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IL RITO SOTTRATTO - DSpace@Unipr

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antropica, sia essa richiamata in un archetipo motorio o da una situazione, in un gesto o da uno<br />

strumento.<br />

Tutte queste aperture, che in un rito vestito possono comparire da<br />

ogni parte e secondo ogni ordine, nel rito sottratto possono essere spalancate anche solo dalle sue<br />

nude forze. La sottrazione orienterà tali aperture a rispecchiare un sapere diffuso, più ampio –<br />

una possibilità universalmente umana –, in un territorio che ora ci accingiamo ad esplorare fino<br />

alle soglie delle istituzioni culturali, delle oggettivazioni etniche vere e proprie, che faranno del<br />

percorso rituale un cammino verso il contatto con un’entità sacra. Ma il rito sottratto non può<br />

formare concetti ed enti sacri, perciò la sua via non può essere tracciata dal riferimento di una<br />

meta da raggiungere: i passi ricevono la loro forza dalle pressioni che hanno alle spalle, non<br />

dall’esistenza di un oggetto focalizzato davanti a loro. È pur vero che gli schemi a cui il corpo<br />

attinge sono realizzazioni di forme culturali passate, acquisite dalla forma di vita e rispecchiate<br />

nei gesti. Ma in questo lavoro tali schemi non vengono colti in funzione della loro causa né nel<br />

loro scopo finale, bensì nel mentre del loro svolgimento, attraverso una descrizione che si priva<br />

del riferimento a un ordine finalistico, a uno scopo ultimo da raggiungere. Per esempio, lo<br />

schema della corsa è connaturato al corpo umano; qui non ci chiederemo quali cause lo hanno<br />

<strong>IL</strong> <strong>RITO</strong> <strong>SOTTRATTO</strong> 163

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