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Aprile 2009 - Pilo Albertelli

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MUSICA<br />

Heaven and Hell<br />

Black Sabbath<br />

Lorenzo Raffio<br />

Primo album, datato 1980, della leggendaria<br />

band di Birmingham dopo la dipartita<br />

di Ozzy Osbourne, al termine di un intero decennio<br />

di successi. Il colpo sembra duro da<br />

sopportare, e già negli anni precedenti il<br />

gruppo ha risentito di un percettibile calo di<br />

creatività, aggravato dalla prepotente affermazione<br />

della New Wave Of British Heavy Metal e<br />

dalla conseguente perdita di attrattiva da<br />

parte del pubblico per le sonorità hard-rock<br />

più tradizionali. Tuttavia Iommi & Co., dando il<br />

benvenuto al nuovo cantante, l'emergente<br />

Ronnie James Dio (americano, proveniente dai<br />

Rainbow di Ritchie Blackmore), producono un<br />

disco di inatteso impatto: un vero capolavoro<br />

dell'heavy-metal, che nulla ha da invidiare ai<br />

classici dell'era Ozzy.<br />

I cambiamenti rispetto al sound dei tempi<br />

passati sono notevoli: i Sabs si adeguano alla<br />

potente e melodica voce di Dio con riff di chitarra<br />

più snelli e veloci (che mettono finalmente<br />

in evidenza il talento di Tony Iommi)<br />

e ritmi più rapidi e meno cadenzati e ripetitivi.<br />

Si passa insomma ad un heavy-metal maturo,<br />

meno "grezzo", con un utilizzo molto più cospicuo<br />

e consapevole dei sintetizzatori (viene<br />

per l'occasione reclutato nella band un tastierista<br />

fisso, Geoff Nicholls, che darà da quel momento<br />

in poi un apporto notevole al lavoro del<br />

gruppo anche al livello compositivo). Dio introduce<br />

temi esoterici e fantasy nei testi, facendone<br />

il motivo portante del disco (se anche<br />

all'epoca di Ozzy c'erano stati accenni a tali<br />

soggetti, essi rappresentavano comunque un<br />

aspetto marginale e superficiale della produzione<br />

dalla band). La batteria non è più solo un<br />

elemento di supporto per la chitarra di Iommi,<br />

ma si mette autonomamente in evidenza in<br />

stacchi di notevole stile e pulizia, ma incastrandosi<br />

sempre a meraviglia nell'intero<br />

contesto.<br />

Si comincia con la veloce e straripante<br />

"Neon Knights" - in cui Ward e Butler si scatenano<br />

in un coinvolgente accompagnamento<br />

per gli aggressivi "ruggiti" di Dio e per il magnifico<br />

assolo di Iommi (forse mai così heavy prima<br />

di allora) - che lascia subito intendere dove<br />

si voglia "andare a parare". La<br />

maestosa "Children Of The<br />

Sea" lascia spazio ad un potente<br />

hard-rock venato di cori<br />

e chitarre acustiche, più vicino,<br />

in un certo senso, al<br />

sound tradizionale della<br />

band. "Lady Evil" è un riuscitissimo<br />

rock-blues (ripreso<br />

anche in "Walk Away"), rivisi-<br />

O A<br />

ndanomal<br />

Valerio De Felice III A<br />

Trattenete il respiro. Tappatevi il naso e<br />

serrate le labbra. Potete resistere due minuti,<br />

due minuti e mezzo con un po' d'allenamento,<br />

poi il vostro cervello implorerà nuovo ossigeno<br />

e vi sembrerà di morire. La sensazione è<br />

corretta, se aspettaste ancora potreste effettivamente<br />

morire. È un dato certo, l'uomo non può<br />

sopravvivere senza ossigeno. Potete ricominciare<br />

a inspirare, ora.<br />

Per le idee è diverso. È possibile sopravvivere<br />

anche se si è preda dei pregiudizi. La maggio-<br />

Anno II - Numero 6<br />

ondanomala_albertelli@yahoo.it<br />

La solitudine e il respiro del mondo<br />

Jovanotti<br />

tato in chiave "anni '80", che celebra le immense<br />

doti melodiche della voce di Ronnie James Dio.<br />

Sulla title track c'è poco da dire: uno dei capolavori<br />

del genere, uno dei migliori riff mai composti<br />

da Iommi e forse non solo... "Wishing Well" è<br />

un pezzo meno "impegnato" degli altri (pur<br />

anch'esso qualitativamente notevole), che<br />

consente all'ascoltatore, a circa metà dell'album,<br />

di "riprendere un po' il fiato", per così dire. Ma<br />

rapidamente si passa a "Die Young", che rende<br />

ottimamente l'idea del "nuovo corso" del sound<br />

dei Black Sabbath: qui le tastiere hanno un ruolo<br />

decisivo, l'atmosfera di sottofondo da esse<br />

creata fa letteralmente venire la pelle d'oca. Ottima<br />

in questo caso anche la prestazione alla<br />

batteria di Bill Ward, che mostra di trovarsi<br />

perfettamente a proprio agio anche con i ritmi<br />

veloci. Chiude "Lonely Is The Word", un lento<br />

decadente impreziosito da un riff di ben 3 minuti<br />

di Tony Iommi, che da solo regge con rara<br />

maestria il pezzo per quasi l'intera sua durata.<br />

Un disco da possedere assolutamente, per<br />

chi ha il cuore "di metallo". Un pezzo di storia<br />

del rock, in cui trovare una anche minima pecca<br />

è obiettivamente impresa piuttosto ardua.<br />

ranza delle persone, una volta creato un<br />

pensiero di cui sia convinta, non sente alcun bisogno<br />

di aprire la bocca per far entrare aria, ossigeno,<br />

nuovi pensieri che possano mettere in<br />

dubbio l'idea tanto faticosamente ottenuta. E<br />

costruisce, per tanto, delle gabbie, delle casseforti<br />

che possano proteggere il tesoro, l'anello<br />

del potere che permette di capire cosa sia giusto<br />

e cosa sbagliato. È un modo di sopravvivere,<br />

non di vivere. È ovvio che lasciare sempre<br />

aperta la porta della gabbia è impossibile, così<br />

come non si può solo inspirare. E allora si può<br />

tentare di aprirla di tanto in tanto, come si fa la<br />

mattina con la finestra della propria camera.<br />

Una boccata d'aria fresca.<br />

Di recente nella mia gabbia è entrato un<br />

venticello leggero e impertinente che ha scosso<br />

polvere e ragnatele. E, improvvisamente, mi<br />

è apparso, come in una visione mistica, coronato<br />

da raggi di luce e con sottofondo d'organo,<br />

Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti. Un<br />

tempo Jovanotti si collocava nel grande recinto<br />

delle stupide mode giovanili. Era uno che<br />

cantava versi come "stai con me forever", in<br />

un'orrenda commistione di italiano e inglese.<br />

Uno che, come scrive Baricco, detto il nome<br />

era detto tutto. Eppure. Eppure "Serenata rap"<br />

intenerisce e "Chissà se stai dormendo"<br />

commuove. Jovanotti nel genere melenso-romantico<br />

ci sguazza come in uno stagno. E soprattutto<br />

sa che quello è esattamente lo stesso<br />

stagno del suo pubblico, adolescenti che vogliono<br />

ascoltare quelle storie e vogliono<br />

ascoltarle proprio in questo modo. Poi, la<br />

maturazione. "Buon Sangue", ovvero il disco<br />

che cancella definitivamente le ingenuità giovanili,<br />

sul genere de "La mia moto", e ci restituisce<br />

un vero cantante. Siamo costretti ad<br />

ammettere di averlo sottovalutato. I brani si<br />

susseguono uno dopo l'altro, uno migliore<br />

dell'altro. "Tanto3" (canzone che pochi hanno<br />

compreso a fondo, forse distratti dal ritmo<br />

eccessivamente sincopato), "Mi fido di te",<br />

"Falla girare","La valigia". È ufficiale, Jovanotti è<br />

cresciuto. Forse anche il suo pubblico lo è, e<br />

probabilmente le due cose sono collegate tra<br />

loro. Ad ulteriore conferma, ecco il nuovo<br />

disco, "Safari".<br />

La storia è semplice. Jovanotti è un po'<br />

confuso ("c'è un safari qui nella mia testa"), triste<br />

e smarrito ("a te che mi hai trovato all'angolo<br />

coi pugni chiusi/con le mie spalle contro il<br />

muro pronto a difendermi/con gli occhi bassi<br />

stavo in fila con i disillusi"). Eppure è salvato,<br />

come spesso avviene, dall'amore. È la vicenda<br />

di "A te", canzone bellissima perché adattabile<br />

non solo a una fidanzata/moglie, ma a<br />

chiunque possa amare ed essere amato,<br />

seppur in forme diverse (amici, figli, genitori,<br />

fratelli). Insomma, Jovanotti ha ricominciato a<br />

vivere. Di colpo riscopre la bellezza del mondo<br />

ed entra in comunione con la natura. Eccoci<br />

arrivati a "Fango". E al suo ritornello.<br />

"Io lo so che non sono solo/anche quando<br />

sono solo/io lo so che non sono solo/e rido/e<br />

piango/e mi fondo con il cielo e con il fango." In

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