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IL RITO SOTTRATTO - DSpace@Unipr

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essenziale, originario, centrale per ogni vestizione. Così svelato, il toccare assume una nuova<br />

modalità: questa non segue più le gestualità del corpo – siano esse pesantezze articolari o leggere<br />

rarefazioni parlate – ma la risonanza con le oscillazioni acustiche della voce. La successione non<br />

è più né operazionale né grammaticale, bensì melodica.<br />

Abbiamo già notato come ogni nota riveli un microcosmo di<br />

frequenze: il corpo vocale può legarsi ad una o più di esse, risuonando secondo più frequenze. In<br />

una sola nota cantata è possibile ritrovare molti elementi per costruire un sistema di note.<br />

Disposte in un ordine sequenziale, alternate in una successione di intervalli, la voce risuona una<br />

melodia. Se questo sistema di note viene fissato in una successione ascendente o discendente, si<br />

ottiene una scala tonale in risonanza con una nota sola. Seguendo una melodia, il canto può<br />

assumere alcune note della sua scala in forma ciclica, creando così uno spazio melodico che,<br />

ripetendosi, si solidifica come il terreno di un’inerenza cantata. Allora il corpo può abitare questo<br />

spazio amplificando alcune sue note, poggiandosi su queste come riferimento generale di tutto il<br />

ciclo melodico ed esplorando nuove risonanze in relazione ai riferimenti presi. Esso insomma<br />

ripercorre quello stesso percorso creativo e connettivo che è stato già esposto a proposito del<br />

ritmo e della danza. Così come le improvvisazioni di un tamburo o di una danza possono<br />

allontanarsi sempre di più da un riferimento basilare, allo stesso modo la melodia del cantante<br />

può assumere sempre nuove forme, introdurre nuove note che prima avrebbero “stonato” e che<br />

invece adesso mostrano tutta la loro armonia con i nuovi riferimenti, che sono da intendere come<br />

i nuovi punti di appoggio della melodia. Se si considera poi che il cantante in genere non canta<br />

da solo ma in relazione ad altri strumenti, allora i riferimenti si moltiplicano, compenetrandosi<br />

nel gioco di scambi vibratori che ora è possibile definire come armonia 174 .<br />

La scelta melodica non risente solo degli attraversamenti sonori,<br />

ma anche di quelli danzati. Le espressioni del danzatore possono essere fatti risuonare dal canto,<br />

che amplifica le esplorazioni coreutiche attraverso dei movimenti della vocalità. La scelta<br />

melodica non può essere sorda nemmeno ai riferimenti gestuali presenti nelle parole, e con questi<br />

il canto esplode in tutta la sua ricchezza: questo non è più un puro vocalizzare note sulla tastiera<br />

della voce ma un canto completo, con tutti i suoi rimandi simultanei alla musica, al movimento e<br />

al linguaggio 175 . La corporeità rarefatta nelle parole può influenzare la scelta degli intervalli<br />

melodici e dei timbri, rispondendo così dell’armonia tra il canto e la gestualità situazionale, tra la<br />

vocalità e l’esperienza vissuta, verbalmente evocata. Il canto è perciò una composizione che si<br />

affida all’acustica della voce e alle gestualità degli usi linguistici che essa veicola.<br />

174<br />

La definizione di armonia è definita a p. 54, nota 88.<br />

175<br />

Per una visione complessiva delle tante dimensioni richiamate dalla voce si rimanda all’opera di Zumthor P., op.<br />

cit., pp. 5-15.<br />

<strong>IL</strong> <strong>RITO</strong> <strong>SOTTRATTO</strong> 104

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