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Adesso si dispone di una chiave di lettura per comprendere la partitura del ritmo Ñongo:<br />
Sulla base di questa interpretazione è possibile notare come ogni<br />
parte ritmica si componga e venga articolata, in particolar modo è utile riconoscere due<br />
componenti: una parte ritmica invariabile, la scansione, che i batá compongono con i loro suoni<br />
acuti e che potremmo qualificare come “ossessiva”, e una parte variabile, la forma, composta di<br />
sonorità medio-gravi, che potremmo qualificare anche come “melodica” 120 . L’individuazione di<br />
queste due componenti, oltre ad essere funzionale per lo studio pratico di questi tamburi, rivela la<br />
sua importanza in relazione alla danza, poiché fornisce una base comune con cui comprendere<br />
entrambe queste attività e con esse anche i loro legami risonanti.<br />
I ritmi diffondono le loro vibrazioni nel corpo del danzatore, che<br />
ne amplifica alcune sotto forma di oscillazioni coreutiche, stabilendo così una simbiosi<br />
armoniosa. Le oscillazioni, i movimenti ciclici dei percussionisti e dei danzatori, permettono ai<br />
corpi di assumere nuove motilità congiunte, creando così un corpus collettivo. Questo emerge<br />
quando le forme, fissate in codici tradizionali, prendono vita, iniziando a respirare, ovvero<br />
quando non sono semplicemente riprodotte, ma assimilate dai corpi. Allora il ritmo inizia a farsi<br />
più veloce, trasformando la percezione delle oscillazioni e con essa i legami interni al corpus,<br />
che assume nuovi equilibri e crea originali sviluppi nel suo cammino. Con l’accelerazione la<br />
tensione aumenta 121 , vi è un’urgenza sempre maggiore di liberare dinamiche oscillatorie più<br />
rapide, nel tentativo di mantenere la risonanza con le forme che di volta in volta vengono<br />
individuate. Ristabilita la simbiosi, non mancano ulteriori stimoli musicali a variare la danza,<br />
attraverso cambi ritmici, variazioni delle melodie (iyá-itotele) e ambiguità percettive 122 . Come<br />
la marcia muta, il percussionista può cominciare a inserire dei colpi aperti e improvvisare secondo lo stile suggerito<br />
dalla sua marcia.<br />
120<br />
Spesso molte di queste melodie si ispirano al canto che sostengono.<br />
121<br />
Cfr. Rouget G., op. cit., pp. 122-123.<br />
122<br />
«L’ambiguità in una struttura poliritmica è per la musica africana un fatto intenzionale: «in musiche cicliche<br />
fondate sulla ripetizione e la variazione è importante, per evitare la monotonia, che sia mantenuta una tensione<br />
<strong>IL</strong> <strong>RITO</strong> <strong>SOTTRATTO</strong> 77