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l’intensità, la tonalità, la prosodia, nonché i suoi rimandi simbolici, assieme a tutti i sensi che<br />
essa può evocare, possono essere colti solo come tessuti di senso sulla pelle nuda della sua<br />
ciclicità connettiva. Questo movimento viene organizzato armoniosamente dal rito e messo in<br />
risonanza con le possibilità areali dei suoi corpi.<br />
L’armonia<br />
Se assistiamo alle prove di un coro, possiamo ascoltare un corista<br />
mentre emette una nota, a cui ben presto se ne aggiunge un’altra, cantata da un secondo corista.<br />
La percezione di queste note nella loro unione risulta diversa da quella delle due note percepite<br />
separatamente. L’accordo di due suoni fa sì che questi sembrino celare la loro identità distinta<br />
per creare un amalgama nuovo che sembra un terzo suono 91 , una nota che contiene in sé in forma<br />
inscindibile non solo le qualità di entrambe – in quanto vibrazioni differenti – ma anche<br />
un’amplificazione imprevista di certi caratteri, che sono sì presenti nell’una e nell’altra, ma che<br />
non sarebbero stati facilmente percepibili mediante un loro ascolto separato. Il prodotto di questa<br />
unione è un legame originato dall’armonia. Vediamo di proporne una lettura: qualunque<br />
strumento acustico emette non una singola nota ma un microcosmo di note, tutte racchiuse<br />
all’interno della nota che percepiamo, per esempio, come un “la”. Ciò che chiamiamo “la” è il<br />
suono fondamentale di questo microcosmo, quello che lo domina, che in genere viene emesso<br />
con il maggior volume 92 . Il microcosmo di frequenze fa sì che il “la” cantato da una persona sia<br />
differente dal “la” suonato da un violino. Queste frequenze che ruotano tutte attorno alla nota<br />
fondamentale, a costruirne un micro-universo, si chiamano armoniche 93 . Esse nascono dalla<br />
risonanza della nota fondamentale in una particolare architettura che ne amplifica la vibrazione.<br />
La composizione delle armoniche del “la” di un violino è diversa da quella di un pianoforte o di<br />
un altro strumento. Nel caso del canto si fa più evidente la differenza di conformazione<br />
individuale, che crea delle casse di risonanza uniche e irriproducibili nella loro complessità.<br />
Questa differenza risuona nella complessa e unica conformazione delle armoniche. Queste sono<br />
responsabili del colore di una nota, del suo timbro 94 . La successione delle armoniche è la stessa<br />
91<br />
É possibile ascoltare un terzo suono, detto «suono differenziale» o «terzo suono di Tartini», la cui frequenza<br />
corrisponde alla differenza delle due vibrazioni [Cfr. ivi, p. 72].<br />
92<br />
Cfr. Helmholtz H., Opere, UTET, Torino, 1967, pp. 394-395.<br />
93<br />
«Si dicono suoni armonici (o semplicemente armonici, armoniche) i suoni di varia altezza, che costituiscono un<br />
suono composto» [Ivi, p. 377 (nota 2)].<br />
94<br />
«Il timbro dei suoni è determinato dal numero, dalla qualità e dalla intensità delle armoniche che si accompagnano<br />
al suono fondamentale. Il timbro, quindi, è quell’attributo della sensazione uditiva mediante il quale è possibile<br />
distinguere suoni diversi, anche quando fra questi vi sia parità di altezza e di intensità» [Leoni S. – Rossi P. A., op.<br />
cit., p. 40].<br />
<strong>IL</strong> <strong>RITO</strong> <strong>SOTTRATTO</strong> 56