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IL RITO SOTTRATTO - DSpace@Unipr

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provenienti dalla situazione complessiva. Egli fa parte della situazione e le attività che in essa si<br />

generano sono anche le sue, poiché il suo corpo è la pelle della relazione collettiva. Il corpo<br />

stesso è l’apertura, è aperto dal legame con gli altri, poiché ne partecipa, condividendone la<br />

natura dinamica, oscillatoria, risonante, umana. Il corpo – non il soggetto – si apre, non potendo<br />

fare altro che riecheggiare i ritmi, le danze e i canti.<br />

Il corpus del rito<br />

Il rito sottratto comprende i corpi dei ballerini, dei percussionisti, dei<br />

cantanti e del coro, tutti sensibili a ogni tipo di scambio reciproco. La loro compresenza forma un<br />

corpo nuovo, totale, che è l’insieme delle parti, che chiameremo corpus del rito. Il gioco di rinvii<br />

reciproci tra ritmi e danze crea uno spazio scenico circolare, anzi sferico che, come una bolla,<br />

racchiude in sé tutte le forze che si scatenano al suo interno. I limiti di questa bolla sono costituiti<br />

dal coro, che mantiene le tensioni e le attenzioni in riferimento al centro. Le forze creano il corpus<br />

diffondendosi in tutta la sua superficie secondo le dinamiche più varie e complesse, diramandosi<br />

fino al perimetro del rito, che le contiene e le rimescola al centro. Anche qui il modello di<br />

riferimento è quello della risonanza, dove un suono – o un gesto, o una danza – si amplifica<br />

facendo vibrare l’architettura che lo contiene. La forza del perimetro viene restituita agli operatori<br />

centrali che la diffondono di nuovo, in un crescendo di intensità modulate dall’intero gioco rituale.<br />

Il rito si sviluppa tracciando l’andamento di questi scambi; la sua durata dipende da quella delle<br />

relazioni collettive. Queste si sviluppano in un crescendo di forze che culmina nelle parole del<br />

danzatore posseduto, trasfigurato, che sospende le connessioni non come se il rito fosse fallito, ma<br />

come se il silenzio fosse il suo necessario proseguimento, il suo compimento, una temporanea stasi<br />

della corporeità che trova finalmente il suo riposo dopo tante incandescenze. Il momentaneo<br />

sospendersi delle forze rituali è come il “punto zero” di un salto, in cui il corpo è fermo nel<br />

culmine della sua elevazione. Oppure come una pianta, il rito cessa temporaneamente tutte le sue<br />

attività per far sbocciare il suo fiore: questo è l’oricha, una personalità incarnata che andrà<br />

ripensata e sottratta nei soli termini delle qualità che attraversano il suo corpo.<br />

Decostruzione del soggetto<br />

La sospensione del soggetto avviene di colpo. Essa coincide con il<br />

momento dell’avvenuta partecipazione, con l’inserimento effettivo nel rito. Tuttavia è possibile<br />

mostrare le tappe dell’avvicinamento al luogo partecipativo come le condizioni per cui la<br />

sospensione può verificarsi:<br />

<strong>IL</strong> <strong>RITO</strong> <strong>SOTTRATTO</strong> 35

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