11.06.2013 Views

IL RITO SOTTRATTO - DSpace@Unipr

IL RITO SOTTRATTO - DSpace@Unipr

IL RITO SOTTRATTO - DSpace@Unipr

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

simultaneamente anche le ragioni dei fedeli e il sistema di credenze locali. Denudati di ogni<br />

volere in virtù di un’azione collettiva, i partecipanti non vengono semplicemente ridotti a corpi,<br />

ma sono sciolti in un corpus unico: non più soli corpi isolati, ma un organismo collettivo che<br />

danza, canta e suona. L’esperienza rituale vissuta da un corpo è simile a un’onda coreutica che<br />

investe l’autonomia dei partecipanti, coinvolgendoli in una serie di attività collettive capaci di<br />

sostenere e organizzare le fasi della festa. Ogni comportamento, se ristabilito nella nuova<br />

dimensione, non può che incrementare le dinamiche del rito, che nel frattempo si dirige verso il<br />

suo cammino abituale – perché le pratiche rituali esistono già nel momento in cui si è nel rito –<br />

ma con l’imprevedibile contributo delle azioni singolari delle sue parti, irriducibili ai modi<br />

stereotipati di una tradizione. L’intenzionalità insomma viene sospesa, o meglio, è spartita,<br />

diviene una facoltà collettiva, distribuita tra tutti i partecipanti: si parlerà allora del volere del rito<br />

stesso in quanto soggetto collettivo, ma solo allo scopo di ribadire l’idea che il rito sovrasta la<br />

volontà di ogni suo singolo operatore. A sua volta il rito deve la sua essenza alle spaziature<br />

originate dalle sue connessioni; la sua stessa volontà è soggetta al gioco continuo di<br />

improvvisazioni e re-identificazioni tra gli estremi del corpo nudo e della veste tradizionale.<br />

L’inserimento nella dimensione partecipativa si caratterizza così nelle forme di un vero e proprio<br />

coinvolgimento: i soggetti, in quanto enti oggettivati, si fondono, vengono sciolti in una<br />

“soluzione rituale”.<br />

Le considerazioni presenti in questo lavoro non nascono<br />

propriamente da un’osservazione: essa è sospesa, ha ceduto il suo primato alla partecipazione.<br />

Pertanto la descrizione dell’esperienza vissuta comincerà con una messa tra parentesi, con una<br />

sottrazione del rito. Nell’atto della partecipazione l’osservazione è sottratta e ogni pensiero<br />

oggettivante, assieme a ogni tradizione razionale, viene messo in sospensione. Così il sistema di<br />

credenze locali si fa rarefatto: ciò che conta è essere presenti alla festa, sciolti da ogni<br />

preconcetto, assecondando l’adesione a un movimento collettivo. Perciò non si può dire che<br />

l’ambito di questo lavoro è un vero e proprio rito, bensì un rito sottratto. Sospendere il pensiero<br />

nell’atto, nell’adesione a una prassi, a un agire concreto, fornisce i primi elementi per intuire che<br />

il senso comune, l’involucro culturale che determina la sensatezza di un gesto, non è la causa<br />

dell’effettivo manifestarsi del movimento: la sospensione di ogni volere mette tra parentesi la<br />

sensatezza ma non cancella lo spazio dell’azione. Il gesto riesce a insinuarsi anche al di qua di<br />

ogni guida culturale, prima di ogni tradizione comune, sia essa quella cubana o quella<br />

occidentale. Ciò che rimane nello spazio sottratto è un amalgama di forze non culturali ma<br />

antropiche, che sussistono prima di ogni concetto e di ogni determinazione di senso 10 . Una volta<br />

10 La riflessione di Sini, mirata a spiegare il fenomeno dell’autocoscienza, coglie dei tratti della gestualità vocale che<br />

qui vengono qualificati come antropici, universali dell’umanità. Concentrato sul “puro accadere” del gesto vocale,<br />

<strong>IL</strong> <strong>RITO</strong> <strong>SOTTRATTO</strong> 9

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!