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IL RITO SOTTRATTO - DSpace@Unipr

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iferimento canonizzato dagli occidentali – oppure può accomodarsi su forme differenti. A<br />

prescindere dalla posizione che l’onda sonora fa assumere al corpo, il suo sviluppo musicale non<br />

gli permette di fermarsi: gli impone un’andatura e con essa la visione di nuovi spazi, un andare<br />

in prospettive sempre diverse. I corpi del rito girano in questo spazio acustico per mezzo di<br />

continui contatti risonanti che li mantengono in vibrazione. In questo spazio è possibile<br />

ricomprendere il valore dell’inerenza, il senso dell’abitare un mondo istituito dall’ascolto, prima<br />

di ogni istituzione di senso. Nel rito sottratto non vi è più alcun soggetto che possa mutare la sua<br />

motilità: è il movimento stesso a esporre la sua nudità e attraverso essa il corpus può gettare le<br />

basi rituali della sua vestizione. Mutamenti di prospettiva e ambiguità percettive cambiano non<br />

solo la forma e la scansione del ritmo ma anche la sua connessione col corpo nudo, che su queste<br />

basi potrà essere vestito di nuovi caratteri identitari.<br />

<strong>IL</strong> <strong>RITO</strong> <strong>SOTTRATTO</strong> 84

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