11.06.2013 Views

Aprile 2009 - Pilo Albertelli

Aprile 2009 - Pilo Albertelli

Aprile 2009 - Pilo Albertelli

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Flavia Tiburzi V B<br />

C ’è silenzio, tutto tace…perfino i miei compagni,<br />

solitamente vivaci ed allegri, hanno<br />

perso la voglia di ridere e di scherzare dopo aver<br />

varcato quell’imponente cancello in ferro battuto.<br />

Difatti, il luogo in cui siamo entrati, non è un<br />

posto qualunque, è stato aperto al pubblico apposta<br />

per ricordare, per non dimenticare…sono le<br />

Fosse Ardeatine.<br />

Sono sicura che tutti conoscano il significato,<br />

la tristezza che portano queste due parole. L’eccidio<br />

delle Fosse Ardeatine è, infatti, il massacro<br />

compiuto a Roma dalle truppe di occupazione<br />

della Germania nazista il 24 marzo 1944, ai<br />

danni di ben 335 civili e militari italiani. Tale<br />

carneficina fu un atto di rappresaglia in seguito a<br />

un attacco partigiano contro le truppe germaniche<br />

avvenuto il giorno prima in via Rasella. Questa<br />

zona, che era in antichità una cava di pozzolana<br />

situata nei pressi della via Ardeatina, scelta come<br />

luogo della barbara esecuzione e per occultare<br />

i cadaveri, è diventata un monumento a<br />

ricordo dei fatti, oggi visitabile gratuitamente.<br />

Così il 4 Marzo è stata organizzata da Padre<br />

Ortenzio un’uscita culturale alle Fosse Ardeatine<br />

per la mia classe, il VB. Siamo entrati in un cortile<br />

spazioso e il silenzio che ci ha accolti sembrava<br />

quasi irreale. Mi è sembrato come se il tempo<br />

si fosse fermato e credo che la stessa sensazione<br />

l’abbiano provata anche i miei compagni, che,<br />

improvvisamente, hanno perso la parola: l’unico<br />

rumore che si udiva era quello della ghiaia sotto<br />

i nostri piedi.<br />

Attraversato il cortile, ci siamo diretti verso<br />

un lungo corridoio in pietra che conduceva al luogo<br />

dell’eccidio. Mentre lo percorrevo, mi è subito<br />

venuto in mente che, circa 65 anni fa, stavano<br />

calpestando lo stesso terreno 335 persone,<br />

impaurite, spintonate da militari armati, certe<br />

che quelli sarebbero stati i loro ultimi passi. Questa<br />

consapevolezza ha provocato in me tristezza<br />

e angoscia, sentimenti che si sono rafforzati<br />

all’arrivo e alla vista del luogo del massacro. Ci<br />

aspettavamo di vedere un luogo ampio, imponente,<br />

del tutto diverso da quello che poi è in<br />

realtà: una specie di grotta, non molto larga con<br />

il soffitto piuttosto basso. L’immagine di centinaia<br />

di corpi, accatastati in malo modo l’uno<br />

sull’altro, mi è venuta subito alla mente. La vista<br />

O A<br />

ndanomal<br />

“…Allora è qui che li hanno ammazzati”<br />

…e fra loro c'era anche <strong>Pilo</strong> <strong>Albertelli</strong><br />

della caverna deve aver suscitato qualcosa anche<br />

nell’animo dei miei amici, poiché siamo rimasti<br />

tutti quanti, per circa cinque minuti, a fissare il<br />

vuoto di quell’antro, capaci di dire solo frasi banali,<br />

per spezzare quell’innaturale silenzio, del<br />

tipo: “Allora è qui che li hanno ammazzati…”<br />

Dalla grotta della strage un altro corridoio ci<br />

ha condotti in un’enorme stanza contenente le<br />

335 tombe delle vittime: lastre con su scritto il<br />

nome, cognome, età e mestiere di tutti i morti.<br />

Anzi no, non di tutti. Dodici lapidi portano incisa<br />

una terribile scritta, una parola che è rimasta<br />

impressa nella mente di tutti noi: “IGNOTO”. Difatti,se<br />

ci si pensa, è una cosa agghiacciante non<br />

essere riconosciuti da morti, non avere nessun<br />

parente che piange sulla tua tomba, che ti ricorda,<br />

che ti porta dei fiori…Durante la visita<br />

dei sepolcri, abbiamo trovato anche la lapide di<br />

<strong>Pilo</strong> <strong>Albertelli</strong>, professore di Storia e Filosofia<br />

che ha dato il nome alla nostra scuola, nella quale<br />

insegnava (allora chiamata Liceo Classico Regio<br />

"Umberto I"). Forse in pochi conoscono la<br />

sua storia: non fu un comune professore, un uomo<br />

qualunque. Infatti, per la sua attività antifascista<br />

tra gli studenti fu arrestato nel 1928 e<br />

condannato a cinque anni di confino. In seguito,<br />

oltre a collaborare attivamente con movimenti<br />

politici antifascisti, quali “Giustizia e Libertà” e il<br />

“Corpo volontari della libertà”, fu tra i fondatori<br />

del Partito d’Azione. Arrestato nuovamente a Roma<br />

il 1° marzo 1943 e, portato nella Pensione<br />

Oltremare, covo in Via Tasso della famigerata<br />

Banda Kock, fu sottoposto a sevizie tali da<br />

fiaccarne il corpo ma non lo spirito. Inutile il<br />

tentativo di fargli confessare l'identità dei suoi<br />

compagni di lotta antifascista, nonostante le<br />

torture ricevute furono tali da rendergli il volto<br />

tumefatto e quasi irriconoscibile, il corpo straziato<br />

e le costole spezzate, tanto che il trenta-<br />

Anno II - Numero 6<br />

ondanomala_albertelli@yahoo.it<br />

settenne filosofo provò per due volte il suicidio. Il<br />

20 marzo fu quindi trasferito nel carcere romano<br />

di Regina Coeli e il 24 marzo 1944 fu trucidato assieme<br />

agli altri 334 civili, meritandosi nel 1947 la<br />

medaglia d'oro al valor militare.<br />

Finito di leggere tutte le iscrizioni, siamo usciti<br />

all’aperto ed un ventata d’aria ci ha colti in pieno<br />

volto. Il tempo ha ripreso a scorrere. Piano piano,<br />

una volta fuori dal complesso, i sorrisi sono rifioriti<br />

sulle nostre labbra e abbiamo ripreso a<br />

scherzare come normali ragazzi di sedici anni,<br />

pur non dimenticando ciò che avevamo visitato.<br />

Infatti, le emozioni provate durante la visita alle<br />

Fosse Ardeatine, sono riemerse il giorno seguente<br />

a scuola parlando con un insegnante. In<br />

particolare mi ha colpito la frase detta da un mio<br />

compagno al professore:” Mi sono sentito molto<br />

strano, triste, ho provato perfino un senso di<br />

oppressione, vedendo tutte quelle tombe…” e la<br />

risposta:” E’ normale. Quel luogo è stato costruito<br />

apposta per far ricordare, per non dimenticare<br />

fino a che punto possa arrivare la spietatezza<br />

umana.”<br />

Promemoria sulla<br />

Resistenza<br />

Francesco Massimo II A<br />

Ogni anno la festa di liberazione è sempre<br />

diversa. Ogni primavera essa genera<br />

un’atmosfera particolare, che capta, si carica di<br />

significati contingenti, legati ad avvenimenti,<br />

prese di posizione sempre nuovi, quelli che tra<br />

un anno e l’altro precedono questa discussa celebrazione.<br />

Ma ogni anno che passa parteciparvi<br />

acquista sempre maggior significato. Gli<br />

attacchi diretti che vengono continuamente<br />

inflitti alla memoria dei caduti della resistenza<br />

da parte di qualche canaglia ex-post-neo-fascista,<br />

in realtà sono quelli più velleitari. I più pericolosi<br />

sono le insinuazioni, subdoli attacchi<br />

indiretti, compiuti da qualche bocca ipocrita<br />

che pretende di riscrivere la storia. La storia,<br />

cruciale, di quegli anni ci ha insegnato che chi<br />

era dalla parte giusta, la parte migliore dell’Italia,<br />

erano i partigiani, i militari, i civili, gli ecclesiastici<br />

che sono stati semplicemente un<br />

esempio di coerenza, che non va mitizzato, ma<br />

semplicemente appreso. Ma se vogliamo che il<br />

ricordo e l’esempio della resistenza non vengano<br />

accantonati, che non muoiano, dobbiamo<br />

ogni giorno fare una scelta di parte. Non possiamo<br />

rimanere nell’ambiguità e lasciarci trascinare<br />

dalle paure. Essere in piazza il 24 pomeriggio<br />

a via Tasso e il 25 mattina a Porta San<br />

Paolo sarebbe stato un buon inizio.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!