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IL RITO SOTTRATTO - DSpace@Unipr

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maneggiare un’arma, agitare un ventaglio, ecc. L’oricha in questa “prospettiva vestita” coincide<br />

con l’archetipo da cui si dipartono le tante corporeità che ritroviamo nei comportamenti umani e<br />

a cui gli uomini devono sottostare. Questa è un’interpretazione che pone al centro l’oricha, la cui<br />

veste è fusa col corpo, i cui tratti sono inscindibili dai suoi movimenti. Così ogni azione non può<br />

sottrarsi da una pressione di senso religioso, perché su questo senso si diparte ogni<br />

comportamento rituale.<br />

Vediamo ora di ristabilire l’ordine di un pensare sottratto: al centro<br />

vi è un corpo umano che fa parte di un corpus di forze risonanti. Il centro si muove in simbiosi<br />

con il perimetro in virtù di queste forze che all’inizio lo irretiscono in un movimento coreutico.<br />

Poi la danza trova un accordo con un sapere pregresso, “passivo”, con una prassi che viene<br />

attivata attraverso un ricordare, un rievocare che ne trasforma le forme, mettendole tra le<br />

virgolette del corpus nel quale si svolgono. Così purificate, queste forme mostrano il loro senso<br />

sottratto, denso di rimandi sospesi e tuttavia compresenti alla coreutica delle oscillazioni. La<br />

densità concentrata in questo corpo espone la presenza dell’oricha sottratto: questo è un<br />

condensato di atteggiamenti umani purificati della loro quotidianità e rispondenti a una<br />

dimensione di riferimenti acustici condivisi che ne orienta le forme verso una tendenza specifica.<br />

Se per “essere umano” si intende una modalità d’essere che racchiude in sé una serie di qualità<br />

motorie molto diverse tra loro, quali l’ira e la pazienza, la sensualità e l’austerità, tutte più o<br />

meno equilibrate a comporre una personalità, ebbene allora una tale purificazione motoria di un<br />

archetipo si allontana dall’essere “umano”. Il suo prodotto è l’incarnazione che condensa in sé i<br />

soli atteggiamenti umani che possono godere di una parentela motoria, sospendendo ogni loro<br />

opposto complementare 303 : Incorporare una qualità motoria, sciogliendo ogni legame durevole<br />

con le contingenze situazionali – reali o ricordate – è già una trance, un movimento regolato<br />

dalle sole scansioni acustiche e dall’assunzione della tipologia di tensioni che queste<br />

ripercuotono sul corpo. Questo movimento, inserito nel tessuto vivente della cultura santéra,<br />

permetterà la vestizione dell’oricha nel circolo rituale. Con ciò si è descritto il processo di<br />

incorporazione del santo, ma non ancora la sua avvenuta trasformazione. L’incandescenza del<br />

rito è perciò il momento in cui i sensi in formazione vengono toccati dal corpo, che li percorre<br />

senza mettere radici in nessuno di essi. Esso si muove in tutta l’ampiezza dello spettro di senso<br />

aperto dal vettore motorio, come se stesse volando in differenti paesaggi, usi, operazioni,<br />

tecniche, situazioni. Queste compongono il circolo più ampio aperto dalla spirale centrifuga, che<br />

coincide con la densità di un corpo che vibra in un area ristretta delle sue spaziature possibili,<br />

con il vertice della spirale centripeta. Ora il centro manifesta una tendenza motoria ben chiara,<br />

303 Se un oricha è aggressivo, allora potrà essere anche impaziente, lussurioso, spietato, ubriacone, ecc., ma non potrà<br />

macchiare la sua divisa di caratteri dolci, bonari, compassionevoli, ecc.<br />

<strong>IL</strong> <strong>RITO</strong> <strong>SOTTRATTO</strong> 188

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