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Maneggiare uno strumento<br />
Ogni nuova connessione non viene interiorizzata, metabolizzata da<br />
una coscienza, elaborata secondo concetti, ma viene incorporata 287 , affidata all’efficacia delle<br />
possibilità proprie degli arti 288 . Tra queste possibilità vi è l’uso strumentale: gesto e situazione,<br />
incorporati, si possono servire dell’ausilio dello strumento. Così come il gesto ha assunto la<br />
guida delle espressioni coreutiche, ora è lo strumento che può guidare la gestualità danzata. Le<br />
braccia mimano gli schemi del suo uso, manifestando così una gestualità mediata dalla<br />
rappresentazione di un oggetto da impugnare. Lo strumento va a donare la sua memoria – di cui<br />
il corpo si è sottratto per depositarla nell’artefatto tecnologico 289 – affinché il corpo possa<br />
orientare i suoi spazi attraverso un’esplorazione operazionale, assumendo una nuova guida del<br />
movimento. Tutti gli “attributi dei santi”, sebbene siano per lo più immateriali, e quindi mimati,<br />
287 Cfr. Beneduce R., op. cit., p. 26.<br />
288 In questo lavoro ciò che conta sono le forze del rito, ovvero quelle vibrazioni e ondulazioni che passano<br />
attraverso il corpo. Il loro passaggio le trasforma: esse divengono incarnate, nel senso che assumono le forme<br />
proprie della pragmaticità degli arti. In questo modo maneggiare uno strumento svela «l’esperienza fenomenica<br />
della mano». Con ciò si comprendono i tentativi kantiani di tracciare un’antropologia pragmatica: tradotti da<br />
Derrida, «Kant abbozza o prefigura, nei limiti di un’antropologia, una riduzione fenomenologica o<br />
prefenomenologica […]. La finalità della mano, ciò che la natura mette alla portata della mano dell’uomo, e<br />
dell’uomo soltanto, ciò che gli permette di fare a mano, con la mano, grazie alla mano: questo è l’oggetto proprio di<br />
un’antropologia pragmatica». [Derrida J., op. cit., pp. 61-62] Derrida qui si riferisce a Kant I., Antropologia<br />
pragmatica, Laterza, Bari, 1969.<br />
289 Cfr. Leroi-Gourhan, Il gesto e la parola, p. 289.<br />
<strong>IL</strong> <strong>RITO</strong> <strong>SOTTRATTO</strong> 176