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IL RITO SOTTRATTO - DSpace@Unipr

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Il corpo che domanda<br />

La prima fase del rito, dove si manifestano omaggi verbali e<br />

ritmici nella stanza dell’altare, espone la prassi del pregare. Questa può essere riconosciuta in<br />

quanto tale anche agli occhi di un partecipante straniero che, pur non capendo «chi» si stia<br />

invocando, partecipa a un pregare sottratto dal sistema di credenze locali. Questa prassi a sua<br />

volta evoca la corporeità del chiedere, il rapporto intersoggettivo del domandare, trasposto però<br />

in una nuova relazione, riferita non a un soggetto umano ma a un’icona. L’oggetto diviene altare<br />

grazie all’evocazione che, richiamando il comportamento del chiedere, lo trasforma. Un oggetto<br />

viene coinvolto nella corporeità del dialogo, che così stabilisce un nuovo rapporto: il domandare<br />

diviene pregare e l’oggetto diviene simbolo, luogo di residenza di un soggetto vivente, cavità<br />

vibrante che può far pervenire le parole alle orecchie del referente sacro con il quale è possibile<br />

interagire.<br />

Per gentile concessione di Antonio Baiano<br />

La prassi dello scambio verbale è una situazione che è stata<br />

selezionata dal corpo nel momento in cui questo si relazionava ad un altro attraverso la voce. È<br />

questa una situazione sociale, quotidiana e comune in ogni comunità umana. La sua universalità<br />

indica semplicemente l’esistenza di un’interrelazione verbale tra due soggetti viventi come un<br />

<strong>IL</strong> <strong>RITO</strong> <strong>SOTTRATTO</strong> 170

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