultura della Santa<br />
Sede, cardinal Gianfranco Ravasi, e attuata<br />
con la sovraintendenza di Fabrizio Bisconti,<br />
professore all’Università Roma 3, capo della<br />
task force per la cura delle oltre cento catacombe<br />
di pertinenza petrina.<br />
Nota bene: l’ipogeo degli Aureli è una<br />
tomba privata, non una catacomba. Che<br />
ereditando dal mondo ebraico l’uso di seppellire<br />
i morti, è invece <strong>il</strong> tipico luogo pubblico<br />
e comunitario diffuso da ebrei e cri-<br />
Sono gli anni di Roma in cui <strong>il</strong> culto di Mitra,<br />
<strong>il</strong> pensiero giudaico, la f<strong>il</strong>osofia neoplatonica,<br />
l’orfismo, la gnosi e <strong>il</strong> cristianesimo convivono<br />
nell’impero multietnico e multireligioso<br />
I SEGNI DELLA RESURREZIONE PRIMALINEA<br />
nella foto grande, i fratelli aureli<br />
ritratti nella volta dell’ipogeo. Qui sopra,<br />
immagini della creazione, dodici figure in<br />
tunica e personaggio con rotolo e gregge,<br />
segnacoli di motivi decorativi cristiani<br />
stiani a Roma (e in altre regioni del Sud Italia)<br />
proprio negli anni in cui sorse l’ipogeo<br />
degli Aureli. Siamo in età imperiale, dinastia<br />
dei Severi, nell’epoca pagana in cui <strong>il</strong><br />
potere romano mostrò grande tolleranza e<br />
apertura ai seguaci di Gesù. (“Catacombe”,<br />
deriva da “ad catacumbas”,“presso l’avvallamento”,<br />
in origine sulla via Appia, dove<br />
sorsero le prime dedicate a san Sebastiano:<br />
non luoghi dove la leggenda collocava<br />
i primi cristiani in fuga dalle persecuzioni,<br />
ma cimiteri sotterranei – da coemeteria,<br />
“io dormo” – che i primi cristiani crearono<br />
e adornarono sfruttando le cave di tufo<br />
e pozzolana, o scavando gal-<br />
lerie in terreni concessi da<br />
ricchi proprietari o acquistati<br />
dalla comunità dei credenti).<br />
Oggi, dopo quasi un secolo<br />
di studi, controversie,<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 9
interpretazioni le più disparate sui suoi<br />
elementi di paganità, gnosticità, eresia,<br />
è assodato che l’ipogeo degli Aureli non<br />
è affatto un sito di «indubbia cristianità».<br />
Come invece lo definì <strong>il</strong> perentorio expertise<br />
reso nella seduta del 10 marzo 1929<br />
dalla commissione di specialisti incaricata<br />
di dirimere la questione e che col suo verdetto<br />
determinò <strong>il</strong> passaggio di competenza<br />
dalla Regia Sopraintendenza agli Scavi<br />
alla Pontificia Commissione di Archeologia<br />
Sacra. Piuttosto, dice <strong>il</strong> professor Bisconti,<br />
«rappresenta un antefatto singolare di una<br />
gens che, senza abbracciare <strong>il</strong> pensiero cristiano,<br />
lo contempla nell’orizzonte multireligioso<br />
del tempo. La tensione verso l’autorappresentazione<br />
suggerisce a questa famiglia,<br />
così in vista nella Roma del tempo, di<br />
decorare <strong>il</strong> proprio monumento funerario<br />
con temi che aprono le porte a un nuovo<br />
immaginario, sospeso tra vita quotidiana<br />
e un mondo beato, proiettato nell’ald<strong>il</strong>à».<br />
Sono gli anni di Roma in cui <strong>il</strong> culto di<br />
Mitra, <strong>il</strong> pensiero giudaico, la f<strong>il</strong>osofia neoplatonica,<br />
l’orfismo, <strong>il</strong> cristianesimo, la<br />
gnosi convivono nello spazio di una capitale<br />
dell’impero multietnica e multireligiosa.<br />
Sono gli anni del regno di Alessandro Severo,<br />
imperatore che, impedito dai senatori e<br />
“consulentes sacra” di rendere lecito <strong>il</strong> cristianesimo<br />
e di erigere un pubblico tempio<br />
a Cristo, «si limitò a venerarlo privatamente<br />
insieme ad Apollonio di Tiana, Abramo e<br />
Orfeo nel suo larario privato» (Marta Sordi).<br />
Gli anni della prima metà del 200 d.C., in<br />
cui sorge la più antica chiesa che sia conosciuta,<br />
la Domus Ecclesiae di Dura Europos,<br />
datata grazie a un graffito rivelatore all’anno<br />
232 e probab<strong>il</strong>mente costruita da soldati<br />
cristiani appartenenti a una legione romana<br />
di stanza in Siria.<br />
Il paradiso, quasi<br />
«Ebbene – spiega Bisconti – l’ipogeo degli<br />
Aureli esprime questa felice congiuntura.<br />
Nell’iscrizione musiva dedicata da un<br />
Aurelius Felicissimus si ricorda la sepoltura<br />
dei tre fratelli Aurelius Onesimus, Aurelius<br />
Papirius e Aurelia Prima. Che nei tre<br />
ambienti sepolcrali vengono rappresentati<br />
in un lungo ciclo affrescato, ora come <strong>il</strong><br />
saggio pastore; ora come un cavaliere che<br />
entra in una favolosa città dell’oltremondo;<br />
ora come un retore al centro di un foro;<br />
ora come una commensale di un banchetto<br />
celeste. Il ciclo si inserisce in un grande<br />
quadro omerico, dove, secondo i primi studiosi,<br />
era rappresentato l’episodio di Ulisse<br />
che torna a Itaca e incontra Penelope<br />
al telaio tra i Proci. Il recentissimo restauro<br />
effettuato con <strong>il</strong> laser ha permesso di<br />
leggere meglio: laddove gli iconografi del<br />
passato riconoscevano <strong>il</strong> palazzo e le greggi<br />
di Laerte, è stata scoperta ancora Aurelia<br />
Prima che, in segno di lutto, si scioglie i<br />
capelli per compiangere i due fratelli mor-<br />
10 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
Qui sopra, un esempio delle nuove scoperte<br />
emerse nei restauri grazie all’impiego<br />
del laser. Nell’affresco “pulito” appaiono<br />
i due Aureli pianti dalla sorella Prima.<br />
Nella foto a destra, <strong>il</strong> mosaico sepolcrale<br />
ti, sistemati sul letto funebre all’interno di<br />
un recinto funerario. Nel settore inferiore<br />
si assiste al momento in cui Ulisse ottiene<br />
dalla maga Circe che i compagni, trasformati<br />
in porci, tornino a essere uomini. Le<br />
nuove scene individuate si calano perfettamente<br />
nel sistema multireligioso a cui fa<br />
capo <strong>il</strong> sincretismo elaborato dagli Aureli.<br />
Che comporta anche due enigmatiche<br />
scene dove si può riconoscere sia Prometeo<br />
che crea l’uomo ed Eracle nel giardino delle<br />
Esperidi, sia la creazione di Adamo e la<br />
cacciata dall’Eden. Tutto ciò prepara l’idea<br />
di un altro mondo pronto a rappresentare<br />
Nell’ipogeo degli Aureli, facoltosa famiglia<br />
di liberti imperiali, sono seppelliti tre fratelli<br />
immortalati in cavalcate e banchetti celesti<br />
in compagnia di f<strong>il</strong>osofi e scene omeriche<br />
<strong>il</strong> paradiso dei cristiani. Di lì a poco o negli<br />
stessi anni, nascono le catacombe comunitarie<br />
destinate alla sepoltura di tutti i fratelli<br />
che hanno aderito alla nuova fede».<br />
Pavoni, f<strong>il</strong>osofi e banchetti<br />
Il Felicissimus sopravvissuto volle confondere<br />
la morte e fare della scomparsa dei<br />
suoi fratelli un dardo scagliato oltre l’immaginazione.<br />
Fece così affrescare in quella<br />
definitiva residenza delle spoglie famigliari<br />
terrene, quella natura che fa da corona alla<br />
vita umana ed è <strong>il</strong> primo richiamo oggettivo<br />
alla bontà del creato. E poi, cavalcate<br />
e banchetti celestiali. Pavo-<br />
ni simbolo di immortalità<br />
e f<strong>il</strong>osofi, espressione della<br />
più autentica delle compagnie<br />
umane, quella che cerca<br />
la verità. Volle raccontare, <strong>il</strong>
Foto: Alessandro Martino; Pontificia Commissione di Archeologia sacra<br />
felice sopravvissuto, la comunità dei vivi e<br />
dei morti che con Omero, <strong>il</strong> primo poeta ad<br />
offrirne <strong>il</strong> grandioso aneddoto, ansima verso<br />
<strong>il</strong> Destino di ciascuno e di tutto. Sulla terra.<br />
Sottoterra. Oltre la terra. E in effetti, pur<br />
nell’estrema caducità del suo essere, non si<br />
conosce una specie uguale alla nostra <strong>il</strong> cui<br />
desiderio si espande fino a qua sotto.<br />
Non è una foca monaca l’architetto<br />
degli Aureli. Così come non è una talpa<br />
quella che ha fatto di un pezzo di questo<br />
angolo di Roma «un monumento che parla<br />
fin troppo». Ma <strong>il</strong> fatto «che parla fin troppo»<br />
non è lo sforzo devoto con cui si è cercato<br />
di incastrare un groviglio di immagini<br />
in una testimonianza di «indubbia cristianità».<br />
Ciò che “parla”, al paragone con quel<br />
muto «palazzo di cemento armato, senza<br />
finestre» con cui Benedetto XVI ha descritto<br />
<strong>il</strong> mainstream in cui si muove l’uomo con-<br />
temporaneo, pagano o cristiano egli sia, è<br />
la potenza di apertura di una ragione. Pagana<br />
e romana. Il pagano e romano, come<br />
<strong>il</strong> cristianesimo insegnerà con lo scatenamento<br />
di tutte le arti, non è l’iconoclasta<br />
che non si sforza di far altro che distruggere<br />
ogni evidenza scolpita nel cuore umano<br />
o <strong>il</strong> talebano che distrugge i volti bim<strong>il</strong>lenari<br />
di un Budda scolpito sulle montagne.<br />
Non è l’uomo entusiasta del relativismo<br />
multiculturalista, di una sala multireligiosa,<br />
spoglia, s<strong>il</strong>ente e vuota perché dedicata<br />
“a tutte le religioni”. E non è nemmeno <strong>il</strong><br />
membro di una organizzazione chiesasti-<br />
Dopo un secolo di tentate interpretazioni<br />
per gli esperti gli Aureli «parlano fin troppo».<br />
E di cosa parlano se non dell’impossib<strong>il</strong>ità<br />
degli iconoclasti di cancellare <strong>il</strong> resurrexit?<br />
I SEGNI DELLA RESURREZIONE PRIMALINEA<br />
ca dedita alla retorica dei diritti umani. Il<br />
pagano e romano è l’uomo della ragione<br />
oltre l’immaginazione. Intanto, dicono alla<br />
corte dell’Imperatore, è arrivato “qualcosa<br />
di assolutamente nuovo” da cui neppure <strong>il</strong><br />
ricco parvenu, l’uomo d’affari e ambizioso<br />
della corte imperiale vuole rimanere estraneo.<br />
È così, testimoniano gli Aureli. Perciò<br />
ci si spinge a colonizzare perfino <strong>il</strong> sottoterra.<br />
In nome dell’oltreterra. Intanto, tra i<br />
canti di Circe che ci trasformano in gender<br />
e social network, adesso perfino a un vecchio<br />
capo ateo e comunista, Fidel, viene da<br />
chiedere consigli al sempre “assolutamente<br />
nuovo” che siede sul soglio<br />
romano che fu di Pietro. Che<br />
storia. Sulla terra. Sotto terra.<br />
Oltre la terra. Che storia,<br />
questa a cui <strong>il</strong> «resurrexit!» di<br />
Cristo ha dato Volto. n<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 11
PRIMALINEA I SEGNI DELLA FISSAZIONE<br />
12 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |
PURCHÉ SIA SENZA COSTOLETTE DI AGNELLO<br />
Buona Pasqua<br />
Charlie Brown<br />
L’anatema contro la macellazione ovina, la Messa<br />
gay friendly, la Quaresima a impatto zero. Viaggio<br />
surreale tra le chiese dove un altro credo è possib<strong>il</strong>e<br />
di Rodolfo Casadei<br />
Non è <strong>il</strong> peccato che impedisce di ricevere<br />
la salvezza della Pasqua, ma le<br />
fissazioni. Chi è ripiegato sul problema<br />
che lo affligge, chi ha <strong>il</strong> suo pallino da<br />
portare avanti, chi ha già deciso quali sono<br />
le priorità, manco se ne accorge di essersi<br />
imbattuto nel Figlio di Dio. Successe duem<strong>il</strong>a<br />
anni fa, e succede oggi. Giuda aveva la<br />
fissazione dei soldi («Perché non si è venduto<br />
tale unguento per trecento denari che si<br />
potevano dare ai poveri?», disse alla cena di<br />
Betania di fronte a Marta che improfumava<br />
Gesù), e si sa com’è andata a finire. Il primo<br />
dei due ladroni crocefissi al fianco di Cristo<br />
pare che si sia bruciato la salvezza eterna<br />
per la sua visione ristretta delle cose («Uno<br />
dei malfattori appesi lo insultava, dicendo:<br />
“Non sei tu <strong>il</strong> Cristo? Salva te stesso e<br />
noi!”»). Per non parlare dei farisei, scandalizzati<br />
dalle guarigioni in giorno di sabato<br />
che avrebbero violato <strong>il</strong> riposo mosaico, dalle<br />
cene di Gesù coi pubblicani, dagli scarsi<br />
digiuni degli apostoli.<br />
Chi sono i farisei di oggi? Sono quelli<br />
che hanno usato <strong>il</strong> tempo di Quaresima<br />
per convertire gli altri alle loro idee anziché<br />
per convertire se stessi a Dio, e che<br />
<strong>il</strong> giorno di Pasqua celebreranno i propri<br />
progetti anziché l’opera di un Altro. Sono<br />
quelli della Chiesa verde, biodegradab<strong>il</strong>e,<br />
a impatto zero; quelli della Chiesa gay<br />
friendly, m<strong>il</strong>itante dei diritti Lgbt, elastica<br />
quanto basta per modificare la dottrina<br />
tradizionale sulla questione; quelli della<br />
Chiesa vegana, animalista, che si astiene<br />
dalle carni non solo <strong>il</strong> Venerdì Santo<br />
ma tutto l’anno e specialmente <strong>il</strong> giorno<br />
di Pasqua. E altri ancora.<br />
Tearfund è una delle più importanti<br />
Ong britanniche di ispirazione cristiana,<br />
anglicana evangelica per l’esattezza.<br />
Gestisce progetti contro la povertà in tutto<br />
<strong>il</strong> mondo, facendosi un punto di onore<br />
di aiutare tutti, indipendentemente dalla<br />
religione e dal “genere sessuale”. Il giorno<br />
di Pasqua chiedono ai simpatizzanti di<br />
La prossima “Messa gay” cattolica<br />
a St. Anne a Soho, Londra, dovrebbe<br />
celebrarsi proprio la sera di Pasqua<br />
trascorrerlo «dedicando un po’ di tempo<br />
a riflettere e pregare riguardo alla vostra<br />
esperienza di Digiuno del Carbonio, ringraziando<br />
per tutti coloro che in tutto <strong>il</strong> mondo<br />
vi hanno preso parte». Sì, perché questa<br />
è stata l’idea geniale della charity: proporre<br />
«azioni quotidiane e preghiere per la Quaresima<br />
per aiutare te e la tua Chiesa a proteggere<br />
i poveri dai cambiamenti climatici<br />
e a prendervi cura della buona creazione<br />
di Dio». Tutti i giorni un sacrificio Carbon<br />
Fast. Mercoledì 22 febbraio, primo giorno<br />
di Quaresima: «Togli una lampadina nella<br />
tua casa e fanne a meno per tutta la Quaresima<br />
come pro memoria di quello che<br />
stai facendo». E via di questo passo. «Conci-<br />
Una Ong britannica di ispirazione anglicana<br />
evangelica propone tutti i giorni un sacrificio<br />
Carbon Fast «per aiutare te e la tua Chiesa a<br />
proteggere i poveri dai cambiamenti climatici»<br />
ma. Riimmetti nel suolo gli elementi nutritivi<br />
dei tuoi avanzi alimentari, però non in<br />
una discarica. Se non possiedi un orto cerca<br />
un allevamento di lombrichi». «Riduci le<br />
miglia aeree. Non comprare cibo che è stato<br />
esportato per via aerea, con l’eccezione<br />
dei prodotti dell’Equo e solidale. Se l’etichetta<br />
non è chiara, domanda!». «Domenica<br />
del maglione caldo. Abbassa <strong>il</strong> riscaldamento<br />
di casa tua o della tua chiesa e indossa<br />
un golfino o una giacca più del solito».<br />
«Metti nella pentola solo l’acqua di cui hai<br />
bisogno». «Fai una rapida doccia anziché<br />
un bagno caldo: riscalderai meno acqua».<br />
«Controlla la pressione delle gomme: se è<br />
bassa consumi più carburante. Se non hai<br />
un’auto, rammentalo a un tuo fam<strong>il</strong>iare<br />
o al conducente dell’autobus!». La Quaresima<br />
di Tearfund è talmente in sintonia<br />
con quella tradizionale che l’astinenza dalla<br />
carne è proposta per <strong>il</strong> lunedì, <strong>il</strong> “Meatfree<br />
Monday”: «Non mangiare carne, o prodotti<br />
caseari se sei già vegetariano. Potresti<br />
anche essere più avventuroso e impegnarti<br />
a non mangiare carne per tutto <strong>il</strong> mese».<br />
E <strong>il</strong> venerdì, allora? «Non acquistare nulla».<br />
«Passeggia nel tuo quartiere. Raccogli rifiuti<br />
e riciclali se possib<strong>il</strong>e». «Verifica se sei in<br />
grado di produrre energia solare o eolica<br />
nel luogo in cui vivi». Ma almeno <strong>il</strong> Venerdì<br />
Santo… No: «Compra prodotti riut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i<br />
come bottiglie per l’acqua ririempib<strong>il</strong>i,<br />
involucri per sandwich riut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i e tazze<br />
di ceramica per <strong>il</strong> caffè in modo da ridurre<br />
i rifiuti e risparmiare denaro».<br />
Le preghiere dei fedeli Lgbt<br />
Il calendario non è chiarissimo, ma la<br />
prossima “Messa gay” cattolica a St. Anne<br />
a Soho, Londra, dovrebbe celebrarsi proprio<br />
la sera di Pasqua. Che tipo di celebrazione<br />
sia lo si è scoperto da un video<br />
postato su Youtube: si vedo-<br />
no un barbuto e un travestito<br />
che si alternano all’ambone,<br />
decorato con una bandiera<br />
arcobaleno del movimento<br />
Lgbt, introdotti da<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 13
PRIMALINEA I SEGNI DELLA FISSAZIONE<br />
un riferimento alla “season of pride”, e<br />
pronunciano preghiere come le seguenti:<br />
«Preghiamo per le organizzazioni Lgbt qui<br />
e in tutto <strong>il</strong> mondo, perché possano riflettere<br />
<strong>il</strong> patto arcobaleno di giustizia e integrità<br />
che Dio stab<strong>il</strong>isce fra noi»; «Che la<br />
comunità della Chiesa, i suoi pastori e <strong>il</strong><br />
popolo abbraccino la sfida con cui Dio si<br />
sta impegnando con noi, che una visione<br />
gioiosa e donatrice di vita della sessualità<br />
sia proclamata, la quale abbraccia la pienezza<br />
dell’umana diversità e non esclude<br />
nessuno». Uno dei “parrocchiani” più assidui<br />
è Martin Pendergast, un commentatore<br />
del Guardian “cattolico e gay”, legato da<br />
un’unione civ<strong>il</strong>e all’ex direttore di Cafod,<br />
la Caritas della Chiesa inglese. Pendergast<br />
scrive che «lo Stato e la Chiesa hanno regolarmente<br />
ridefinito <strong>il</strong> matrimonio e le sue<br />
strutture nei secoli al mutare dei paradigmi<br />
culturali, delle influenze religiose e delle<br />
comprensioni dello sv<strong>il</strong>uppo sociale e<br />
umano. Le strutture del matrimonio non<br />
sono radicate nella biologia o nel genere<br />
sessuale di per sé, ma nella relazionalità».<br />
Si legge in un commento di un blog<br />
che critica queste Messe: «Quel che trovo<br />
curioso è che loro condannano rumorosamente<br />
chiunque non sia “inclusivo”, ma le<br />
loro preghiere di intercessione sono sature<br />
dell’ossessione di sé, escludono completamente<br />
chiunque e qualunque cosa non sia<br />
parte della loro visione del mondo».<br />
Il comandamento vegetariano<br />
La stessa ossessione che si ritrova nella<br />
meditazione pasquale online di un dirigente<br />
dell’associazione Il Guado, “gruppo<br />
di ricerca su fede e omosessualità”, sotto<br />
forma di lettera a Gesù stesso: «In quella<br />
DAL SITO DEI COMBONIANI PER I GIOVANI<br />
«Altro che Occidente, solo l’islam<br />
riconosce i diritti delle donne»<br />
«L’accusa secondo cui l’Islam opprima la donna non è<br />
nulla di nuovo, è anzi un perpetuarsi di una secolare distorsione<br />
ed errata interpretazione da parte del mondo occidentale. Il<br />
loro fallimento nel proporre un giusto codice per <strong>il</strong> trattamento<br />
delle donne li ha portati a criticare aspramente l’Islam come<br />
malvagio. (…) Nel mezzo delle tenebre che sommergevano <strong>il</strong><br />
mondo, la rivelazione divina echeggiò nel vasto deserto d’Arabia<br />
con un fresco, nob<strong>il</strong>e ed universale messaggio all’umanità: “O<br />
voi che credete, siate timorati del vostro Signore, <strong>il</strong> Quale vi ha<br />
creato da un solo individuo, dal quale ha creato <strong>il</strong> di lui compagno<br />
(di sesso femmin<strong>il</strong>e); le due unità della coppia da cui ha prodotto<br />
molti uomini e donne” (Corano 4, 1). Uno studioso che ha<br />
riflettuto su questi versi afferma: “Si ritiene che non vi sia testo,<br />
antico o moderno, che tratti dell’umanità della donna in tutti i<br />
suoi aspetti con tale strab<strong>il</strong>iante brevità, eloquenza, profondità<br />
ed originalità come questa deliberazione divina”».<br />
Un’apologia così un<strong>il</strong>aterale e acritica della visione islamica<br />
della donna dove sta di casa? Sul sito internet dell’Ucoii? Nella<br />
14 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
gran pietra che viene posta sul tuo sepolcro,<br />
ho riconosciuto le tante parole che<br />
spingono noi omosessuali verso la disperazione.<br />
Nelle donne che davanti al sepolcro<br />
ti hanno visto sparire ai loro occhi,<br />
ho visto i tanti omosessuali che vengono<br />
allontanati da Te tutte le volte che la<br />
Chiesa li condanna senza indicare loro<br />
un cammino praticab<strong>il</strong>e per seguirti senza<br />
ipocrisie. In questi giorni, noi omosessuali<br />
credenti, siamo un po’ come i discepoli<br />
di Emmaus e facciamo fatica a trovare<br />
in quello che ascoltiamo un elemento<br />
di Speranza. Hai presente come li descrive<br />
Luca? Quando fa dire loro: “Noi speravamo<br />
che fosse lui a liberare Israele”? Ecco!<br />
Anche noi omosessuali credenti speravamo<br />
di trovare nelle parole dei capi di questa<br />
tua Chiesa un messaggio di autenticità<br />
e di liberazione, ma poi abbiamo incontrato<br />
solamente una serie di espressioni<br />
infelici, che possono nascere solamente<br />
da una percezione distorta della nostra<br />
esperienza». Ma anche queste interpretazioni<br />
del Vangelo sembrano molto meno<br />
che diritte.<br />
Un altro gruppo che va forte quanto<br />
a interpretazioni soggettive della Sacre<br />
Scritture è quello dei Cattolici Vegetariani<br />
(Acv). Il loro sito saluta la Pasqua con la<br />
foto di Shalom, un agnello che l’associazione<br />
ha adottato per salvarlo dalla macellazione<br />
e da un futuro da costoletta in un<br />
piatto «in nome di un costume che non ha<br />
ragione di esistere, in particolar modo per<br />
un cristiano». Ma davvero? A noi <strong>il</strong> consumo<br />
di carne risulta lecito da decine di passi<br />
delle Scritture. Non così per l’Acv: «Gesù<br />
stesso ricorda che “misericordia io voglio,<br />
e non sacrificio” (Os 6,6), non a caso lo stesso<br />
pontefice Benedetto XVI ha detto chiaramente<br />
che Gesù festeggiò la Pasqua senza<br />
agnello (Coena Domini 2007) e noi sappiamo<br />
che l’unico sacrificio che dà salvezza<br />
è la Santa Eucarestia! Geremia (7,22) stesso<br />
afferma che l’olocausto non è mai stato<br />
comandato, quello che Dio chiede è di<br />
essere ascoltato nella Sua Parola di Amore<br />
perché Egli stesso è Amore. Allora Shalom<br />
diviene segno di un modo autentico di<br />
vivere la Pasqua, come Risurrezione, come<br />
Vita; diviene immagine di un creato nella<br />
pace, di un uomo veramente redento capace<br />
di tornare come Dio lo ha pensato (Gen<br />
1,29) e che vede nelle creature del Signore<br />
non carne da macello ma creature da<br />
custodire (…). Forse Shalom non sa di essere<br />
tutto questo, o forse Dio ce l’ha donata<br />
proprio perché divenisse segno… questo<br />
non possiamo saperlo ma ci auguriamo<br />
che possa diventare simbolo e speranza<br />
di una vera Pasqua di vita dove “<strong>il</strong> lupo e<br />
l’agnello pascoleranno inseme, ed un fanciullo<br />
li guiderà” (Isaia 11,6)». Di fronte a<br />
tanta sapienza biblico-teologica si può dire<br />
solo una parola: Amen. n<br />
traduzione italiana dell’ultimo libro di Tariq Ramadan? Niente<br />
di tutto ciò: ad esaltare sopra ogni cosa <strong>il</strong> trattamento islamico<br />
della donna è niente meno che giovaniemissione.it, un sito<br />
internet dei missionari comboniani destinato ai giovani. Alla<br />
pagina http://www.giovaniemissione.it/mondo/afghdonna.htm<br />
è possib<strong>il</strong>e leggere quanto sopra citato e altro ancora. Per<br />
esempio che «l’Islam, oltre 1400 anni fa, diede alla donna<br />
diritti paritari; <strong>il</strong> diritto di eredità, quello di possedere<br />
un’attività, di scegliersi <strong>il</strong> marito, di divorziare, di lavorare, <strong>il</strong><br />
diritto all’educazione e molti altri diritti che l’Occidente non<br />
dà neppure oggigiorno».<br />
La c<strong>il</strong>iegina sulla torta, però, è rappresentata da una critica<br />
ad alzo zero di come <strong>il</strong> cristianesimo ha inciso sulla condizione<br />
della donna: «Nel diciassettesimo secolo, <strong>il</strong> clero romano<br />
decise che le donne non avevano anima e di conseguenza non<br />
sarebbero entrate in Paradiso. Il Giudaismo ed <strong>il</strong> Cristianesimo,<br />
partendo con <strong>il</strong> concetto del peccato originale, considerarono le<br />
donne non solo come inferiori, ma come malvagie. Persino oggi<br />
la Bibbia non riconosce <strong>il</strong> diritto della donna di avere voce in<br />
capitolo nella Chiesa». Invece mullah, imam, mufti e ayatollah<br />
non vedono l’ora di cedere <strong>il</strong> loro posto alle donne. [rc]
highlights<br />
inediti<br />
Ogni giorno su tempi.it<br />
I contenuti che trovate in<br />
queste pagine sono sintesi<br />
degli articoli, le analisi,<br />
i commenti realizzati<br />
per <strong>il</strong> nostro sito.<br />
OmOfObO a Chi?<br />
intervista a mario binasco<br />
«Omofobia, questo è <strong>il</strong> termine più<br />
pericoloso. Che fa da grimaldello a<br />
una lotta politica in st<strong>il</strong>e totalitario.<br />
E che criminalizza tutti coloro che<br />
si permettono di dire qualcosa di<br />
contrario al mainstream gender».<br />
Mario Binasco, psicanalista professore<br />
del Pontificio Istituto Giovanni<br />
Paolo II per gli Studi su Matrimonio<br />
e Famiglia, presso la Pontificia<br />
Università Lateranense, ha ragionato<br />
con tempi.it sull’uso del termine<br />
“omofobo”, fac<strong>il</strong>e etichetta attribuita<br />
a chi non si vuole arrendere a contrastare<br />
le battaglie politiche delle<br />
lobby gay. «Questo modo di categorizzare<br />
e di dividere in identità,<br />
in generi, in eterosessuali omofobi<br />
e gay, è strumentale alla battaglia<br />
politica intrapresa dalle lobby Lgbt,<br />
che creano appositamente gli stessi<br />
steccati che dicono di voler combattere».<br />
L’intervista integrale la<br />
trovate sul nostro sito.<br />
giOvanni lindO ferretti<br />
intervista al punk ratzingeriano<br />
«C’è una componente strana, nel<br />
vivere. Io lo chiamo mistero».<br />
<strong>Tempi</strong>.it ha intervistato in esclusiva<br />
Giovanni Lindo Ferretti, leader dei<br />
Cccp, personaggio carismatico<br />
e inclassificab<strong>il</strong>e, punk e ratzingeriano.<br />
Ferretti è tornato<br />
dopo anni in tour e oggi medita<br />
di «mettere in piedi un teatro<br />
equestre, tra vecchie canzoni e<br />
nuove consapevolezze». Un punk<br />
sessantenne che canta «a cuor contento»<br />
(alla faccia di chi lo accusa di<br />
incoerenza) e che dice che non si può<br />
proprio vivere «senza fare i conti con<br />
<strong>il</strong> cimitero, la Chiesa, la stalla».<br />
mamma nOnna<br />
<strong>il</strong> pentimento di sue<br />
<strong>Tempi</strong>.it ha raccontato<br />
la storia di Sue, mamma<br />
nonna pentita. Ora che<br />
non ha più le forze per<br />
accudire la figlia si è resa<br />
conto che «non si tratta<br />
solo di me, ma di una persona<br />
e del suo futuro».<br />
16 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
Solo su T<br />
maria di nazareth<br />
Una fiction per destarci<br />
dal torpore della tv trash<br />
di Pippo Corigliano<br />
Parliamo di maria, la fiction televisiva che Rai Uno ha programmato<br />
domenica e lunedì sera scorsi. Si tratta dell’ultimo impegno<br />
televisivo in ordine di tempo della LuxVide, la società di produzione<br />
fondata da Ettore Bernabei e portata avanti dal fondatore assieme<br />
ai figli Mat<strong>il</strong>de e Luca. La Lux vanta diversi record: la fiction su Papa<br />
Giovanni XXIII ha registrato <strong>il</strong> più alto ascolto mai raggiunto da<br />
una fiction in Italia. La serie di don Matteo è arrivata a ben otto serialità<br />
e non è detto che smetta, anche se le suore di Che Dio ci aiuti continuano<br />
alla grande raccogliendo <strong>il</strong> testimone di don Matteo. Premi e<br />
riconoscimenti internazionali, da Guerra e Pace a la Bibbia.<br />
Torniamo a Maria. I Sor Pedanti hanno trovato qualche cosetta<br />
da ridire, ma la verità è che si è trattato di un’opera che resterà<br />
nella storia della tv italiana e che ha nob<strong>il</strong>itato i nostri schermi i<br />
cui pixel per troppo tempo si sono dovuti conformare alla tv spazzatura.<br />
Sembra un miracolo che dallo stesso schermo da cui si è<br />
demolito <strong>il</strong> senso morale degli italiani possa uscire una raffigurazione<br />
così commovente della Madonna. Il personaggio di Maria è<br />
disegnato con delicatezza e forza. Geniale è stata l’idea delle storie<br />
parallele di Maria e Maddalena. La Maddalena sembra seguire<br />
i dettami – ben suggeriti dalla demoniaca Erodiade, vera antagonista<br />
di Maria – della cultura dominante dei nostri giorni. Sogna<br />
bei palazzi e bei vestiti, balla come una velina, fa la escort di alto<br />
bordo e finisce nella disperazione. Un itinerario attualissimo.
Foto: AP/LaPresse<br />
empi.it<br />
IL quOTIDIANO ONLINE DI TEMPI<br />
Sarà l’incontro con Gesù che prima la salva dalla lapidazione<br />
(viene identificata con la figura dell’adultera) e poi le concede la<br />
remissione dei peccati davanti agli indignati farisei. Quest’ultima<br />
scena s’intreccia col racconto della parabola del figliol prodigo<br />
che diventa figura della Maddalena stessa. Si vede che gli sceneggiatori<br />
hanno meditato a lungo <strong>il</strong> Vangelo riuscendo a inserire<br />
raccordi inaspettati, come quando Maria, che è sicura della risurrezione<br />
di Gesù, placa gli animi degli apostoli sbandati dopo la<br />
morte del Maestro, raccontando l’episodio del Bambino perduto<br />
e ritrovato nel tempio dopo tre giorni, alludendo al felice incontro<br />
che sta per avverarsi. Commovente la passione “in soggettiva”<br />
della Madonna che avverte su di sé le frustate della flagellazione,<br />
pur trovandosi altrove, e poi sente le proprie carni trafiggersi<br />
mentre assiste alla crocifissione.<br />
Il messaggio è estremamente chiaro. Finalmente si taglia<br />
corto con le interpretazioni soggettive-sociopolitiche.<br />
Maria si santifica facendo fino in fondo la volontà di<br />
Dio: accetta volontariamente di diventare la serva del<br />
Signore. E Gesù è l’agnello che prende su di sé i peccati<br />
del mondo: è Colui che viene a fare la volontà del Padre<br />
e beve <strong>il</strong> calice della sofferenza fino alla fine. Punto.<br />
Non ci poteva essere una migliore introduzione alla Settimana<br />
Santa, e di questo dobbiamo ringraziare anche<br />
la Rai che ha voluto questo programma, dimostrando che la deprecata<br />
Rai lottizzata è sempre meglio della tv privata asservita<br />
al padrone di turno.<br />
Un grazie particolare va a Ettore Bernabei. Fra tanti convegni<br />
e dispute raffinate sui mezzi di comunicazione che pestano l’acqua<br />
nel mortaio, Bernabei ha imboccato la strada dritta di chi<br />
si espone di persona. Ha dato la faccia e i suoi soldi non certo<br />
per farne altri, ma per dimostrare, come Cristoforo Colombo, che<br />
si può scoprire l’America. E l’America è la televisione di qualità<br />
che riesce a registrare ascolti maggiori di quella deficiente. Per<br />
far questo occorre intelligenza e coraggio e Bernabei li ha avuti.<br />
Approfondimento<br />
Su tempi.it trovate<br />
l’intervista a Armando<br />
fumagalli, docente di<br />
Semiotica e di etica<br />
della comunicazione,<br />
presso l’Università<br />
Cattolica di m<strong>il</strong>ano,<br />
oltre che direttore<br />
del master universitario<br />
di scrittura e<br />
produzione di fiction e<br />
cinema, e consulente<br />
nella produzione della<br />
fiction su maria.<br />
i video di tempi.it<br />
Leggerezza (con giudizio)<br />
<strong>Tempi</strong>.it produce ogni giorno<br />
un video sull’attualità. Si<br />
spazia da argomenti seri<br />
trattati con leggerezza a<br />
tematiche frivole analizzate<br />
in profondità.<br />
LA teLefonAtA Con moggi<br />
La serie A secondo l’ex dg Juve<br />
Ogni lunedì <strong>il</strong> campionato di<br />
serie A commentato con<br />
Luciano Moggi: «Del Piero<br />
merita la riconferma. È un<br />
campione e un vero professionista».<br />
movieLAnd<br />
Chi ha visto Cristiada?<br />
Il f<strong>il</strong>m Cristiada, prodotto<br />
nel 2011 e con un cast di<br />
prim’ordine, racconta l’insurrezione<br />
dei cristiani in<br />
Messico negli anni Venti,<br />
ma non riesce ad arrivare<br />
nelle sale europee.<br />
footbALL iS Coming home<br />
La leucemia di petrov<br />
Il capitano dell’Aston V<strong>il</strong>la,<br />
St<strong>il</strong>iyan Petrov, ha scoperto<br />
di avere la leucemia acuta.<br />
Tra la fac<strong>il</strong>e retorica e<br />
penosi discorsi sul doping,<br />
c’è una speranza.<br />
tremende bAzzeCoLe<br />
Quei 94 embrioni siamo noi<br />
Annalisa Teggi (con l’aiuto di<br />
G. K. Chesterton) ci ricorda<br />
che i 94 embrioni “andati<br />
persi” all’ospedale San<br />
F<strong>il</strong>ippo Neri di Roma sono<br />
mammiferi come noi.<br />
Art tempi<br />
Sculture alla fondazione roma<br />
Mariapia Bruno ci porta<br />
alla scoperta delle sculture<br />
dei grandi collezionisti<br />
alla Fondazione Roma.<br />
Immagini da una rassegna<br />
tutta da scoprire.<br />
Un the Con ALiCe<br />
Le star credono a et<br />
e usano l’ufo detector<br />
Rihanna, Zooey Deschanel,<br />
Kesha, Tom Cruise, Mick<br />
Jagger e molti altri ne sono<br />
sicuri: gli alieni esistono.<br />
Chissà dove, ma esistono.<br />
e poi tUtto iL reSto<br />
Corradi, trento,<br />
giannino e la rosa<br />
Su tempi.it trovate tutte<br />
le nostre firme, oltre che<br />
le nostre rubriche. E con<br />
la “Preghiera del mattino”<br />
sbertucciamo un po’ i nostri<br />
colleghi giornalisti.<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 17
L’OBIETTORE<br />
COSE CHE BANKITALIA NON HA MAI DETTO<br />
Dieci ricchi, tre m<strong>il</strong>ioni di poveri<br />
e una colossale panzana mediatica<br />
18 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
di Oscar Giannino<br />
Ho <strong>il</strong> massimo rispetto per gli economisti<br />
che si cimentano con<br />
<strong>il</strong> problema della distribuzione<br />
dei redditi, col tempo ho imparato<br />
a riconoscere a distanza <strong>il</strong> peso<br />
delle diverse scuole economiche<br />
e politiche in materia. Vi sono alcuni<br />
per i quali battere e ribattere sul<br />
tema “i ricchi diventano più ricchi<br />
e i poveri più poveri” è un classico<br />
refrain per criticare l’economia di<br />
mercato, <strong>il</strong> colore dei governi in carica,<br />
e spesso entrambe le cose. Ca-<br />
NON SONO<br />
D’ACCORDO<br />
duti nella storia i modelli antimercato, intellettuali e orfani<br />
del marxismo e del fascismo non hanno di meglio<br />
che soffiare instancab<strong>il</strong>mente contro Mammona che detterebbe<br />
legge. Direte voi che anche Obama ha attaccato<br />
nel Prayer Breakfast di febbraio i ricchi, e ha detto che<br />
Gesù sarebbe favorevole a tassarli di più. Cristo avrà sorriso<br />
nell’apprendere quanto fratello<br />
Barack abbia dimenticato l’elementare<br />
risposta data dal Maestro a chi<br />
voleva trarlo in trappola interrogandolo<br />
sulla giustezza delle tasse da pagare<br />
allo Stato, e Lui si limitò freddamente<br />
a continuare a far segni nella<br />
sabbia e a rispondere: «Restituite a<br />
Cesare quel che è di Cesare e a Dio<br />
quel che è di Dio». Non proprio una<br />
risposta da appassionato di curve<br />
delle aliquote, ma rassegnatamente<br />
e legalitariamente indifferente ai pasticci<br />
dei politici su questa terra, rispetto<br />
alla giustizia dell’Altra.<br />
Detto questo, è stato assolutamente stupefacente ciò<br />
che i media italiani hanno riservato alla ricerca su Ricchezza<br />
e diseguaglianza in Italia di Giovanni D’Alessio,<br />
uscita a febbraio negli Occasional Papers di Bankitalia.<br />
L’autore è persona seria, non ha alcuna responsab<strong>il</strong>ità in<br />
ciò che han creduto di fargli dire. E che nel testo non c’è:<br />
invito tutti a leggerlo, si scarica liberamente dal sito di<br />
via Nazionale. Lo “scandalo” su cui tutti hanno titolato<br />
legandolo agli effetti della crisi, cioè i famigerati 10 italiani<br />
più ricchi tanto patrimonializzati quanto i 3 m<strong>il</strong>ioni<br />
di italiani più poveri, è un dato del 2006!<br />
Seconda questione su cui tutti o quasi hanno banalizzato<br />
e mistificato: <strong>il</strong> presunto aumento della concentra-<br />
L’aumento della concentrazione della ricchezza nel<br />
paper di via Nazionale non c’è. C’è invece ciò che gli<br />
studiosi sanno bene, anche se ai media piace meno: un<br />
calo della disuguaglianza tra <strong>il</strong> 2000 e <strong>il</strong> 2004-2008<br />
zione della ricchezza. In D’Alessio non lo trovate. Trovate<br />
invece ciò che gli studiosi sanno bene, anche se magari<br />
ai media piace meno. Dopo un calo nel biennio 1989-91,<br />
la disuguaglianza si riporta pressoché sui valori del 1987<br />
tra <strong>il</strong> 1993 e <strong>il</strong> 2000, per poi subire un nuovo calo tra l’inizio<br />
del secolo e <strong>il</strong> periodo 2004-2008. Ripeto: ca-lo! Al precrisi<br />
l’Italia è arrivata con l’indice di Gini che scendeva,<br />
quanto a concentrazione della ricchezza detenuta dal<br />
decìle e dal centìle più affluente della popolazione. Sono<br />
diverse componenti a spiegarlo. La progressiva diffusione<br />
della proprietà dell’abitazione di residenza, per esempio,<br />
è passata da poco più del 50 per cento nel 1977 a quasi <strong>il</strong><br />
70 nel 2008. Non proprio roba da paese impoverito. Mentre<br />
negli anni in cui la Borsa tira, la tendenza alla concentrazione<br />
di ricchezza verso l’alto riprende forza. I dati degli<br />
ultimi due anni semplicemente non li abbiamo, per<br />
apprezzare davvero che cosa è avvenuto. Di sicuro, la Borsa<br />
è andata male, tanto per cominciare. Ma la percentuale<br />
di case detenute in proprietà è salita ancora.<br />
Leggere per credere<br />
Terza questione: come stiamo messi in Italia rispetto agli<br />
altri paesi avanzati? Cito testualmente D’Alessio. «Per<br />
quanto riguarda l’ammontare della ricchezza delle famiglie,<br />
le stime di Davies, Sandstrom, Shorrocks e Wolff<br />
[2009] sulla distribuzione dell’intera ricchezza del pianeta<br />
attribuiscono una posizione piuttosto favorevole<br />
all’Italia; considerato pari a 1 <strong>il</strong> peso del nostro paese in<br />
termini di popolazione, l’indice risulta pari a circa 3 in<br />
termini di P<strong>il</strong> e a circa 4,5 in termini di ricchezza. In altri<br />
termini, <strong>il</strong> nostro paese risulta maggiormente favorito in<br />
termini di ricchezza pro capite di quanto non lo sia per <strong>il</strong><br />
prodotto pro capite. Per quanto riguarda la distribuzione<br />
della ricchezza, le indicazioni che si ricavano dagli studi<br />
internazionali presentano risultati non sempre convergenti.<br />
Secondo le indicazioni di Sierminska, Brandolini<br />
e Smeeding [2007], i livelli di disuguaglianza in Italia sarebbero<br />
inferiori a quelli di tutti i paesi considerati nella<br />
loro analisi (Svezia, Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Germania<br />
e Finlandia). (…) Altre stime [Davies, Sandstrom,<br />
Shorrocks e Wolff, 2009] mostrano che gli indici di concentrazione<br />
dell’Italia sono relativamente bassi (al 20esimo<br />
posto su 25 paesi analizzati); gli indici corretti porterebbero<br />
l’Italia verso <strong>il</strong> centro della classifica. Le stime,<br />
come si è detto, non sono sempre coerenti. (…) Per l’Italia,<br />
tuttavia, le indicazioni sembrano piuttosto convergenti<br />
nell’indicare livelli di disuguaglianza della ricchezza relativamente<br />
moderati. Contribuisce a spiegare questo risultato<br />
la diffusione della proprietà dell’abitazione di residenza,<br />
superiore a quella che si riscontra in numerosi<br />
paesi europei, come Regno Unito, Svezia, Francia e Germania,<br />
risultando invece inferiore a quella riscontrata in<br />
Grecia, Irlanda e Spagna». Non voglio impancarmi a maestro<br />
di alcuno. Fatto sta che i media italiani hanno dato<br />
una nuova prova di pessima adesione di massa alla perpetrazione<br />
di una pura mistificazione ideologica.<br />
Foto: AP/LaPresse
INTERNI<br />
20 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
QUELLI CHE SPIAVANO LO STATO<br />
Anche lui<br />
nel mirino?<br />
Dagli atti del processo contro De Magistris e<br />
Genchi spuntano strane confidenze sul cellulare<br />
di Antonio Di Pietro. Pure <strong>il</strong> leader dell’Idv era<br />
controllato? E perché i suoi rapporti con le società<br />
coinvolte nelle indagini non finirono nel tritacarne?<br />
Quarto di una serie di articoli<br />
di Peppe Rinaldi<br />
Luigi De Magistris aveva ragione quando<br />
ripeteva che «in Calabria c’è un sistema<br />
di rapporti trasversale che coinvolge<br />
settori diversi della pubblica amministrazione,<br />
della politica, della magistratura».<br />
Tutto vero. E vale per qualsiasi ufficio<br />
giudiziario italiano. Dov’è, infatti, che<br />
<strong>il</strong> capo di una procura (o un suo sostituto)<br />
non conosce o frequenta l’avvocato di grido<br />
che, a sua volta, conosce o frequenta <strong>il</strong> politico<br />
del momento <strong>il</strong> quale, a cascata, conosce<br />
o frequenta <strong>il</strong> direttore di questo o quel<br />
giornale, diventa amico del giornalista tal<br />
dei tali imparentato col pm, l’imprenditore,<br />
<strong>il</strong> carabiniere, <strong>il</strong> prete, <strong>il</strong> boss e così<br />
via? Se c’è un solo distretto in tutta Italia<br />
dove le relazioni umane non si qualifichino<br />
anche in questo modo, lo si indichi con
Foto: AGF, AP/LaPresse<br />
QUARTA PUNTATA<br />
IL PROCESSO A ROMA<br />
Sull’indagine che fece cadere Prodi<br />
Il 17 apr<strong>il</strong>e inizierà a Roma <strong>il</strong> processo<br />
contro l’ex pm di Catanzaro Luigi De<br />
Magistris e <strong>il</strong> suo consulente Gioacchino<br />
Genchi. I due sono accusati di aver ut<strong>il</strong>izzato<br />
<strong>il</strong>lecitamente, nell’ambito dell’indagine<br />
“Why not” (2006-2007), i tabulati<br />
telefonici di otto parlamentari, tra i quali<br />
l’allora premier Prodi e <strong>il</strong> guardasig<strong>il</strong>li<br />
Mastella. Proprio con <strong>il</strong> coinvolgimento di<br />
quest’ultimo iniziò la fibr<strong>il</strong>lazione politica<br />
che condusse alla caduta del governo.<br />
L’INCHIESTA DI TEMPI<br />
Gli episodi precedenti<br />
Nelle precedenti puntate dell’inchiesta<br />
abbiamo raccontato come le “negligenze”<br />
di Genchi e De Magistris abbiano messo<br />
nei guai anche ignari colleghi. E come<br />
nelle mirabolanti indagini sui fondi pubblici<br />
calabresi la coppia di Catanzaro avesse<br />
tirato in ballo diversi membri dei servizi<br />
segreti apparentemente estranei ai fatti.<br />
Qui sotto, l’ex pm Luigi De Magistris (a destra), oggi esponente dell’Idv e sindaco<br />
di Napoli, e <strong>il</strong> suo consulente ai tempi della procura di Catanzaro, Gioacchino Genchi<br />
Per Genchi anche Di Pietro era in contatto<br />
telefonico con la prodiana Delta, uno snodo<br />
centrale nel presunto giro di fondi ipotizzato<br />
in “Why not”. Eppure nessuno ebbe da ridire<br />
nome e indirizzo. Il problema, chiamiamolo<br />
così, sorge quando l’azione inquirente<br />
decide di priv<strong>il</strong>egiare <strong>il</strong> cosiddetto “contesto”<br />
rispetto al fatto. Quando cioè agli occhi<br />
del magistrato quel «sistema di rapporti trasversale»<br />
diventa di per sé un obiettivo da<br />
demolire a suon di articoli di codice penale,<br />
costi quel che costi. Il minimo che può<br />
succedere è un macello come quello creato<br />
proprio dalle indagini dell’ex sostituto<br />
procuratore di Catanzaro, una specie di<br />
foiba nella quale far precipitare qualsiasi<br />
cosa. Anche <strong>il</strong> più paziente dei topi di procura<br />
si perderebbe tra i m<strong>il</strong>ioni di scartoffie<br />
che le inchieste “Why not”, “Poseidone” e<br />
“Toghe lucane” hanno consegnato alla storia.<br />
Un guazzabuglio che ha fatto danni in<br />
ogni direzione e senza beneficio per nessuno,<br />
tanto meno per la credib<strong>il</strong>ità della giustizia.<br />
Lo stesso superconsulente tecnico di<br />
De Magistris, Gioacchino Genchi, ha pagato<br />
un prezzo salatissimo per essersi inf<strong>il</strong>ato<br />
nel tunnel: è stato cacciato dalla polizia, ha<br />
dovuto lasciare un lavoro che rendeva bene<br />
e oggi deve guadagnarsi la pagnotta facendo<br />
l’avvocato a Palermo (e chissà se la pensa<br />
ancora come qualche anno fa). Chi invece<br />
ha capitalizzato alla grande, si sa, è l’altro<br />
protagonista di questo romanzo, <strong>il</strong> quale,<br />
tra le denunce di fantasmagorici complotti<br />
a suo danno e gli applausi dei giornalisti<br />
“anti-casta” che ancora tifano per<br />
lui, vive le luci della ribalta grazie a una<br />
carriera politica finora strab<strong>il</strong>iante: prima<br />
uno scranno al Parlamento europeo, poi<br />
la poltrona di sindaco di Napoli. Da una<br />
casta all’altra in nome della guerra a tutte<br />
le caste. Succede solo in Italia.<br />
La domanda allora è: come la mettiamo<br />
quando dalla baraonda di nomi, numeri di<br />
telefono, indirizzi e-ma<strong>il</strong> e sms, spuntano<br />
soggetti che si scoprirà poi essere – come<br />
dire? – amici degli inquirenti stessi? E perché<br />
a queste persone non è stato riservato<br />
lo stesso trattamento degli<br />
altri, dal momento che nelle<br />
indagini di De Magistris e<br />
Genchi un semplice contatto<br />
telefonico spesso era interpretato<br />
come un riscontro<br />
di ipotesi investigative, magari generate a<br />
loro volta da normalissime relazioni? Un<br />
esempio è custodito agli atti del processo<br />
di Roma in cui, dal prossimo 17 apr<strong>il</strong>e, l’ex<br />
tandem investigativo di Catanzaro dovrà<br />
difendersi dall’accusa di abuso d’ufficio per<br />
<strong>il</strong> presunto spionaggio <strong>il</strong>legale ai danni di<br />
otto membri del Parlamento.<br />
Le “risultanze” ignorate<br />
L’8 dicembre del 2008 Gioacchino Genchi<br />
mandò una lunga nota al sostituto procuratore<br />
di Salerno Gabriella Nuzzi, quella<br />
dei famosi, reiterati e anche notturni contatti<br />
telefonici con De Magistris. La stessa<br />
Gabriella Nuzzi che fu poi sanzionata dal<br />
Csm assieme ad altri (con <strong>il</strong> trasferimento<br />
di sede e di funzioni) per via del celeberrimo<br />
scontro tra le procure di Salerno e<br />
Catanzaro, scaturito proprio dalle denunce<br />
di De Magistris in merito alle presunte<br />
trame ordite dai colleghi per fargli avocare<br />
le sue mirabolanti indagini. Quando Genchi<br />
scrisse alla toga campana, le avocazioni<br />
c’erano già state, ma <strong>il</strong> consulente della<br />
procura di Catanzaro era ancora legittimato<br />
a entrare nel merito di certa materia,<br />
perché uno dei procedimenti penali sorti a<br />
latere di “Poseidone” sopravviveva e nessuno<br />
degli organi sovraordinati all’ufficio del<br />
pm era intervenuto. Si trattava del fascicolo<br />
1330/04, trasmesso per competenza funzionale<br />
a Salerno e riguardante certe “strane”<br />
fughe di notizie.<br />
La lettera contiene un passaggio decisivo.<br />
Scrive Genchi alla Nuzzi: «Antonio<br />
Saladino (l’imprenditore calabrese attorno<br />
all’agenda del quale è stato montato tutto<br />
<strong>il</strong> can can che conosciamo, ndr) ha dichiarato<br />
alla stampa di non aver mai conosciuto<br />
né incontrato l’avvocato Nicola Mancino<br />
(all’epoca vicepresidente del Csm, ndr) nello<br />
stesso contesto in cui ha dichiarato di conoscere<br />
invece l’onorevole Antonio Di Pietro.<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 21
Foto: AP/LaPresse<br />
Sembrava che i due fossero<br />
sul punto di svelare segreti<br />
scomodi sui casi Duisburg<br />
e Fortugno. Ma non v’è<br />
traccia della comunicazione<br />
ufficiale di tali “emergenze”<br />
ai titolari delle indagini<br />
Con <strong>il</strong> cellulare dell’onorevole Antonio Di<br />
Pietro, stante che l’onorevole Di Pietro è<br />
uno dei pochi ad aver ut<strong>il</strong>izzato un cellulare<br />
a lui intestato, non risultano contatti telefonici<br />
con le utenze di Antonio Saladino mentre<br />
ne risultano invece con le utenze “Delta”,<br />
accertate in uso all’ex presidente del<br />
Consiglio, professor Romano Prodi». Secondo<br />
Genchi, quindi, anche <strong>il</strong> leader dell’Italia<br />
dei valori era in contatto telefonico con le<br />
famose Sim card intestate alla Delta, società<br />
riconducib<strong>il</strong>e all’ex premier. Il che, in linea<br />
di principio, non vuol dire un bel niente,<br />
perché telefonarsi non è reato. Almeno non<br />
ancora. Peccato però che la Delta<br />
fosse uno degli snodi centrali<br />
nel presunto giro di fondi pubblici<br />
ipotizzato da De Magistris<br />
e Genchi nell’indagine “Why<br />
not”. Eppure per i contatti delineati<br />
da Genchi tra la prodiana<br />
Delta e Di Pietro nessuno ebbe<br />
da ridire, mentre altri celebri e<br />
meno celebri indagati si ritrovarono<br />
invischiati in questa storia<br />
surreale anche solo per aver spedito<br />
o ricevuto un sms.<br />
Tutti implicati tranne uno<br />
Ma la lettera alla pm campana<br />
desta anche un altro interrogativo:<br />
come faceva Genchi –<br />
e di conseguenza De Magistris<br />
– a sapere che Di Pietro era stato<br />
«uno dei pochi a ut<strong>il</strong>izzare<br />
un cellulare a lui intestato» e<br />
che «non risultavano contatti<br />
con Saladino» mentre «ne risultavano con<br />
“Delta”»? Pure le utenze del politico molisano<br />
erano state passate ai raggi X? Può essere<br />
che tutte quelle informazioni non fossero<br />
state ricavate dal cellulare di Di Pietro,<br />
bensì dai telefoni di Saladino e della Delta.<br />
Ma anche in questo caso resta l’anomala<br />
conoscenza del tipo di scheda ut<strong>il</strong>izzata dal<br />
leader Idv. Una circostanza forse ammessa<br />
involontariamente dall’ex consulente<br />
davanti a un pm, la dottoressa Gabriella<br />
Nuzzi, che da parte sua non opporrà alcuna<br />
domanda incidentale per chiarire la stranezza.<br />
Per di più Di Pietro era parlamentare<br />
in quel momento (Di Pietro è sempre parlamentare),<br />
come mai allora non compare<br />
tra le parti offese del processo di Roma dove<br />
altri otto suoi colleghi sarebbero stati “spiati”?<br />
Ce n’era anche qualcun altro, è vero, di<br />
deputato o senatore poi sparito dall’indagine<br />
“Why not”, ma dire Di Pietro non è come<br />
dire, ad esempio, Giovanni Kessler, deputato<br />
diessino dell’Alto Adige finito nel calderone<br />
e poi subito uscitone. Ogni nome altisonante<br />
della politica italiana che a vario<br />
titolo sfiorasse la Calabria immaginata da<br />
De Magistris fu trascinato nella melma delle<br />
carte bollate di Catanzaro.<br />
Antonio Di Pietro, invece, fu risparmiato.<br />
Perché? Una risposta non c’è. C’è però,<br />
nel 2009, una candidatura al Parlamento<br />
europeo proprio nelle liste dell’Italia dei<br />
valori in favore del pm «che indagava a 360<br />
gradi e non guardava in faccia a nessuno»,<br />
divenuto poi sindaco di Napoli, sempre con<br />
l’Idv. E c’è pure un celebre discorso del suo<br />
ex consulente dal palco di un congresso<br />
del partito di Di Pietro: una tirata in per-<br />
QUELLI CHE SPIAVANO LO STATO INTERNI<br />
I CASI<br />
FORTUGNO<br />
Ucciso durante<br />
le primarie del Pd<br />
Francesco Fortugno,<br />
vicepresidente del<br />
Consiglio regionale<br />
della Calabria, fu<br />
ucciso a colpi di<br />
postola nell’atrio di<br />
palazzo Nieddu, a<br />
Locri, la sera del 16<br />
ottobre 2005, durante<br />
le primarie del<br />
Partito democratico.<br />
Per la sua uccisione<br />
nel febbraio 2009<br />
sono stati comminati<br />
quattro ergastoli ad<br />
altrettanti aff<strong>il</strong>iati<br />
alla ’ndrangheta.<br />
DUISBURG<br />
L’esportazione<br />
della ’ndrangheta<br />
All’alba del 15 agosto<br />
2007 a Duisburg, in<br />
Germania, davanti<br />
al ristorante italiano<br />
“Da Bruno”, furono<br />
freddate sei persone.<br />
Una strage legata<br />
alla faida di San Luca<br />
tra le ’ndrine dei<br />
Nirta e degli Strangio<br />
contro la ’ndrina<br />
dei Pelle-Vottari.<br />
Il processo per la<br />
faida si è concluso<br />
nel luglio scorso con<br />
otto ergastoli e pene<br />
che vanno dai 9 ai 12<br />
anni di reclusione.<br />
Qui accanto e sopra,<br />
la scena della strage<br />
di Duisburg, Germania,<br />
avvenuta nel giorno<br />
di Ferragosto del 2007<br />
fetto st<strong>il</strong>e Michael Moore, dove la statuetta<br />
scaraventata da uno psicolab<strong>il</strong>e in faccia a<br />
Berlusconi divenne un escamotage mediatico<br />
organizzato dalla vittima stessa. Il rosso<br />
sangue sul volto del Cavalere era, evidentemente,<br />
pomodoro cinematografico. Ma<br />
saranno state tutte coincidenze.<br />
Fughe di notizie importanti<br />
A proposito di fughe di notizie: si ricorderà<br />
che tra i vari presunti scoop str<strong>il</strong>lati dai giornali<br />
all’epoca di “Why not” e “Poseidone” ci<br />
fu anche l’indiscrezione secondo cui da<br />
quelle inchieste fossero emerse verità “scomode<br />
ed esplosive” sulla strage di Duisburg<br />
e sull’omicidio Fortugno, una mezza dozzina<br />
di morti ammazzati in un agguato di<br />
mafia in Germania nell’ambito della faida<br />
di San Luca nel primo caso, l’esecuzione<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 23
INTERNI QUELLI CHE SPIAVANO LO STATO<br />
Genchi dice che De Magistris<br />
gli aveva assicurato «la<br />
copertura del procuratore<br />
capo Lombardi» e che Piero<br />
Grasso incoraggiava <strong>il</strong> loro<br />
lavoro «perché si scoprissero<br />
le fonti delle fughe di notizie»<br />
sui casi Fortugno e Duisburg<br />
del vicepresidente del Consiglio regionale<br />
della Calabria nel secondo. Da tenere a mente,<br />
altrimenti da questo labirinto si rischia<br />
di non uscire più, anche perché tutto traeva<br />
origine da indagini (“Why not” e “Poseidone”<br />
appunto) sull’ut<strong>il</strong>izzo di fondi pubblici:<br />
in pratica da un altro mondo.<br />
Ora, tra incursioni televisive, titoli a<br />
nove colonne, dichiarazioni alle agenzie e<br />
libri di memorie, era passata l’idea che la<br />
coppia di super investigatori fosse sul punto<br />
di svelare segreti e retroscena. Nacque<br />
così la storia sui magistrati reggini Alberto<br />
Cisterna, Francesco Mollace, Roberto<br />
Di Palma, sul giornalista Paolo Pollichieni<br />
in combutta con questi, sul procuratore<br />
nazionale antimafia Piero Grasso, su ufficiali<br />
infedeli e poliziotti spioni che chiamavano<br />
da cabine telefoniche del Nord Italia<br />
avvisando giornalisti e magistrati sulle<br />
mosse degli inquirenti che scavavano in<br />
quei gravi delitti. Un tourb<strong>il</strong>lon di contatti<br />
tra protagonisti vari dell’epica calabrese,<br />
alcuni effettivamente anomali, che però<br />
non spiegavano niente sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o investigativo<br />
e giudiziario. Letterariamente sì,<br />
ci si poteva costruire un bel canovaccio per<br />
una magnifica sceneggiatura personale (si<br />
vedano i libri pubblicati e la relativa propaganda<br />
giornalistica), ma oltre non si andò<br />
mai. E non perché qualcuno sf<strong>il</strong>ò le indagini<br />
a De Magistris e Genchi, ma perché non<br />
era tecnicamente possib<strong>il</strong>e. Non v’è infatti<br />
traccia alcuna della comunicazione ufficiale<br />
di tali “emergenze” – come si chiamano<br />
in gergo tecnico le novità scoperte in corso<br />
d’opera – ai pubblici ministeri titolari delle<br />
indagini sui delitti in questione. Lo imporrebbe<br />
la legge, non soltanto <strong>il</strong> galateo togato.<br />
Ma nessuno disse niente a nessuno, fuorché<br />
evidentemente ai giornali.<br />
Cosa non si impara dai giornali<br />
Dall’audizione del procuratore generale di<br />
Catanzaro Enzo Jannelli davanti al Copasir,<br />
datata 2 febbraio 2009, spunta un frammento<br />
di verità, o perlomeno un’altra interpretazione<br />
rispetto alla vulgata del complotto<br />
cosmico che i due stavano per smascherare.<br />
Disse Jannelli quel giorno: «Può<br />
essere accaduto che durante l’acquisizione<br />
di questi dati si sia venuti a conoscenza<br />
di certe cose che non attengono per nulla<br />
all’indagine, che non rientrano nella<br />
maniera più assoluta nel suo obiettivo. In<br />
24 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
Genchi (a destra) con Marco Travaglio e David Parenzo a un evento dell’Idv<br />
questo caso un pubblico ministero si rivolge<br />
al titolare di quell’indagine e gli comunica<br />
di avere acquisito quei dati. Domandate ai<br />
titolari delle indagini su Duisburg e Fortugno<br />
se è mai stato comunicato loro un dato<br />
del genere. Infatti, se tale informazione fosse<br />
stata acquisita e fosse r<strong>il</strong>evante e significativa,<br />
si sarebbe omesso di informare <strong>il</strong><br />
pubblico ministero: un atto importantissimo<br />
che si appunta sul pubblico ministero<br />
che conosce circostanze r<strong>il</strong>evanti di un’indagine<br />
che non ha nulla a che fare con<br />
quella che sta conducendo. Potete riscontrare<br />
questo dato, che mi sembra veramente<br />
sconcertante, chiedendo al pubblico ministero<br />
della strage di Duisburg e dell’omicidio<br />
Fortugno come mai la procura di Catanzaro<br />
non ha mai riferito queste circostanze».<br />
Si obietterà che Jannelli non è un teste<br />
affidab<strong>il</strong>e, che aveva <strong>il</strong> dente avvelenato con<br />
De Magistris e Genchi, sempre per via dello<br />
scontro con i colleghi della procura di<br />
Salerno, le cui conseguenze non furono<br />
risparmiate nemmeno a lui. Vero. Ma anche<br />
l’allora procuratore capo di Reggio Calabria<br />
Giuseppe Pignatone nel febbraio 2009 inviò<br />
una nota al collega pari grado di Roma Giovanni<br />
Ferrara (di cui ha recentemente preso<br />
<strong>il</strong> posto) per capire cosa stesse succedendo.<br />
Pignatone era sbalordito perché «da notizie<br />
di stampa pubblicate negli ultimi giorni<br />
risulta che sarebbero stati acquisiti nel<br />
procedimento c.d. “Why not” i tabulati telefonici<br />
del dottor Nicola Gratteri, del dottor<br />
Mollace e del dottor Di Palma, magistrati in<br />
servizio presso questo ufficio». Se De Magistris<br />
e Genchi stavano per scoperchiare la<br />
pentola degli intricatissimi casi Duisburg<br />
e Fortugno, com’è possib<strong>il</strong>e che uno come<br />
Pignatone non ne sapesse niente? Si consideri<br />
che l’attuale procuratore capo di Roma<br />
è un magistrato normale, poco incline alla<br />
socio-psicologia relazionale giudiziaria: un<br />
anti-Ingroia almeno in senso culturale, fin<br />
dai tempi della sua attività a Palermo. Se<br />
quelle raccolte da Genchi e De Magistris fossero<br />
state notizie concrete, i due sarebbero<br />
ora sotto processo anche per questa grave<br />
omissione, invece sono imputati per altre<br />
faccende. Segno che svelare quante volte<br />
un magistrato pur autorevole come Alberto<br />
Cisterna, membro della Direzione nazionale<br />
antimafia, abbia chiamato signore e<br />
signorine varie col telefono dell’ufficio, o<br />
chi tra i suoi colleghi abbia informato un<br />
direttore di giornale del pentimento del<br />
k<strong>il</strong>ler di Fortugno, scambiato schede Sim<br />
e telefonini a ripetizione, conosciuto e frequentato<br />
l’uno o l’altro personaggio, ecco,<br />
svelare tutto questo non è stato considerato<br />
di alcuna r<strong>il</strong>evanza investigativa.<br />
Gli appoggi immaginari<br />
Il demonio, si dice, è annidato nei dettagli<br />
e i dettagli fanno luce su tutto. Eccone un<br />
altro, molto sintetizzato, che forse offre una<br />
chiave di lettura nuova di un pezzo centrale<br />
dell’epopea sin qui descritta. Sempre nella<br />
lettera al pm Nuzzi, ma questa volta in riferimento<br />
ai casi Duisburg e Fortugno, Genchi<br />
racconta che De Magistris gli aveva assicurato<br />
«la copertura del procuratore capo<br />
Mariano Lombardi» e del procuratore nazionale<br />
Grasso, <strong>il</strong> quale anzi incoraggiava <strong>il</strong><br />
lavoro dei due «affinché si scoprissero le fonti<br />
delle fughe di notizie». Dunque De Magistris,<br />
se così è, diceva queste cose a Genchi.<br />
Appunto. Ma non gliele scriveva. Lombardi,<br />
dal suo canto, non può smentire, perché<br />
nel frattempo è morto. E tragicamente negli<br />
atti processuali di questa presunta autorevole<br />
approvazione non v’è traccia. Non è che<br />
qualcuno l’ha sparata un po’ grossa? n<br />
(4. continua)<br />
Foto: AP/LaPresse
Foto: Sintesi<br />
L’accademia<br />
della burocrazia<br />
Così <strong>il</strong> dirigismo ministeriale e le intramontab<strong>il</strong>i<br />
consorterie dell’istruzione stanno strozzando<br />
una riforma nata all’insegna dell’autonomia<br />
di Giorgio Israel<br />
Ne abbiamo già parlato su tempi: nel<br />
sistema dell’istruzione quanto più<br />
si parla di autonomia tanto più si<br />
afferma <strong>il</strong> dirigismo. Si era proclamato<br />
che la ricetta per guarire <strong>il</strong> sistema non era<br />
l’incremento di controlli soffocanti a monte,<br />
bensì autonomia e valutazione a valle.<br />
Niente da fare.<br />
La nuova normativa per la formazione<br />
degli insegnanti (lauree magistrali e tirocinio<br />
formativo attivo, Tfa) mirava ad aprire<br />
le finestre a un’aria nuova, coinvolgendo<br />
nel modo più ampio scuole e università,<br />
liberando <strong>il</strong> sistema dal dominio delle con-<br />
sorterie che se ne ritenevano proprietarie.<br />
E invece ecco che queste, non avendo potuto<br />
bloccare la nuova normativa, cercano di<br />
controllarla, secondo <strong>il</strong> classico paradigma<br />
nazionale del gattopardismo. Ministero<br />
e associazioni dei vecchi “supervisori”<br />
in combutta gestiranno un corso di formazione<br />
per i docenti tutor di classe, così chi<br />
vorrà fare <strong>il</strong> tutor nei tirocini dovrà passare<br />
sotto queste forche caudine. È la solita<br />
La solita infernale miscela di centralismo e<br />
corporativismo si ripresenta nel progetto di<br />
rifare la testa dei docenti certificando le loro<br />
competenze con un “modello unico nazionale”<br />
EDUCAZIONE IN ROVINA INTERNI<br />
infernale miscela di dirigismo e corporativismo<br />
che si ripresenta in termini ancor<br />
più soffocanti nel nuovo progetto di rifare<br />
la testa degli insegnanti. Difatti, secondo i<br />
dettami ministeriali, la nuova certificazione<br />
delle competenze andrà imposta con<br />
un “modello unico nazionale” corredato<br />
di linee guida. E, come se non bastasse, si<br />
è valutato che gli insegnanti non sono adeguati:<br />
insegnano soltanto a “sapere” e non<br />
a “saper fare”, per colpa del-<br />
le università. Quindi, le loro<br />
teste (in ogni ordine e grado)<br />
andranno rifatte secondo<br />
i princìpi della Didattica<br />
di Stato formulati nei cor-<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 27
INTERNI EDUCAZIONE IN ROVINA<br />
ridoi del ministero. Ci vorranno anni, si<br />
annuncia da quei corridoi, per rifare teste<br />
tanto mal strutturate: un piano quinquennale<br />
degno di quelli sovietici.<br />
L’invito di Giorgio Vittadini («cari docenti,<br />
siate maestri, non funzionari») appare<br />
come un grido disarmato di fronte all’avanzare<br />
implacab<strong>il</strong>e del dirigismo centralista,<br />
che tutto concede all’autonomia a condizione<br />
che gli insegnanti applichino come automi<br />
le prescrizioni metodologiche che piombano<br />
implacab<strong>il</strong>i dall’alto.<br />
Tesorerie uniche e regole a priori<br />
Le cose non vanno meglio per l’università.<br />
Difendemmo la riforma universitaria dalla<br />
demagogia degli scalatori di tetti. Ma<br />
già allora in molti avvertimmo che alcuni<br />
aspetti della riforma andavano corretti, e<br />
in particolare: l’eccessivo dirigismo espresso<br />
dalla mole imponente di regole e adempimenti;<br />
la tendenza a dare troppo potere<br />
ai consigli di amministrazione e ai rettori;<br />
la visione della valutazione come un<br />
processo ex ante e non ex post, adottando<br />
modelli di valutazione “automatici”, con<br />
procedure bibliometriche (<strong>il</strong> conteggio delle<br />
citazioni dei lavori scientifici) sempre<br />
più criticate nei paesi in cui sono state collaudate.<br />
Forse non vi è stata attenzione per<br />
quel che accadeva in Parlamento – un esponente<br />
del Pdl lamentava di come la riforma<br />
fosse stata “rovinata” – e per i decreti<br />
attuativi. Forse occorrerà cospargersi <strong>il</strong><br />
capo di cenere.<br />
A suo tempo, l’introduzione dell’autonomia<br />
amministrativa dei dipartimenti<br />
realizzò elasticità e rapidità nella gestione<br />
dei fondi. Ora <strong>il</strong> sistema universitario rientra<br />
nel regime di Tesoreria unica: tutte le<br />
entrate saranno versate nelle contab<strong>il</strong>ità<br />
speciali gestite dalla Banca d’Italia. Sembra<br />
anche che le missioni<br />
saranno di nuovo gestite<br />
dalle amministrazioni centrali<br />
e non più dai dipartimenti.<br />
Rivedremo <strong>il</strong> noto<br />
scenario dell’elefantiasi<br />
centralista che non garantisce<br />
controlli efficienti bensì soltanto inefficienze<br />
intollerab<strong>il</strong>i.<br />
Il ministero sta muovendo vari r<strong>il</strong>ievi<br />
agli statuti approvati dalle università. Si<br />
richiama <strong>il</strong> principio che tutte le decisioni<br />
sostanziali debbano essere di pertinenza<br />
dei consigli di amministrazione, incluse<br />
quelle relative all’offerta didattica. È legittimo<br />
chiedersi cosa ci stiano a fare i docenti,<br />
salvo che eseguire come automi le direttive<br />
dei consigli. S’insiste sul fatto che la<br />
didattica deve essere di esclusiva pertinenza<br />
dei dipartimenti anche per i corsi interdipartimentali.<br />
Sarà divertente vedere chi<br />
gestirà le lauree magistrali per la formazione<br />
degli insegnanti e <strong>il</strong> Tfa, che richiedono<br />
una molteplicità di apporti interdisciplina-<br />
28 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
Sulla valutazione della ricerca non era meglio<br />
fare una scelta oculata invece di adottare<br />
sistemi discutib<strong>il</strong>i che prescindono dalla<br />
qualità e dal contenuto delle pubblicazioni?<br />
ri che solo una facoltà può coordinare.<br />
Ma gli aspetti più sconcertanti vengono<br />
dal modo con cui la nuova Agenzia per<br />
la valutazione dell’università e della ricerca<br />
(Anvur) procede alla valutazione della<br />
ricerca svolta negli anni passati e determina<br />
i criteri per le idoneità nazionali dei<br />
nuovi docenti. Circa questo secondo aspetto<br />
non sarebbe stato meglio lasciare la massima<br />
libertà di reclutamento, e poi giudicare<br />
i risultati? Invece, ha prevalso <strong>il</strong> vizio<br />
di stab<strong>il</strong>ire le regole a priori, limitando al<br />
massimo l’autonomia di giudizio. Quanto<br />
al compito di valutare <strong>il</strong> passato, è un’ineccepib<strong>il</strong>e<br />
funzione istitutiva dell’Anvur. Ma<br />
c’è da eccepire, eccome, sull’ortodossia<br />
bibliometrica dell’Anvur, che si è mostra-<br />
Qui sopra, Francesco Profumo,<br />
ministro dell’Istruzione<br />
dell’attuale governo.<br />
A lato, <strong>il</strong> suo predecessore<br />
Mariastella Gelmini<br />
ta sorda e brutale nei confronti di qualsiasi<br />
obiezione proveniente dalla comunità<br />
universitaria. All’estero si moltiplicano<br />
le critiche nei confronti di sistemi di valutazione<br />
claudicanti ed è recente la decisione<br />
del ministero australiano della ricerca<br />
di abbandonare le valutazioni bibliometriche<br />
e di tornare a un sistema di valutazione<br />
di contenuto e disciplinare. Poiché<br />
arriviamo per ultimi non era meglio<br />
fare una scelta oculata invece di adottare,<br />
con <strong>il</strong> tipico fondamentalismo dei neofiti,<br />
sistemi profondamente discutib<strong>il</strong>i, che<br />
prescindono completamente dalla qualità<br />
e dal contenuto delle pubblicazioni? Invece,<br />
anche qui trionfa <strong>il</strong> dirigismo tecnocratico:<br />
si attribuisce un potere incontrollato<br />
a un gruppo di persone “indipendenti”,<br />
dove “indipendenza” significa soltanto<br />
arbitrio: come quando, a dispetto del buon<br />
senso, si decreta che un libro pubblicato<br />
in una qualsivoglia lingua straniera valga<br />
comunque di più di un libro pubblicato in<br />
italiano; oppure si producono classifiche<br />
di merito delle riviste del tutto opinab<strong>il</strong>i.<br />
La valutazione “oggettiva” e “scientifica”<br />
ha i piedi d’arg<strong>il</strong>la dell’arbitrio.<br />
Intanto i panel di valutazione mob<strong>il</strong>itano<br />
centinaia di persone che, per un paio di<br />
anni almeno, non faranno altro, non faranno<br />
più ricerca e si riprenderanno a fatica<br />
da una sim<strong>il</strong>e prova. Giorni fa, un collega<br />
di un paese centralista come la Francia<br />
mi diceva: «Come avete potuto inventare<br />
una sim<strong>il</strong>e follia burocratica che noi<br />
non faremo mai?». Se un guaio affligge questo<br />
nostro paese è l’infernale connubio per<br />
cui i particolarismi corporativi riescono ad<br />
aprire spazi a forme di dirigismo che lasciano<br />
stupito persino chi è stato educato al<br />
centralismo prefettizio napoleonico. n<br />
Foto: AP/LaPresse
Foto: AP/LaPresse<br />
MONTI, UN’OCCASIONE ANCHE PER IL PDL<br />
Lo zar è inflessib<strong>il</strong>e ma buono<br />
Non buttiamo via la sua pax<br />
di Renato Farina<br />
L’<br />
ItalIa vIve In una grande confusIone. Anche Boris, che sarei poi io, vive un momento<br />
di confusione. È proprio un degno rappresentante del popolo: gli somiglia.<br />
La confusione invece non c’è, neanche un po’, nel nostro premier<br />
Mario Monti. Tutti confusi siamo, meno uno, lui. La sua frase pronunciata a Seul si<br />
è spiaccicata sulle nostre crape pelate e canute come una torta di Ridolini. Ha detto:<br />
«Se <strong>il</strong> paese non è pronto, potrei lasciare». Così ragiona un capo quando non è giustificato<br />
dal consenso popolare, semmai è lui che, se è di buon umore, dà <strong>il</strong> suo consenso<br />
al popolo, lo promuove con <strong>il</strong> sei meno e accetta di comandarlo. Se no, al diavolo<br />
<strong>il</strong> popolo, i buoi, l’articolo 18, e torna alla Tr<strong>il</strong>ateral.<br />
In questo senso Monti è l’esatto opposto di Berlusconi. Berlusconi era uno di noi,<br />
era <strong>il</strong> presidente operaio, <strong>il</strong> presidente imprenditore, <strong>il</strong> presidente giardiniere, <strong>il</strong> pre-<br />
sidente bagnino. Si identificava con tutti, ma sul serio. Io l’ho visto<br />
parlare con i bambini mettendosi al loro livello perché in quel momento<br />
era un bambino, <strong>il</strong> presidente bambino. Invece Monti è una<br />
specie di leader dell’iperuranio, è un ottimato, un eletto nel senso<br />
di uno che è eletto a prescindere dalle elezioni. In passato ho citato<br />
Le Monde diplomatique quando ha scritto che una volta usavano le<br />
“giunte m<strong>il</strong>itari”, con i cattivissimi colonnelli. Adesso vanno più forte<br />
le “giunte civ<strong>il</strong>i”, senza galloni e senza alti pennacchi e stivali con<br />
gli speroni argentei. Il concetto però è lo stesso. E allora? Boris vota e voterà <strong>il</strong> governo<br />
Monti alla Camera e ovunque càpiti. Ma non al prezzo di dire bugie, di oliare la<br />
supposta. Non per obbedienza al partito, bensì per convinzione etica. Se va via Monti,<br />
non sappiamo chi ci mandano da lassù, dall’Olimpo del dinero e dalla Gran Cuccagna<br />
dei Derivati. Di certo uno peggio. Monti è buono, competente. Si intende di<br />
sport, va a Messa. Non ha fatto trapianti di capelli e non è calvo. Non è obeso. Quando<br />
Obama l’ha visto è stato Obama a riconoscerlo e a fargli cucù.<br />
Il popolo è pronto per uno così bravo? Dobbiamo esserlo. Guardate che non sono<br />
mica sarcastico. Lo penso proprio. Boris reputa che Monti sia uno zar contro cui non<br />
è <strong>il</strong> caso di mettere su un casino. Ci sta difendendo dall’Orda di Gengis Khan facendo<br />
credere di essere suo amico, e forse lo è davvero, ma intanto impedisce che la finanza<br />
yankee e zurighese ci pianti i dentini sulla giugulare. Poi ci mette troppe tasse,<br />
ma almeno impedisce le scorrerie dei barbari azzimati e dollarosi. Dovremmo<br />
sfruttare questa pax mariomontana per costruire qualcosa. Per far essere la politica<br />
tensione al bene comune, con compromessi nob<strong>il</strong>i e dialoghi duri e amorosi per curare<br />
le ossa dei vecchi e le speranze dei giovani, schiacciando i calli ai lupi per difendere<br />
gli agnelli, anche se mi rendo conto che far del male ai selvatici non è gradito<br />
dall’ala animalista del Pdl. Invece, temo che si butti via tutto.<br />
Noi deputati siamo troppo preoccupati di cercare di sopravvivere, e quando si<br />
cerca di sopravvivere si muore. È una vecchia legge dei gulag. I congressi del Pdl,<br />
pensati da Angelino Alfano come maieutici di una nuova classe dirigente collegata<br />
alla base, troppo spesso sono diventati dei precongressi, nel senso che tutto era<br />
deciso prima, quando i caporioni picchiano sul tavolo i pacchetti di tessere per pesare<br />
nella distribuzione degli incarichi. E <strong>il</strong> congresso poi era già fritto e mangiato<br />
prima del suo svolgersi, con liste agghindate per <strong>il</strong> comodo dello status quo. Qualcosa<br />
nasce solo quando non si cerca di occupare posti, ma ci si lascia affascinare<br />
dal testimone di una vita buona. Io ne conosco, persino nel Pdl.<br />
BORIS<br />
GODUNOV<br />
IL NOSTRO UOMO<br />
A PALAZZO<br />
Il premier è bravo, competente.<br />
Si intende di sport, va a Messa.<br />
Non ha fatto trapianti di capelli.<br />
Non è obeso. Quando Obama l’ha<br />
visto è stato Obama a fargli cucù<br />
Sotto, <strong>il</strong> premier Mario Monti<br />
con S<strong>il</strong>vio Berlusconi<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 31
CHE VECCHIO IL POPOLO DISCRIMINATO<br />
CONTINENTE<br />
Ungheresi<br />
proprio<br />
non si può<br />
Una costituzione fortemente identitaria. Il rigetto<br />
di un modello comunitario fallito. La voglia di<br />
liberarsi dalle nomenklature sopravvissute alla<br />
fine del comunismo. Ecco perché la svolta di<br />
Budapest non piace a Bruxelles. E costerà cara<br />
I conti<br />
non tornano, o forse tornano<br />
troppo bene. Il 13 marzo l’Ecofin ha<br />
sospeso l’erogazione di 495 m<strong>il</strong>ioni di<br />
euro di fondi di coesione all’Ungheria obiettando<br />
che le misure di riduzione del deficit<br />
di b<strong>il</strong>ancio finora adottate sono una tantum,<br />
e che senza misure strutturali l’anno<br />
prossimo <strong>il</strong> deficit supererà <strong>il</strong> 3 per cento<br />
del P<strong>il</strong>. È la prima volta, a quel che si ricorda,<br />
che fondi strutturali europei vengono<br />
bloccati per un motivo del genere. La barriera<br />
del 3 per cento del Patto di stab<strong>il</strong>ità<br />
europeo è stata oltrepassata decine di volte<br />
da molti paesi – compresi i colossi Germania<br />
e Francia – senza conseguenze pecuniarie;<br />
stavolta viene sanzionato un paese<br />
che non l’ha violata ma che, secondo i ministri<br />
delle Finanze dei 27, la violerà. Mentre<br />
la Spagna, che si era impegnata a registrare<br />
un deficit del 4,4 per cento alla fine del<br />
2012 ma poi per bocca del primo ministro<br />
Mariano Rajoy ha fatto presente che non ce<br />
l’avrebbe fatta, è stata autorizzata ad arrivare<br />
fino al 5,3 per cento. L’Ungheria ha un<br />
debito pubblico pari all’82 per cento del P<strong>il</strong><br />
che si è accumulato negli otto anni di esecutivi<br />
socialisti-liberali che hanno governato<br />
<strong>il</strong> paese fra <strong>il</strong> 2002 e <strong>il</strong> 2010: ai tempi del<br />
primo governo Orbán (1998-2002) <strong>il</strong> debito<br />
era di poco superiore al 50 per cento, a sua<br />
volta eredità del “comunismo al gulash”<br />
di János Kádár; sempre negli otto anni di<br />
governi lib-lab s’è accumulato l’equivalente<br />
di 8,5 m<strong>il</strong>iardi di euro di debiti privati per<br />
mutui sulla casa nominati in franchi svizzeri:<br />
quasi <strong>il</strong> 10 per cento dell’attuale P<strong>il</strong>. La<br />
prima procedura d’infrazione contro l’Ungheria<br />
per sfondamento del deficit fu avviata<br />
nel lontano 2004, ma senza mai arrivare<br />
a misure punitive. Addirittura poco dopo<br />
32 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
<strong>il</strong> governo ungherese votò un b<strong>il</strong>ancio con<br />
un deficit pari al 9 per cento del P<strong>il</strong>, e Bruxelles<br />
non disse parola: la spesa pubblica<br />
incontrollata permise alla coalizione lib-lab<br />
di vincere le seconde elezioni di seguito nel<br />
2006. E di fare altri danni.<br />
Una serie di minacce mai viste<br />
Perché l’Unione Europea tratta l’Ungheria<br />
in modo diverso dalla Spagna? E perché<br />
tratta <strong>il</strong> governo presieduto da Viktor<br />
Orbán diversamente da come trattò quelli<br />
presieduti dal socialista Ferenc Gyurcsány?<br />
La risposta che tutti suggeriscono è una<br />
sola: all’Europa non piace la nuova costituzione<br />
ungherese, approvata dalla maggioranza<br />
di governo formata dal partito liberalconservatore<br />
di Orbán (Fidesz) e da un partito<br />
democristiano. Contro quella costituzione<br />
sono state aperte tre procedure di infrazione,<br />
ridotte a due dopo che gli ungheresi<br />
hanno accettato di modificare la normativa<br />
relativa alla Banca centrale, che avrebbe<br />
visto un maggior controllo dell’esecutivo<br />
sull’istituzione monetaria. Rimangono<br />
aperte le partite relative al sistema giudiziario<br />
(procedure di nomina dei giudici e loro<br />
pensionamento obbligatorio a 62 anni) e<br />
all’authority per la protezione dei dati personali:<br />
in entrambi i casi l’Unione Europea<br />
obietta che l’indipendenza e l’autonomia<br />
dei pubblici ufficiali in questione non sono<br />
garantite. Le normative sui media sono state<br />
modificate in buona parte alla fine del 2011<br />
sull’onda delle critiche della Commissione<br />
di Venezia, e formalmente Bruxelles non<br />
ha aperto contenziosi. Però <strong>il</strong> commissario<br />
europeo per l’Agenda digitale Neelie Kroes<br />
(liberale olandese) ha minacciato <strong>il</strong> governo<br />
ungherese di chiedere alla Commissione
Foto: AP/LaPresse<br />
Dopo un anno di attacchi europei al governo e<br />
di crisi economica, <strong>il</strong> partito di Orbán ha perso<br />
consensi. Ma a vantaggio non tanto della sinistra<br />
quanto di Jobbik, la destra ultranazionalista<br />
europea di applicare contro di esso i rigori<br />
dell’articolo 7 (sospensione del diritto di<br />
voto nelle istituzioni europee per «chiaro<br />
rischio di seria violazione dei valori di base»<br />
dell’Unione) se non si atterrà alle direttive<br />
del Consiglio d’Europa sulle sue nuove leggi<br />
per i media. Il quale Consiglio d’Europa,<br />
sia detto per inciso, non è nemmeno un’istituzione<br />
dell’Unione.<br />
A quelli di Bruxelles la nuova costituzione<br />
ungherese non piace perché enfatizza<br />
Dio, santo Stefano, <strong>il</strong> matrimonio esclusivamente<br />
fra uomo e donna e i diritti del<br />
concepito, e permette all’esecutivo – dicono<br />
– di interferire con l’indipendenza e l’autonomia<br />
di una serie di istituzioni. Ma anche<br />
per un motivo più fondamentale. Come ha<br />
spiegato Lorenza Violini, docente di Diritto<br />
costituzionale, a un convegno promosso dal<br />
Centro San Domenico di Bologna e dall’Associazione<br />
culturale italo-ungherese, la nuova<br />
costituzione magiara è molto diversa da<br />
A lato, la celebrazione, <strong>il</strong> 15 marzo scorso<br />
a Budapest, del 164esimo anniversario<br />
della rivoluzione del 1848 contro gli Asburgo.<br />
Sopra, <strong>il</strong> presidente Pal Schmitt firma la<br />
costituzione ungherese (25 apr<strong>il</strong>e 2011).<br />
Qui sotto, proteste contro la nuova carta.<br />
In basso a sinistra, <strong>il</strong> premier Viktor Orbán<br />
quella italiana e dalla sensib<strong>il</strong>ità giuridica<br />
dominante nei paesi del nucleo storico<br />
dell’Unione Europea per la sua impronta<br />
identitaria, laddove l’integrazione al diritto<br />
che viene formandosi a livello comunitario<br />
è considerata, almeno nell’Europa occidentale,<br />
più importante dell’identità.<br />
L’incomprensione tra Est e Ovest<br />
A ciò si aggiunge un equivoco intorno<br />
all’“indipendenza” delle attuali istituzioni<br />
di garanzia ungheresi. Come ha spiegato lo<br />
storico Stefano Bottoni nella stessa occasione,<br />
per la sua particolare storia l’Ungheria<br />
è <strong>il</strong> paese dove la nomenklatura dell’epoca<br />
comunista si è meglio mantenuta in posizioni<br />
di comando: ha rinunciato al monopolio<br />
del potere politico per concentrarsi su<br />
quello economico-finanziario e senza lasciare<br />
intaccare le sue posizioni nel sistema giudiziario.<br />
All’alba del 2010 la maggioranza<br />
assoluta dell’elettorato ha sposato la proposta<br />
di riforma radicale del sistema che arrivava<br />
da Viktor Orbán perché la democrazia<br />
post-comunista e l’integrazione nell’Unione<br />
Europea avevano deluso le attese. E benché<br />
la democrazia come tale non sia davvero<br />
in pericolo, va riconosciuto che la nuova<br />
costituzione ha indubbiamente l’obiettivo<br />
di porre le basi di una nuova egemonia di<br />
tipo gramsciano: si vogliono liberare le istituzioni<br />
di garanzia dagli uomini che perpetuano<br />
<strong>il</strong> vecchio regime non per consegnarle<br />
ad un’astratta indipendenza, ma perché<br />
uomini nuovi veicolino nelle istituzioni la<br />
cultura identitaria di un popolo che sta cercando<br />
una nuova via politica.<br />
È questo che l’Europa occidentale non<br />
capisce: l’esperienza storica di molti paesi<br />
dell’Europa dell’Est oggi coincide con la<br />
coscienza di un triplice fallimento, e cioè<br />
fallimento del comunismo, del capitalismo<br />
post-comunista e del modello dell’integrazione<br />
europea. Si tratta perciò di mettersi<br />
alla caccia di nuovi modelli, adatti alle specificità<br />
nazionali, facendo perno sull’unica<br />
certezza che è l’identità. Dopo un anno di<br />
attacchi europei al governo Orbán e di difficoltà<br />
economico-finanziarie crescenti, è<br />
vero che Fidesz ha perso una parte significativa<br />
del consenso popolare. Ma tale quota<br />
è passata non tanto all’opposizione di<br />
sinistra quanto a Jobbik, <strong>il</strong> partito di estrema<br />
destra ultranazionalista che ormai ha<br />
la preferenza di un ungherese su quattro.<br />
Il rigetto del modello europeo accomuna<br />
quasi i due terzi dell’elettorato ungherese.<br />
A Bruxelles dovrebbero rifletterci su.<br />
Rodolfo Casadei<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 33
CHE VECCHIO CONTINENTE COSMOPOLITICAMENTE CORRETTO<br />
Le direttive<br />
letterarie<br />
europee<br />
Dopo l’intemerata della commissaria per la<br />
pesca sull’«inaccettab<strong>il</strong>e» vizio di Montalbano,<br />
gran sbafatore <strong>il</strong>legale di pesciolini, ecco come<br />
dovranno essere riscritti i capolavori della<br />
cultura italiana per essere civ<strong>il</strong>mente fruib<strong>il</strong>i<br />
di Antonio Gurrado<br />
Sono buoni tutti a dire che Dante è<br />
misogino, omofobo e razzista perché<br />
non ha remore a decorare la<br />
cortigiana Taide «con l’unghie merdose», a<br />
fingere stupore nel rinvenire ser Brunetto<br />
Latini in una via di mezzo fra la corsa campestre<br />
e <strong>il</strong> gay pride, oppure a mostrare<br />
«come storpiato è Maometto». A ben guardare,<br />
Dante è pure anticlericale, visto che<br />
ficca i papi a testa in giù nelle voragini; è<br />
antipatriottico («Ahi serva Italia, di dolore<br />
ostello,/ nave sanza nocchiere in gran tempesta,/<br />
non donna di provincie, ma bordello!»);<br />
è per giunta antianimalista, stante<br />
che preferisce la compagnia di Virg<strong>il</strong>io a<br />
discapito del leone, della lupa e della lonza.<br />
Contrapporsi a un esempio così macroscopico<br />
di impertinente attacco al politicamente<br />
corretto non può arricchire di<br />
alcun merito particolare.<br />
Se mai un giorno lontano, quando sarà<br />
compiuta l’agognata trasformazione degli<br />
italiani in civ<strong>il</strong>issimi europei, dovremo<br />
essere grati a qualcuno per averci educati<br />
a comporre letteratura decente, costui<br />
risponderà al nome di Maria Damanaki:<br />
si tratta della gent<strong>il</strong>donna greca che funge<br />
da commissaria europea per gli Affari<br />
marittimi e che intende impedire al<br />
commissario Montalbano di sbafare con<br />
riprovevole voluttà <strong>il</strong> novellame, insomma<br />
i pesciolini. La benemerita Damanaki<br />
censura a buon titolo <strong>il</strong> comportamento<br />
di Montalbano, sprezzante dell’evenienza<br />
che si tratti di un personaggio fittizio.<br />
Hanno un bel dire i soliti trogloditi sarcastici<br />
che è come voler proibire a Raskolnikov<br />
di uccidere le vecchiette o a Romeo<br />
di sperimentare un farmaco senza la pre-<br />
34 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
via autorizzazione del medico curante; la<br />
strada indicata dalla commissaria mostra<br />
in che direzione dobbiamo muoverci se<br />
vogliamo che la letteratura italiana diventi<br />
finalmente fruib<strong>il</strong>e. Ecco i più necessari<br />
emendamenti retroattivi.<br />
Petrarca Francesco, Rerum vulgarium<br />
fragmenta. Nonostante alcune condivisib<strong>il</strong>i<br />
aspirazioni ecologiste, in particolar<br />
modo nella perorazione contro la privatizzazione<br />
delle chiare fresche<br />
et dolci acque, <strong>il</strong> richiedente<br />
omette con dolo di indirizzare<br />
metà dei propri versi<br />
amorosi all’amato invece che<br />
all’amata, ciò che costituisce<br />
un’inequivocab<strong>il</strong>e discriminazione<br />
sulla base dell’orientamento<br />
sessuale. È altresì esecrab<strong>il</strong>e<br />
la scelta snobistica di<br />
definire “volgare” una poesia<br />
per la sola ragione di non essere<br />
scritta in latino. Inoltre <strong>il</strong><br />
richiedente dedica alla stessa<br />
signora de Noves Laura ben<br />
Foto: Fabrizio di Giulio; AP/LaPresse<br />
La commissaria<br />
per la Pesca<br />
Maria Damanaki<br />
ha scritto ad<br />
Andrea Cam<strong>il</strong>leri<br />
per chiedergli di<br />
«non permettere<br />
a Montalbano<br />
di mangiare<br />
novellame»,<br />
un’abitudine<br />
«inaccettab<strong>il</strong>e nel<br />
Mediterraneo»
366 componimenti, più di uno al giorno<br />
per un anno, ciò che può agevolmente<br />
configurarsi quale reato di stalking.<br />
Machiavelli Niccolò, De principatibus.<br />
Ancora non del tutto scevro da vent’anni<br />
di berlusconismo, <strong>il</strong> volume auspica<br />
per l’Italia la presa del potere sotto forma<br />
autoritaria di un esponente delle frange<br />
estreme della destra, non sottoposto a<br />
regolare consultazione democratica né al<br />
vincolante parere favorevole della Commissione<br />
Europea, della Banca Centrale<br />
Europea, del Parlamento Europeo e della<br />
Cancelleria Tedesca. È correntemente<br />
al vaglio della commissione per le Pari<br />
opportunità la grave affermazione del<br />
richiedente secondo la quale «la fortuna<br />
è donna ed è necessario, volendola tenere<br />
sotto, batterla e urtarla».<br />
Ariosto Ludovico, Orlando furioso. Il<br />
richiedente, sotto una patina di bonaria<br />
affab<strong>il</strong>ità, nasconde una pervicace acrimonia<br />
contro le direttive comunitarie.<br />
Il signor Furioso Orlando viene abbandonato<br />
in preda alla follia invece di essere<br />
tradotto in adeguata struttura sanitaria.<br />
Il signor Medoro e la signora Angelica,<br />
dai cognomi non specificati, ledono deliberatamente<br />
la corteccia di un esemplare<br />
di flora continentale. Il signor Astolfo,<br />
dal cognome non specificato, raggiunge<br />
la Luna su di un mezzo contrario alle più<br />
elementari norme di messa in sicurezza.<br />
Manzoni Alessandro, I promessi sposi.<br />
È innegab<strong>il</strong>e che <strong>il</strong> corposo elaborato presentato<br />
dal richiedente costituisca un’indebita<br />
satira delle coppie di fatto e della<br />
loro annosa battaglia per la perequazione<br />
dei diritti. I protagonisti, <strong>il</strong> signor<br />
Tramaglino Renzo e la signora Mondella<br />
Lucia, insistono morbosamente presso<br />
<strong>il</strong> signor Abbondio Don onde convolare<br />
a nozze religiose senza intendere avvalersi<br />
del diritto all’unione civ<strong>il</strong>e. Nonostante<br />
le condivisib<strong>il</strong>i remore del prelato,<br />
adiscono le vie legali che vedono però<br />
l’eroica opposizione dell’alto rappresentante<br />
della Corte di Giustizia dell’Unione,<br />
signor Garbugli Azzecca. Il Tramaglino<br />
viene altresì sorpreso nell’atto di aizza-<br />
Da sinistra a destra, Francesco<br />
Petrarca, Niccolò Machiavelli,<br />
Alessandro Manzoni<br />
re una protesta su vasta scala contro l’implementazione<br />
dell’Iva sul pane in conformità<br />
con le freschissime direttive comunitarie.<br />
Per la Mondella viene conseguentemente<br />
disposta la custodia presso un centro<br />
di disintossicazione per eterosessuali<br />
devote. Il suo gestore, signor Innominato<br />
Innominato, viene tuttavia costretto a r<strong>il</strong>asciarla<br />
su istanza delle pressanti ingerenze<br />
ecclesiastiche esercitate dal signor Federigo<br />
Cardinale, del quale peraltro non viene<br />
specificata l’entità del contributo versato<br />
in ragione del possesso di immob<strong>il</strong>i<br />
non destinati ad attività di culto. Un personaggio<br />
del tutto secondario ai fini dello<br />
svolgimento della trama, signor Cristoforo<br />
Padre, vi viene incluso al mero scopo di<br />
accordare esplicita preferenza alla morte<br />
di peste in luogo della più naturale interruzione<br />
delle cure. Il volume termina col<br />
mancato divorzio fra la signora Mondella<br />
Lucia in Tramaglino e <strong>il</strong> signor Tramaglino<br />
Renzo in Mondella.<br />
Svevo Italo, La coscienza di Zeno. Il<br />
richiedente, già noto alle autorità competenti<br />
per la provocatoria scelta di mutare<br />
<strong>il</strong> proprio nome d’origine, Schmitz Hector,<br />
in due voci a caso dal vocabolario italiano,<br />
camuffa la propria identità dietro<br />
quella di tale signor Cosini Zeno. Questi si<br />
impone anzitutto di smettere di fumare,<br />
atto in sé meritorio ma implicita ammissione<br />
che <strong>il</strong> Cosini fumava dunque nonostante<br />
le deterrenti avvertenze impresse<br />
sui pacchetti (<strong>il</strong> fumo uccide: difatti<br />
lo stesso richiedente, accanito fumatore,<br />
perì nel corso di un incidente stradale).<br />
In seguito, dibattuto nell’amore per<br />
tre sorelle, decide di sposarne una soltanto<br />
invece di approfittarne per convertirsi<br />
alla più avanzata cultura islamica e renderle<br />
felici sposandole tutte. Infine depone<br />
presso un medico psicanalista la propria<br />
parziale e tendenziosa versione dei<br />
fatti, non avallata da alcuna intercettazione<br />
telefonica o ambientale, traendone un<br />
romanzo di eccessivo successo, stampato<br />
ancor oggi, in luogo di limitarsi ad assumere<br />
i più comuni psicofarmaci e tacere:<br />
la strage di alberi che ne è conseguita rende<br />
<strong>il</strong> richiedente diretto responsab<strong>il</strong>e del<br />
surriscaldamento globale.<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 35
LA TENTAZIONE DI ARRIVARE PRIMA DEL PAPA<br />
Suggeriamolo noi diavoli<br />
un bel libro a Fidel Castro<br />
Mio caro Malacoda, rischiaMo di perderne un altro. Non ci resta che alimentare<br />
le polemiche: non si accetta conversione senza autocritica pubblica. Parlo<br />
di Fidel Castro, e del suo incontro con Benedetto XVI. Posto che non sapremo<br />
mai tutto quello che si sono detti. Ma <strong>il</strong> saperlo ha interesse solo se si sono detti<br />
una certa cosa: un sì o un no. Ed è ciò, dato che viene detto nell’antro più nascosto<br />
di ogni uomo e nel momento più indecifrab<strong>il</strong>e della sua vita, che non sapremo mai.<br />
Sappiamo che alla fine risulteremo sconfitti, ma è nostro dovere <strong>il</strong>ludere tutti che<br />
“alla fine” non è né un luogo né un tempo. Non c’è un fine proprio perché tutto finisce.<br />
Comunque, nel frattempo: trasparenza. Che, nel caso, vuol dire autocritica, pubblica<br />
ammenda, damnatio memoriae e, solo allora, l’eventuale concessione del diritto<br />
alla conversione. Così vuole <strong>il</strong> tribunale della pubblica opinione.<br />
Invece, ai nostri nemici cristiani, tutto questo pare non interessare. A loro preme<br />
che l’uomo viva, non importa di che uomo si tratti. Hai presente Napoleone? Se ce<br />
n’è uno che gliene ha fatte di tutte è lui. Quando morì, invece di esultare, senti cosa<br />
ha scritto uno di loro, Alessandro Manzoni:<br />
«Bella immortal benefica fede ai trionfi<br />
avezza, scrivi ancor questo, allegrati, che<br />
più superba altezza al disonor del Golgota<br />
giammai non si chinò».<br />
Questi cattolici hanno una sorta di<br />
doppio tribunale, quello pubblico della<br />
storia e un foro interiore che difendono a<br />
costo dell’accusa di ipocrisia. Quanto alla storia, infieriscono senza maramaldeggiare<br />
troppo, sanno gettare semi e aspettare anche decenni. Poi lasciano cadere una<br />
frase: «Il marxismo è superato, non risponde più alla realtà, Cuba dovrebbe abbandonarlo<br />
e cercare altri modelli». Quanto al singolo, più ha le mani sporche, più lo accolgono.<br />
E se ne fregano dell’effetto che fa.<br />
Ricordo un ergastolano, pluriomicida, k<strong>il</strong>ler anche tra le sbarre, che annunciava<br />
in un’intervista tv <strong>il</strong> suo cambiamento. Allo scetticismo del giornalista – «Come può<br />
pensare che i telespettatori le credano?» – rispose: «Hanno tutto <strong>il</strong> diritto di non farlo,<br />
io dico loro solo una cosa: nessuno sa cosa succede nel cuore di un uomo».<br />
Ora, Castro ha parlato col Papa di religione, scienza, ragione, fede e gli ha chiesto<br />
di inviargli dei libri per approfondire. «Devo pensare a quali titoli inviarle» è stata<br />
l’incredib<strong>il</strong>e risposta. E, statene certi, lo farà. Ché una parola, per questa gente non è<br />
mai solo una parola, è sempre prima un pensiero. Come disse un grande giornalista<br />
che dal terrazzo di casa sua vede la cupola di San Pietro: «Non è un periodo fac<strong>il</strong>e, soprattutto<br />
per chi ne ha coscienza. Io la mattina mi affaccio preoccupato, vedo <strong>il</strong> Cupolone<br />
e so che là c’è uno che “pensa” <strong>il</strong> mondo. E questo mi rassicura».<br />
In attesa della bibliografia papale, da diavoli impertinenti, ci permettiamo un<br />
consiglio al Líder máximo; non dovremmo farlo, perché non è nel nostro interesse,<br />
ma c’è un’unica cosa alla quale non sappiamo resistere, la tentazione. E quella di arrivare<br />
prima del Papa non ci dannerà più di quanto siamo già dannati. Dunque, caro<br />
Fidel, legga, o r<strong>il</strong>egga, Il Maestro e Margherita. Ci preme, tra i tanti spunti di riflessione<br />
che troverà, segnalarle due righe, le dice <strong>il</strong> diavolo Woland in un impeto di sincerità<br />
(scappa a tutti): «Questo è <strong>il</strong> fatto. E <strong>il</strong> fatto è la cosa più ostinata del mondo». Ci<br />
pensi, Fidel. E pensaci anche tu, nipote. È qui la radice dei nostri guai.<br />
Tuo affezionatissimo zio Berlicche<br />
Castro ha chiesto a Benedetto XVI consigli<br />
per le letture. «Devo pensare a quali titoli<br />
inviarle» è stata l’incredib<strong>il</strong>e risposta. E lo farà.<br />
Ché una parola, per questa gente, non è mai<br />
solo una parola, è sempre prima un pensiero<br />
NEL DETTAGLIO<br />
LE NUOVE<br />
LETTERE DI<br />
BERLICCHE<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 37
CULTURA<br />
Quello che<br />
ci aiuta a<br />
camminare<br />
Dalla sfida educativa per r<strong>il</strong>anciare <strong>il</strong> paese alla<br />
collaborazione tra i movimenti. Franco Miano,<br />
presidente dell’Azione Cattolica, spiega perché<br />
«testimoniando <strong>il</strong> Vangelo è possib<strong>il</strong>e prendere<br />
posizioni precise nella vita. Anche in politica»<br />
È<br />
la madre di tutte le iniziative di mpegno<br />
laicale, su per giù ha gli stessi<br />
anni dell’Italia unita, è presente in<br />
tutte o quasi le parrocchie italiane. Pio IX<br />
e poi Pio X la vollero come baluardo contro<br />
<strong>il</strong> modernismo, e con la modernità l’Azione<br />
Cattolica ha dovuto fare i conti, qualche<br />
volta facendosi un po’ male. <strong>Tempi</strong><br />
ha incontrato <strong>il</strong> suo presidente nazionale,<br />
Franco Miano, giustamente fiero della gloriosa<br />
Azione Cattolica italiana. «Posso dire<br />
con certezza – afferma <strong>il</strong> presidente Miano<br />
– che non c’è angolo del nostro paese,<br />
comunità della Chiesa italiana, che non<br />
veda l’Azione Cattolica in qualche modo<br />
protagonista del tempo e dei luoghi in cui<br />
la Chiesa è chiamata a servire Cristo e gli<br />
uomini. Le centinaia di migliaia di adulti,<br />
giovani e ragazzi dell’Ac, da Nord a Sud,<br />
nelle grandi città così come nei piccoli<br />
paesi, in piena collaborazione con i propri<br />
pastori, quotidianamente vivono con passione<br />
<strong>il</strong> loro essere Azione Cattolica».<br />
Magari, aggiungiamo, guardando<br />
anche alla miniera di santi e beati che<br />
l’Azione Cattolica può vantare. Quello che<br />
si apre è l’anno di Armida Barelli (1882-<br />
1952), fondatrice insieme a padre Gemelli<br />
dell’università Cattolica del Sacro Cuore<br />
e unanimemente definita l’esempio più<br />
38 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
LA FEDE ATTIVA<br />
alto di un vero femminismo cattolico. Della<br />
Barelli quest’anno si festeggia un doppio<br />
anniversario: 130 anni dalla nascita e 60<br />
dalla morte. «È indiscutib<strong>il</strong>e – sottolinea<br />
Miano – che con Armida Barelli la donna<br />
diventa protagonista del movimento cattolico.<br />
Con la sua vita ha testimoniato che<br />
l’essere laici cattolici non consente d<strong>il</strong>azioni<br />
innanzi alle attese del proprio tempo.<br />
Essa appartiene alla lunga scia di santi<br />
e beati dell’Azione Cattolica, un elenco<br />
per noi preziosissimo di donne e uomini<br />
forti, liberi, spiritualmente formati anche<br />
da un’ascesi profonda, come lo furono in<br />
altre stagioni Giuseppe Toniolo, Pier Giorgio<br />
Frassati, Alberto Marvelli, Salvo D’Aquisto,<br />
i coniugi Beretta Molla, Rosario Livatino<br />
e tanti ancora: saldi e radicati in Cristo.<br />
Farli conoscere è da sempre parte integrante<br />
del nostro impegno educativo. Sono<br />
i nostri compagni di viaggio, credenti che<br />
parlano alle generazioni future con la preghiera<br />
e lo studio, l’azione e <strong>il</strong> sacrificio».<br />
Presidente, come giudica <strong>il</strong> fatto che la<br />
“nuova stagione” di collaborazione tra<br />
movimenti così auspicata dalla Chiesa, al<br />
di là di lodevoli episodi, sembra procedere<br />
a r<strong>il</strong>ento? Cosa si può fare di nuovo e di<br />
veramente efficace perché una fraternità<br />
piena sia desiderab<strong>il</strong>e da tutti?<br />
A lato, Armida<br />
Barelli (1882-1952)<br />
ha fondato insieme<br />
a padre Gemelli<br />
l’università Cattolica.<br />
A destra,<br />
Franco Miano,<br />
presidente nazionale<br />
di Azione Cattolica<br />
Sinceramente non parlerei di collaborazione<br />
che procede a r<strong>il</strong>ento. È certo<br />
che si può fare meglio e di più, ma credo<br />
che soprattutto in questi ultimi anni tante<br />
incomprensioni del passato siano venute<br />
meno e tanta strada sia stata fatta dalle<br />
diverse aggregazioni laicali nella direzione<br />
di una partecipazione comune, viva e<br />
intensa alla vita della Chiesa e del paese.<br />
Penso a numerose reti e tavoli di confronto,<br />
progettazione e azione ecclesiale: Cnal,<br />
Retinopera, Scienza e Vita, Forum associazioni<br />
fam<strong>il</strong>iari, solo per citarne alcuni.<br />
Penso, ad esempio, al riuscito tentativo<br />
dell’Azione Cattolica di costruire un testo
Foto: AGF<br />
La Barelli appartiene alla lunga scia di santi<br />
e beati dell’Ac, un elenco prezioso di donne e<br />
uomini forti, liberi come lo furono Pier Giorgio<br />
Frassati, i coniugi Beretta Molla e altri ancora»<br />
formativo “unico”, elaborato insieme e ut<strong>il</strong>izzato<br />
da tante altre aggregazioni; al cammino<br />
di preparazione alla Settimana sociale<br />
attraverso una serie di incontri regionali<br />
promossi dall’Ac insieme con le diverse<br />
realtà laicali del territorio; al 16 maggio<br />
2010, tutti insieme in preghiera con Benedetto<br />
XVI. La mia generazione è cresciuta<br />
nello spirito del Conc<strong>il</strong>io Vaticano II che<br />
ci ha mostrato l’importanza del dialogo,<br />
con tutti, sopratutto con i fratelli in Cristo.<br />
Paola Bignardi, per sei anni presidente<br />
dell’Ac, parlando della difficoltà di collaborazione<br />
tra movimenti, ha detto che<br />
le «tensioni possono risultare persino<br />
feconde» e che «un gesto di cordialità<br />
può essere fac<strong>il</strong>e ma ad esso deve seguire<br />
una disciplina del confronto che è<br />
impegnativa». Sorge una domanda sulla<br />
“scelta religiosa” dell’Azione Cattolica,<br />
forse l’unico punto foriero di qualche diffidenza<br />
da parte di altre realtà ecclesiali.<br />
È sembrata una formula che lasciasse<br />
mano libera a politici cresciu-<br />
ti nell’Ac di agire non sempre<br />
in linea con <strong>il</strong> magistero, vedi<br />
posizioni sui Dico, sui Pacs,<br />
sulla legge 40. Ci spiega?<br />
Vorrei una volta per tutte<br />
fare chiarezza su cosa sia<br />
la scelta religiosa dell’Ac. Essa si basa sulla<br />
fondamentale intuizione del primato del<br />
Vangelo, che permea l’interezza della vita.<br />
In questo senso alto, l’Azione Cattolica cerca<br />
di accompagnare la vita delle persone<br />
guardando all’essenziale. Solamente a partire<br />
dalla scelta religiosa si rende una testimonianza<br />
capace di coniugare fede e vita.<br />
L’impegno civ<strong>il</strong>e, senza confondersi con<br />
CHI È FRANCO MIANO<br />
PRESIDENTE NAZIONALE<br />
Impegnato sin da bambino<br />
Franco Miano è nato <strong>il</strong> 10<br />
dicembre 1960, è sposato<br />
e ha due figli. Impegnato<br />
sin da bambino nella propria<br />
associazione parrocchiale<br />
di Azione Cattolica<br />
è stato vicepresidente<br />
diocesano per <strong>il</strong> settore<br />
giovani, incaricato regionale,<br />
consigliere nazionale e,<br />
dal 1986 all’89, vicepresidente<br />
nazionale del settore<br />
giovani. È stato vicepresidente<br />
nazionale per <strong>il</strong><br />
settore adulti dal 2005 al<br />
2008 e poi nominato dal<br />
consiglio permanente della<br />
Cei presidente nazionale<br />
dell’Azione Cattolica italiana<br />
<strong>il</strong> 27 maggio 2008,<br />
incarico confermato per<br />
un ulteriore triennio <strong>il</strong> 25<br />
maggio 2011.<br />
GLI STUDI<br />
Professore di f<strong>il</strong>osofia<br />
Laureato in F<strong>il</strong>osofia<br />
all’università di Napoli.<br />
Dopo aver vinto una borsa<br />
di studio post-dottorato,<br />
nel 2006 è diventato<br />
professore ordinario di<br />
f<strong>il</strong>osofia morale all’università<br />
di Roma Tor Vergata.<br />
Ha insegnato antropologia<br />
f<strong>il</strong>osofica e, oggi, bioetica e<br />
f<strong>il</strong>osofia della religione.<br />
<strong>il</strong> piano strettamente partitico, si alimenta<br />
da questa tensione vivificante. L’Azione<br />
Cattolica è per <strong>il</strong> Vangelo e per la sua testimonianza<br />
nell’oggi. Centrare la vita associativa<br />
su questo primato non significa<br />
estraniarsi dalla storia, ma anzi, assumerla<br />
per trasformarla. Significa non rimanere<br />
neutrali rispetto alle sfide che si aprono,<br />
ma assumere prese di posizione ben precise<br />
rispetto al modo di intendere le comunità,<br />
di vivere la fraternità; significa compiere<br />
scelte di vita che si oppongono all’individualismo.<br />
È la stessa tensione che ha alimentato<br />
la storia di santità di tantissime<br />
persone dell’Azione Cattolica. Vorrei ricordare<br />
quanti, uomini e donne, si sono formati<br />
in associazione e ora prestano <strong>il</strong> loro<br />
servizio in politica nei diversi ruoli, sempre<br />
tenendo ben presente <strong>il</strong> bene comune<br />
e non gli interessi di una parte; con uno<br />
sguardo attento soprattutto agli ultimi, a<br />
coloro che vivono la difficoltà di una crisi<br />
che proprio un certo tipo di politica poco<br />
attenta al bene comune ha alimentato.<br />
Nell’ottica di un autentico riavvicinamento<br />
tra formazioni laicali sarebbe importante<br />
<strong>il</strong>luminare quanto risulta opaco<br />
della vostra “scelta religiosa”. Lo storico<br />
Marco Invernizzi, ad esempio, riporta un<br />
passo scottante di Luigi Gedda, pre-<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 39
CULTURA LA FEDE ATTIVA<br />
sidente dell’associazione e ideatore dei<br />
comitati civici che salvarono l’Italia dal<br />
comunismo: «È una scelta religiosa “sui<br />
generis” perché lascia mano libera ai politici;<br />
in realtà è una scelta politica! E da<br />
questa ne nasce <strong>il</strong> disastro del divorzio,<br />
dell’aborto, degli anticoncezionali». Dove<br />
sbagliava, se sbagliava, Gedda?<br />
Non credo proprio che ci siano ancora<br />
delle opacità da <strong>il</strong>luminare. Ci si dimentica<br />
che Gedda è un uomo figlio del suo tempo,<br />
presidente di una associazione che si<br />
presentava al paese come l’unica realtà in<br />
cui i laici potessero ritrovarsi assieme, in<br />
una stagione storica diversa, che non può<br />
essere r<strong>il</strong>etta con gli occhi di oggi. Il suo<br />
pensiero è ovviamente orientato dalla forte<br />
contrapposizione politica che si registrava<br />
in quei primi anni della neonata democrazia<br />
italiana, che aveva bisogno di stab<strong>il</strong>izzarsi.<br />
Ci sono state emergenze superate<br />
con strumenti come i comitati civici.<br />
Dopo è iniziata un’altra stagione, che ha<br />
richiesto risposte differenti. C’è, tuttavia,<br />
uno f<strong>il</strong>o rosso che lega la storia dell’Azione<br />
Cattolica Italiana, nei suoi protagonisti,<br />
ma ancor più nel suo radicamento diffuso:<br />
<strong>il</strong> primato dell’annuncio del Vangelo,<br />
alimentato da un’intensa opera formativa.<br />
Nel 2012 si apriranno i festeggiamenti<br />
per <strong>il</strong> 50esimo del Conc<strong>il</strong>io Vaticano<br />
II. Un formidab<strong>il</strong>e evento per la Chiesa<br />
cattolica ma in cui sono avvenuti anche<br />
disordini e un certo appiattimento.<br />
Pensiamo alla débâcle che ha subìto la<br />
liturgia o a quella mal concepita dottrina<br />
della “collegialità” che sta portando molte<br />
chiese del centro Europa in aperta polemica<br />
con <strong>il</strong> Vaticano. Non sarebbe auspicab<strong>il</strong>e<br />
approfittare dei festeggiamenti<br />
per una lettura autentica e senza strappi<br />
del Conc<strong>il</strong>io Vaticano II?<br />
Il Conc<strong>il</strong>io Vaticano II è davanti a noi,<br />
non alle nostre spalle. La sua è una storia<br />
ancora da vivere. È una pianta giovane<br />
che ha appena iniziato a dare i suoi frutti.<br />
Frutti preziosi. Certo, <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io è stato<br />
un evento, innanzitutto. Un evento profondamente<br />
spirituale e insieme umano,<br />
che ha interpretato la domanda di novità,<br />
libertà, speranza e fiducia di tante persone.<br />
Le stesse domande che anche oggi, forse<br />
in maniera più affaticata, sono presenti<br />
dentro di noi: quelle di una Chiesa aperta<br />
e sensib<strong>il</strong>e a tutte le dimensioni della vita,<br />
attenta a tutto ciò che vive nel cuore delle<br />
persone; una Chiesa fortemente radicata<br />
nel mistero di Cristo, <strong>il</strong> tesoro della sua<br />
vita, dunque povera, essenziale, trasparente.<br />
Il Conc<strong>il</strong>io ci ha testimoniato una<br />
sensib<strong>il</strong>ità, uno st<strong>il</strong>e, una “spiritualità” da<br />
ritrovare. Al di là dei documenti approvati,<br />
nei lavori del Conc<strong>il</strong>io si respira un profondo<br />
interesse verso <strong>il</strong> mondo, che a ben<br />
vedere è ciò che spesso manca ancora al<br />
nostro pensare e agire.<br />
40 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
Il rapporto tra i cattolici e<br />
la politica è <strong>il</strong> nodo gordiano<br />
che dopo la parentesi “tecnica”<br />
si riproporrà con urgenza.<br />
Nella riunione di Todi<br />
i “valori non negoziab<strong>il</strong>i” cari<br />
alla Chiesa erano però scomparsi, mentre<br />
per <strong>il</strong> direttore del Corriere della Sera De<br />
Bortoli i cattolici devono «intestarsi una<br />
nuova missione (…), riscoprire un tratto<br />
più marcatamente conc<strong>il</strong>iare dopo l’era<br />
combattiva e di palazzo di Ruini». Come<br />
giudica questo leitmotiv del mondo laico?<br />
Soprattutto, è auspicab<strong>il</strong>e a suo avviso<br />
un’unione politica dei cattolici, se sì<br />
su quale piattaforma politico-sociale?<br />
L’esperienza di Todi è stata l’occasione<br />
per riunire associazioni, gruppi e movimenti<br />
cattolici attorno a un comune sentire.<br />
Un passo importante nella ricerca di<br />
strumenti adeguati a convertire in forme<br />
nuove quell’ispirazione all’impegno sociale<br />
e politico che da sempre connota l’opera<br />
dei cattolici. Una ricerca di strumenti che<br />
continua ma che ha già individuato alcune<br />
questioni prioritarie su cui impegnarsi: la<br />
sfida educativa è la principale preoccupazione,<br />
la via maestra per r<strong>il</strong>anciare l’Italia,<br />
restituire decoro alle istituzioni e speranza<br />
alle generazioni future. Solo da un rigoroso<br />
impegno di tipo educativo nascono st<strong>il</strong>i<br />
nuovi di cittadinanza attiva e responsab<strong>il</strong>e.<br />
Non possiamo infatti ignorare la singolare<br />
sinergia che lega scelte individuali<br />
e sentire collettivo. Soltanto con tale pre-<br />
«C’è uno f<strong>il</strong>o rosso che lega la storia dell’Ac<br />
nei suoi protagonisti, ma ancor più nel suo<br />
radicamento: <strong>il</strong> primato dell’annuncio del<br />
Vangelo, alimentato dall’opera formativa»<br />
supposto si potrà favorire una diversa pratica<br />
politica, un modo nuovo di agire nella<br />
vita pubblica, aperto al servizio gratuito<br />
e animato di viva tensione etica, per rendere<br />
più fac<strong>il</strong>e <strong>il</strong> ritrovarsi della politica<br />
su un terreno comune di valori e regole, a<br />
sostegno della dignità della persona e della<br />
convivenza civ<strong>il</strong>e. Insieme a quello educativo,<br />
ci sono ulteriori ambiti su cui spendersi,<br />
in cui coniugare i prioritari princìpi<br />
dell’etica della vita in termini di socialità,<br />
solidarietà, promozione del lavoro e attenzione<br />
alla famiglia. Ponendosi <strong>il</strong> problema<br />
di ciò che unisce politicamente i cattolici,<br />
occorre anzitutto far crescere <strong>il</strong> senso<br />
vivo di un’autentica comunione ecclesiale.<br />
L’unità di associazioni, gruppi e movimenti<br />
diversi si alimenta in quella “tensione<br />
alla comunione” che trova già nella vita<br />
delle comunità ecclesiali <strong>il</strong> suo fondamentale<br />
banco di prova, senza <strong>il</strong> quale altre forme<br />
di unità rischiano di essere meno fondate<br />
e significative. Appare dunque centrale<br />
riproporre con forza la cura per <strong>il</strong> locale:<br />
l’amore per la Chiesa locale porta con<br />
se l’amore per <strong>il</strong> territorio, stimola a operare<br />
in modo che in ogni luogo, anche nel<br />
più problematico, vi sia una “vita buona”.<br />
Valerio Pece
Foto: AP/LaPresse<br />
IL PARTITO CHE FECE L’ITALIA<br />
L’esempio della<br />
Balena Bianca<br />
Per un vero ritorno dei cattolici nella gestione<br />
della cosa pubblica occorre ricominciare a<br />
«guardare in alto». Lo insegna la storia della Dc<br />
Negli ultimi mesi si è fatto un gran parlare<br />
di Todi, di grande centro, di “tendenza<br />
Monti” e di altre iniziative ut<strong>il</strong>i<br />
a fondare “<strong>il</strong> ritorno dei cattolici in politica”.<br />
Ma sono solo ipotesi geometriche. Probab<strong>il</strong>mente<br />
insufficienti a plasmare una visione<br />
unitaria tra le diverse anime del mondo cattolico.<br />
Per ritrovare l’unità politica perduta<br />
– e ormai son passati vent’anni dalla fine<br />
del partito dei cattolici italiani – bisognerebbe<br />
tornare a «guardare in alto». Lo insegna la<br />
storia della Democrazia Cristiana. Che non è<br />
stata – come vorrebbe certa vulgata – la parabola<br />
della longa manus politica della Chiesa<br />
in Italia o la vicenda di un partito creato<br />
ad hoc, per fare argine al “pericolo comunista”.<br />
Per tutto questo è apprezzab<strong>il</strong>e l’ag<strong>il</strong>e<br />
volumetto, Dc. Il partito che fece l’Italia,<br />
scritto da Giovanni Di Capua e Paolo Mes-<br />
sa, con la prefazione del “grande vecchio”<br />
Giulio Andreotti. A giudizio del “Divo Giulio”,<br />
<strong>il</strong> democristiano più longevo e famoso<br />
della Prima Repubblica, «ripercorrere la storia<br />
della Dc è molto opportuno, per meditare<br />
e non correre <strong>il</strong> rischio di dare oggi come<br />
essenziale ciò che è assolutamente marginale<br />
e viceversa». E infatti, nel solco di una<br />
ricostruzione non ideologica del partito della<br />
“Balena Bianca”, gli autori ripercorrono<br />
la storia politica dei cattolici mostrandone<br />
gli esiti attuali, ut<strong>il</strong>i anche a comprendere<br />
gli appelli di papa Benedetto XVI e della Cei<br />
alla discesa in campo politico di «una nuova<br />
generazione di laici cattolici».<br />
Senza nostalgia e in modo rigoroso, vengono<br />
ricostruite le tappe del partito che ha<br />
maggiormente segnato i primi cinquant’anni<br />
della Repubblica. Da don Luigi Sturzo ad<br />
A sinistra,<br />
<strong>il</strong> congresso<br />
nazionale della<br />
Democrazia<br />
cristiana<br />
nel 1969.<br />
A destra,<br />
la prima pagina<br />
de Il Popolo<br />
di lunedì 21<br />
giugno 1976<br />
IL LIBRO<br />
DC. IL PARTITO<br />
CHE FECE<br />
L’ITALIA<br />
Giovanni<br />
Di Capua,<br />
Paolo Messa<br />
Mars<strong>il</strong>io<br />
290 pagine<br />
14 euro<br />
Alcide De Gasperi, dalla ricostruzione<br />
del Dopoguerra al boom<br />
economico, dal centrosinistra al<br />
“compromesso storico” con <strong>il</strong> Pci<br />
per salvare l’Italia dalle Brigate<br />
Rosse che avevano ucciso Aldo<br />
Moro. Fino all’epoca demitiana e<br />
a Tangentopoli che decretò la fine<br />
della Prima Repubblica.<br />
Il lavoro va oltre la storia. Sono approfonditi<br />
tratti salienti che hanno portato a<br />
cambiamenti dirompenti al vertice del partito,<br />
spesso frutto di scontri quasi drammatici<br />
nel loro sv<strong>il</strong>uppo, figli della «politica<br />
dei gruppi», di «lotte fra diverse correnti».<br />
Descrive politici dal carisma eccezionale. È<br />
ancora Andreotti che aiuta a capire che razza<br />
di uomini erano: «Una lezione della Dc<br />
che può valere anche oggi è che senza un<br />
punto di riferimento che vada oltre l’occasionale,<br />
<strong>il</strong> contingente, è quasi impossib<strong>il</strong>e<br />
creare un nuovo soggetto politico. Ancora<br />
adesso credo che l’indirizzo da far prevalere<br />
sia quello di guardare sempre avanti o<br />
meglio sempre alto. Saper guardare in alto<br />
era un’abitudine che avevamo e che forse<br />
abbiamo perduto». La questione dei cattolici<br />
in politica non può dunque essere ridotta a<br />
tatticismi, servono innanzitutto valori, ideali<br />
condivisi e un rapporto concreto con la<br />
Chiesa. Un rapporto che «sta nelle persone».<br />
Nel quasi mezzo secolo di vita del partito<br />
non sono certo mancati aspetti negativi,<br />
ma bisogna riconoscere che la Dc ha chiuso<br />
<strong>il</strong> suo b<strong>il</strong>ancio in positivo. Basta ricordare<br />
quattro riforme, «forse le uniche vere<br />
riforme di struttura della storia repubblicana»:<br />
quella agraria, quella tributaria, quella<br />
urbanistico ed<strong>il</strong>izia e la Cassa del Mezzogiorno».<br />
Oggi come nel Dopoguerra si tratta<br />
in un certo senso di “rifare” l’Italia. Leggere<br />
questo libro può aiutare i cattolici a capire<br />
l’importanza del loro ruolo in questa opera.<br />
Daniele Guarneri<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 41
SPORT<br />
42 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
CAMPIONESSA DI TUTTO<br />
Lo squalo<br />
d’acqua<br />
dolce<br />
Ama i leoni e i f<strong>il</strong>m dell’orrore. Ha imparato a<br />
destreggiarsi tra telecamere e paparazzi. E in<br />
vasca sbriciola ogni rivale. Entrata in piscina la<br />
prima volta a otto mesi, la Diva Pellegrini non<br />
ha paura di nulla. Quello che vuole se lo prende<br />
di Fred Perri<br />
diva è bella, bionda, forte e<br />
dice sì solo a chi pare a lei. Anzi,<br />
L’ultima<br />
sono gli altri a dirglielo, perché<br />
Federica Pellegrini, quando vuole qualcosa,<br />
in acqua e fuori, se lo prende. Federica<br />
più che l’ultima è l’unica diva dello<br />
sport italiano, l’unica atleta a cui è riuscita<br />
una sintesi trasversale tra le due grandi<br />
passioni nazionali: lo sport (soprattut-<br />
to quando si vince e lei vince, oh se vince)<br />
e <strong>il</strong> gossip, l’antica arte italica del pettegolezzo.<br />
Successo nello sport, e in uno sport,<br />
<strong>il</strong> nuoto, che non è <strong>il</strong> calcio, troppo banale,<br />
e poi l’eterno triangolo che eccita <strong>il</strong> popolo<br />
unito: lui, lei, l’altro. Federica è la campionessa<br />
olimpica del 200 st<strong>il</strong>e libero, specialità<br />
dove non la batte nessuno da quattro<br />
anni. Ha conquistato, solo per citare i<br />
suoi successi più importanti, quattro titoli<br />
Mondiali, nei 200 e nei 400 st<strong>il</strong>e libero<br />
(2009, 2011), più un altro argento olimpico<br />
nel 2004. Ecco, è nel 2004, che Federica,<br />
non ancora sedicenne divenne un’icona<br />
del divino femminino italiano. In quell’anno<br />
si rivelò ai campionati primaver<strong>il</strong>i di<br />
Livorno. «Ehi c’è una biondina che va forte».<br />
Tutti cominciammo a interessarci a lei.<br />
Normalmente nei giornali vige una regola:<br />
non si dà del tu a un intervistato, neanche<br />
se è tuo fratello. Ma con Federica, avendola<br />
di fronte la prima volta, malgrado <strong>il</strong>
Foto: AP/LaPresse<br />
suo carattere tagliasse l’aria (e l’aura che<br />
già la circondava) come un coltello <strong>il</strong> salame<br />
(Felino, di Sant’Olcese, Mantovano, fate<br />
voi), si faceva fatica a scrivere “lei”.<br />
Federica era una ragazzina che collezionava<br />
leoni di ogni genere e forma e<br />
amava i f<strong>il</strong>m dell’orrore, quelli tosti. Halloween<br />
lo considerava roba da educande.<br />
Alla prima intervista gongolava per L’alba<br />
dei morti viventi e le chiedemmo se tutto<br />
ciò non condizionasse <strong>il</strong> sonno. «Io dormo<br />
benissimo». Aveva già, allora, uno dei sette<br />
tatuaggi che ora le disegnano <strong>il</strong> corpo,<br />
ognuno legato a storie e sentimenti diversi<br />
della sua vita, tutti però significativi di<br />
un cammino. Come l’araba fenice, stampata<br />
dal suo sponsor anche sul costume che<br />
indossa, a rappresentare la rinascita dopo<br />
un biennio di crisi.<br />
Il tatuaggio del 2004 era uno scorpione,<br />
<strong>il</strong> simpatico animaletto per cui aveva<br />
una pred<strong>il</strong>ezione, come <strong>il</strong> suo punto di<br />
In alto, Federica Pellegrini con l’attuale<br />
fidanzato F<strong>il</strong>ippo Magnini, <strong>il</strong> due volte<br />
campione del mondo nei 100 metri st<strong>il</strong>e libero<br />
riferimento di debuttante, Franziska van<br />
Almsick, bella come lei, carismatica come<br />
lei, squalo d’acqua dolce come lei. La campionessa<br />
tedesca genio e sregolatezza che<br />
Federica ha sempre amato e anche imitato<br />
(non programmaticamente, ma nella<br />
realtà), non solo diventando una campionessa<br />
ammirata nei cinque continenti,<br />
isole comprese, ma anche per la capacità<br />
di oltrepassare i confini delle piscine,<br />
diventando la passione dei fotografi, non<br />
solo quelli a bordo vasca ma anche i paparazzi<br />
di via Veneto dove Federica ha festeggiato,<br />
arrivando su un paio di scarpe della<br />
sua collezione con un tacco vertiginoso, la<br />
festa per i suoi 23 anni, <strong>il</strong> 5 agosto del 2011.<br />
Meglio di Franziska van Almsick<br />
Franziska, ora madre di famiglia, è stata<br />
una campionessa precoce, rivelata<br />
dall’Olimpiade di Barcellona del 1992, la<br />
prima della Germania sotto una sola bandiera,<br />
ma di là in poi, oltre a vincere<br />
molto (ma mai una medaglia individuale<br />
all’Olimpiade, incredib<strong>il</strong>e) è diventata<br />
protagonista della cronaca rosa. La B<strong>il</strong>d,<br />
<strong>il</strong> giornale popolare tedesco, ci ha campato<br />
per anni. Però Federica pur avendo qualcosa<br />
di lei non l’ha mai raggiunta sul cammino<br />
della sregolatezza, <strong>il</strong> massimo della<br />
trasgressione che ha toccato è stato quando<br />
ha dichiarato che non avrebbe portato<br />
<strong>il</strong> tricolore alla cerimonia inaugurale<br />
dell’Olimpiade, perché con le gare ravvicinate<br />
stare in piedi per ore e ore non le<br />
avrebbe giovato. Apriti cielo. Siamo un paese<br />
dal patriottismo scadente, ma dal moralismo<br />
feroce ed è stata investita da salve di<br />
fuc<strong>il</strong>eria di banalità. Certo, poteva essere<br />
più accorta, più scafata, più ruffiana, ma<br />
non è <strong>il</strong> tipo, quello che ha da dire lo ha<br />
sempre detto. E via.<br />
Dunque Federica, <strong>il</strong> 5 agosto del 2011,<br />
quando festeggiò i 23 anni, era reduce dai<br />
Mondiali di Shanghai dove aveva di nuo-<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 43
Foto: AP/LaPresse<br />
vo malmenato le avversarie, anche quelle<br />
che alla vig<strong>il</strong>ia avevano minacciato di<br />
impensierirla. Due ori nei 200 e 400 st<strong>il</strong>e<br />
libero. Ma questo particolare è passato in<br />
secondo piano, per via del caso dell’estate<br />
che ha appassionato <strong>il</strong> popolo con l’ombrellone<br />
sulla fam<strong>il</strong>iare in viaggio verso<br />
una spiaggia dell’Adriatico o quello, più<br />
fortunato, con <strong>il</strong> lettino con <strong>il</strong> baldacchino<br />
poggiato su qualche sabbia esclusiva<br />
dove per una gazzosa ti chiedono la carta<br />
di credito (gold). La fine è nota, ma se ve la<br />
siete persa la riassumo.<br />
La storia con Luca<br />
Nel pulviscolo umido e inquinato della<br />
metropoli cinese, infatti, era finita sotto i<br />
riflettori la storia d’amore della Diva con<br />
F<strong>il</strong>ippo Magnini, da sempre conosciuto perché<br />
<strong>il</strong> nuoto si fa in piscina, un luogo chiuso<br />
dove si conoscono tutti anche per via dei<br />
continui “collegiali”, ma da qualche mese<br />
diventato qualcosa di più di un compagno<br />
di viaggio e di allenamento. Ora sono<br />
fidanzati ufficialmente, ma non nella stessa<br />
casa. «Non è <strong>il</strong> momento, per ora, perché<br />
questo è l’anno olimpico e non è <strong>il</strong> caso di<br />
rovinare un lavoro di quattro anni», ha detto<br />
Federica a dicembre, quando ormai la<br />
storia si era consolidata. Però a Shanghai<br />
era appena cominciata, muoveva i primi<br />
passi. I nuotatori si prendono e si lasciano,<br />
ma Federica è la Diva e la sua storia è esplosa<br />
come <strong>il</strong> bagliore di un vecchio flash.<br />
Prima dei Mondiali si era già sparsa la<br />
voce di una crisi tra lei e Luca Marin, storico<br />
fidanzato, bravo mistista, medaglia d’argento<br />
nei 400 a Montreal 2005 e di bron-<br />
Nei piani di Laure c’era la convivenza d’amore<br />
e nuoto a Verona, dove Marin si allenava con<br />
Federica. Federica si oppose decisamente: o me<br />
o lei. L’ha fatto altre volte, anche con la F<strong>il</strong>ippi<br />
zo a Melbourne 2007. Si erano messi insieme<br />
a inizio 2008, altro anno olimpico, contro<br />
<strong>il</strong> volere di Alberto Castagnetti, <strong>il</strong> grande<br />
tecnico veronese che ha preso Federica<br />
nel momento più nero della sua vita agonistica,<br />
quando pensava addirittura di darci<br />
un taglio e l’ha portata sul tetto del mondo.<br />
Marin era reduce (traumatizzato) dalla<br />
fine della storia con Laure Manaudou.<br />
Che intreccio. Laure era la principale<br />
avversaria di Federica, Luca <strong>il</strong> suo migliore<br />
amico. Lei francese, lui sic<strong>il</strong>iano. Si<br />
conobbero a un meeting, si innamorarono,<br />
finirono fotografati in barca davanti<br />
ai Faraglioni di Capri e pure allo stadio<br />
di Torino, sponda Juve, di cui lui era tifoso<br />
(come Federica, ma senza fare i salti<br />
mortali). Per Luca, la bella francese, nuova<br />
Marianna, simbolo nazionale (proprio<br />
come Federica) volle venire in Italia. Nei<br />
suoi piani c’era una convivenza d’amore<br />
e nuoto a Verona, dove Marin si allenava,<br />
insieme con Federica (anche sua vicina<br />
di casa) e ad altri nuotatori agli ordini<br />
di Castagnetti. Federica si oppose decisamente:<br />
o me o lei. L’ha fatto altre volte,<br />
anche con Alessia F<strong>il</strong>ippi, l’altra aspirante<br />
Diva del nuoto italiano che ora sta cercando<br />
di tornare dopo quasi tre anni di<br />
oblio. Alessia si voleva affidare alle cure<br />
del tecnico veronese che era affascinato<br />
dal talento della nuotatrice romana, con-<br />
CAMPIONESSA DI TUTTO SPORT<br />
vinto che, con una disciplina<br />
più ferrea, potesse diventare<br />
grande come Federica.<br />
Stessa frase: o me o lei.<br />
Laure, allora, scelse Torino<br />
dove una società appena<br />
nata (e ora defunta) la accolse a braccia<br />
aperte, dichiaratamente per un’operazione<br />
pubblicitaria. Non era un’idea sbagliata,<br />
nella primavera del 2007 non si<br />
parlava d’altro. Venne presentata con una<br />
cerimonia sfarzosa al Royal Park – I Roveri,<br />
<strong>il</strong> club di golf nel parco della Mandria,<br />
di cui Andrea Agnelli, presidente della<br />
Juve e grande appassionato del green, è<br />
amministratore delegato. Infatti era presente<br />
anche lui, all’evento. Da maggio a<br />
settembre: meno di cinque mesi e l’avventura<br />
italiana di Laure era già finita, mentre<br />
a dicembre s’inabissava anche <strong>il</strong> “grande<br />
amore” con Luca, con tanto di lancio<br />
dell’anello che lui le aveva regalato e che<br />
voleva indietro.<br />
La rinascita dopo la crisi<br />
Il tiro avvenne negli spogliatoi di Debrecen,<br />
Ungheria, dov’erano in svolgimento i<br />
campionati Europei in vasca corta. L’anello<br />
mancò Luca ma colpì in pieno <strong>il</strong> suo<br />
migliore amico, compagno di stanza fin<br />
dai trionfi dei Mondiali di Montreal 2005,<br />
F<strong>il</strong>ippo Magnini, accorso per dividere i due<br />
ex innamorati. Ah, che intreccio. Più da<br />
rotocalco patinato che da pagine sportive.<br />
Comunque a gennaio 2008 Luca Marin<br />
e Federica erano fidanzati. Castagnetti,<br />
a malincuore, dovette adattarsi. Le preoccupazioni<br />
del tecnico, più che per<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 45
SPORT CAMPIONESSA DI TUTTO<br />
Luca, che, purtroppo, aveva cominciato<br />
la fase calante della sua avventura sportiva,<br />
riguardavano Federica.<br />
Un passo indietro. Cresciuta a Spinea,<br />
figlia di Roberto, barman in un famoso<br />
hotel veneziano e Cinzia, impiegata in una<br />
piscina, Federica è stata portata a otto mesi<br />
a un corso per neonati. L’acqua è sempre<br />
stata <strong>il</strong> suo elemento. Ha nuotato in zona<br />
fino all’Olimpiade di Atene dove ha ottenuto<br />
l’argento, perdendo l’oro per inesperienza:<br />
non si era accorta della romena Camelia<br />
Potec, che fece una gara inaspettata in<br />
una corsia periferica. Dopo l’Olimpiade si<br />
è trasferita a M<strong>il</strong>ano. Questa esperienza è<br />
risultata traumatica. Forse era presto, forse<br />
<strong>il</strong> grigiore della metropoli non faceva<br />
per lei. Quel viaggio a M<strong>il</strong>ano le è costato<br />
quasi due anni. La città fredda e distante,<br />
l’umanità dolente, la lontananza dal Veneto,<br />
dalla famiglia che lei ha sempre considerato<br />
<strong>il</strong> suo asse portante (uno dei suoi<br />
tatuaggi è “solo noi” con riferimento al<br />
fratello). È stato grazie a Castagnetti, prematuramente<br />
scomparso <strong>il</strong> 12 ottobre del<br />
2009, che Federica è uscita da un crisi che<br />
ha anche rischiato di farla uscire definitivamente<br />
dalla piscina.<br />
La sua rinascita è cominciata al Mondiale<br />
2007 a Melbourne con <strong>il</strong> primo dei<br />
suoi record del mondo (nei 200) e con la<br />
medaglia di bronzo. Un anno dopo era<br />
pronta ad azzannare <strong>il</strong> mondo. No, in realtà<br />
Federica è sempre stata pronta, la sua<br />
determinazione, <strong>il</strong> suo carattere, la sua<br />
professionalità sono straordinari. In una<br />
delle sue prime interviste, non ancora sedicenne,<br />
c’è una frase che la sintetizza: «Io<br />
non ho paura di nulla». Nel 2008 ha vin-<br />
46 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
to l’Olimpiade nei 200 st<strong>il</strong>e libero declinando<br />
questa affermazione. A Pechino <strong>il</strong><br />
programma era invertito, per imposizione<br />
degli onnipotenti americani: finali al mattino,<br />
batterie <strong>il</strong> pomeriggio. La prima gara<br />
delle sue erano i 400. Quel mattino venne<br />
tutta l’Italia. Ci fu un’adunata oceanica.<br />
Era la predestinata. Invece quasi affondò,<br />
fu <strong>il</strong> primo accenno delle crisi di panico<br />
che l’hanno accompagnata per almeno<br />
due anni. La sera di quello stesso giorno,<br />
aveva le batterie dei 200 st<strong>il</strong>e libero. Dopo<br />
quella botta, anche se tutti pensavano che<br />
sicuramente sarebbe andata avanti, nessuno<br />
poteva prevedere che frantumasse<br />
<strong>il</strong> record del mondo. E invece questo fece.<br />
La consacrazione definitiva<br />
Dal 2009, con i Mondiali di Roma, è avvenuta<br />
la definitiva consacrazione a sportiva-diva.<br />
Però, sebbene ami i tacchi, le minigonne,<br />
le discoteche, le feste e l’universo<br />
femmin<strong>il</strong>e, non ha mai ceduto al fascino<br />
tentatore del “red carpet”. Talvolta lo percorre,<br />
certo, come ha fatto al recente Festival<br />
di Sanremo, ogni tanto va in tv, ma senza<br />
esagerare. Ha rifiutato tutte le offerte<br />
per lunghe partecipazioni, ha sempre detto<br />
che ora la sua priorità è <strong>il</strong> nuoto.<br />
Ecco perché, la Diva, è una Diva suo<br />
malgrado, non è costruita, non è pensata.<br />
Sicuramente negli anni è cresciuta, è<br />
diventata più bella, ha imparato anche a<br />
Federica Pellegrini oltre al nuoto ama i tacchi,<br />
le minigonne, le discoteche e le feste.<br />
Sopra, al Festival di Sanremo 2012<br />
destreggiarsi fuori dalla piscina dove si<br />
mostra sicura, dove si impone. Si è sempre<br />
presa quello che ha voluto, ha macinato<br />
vasche su vasche e allenatori. È stata perfino<br />
a Parigi, con l’ex della Manaudou, Ph<strong>il</strong>ippe<br />
Lucas. E quando si allontana troppo<br />
dal suo centro di gravità, Verona, dove ha<br />
appena finito di sistemare quella che considera<br />
la sua casa definitiva, succede sempre<br />
qualcosa. A Parigi nell’inverno 2011<br />
è cominciata la sua crisi con Luca Marin.<br />
L’ultimo allenatore della serie (anche<br />
perché, almeno in Italia, non c’erano più<br />
alternative) è Claudio Rossetto, lo stesso di<br />
F<strong>il</strong>ippo Magnini. Adesso Federica si allena<br />
a Roma, ma con ritorni mirati e studiati a<br />
Verona, dove c’è <strong>il</strong> centro Federale dedicato<br />
ad Alberto Castagnetti, e dove, anche spaventato<br />
da lei, <strong>il</strong> Comune ha fatto coprire<br />
la vasca esterna da 50 metri.<br />
Così, tra trionfi (suoi) e gossip (nostro)<br />
Federica si prepara alla sua terza Olimpiade.<br />
È ricca di sponsor (ha appena posato<br />
per una sexy campagna della lingerie<br />
Yamamay) e di medaglie, ma <strong>il</strong> bello della<br />
Diva Federica è che, dopo ogni “distrazione”,<br />
torna in vasca più forte di prima.<br />
Preferisce allenarsi con i maschi, perché<br />
le danno più stimoli, ma anche i colleghi<br />
di piscina vanno più forte quando<br />
c’è lei. Sanno che se non daranno <strong>il</strong> massimo,<br />
finiranno um<strong>il</strong>iati dalla Diva più veloce<br />
che c’è in Italia. Il guaio con Federica è<br />
che ci siamo abituati troppo<br />
Federica è nata pronta, la sua determinazione, bene. Andiamo all’Olimpiade<br />
nella sua scia e in questa,<br />
<strong>il</strong> suo carattere, la sua professionalità sono<br />
speriamo, vogliamo, preten-<br />
straordinari. In una sua intervista c’è una diamo, che restino, a distan- AP/LaPresse<br />
frase che la sintetizza: «Non ho paura di nulla» za, anche le avversarie. n Foto:
l’italia<br />
che lavora<br />
Il genio<br />
inossidab<strong>il</strong>e<br />
Talento, acciaio e fantasia. Così Tiziano Ghidini<br />
conquista le cucine oltreconfine e tiene testa<br />
al “pericolo” cinese. «Ma l’Europa ora deve fare<br />
di più». La ricetta di una impresa che dal 1930<br />
scommette su competenza e materie prime<br />
A<br />
Lumezzane, paese di ricca tradizione<br />
artigianale nei pressi di Brescia,<br />
nel 1930 Faustino, Pietro e Giovanni<br />
Ghidini crearono una fabbrica per la<br />
produzione di pomoli e maniglie in ottone:<br />
essa funzionava grazie all’energia ottenuta<br />
dai mulini, alimentati dall’acqua<br />
del torrente Gobbia, e dalla legna e carbone<br />
per alimentare i crogiuoli per la fusione<br />
dell’allora “oro del Giappone”: l’ottone.<br />
Successivamente iniziarono la produzione<br />
di posate in alluminio e alpacca. Negli<br />
anni Quaranta, in un nuovo stab<strong>il</strong>imento e<br />
con altri fratelli, che in seguito avrebbero<br />
lasciato l’azienda per fondare altre industrie,<br />
iniziò la specializzazione in posate<br />
in ferro e in acciaio inossidab<strong>il</strong>e, articolo<br />
nel quale divennero i primi in Italia per <strong>il</strong><br />
numero di pezzi prodotti.<br />
Fino al 1960, quando Nino Ghidini cambiò<br />
<strong>il</strong> nome dell’azienda: da Fratelli Ghidini<br />
Bosco – <strong>il</strong> secondo cognome si aggiungeva<br />
sempre per identificare i ceppi delle<br />
numerose famiglie Ghidini a Lumezzane<br />
– diventò, abbreviato, Frabosk. Dopo la<br />
sua scomparsa, l’azienda passò nelle mani<br />
dell’attuale titolare Tiziano e del fratello<br />
Mauro che contribuì magistralmente allo<br />
sv<strong>il</strong>uppo dell’attività, ma che nel ‘78 lasciò<br />
l’imprenditoria per seguire una vocazio-<br />
48 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
ne diversa: decise di farsi frate. «A lavorare<br />
con me ora» dice Tiziano Ghidini, «ci sono<br />
i miei due figli Nino e Serena, mia moglie<br />
Mar<strong>il</strong>ena, mia sorella Patrizia, tutte esperte<br />
in cucina e ottime suggeritrici nell’ideazione<br />
dei prodotti, e mia madre Vittoria. Che<br />
a ottant’anni, con la sola licenza di quinta<br />
elementare, scrive anche poesie».<br />
Genealogia numerosa a parte, la storia<br />
dei Ghidini Bosco ci parla di un lontano<br />
e ammirevole mondo rurale italiano<br />
nel quale la laboriosità era legata alla fede,<br />
di contadini tenaci divenuti<br />
imprenditori di valore<br />
e fantasiosi. «Proveniamo<br />
da una famiglia semplice»<br />
spiega Ghidini «dal tempo<br />
dei miei zii e di mio padre<br />
abbiamo sempre lavorato<br />
molto e pregato per essere protetti da Dio.<br />
E i risultati non sono mancati. Oltre alla<br />
fabbrica di Lumezzane, alla fine degli anni<br />
Novanta ne è stata aperta un’altra a Casalmaggiore,<br />
nei pressi di Cremona, specializzata<br />
in produzione di padelle in alluminio<br />
antiaderente. Abbiamo ora 70 dipendenti e<br />
un fatturato pari a 10 m<strong>il</strong>ioni di euro». In<br />
passato i numeri erano superiori, spiega<br />
Ghidini, ma la speranza è «tornare a eguagliare<br />
le performances di un tempo».<br />
«avere <strong>il</strong> made in italy non basta. Dobbiamo<br />
proteggerci da una deindustrializzazione<br />
dell’Unione e dal made in china attraverso<br />
meccanismi di reciprocità e compensazione»<br />
Oggi <strong>il</strong> 30 per cento della produzione<br />
di Frabosk, tra le prime imprese in Italia<br />
del settore, è rivolto all’estero, «verso<br />
tutti i paesi d’Europa, Russia, Giappone,<br />
Corea, Stati Uniti e Argentina». Il catalogo<br />
è ampio e diversificato, capace di offrire<br />
tutto ciò che serve per cucinare carne,<br />
pesce, pasta, riso sia nel modo classico, ma<br />
anche a vapore, a bagnomaria, in forno e<br />
in microonde. E articoli da tavola, caffetterie<br />
e pentolame in acciaio inox e allumi-
nio antiaderente; i materiali sono i migliori<br />
e i più sicuri, adatti a tutti i sistemi di<br />
cottura: a gas, elettrico, ad induzione. Frabosk<br />
produce anche articoli per la cucina<br />
professionale e vende nella grande distribuzione,<br />
tramite i grossisti e su internet –<br />
<strong>il</strong> negozio migliore per <strong>il</strong> grande pubblico<br />
che riesce a intercettare –, oltre che nel fornitissimo<br />
emporio della fabbrica.<br />
Cappuccini come al bar<br />
Ghidini si sofferma con orgoglio su alcuni<br />
prodotti unici dell’azienda, da lui studiati<br />
e brevettati: «Il nostro fiore all’occhiello è <strong>il</strong><br />
Cappuccino Creamer. Si tratta di un innovativo<br />
e originale boll<strong>il</strong>atte, per preparare<br />
in pochi secondi la crema del cappuccino<br />
come al bar». Il latte viene messo all’interno<br />
di un contenitore di acciaio e poi mosso<br />
a stantuffo; immediatamente si forma<br />
la crema da versare sul caffè. Un’altra idea<br />
vincente è stata quella di realizzare una<br />
particolare risottiera «grazie alla quale si<br />
prepara <strong>il</strong> risotto senza doverlo mescolare<br />
e senza farlo scuocere, mediante una pentola<br />
a bagnomaria che può essere ut<strong>il</strong>izzata<br />
anche per cuocere tutti i cibi a vapore».<br />
Altro brevetto, ben riuscito, è quello di<br />
una “frittatiera”, «vale a dire una padella<br />
doppia per cuocere la frittata senza doverla<br />
girare. Si gira solo la padella in alluminio<br />
antiaderente che può essere ut<strong>il</strong>izzata<br />
anche per preparare carne, toast o crepes».<br />
Sfruttando <strong>il</strong> principio del bagnomaria,<br />
A lato, Tiziano Ghidini,<br />
titolare di Frabosk, una tra<br />
le prime aziende italiane<br />
produttrici di articoli per<br />
la cucina. In basso,<br />
<strong>il</strong> lavoro nello stab<strong>il</strong>imento<br />
di Lumezzane (Bs)<br />
«abbiamo ideato poi un bollitore del latte<br />
che ne impedisce la fuoriuscita durante la<br />
cottura. Così come un taglia nervi per rendere<br />
tutta la carne morbida come <strong>il</strong> f<strong>il</strong>etto».<br />
Innovazione continua e know-how tecnologico<br />
rivestono da sempre un ruolo fondamentale<br />
nella f<strong>il</strong>osofia aziendale di Frabosk,<br />
volta a soddisfare i bisogni di ciascun<br />
consumatore: «Il nostro spirito<br />
è stato sempre quello di capire<br />
e accontentare le esigenze del<br />
cliente. La caratteristica di fondo,<br />
comune a tutte le linee dei nostri<br />
prodotti, è l’affidab<strong>il</strong>ità, la garanzia<br />
di qualità delle materie prime<br />
ut<strong>il</strong>izzate, <strong>il</strong> controllo dei processi<br />
produttivi». Esistono tuttavia oggi<br />
delle difficoltà che Tiziano Ghidini<br />
evidenzia senza mezzi termini,<br />
usando parole che potrebbero<br />
essere condivise da molti altri<br />
imprenditori, anche di altri settori.<br />
«Il nostro mercato in Italia è stab<strong>il</strong>e, ma se<br />
le autorità europee non frenano l’importazione<br />
cinese, sarà durissima».<br />
I cinesi producono buoni prodotti, ma<br />
a costi bassissimi, «avere <strong>il</strong> made in Italy<br />
non basta se non sappiamo difenderlo. Se<br />
non vogliamo una fortissima deindustrializzazione<br />
dell’Europa, dobbiamo proteggerci,<br />
cosa che mi auguro avvenga quanto<br />
prima, dal made in China attraverso meccanismi<br />
di reciprocità, di compensazione<br />
che possono essere ottenuti nel sistema<br />
doganale e che solo l’Autorità europea ha la<br />
facoltà di applicare. In caso contrario – conclude<br />
Ghidini – la disoccupazione potrebbe<br />
estendersi, e d<strong>il</strong>agare in ogni settore».<br />
Paolo Grieco<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 49
PER PIACERE<br />
GERMANIA 13 CITTà PROMUOVONO LA TRADIZIONE NAZIONALE<br />
Dai borghi antichi alla musica classica<br />
Augusta, Erfurt, friburgo, HEidElbErg, Coblenza, Magonza,<br />
Münster, Osnabrück, Potsdam, Rostock, Treviri, Wiesbaden<br />
e Würzburg: 13 città tedesche che anche quest’anno si<br />
associano per promuovere la ricchezza culturale e tradizionale del<br />
proprio paese. Il mondo tedesco dà spazio a festival e concerti di<br />
musica classica come <strong>il</strong> 61esimo “Mozart Festival” ad Augusta (dal<br />
12 al 21 ottobre). Lì vanno in scena le più grandi orchestre internazionali<br />
che interpretano al meglio le composizioni del grande musicista.<br />
Mentre quest’estate a Würzburg si terrà <strong>il</strong> “Mozartfestival”<br />
(dall’1 giugno all’1 luglio) dove ci si potrà deliziare all’interno del-<br />
AMICI MIEI<br />
MostRE<br />
Venezia omaggia<br />
W<strong>il</strong>liam Congdon<br />
Nel primo centenario della nascita<br />
di uno dei maggiori (ma<br />
anche uno dei più trascurati<br />
purtroppo) protagonisti dell’Action<br />
painting americana, W<strong>il</strong>liam<br />
G. Congdon, Ca’ Foscari<br />
a Venezia ha deciso di dedicare<br />
all’artista una mostra di oltre<br />
40 opere del suo lungo soggiorno<br />
sul Canal Grande (tra <strong>il</strong><br />
1948 e <strong>il</strong> 1960). Peggy Guggenheim,<br />
in quegli anni (per l’esat-<br />
50 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
tezza nel ’53) scriveva che «W<strong>il</strong>liam<br />
Congdon è l’unico pittore,<br />
dopo Turner, che ha capito Venezia,<br />
<strong>il</strong> suo mistero, la sua poesia,<br />
la sua passione. Il suo modo<br />
d’esprimersi è moderno, la sua<br />
comprensione vecchia quanto<br />
la città stessa». Le opere della<br />
mostra, curata da Giuseppe<br />
Barbieri, S<strong>il</strong>via Burini e Rodolfo<br />
Balzarotti, provengono oltre<br />
che dalla Fondazione Congdom,<br />
anche da collezioni private italiane,<br />
americane e persino dal<br />
museo dell’università di Cambrigde.<br />
L’esposizione si terrà dal<br />
5 maggio all’8 luglio, negli spazi<br />
di Ca’Foscari Esposizioni, dal lunedì<br />
alla domenica dalle 10 alle<br />
18. Chiuso <strong>il</strong> martedi.<br />
le straordinarie sale del Palazzo della Residenza e nelle suggestive<br />
cantine con rappresentazioni di altissimo livello. Dai confini con<br />
la Foresta Nera ai vigneti piantanti lungo le sponde soleggiate del<br />
Reno le città celebrano anche la tradizione enogastronomica tedesca:<br />
immersi nel fascino delle antiche piazze dei borghi storici si<br />
scopre <strong>il</strong> gusto del vino e delle primizie locali conservate in cantine,<br />
enoteche o tra le bancarelle dei mercati tradizionali.<br />
Caterina Gatti<br />
Per informazioni<br />
www.germany.travel<br />
LIBRI<br />
Il volto della realtà<br />
nel viso dell’altro<br />
Il volto è come la scia della barca<br />
sull’acqua: conduce al largo e<br />
naviga in profondità. Spalanca<br />
sull’infinito. È questo <strong>il</strong> f<strong>il</strong> rouge<br />
dell’ultimo libro di don Angelo<br />
Busetto, parroco di Chioggia, Il<br />
volto dell’Altro (editore Marietti,<br />
240 pagine, 16 euro, in libreria<br />
dal marzo scorso), con prefazione<br />
del cardinale Carlo Caffarra,<br />
arcivescovo di Bologna. Un libro<br />
che racconta la vita, nella<br />
sua bellezza e nel suo dramma,<br />
attraverso <strong>il</strong> volto tenace della<br />
realtà. Che si svela nelle persone<br />
importanti e in quelle comuni,<br />
nelle amicizie più intime<br />
come nelle vicende di un intero<br />
popolo, nelle strade di un paese<br />
di provincia come in quelle del<br />
mondo. Con una scrittura ag<strong>il</strong>e<br />
e acuta, la riflessione di don Angelo<br />
Busetto rivela <strong>il</strong> suo sguardo<br />
positivo, attento, e <strong>il</strong> desiderio<br />
di accompagnare <strong>il</strong> lettore<br />
a un’introduzione profonda alla<br />
realtà, da amare e vivere come<br />
dono e promessa.<br />
Foto: © Mozartfest Wuerzburg/ Oliver Lang
TALENTO PRECOCE<br />
La perfezione divina<br />
Wolfgang Amadeus Mozart è<br />
stato un compositore, pianista,<br />
organista e violinista austriaco, a<br />
cui è universalmente riconosciuta<br />
la creazione di opere musicali<br />
di straordinario valore artistico.<br />
Morì all’età di trentacinque anni,<br />
nel 1791, lasciando pagine indimenticab<strong>il</strong>i<br />
di musica classica di<br />
ogni genere: sinfonica, sacra, da<br />
camera e opere di vario genere.<br />
Ma soprattutto lasciando incompiuto<br />
<strong>il</strong> suo Requiem.<br />
LIBRI/2<br />
Quando arte e poesia<br />
si incontrano<br />
Un libro sull’arte e sugli artisti<br />
che sceglie di parlare l’unica lingua<br />
adatta: la poesia. In testi, in<br />
versi e in prosa, uno dei più significativi<br />
poeti italiani contemporanei<br />
viaggia attraverso l’arte del<br />
passato e del presente. La tesi su<br />
cui poggia Nell’arte, vivendo, di<br />
Davide Rondoni (editore Marietti,<br />
140 pagine, 18 euro) è che l’arte<br />
si può comprendere solo vivendo.<br />
Il poeta offre non solo visioni<br />
speciali di opere e figure centrali<br />
o laterali, ma indica un metodo<br />
libero, rigoroso e visionario<br />
nell’attenzione a particolari e le-<br />
TRATTORIA ANTICO MULINO A ROVATO<br />
Scoprire i piatti della Franciacorta<br />
in uno dei ristoranti più belli d’Italia<br />
di Tommaso Farina<br />
A<br />
gami dell’opera. Da Michelangelo<br />
a Lotto, da oscuri maestri del<br />
Trecento all’avvelenamento di Elisabetta<br />
Sirani, fino ai contemporanei,<br />
da Palladino a Guccione a<br />
Pignatelli e Manfredini, una galleria<br />
d’arte vista in modo nuovo,<br />
senza aridi specialismi né banali<br />
riduzioni. Come fece Baudelaire<br />
nell’800, ancora la poesia e l’arte<br />
nel nuovo m<strong>il</strong>lennio si incontrano.<br />
E ne vengono cose inaudite. Davide<br />
Rondoni è docente all’Accademia<br />
di Belle Arti di Bologna e<br />
tiene corsi di poesia in varie università.<br />
Dirige <strong>il</strong> “Centro di poesia<br />
contemporanea” dell’università<br />
di Bologna, ha fondato la rivista<br />
clanDestino. È autore di teatro e<br />
di programmi televisivi.<br />
Rovato, in pRovincia di BRescia, c’è uno dei ristoranti più belli<br />
d’Italia. In questa cittadina, famosa per i fiorenti mercati di<br />
bestiame del passato, basta andare in via Roma e cercare un<br />
vecchio, grande mulino per sedersi ai tavoli della Trattoria Antico<br />
Mulino. I gourmet più scafati ricorderanno sicuramente l’indirizzo:<br />
qui, fino a qualche anno fa, c’erano le cucine del ristorante Due Colombe, creatura<br />
dello chef Stefano Cerveni, tra i più bravi della Lombardia. Stefano poi si è spostato<br />
in un altro paese vicino, ma al mulino è rimasta aria di famiglia: Beppe Cerveni,<br />
padre di Stefano, assieme a sua moglie, l’ha mantenuto in vita e ha ideato<br />
questa “Trattoria” dove si mangiano i piatti tipici della Franciacorta e della Rovato<br />
dei macelli e del bestiame. L’interno è rimasto stupendo, inimitab<strong>il</strong>e. Sedetevi<br />
ai tavoli grandi e contemplate <strong>il</strong> menù e la carta dei vini, quest’ultima non amplissima<br />
ma ricca di bottiglie scelte con molta cura. E <strong>il</strong> cibo?<br />
Cominciate con la selezione di salumi dell’azienda Berlinghetto (lardo, pancetta,<br />
salame prodotti con criteri tradizionali) accompagnata dalla soave giardiniera<br />
“del Beppe”. Oppure, con le sarde di lago di Montisola con la polenta.<br />
Di primo, la trippa in brodo. Il risotto con crescenza e spugnole. I<br />
maltagliati alla fagianella. I corposi ma leggeri bigoli col “pestòm” (pasta<br />
di salame, tipica del posto) e verdurine, eccellenti.<br />
Il secondo piatto vede l’eccellenza del manzo all’olio, classica ricetta<br />
rovatese, che Beppe ha dedicato a Stefano nel suo menù. Oppure, <strong>il</strong> clima<br />
del lago d’Iseo col luccio alla pescatora<br />
su letto di patate viola. La Rovato<br />
delle carni rivive poi con la costata<br />
IL VINO<br />
Montepulciano d’Abruzzo<br />
Il Montepulciano d’Abruzzo non ha nessun<br />
collegamento con <strong>il</strong> nob<strong>il</strong>e toscano.<br />
L’omonimia è casuale. Il nostro vino<br />
è originario della valle Peligna, in<br />
provincia di Chieti. Il Marina Cvetic<br />
2007 è di colore rosso rubino intenso<br />
con sfumature amaranto e mattone.<br />
Al naso riconoscib<strong>il</strong>i profumi<br />
di c<strong>il</strong>iegia, more e liquirizia. Sapore<br />
morbido, sapido, giustamente<br />
tannico. Da abbinare con grigliate<br />
di carne suina, carni rosse;<br />
ottimo con pecorino stagionato.<br />
Costo in enoteca 16,50 euro.<br />
Carlo Cattaneo<br />
di manzo della macelleria Guarneri,<br />
una delle più belle della città. Per<br />
non parlare delle leggiadre, delicatissime<br />
lumache in guazzetto alla bresciana,<br />
con la polenta.<br />
Di dolce, tiramisù con cioccolata calda,<br />
o semifreddo al miele d’acacia e nocciole.<br />
Si spendono 40-45 euro per quattro piatti,<br />
in una trattoria elegante e amorevole.<br />
Per informazioni<br />
Trattoria Antico Mulino<br />
Via Roma, 1 – Rovato (Brescia)<br />
Tel. 0307721534<br />
Chiuso domenica sera e lunedì<br />
RIVISTE<br />
Pier Paolo Pasolini<br />
a Casa Testori<br />
Se amate le letture di fantascienza<br />
conoscerete sicuramente<br />
Future Shock. Se non lo conoscete<br />
vale la pena di farlo.<br />
Cos’è? È una pubblicazione di<br />
saggistica e narrativa di fantascienza.<br />
Un quadrimestrale per<br />
l’esattezza, diretto da Antonio<br />
Gaspari. È, più precisamente,<br />
l’unica rivista al mondo di fantascienza<br />
umanistica e cristiana.<br />
Nata nel maggio del 1986<br />
è giunta al suo ventiquattresimo<br />
anno di pubblicazione. L’editoriale<br />
dell’ultimo numero aiuta<br />
a comprendere meglio la linea<br />
IN BOCCA<br />
ALL’ESPERTO<br />
della quadrimestrale: «Citiamo<br />
alcuni capolavori della letteratura<br />
europea: Don Chisciotte della<br />
Mancia, Il signore degli anelli.<br />
Come è fac<strong>il</strong>e notare, queste<br />
opere hanno in comune l’elemento<br />
fantastico, la creazione<br />
di mondi e personaggi immaginari,<br />
proiettati in una realtà altra,<br />
mirabolante, estraniata, ma<br />
pur sempre legata alla nostra<br />
quotidianità. Sorge spontanea<br />
la domanda: perché queste opere<br />
vengono accettate dalla massa<br />
dei lettori senza pregiudizi e<br />
remore di sorta, mentre opere<br />
che ut<strong>il</strong>izzano lo stesso elemento<br />
fantastico, come i romanzi di<br />
fantascienza, vengono pesantemente<br />
discriminate?».<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 51
GREEN ESTATE<br />
COME SI VALUTA UN AMBIENTE<br />
Smettetela di contare le rondini<br />
di Paolo Togni<br />
In questo periodo si stanno pubblicando i risultati di numerose inchieste<br />
in materia ambientale, da quella sui comuni a maggior<br />
produzione di energia da fonti rinnovab<strong>il</strong>i a quella sugli<br />
indicatori biologici di qualità ambientale che presta grande attenzione<br />
al numero delle rondini. Ogni classifica si conclude con un<br />
giudizio espresso dai comp<strong>il</strong>atori, che risulta dall’accoppiamento<br />
dei dati con lo stato dell’ambiente considerato ottimo: come sempre,<br />
è la definizione dell’obiettivo di qualità (ciò che viene ritenuto<br />
un ambiente soddisfacente) a determinare <strong>il</strong> giudizio di valore.<br />
E allora sarà <strong>il</strong> caso di richiamare alla nostra memoria cos’è l’ambiente,<br />
a cosa serve, e di conseguenza quando si può dire che è in<br />
buono stato. A questo fine serve poco contare <strong>il</strong> numero delle rondini<br />
o delle api e anche misurare gli ettari di foresta presenti in un<br />
contesto territoriale: se siamo contenti perché la superficie boscata in Italia è in aumento<br />
da molti anni a questa parte, però sappiamo anche che questo dato non è essenziale<br />
per valutare lo stato dell’ambiente; e che una buona qualità ambientale sarà piuttosto<br />
misurata dalla durata della vita media della popolazione, dalle sue condizioni di salute,<br />
e così via. Perché dobbiamo sempre ricordare che l’ambiente non è un assoluto, e non<br />
ha valore in se stesso; l’ambiente è strumentale rispetto alla qualità della vita umana.<br />
Negare questa affermazione, assolutizzare la natura – o gaia o come la si voglia chiamare,<br />
comunque l’insieme delle cose naturali – è insieme una grande sciocchezza e un<br />
Saremo contenti del ritorno degli<br />
uccelli, ma molto più dalla nascita di<br />
un bimbo; se fermeranno l’estinzione<br />
dell’orso bianco, ma molto di più se<br />
popolazioni arretrate troveranno<br />
<strong>il</strong> modo di mangiare e bere meglio<br />
52 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
atto grave di blasfemia. Si tratta di<br />
quella forma di idolatria tanto diffusa<br />
che attribuisce agli esseri viventi<br />
non umani una qualche forma di valore<br />
trascendente, e che giunge – si<br />
ricordi <strong>il</strong> caso dei contadini indiani<br />
spinti all’indigenza perché <strong>il</strong> territorio<br />
sul quale vivevano era necessario<br />
alle tigri – ad attribuire all’uomo un<br />
valore paragonab<strong>il</strong>e o addirittura inferiore a quello di soggetti inanimati.<br />
Dobbiamo essere contenti non se la natura resta ingessata, uguale a se stessa come<br />
nelle stolide utopie dei pisquani che la adorano, ma se le sue modificazioni affiancano<br />
e favoriscono <strong>il</strong> progresso dell’uomo; saremo sì contenti del ritorno in massa<br />
delle rondini, ma molto più se la casa dei nostri vicini è stata allietata dalla nascita<br />
di un bimbo; se sarà sventata l’estinzione dell’orso bianco, ma molto di più perché<br />
popolazioni in stato di arretratezza hanno trovato <strong>il</strong> modo di mangiare di più e di bere<br />
meglio. Delle classifiche leggiamo i dati, con attenzione perché spesso sono taroccati;<br />
ma poi le conclusioni tiriamole col cervello. Nostro, se possib<strong>il</strong>e.<br />
tognipaolo@gma<strong>il</strong>.com<br />
HUMUS IN FABULA<br />
CREATIVITà<br />
Una moda sostenib<strong>il</strong>e<br />
oggi è possib<strong>il</strong>e<br />
Ma la moda può davvero essere<br />
sostenib<strong>il</strong>e? Se lo sono chiesti<br />
interpreti e protagonisti del settore<br />
lo scorso 27 marzo a M<strong>il</strong>ano,<br />
in occasione del terzo forum<br />
dedicato alla Moda sostenib<strong>il</strong>e<br />
tra tecnologia e creatività. Organizzato<br />
a Palazzo Isimbardi<br />
da Agiis – Associazione giuristi<br />
italo ispanici – e dallo Studio<br />
Legale e Tributario Capecchi<br />
– Piacentini & Valero di M<strong>il</strong>a-<br />
no. La sfida è possib<strong>il</strong>e, è stata<br />
la risposta unanime: sociologi,<br />
imprenditori ed economisti<br />
che si sono confrontati su nuovi<br />
modelli di business, fashion riciclo<br />
ma soprattutto sul legame<br />
tra etica ed estetica, ovvero la<br />
possib<strong>il</strong>ità per l’industria del superfluo<br />
per antonomasia di raggiungere<br />
traguardi economici<br />
ma anche morali. C’era Livia<br />
Giuggioli Firth, moglie del premio<br />
oscar Colin Firth e fondatrice<br />
di Green Carpet Challenge,<br />
<strong>il</strong> progetto che tinge <strong>il</strong> glamour<br />
di verde promuovendo sui red<br />
carpet l’uso di abiti sostenib<strong>il</strong>i<br />
firmati Armani (suo l’abito di<br />
tessuto ricavato da bottiglie riciclate<br />
indossato dall’imprendi-<br />
PRESA<br />
D’ARIA<br />
CINEMA<br />
I colori della passione,<br />
di Lech Majewski<br />
La storia di come<br />
è nato un dipinto<br />
1564: mentre infuriano gli<br />
scontri tra i Paesi Bassi e<br />
la Spagna di F<strong>il</strong>ippo II, <strong>il</strong><br />
pittore Pieter Bruegel si cimenta<br />
nel suo capolavoro,<br />
“La salita al Calvario”.<br />
HOME VIDEO<br />
Il paese delle spose infelici,<br />
di Pippo Mezzapesa<br />
Erotismo e pallone<br />
In un paesino pugliese due ragazzini<br />
si dividono tra la passione<br />
per <strong>il</strong> pallone e una ragazza<br />
dal passato misterioso.<br />
F<strong>il</strong>m a tratti interessante con<br />
un difetto: quello di voler essere<br />
f<strong>il</strong>m d’autore a tutti i costi.<br />
Così la bravura di un regista<br />
esordiente, ma già capace,<br />
si annacqua in virtuosismi della<br />
macchina da presa che non<br />
c’entrano con la materia trattata.<br />
Storia stravista nel nostro<br />
cinema (pallone, erotismo,<br />
adolescenza inquieta), lo svolgimento<br />
un po’ macchinoso.<br />
trice sulla passerella dei Golden<br />
Globes), Chanel, Stella McCartney,<br />
Valentino e moltissimi altri.<br />
C’era Stefano Cochis (F<strong>il</strong>ature<br />
Miroglio) che ha <strong>il</strong>lustrato la<br />
gamma dei tessuti Newlife, ricavati<br />
al 100 per cento da bottiglie<br />
riciclate. C’era Domenico<br />
Brisigotti, direttore del prodotto<br />
a marchio Coop Italia, che a<br />
proposito di distribuzione e sostenib<strong>il</strong>ità<br />
ha <strong>il</strong>lustrato <strong>il</strong> lancio<br />
La storia della nascita di<br />
un capolavoro raccontata<br />
nel modo più ostico e affascinante:<br />
usando pochissimi<br />
dialoghi e confidando<br />
nella forza della messinscena,<br />
nella fotografia e<br />
nell’uso dei colori che a tratti<br />
lascia stupefatti. Il f<strong>il</strong>m<br />
ha molti meriti: affascina<br />
lo spettatore profano senza<br />
retorica ma mostrando<br />
negli ipermercati e supermercati<br />
Coop della linea di capi eco<br />
disegnata da Katharine Hamnet.<br />
E c’erano tantissimi altri, da<br />
Elio Fiorucci a Francesco Morace<br />
(Future Concept Lab), da<br />
Laura Gherardi (università Cattolica<br />
di M<strong>il</strong>ano) a Francesca<br />
Romana Rinaldi (Mafed – Sda<br />
Bocconi), a raccontare storie di<br />
imprese e persone di un settore<br />
pronto a reinventarsi sempre,<br />
sprattutto per l’ambiente.<br />
Il forum conclude <strong>il</strong> ciclo di tre<br />
incontri dal titolo “Nuove politiche<br />
economiche della moda,<br />
sfide e opportunità nel contesto<br />
internazionale” che ha affrontato<br />
diverse questioni giuridiche,<br />
commerciali e politiche.
la bellezza dell’opera d’arte.<br />
Cerca di riflettere sul significato<br />
dell’arte e del rapporto<br />
con la storia e racconta<br />
in profondità la dimensione<br />
umana dell’artista. Il tutto<br />
condito con una grande<br />
conoscenza del cinema d’arte,<br />
con alcune sequenze ricalcate<br />
sul Barry Lyndon di<br />
Kubrick e altre da Tarkovskij<br />
e Sokurov. Adatto per sco-<br />
COMUNICANDO<br />
BEST PRACTICE<br />
Il “pensiero snello”<br />
di Jmac Europe<br />
Il “Lean Thinking”, alla lettera<br />
“pensare snello”, è una strategia<br />
nata dal mondo dell’auto giapponese<br />
(Toyota) oggi applicata<br />
a settori e ambiti diversi per aumentare<br />
l’efficienza ed eliminare<br />
gli sprechi. Si tratta di una “operative<br />
strategy” perché racchiude,<br />
insieme all’inquadramento sul<br />
pensiero e sulle teorie organizzative,<br />
anche l’approccio pratico<br />
(<strong>il</strong> lavoro umano). Best practi-<br />
laresche adeguatamente introdotte<br />
da un docente, ha un<br />
unico difetto, fatto salvo qualche<br />
calligrafismo percettib<strong>il</strong>e<br />
qua e là: che la dimensione<br />
narrativa è sacrificata sull’altare<br />
dei colori e della luce.<br />
visti da Simone Fortunato<br />
Il regista<br />
Lech Majewski<br />
I MIRACOLI DI GESù<br />
Un’occasione per<br />
tornare alla realtà<br />
di Annalena Valenti<br />
sono i<br />
miracoli?<br />
«Cosa<br />
Sono azioni<br />
che Dio compie direttamente<br />
o attraverso<br />
degli uomini, per<br />
STILI DI VITA<br />
MAMMA<br />
OCA<br />
<strong>il</strong>luminare la nostra vita, correggerla e attrarci<br />
a sé». Citiamo dall’introduzione di<br />
don Massimo Camisasca a I miracoli di Gesù<br />
(48 pagine, 10 euro), ultimo dei volumi<br />
per bambini pubblicati da Piccola Casa Editrice<br />
e <strong>il</strong>lustrati da Franco Vignazia, che raccoglie<br />
brani di interventi che Benedetto XVI<br />
ha dedicato ad alcuni dei miracoli raccontati<br />
dal Vangelo. L’acqua tramutata in vino<br />
alla nozze di Cana. Le guarigioni del cieco<br />
nato, del paralitico, dei dieci lebbrosi, della<br />
suocera di Pietro. La tempesta sedata. La pesca<br />
miracolosa. La moltiplicazione dei pani.<br />
Infine, l’atto più commovente ed esaltante<br />
l’amicizia di Cristo: la risurrezione di Lazzaro.<br />
Giustamente don Camisasca osserva che<br />
di moltissimi altri miracoli «non ci accorgiamo<br />
neppure». Così come l’ebreo e agnostico<br />
Kafka una volta osservò che «le cose comuni<br />
sono per se stesse miracoli». Così come le fiabe<br />
di ogni tempo nascono dalla percezione<br />
dell’essenza miracolosa di tutte le cose. Ma,<br />
infine, <strong>il</strong> Signore della fiaba e di tutte le fiabe<br />
con cui i grandi narratori hanno nutrito<br />
la mente dei bambini si è fatto uno di noi e<br />
amico di ognuno di noi fino al punto di Lazzaro<br />
e del Golgota. Perciò, oggi che la Circe<br />
digitale ci immerge in un mondo dove “miracolo”<br />
e “novità” sono interscambiab<strong>il</strong>i (nel<br />
senso in cui lo sono i giochi di immagini e<br />
i giochini elettronici), fa bene sfruttare l’ennesima<br />
occasione per tornare alla realtà.<br />
mammaoca.wordpress.com<br />
ce dal management tutto italiano<br />
per quanto riguarda l’ut<strong>il</strong>izzo e<br />
la diffusione di questa f<strong>il</strong>osofia è<br />
Jmac Europe, realtà italiana di riferimento<br />
nel settore del management<br />
consulting (www.jmac.<br />
it). Jmac, a livello mondiale, è stata<br />
costituita nel 1942 come divisione<br />
della giapponese Jma (Japan<br />
management association)<br />
e dal 1988 è presente anche nel<br />
nostro paese. Di recente, nell’ambito<br />
del processo di rafforzamento<br />
della presenza internazionale<br />
del Gruppo, è stata assegnata<br />
alla sede italiana, grazie ai risultati<br />
raggiunti, la responsab<strong>il</strong>ità<br />
dello sv<strong>il</strong>uppo dell’attività in tutta<br />
Europa. «Prevediamo una crescita<br />
importante sia in Italia sia<br />
all’estero – racconta Michele<br />
Bianchi, ceo di Jmac Europe – alimentata<br />
dalla volontà di contribuire<br />
al processo sostenib<strong>il</strong>e delle<br />
imprese, vera ragion d’essere<br />
di Jmac. Intendiamo continuare<br />
a distinguerci per la concretezza<br />
dell’approccio e per la capacità di<br />
apportare un miglioramento continuo<br />
dei processi aziendali oltre<br />
che una sempre maggior crescita<br />
delle risorse umane dei nostri<br />
clienti». Oggi, soprattutto a causa<br />
dell’attuale congiuntura economica,<br />
semplificare e ottimizzare<br />
diventano soluzioni imprescindib<strong>il</strong>i<br />
per qualsiasi realtà aziendale.<br />
Farlo con criterio e serietà, però,<br />
è la conditio sine qua non.<br />
Giovanni Parapini<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 53
UNA NUOVA VERSIONE DELL’UTILITARIA FRANCESE<br />
Citroën C1, city car rock<br />
festeggia radio Deejay<br />
Dal lancio della c1, avvenuto nel<br />
2005, Citroën ha venduto nel mondo<br />
620.000 unità della propria city<br />
car, di cui 123.500 sul mercato italiano.<br />
«Ma con <strong>il</strong> mercato dell’auto che ci ritroviamo<br />
bisogna proprio inventarsi di tutto»,<br />
dice Massimo Borio, direttore marketing<br />
e comunicazione di Citroën Italia.<br />
Parole che riflettono una situazione piuttosto<br />
critica. Le previsioni del 2012 parlano<br />
di poco più di 1.600.000 auto immatricolate,<br />
cifra che può essere paragonata a quella<br />
del 1984, quando in Italia si vendettero<br />
1.572.000 vetture. «Pur tuttavia – spiega Borio<br />
– nei primi due mesi del 2012, Citroën<br />
è andata in controtendenza con un incremento<br />
dello 0,58 per cento. Siamo <strong>il</strong> primo<br />
marchio francese sul mercato italiano sul<br />
quale inseriamo la serie speciale C1 Deejay<br />
per festeggiare i trent’anni della radio».<br />
La Deejay è la serie speciale della nuova<br />
C1, presentata in veste rinnovata al salone<br />
di Bruxelles del gennaio scorso. È un<br />
concentrato di vera tecnologia creativa<br />
con Connecting Box (presa Usb e Bluetooth<br />
con funzione streaming audio, per <strong>il</strong><br />
Le s<strong>il</strong>houettes della C1 Deejay<br />
e (foto piccole ) <strong>il</strong> logo su lunotto,<br />
portiera, battitacco e tappetino<br />
DI NESTORE MOROSINI<br />
MOBILITÀ 2000<br />
massimo della connettività), fari anteriori<br />
a Led diurni, nuova radio Cd mp3 integrata<br />
dotata di 4 altoparlanti, presa jack<br />
e software di spazializzazione del suono.<br />
L’allestimento presenta diversi contenuti<br />
aggiuntivi Deejay: badge laterali e posteriori,<br />
battitacco e tappetini, retrovisori<br />
personalizzati Glitter Black e per gli acquirenti<br />
un Cd in omaggio con una comp<strong>il</strong>ation<br />
di 56 brani che ripercorrono la storia<br />
di Radio Deejay.<br />
Con questo look accattivante, la C1 Deejay<br />
viene proposta con una motorizzazione<br />
1.000 cc benzina, tre c<strong>il</strong>indri, che sv<strong>il</strong>uppa<br />
68 cavalli, consumi ed emissioni ridotte:<br />
4,3 l ogni 100 ch<strong>il</strong>ometri su ciclo misto e 99<br />
grammi di Co2 ogni ch<strong>il</strong>ometro. Guidandola<br />
per M<strong>il</strong>ano, la C1 Deejay è piacevole<br />
per alcuni motivi: è ag<strong>il</strong>e, si parcheggia fac<strong>il</strong>mente,<br />
sui sed<strong>il</strong>i posteriori stanno seduti<br />
comodamente anche i passeggeri alti un<br />
metro e 80. Lo sterzo è piacevolmente reattivo,<br />
i freni bloccano immediatamente la<br />
city car a patto di non tenere velocità scellerate<br />
in città. I prezzi: 11.650 euro per la 3<br />
porte, 12.000 per la 5 porte.<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 55
LA ROSA DEI TEMPI<br />
56 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
DOVE TIRA IL VENTO<br />
Tutti ormai fanno <strong>il</strong> test del Dna ai figli<br />
Secondo Repubblica assistiamo a un vero e proprio boom di test<br />
del Dna. E <strong>il</strong> grosso di questo boom, a quanto pare, si deve agli<br />
uomini che vogliono togliersi ogni dubbio sulla vera paternità biologica<br />
dei figli. Il bello è che, stando alle stime, l’esito dell’esame<br />
genetico è negativo in ben due casi su dieci. Un quinto dei richiedenti,<br />
cioè, scopre che la mamma dei propri figli nascondeva qual-<br />
che gabola. Epperò questa<br />
mania della verifica è<br />
«assurda», ha commentato<br />
sempre su Repubblica<br />
Michela Marzano, la f<strong>il</strong>osofa<br />
del “se non ora quando?”.<br />
Infatti «fedeltà e<br />
tradimento vanno spesso<br />
di pari passo». E in fondo<br />
«la fiducia è come l’amore:<br />
non può che essere un<br />
“salto nel buio”».<br />
Rodotà testimonial del “Soggetto politico nuovo”<br />
L’altro giorno, con un manifesto politico passato purtroppo in sordina, alcuni intellettuali<br />
italiani hanno dato vita a un “quarto polo” contro i partiti, «guardati con<br />
crescente sfiducia, disprezzo, persino rabbia». La Stampa di Torino, per esempio,<br />
ha dato la notizia in un boxino intitolato “Nasce ‘soggetto politico nuovo’”. Sotto <strong>il</strong><br />
titolo, a b<strong>il</strong>anciare lo shock di quel “nuovo”, la fotina riprodotta qui sotto di Stefano<br />
Rodotà, forse <strong>il</strong> più fresco tra i fondatori del movimento. Per ora la cosa non ha un<br />
nome. Di qui l’idea di<br />
chiamarla provvisoriamente<br />
“Soggetto<br />
politico nuovo”.<br />
NOMI Annunciando la sua entusiasta adesione<br />
a questa creatura politica di cui si sentiva<br />
fortemente <strong>il</strong> bisogno, <strong>Tempi</strong> lancia <strong>il</strong> grande<br />
concorso “Guarda la foto di Rodotà e dai un<br />
nome al ‘Soggetto politico nuovo’”. Ecco le prime<br />
proposte giunte in redazione: Soggetto politico<br />
nuovo diciamo così; Soggetto politico anziano;<br />
Giovani dentro; Partito della naftalina;<br />
Partito moralista con la riga da una parte; Se<br />
non ora quando, vista l’età?; Movimento della<br />
fiatella da prete; Tromboni e trombette; Alleanza<br />
delle persone pallidine; Occhio che svengo;<br />
Unione del populisti di un certo livello.<br />
MOVIMENTI<br />
Lotta nuda contro l’immoralità<br />
«Nuda contro tutti. Il mio spudorato grido di rabbia<br />
contro la società dell’apparenza». Così era str<strong>il</strong>lata l’intervista<br />
di Repubblica M<strong>il</strong>ano a S<strong>il</strong>via Gallerano, l’attrice protagonista<br />
del monologo teatrale intitolato con un francesismo<br />
La merda. La Gallerano vi recita integralmente nuda<br />
e, racconta Repubblica, «sfoga <strong>il</strong> sol<strong>il</strong>oquio violento di una<br />
ragazza come tante, simbolo della condizione femmin<strong>il</strong>e<br />
nel mondo massmediatico<br />
di oggi». Spiega l’artista:<br />
«Il nudo è metafora<br />
del perdere qualsiasi dignità,<br />
dell’osare tutto pur<br />
di farsi notare della protagonista»<br />
che sogna di<br />
andare in tv. Lo spettacolo,<br />
insomma, denuncia che<br />
«siamo tutti succubi del<br />
voler apparire».<br />
OPS Tesoro, cerbiatto mio, anzi cervo, non fare<br />
<strong>il</strong> risentito. Lo so che <strong>il</strong> test è sicuro al 99,9999<br />
per cento, ma te la sentiresti di escludere lo<br />
0,0001 per cento di possib<strong>il</strong>ità che ti sbagli,<br />
solo perché <strong>il</strong> bebé ha la pelle diversa<br />
dalla tua? Non rovinare tutto con<br />
la tua diffidenza. Il fatto è che io ti<br />
amo veramente, e come dice la<br />
Michela, l’amore è «un salto<br />
nel buio». Salta di qua, salta<br />
di là, nel buio può capitare<br />
di zompare addosso<br />
alla persona sbagliata.<br />
MODE<br />
SPETTACOLI<br />
PIÈCE Dopo la donna nuda che critica la scostumatezza<br />
moderna, ecco altre idee per altrettante<br />
giuste denunzie contro la società di oggi. Il<br />
parassita è la storia di uno che evade le tasse, ma<br />
lo fa per stigmatizzare gli evasori. Alla fine dello<br />
spettacolo si compra la Porsche. Poi c’è Il severgnino,<br />
la pièce in cui <strong>il</strong> protagonista parcheggia<br />
nei posti dei disab<strong>il</strong>i per rubare <strong>il</strong> parcheggio<br />
a quelli che parcheggiano nei posti dei disab<strong>il</strong>i. Il<br />
pezzo forte però è L’onanista: c’è uno che va a teatro<br />
a vedere <strong>il</strong> monologo di una donna nuda e<br />
poi si fa un sacco di se… rissime menate morali.
imperdib<strong>il</strong>e<br />
inut<strong>il</strong>e<br />
Ecco la Barbie calva<br />
per le bambine calve<br />
Grazie a una meritoria iniziativa del<br />
famoso marchio di giocattoli Mattel,<br />
finalmente le donne che hanno<br />
perso i capelli per via di qualche cura<br />
contro <strong>il</strong> cancro non si sentiranno<br />
più discriminate. È infatti in arrivo<br />
una splendida Barbie completamente<br />
pelata. Pardon, calva. Pardon,<br />
non capelluta. Pardon, diversamente<br />
chiomata. Insomma, quel che è.<br />
Il colosso californiano dei balocchi<br />
ha anche garantito<br />
che la bambola affetta<br />
da alopecia non sarà<br />
commercializzata<br />
bensì donata<br />
agli ospedali<br />
pediatrici.<br />
GIOCHI<br />
POLEMICHE<br />
godib<strong>il</strong>e<br />
fetido<br />
ABITUDINI<br />
MODELLI Sarà così risolto<br />
l’annoso problema delle<br />
fanciulle che giocano con le<br />
bamboline belle solo perché<br />
sotto sotto sognano di diventare<br />
principesse. D’ora in poi,<br />
a ogni bimba la sua Barbie.<br />
Alla bimba calva la Barbie<br />
pelata, alla bimba zoppa la<br />
Barbie amputata, alla bimba<br />
brutta la Barbie cozza, alla<br />
bimba somara la Barbie ripetente,<br />
mentre la bimba cieca<br />
non avrà proprio un cacchio.<br />
E se vostra figlia vi chiederà<br />
per Natale una normalissima<br />
Barbie gnocca, presto, prendetela<br />
subito a cinghiate, prima<br />
che diventi una velina.<br />
Le parole che preferiamo digitare sulla tastiera<br />
Sullo Psychonomic Bulletin and Rewiew è apparso uno studio del neuroscienziato<br />
Kyle Jasmin che dice che la distribuzione delle lettere sulla tastiera del<br />
computer, alla lunga, influenza la scelta delle parole. Lo studioso dell’University<br />
of College di Londra ha scoperto che a tutti riesce più fac<strong>il</strong>e comporre parole<br />
con le lettere che si trovano a destra dei tasti t, g e b. Questo sia perché la ma-<br />
no destra è più veloce della sinistra<br />
sia perché, dice Jasmin,<br />
<strong>il</strong> nostro cervello attribusice un<br />
valore positivo alle parole composte<br />
con tali lettere.<br />
Ma Obama ha citato<br />
Mario Monti sì o no?<br />
È diventata un caso la notizia secondo<br />
la quale Obama nel suo discorso<br />
a Seul avrebbe citato Monti. Tutti<br />
i giornali hanno r<strong>il</strong>anciato entusiasti<br />
la ricostruzione. Ma <strong>il</strong> giorno dopo <strong>il</strong><br />
Fatto quotidiano, sempre pronto a<br />
dare lezioncine di giornalismo a tutti,<br />
ha detto che non era vero niente, che<br />
bastava leggersi l’intervento sul sito<br />
della Casa Bianca per<br />
scoprire che la citazione<br />
non c’era. E l’indomani<br />
<strong>il</strong> Corriere della<br />
Sera ha ribattuto che<br />
invece Obama quella<br />
citazione l’ha fatta eccome,<br />
ancorché «parlando<br />
a braccio».<br />
PROVIAMO Abbiamo provato a verificare<br />
la teoria di Jasmin. Ecco le parole<br />
che si possono comporre usando solo<br />
le lettere alla destra di t, g, b: mulo, bullo,<br />
tuono, tino, k<strong>il</strong>o, pollo, polo, Yomo, Gino,<br />
Mino, hot, mollo, Nikon, Giotto, tuoi,<br />
tuo, Gubbio, puoi, munito, mungo, pomo,<br />
pomi, tubo, tubino, nolo, munto, omino,<br />
omini, ultimo, ultimi, inno, inni, lino. Ma<br />
la parola a cui <strong>il</strong> nostro cervello ha attribuito<br />
la maggior valenza positiva, ut<strong>il</strong>izzando<br />
solo le lettere di destra e dando<br />
così conferma alle teorie di Kyle Jasmin,<br />
è questa: p<strong>il</strong>u.<br />
SMANIA Questa è come quando Veltroni annunciò alla plebe<br />
che Obama gli aveva scritto personalmente per ringraziarlo<br />
di aver collaborato alla sua vittoria elettorale. Poi si<br />
scoprì che era una caccosissima cartolina stampata in serie.<br />
Magari stavolta è pure vero che Obama ha citato Monti.<br />
Ma che è ’sta smania di farsi citare da Obama? Se bastasse<br />
questo per essere qualcuno, quanto dovremmo tirarcela<br />
noi di <strong>Tempi</strong>? Una volta <strong>il</strong> presidente ha dichiarato, letterale:<br />
«Hauannaganna uanzesgheps, plis». Bè, era quello che avava<br />
appena detto, parlando a braccio, <strong>il</strong> correttore di bozze.<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 57
UN ALTRO MONDO<br />
È POSSIBILE<br />
TESTIMONE LUMINOSO DI GESÙ<br />
La vittoria<br />
di un sacerdote<br />
infermo<br />
di Aldo Trento<br />
Oggi è giovedì Santo, giorno nel quale la<br />
Chiesa ricorda l’istituzione del Sacerdozio<br />
e dell’Eucaristia.<br />
«Sacerdos alter Christus», mi hanno sempre<br />
insegnato fin da piccolo. Che grazia <strong>il</strong> dono<br />
del Sacerdozio, che grazia poter trovare<br />
un sacerdote! Che tristezza dove non c’è la<br />
possib<strong>il</strong>ità di trovare un sacerdote, l’unico uomo<br />
al mondo che può perdonare i tuoi peccati<br />
e donarti <strong>il</strong> corpo e <strong>il</strong> sangue di Gesù! Mia<br />
madre era solita dirmi: «Figlio mio, preghiamo<br />
sempre per i sacerdoti perché, se venissero<br />
a mancare <strong>il</strong> mondo si trasformerebbe<br />
in una giungla piena di lupi. Quando mi sposai<br />
con tuo padre chiesi al Signore che se <strong>il</strong> primo<br />
figlio fosse stato maschio, Egli lo chiamasse a<br />
essere un sacerdote, se femmina, che seguisse<br />
la vocazione di consacrarsi a Lui. Per questo<br />
abbiamo promesso alla Vergine, appena tu<br />
fossi nato, che ogni notte tra <strong>il</strong> 24 e <strong>il</strong> 25 marzo<br />
ci saremmo alzati a recitare <strong>il</strong> Santo Rosario.<br />
E la Vergine ci ascoltò. E continueremo<br />
questo piccolo gesto fino alla morte, affinché<br />
tu sia fedele alla tua vocazione». Mia madre<br />
soffriva molto quando una persona<br />
parlava male di un prete. Per<br />
lei <strong>il</strong> sacerdote era Cristo stesso<br />
in mezzo a noi. Amava così tanto<br />
i consacrati che nel paese dove<br />
vivevamo costituì un gruppo formato<br />
da donne che aveva come<br />
scopo quello di lavare i vestiti dei<br />
novanta seminaristi di una congregazione<br />
religiosa che gestiva<br />
<strong>il</strong> seminario estivo. Per questo<br />
motivo, nella clinica San Riccardo<br />
Pampuri in Paraguay, tutti i giorni<br />
preghiamo per i sacerdoti. Non<br />
solo, ma in ogni letto, sulla testata,<br />
c’è un foglietto nel quale sono scritti <strong>il</strong> nome<br />
del Santo Padre, di monsignore Massimo<br />
Camisasca, di don Julián Carrón e di ogni casa<br />
dei missionari della Fraternità San Carlo.<br />
Un modo semplice attraverso cui <strong>il</strong> malato offre<br />
la sua vita, <strong>il</strong> suo dolore, la sua morte per<br />
la santità dei sacerdoti. Nella clinica poi, c’è<br />
una stanza riservata ai sacerdoti con malattie<br />
terminali che sono rimasti da soli.<br />
In questi giorni trascorsi in Italia, sono stato<br />
a trovare un prete molto malato che quando<br />
era piccolo faceva parte del gruppo dell’ora-<br />
58 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
POST<br />
APOCALYPTO<br />
Nella foto<br />
piccola, padre<br />
Aldo Trento con<br />
don W<strong>il</strong>li Fusaro<br />
torio dove esercitavo <strong>il</strong> mio ministero sacerdotale.<br />
È stato un incontro indescrivib<strong>il</strong>e, che<br />
mi ha spinto a chiedere a un amico che mi accompagnava<br />
di aiutarmi a esprimere l’esperienza<br />
unica e commovente di quello che ho<br />
vissuto incontrandolo e che mi ha segnato<br />
profondamente. Dio voglia che tutti i giorni<br />
abbiamo a offrire le nostre preghiere per i sacerdoti.<br />
Il sacerdote è un uomo chiamato da<br />
Cristo a dare la sua vita affinché tutti gli uomini<br />
conoscano <strong>il</strong> cammino della salvezza.<br />
paldo.trento@gma<strong>il</strong>.com<br />
Dio voglia che tutti i giorni<br />
abbiamo a offrire le nostre<br />
preghiere per i consacrati.<br />
Il sacerdote è un uomo<br />
chiamato da Cristo a dare<br />
la sua vita affinché tutte<br />
le persone conoscano<br />
<strong>il</strong> cammino della salvezza<br />
Con RobeRto e SeRgio Siamo andati a<br />
Bolzano ad accompagnare padre Aldo<br />
per un incontro sul tema “La vita diventa<br />
una immensa certezza”. Appena giunti<br />
a destinazione, padre Aldo si è subito voluto<br />
incontrare con don W<strong>il</strong>li Fusaro, un sacerdote<br />
col quale condivideva l’esperienza del Grest<br />
estivo prima di andarsene in Paraguay.<br />
Don W<strong>il</strong>li è nato nel 1976, nel 1991, dopo un<br />
solo mese che era stato ordinato sacerdote,<br />
una tac ha evidenziato una sclerosi multipla.<br />
Ha da subito accettato la malattia serena-
mente, senza recriminare, vivendola addirittura<br />
come un “dono” del Mistero. Dapprima gli<br />
ha tolto l’uso di una gamba, poi ha iniziato ad<br />
avere problemi alla vista. Da cinque anni don<br />
W<strong>il</strong>li non cammina più ed è costretto su una<br />
carrozzina, bisognoso di tutto. Lo sostengono<br />
con amorevole attenzione i suoi genitori.<br />
Un punto di riferimento per tutti<br />
Pur in queste condizioni, paradossalmente<br />
don Fusaro è diventato sempre di più un luminoso<br />
punto di riferimento per tutti. Costretto<br />
a stare tutto <strong>il</strong> giorno nei locali della sua parrocchia,<br />
è per tutti una presenza accessib<strong>il</strong>e.<br />
Proprio mentre le sue condizioni fisiche degenerano<br />
sempre più, le persone lo cercano e<br />
trovano in lui conforto, coraggio, consiglio per<br />
camminare nella vita.<br />
Non è più quello che dice e predica agli altri<br />
la parola di Dio o quanto <strong>il</strong> Signore è buono e<br />
misericordioso, ma è colui che mostra con <strong>il</strong><br />
suo essere, la sua persona così com’è, che Dio<br />
è davvero tutto questo. «Quando sono debole,<br />
è allora che sono forte». È diventato un testimone<br />
vivente di Cristo presente oggi. Da lui<br />
si recano a trovarlo persone separate in cerca<br />
di aiuto, uomini e donne depressi, drogati e<br />
chiunque soffre per qualsiasi motivo.<br />
La sua voce si è fatta così fleb<strong>il</strong>e che diventa<br />
davvero diffic<strong>il</strong>e capire ciò che dice. Ma a<br />
quanto pare, per dire qualcosa di vero e di decisivo<br />
per sé e per gli altri la parola non serve;<br />
è la sua persona così apparentemente impotente<br />
e annullata dalla malattia che diviene un<br />
potente richiamo, una incredib<strong>il</strong>e testimonianza<br />
di speranza per chiunque lo incontri. Proprio<br />
perché lui è così riesce a rincuorare tutti,<br />
a rianimare chi si era perduto.<br />
In ginocchio in un parcheggio<br />
Che sia questa la fede lo abbiamo visto con i<br />
nostri occhi nell’incontro che è avvenuto in un<br />
parcheggio di Bolzano.<br />
Padre Aldo si è inginocchiato sull’asfalto e i<br />
due si sono incollati in un abbraccio lungo e<br />
commovente e per me era come se <strong>il</strong> tempo si<br />
fosse fermato, non riuscivo a staccare <strong>il</strong> mio<br />
sguardo da quella scena che aveva <strong>il</strong> potere di<br />
perforare l’apparenza della realtà, proclamandone<br />
<strong>il</strong> suo vero significato. Sergio mi ha subi-<br />
Don Fusari non predica<br />
agli altri quanto <strong>il</strong> Signore<br />
è misericordioso, ma è colui<br />
che mostra con <strong>il</strong> suo essere,<br />
così com’è, che Dio ci ama.<br />
«Quando sono debole,<br />
è allora che sono forte»<br />
to detto: «Vedi V<strong>il</strong>la, ecco cosa dobbiamo imparare<br />
da don Aldo». Poi hanno cominciato a<br />
parlare, pur con fatica. Don Aldo, sempre abbracciandolo,<br />
poneva l’orecchio vicino alle sue<br />
labbra che sussurravano debolmente le parole.<br />
Hanno ricordato episodi buffi della loro collaborazione<br />
di quegli anni, e poi rivolto a me padre<br />
Aldo ha esclamato: «Vedi V<strong>il</strong>la, Dio si mostra<br />
qui, adesso in questa circostanza, è un<br />
avvenimento così concreto e reale… Chi fa<br />
meglio <strong>il</strong> prete se non lui, così com’è?». E poi<br />
ha aggiunto rivolgendosi a don Fusaro: «Non<br />
sono venuto a Bolzano per parlare alla conferenza<br />
di questa sera, ma perché volevo incontrare<br />
te. Grazie don W<strong>il</strong>li, perchè mi fai vedere<br />
Gesù presente».<br />
L’esperienza del centuplo<br />
Don Fusaro ha risposto così: «Sai Aldo, per<br />
me l’esperienza del centuplo nella mia vita è<br />
quello che sono, è fare la volontà di Dio, la vita<br />
è una battaglia ogni istante per fare la sua<br />
volontà. Accettare quello che Dio mi chiede è<br />
realizzare me stesso».<br />
Di fronte a questo avvenimento ho subito sentito<br />
<strong>il</strong> bisogno di dire: «Pietà di me o Dio, grazie<br />
della tua misericordia che mi manifesti».<br />
Poi siamo entrati nello studio di don W<strong>il</strong>li<br />
in parrocchia e Sergio, <strong>il</strong> direttore della Clinica<br />
di padre Aldo, ha mostrato a don W<strong>il</strong>li<br />
le diapositive del Paraguay, in particolare<br />
quelle dell’ospedale della divina provvidenza<br />
San Pampuri. Don W<strong>il</strong>li si è mostrato attento<br />
e commosso, don Aldo ci ha messo molto a<br />
staccarsi da lui, non voleva proprio mollarlo,<br />
gli stava davanti con tutto se stesso. Ma eravamo<br />
un po’ in ritardo per l’incontro che si sarebbe<br />
tenuto in serata.<br />
Dopo l’incontro, padre Aldo, durante <strong>il</strong> ritorno<br />
a casa, ha più volte parlato di quanto era<br />
evidente per lui la potenza del Mistero che si<br />
era manifestata nella debolezza della carne<br />
di quel grande sacerdote; era evidente in don<br />
W<strong>il</strong>li una pienezza di vita impensab<strong>il</strong>e.<br />
Ho scoperto che era per me una grazia inaspettata<br />
iniziare a capire, a due giorni dalla<br />
settimana santa, che Cristo con la sua passione<br />
e <strong>il</strong> suo sacrificio ci ha restituiti a noi stessi<br />
facendo la volontà del Padre.<br />
Grazie padre Aldo del dono della tua amicizia<br />
nella quale la parola destino non è più una parola<br />
ma la descrizione della vera realtà.<br />
Alberto V<strong>il</strong>la<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 59
fam<strong>il</strong>y 2012<br />
Siate felici<br />
e imperfetti<br />
«Andiamo dal Papa per testimoniare cos’è<br />
davvero la famiglia»: l’umana avventura<br />
di chi mette insieme figli e arrosto bruciato<br />
«finché morte non ci separi». Così Mariolina<br />
Ceriotti Migliarese sfida le coppie in crisi<br />
Dio anDanDo in un<br />
monastero è una cosa abbastan-<br />
«Incontrare<br />
za ovvia. Ma incontrare Dio<br />
andando verso Micheline, proprio quella<br />
che ha appena bruciato l’arrosto, ecco una<br />
cosa alquanto inesplicab<strong>il</strong>e». Per Mariolina<br />
Ceriotti Migliarese neuropsichiatra infant<strong>il</strong>e<br />
e psicoterapeuta di vasta esperienza, nessuna<br />
frase come questa di Fabrice Hadjadj<br />
calza meglio per descrivere la sfida rappresentata<br />
dal matrimonio: l’avventura tutt’altro<br />
che fac<strong>il</strong>e di chi si prende “finché morte<br />
non ci separi” e poi si trova a mettere<br />
insieme figli, arrosto, desideri e frag<strong>il</strong>ità,<br />
uno per ogni giorno e pezzetto di vita trascorso<br />
insieme. Già, <strong>il</strong> pezzetto. «Cosa abbiamo<br />
combinato!», aveva esclamato con stupore<br />
divertito suo padre festeggiando quarant’anni<br />
di matrimonio tra sette figli e<br />
relativi figli, consorti, nipoti; ma perché la<br />
vita gli svelasse la sua gioiosa trama, restituendogli<br />
moltiplicato tutto quello che le<br />
era stato messo a disposizione, era necessario<br />
un orizzonte di tempo, «o forse meglio:<br />
un orizzonte di eternità». La Ceriotti Migliarese<br />
lo afferma in capo al suo La coppia<br />
Imperfetta, editato da Ares in occasione<br />
dell’Incontro mondiale delle Famiglie: un<br />
libro dedicato alla necessaria imperfezione<br />
di chi ha <strong>il</strong> coraggio di «muoversi nella<br />
dimensione del romanzo e non in quella,<br />
oggi più comune, del racconto breve», senza<br />
«lasciare la scena prima del tempo».<br />
È la seconda volta che sdogana in copertina<br />
l’aggettivo imperfetto (suo, sempre<br />
per ares, la famiglia imperfetta: quattro<br />
edizioni in pochi mesi). Perché scrivere<br />
un libro sull’“arrosto bruciato” mentre<br />
60 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
tutti si danno da fare a produrre manuali<br />
per educare, amarsi, lavorare, crescere in<br />
modo perfetto?<br />
Il tema dell’imperfezione nasce dalla<br />
constatazione che la perfezione è un<br />
imbroglio, e sempre più spesso diventa<br />
anche un pericolo. La cifra dell’umanità<br />
è infatti <strong>il</strong> limite ma siccome<br />
l’uomo non lo sopporta finisce<br />
per adoperarsi con tutte le<br />
sue forze nel perseguimento<br />
di traguardi perfetti, nient’altro<br />
che abbagli che finiscono<br />
per portarlo fuori strada. Pensare<br />
di aver sposato la persona<br />
“migliore” è un abbaglio perché<br />
nella nostra idea di cosa è<br />
migliore è assente <strong>il</strong> limite connaturato<br />
all’umano, e quando<br />
esso emerge invece di essere<br />
capito, accolto, viene rifiutato<br />
e tutto va in crisi. Tutto, perché<br />
l’imbroglio della perfezione<br />
investe tutti i campi ed è capace<br />
di molti danni. Pensiamo a quelli che fa<br />
nell’ambito della sessualità, dove la realtà<br />
è ben diversa dal f<strong>il</strong>m, <strong>il</strong> limite diventa<br />
un sentimento di incapacità e l’incapacità<br />
diventa una colpa. Non è strano? La vulnerab<strong>il</strong>ità<br />
delle persone dovrebbe spingerci<br />
a cercare di moltiplicare le nostre capacità<br />
di amarle e di prendercene cura. Invece<br />
prevale la paura, che ci spinge a volgere<br />
lo sguardo lontano da ciò che è frag<strong>il</strong>e,<br />
a nascondere ciò che è imperfetto in noi, a<br />
evitarlo quando è presente nell’altro.<br />
E a fare, come scrive nel libro, «modesti<br />
investimenti su piccole storie, nelle quali<br />
«È un libro di avventure», scrive<br />
Claudio Risé nella prefazione<br />
del libro di mariolina Ceriotti<br />
migliarese. l’autrice de la coppia<br />
imperfetta è neuropsichiatra<br />
infant<strong>il</strong>e e psicoterapeuta.<br />
Sposata dal 1973, ha sei figli<br />
dai 32 ai 12 anni, e due nipotine<br />
«“Guarda cosa abbiamo combinato!”, ma<br />
perché la vita svelasse a mio padre la sua<br />
trama era stato necessario un orizzonte di<br />
tempo, o meglio: un orizzonte di eternità»<br />
ciascuno starà bene attento a non consegnarsi<br />
troppo all’altro per non venire<br />
ferito». Perché è diffic<strong>il</strong>e muoversi nel<br />
solco di un amore che sfidi <strong>il</strong> tempo?<br />
Perché la caduta di speranza che ha<br />
investito <strong>il</strong> piano culturale ed economico<br />
ha coinvolto anche <strong>il</strong> piano delle relazioni,<br />
oggi consumate rapidamente come uno<br />
scambio volto alla sola, reciproca, soddisfazione.<br />
Il vero rischio, oggi, diventa allora<br />
quello di smarrire del tutto <strong>il</strong> senso della<br />
profondità delle cose, priv<strong>il</strong>egiando la<br />
quantità delle esperienze a scapito della<br />
loro intensità, e questa mancanza di spes-
sore dell’esperienza rende ogni cosa più<br />
noiosa e frag<strong>il</strong>e. Non si ha più la pazienza<br />
di vedere “come va a finire”, nemmeno<br />
quando si tratta dei figli: oggi i genitori<br />
vedono “la crisi” davanti alla prima porta<br />
sbattuta di un adolescente, senza capire<br />
che l’educazione è un cammino che si<br />
gioca sui tempi lunghi, fatto anche di litigi<br />
e dolori. Ma <strong>il</strong> dolore fa paura e fa paura<br />
proprio perché non è inquadrato in un<br />
orizzonte di senso e significato.<br />
Sulla scomparsa della formula “finché<br />
morte non vi separi” nel matrimonio religioso<br />
lei scrive: «Mi sembra un peccato la<br />
scomparsa di quel riferimento così esplicito<br />
alla morte, perché concordo profondamente<br />
con Georges Bata<strong>il</strong>le quando<br />
afferma: “È necessario alla vita comune<br />
di tenersi all’altezza della morte”».<br />
Il riferimento alla morte è quell’orizzonte<br />
del vivere che ci permette di mettere<br />
ogni cosa nel giusto ordine e gustare ogni<br />
momento della vita nella sua preziosità e<br />
bellezza. Che non significa affatto perfezione.<br />
Da anni ascolto e accompagno coppie<br />
che si dicono in crisi, come se questa fosse<br />
l’ultima parola sul loro rapporto. Io invece<br />
nella crisi vedo una grande opportunità di<br />
riprendere nuova consapevolezza del disegno<br />
originario e sincero del matrimonio,<br />
ripulendolo da quella vocazione alla perfezione<br />
che nell’impatto con la realtà si sgretola<br />
e lascia <strong>il</strong> posto a un’idea di matrimonio<br />
sim<strong>il</strong>e a quella di un contratto sociale<br />
o di un luogo di reciproca sopraffazione.<br />
Invece, lei scrive, «si tratta di far toccare<br />
con mano che la famiglia che hanno costruito<br />
è una creatura vivente, con una<br />
propria identità». Ma a cosa fa appello<br />
per r<strong>il</strong>anciare un orizzonte così grande<br />
davanti a chi è messo profondamente in<br />
discussione dal proprio limite?<br />
Cerco di far capire alla coppia che<br />
una relazione non ha valore soggettivo,<br />
ma oggettivo: un rapporto diventato famiglia<br />
è un valore che rimane anche quando<br />
la relazione va in crisi. Figli, beni, storie,<br />
abitudini: quando si rompe una relazione<br />
coniugale si frantuma un mondo. Che<br />
resterà frantumato per sempre. Le persone<br />
davanti alla definitività, all’idea che qualcosa<br />
non ci sarà più, rimettono in ordine<br />
la loro progettualità. E c’è chi torna a investire<br />
su ciò che dà linfa a questo mondo,<br />
e nella fatica, nello sforzo di un’impresa<br />
comune, l’affetto rinasce.<br />
Un appello alla famiglia oggi allora: perché<br />
partecipare all’incontro mondiale<br />
con Benedetto XVI?<br />
Il valore di questo evento, che si terrà<br />
generazioni<br />
la famiglia<br />
imperfetta<br />
m. Ceriotti<br />
migliarese<br />
ares<br />
12 euro<br />
matrimonio<br />
la Coppia<br />
imperfetta<br />
m. Ceriotti<br />
migliarese<br />
ares<br />
14 euro<br />
a M<strong>il</strong>ano dal 30 maggio al 3 giugno, sta<br />
superando l’evento stesso: nelle parrocchie<br />
la comunità cristiana ha accettato la sfida<br />
di non limitarsi a incontri di carattere<br />
organizzativo, ha iniziato a misurarsi con<br />
<strong>il</strong> pensiero del Santo Padre, a dare valore<br />
a un momento che coinvolge le famiglie<br />
tra qualche settimana come occasione per<br />
la propria famiglia ora, in questo momento.<br />
Dobbiamo riunirci intorno a Benedetto<br />
XVI per testimoniare <strong>il</strong> coraggio di tornare<br />
a dare alla famiglia <strong>il</strong> suo ruolo e <strong>il</strong> suo<br />
peso, con la festa e la gioia propria di ciò<br />
in cui crediamo e che ci permette di non<br />
lasciare l’ultima parola agli aspetti disfunzionali<br />
in cui i media identificano oggi la<br />
famiglia. Andiamo dal Papa per testimoniare<br />
che la famiglia non è ciò che vogliono<br />
fare passare e non lo sarà mai.<br />
Perché l’imbroglio della perfezione e l’accanimento<br />
verso la famiglia oggi?<br />
Io credo sia in corso un attacco profondo<br />
al pensiero cristiano, capace di unire e<br />
di un orizzonte fatto di eternità. Contro si<br />
propongono aggregati affettivi, sentimentali<br />
o sessuali, contratti a tempo. Il diavolo<br />
si muove a modo suo e mai in modo diretto<br />
per disgregare la culla della cristianità, <strong>il</strong><br />
luogo dove tutto nasce e ha avuto origine.<br />
Caterina Giojelli<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 61
LETTERE<br />
AL DIRETTORE<br />
Pasqua è <strong>il</strong> vertice della<br />
comunicazione cristiana<br />
perciò, cari, abbonatevi<br />
Sono stati distrutti 94 embrioni umani, 10 ovociti, 5<br />
campioni di sperma. Questo è quanto si è saputo dal<br />
centro di procreazione assistita dell’ospedale San F<strong>il</strong>ippo<br />
Neri di Roma. 1) Per i 94 nuovi martiri della “procreazione<br />
assistita” non ci saranno esequie. 2) I politici sono,<br />
come tutti noi, tra i responsab<strong>il</strong>i della legge 40/2004 sulla<br />
fert<strong>il</strong>izzazione in provetta. Detta legge è tra le più disumane<br />
in quanto prevede la “crioconservazione” e la “perdita” di<br />
embrioni umani. Ai politici la verità interessa poco, serve so-<br />
SPORT<br />
ÜBER<br />
ALLES<br />
62 | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
lo <strong>il</strong> consenso e <strong>il</strong> compromesso per essere<br />
sempre maggioranza. 3) Conclusione.<br />
Se tutto fosse andato secondo<br />
la procedura, sarebbero nati al massimo<br />
quattro o cinque bambini, per gli<br />
altri non ci sarebbe stata la nascita.<br />
Questa è la grande impostura che viene<br />
sempre censurata. Il congelamento<br />
stesso è disumano. La stessa metodica<br />
è disumana. Questi nuovi martiri<br />
rendono testimonianza alla verità davanti<br />
a tutti, svelando l’ipocrisia della<br />
procreazione assistita.<br />
Leandro Aletti ginecologo<br />
E infatti, rivediamo cosa ci ha prefigurato<br />
<strong>il</strong> grande amico Péguy di questo<br />
nostro mondo contemporaneo:<br />
«Più che una panidiozia, più che la temib<strong>il</strong>e<br />
panidiozia annunciata, più che<br />
la temib<strong>il</strong>e panidiozia constatata,<br />
una panv<strong>il</strong>lania senza limiti; un regno<br />
di barbari, di bruti e di v<strong>il</strong>lani; una<br />
materia schiava; senza personalità,<br />
senza dignità; senza linea; un mondo<br />
che non solo scherza, ma che non sa<br />
far altro che scherzare, che fa ogni<br />
genere di scherzi e si prende gioco di<br />
tutto. E che alla fine non si doman-<br />
Scusate se non sarò molto lucido. È stato un fine settimana<br />
diffic<strong>il</strong>e. Ho scoperto di essere uno degli<br />
uomini più ricchi d’Italia e la cosa, come potete<br />
immaginare, mi ha sconvolto. Continuo a chiedermi<br />
perché sto qui a scrivere questo poche, sporche, inut<strong>il</strong>i e<br />
malpagate righe invece di essere a S. Barts a guardare le<br />
pupe in ridottissimi bikini che si aggirano per la pisci-<br />
da nemmeno ansiosamente se ciò sia<br />
grave, ma che inquieto, vuoto, si domanda<br />
soltanto se è divertente».<br />
2<br />
L’augurio di Giorgio Napolitano che a<br />
succedergli sia una donna ha spinto <strong>il</strong><br />
Corriere della Sera, <strong>il</strong> Fatto quotidiano<br />
e Libero a chiedere ai frequentatori<br />
dei propri siti internet chi preferirebbero<br />
al Quirinale. Al momento in cui scrivo,<br />
<strong>il</strong> sito del Corriere vede in testa la<br />
Bonino seguita dalla Finocchiaro. Quello<br />
del Fatto <strong>il</strong> magistrato Piercam<strong>il</strong>lo<br />
Davigo (e ti pareva) seguito da Rosy<br />
Bindi. Il sito di Libero la Bonino seguita<br />
da Berlusconi. I tre siti sono gli stessi<br />
che da mesi scaricano giornalmente<br />
valanghe di ingiurie contro “la Casta”<br />
dei politici, e in particolare contro quelli<br />
che della politica sembra che abbiano<br />
fatto una professione. Ma – e ad alti livelli<br />
– la Bonino è in politica da 36 anni,<br />
la Finocchiaro da 33, la Bindi da 20,<br />
Berlusconi da 18. Apparentemente le<br />
due scelte sarebbero in contraddizione.<br />
Di fatto, però, credo che confermino la<br />
ostinata presenza di alcune componenti<br />
costitutive del modo di sentire e di<br />
praticare la politica di tanti italiani. La<br />
prima componente, con la designazione<br />
della Bonino e di Davigo, è <strong>il</strong> sogno di<br />
poter delegare a governarli senza procurarsi<br />
pensieri (quindi potendosi dedicare<br />
ad appagare ogni possib<strong>il</strong>e desiderio)<br />
personalità angeliche, tutte virtù<br />
e niente difetti. La seconda componente,<br />
con le designazioni della Finocchiaro,<br />
della Bindi e di Berlusconi, è la faziosità<br />
fisiologica di tanti altri italiani.<br />
Per i quali le invettive contro “la Casta”<br />
dei politici valgono solo per gli avversari.<br />
A inchieste concluse seguiranno<br />
profondi commenti di grandi firme.<br />
E io sarò tentato di credere che vi sia<br />
molta verità nella osservazione di Jor-<br />
LONG JOHN CHINAGLIA E ANTONIO GHIRELLI<br />
Per non dover essere ipocrita<br />
scrivo solo dei defunti che stimo<br />
ge Luis Borges secondo <strong>il</strong> quale «la democrazia<br />
è l’abuso delle statistiche».<br />
Nicola Guiso<br />
O come disse un aristocratico eremita<br />
colombiano, «la democrazia è<br />
<strong>il</strong> culto dell’umanità su una piramide<br />
di crani».<br />
2<br />
La ripresa economica non passa attraverso<br />
l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori,<br />
ma tramite <strong>il</strong> superamento<br />
dell’inverno demografico. In una intervista<br />
a un settimanale, Francesco Daveri,<br />
docente di Politica economica a<br />
Parma, ha reso noti dati dermografici<br />
che dovrebbero allarmare <strong>il</strong> governo.<br />
Su 25 m<strong>il</strong>ioni di famiglie italiane appena<br />
<strong>il</strong> 5,1 per cento ha più di tre figli. In<br />
assenza di incentivi congrui alla famiglia<br />
con figli, caleranno sia i consumi<br />
che gli investimenti, e la ripresa economica<br />
resterà un sogno irrealizzab<strong>il</strong>e<br />
che pagheremo tutti a caro prezzo.<br />
Bruno Mardegan M<strong>il</strong>ano<br />
Ha perfettamente ragione ed è una<br />
giaculatoria che ripetiamo spesso.<br />
Ho letto anche questa: in Europa, su<br />
500 m<strong>il</strong>ioni di abitanti, solo 75 hanno<br />
meno di 25 anni. Mentre soltanto<br />
in Egitto, sotto i 25 anni sono in 60<br />
m<strong>il</strong>iioni su una popolazione di 80 m<strong>il</strong>ioni.<br />
Per questo dovrebbero dare a<br />
Benedetto XVI la prossima presidenza<br />
del Consiglio, italiana ed europea.<br />
E andare a pescare tutti i ministri<br />
all’incontro mondiale delle famiglie,<br />
M<strong>il</strong>ano, 30 maggio-3 giugno 2012.<br />
2<br />
Sono un vostro appassionato sostenitore.<br />
Ho letto l’articolo relativo al f<strong>il</strong>m<br />
Cristiada: conosco bene la vicenda e<br />
speravo proprio in un f<strong>il</strong>m che potes-<br />
di Fred Perri<br />
na della mia v<strong>il</strong>la. La scoperta della mia ricchezza è uno<br />
dei tanti miracoli del paese grottesco in cui vivo. L’altro<br />
è la rivalutazione del defunto. Quando uno muore o diventa<br />
santo subito, se è stato un bravo ragazzo, oppure<br />
un bravo ragazzo se è stato un po’ discolo.<br />
Giorgio “Long John” Chinaglia è stato un personaggio,<br />
in ogni aspetto della sua esistenza, era <strong>il</strong> leader di<br />
Foto: AP/LaPresse
se raccontarla. Visto <strong>il</strong> precedente di<br />
Katyn, immagino che in Italia non uscirà<br />
mai, pertanto chiedo gent<strong>il</strong>mente se<br />
avete informazioni da dare circa <strong>il</strong> reperimento<br />
della pellicola.<br />
Benedetto Venco via internet<br />
Ne ha accennato Rusconi nell’ultimo<br />
“Rossoporpora”, ne riparliamo su<br />
tempi.it, chiediamo al barbaro Simone<br />
Fortunato e alla sua gang di cinef<strong>il</strong>i<br />
parole e iniziative in proposito.<br />
2<br />
Direttore, non sarebbe bello che una<br />
volta tanto, magari proprio a Pasqua,<br />
nelle chiese si pregasse non soltanto<br />
per la buona riuscita della “Giornata<br />
delle comunicazioni sociali”, ma anche<br />
per una buona comunicazione cristiana,<br />
un po’ come fa <strong>Tempi</strong>, anche se con<br />
qualche farfallina di troppo?<br />
Maria Balestra via internet<br />
Non chiediamo altro: meno fiori più<br />
abbonati sostenitori.<br />
2<br />
Ho molto apprezzato l’anticipazione<br />
che avete dato della prima traduzione<br />
italiana del saggio di Finkielkraut<br />
su Péguy. Mi chiedo, vi chiedo, quanto<br />
dovremo aspettare per una traduzione<br />
dell’opera W<strong>il</strong>helm Roepke (1899-<br />
1966), grande economista cristiano che<br />
fu <strong>il</strong> vero artefice della ricostruzione<br />
della Germania nel Dopoguerra? Chissà,<br />
magari anche al nostro governo di Professori<br />
non farebbe male un po’ di economia<br />
sociale di mercato.<br />
Mauro Tosi via internet<br />
Da che l’economia planetaria s’è finanziarizzata<br />
in chiave oltremodo<br />
speculativa, si è costretti a dubitare<br />
della mano invisib<strong>il</strong>e e ordinatrice del<br />
VERSO LA VERA FELICITÀ<br />
Una Settimana Santa<br />
da vivere intensamente<br />
CARTOLINA<br />
DAL<br />
PARADISO<br />
mercato. Così si dice. Ma si dice anche<br />
che, mollato <strong>il</strong> liberismo in economia,<br />
<strong>il</strong> miglior Keynes si è visto in<br />
guerra. Col cavolo che l’interventismo<br />
statale funziona se alla fine non si arriva<br />
a una produzione m<strong>il</strong>itarizzata.<br />
Sperando di mantenerci in pace, per<br />
adesso quello che non ci piace è chi<br />
fomenta la guerra dei poveri contro<br />
i ricchi. Il problema non sono i ricchi.<br />
I problemi sono povertà e recessione.<br />
«Chi non lavora non fa l’amore»,<br />
diceva <strong>il</strong> Celentano del ’69. Ovvero,<br />
hai voglia a scatenare Stato e Guardia<br />
di finanza se non dai <strong>il</strong> pallino agli<br />
imprenditori, se non si torna a creare<br />
posti di lavoro e a produrre magari<br />
mollando un po’ di diritti e di regole.<br />
Quanto a Roepke: sono ignorante, ho<br />
chiesto lumi. È vero, mi ha detto l’autore<br />
della legge sullo “Statuto delle<br />
imprese”, onorevole Raffaello Vignali,<br />
ci vorrebbe un don Giussani dell’economia<br />
e la visione roepkiana funziona<br />
anche per la ricostruzione italiana. Mi<br />
sa che dovremo approfondire.<br />
redazione@tempi.it<br />
di Pippo Corigliano<br />
Imistici vivono in modo intenso le ore della settimana santa. Per molti di<br />
loro <strong>il</strong> Venerdì Santo è un giorno di passione. Un mio amico conosce<br />
un sacerdote che soffre terrib<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> Venerdì Santo e spesso chiede<br />
l’ora perché sa che le sofferenze terminano alle tre. Noi, che abbiamo<br />
una vita cristiana normale, non sperimentiamo questi fenomeni ma<br />
è giusto che viviamo queste giornate con un raccoglimento particolare.<br />
Mi emoziona la frase di Gesù: «Ho desiderato ardentemente mangiare<br />
questa Pasqua con voi» (Lc 22,15). Nella versione latina c’è una ripetizione<br />
suggestiva: «Desiderio desideravi», ho desiderato con desiderio.<br />
Che fuoco di sentimenti c’erano nel cuore di Gesù in quel momento!<br />
L’agnello di Dio stava per essere immolato e <strong>il</strong> suo desiderio era permanere<br />
con noi come alimento, in comunione con noi, col suo sangue e la<br />
sua carne. Il Giovedì Santo è una festa bellissima, con la consuetudine di<br />
andare in giro la sera a pregare davanti al Santissimo Sacramento esposto.<br />
In questi momenti avverto un desiderio di solitudine che non è solitudine:<br />
è stare da solo con Lui per capirlo, per ringraziarlo. Il cuore sente<br />
e capisce meglio dell’intelletto questo mistero.<br />
Il Sabato Santo è <strong>il</strong> momento del s<strong>il</strong>enzio. Vorrei stare solo, senza distrarmi,<br />
per partecipare a questo s<strong>il</strong>enzio misterioso in cui Gesù è morto<br />
ma è attivo. Un’attività che esplode nella risurrezione. La Pasqua è felicità.<br />
Anche qui <strong>il</strong> cuore supera l’intelletto perché è felice più di quanto<br />
sappia dire. È la vera felicità.<br />
L’ex bomber<br />
laziale Giorgio<br />
Chinaglia è<br />
morto per<br />
un infarto <strong>il</strong> 1°<br />
apr<strong>il</strong>e a Naples,<br />
Florida, all’età<br />
di 65 anni<br />
una Lazio storica e trasgressiva in campo e fuori. Ha<br />
avuto un percorso un po’ travagliato. È morto inseguito<br />
da un mandato di cattura. Ma tutto questo, negli articoli<br />
che lo riguardano, sta in fondo, in basso, scritto<br />
piccolo. Constato una sostanziale benevolenza. Accade<br />
sempre così nelle cerimonie degli addii. Per questo<br />
scrivo solo i necrologi di quelli che stimo, così da evitare<br />
inut<strong>il</strong>i ipocrisie.<br />
Detto questo, un caldo saluto ad Antonio Ghirelli,<br />
grande giornalista e uomo di antichi valori, che ho<br />
avuto la fortuna di conoscere e con cui ho dialogato,<br />
via telefono fisso e posta ordinaria. Anche per questo<br />
non lo dimenticherò fac<strong>il</strong>mente.<br />
| | 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | 63
taz&bao<br />
64<br />
| 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | | Paul Gauguin, Il Cristo giallo, 1889, olio su tela, 92 x 73 cm, Albright-Knox Art Gallery, Buffalo
La responsab<strong>il</strong>ità<br />
che sento<br />
Lettera agli amici<br />
20 novembre 2011. Festa di Cristo Re<br />
«Fa’ splendere <strong>il</strong> tuo volto Signore e noi saremo<br />
salvi», questo salmo che Scola ha ripreso<br />
nella Messa di domenica scorsa in duomo<br />
mi ha provocato e mi sta accompagnando.<br />
Vi chiedo di pregare per la nostra conversione,<br />
per la conversione di ciascuno di noi cioè<br />
<strong>il</strong> cambiamento del cuore.<br />
Per la salvezza del mondo, per i cristiani,<br />
per i cristiani perseguitati.<br />
Perché Cristo sia vivo tra noi, così che possa<br />
sostenerci ed essere riconosciuto da chi ci è<br />
vicino, incontrato da chi ci accosta.<br />
Questo è <strong>il</strong> messaggio che ho ricevuto e<br />
la responsab<strong>il</strong>ità che sento per l’incontro fatto.<br />
Certa che potrò guarire e “serena”, penso<br />
che per combattere <strong>il</strong> mio male bisogna<br />
innanzitutto combattere <strong>il</strong> male del mondo,<br />
perciò non chiedo solo una preghiera per me<br />
ma che ognuno viva con responsab<strong>il</strong>ità<br />
<strong>il</strong> suo compito là dove è.<br />
Un abbraccio<br />
Annunciata<br />
Annunciata Viganò, 53 anni, insegnante, madre<br />
di quattro figlie e moglie di Marco Cirnigliaro,<br />
storico collaboratore e creatore del logo di <strong>Tempi</strong>,<br />
è venuta a mancare la mattina del 2 apr<strong>il</strong>e.
GLI ULTIMI<br />
SARANNO I PRIMI<br />
L’ARRIVO PRECOCE DELLA PRIMAVERA<br />
Derubati dell’attesa<br />
66<br />
| 11 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
di Marina Corradi<br />
Uno splendido marzo. io non me ne ricordo di così caldi, a M<strong>il</strong>ano; e luminosi, e<br />
con <strong>il</strong> cielo così terso. Accanto al Cimitero Monumentale i pioppi sembrano<br />
essere stati presi alla sprovvista: in pochi giorni hanno germogliato delle<br />
piccole foglie di un verde chiarissimo, acerbo – come donne che si vestono in<br />
fretta, per una festa arrivata prima del tempo.<br />
Gli alberi sotto casa invece sono ancora spogli, e impressiona <strong>il</strong> sole alto, sotto<br />
ai rami nudi. Mi trasmettono una confusa inquietudine – come di qualcosa,<br />
nell’orologio regolare delle stagioni, che non gira come ha sempre girato.<br />
Una splendente primavera, davvero. Precoce, trionfante sui toni spenti delle<br />
nostre strade e dei nostri cappotti. Eppure, ho addosso come <strong>il</strong> vago rimpianto di<br />
qualcosa che, quest’anno, è mancato.<br />
È mancata la vig<strong>il</strong>ia. Sono mancati quei giorni ancora freddi in cui però vedi<br />
che <strong>il</strong> sole pallido si fa più vigoroso; e, nell’aria tagliente, l’impercettib<strong>il</strong>e farsi<br />
avanti di un odore nuovo, di terra bagnata,<br />
di erba. Sono mancati i giorni<br />
in cui, nel gelo che morde, alzi gli occhi<br />
e sorprendi sui rami le gemme dure,<br />
gonfie della loro promessa. Quelli<br />
in cui, benché sia ancora ufficialmente<br />
inverno, sfrontatamente compri al<br />
mercato un geranio, rosa: e lo esponi<br />
sulla ringhiera del balcone, come una sfida.<br />
È mancata l’attesa. Quella terra di nessuno incerta come un’aurora, in cui già<br />
non è più buio, ma ancora non è giorno. L’attesa, che delle cose belle è la parte<br />
più bella: <strong>il</strong> pregustare ciò che si annuncia, ma non è, ancora; lo stare attenti, tesi,<br />
ai primi segni d’avvento del tempo nuovo – quelli che magari altri, distratti,<br />
non vedono, e invece tu riconosci e serbi in te come un tesoro. È mancato <strong>il</strong> tempo<br />
della vig<strong>il</strong>ia, quello che colma, quando si è bambini, le settimane che mancano<br />
a Natale; o quel s<strong>il</strong>enzio che riempie <strong>il</strong> sabato santo – prima che si sciolgano,<br />
la notte di Pasqua, le campane.<br />
Nelle vetrine, già i colori sgargianti dei costumi da bagno.<br />
Che meravigliosa primavera. E però ci cammini dentro<br />
incerta, col vago senso di essere stata, quest’anno,<br />
derubata della sott<strong>il</strong>e gioia della vig<strong>il</strong>ia; quasi più grande<br />
di quella del compimento, gravida com’è di desiderio.<br />
La vig<strong>il</strong>ia, che non è ancora possesso: non è ancora<br />
quella persona fra le braccia, o quel dono nelle<br />
mani. (Perché già nell’istante in cui ti stringi addosso<br />
ciò che volevi tanto, c’è un finire. Come nei Natali<br />
da bambina, al pomeriggio, davanti a tutti i regali<br />
che desideravi: quella punta di amaro addosso, come<br />
se poi niente fosse all’altezza del tuo desiderio).<br />
Quest’anno mi è mancato <strong>il</strong> sapore acerbo del primo segno.<br />
Il bucaneve che nei prati ancora duri di gelo spunta, piccolo e audace,<br />
la corolla candida in quello sfarsi di fango nero; e commuove, tanto<br />
è trasparente nella sua sagoma es<strong>il</strong>e <strong>il</strong> segno, tanto fedele la promessa.<br />
Sono mancati quei giorni ancora freddi<br />
in cui però vedi che <strong>il</strong> sole pallido si fa più<br />
vigoroso; sono mancati i giorni in cui, nel gelo<br />
che morde, alzi gli occhi e sorprendi sui rami<br />
le gemme dure, gonfie della loro promessa<br />
DIARIO