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potrebbe anche stonare 98 – ma facendo una nota che è già presente nel microcosmo della nota<br />
fondamentale. Un buon ascoltatore sa percepire questo microcosmo è può arrivare a scegliere la<br />
sua nota dominante tra quelle presenti nella serie delle armoniche emesse dal primo corista. La<br />
modalità di questa scelta è già una risonanza: il secondo risuona alcuni caratteri del primo nello<br />
stesso modo in cui il coro risponde al canto solista. Questa scelta, che può essere intenzionale da<br />
parte di cantanti esperti, si svolge nella maggior parte dei casi in forma del tutto inconsapevole,<br />
rivelando tutto il potere di questa forza connettiva che è la risonanza.<br />
Ogni suono non è mai una frequenza pura, ma è un intero mondo<br />
che scorre nel corpo di chi lo percepisce. Questo mondo lascia un segno del suo passaggio,<br />
un’impressione, un’informazione, un coinvolgimento nella modalità di una risonanza. E chi è<br />
immerso in questo flusso risuona secondo le più diverse modalità corporee e stabilisce<br />
connessioni sempre nuove e originali con il complesso degli armonici che gli passa attraverso.<br />
La risonanza può attivarsi con ogni tipo di frequenza che scorre in questo mondo, non solo con<br />
quella più udibile o dominante, ma anche con una vibrazione che il soggetto non percepisce:<br />
facendo ciò, il corpo mostra il suo potere connettivo, capace di creare un legame armonico, al di<br />
qua delle possibilità intenzionali del soggetto. L’ascolto di un suono è l’attraversamento di un<br />
timbro: in questa dimensione vengono impresse le forme dei corpi, che entrano simpatia con esso<br />
in virtù della risonanza che il timbro stabilisce con una qualche frequenza della loro cavità<br />
risonante. Tutta la serie degli armonici appare come un universo in cui è quasi inevitabile<br />
ritrovare un’armonia, un legame tra frequenze che si manifesta in una semplice nota cantata.<br />
Attraverso il timbro è possibile ritrovare l’armonia tutta in una sola nota 99 . Quando un corpo<br />
risuona con questo microcosmo, esso mostra l’avvenuto legame con una o più armoniche<br />
presenti in esso. Questo flusso può diffondersi nei partecipanti al rito come canto, ritmo o danza.<br />
Così un corpo può legarsi e amplificare a dismisura le qualità intrinseche della nota, del colpo,<br />
del gesto che lo attraversa. La forza dell’armonia è tutta in questo legame.<br />
Quando un operatore rituale inizia una qualche forma di<br />
movimento ciclico, egli diffonde dentro di sé e nei partecipanti un mondo di oscillazioni che, per<br />
loro intima natura, reclamano un legame. Quando un’oscillazione risuona con una zona areale,<br />
l’armonia è stabilita. Così i corpi si sincronizzano, aderendo al flusso di forze che costituisce il<br />
rito. Questo flusso è dinamico per definizione – e in ciò si mostra il vantaggio di un modello<br />
acustico di riferimento – perciò ogni legame avvia una continua liberazione di attività che, così<br />
come risuonano in ogni cavità corporea, si diffondono tra i corpi, connettendoli a tal punto che<br />
98 Anche se, come abbiamo già visto, la stonatura è un giudizio legato al sistema tonale cui ci si riferisce.<br />
99 Il teorema di Fourier afferma che una nota è rappresentabile come una somma di frequenze pure, le armoniche,<br />
che sono multiple di una frequenza fondamentale. Il timbro è il prodotto di questa serie di armoniche la cui armonia<br />
è rappresentabile dalla curva delle formanti del suono complesso [Cfr. Frova A., op. cit., p. 102, 147].<br />
<strong>IL</strong> <strong>RITO</strong> <strong>SOTTRATTO</strong> 59