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Per gentile concessione di Antonio Baiano<br />
I corpi tutti, esponendosi alle vibrazioni dei movimenti suonati e<br />
danzati, fanno corpus. Le vibrazioni scandiscono il loro toccarsi, la loro formazione unitaria in<br />
un cerchio rituale, che è l’unione riverberante delle forze del rito. L’intreccio tra danza, canto e<br />
ritmo è strutturato secondo una figura centripeta dalla quale è possibile vedere il centro in ogni<br />
posizione. Questa si approssima a un cerchio, che è la figura di tutti i punti equidistanti da un<br />
unico riferimento. Il perimetro così composto accerchia la danza, per amplificarla con le<br />
risonanze delle sue spaziature collettive ma anche per proteggerla dai suoi eccessi creativi, che<br />
porterebbero il danzatore a muoversi in direzioni tangenziali a quelle circoscritte dal corpus. Il<br />
centro è sotto-pressione: sta liberando forme a partire dai molti riverberi perimetrali, dalle<br />
vibrazioni delle voci e dei tamburi.<br />
L’aggettivo “coreutico” non indica la danza propriamente detta –<br />
danza africana, cubana, salsa, samba, ecc. – ma una danza sottratta dalle sue forme codificate. È<br />
questa la ripercussione di un corpo, strumento del movimento, alle pressioni del circolo. Coreutica<br />
è la sinestesia che si instaura tra la percezione e l’elaborazione cinetica. Così come l’ascolto può<br />
fare da base percettiva a una rappresentazione grafica 235 , allo stesso modo questo può fungere da<br />
riferimento per una liberazione coreutica che, a forza di esplorare con il movimento la ciclicità<br />
235<br />
Si consultino a tale proposito gli esperimenti di Willmann, Cowles e Krauss, riportati in Merriam A., op. cit., pp.<br />
102-106.<br />
<strong>IL</strong> <strong>RITO</strong> <strong>SOTTRATTO</strong> 145