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CAPITOLO 5<br />
Danza<br />
L’arena della danza<br />
La danza è una modalità di risonanza nella misura in cui la<br />
vibrazione è una modalità di movimento. Essa è una via di informazione: un attraversamento<br />
sonoro fa vibrare il corpo secondo le sue specifiche proprietà motorie. L’ascolto è il prodotto di<br />
una vibrazione nel corpo vivente di una cavità risonante, che come tale può riecheggiare i suoni<br />
attraverso delle oscillazioni. La danza è anch’essa una modalità vibratoria, simile a un’onda che<br />
coinvolge tutto il corpo nel suo potere di rinvio motorio. Al di qua di ogni riferimento<br />
intenzionale, la danza può essere liberata da una vibrazione: il suo intimo legame con la musica<br />
fa sì che i movimenti che essa genera vengano chiamati “coreutici” 130 anziché “motori”. Essa<br />
non focalizza i suoi movimenti nello spazio attraverso la visione ma genera passi in accordo con<br />
le vibrazioni. Perciò il suo territorio è lo spazio acustico dispiegato dalle scansioni ritmiche e da<br />
tutte le forme che su queste si poggiano. È questo un territorio svelato dal movimento, denudato<br />
di oggetti visibili per fare spazio ai riverberi musicali, afferrati dall’ascolto e ripercossi dai passi<br />
di danza. I gesti coreutici sanciscono l’avvenuta residenza nello spazio vibratorio: questi sono<br />
oscillazioni di molteplici parti del corpo che risuonano le ciclicità del ritmo e le melodie del<br />
canto a comporre originali equilibri dinamici. Il gesto ha la stessa dinamica del suono: esso può<br />
diffondere un’informazione fuori dal corpo solo se si fa forma nel corpo stesso. Il corpo che<br />
danza è modellato dai suoi schemi coreutici e questi dominano ogni altra motilità, che rimane<br />
sospesa, inascoltata, sottoposta al dominio delle vibrazioni compresenti alla danza. Tutta<br />
l’architettura del corpo risuona come un’orchestra: le sue membra vengono contagiate dalla<br />
prima oscillazione che – nel caso della maggior parte delle danze di origine africana – parte dal<br />
tronco e come un’onda si diffonde sul resto del corpo, arricchendosi delle forme oscillanti<br />
proprie delle spalle, delle braccia e delle gambe, delle mani e della testa, armonizzando il corpo<br />
130 In questo termine non è presente solo il movimento in quanto danza, ma anche la sua organizzazione corale, che<br />
la lega indissolubilmente a dei rapporti di interdipendenza, che sono quelli diffusi dall’ascolto, ma anche quelli<br />
presenti nel rito.<br />
<strong>IL</strong> <strong>RITO</strong> <strong>SOTTRATTO</strong> 85