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IL RITO SOTTRATTO - DSpace@Unipr

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sulla pelle, generando una sonorità diversa, più acuta<br />

della nota eseguita con un colpo aperto. Dobbiamo quindi<br />

estendere ulteriormente i margini di possibilità espressive<br />

nell’organizzazione dei suoni e di conseguenza le<br />

possibilità di elaborare un più complesso linguaggio<br />

ritmico. La maggior parte delle lingue africane si basano<br />

su riferimenti tonali: se non si rispettano certe altezze nei<br />

toni, la parola non può essere compresa 113 Legenda:<br />

Enù (colpo aperto o tone)<br />

Enù (colpo pressionato o muffle)<br />

Chachà (colpo aperto)<br />

. Per questo i<br />

batá appartengono alla famiglia dei cosiddetti “tamburi parlanti” (talking drums): questi, se<br />

intonati bene, riescono a riprodurre i suoni e il senso di una lingua africana.<br />

Le poliritmie dei batá sono talmente complesse che è necessario<br />

proporne una chiave di lettura. Al di qua della simbologia religiosa e della musicalità specifica<br />

dei cubani, è possibile intendere un ritmo come una forma corporea equilibrata, in cui le sue parti<br />

tornano ciclicamente a ripetersi, scandendone l’identità. Questa affermazione identitaria apre a<br />

un movimento, che diviene la base su cui sviluppare nuove forme e avviare una continua<br />

trasformazione, uno svolgimento che può sviluppare le forme stesse di questa identità. Il corpo<br />

dei percussionisti, inizialmente irretito in un movimento equilibrato e ciclico, lentamente si<br />

spinge verso equilibri più instabili, generando movimenti e accentuazioni nuove, che partono<br />

dalle forme iniziali e sempre vi ritornano per non perdere il riferimento originario, che ne<br />

garantisce la continuità e l’integrità, come se fosse una danza fatta col tamburo. In questo modo<br />

tutte le espressioni creative vengono riportate alla forma di partenza. Ciò ne favorisce<br />

l’assimilazione all’identità dello stesso ritmo, che così è suscettibile di uno sviluppo, di un<br />

movimento che parte e ritorna su se stesso. Il ritmo nasce da una corporeità del genere, non<br />

visibile come una danza ma nondimeno percepibile attraverso l’ascolto e l’osservazione dei<br />

movimenti dei percussionisti. I ritmi dei tamburi batá non si fissano mai troppo a lungo sullo<br />

stesso ciclo: ogni ritmo va inteso come una successione di parti, come se queste fossero le<br />

esplorazioni areali di uno stesso corpo. Ed è proprio dallo stesso corpo e dallo stesso tamburo<br />

che questi provengono: la continuità delle variazioni ritmiche, come intrecci di trama, lascia<br />

vedere sempre la natura della corda “semplice” da cui provengono.<br />

Le variazioni ritmiche si costruiscono secondo questo criterio: i<br />

ritmi fanno perno sulle accentazioni più rilevanti, proponendone chiavi di lettura diverse,<br />

cambiandone la prospettiva e con essa la direzione della motilità. Un accento può essere inteso<br />

come l’inizio di un movimento o come il suo compimento, o ancora come uno scatto improvviso,<br />

113 Cfr. Zumthor P., La presenza della voce, Il Mulino, Bologna, 1984, p. 207.<br />

<strong>IL</strong> <strong>RITO</strong> <strong>SOTTRATTO</strong> 71

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