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intero 131 . Ogni arto è come uno strumento che, invaso dall’ondulazione, la armonizza mediante<br />
le sue “proprietà armoniche”, ovvero attraverso le sue specifiche possibilità di roteare, di<br />
stendersi e ripiegarsi. Tutte le parti del corpo, come partiture, seguono il movimento della<br />
colonna vertebrale assecondandone la motilità e arricchendola di contrappunti. Ma il fulcro della<br />
danza può anche non risiedere nella colonna vertebrale: il movimento dei passi per esempio può<br />
essere assunto come il riferimento centrale di un’intera andatura e trasformare gli schemi<br />
coreutici in forme sempre nuove. Prima ancora di considerare tutte le valenze dei movimenti<br />
coreutici – che il riverbero acustico estende a dimensioni pragmatiche ben più complesse – è<br />
importante ribadire la centralità del movimento come riverbero, che è il valore primordiale di<br />
una danza nuda, che non può essere sottratto da essa. Questo, per quanto possa essere raffinato o<br />
anche solo accennato, emerge sempre in simbiosi con gli stimoli musicali. A volte esso si<br />
manifesta come un semplice ondeggiare della testa o delle dita – è il caso in cui il pubblico<br />
assiste a un concerto seduto su una poltrona 132 – ma ciò basta a svelare il profondo legame col<br />
corpo che l’ascolto istituisce. In virtù di questo legame possono generarsi molte forme vibratorie<br />
e corporee; queste possono raffinarsi e spaziare in ogni estensione tonale e areale. Qualunque<br />
proprietà della vibrazione può dare corpo a una forma, a una parola, a un’idea o un’immagine, e<br />
viceversa. Al di qua di ogni istituzione di forma, non si può non riconoscere la presenza di una<br />
simbiosi tra partecipanti come il nucleo costitutivo di ogni fenomeno nudo, spogliato delle sue<br />
stratificazioni di senso. Il riverbero tra vibrazione e gesto non è altro che l’accordo tra un<br />
movimento ascoltato e un movimento visto, una somiglianza tra elementi che condividono<br />
innanzitutto una natura dinamica e che quindi hanno già un punto di somiglianza. Questa<br />
capacità di percepire affinità, somiglianze di famiglia 133 , grumi di senso, complessi 134 , crea<br />
legami simpatici 135 , che di volta in volta possono essere chiamati riverberanti, sinestetici 136 ,<br />
mimetici 137 , metessici 138 , ecc. Il legame tra movimento musicale e movimento coreutico può<br />
evolversi e svilupparsi, assumere nuove forme e avviare un lungo cammino nel territorio<br />
scandito dalle loro oscillazioni: è questo lo spazio scolpito da un riverbero coreutico, è l’arena<br />
della danza.<br />
131<br />
Cfr. G. C. Carbonero, Bailes yorubas de Cuba, Editorial Pueblo y Educacion, La Habana, 1980, p. 15.<br />
132<br />
Una descrizione efficace di ciò che accade in queste situazioni compare in Merleau-Ponty, che condanna un certo<br />
tipo di corporeità, che è quella di certi ascoltatori «troppo composti, che assumono l’aria di giudici e scambiano<br />
parole o sorrisi, senza accorgersi che sotto di loro il terreno si scuote»; questi «sono […] come un equipaggio<br />
sballottato da una tempesta» [Merleau-Ponty M., op. cit., p. 304].<br />
133<br />
Cfr. Wittgenstein L., Ricerche Filosofiche, p. 47, § 67.<br />
134<br />
Vygotskij L. S., Pensiero e linguaggio, Laterza, Bari, 1992, pp. 46-47.<br />
135<br />
Cfr. Merleau-Ponty M., op. cit., pp. 305-309.<br />
136<br />
Cfr. il capitolo dedicato alla sinestesia nel testo di A. P. Merriam, Antropologia della musica, Sellerio Editore,<br />
Palermo, 1983, pp. 100-114.<br />
137<br />
Cfr. Beneduce R., op. cit., pp. 279-280.<br />
138<br />
«Cioè collocato nell’ordine della partecipazione, della spartizione e del contagio» [ J. – L. Nancy, All’ascolto, p. 18].<br />
<strong>IL</strong> <strong>RITO</strong> <strong>SOTTRATTO</strong> 86