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A volte il riferimento al canto è talmente evidente che certi ritmi<br />
sono proprio improntati su di esso. In questi casi è possibile ascoltare una perfetta sincronia tra la<br />
melodia del canto e il ritmo dei batá, in particolare nella parte melodica delle membrane mediogravi<br />
(iyá e itotele) come nel caso che segue 185 :<br />
Come spesso accade, il canto può influenzare le improvvisazioni<br />
del tamburo solista, che in genere fanno da contrappunto alla voce, ovvero si inseriscono negli<br />
spazi musicali dove la voce è in pausa. In questo modo si crea un costante gioco di rinvii nel<br />
quale canto e tamburo, alternandosi, possono accrescere la loro forza e i loro legami, che il<br />
ballerino incarnerà contemporaneamente nella danza.<br />
Il canto incandescente<br />
Seguendo queste dinamiche, la simbiosi può mantenere i suoi<br />
legami armoniosi: canti, ritmi e danze si espongono alla forza della loro risonanza in forme<br />
sempre più dinamiche, in un crescendo di intensità capace di far scaldare il corpus, che si muove<br />
secondo un suo svolgimento non solo in un ordine temporale e musicale, ma dinamico, in uno<br />
svolgersi di risonanze sempre più amplificate. La tensione cresce e con essa i ritmi, le danze e i<br />
canti; la voce inizia a farsi sempre più presente; il suo timbro nasale e gutturale, che esalta tutte<br />
le risonanze della maschera facciale, aumenta di intensità, trasformando la voce, che diviene<br />
sempre più stridula. L’uso di una simile vocalità si adatta bene al rito perché viene percepita con<br />
più prontezza, riuscendo ad imporsi come parte-guida di un corpus sonoro. Allo stesso tempo<br />
questa è una voce secca, gridata, priva di quelle risonanze che in genere i cantanti usano per<br />
renderla equilibrata, rotonda, ricca di una composizione omogenea di frequenze gravi, medie e<br />
acute. È una voce che stride, che irrita i corpi, che mostra la sua severità e che allo stesso tempo<br />
è forte di volume, per emergere dal corpus stesso a esplorare nuovi spazi areali, aprendoli,<br />
istituendo un oltre, uno spazio altro che la voce a forza sta richiamando-dentro il luogo delle<br />
connessioni: è quindi un timbro che si adatta contemporaneamente a una con-vocazione e a<br />
185<br />
La trascrizione è stata redatta sull’ascolto del disco di Lazaro Ros, Olorun 1, Egrem, La Habana, 1990, traccia<br />
n°5 “Oshun”.<br />
<strong>IL</strong> <strong>RITO</strong> <strong>SOTTRATTO</strong> 113