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IL RITO SOTTRATTO - DSpace@Unipr

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stato, per questo esso ricade nei soli usi ammissibili di un gruppo 255 , che per afferrare deve prima<br />

istituire il fenomeno come cosa afferrabile, e quindi sostanza, parola, oggetto, dio o idea che sia.<br />

L’oricha risolve la contraddizione della parte che diventa un tutto, rimpiazzando l’inconsistenza<br />

del cum con una sostanza trascendente e sacra.<br />

Finale<br />

Il percorso nella spirale di questo vortice ha portato il corpus a una<br />

circolazione sempre più veloce e intensa delle sue forze. Guidato da un ballerino esperto, il rito<br />

ha potuto sviluppare un cammino sulla base delle sue stesse connessioni, e solo su di esse.<br />

L’estrema frequenza rotatoria si è avviluppata attorno a un vertice, a un punto dove tutte le<br />

attività sono temporaneamente sospese, dove la corporeità sembra reintegrarsi con gli equilibri<br />

più docili di un soggetto ordinario e manifestare dei comportamenti più vicini alla quotidianità. Il<br />

corpo centrale ora parla, ascolta i partecipanti, sembra quasi riflettere prima di rispondere,<br />

insomma sembra aver ritrovato l’integrità di una persona 256 . Ma il suo comportamento non può<br />

dirsi propriamente “quotidiano”: la lingua parlata non è quella locale ma è fusa con un dialetto<br />

africano e le sue visioni sono ben diverse da quelle di un occhio nel cortile. La dimensione<br />

rituale così costruita ora può godere della connessione con una realtà diversa, incarnata, dove<br />

emergono altri aspetti e relazioni nuove. Questa dimensione è distribuita su tutti i partecipanti, la<br />

cui unione corale è ora fatta corpo. Guardandolo, la comunità fissa la visione in un’unità<br />

concettuale, che avvolge il Tramite con il velo del suo senso trascendente, che è la dimensione<br />

degli antenati, del passato e del futuro, temporaneamente accessibili al presente nelle vesti di un<br />

oricha che dialoga con i partecipanti.<br />

La quiete che domina l’epicentro del vortice è il culmine del<br />

cammino spiraliforme avviato dalle vibrazioni del corpus, un percorso scavato nelle profondità<br />

di uno spazio corporeo collettivo altamente dinamico. Perciò questo stato non è solo temporaneo<br />

ma intermittente: l’epicentro del corpo non può mantenere a lungo il suo equilibrio nel vertice<br />

perché la sua stessa natura dinamica lo rende instabile. Come il suono di una campana decade e<br />

scompare se non si continua più a percuoterla, così il ballerino finisce col “ritornare in sé”,<br />

sorprendendosi nel trovarsi al centro del rito silenzioso. Allora egli chiama le forze del corpus di<br />

nuovo a raccolta su di lui, per infondergli ancora quelle pressioni e quei fremiti che gli<br />

255 Subendo quella che Sini chiama «l’azione retrograda del vero» [Sini C., op. cit., p.18].<br />

256 Per dirla con Wittgenstein, assecondare questi pensieri significa rientrare nella trappola del linguaggio, subendo<br />

l’incantamento del nostro intelletto, che già sta istituendo una persona, o una personalità incarnata nel corpo del<br />

danzatore.<br />

<strong>IL</strong> <strong>RITO</strong> <strong>SOTTRATTO</strong> 158

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