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un’in-vocazione. Questa forza si compone di una natura oscillatoria attraverso la ripetizione<br />
ciclica, quasi ossessiva, delle sue parti. Le parole del canto sono già state colte nella loro valenza<br />
gestuale, che è capace di diffondersi nei partecipanti, facendoli ondeggiare secondo la sua<br />
oscillazione interna. La ciclicità del canto viene subito amplificata dal coro, che ne ripete la frase<br />
solista o solamente delle parti che, come tali, abbreviano il periodo del ciclo ritmico,<br />
aumentandone la frequenza di oscillazione, ai limiti percettivi dell’ossessione. L'uso ripetitivo<br />
delle stesse frasi favorisce un’ulteriore tensione emotiva che si basa proprio sull’esaltazione di<br />
quelle forze connettive che si scatenano con le oscillazioni. Come vibrazioni, le ripetizioni degli<br />
stessi canti e delle stesse parole mettono-in-forma i corpi secondo la loro scansione, come se<br />
fossero ritmi. Al potenziale vibratorio che viene diffuso da questa oscillazione cantata si somma<br />
la forza del suo significato linguistico-pragmatico. Le frasi ripetute con insistenza rievocano la<br />
corporeità delle richieste non soddisfatte o non ascoltate: esse mettono in forma di “gesti verbali”<br />
i tentativi di una connessione che tarda ad instaurarsi, proiettando sul corpus il peso dell’assenza<br />
di un interlocutore evocato, che non può o non vuole rispondere. Contemporaneamente, queste<br />
ripetizioni vengono ripercosse nella danza attraverso gesti che incarnano questa insoddisfazione.<br />
La speranza di una risposta, che qualcuno prima o poi giunga ad aprire la porta che tutti<br />
continuano a battere, finisce col confondersi con la forma canonica di una preghiera. L'ambiente<br />
del rito – scrive Ortiz:<br />
si carica di mana, di effluvi sacro-magici che esigono una realizzazione, una<br />
tensione frenetica che impone una pronta catarsi. La frase prende sempre più<br />
vigore con nuovi elementi e si ripete inesorabilmente fino a che «il santo sale»<br />
[…]. Supponiamo che si richieda una predisposizione alla possessione mistica,<br />
così come la fede, la danza, la paura, la psicosi, l'alcol e soprattutto la<br />
suggestione collettiva che assorbe l'individualità […] L'insistenza dei ritmi è<br />
realmente snervante fino a farsi irresistibile per le persone predisposte. Si può<br />
dire che sono provocazioni acustiche contro il normale equilibrio dei<br />
sentimenti 186 .<br />
La forza evocativa di alcune parole, la loro ripetizione ossessiva, la<br />
loro vocalizzazione nasale e spesso aggressiva, esaltata dalle voci di risposta del coro, fonde più<br />
dimensioni tra loro: poesia e linguaggio quotidiano, musica e liturgia, corpo e fede, preghiere e<br />
insulti, in un tutto organico e rispondente alla simbiosi con un corpus collettivo.<br />
186 Ortiz F., La africanìa de la musica folk lorica de Cuba, pp. 204-205 (trad. mia).<br />
<strong>IL</strong> <strong>RITO</strong> <strong>SOTTRATTO</strong> 114