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IL RITO SOTTRATTO - DSpace@Unipr

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da cassa a questo scorrere di forze si tende, vibra, spazia nelle sue plasticità, si fa corpo del rito.<br />

Il movimento è la base informativa che irradia al corpo sottratto il suo scorrere di oscillazioni,<br />

toccando le sue risonanze nelle articolazioni, nelle corde della voce, nella pelle del suo corpo<br />

percussivo, nella sua mimica e nella sua memoria passiva che – è il caso di ribadirlo ancora – è<br />

una memoria concreta di movimenti acquisiti con l’esperienza.<br />

Nel tentativo di elaborare una struttura teorica, Sperber<br />

schematizza il funzionamento del “dispositivo simbolico”:<br />

Una rappresentazione concettuale acquista dunque una forma che si potrebbe<br />

dire conica: al vertice, le proposizioni che descrivono la nuova informazione e<br />

che focalizzano l’attenzione. Alla base, la memoria attiva 208 .<br />

Il concetto viene definito sulla base dell’accordo tra una nuova<br />

forma e quella che il corpo sta riverberando. Ad esempio, se vi è già una danza e un ritmo, le<br />

nuove forme possono essere riportate al loro accordo senza necessariamente sovvertire l’ordine<br />

degli accenti. Un movimento può svilupparsi anche senza alterare i legami formali con lo sfondo<br />

ritmico così disposto. Così gli schemi del movimento vengono lasciati sostanzialmente inalterati<br />

nel seguire lo scorrere di certe forme: il peso e l’equilibrio oscillano sempre tra gli stessi termini<br />

– che qui sono equivalenti alla “memoria attiva” – e la nuova forma, che assume quindi il senso<br />

di una semplice estensione del movimento.<br />

Può tuttavia accadere che il lavoro del dispositivo concettuale non riesca a<br />

rendere in tal modo pertinente la nuova informazione; […] la nuova<br />

informazione può essere stata analizzata, ma in modo insufficiente, così che la<br />

memoria attiva non è stata completata […]. In ogni caso, non è stata soddisfatta<br />

una delle condizioni necessarie affinché la nuova rappresentazione sia integrata<br />

nella memoria, ed è fallito il lavoro del dispositivo concettuale; ciò che rimane è<br />

una rappresentazione concettuale non assimilabile, che viene messa tra<br />

virgolette per divenire oggetto di una seconda rappresentazione, simbolica<br />

questa volta 209 .<br />

Per “rappresentazione concettuale non assimilabile” qui si coglie il<br />

fatto che questa non si esaurisce nei termini della memoria attiva: essa eccede dallo schema<br />

208 Sperber D., op.cit., p. 117.<br />

209 Ibidem.<br />

<strong>IL</strong> <strong>RITO</strong> <strong>SOTTRATTO</strong> 127

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