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IL RITO SOTTRATTO - DSpace@Unipr

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movimento ancora più dinamico, risultato di repentini cambi nella prospettiva sonora. Questo<br />

muoversi a risuonare tratti differenti trasforma lo sfondo percettivo e con esso il suo senso. Non<br />

è possibile mantenere contemporaneamente due sfondi distinti così come non è possibile<br />

all’occhio vedere la lepre e l’anatra simultaneamente. Non vi è quindi la supervisione di un<br />

agente della danza che possa coniugare le variazioni in un’unica chiave di lettura, che possa cioè<br />

stabilire l’inerenza con un meta-sfondo e decidere di non mutarlo mai. Vi è invece il primato del<br />

corpo, nel suo potere di mettersi in forme riverberanti, che ripercuotono la corrispondenza tra<br />

suoni e movimenti. Perciò il ballerino – in quanto agente della danza – è sospeso: il suo corpo si<br />

espone a questa trasformazione senza alcuna remora. Al danzatore non rimane altro che prendere<br />

atto, assumere l’azione al posto di ogni sua decisione, incorporando i salti di prospettiva e il<br />

disorientamento che questi generano senza potersi opporre. Egli è come un viaggiatore su un<br />

mezzo che percorre territori sconosciuti, aprendosi alla visione di nuovi spazi. Questi sono<br />

visibili per mezzo del corpo, veicolo di ogni movimento e di ogni allontanamento, le cui forme<br />

scandiscono la distanza dagli equilibri abituali e dalla stessa autocoscienza che si fonda su di<br />

essi. Questo veicolo viaggia sui binari delle risonanze, si muove dove può stabilire ondulazioni<br />

che rispecchiano vibrazioni: questo è il “senso” della sua inerenza. Essa implica la caduta di ogni<br />

riferimento fisso, il quale si scioglie e diventa duttile, trasformabile o abbandonabile di colpo. La<br />

forma di un ritmo diviene il perno fisso su cui il corpo si lega: assieme alla forma esso si<br />

trasforma, ricostruendo ogni suo schema dinamico. Su questi squilibri continui – che poi non<br />

sono altro che corrispondenze dinamiche tra vibrazioni e ondulazioni – si basa la sottrazione, la<br />

sospensione della coscienza e della propria identità, l’allontanamento da una visione lucida e<br />

ancorata a uno sfondo di senso.<br />

Se il corpo fa perno su un punto, su un accento o su un passo, sarà<br />

questo riferimento che andrà ad assicurare il suo equilibrio e con esso tutte le percezioni aperte<br />

da una tale posizione prospettica. Le forme ambigue invece mostrano che l’ancoraggio a una<br />

forma può svelare più sfondi, e che quindi la forma stessa non è un oggetto solido che preesiste<br />

all’atto della connessione. È come se il perno non fosse poi così fisso e univoco: ciò genera<br />

confusione, scioglie i legami percettivi, pur in riferimento alla “stessa oscillazione” 126 .<br />

Un’informazione musicale espone il corpo a risuonarla secondo una certa motilità: così questa,<br />

reiterata dalla sua natura ciclica, finisce col sedimentare una chiave di lettura, una prospettiva;<br />

essa assicura un perno su cui oscillare. Il corpo danzante, pur facendo riferimento sui suoi passi,<br />

segue ogni trasformazione di questi in armonia con i ritmi dei batá. Un controtempo, marcato<br />

ostinatamente, utilizza la forza della sua ciclicità per usurpare il riferimento del “battere” su cui<br />

126 Mutando posizione prospettica, la stessa sequenza di colpi o di movimenti si trasforma.<br />

<strong>IL</strong> <strong>RITO</strong> <strong>SOTTRATTO</strong> 81

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