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per ogni strumento ma ciò che differenzia i loro suoni è la loro composizione interna, ovvero la<br />
modalità con cui esse risuonano.<br />
È possibile isolare le armoniche attraverso gli esperimenti di<br />
Pitagora 95 . Egli si servì di un rudimentale strumento, il monocordo, costituito da una semplice corda<br />
tesa tra due estremità. La corda pizzicata emette una certa nota, per esempio un “do”. Se si pizzica la<br />
corda ponendo un’estremità a metà della lunghezza precedente, ovvero se si suona “metà corda”, si<br />
ottiene la prima armonica del “do”. Ripetendo questa operazione dividendo la corda in tre, quattro,<br />
cinque parti uguali, si ottiene la successione delle armoniche della nota fondamentale emessa dalla<br />
corda libera, del “do” 96 . Questa serie si può illustrare con lo schema che segue:<br />
Armonico Intervallo Frazione<br />
1-1 unisono 1/1<br />
1-2 ottava 2/1<br />
2-3 quinta 3/2<br />
3-4 quarta 4/3<br />
4-5 terza maggiore 5/4<br />
3-5 sesta maggiore 5/3<br />
5-6 terza minore 6/5<br />
5-8 sesta minore 8/5<br />
6-7 terza minore 7/6<br />
7-8 seconda maggiore 8/7<br />
8-9 seconda maggiore 9/8<br />
9-10 seconda maggiore 10/9<br />
10-11 seconda maggiore 11/10<br />
oppure può essere trascritta in notazioni musicali:<br />
95 Cfr. Peirce J., La scienza del suono, Zanichelli, Bologna, 1988, pp. 34-35.<br />
96 Sembra sorprendente notare che l’ascolto umano organizza le proprietà dei suoni obbedendo a una regolarità<br />
geometrica. Forse è più corretto comprendere che è proprio la regolarità della geometria a costituirsi sulle<br />
somiglianze e sugli accordi che le percezioni istituiscono, generando così quell’immenso albero genealogico di<br />
famiglie, gruppi, complessi, concetti, linguaggi e numeri che costituisce la storia cognitiva dell’uomo.<br />
<strong>IL</strong> <strong>RITO</strong> <strong>SOTTRATTO</strong> 57