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metodologica rivoluziona l’ambito di riflessione, svelando i tanti caratteri del rito nudo. Da<br />
questa prospettiva sarà possibile assistere alla vestizione del rito, ribadendo però che la<br />
denudazione è un’operazione del tutto astratta. Lo svolgimento non segue un ordine temporale:<br />
non vi è prima il rito nudo e poi il vestito culturale; nella realtà del gesto questi piani si<br />
intersecano continuamente. L’ordine che seguirà la vestizione del rito riflette le priorità di un<br />
ordine trascendentale. Del resto la filosofia «lascia tutto com’è» 11 , nell’impossibilità concreta di<br />
assistere al venir su del mondo: il mondo è già su nel momento in cui siamo al mondo. La<br />
sottrazione del rito non fa che sospendere ogni organizzazione delle credenze, ogni strutturazione<br />
del soggetto, che così può mostrare il suo corpo. E il corpo si giova di questa sottrazione, poiché<br />
si riappropria di tante facoltà che l’intelletto aveva disincarnato per istituire l’idea di mente.<br />
Nel rito i partecipanti si confondono nella collettività,<br />
nell’amalgama di forze attrattive: nella misura in cui un movimento si manifesta in un corpo,<br />
esso si può ripercuotere negli altri, in un continuo riproporsi di scambi che vanno ad accrescere<br />
le dinamiche generali del gruppo. In quest’orizzonte partecipativo, dove le relazioni sono<br />
mantenute in virtù delle proprietà elastiche della corporeità, il modello costruito sulla visione si<br />
rivela inadeguato, poiché esso presuppone un osservatore che guarda un fenomeno come se<br />
questo fosse un oggetto, il cui eventuale dinamismo interno rientra comunque nella cornice<br />
fotografica che l’immagine immobilizza, annullando il tempo in favore della sincronia spaziale.<br />
Questo modello verrà sostituito con un altro, elaborato sulla base della percezione uditiva. Il<br />
terzo capitolo (Una semantica dell’ascolto) sarà dedicato alla costruzione degli elementi<br />
fondamentali di un modello acustico, tra l’altro già individuati da Nancy 12 . Usando la dinamica<br />
della vibrazione come modello teoretico sarà possibile cogliere una tale compenetrazione di<br />
soggetto e oggetto che porterà alla necessità di poggiare la riflessione su un organo collettivo, del<br />
quale soggetti e oggetti sono parte. La realtà sonora distribuita si di essi renderà del tutto fuori<br />
luogo una loro descrizione separata. All’idea di stimolo-risposta verrà sostituito il modello<br />
circolare o meglio, sferico, della risonanza 13 .<br />
La seconda parte del lavoro affronta il complesso amalgama di<br />
forze del rito sottratto, un insieme di dinamiche attrattive che il corpo spazia nelle attività di<br />
ritmo, danza e canto. Non ci si riferirà a queste espressioni in quanto canti tipici, ritmi<br />
11 L. Wittgenstein, Ricerche filosofiche, p. 69, §123.<br />
12 Mi riferisco in particolar modo al saggio intitolato All’ascolto, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2004.<br />
13 Si potrebbe vedere il modello della risonanza come la trasformazione dello stimolo-risposta in un orizzonte<br />
metessico. Lo stimolo è un suono, ma il suono stesso è già la risposta di un corpo elastico a un’onda che lo<br />
attraversa, e l’onda a sua volta è il prodotto di un corpo elastico in movimento. Annullata l’unità dello stimolo in<br />
favore di una connessione circolare, o meglio, oscillatoria, il modello prosegue per composizioni di rinforzi,<br />
secondo le indicazioni fornite da Bateson: se prima supponevamo un modello basato su stimolo, risposta e rinforzo,<br />
ora il modello è cambiato: «delle tre, la seconda è il rinforzo della prima e la terza è il rinforzo della seconda»<br />
[Bateson G., Mente e natura, p. 181].<br />
<strong>IL</strong> <strong>RITO</strong> <strong>SOTTRATTO</strong> 11