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IL RITO SOTTRATTO - DSpace@Unipr

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Tronco: Nel tempo 2 il tronco si flette leggermente in avanti (lungo la diagonale<br />

del passo) e nel tempo 1 ritorna alla posizione di partenza.<br />

Come si vede, la posizione del tempo 0 si dinamizza in un<br />

movimento oscillatorio in due tempi, dove gli estremi dell’oscillazione possono essere<br />

individuati nei punti su cui il corpo si poggia di volta in volta. Il tempo 0<br />

non è mai una posizione statica ma è il centro dell’ondulazione, un luogo di<br />

passaggio tra il tempo 1 e il tempo 2, dove il peso del corpo passa per<br />

trasferirsi da un estremo a un altro dell’oscillazione. La frequenza<br />

oscillatoria si sincronizza sulla scansione ternaria dei batá, che in questo<br />

primo momento si distingue per i suoi caratteri dolci e per il suo tempo<br />

lento. Il corpo ondeggia da un lato all’altro, centrandosi su una nuova<br />

costituzione dinamica degli equilibri. Le mani assumono il movimento dei<br />

passi e ne esaltano la dolcezza servendosi della gonna.<br />

Il risultato è un’amplificazione<br />

dell’ondulazione di base, che dai piedi passa alle mani attraversando la<br />

spina dorsale, che ondeggia anch’essa. Le mani impugnano la gonna, che si<br />

alza fin sopra le ginocchia, a metà della gamba (fig. 1). Il bilanciamento<br />

delle braccia passa continuamente da destra a sinistra, come un pendolo.<br />

Quando queste vanno a sinistra, si piegano leggermente i gomiti e le mani si<br />

avvicinano ai fianchi, quando poi vanno a destra, le mani si separano dai<br />

fianchi e le braccia si distendono dolcemente (fig. 2). Il movimento delle<br />

braccia è opposto a quello delle gambe. Così il corpo ha completato il suo<br />

equilibrio coreutico e su questo inizierà a costruire nuove combinazioni<br />

oscillatorie, in armonia con le precedenti. Per esempio, nel tempo 1 le braccia<br />

si possono distendere frontalmente, piegandosi nel tempo 2 e<br />

dirigendosi una volta a destra e una volta a sinistra, nella stessa direzione<br />

dei passi. Il movimento delle braccia disegna così un “otto” (fig. 3), che<br />

possiamo intendere come il riverbero dell’oscillazione precedente estesa<br />

alle specificità articolatorie delle braccia. La danza ora dispone di due<br />

modelli di movimento, l’uno costruito sulla base dell’altro, in una<br />

successione che può facilmente estendersi a strutturare uno svolgimento<br />

coreutico anche molto complesso. Più gli schemi corporei si trasformano,<br />

più il ritmo che li sostiene si fa più incalzante, trasformando le sue<br />

dinamiche interne e aumentando lentamente la velocità esecutiva. L’arena<br />

Fig. 1<br />

Fig. 2<br />

Fig. 3<br />

<strong>IL</strong> <strong>RITO</strong> <strong>SOTTRATTO</strong> 97

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