Aprile 2009 - Pilo Albertelli
Aprile 2009 - Pilo Albertelli
Aprile 2009 - Pilo Albertelli
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Il Gior nale del <strong>Pilo</strong> Alber telli<br />
Buon Compleanno<br />
ROMA<br />
Inside the School pag 2<br />
Ciacciarelli - Truini<br />
Fuori dal <strong>Pilo</strong> pag 3, 4, 5, 6<br />
... Allora è qui che l'hanno<br />
ammazzati<br />
e tra loro c'era anche <strong>Pilo</strong> <strong>Albertelli</strong>...<br />
Promemoria sulla<br />
Resistenza<br />
All'armi<br />
L'Italia sempre più in guerra<br />
AltRa Cultura pag 7, 8, 9<br />
Il colore viola<br />
C'era una volta il West<br />
Heaven and Hell<br />
La solitudine e il respiro del<br />
mondo<br />
La Masseria delle Allodole<br />
Tutta colpa di Mick Jagger<br />
<strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> - Numero 6 - Anno II<br />
Non conventional <strong>Pilo</strong>!<br />
Il Natale di Roma,<br />
fra retorica e realtà<br />
"Ma ai Fati, io credo, era dovuta l’origine di sì<br />
grande città e l’inizio di un impero che fu il<br />
maggiore subito dopo la potenza degli dei"<br />
(Livio, Ab Urbe condita I, 4)<br />
Intervista a<br />
Guido <strong>Albertelli</strong><br />
L'Esquilino commemora la<br />
Liberazione<br />
Quando arte<br />
significa "Estro<br />
Futurista"<br />
Il Sonno perduto<br />
dei ragazzi<br />
Prof.ssa Francesca Ferraioli<br />
Pale è una divinità rustica<br />
della mitologia romana, protettrice<br />
della terra e del bestiame,<br />
della quale abbiamo scarne<br />
informazioni. Eppure in questi<br />
giorni questo nume oscuro ed<br />
umile merita le luci della ribalta,<br />
perché il 21 aprile, giorno per<br />
noi legato alla data della fondazione<br />
di Roma, in origine veniva<br />
celebrata una festa proprio in<br />
suo onore, una festa di purificazione<br />
delle greggi, i Palilia,<br />
appunto. Si tratta di un rito agricolo<br />
antichissimo, antecedente<br />
la fondazione dell’Urbe, ma<br />
certamente ancora importante<br />
in epoca augustea, dato che Properzio<br />
ed Ovidio vi fanno riferimento<br />
nelle loro opere.<br />
(Segue a pagina 3)
Nome, cognome, data di nascita.<br />
Maria Vittoria Truini, nata a Roma il 9 novembre<br />
19..<br />
Claudia Ciacciarelli 18/12/1961<br />
La risposta migliore che ha sentito da un<br />
alunno?<br />
T: Rimasi colpita dalle osservazioni fatte da<br />
un mio ex alunno riguardo alla punteggiatura di<br />
Fenoglio<br />
C: Mi fate ridere di rado, non necessariamente<br />
per gli errori che fate. Più che altro è il vostro<br />
modo di fare, di presentarvi che mi diverte.<br />
Il punto di forza e quello debole<br />
dell’<strong>Albertelli</strong>?<br />
T: Sicuramente il clima di grande cordialità e<br />
collaborazione che c’è tra i docenti; la presenza<br />
di docenti preparati -solo l’anno scorso almeno<br />
tre insegnanti hanno pubblicato dei libri- ed infine<br />
la serietà con cui tutto il personale lavora in<br />
questa scuola. Il punto debole sicuramente è costituito<br />
dall’esigenza di avere più spazi.<br />
C: Il punto di forza lo riscontro in una discreta<br />
apertura ad un contributo che provenga dalle<br />
parti più diverse. Anche dal punto di vista della gestione<br />
delle regole noto una valutata apertura<br />
mentale nel rivederle in più occasioni. Una debolezza<br />
potrebbe essere la divisione del liceo in<br />
centrale e succursale.<br />
La peggiore punizione inflitta ad un alunno?<br />
T: in generale penso che la punizione peggiore<br />
che un insegnante possa infliggere ad un<br />
alunno sia l’indifferenza. Per quanto mi riguarda,<br />
una volta punii una classe con un compito a<br />
sorpresa per uno scherzo di cattivo gusto.<br />
C: Le punizioni sono tutte giuste. Piuttosto<br />
che punizioni corporali preferisco bruciarli con<br />
la parola; qualora qualcuno non vada come dovrebbe,<br />
sottolineo la necessità di una ripresa<br />
all’istante, colpendolo verbalmente. Se magari,<br />
all’inizio della carriera, davo pagine e pagine da ricopiare,<br />
ora non lo faccio più, perché credo che<br />
l’uso della parola sia sicuramente lo strumento<br />
più bello ed efficace in ogni caso.<br />
Per spronare un ragazzo allo studio usa durezza<br />
o dolcezza?<br />
T: cerco di ricorrere alla schiettezza,<br />
rendendo chiare le ragioni per cui il suo<br />
apprendimento non è soddisfacente, cercando di<br />
fargli capire che uno studio serio è un bene per<br />
lui e non un modo per compiacere genitori e<br />
insegnanti.<br />
C: Sicuramente serve un modo duro e severo,<br />
finché non arriva il sorriso: è un’escalation per<br />
arrivare ad ottenere la compiacenza<br />
O A<br />
ndanomal<br />
Intervista doppia!<br />
Ciacciarelli - Truini<br />
a cura di Elisabetta Raggio e Luca Davoli<br />
dell’insegnante, la cosa più bella. Al contrario<br />
l’accondiscendenza e l’estrema disponibilità<br />
dell’insegnante al voler capire gli studenti, non<br />
serve. Piuttosto bisogna seguire degli schemi ed<br />
essere rigorosi, perseverando nello studio. Poi,<br />
ovviamente, cerco di capire chi ho davanti, pur<br />
partendo da miei parametri che si addicono alla<br />
mia personalità che non riesce a scendere a<br />
compromessi.<br />
Istinto o ragione?<br />
T: sono due componenti fondamentali per<br />
ogni individuo. Personalmente cerco di temperare<br />
la mia emotività per compiere sempre le scelte<br />
più razionali possibili. Questo spesso mi costa<br />
fatica.<br />
C: È un difficile e faticoso compromesso.<br />
Malgrado tutto, però, preferisco il sentimento<br />
alla ragione.<br />
Il fascino del greco?<br />
T: la grande flessibilità del lessico, una sintassi<br />
più elastica rispetto a quella del latino, la<br />
ricchezza di sfumature permessa dalle particelle,<br />
le opere intramontabili scritte in questa lingua.<br />
C: Il fatto che sia un meraviglioso strumento<br />
per l’ingegno, per la crescita intellettuale e lo è<br />
irragionevolmente. Se pur è una lingua che parte<br />
dalla filiazione di concetti meravigliosi, assoluti,<br />
sfugge spesso ad un rigore.<br />
Studio e dedizione o doti innate e furbizia?<br />
T: doti e studio. Ognuno ha le proprie, che però<br />
devono essere coltivate, altrimenti non si traducono<br />
in competenze.<br />
C: Il lavoro della formichina paga comunque.<br />
La scuola è ancora spesso, purtroppo, la scuola<br />
del piccolo passo giornaliero, in cui chi esce fuori<br />
dalla media è difficile da contemperare.<br />
Cosa la fa arrabbiare veramente fuori e<br />
dentro la scuola?<br />
T: Senza dubbio nella società italiana di questo<br />
periodo manca la giusta promozione del merito.<br />
Questo è eclatante nel settore della ricerca e<br />
dell’università, ma è riscontrabile in tutti i campi.<br />
Ciò crea sfiducia e, a volte, un senso di impotenza.<br />
Poi mi piacerebbe che ci fosse una scuola<br />
più severa: vorrei un paese in cui i politici non facessero<br />
leggi che impediscano la pubblicazione<br />
di tutti i voti; vorrei che i genitori non ricoressero<br />
al TAR perché non sono in grado di accettare<br />
un insuccesso scolastico dei propri figli; vorrei<br />
che ci fosse una progressione di carriera per gli<br />
insegnanti basata non solo sull’anzianità; vorrei<br />
che il sistema d’istruzione permetesse di sanzionare<br />
in modo più efficace il demerito dello studente<br />
(per il suo stesso bene).<br />
C: A farmi arrabbiare è proprio il contesto in<br />
cui viviamo così miseramente vile, improntato al<br />
carattere di mediocrità umana.<br />
Un prof. quadagna quanto merita?<br />
T: un buon insegnante sicuramente no.<br />
C: Non sono mai stata amante del vile denaro,<br />
anche se effettivamente oggi la situazione è difficile<br />
per noi. Diciamo che un bravo professore<br />
Anno II - Numero 6<br />
ondanomala_albertelli@yahoo.it<br />
non guadagna proprio, altri docenti, invece,<br />
hanno pure troppo.<br />
Se fosse presidente degli USA cosa farebbe?<br />
T: Promuoverei il dialogo tra le nazioni, rilancerei<br />
il ruolo dell’ONU, inaugurerei una nuova<br />
politica per l’ambiente e, infine, in politica<br />
interna, farei la riforma sanitaria che garantisca<br />
asistenza a tutti, indipendentemente dal reddito.<br />
C: Non vorrei mai esserlo, mi preoccuperebbe!<br />
in tal caso, comunque, mi piacerebbe<br />
immediatamente intervenire a favore dei Paesi<br />
poveri.<br />
Consiglierebbe ai suoi alunni lettere classiche?<br />
Lei come è arrivata a questa scelta?<br />
T: Ad ogni studente consiglierei di seguire,<br />
nella scelta della facoltà, le proprie aspirazioni e<br />
i propri interessi, quindi anche lettere classiche.<br />
Io ho incontrato un’ottima insegnante al liceo<br />
che mi ha fatto appassionare alla letteratura greca<br />
e latina.<br />
C: No mai! Non c’è scelta più inopinata<br />
oggi.Io ci sono arrivata in tempi migliori e non<br />
per calcolo impiegatizio. Semplicemente<br />
sembrava essere per me l’unica vera risposta.<br />
Il libro che tiene sul comodino.<br />
T: In questo momento ne ho molti. Sicuramente<br />
il libro che ho nel cuore è “Delitto e castigo”<br />
di Dostoevskij.<br />
C: Il Bel-Ami di Maupassant. È un meraviglioso<br />
ritratto di una società francese che sembra<br />
non essere troppo lontana dalla nostra. Un parvenu,<br />
che usa e getta le situazioni a suo vantaggio<br />
con intelligenza e con eleganza.<br />
Insegnerebbe 5 anni nella stessa classe?<br />
T: È il mio sogno seguire gli studenti dal IV<br />
ginnasio al III liceo.<br />
C: No, o i primi due o gli ultimi tre. Non penso<br />
di poter funzionare per cinque anni. Dopo i primi<br />
due anni i ragazzi devono chiudere il discorso<br />
con un docente ed essere in grado di aprirne<br />
uno nuovo con altre persone. Altrimenti si rischia<br />
l’appiattimento. È molto difficile che un<br />
insegnante riesca a funzionare per tutti e cinque<br />
gli anni, considerando che potrebbe esserci un<br />
logoramento del rapporto, un cambiamento<br />
della relazione docente-alunni che potrebbe non<br />
risultare proficuo, pensando alla diversa calibratura<br />
che ogni anno bisogna assumere con le<br />
diverse classi.<br />
Passerrebbe al liceo?<br />
T: Sì, ma senza abbandonare il ginnasio.<br />
C: Ho già insegnato al liceo e non lo ritengo<br />
più interessante.
<strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong><br />
www.ondanomalapilo.com ndanomal<br />
Prof.ssa Francesca Ferraioli<br />
Pale è una divinità rustica della mitologia romana,<br />
protettrice della terra e del bestiame,<br />
della quale abbiamo scarne informazioni. Eppure<br />
in questi giorni questo nume oscuro ed umile merita<br />
le luci della ribalta, perché il 21 aprile, giorno<br />
per noi legato alla data della fondazione di Roma,<br />
in origine veniva celebrata una festa proprio<br />
in suo onore, una festa di purificazione delle<br />
greggi, i Palilia, appunto. Si tratta di un rito agricolo<br />
antichissimo, antecedente la fondazione<br />
dell’Urbe, ma certamente ancora importante in<br />
epoca augustea, dato che Properzio ed Ovidio vi<br />
fanno riferimento nelle loro opere. 1<br />
Fu solo a partire dal 121 che si iniziò a festeggiare<br />
nella stessa data anche il giorno della<br />
nascita della città fatale, ovvero la festività di Romaia.<br />
Plutarco ci racconta che secondo la<br />
leggenda, narrata anche da Varrone, Romolo<br />
avrebbe infatti fondato la città di Roma il 21 aprile<br />
del 753 a.C. La fissazione al 21 aprile, riportata<br />
da Varrone, si deve ai calcoli astrologici del suo<br />
amico Lucio Taruzio 2 …<br />
Un po’ pedante finora eh? Si potrebbe quasi<br />
parlare di deformazione professionale, tuttavia<br />
c’è dell’altro: è stata troppo forte la tentazione di<br />
contrapporre dati tecnici al tono ambizioso preannunciato<br />
dal titolo (ma si può parlare della<br />
fondazione di Roma senza ricorrere a Tito Livio?).<br />
È un'impostazione dovuta ai miei maestri<br />
quella di mettermi al riparo dal rischio della retorica<br />
idealizzante. Sì, esiste per noi ancora questo<br />
rischio, esiste se pensiamo all’inizio di una storia<br />
grande, tremenda, quella della civiltà e della po-<br />
O A<br />
Il Natale di Roma, fra retorica e realtà<br />
"Ma ai Fati, io credo, era dovuta l’origine di sì grande città e l’inizio di un impero che fu il maggiore subito dopo la<br />
potenza degli dei" (Livio, Ab Urbe condita I, 4)<br />
Valeria Tiburzi<br />
Leggendo il noto quotidiano nazionale,<br />
La Repubblica, sono rimasta colpita da<br />
uno dei titoli presenti in prima pagina: “la<br />
generazione dei figli senza sonno”. Sei parole<br />
in grado di contenere dati allarmanti. I<br />
giovani di oggi infatti, oltre a dormire due<br />
ore di meno rispetto a due generazioni passate,<br />
hanno anche varcato il limite stabilito<br />
dagli studiosi: “Per un adolescente- dice il<br />
neurologo Parrino- otto ore di sonno sono<br />
il minimo indispensabile. Meglio sarebbe<br />
nove, perché è ancora in una fase di sviluppo<br />
fisico ed intellettuale”. La media europea<br />
invece è scesa al di sotto di questo minimo<br />
e secondo recenti ricerche i giovani<br />
dormono in media 7 ore e 45 minuti, insufficienti<br />
per garantire la protezione dai<br />
disturbi tipici della mancanza di riposo, che<br />
sono irritabilità, malinconia, bulimia, obesità,<br />
depressione e propensione a droghe e<br />
stimolanti. Inutile è tentare di recuperare il<br />
sonno la mattina dei weekend o con pisolini pomeridiani,<br />
poiché il nostro organismo non è progettato<br />
per riposare negli orari diurni. Secondo<br />
una ricerca condotta dal British Medical Journal<br />
tenza romana; sì, è un piccolo, emozionante rischio<br />
tanto più per noi, che possiamo agevolmente<br />
passeggiare sul Palatino (a proposito,<br />
c’è chi ravvisa una radice comune con il nome di<br />
Pale) oppure percorrere al Foro un tratto della<br />
via Sacra e riferire il giorno dopo a buon diritto<br />
Ibam forte via sacra… 3 A noi sarà capitato di passare<br />
nei pressi del luogo dove Cesare fu ucciso;<br />
frequentiamo una scuola a pochi passi dal cosiddetto<br />
Auditorium di Mecenate dove forse Virgilio<br />
ed Orazio si sono intrattenuti… Sì, forse sì.<br />
Allora torniamo con i piedi per terra, analizziamo<br />
la riuscita operazione di propaganda che ha trasformato<br />
gradualmente una festa di benedizione<br />
di pecore nella celebrazione di un evento di<br />
grandiosa immensità, come quello che risale a<br />
oltre settecento anni addietro (è Livio che parla e<br />
siamo a cavallo fra I secolo a.C. e I d.C.). In quest’ottica<br />
di reale o presunta scientificità è giusto<br />
anche ricordare che in epoca fascista, il regime<br />
Il sonno perduto dei ragazzi<br />
su un campione di 15-18enni francesi, inglesi, tedeschi<br />
e italiani, il 20% dei ragazzi manifesta<br />
sonnolenza durante il giorno, il 25% ha sintomi di<br />
insonnia e il 4% di insonnia conclamata. Anche a livelli<br />
meno gravi la mancanza di riposo in un adole-<br />
impose la celebrazione del 21 aprile per sostituire<br />
la festa sindacale del 1º maggio (!).<br />
È giusto, ma la conclusione è che, una volta<br />
smitizzata attraverso gli strumenti della conoscenza<br />
la leggenda a cui non credevano già gli<br />
antichi, aumenta, invece di diminuire, il fascino<br />
di una storia e di una città. In fondo, non sto<br />
affermando niente che non sia stato detto anche<br />
da Livio, a proposito dell’evento in questione:<br />
sorto da modesti inizi, tanto si accrebbe che già<br />
ormai è oppresso dalla propria grandezza... (Livio,<br />
Ab Urbe condita I, 1)<br />
NOTE<br />
1 Ovidio, Fasti. 4, 641; Properzio, 4, 1, 19.<br />
2 Plutarco,Vita di Romolo, 12, 2. Cfr. anche Cicerone,<br />
De Divinatione II , 46 -49.<br />
3 Orazio, Satire, I, 9<br />
scente impedisce la concentrazione, azzera<br />
la memoria breve, rallenta il pensiero<br />
creativo. Tutti sintomi che molti professori<br />
conoscono ogni mattina, quando vedono<br />
arrivare i ragazzi in classe, stanchi e<br />
svogliati.<br />
Le principali distrazioni che impediscono<br />
il sonno sono la televisione, il computer<br />
e il cellulare, strumenti costantemente<br />
presenti nella vita dei ragazzi di oggi. Il<br />
56% dei giovani guarda la televisione più<br />
di tre ore al giorno, il 94% utilizza il<br />
computer prima di andare a dormire,<br />
mentre solo l’1% di loro non ha il cellulare.<br />
Ciò provoca, oltre ai succitati disturbi per<br />
mancanza di sonno, anche un danno biologico:<br />
“Qualsiasi stimolo di luce bianca<br />
emanata dagli schermi uccide la melatonina<br />
e di conseguenza il sonno- aggiunge<br />
Parrino- e il sonno è un bisogno primario<br />
come mangiare e respirare, non si può cedere<br />
su questo. Abolire il cellulare o internet non<br />
si può ed è anche giusto lasciare una zona franca<br />
ai ragazzi, ma con un limite preciso: oltre un<br />
certo orario non si transige.”
Flavia Tiburzi V B<br />
C ’è silenzio, tutto tace…perfino i miei compagni,<br />
solitamente vivaci ed allegri, hanno<br />
perso la voglia di ridere e di scherzare dopo aver<br />
varcato quell’imponente cancello in ferro battuto.<br />
Difatti, il luogo in cui siamo entrati, non è un<br />
posto qualunque, è stato aperto al pubblico apposta<br />
per ricordare, per non dimenticare…sono le<br />
Fosse Ardeatine.<br />
Sono sicura che tutti conoscano il significato,<br />
la tristezza che portano queste due parole. L’eccidio<br />
delle Fosse Ardeatine è, infatti, il massacro<br />
compiuto a Roma dalle truppe di occupazione<br />
della Germania nazista il 24 marzo 1944, ai<br />
danni di ben 335 civili e militari italiani. Tale<br />
carneficina fu un atto di rappresaglia in seguito a<br />
un attacco partigiano contro le truppe germaniche<br />
avvenuto il giorno prima in via Rasella. Questa<br />
zona, che era in antichità una cava di pozzolana<br />
situata nei pressi della via Ardeatina, scelta come<br />
luogo della barbara esecuzione e per occultare<br />
i cadaveri, è diventata un monumento a<br />
ricordo dei fatti, oggi visitabile gratuitamente.<br />
Così il 4 Marzo è stata organizzata da Padre<br />
Ortenzio un’uscita culturale alle Fosse Ardeatine<br />
per la mia classe, il VB. Siamo entrati in un cortile<br />
spazioso e il silenzio che ci ha accolti sembrava<br />
quasi irreale. Mi è sembrato come se il tempo<br />
si fosse fermato e credo che la stessa sensazione<br />
l’abbiano provata anche i miei compagni, che,<br />
improvvisamente, hanno perso la parola: l’unico<br />
rumore che si udiva era quello della ghiaia sotto<br />
i nostri piedi.<br />
Attraversato il cortile, ci siamo diretti verso<br />
un lungo corridoio in pietra che conduceva al luogo<br />
dell’eccidio. Mentre lo percorrevo, mi è subito<br />
venuto in mente che, circa 65 anni fa, stavano<br />
calpestando lo stesso terreno 335 persone,<br />
impaurite, spintonate da militari armati, certe<br />
che quelli sarebbero stati i loro ultimi passi. Questa<br />
consapevolezza ha provocato in me tristezza<br />
e angoscia, sentimenti che si sono rafforzati<br />
all’arrivo e alla vista del luogo del massacro. Ci<br />
aspettavamo di vedere un luogo ampio, imponente,<br />
del tutto diverso da quello che poi è in<br />
realtà: una specie di grotta, non molto larga con<br />
il soffitto piuttosto basso. L’immagine di centinaia<br />
di corpi, accatastati in malo modo l’uno<br />
sull’altro, mi è venuta subito alla mente. La vista<br />
O A<br />
ndanomal<br />
“…Allora è qui che li hanno ammazzati”<br />
…e fra loro c'era anche <strong>Pilo</strong> <strong>Albertelli</strong><br />
della caverna deve aver suscitato qualcosa anche<br />
nell’animo dei miei amici, poiché siamo rimasti<br />
tutti quanti, per circa cinque minuti, a fissare il<br />
vuoto di quell’antro, capaci di dire solo frasi banali,<br />
per spezzare quell’innaturale silenzio, del<br />
tipo: “Allora è qui che li hanno ammazzati…”<br />
Dalla grotta della strage un altro corridoio ci<br />
ha condotti in un’enorme stanza contenente le<br />
335 tombe delle vittime: lastre con su scritto il<br />
nome, cognome, età e mestiere di tutti i morti.<br />
Anzi no, non di tutti. Dodici lapidi portano incisa<br />
una terribile scritta, una parola che è rimasta<br />
impressa nella mente di tutti noi: “IGNOTO”. Difatti,se<br />
ci si pensa, è una cosa agghiacciante non<br />
essere riconosciuti da morti, non avere nessun<br />
parente che piange sulla tua tomba, che ti ricorda,<br />
che ti porta dei fiori…Durante la visita<br />
dei sepolcri, abbiamo trovato anche la lapide di<br />
<strong>Pilo</strong> <strong>Albertelli</strong>, professore di Storia e Filosofia<br />
che ha dato il nome alla nostra scuola, nella quale<br />
insegnava (allora chiamata Liceo Classico Regio<br />
"Umberto I"). Forse in pochi conoscono la<br />
sua storia: non fu un comune professore, un uomo<br />
qualunque. Infatti, per la sua attività antifascista<br />
tra gli studenti fu arrestato nel 1928 e<br />
condannato a cinque anni di confino. In seguito,<br />
oltre a collaborare attivamente con movimenti<br />
politici antifascisti, quali “Giustizia e Libertà” e il<br />
“Corpo volontari della libertà”, fu tra i fondatori<br />
del Partito d’Azione. Arrestato nuovamente a Roma<br />
il 1° marzo 1943 e, portato nella Pensione<br />
Oltremare, covo in Via Tasso della famigerata<br />
Banda Kock, fu sottoposto a sevizie tali da<br />
fiaccarne il corpo ma non lo spirito. Inutile il<br />
tentativo di fargli confessare l'identità dei suoi<br />
compagni di lotta antifascista, nonostante le<br />
torture ricevute furono tali da rendergli il volto<br />
tumefatto e quasi irriconoscibile, il corpo straziato<br />
e le costole spezzate, tanto che il trenta-<br />
Anno II - Numero 6<br />
ondanomala_albertelli@yahoo.it<br />
settenne filosofo provò per due volte il suicidio. Il<br />
20 marzo fu quindi trasferito nel carcere romano<br />
di Regina Coeli e il 24 marzo 1944 fu trucidato assieme<br />
agli altri 334 civili, meritandosi nel 1947 la<br />
medaglia d'oro al valor militare.<br />
Finito di leggere tutte le iscrizioni, siamo usciti<br />
all’aperto ed un ventata d’aria ci ha colti in pieno<br />
volto. Il tempo ha ripreso a scorrere. Piano piano,<br />
una volta fuori dal complesso, i sorrisi sono rifioriti<br />
sulle nostre labbra e abbiamo ripreso a<br />
scherzare come normali ragazzi di sedici anni,<br />
pur non dimenticando ciò che avevamo visitato.<br />
Infatti, le emozioni provate durante la visita alle<br />
Fosse Ardeatine, sono riemerse il giorno seguente<br />
a scuola parlando con un insegnante. In<br />
particolare mi ha colpito la frase detta da un mio<br />
compagno al professore:” Mi sono sentito molto<br />
strano, triste, ho provato perfino un senso di<br />
oppressione, vedendo tutte quelle tombe…” e la<br />
risposta:” E’ normale. Quel luogo è stato costruito<br />
apposta per far ricordare, per non dimenticare<br />
fino a che punto possa arrivare la spietatezza<br />
umana.”<br />
Promemoria sulla<br />
Resistenza<br />
Francesco Massimo II A<br />
Ogni anno la festa di liberazione è sempre<br />
diversa. Ogni primavera essa genera<br />
un’atmosfera particolare, che capta, si carica di<br />
significati contingenti, legati ad avvenimenti,<br />
prese di posizione sempre nuovi, quelli che tra<br />
un anno e l’altro precedono questa discussa celebrazione.<br />
Ma ogni anno che passa parteciparvi<br />
acquista sempre maggior significato. Gli<br />
attacchi diretti che vengono continuamente<br />
inflitti alla memoria dei caduti della resistenza<br />
da parte di qualche canaglia ex-post-neo-fascista,<br />
in realtà sono quelli più velleitari. I più pericolosi<br />
sono le insinuazioni, subdoli attacchi<br />
indiretti, compiuti da qualche bocca ipocrita<br />
che pretende di riscrivere la storia. La storia,<br />
cruciale, di quegli anni ci ha insegnato che chi<br />
era dalla parte giusta, la parte migliore dell’Italia,<br />
erano i partigiani, i militari, i civili, gli ecclesiastici<br />
che sono stati semplicemente un<br />
esempio di coerenza, che non va mitizzato, ma<br />
semplicemente appreso. Ma se vogliamo che il<br />
ricordo e l’esempio della resistenza non vengano<br />
accantonati, che non muoiano, dobbiamo<br />
ogni giorno fare una scelta di parte. Non possiamo<br />
rimanere nell’ambiguità e lasciarci trascinare<br />
dalle paure. Essere in piazza il 24 pomeriggio<br />
a via Tasso e il 25 mattina a Porta San<br />
Paolo sarebbe stato un buon inizio.
<strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong><br />
www.ondanomalapilo.com ndanomal<br />
O A<br />
Intervista a Guido <strong>Albertelli</strong><br />
L'Esquilino commemora la Liberazione<br />
a cura di Armando Pitocco<br />
Il pomeriggio del 24 aprile, per le vie<br />
dell'Esquilino bandiere dell'Italia, dell'Europa, della<br />
Pace, hanno sfilato per rendere onore agli eroi della<br />
Resistenza, ai partigiani che morirono per liberarci<br />
dalla barbarie del nazisfascismo. Il corteo, formato<br />
da ex-partigiani dell'ANPI, professori, studenti, dal<br />
comitato "Esquilino 25 <strong>Aprile</strong>", ha visitato i luoghi<br />
della memoria del quariere, accompagnati da musica<br />
(tra cui quella di due abili musici zingari) e poesie.<br />
Come il Museo Storico della Liberazione, via Tasso<br />
145, (di cui consigliamo caldamente la visita, che è<br />
tra l'altro gratuita), dove durante la guerra le SS<br />
imprigionarono e torturano selvaggiamente molti<br />
Lei, figlio di <strong>Pilo</strong> <strong>Albertelli</strong>, come vive la festa<br />
di Liberazione?<br />
Come una festa... con malinconia.<br />
Suo padre militava all'interno di Giustizia e<br />
Libertà, un movimento che ebbe grande<br />
importanza all'interno della Resistenza al nazifascismo,<br />
ma che, dopo la seconda guerra<br />
mondiale, non riuscì a mantenere un seguito<br />
duraturo. Cos'è stato Giustizia e Libertà e cosa<br />
ha rappresentato nell'ambito della Resistenza?<br />
Giustizia e Libertà fu un movimento antifascista<br />
fondato a Parigi nel 1929 da esuli italiani, tra i<br />
quali emerge il nome di Carlo Rosselli, poi assassinato<br />
(giugno 1937, Bagnoles-de-l'Orne) da miliziani<br />
fascisti. Il movimento riscosse grande<br />
successo a Parigi dove cominciò a promuovere<br />
proteste e manifestazioni contro la dittatura<br />
mussoliniana. In Italia, invece, molti dei suoi<br />
membri furono perseguitati, messi in carcere e al<br />
confino. GL partecipò anche alla guerra civile in<br />
Spagna, contro i franchisti, e, durante il secondo<br />
conflitto mondiale, ebbe un ruolo molto<br />
importante nella lotta di Resistenza in Italia. E'<br />
necessario ricordare anche la figura di Ferruccio<br />
Parri, uomo laico, onestissimo, che divenne uno<br />
dei principali capi partigiani e, nel '45, Presidente<br />
del Consiglio.<br />
Da Giustizia e Libertà e da altre forze antifasciste<br />
non-comuniste nacque il Partito D'Azione,<br />
uno dei principali partiti del CLN (Comitato di Liberazione<br />
Nazionale) che però, pochi anni dopo<br />
la conclusione della guerra, si dissolse, dividendosi<br />
tra socialisti, socialdemocratici e repubblicani.<br />
Le idee a cui si richiamava il movimento<br />
sono tuttavia ancor ben vive. Giustizia e Libertà<br />
si ispirava al liberalsocialismo, che si pone<br />
come alternativa al marxismo e al liberalcapitalismo.<br />
Questo pensiero è rimasto pressoché<br />
immutato negli anni e, soprattutto in seguito al<br />
crollo del blocco “comunista” e al fallimento del<br />
partigiani e oppositori; o l'Istituto tecnico Galilei,<br />
dove sta il busto di Franco Bruni, morto a 18 anni,<br />
sul Monte Tancia, vicino Poggio Mirteto; o in via<br />
Conte Verde 51 alla lapide di Giorgio Giorni ,<br />
militante del Partito d'Azione, trucidato a 23 anni<br />
alle Fosse Ardeatine; o in via Ugo Foscolo 24 alla<br />
targa di Eusebio Troiani, comandante di Bandiera<br />
Rossa, torturato alla pensione Oltremare e poi<br />
anch'egli ucciso alle Fosse Ardeatine.<br />
A piazza Vittorio le parole di Guido <strong>Albertelli</strong>,<br />
figlio di <strong>Pilo</strong> <strong>Albertelli</strong>, il professore di storia e<br />
filosofia morto partigiano a cui è dedicata la nostra<br />
scuola, hanno concluso la manifestazione. Abbiamo<br />
avuto l'onore di intervistarlo per voi.<br />
Targa dedicata a <strong>Pilo</strong> <strong>Albertelli</strong>, sulla casa dove visse, in<br />
via Sambucuccio d'Alando, vicino piazza Bologna<br />
capitalismo, ha assunto sempre una maggiore<br />
importanza, rappresentando l'unica opzione valida<br />
all'ormai dilagante populismo di destra.<br />
Attualmente la politica italiana ha uno strano<br />
rapporto con il 25 <strong>Aprile</strong>: nessuno dei partiti<br />
in Parlamento richiama, nel proprio nome,<br />
uno dei partiti della Resistenza, e Berlusconi<br />
ha dichiarato che parteciperà alla celebrazione<br />
della festa di Liberazione, sebbene siano, lui<br />
e i suoi alleati, tradizionalmente estranei, se<br />
non ostili, ai valori di questo giorno.<br />
Io sostengo che gli ideali politici possono vivere,<br />
e vivono, anche senza una struttura politica,<br />
quale può essere un partito, che li sostenga. Perciò<br />
penso che, nonostante tutto, i valori della Resistenza<br />
e della Costituzione non potranno essere<br />
cancellati, non moriranno, perché oramai sono<br />
saldamente radicati nei cuori delle persone. Ho fede<br />
nel popolo italiano! Certamente però ci sono<br />
dei pericoli, dei “nemici”, questi sono il capitalismo<br />
senza regole, il consumismo, che rovinano i<br />
cuori e portano la crisi. L'individuo, se perde i valori,<br />
se perde la memoria, diventa null'altro che un<br />
animale domestico.<br />
Ci troviamo a piazza Vittorio, centro di un<br />
quartiere multietnico. A Roma, in Italia, ci sono<br />
sempre più immigrati, ma l'integrazione rimane<br />
difficile, lo Stato la ostacola e sono cresciuti<br />
gli episodi di razzismo. Proprio qui dietro,<br />
a via Conte Verde, lo scorso febbraio alcuni<br />
ragazzi italiani cercarono di bruciare un<br />
ragazzo bengalese di 17 anni con una bomboletta<br />
spray e un accendino. Lei ha l'impressione<br />
che l'Italia stia ritornando ad essere uno<br />
Stato razzista?<br />
No, il razzismo non è un sentimento condiviso<br />
nella nostra società, si nota una certa diffusione solamente<br />
in alcune frange giovanili. Questo razzismo<br />
è causato dall'ignoranza di alcuni, dal fatto<br />
che non comprendono l'importanza del valore<br />
della solidarietà. Riguardo il “problema” degli<br />
immigrati, io vi dico “apriamo le braccia!”, accogliamoli,<br />
condividiamo i loro problemi, le loro difficoltà<br />
e sofferenze. Perché loro sono uguali a noi e,<br />
un giorno, conteranno molto in Italia. Mio nipote<br />
frequenta la quarta elementare e ha<br />
molti compagni figli di immigrati. Crescono<br />
insieme e fanno amicizia, molto presto figli di<br />
italiani e figli di immigrati saranno come<br />
fratelli. Quindi questo razzismo è del tutto assurdo<br />
ed è nostro compito difenderci dalla<br />
violenza. Dobbiamo lottare uniti contro<br />
l'intolleranza, seguendo però i principi della<br />
nonviolenza.<br />
<strong>Pilo</strong> <strong>Albertelli</strong> combatté per la giustizia e<br />
per la libertà, ma di certo era conscio del<br />
rischio che correva e della sofferenza che<br />
la sua morte avrebbe portato alla sua famiglia.<br />
Lei, da piccolo, non ha mai provato<br />
alcun risentimento nei confronti di<br />
suo padre per il dolore che le procurò il<br />
suo sacrificio?<br />
Seguire la virtù è un dovere, un dovere al<br />
quale bisogna sacrificarsi interamente.<br />
Quando i fascisti della banda Koch presero<br />
mio padre, lo portarono a via Tasso dove lo<br />
torturarono con estrema crudeltà. Egli tuttavia<br />
si ostinò a non parlare e, per persuaderlo,<br />
minacciarono di andare a prendere sua moglie<br />
e i suoi figli. Fu in quel momento che<br />
tentò di buttarsi dalla finestra, per suicidarsi,<br />
per difenderci. Lo recuperarono per miracolo.<br />
Quando prese la via della Resistenza aveva<br />
perciò ben chiaro quanto ciò gli sarebbe costato.<br />
Ma posso dirvi che, in tutta la vita, io e<br />
mio fratello non abbiamo mai odiato nessuno.<br />
In queste settimane il Presidente degli<br />
Usa ha dichiarato che i torturatori della<br />
Cia non verranno processati. E per<br />
quanto riguarda l'Italia, il nostro paese<br />
non ha ancora una legge sul crimine della<br />
tortura. Che opinione ha in merito?<br />
Non è questione di processi e di provvedimenti<br />
legali, perché la tortura va al di là di<br />
tutto ciò.<br />
Già esiste la vera punizione, più severa di<br />
qualsiasi legge: i torturatori vivranno fino alla<br />
morte notti insonni e i loro figli si vergogneranno<br />
per tutta la vita.
Armando Pitocco<br />
“L'Italia è in guerra”? Suona assurdo.<br />
Quando alla mattina ci svegliamo,<br />
certo non troviamo l'invasore che<br />
sbuca da dietro l'angolo, un<br />
carrarmato che disintegra la nostra<br />
scuola, delle bombe che ci piovono<br />
addosso, delle mine che ci amputano i<br />
piedi. Eppure, nonostante ogni apparenza,<br />
se in alcuni posti del mondo<br />
succedono queste cose, se c'è la<br />
guerra, il nostro Paese ne è direttamente<br />
responsabile. Vorrei mostrarvi<br />
qui le briciole di una verità nascosta<br />
che il lavoro da formica operaia, continuo<br />
e meticoloso, di alcuni giornalisti<br />
di pace ha portato alla luce. 1<br />
Quest'anno l'industria bellica italiana<br />
ha raggiunto risultati eccezionali!<br />
Mentre il mondo crolla nella crisi più<br />
nera il commercio delle armi nel nostro<br />
paese ha raggiunto un volume<br />
d'affari di € 4,2 miliardi di nel 2008,<br />
con un aumento ben del 220% rispetto al 2007<br />
(quand'era di € 1,3 miliardi). A regolare l'esportazione<br />
delle armi è la legge 185/90, che per le nostre<br />
buone coscenze vieta la vendita di armi a paesi<br />
in guerra o che violano i diritti umani. Ciononostante<br />
tra i nostri partner commerciali annoveriamo<br />
alcuni nobili governi quali quelli della<br />
Turchia, della Cina, del Pakistan, dell'India e di<br />
Israele (tutti in guerra e/o condannati da Amnesty<br />
International). Come mai il governo italiano<br />
può autorizzare queste esportazioni? Semplice,<br />
perché chi è idoneo o meno a ricevere armi lo decidono<br />
organi dell'UE e dell'ONU, e non organizzazioni<br />
neutrali e indipendenti quale può essere<br />
appunto Amnesty. Ma non abbiamo detto<br />
dell'Africa. Siamo così buoni, che al continente<br />
più povero del mondo (che se sta così è per buona<br />
parte causa delle guerre) vendiamo armi per €<br />
268,5 milioni. La Libia è in testa alla classifica (sì<br />
proprio la Libia dell'amico Gheddafi, di cui abbiamo<br />
visto le carceri-lager dove vengono torturati i<br />
migranti nel documentario di Andrea Segre e<br />
Dagmawi Yimer “Come un uomo sulla terra”). Ma<br />
ci sono anche il Kenya (dove da anni c'è una<br />
guerra civile latente; Peacereporter racconta che<br />
recentemente squadroni della morte controllati<br />
dai servizi segreti keniani avrebbero<br />
ucciso 300-500 membri di una certa<br />
setta dei Mungiki), o la Nigeria (praticamente<br />
in guerra con il Mend, il movimento<br />
per l'emancipazione del delta del<br />
Niger; a marzo almeno 45 persone sono<br />
morte per questo conflitto).<br />
Ma l'Italia già da sola è un ottimo<br />
cliente per Finmeccanica (il mega<br />
gruppo di aziende attive nella “difesa” e<br />
nell'areospazio, che raccoglie quasi tutte<br />
le industrie belliche italiane e non solo;<br />
lo Stato detiene il 36% delle azioni,<br />
maggioranza relativa, il resto è di privati).<br />
Il governo ha da poco stanziato €<br />
13 miliardi (un miliardo in più di quanto<br />
Maroni ha detto che serve per ricostrui-<br />
O A<br />
ndanomal<br />
All'armi<br />
L'italia sempre più in guerra<br />
re l'Abruzzo) per comprare 131 caccia-bombardiere<br />
F-35 ad Alenia Aeronautica (azienda del<br />
gruppo Finmeccanica), la quale li produrrà nello<br />
stabilimento di Cameri (Novara). Gli F-35 nascono<br />
da un programma di riarmo internazionale, il<br />
Joint Strike Fighter, lanciato dagli Usa negli anni<br />
'90 (a cui l'Italia ha aderito nel '96 con il governo<br />
Prodi I). Questi aerei sono armi micidiali, capaci<br />
di trasportare anche bombe nucleari, descritte dagli<br />
esperti come ottime per missioni all'estero<br />
per le loro caratteristiche (per la “difesa” sono<br />
già stati spesi € 7 miliardi per 121 più “adatti” Eurofighter).<br />
Insomma, servono per fare la guerra. Il<br />
provvedimento è già stato approvato, è bastato il<br />
voto favorevole delle commissioni di difesa di Camera<br />
e Senato (tutti favoreli, Pd non ha votato,<br />
nessun contrario), non c'è bisogno di alcun esame<br />
in aula.<br />
Ma non finisce qui! Anche in Afghanistan l'Italia<br />
intensifica il suo impegno “umanitario” (!). A<br />
novembre sono stati spediti 4 cacciabombardieri<br />
Tornado (ci costano € 4 milioni in tutto al mese<br />
per tenerli in guerra), inizialmente con la giustificazione<br />
che faranno solo ricognizione (come se<br />
non fosse in guerra il soldato che va a cercare la<br />
posizione dei nemici per permettere gli<br />
attacchi!). Ma poi, con la rimozione a dicembre di<br />
tutti i caveat (cioè i “limiti” di operatività imposti<br />
Anno II - Numero 6<br />
ondanomala_albertelli@yahoo.it<br />
alle truppe italiane), ora il nostro esercito in<br />
Afghanistan può tranquillamente partecipare<br />
alle azioni di attacco (cosa che per altro<br />
già faceva da anni, come ha confessato<br />
La Russa ormai l'estate scorsa), e gli aerei<br />
possono quindi anche bombardare<br />
(ed è noto che hanno già avuto<br />
l'occasione di sparare con i doppi<br />
cannoni mitragliatori). Infine a febbraio<br />
il Parlamento ha rifinanziato le missioni<br />
all'estero, al Senato con l'unanimità,<br />
alla Camera con due contrari e<br />
quattro astenuti. Le spese per le missioni<br />
all'estero sono passate dai € 29<br />
milioni al mese del 2008 ai € 40 milioni<br />
di quest'anno. Con quest'andamento<br />
nel <strong>2009</strong> si spenderanno € 484<br />
milioni, 147 in più dell'altr'anno. Questo<br />
perché in Afghanistan oltre ad<br />
arrivare i Tornado, il contingente è<br />
stato portato da 2300 a 2500 unità, e<br />
forse si supereranno i 3000 soldati.<br />
Insomma, è tempo di crisi, e per<br />
questo si investe nelle armi (coi nostri<br />
soldi ovviamente...). Gli Usa è da tempo che sono<br />
diventati “un'economia di guerra”, e anche a inizio<br />
'900 e negli anni '40 l'industria bellica si è rivelata<br />
fondamentale per rilanciare l'economia.<br />
Peccato che allora ogni volta seguì una guerra<br />
mondiale. E oggi invece? Chi lo andrà a spiegare<br />
ai parenti delle migliaia di vittime delle guerre<br />
moderne, ai feriti mutilati, ai bambini senza<br />
gambe, “che tutto è capitato solo perché l'industria<br />
aumenti il fatturato”?. 2<br />
Ma nonostante la catastrofe, qualcosa si muove.<br />
Il 2 ottobre <strong>2009</strong>, in Nuova Zelanda, partirà la<br />
prima Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza<br />
(aderiscono tantissime organizzazioni, come<br />
Amnesty International, Emergency, e grandi<br />
personalità, come Rigoberta Menchù, Art<br />
Garfunkel, Dario Fo). Dall'11 al 13 Novembre sarà<br />
a Roma. Io direi che possiamo sostenerla, con €<br />
3 finanziamo “1 km” di marcia 3 (mondosenzaguerre.org/sostieni).<br />
NOTE<br />
1 Le fonti di questo articolo sono alcuni<br />
giornali poco noti, ma specializzati in storie che<br />
non fanno notizia, e per quanto riguarda la<br />
guerra nel mondo e gli affari esteri, di certo sono<br />
tra i più completi. Inoltre fanno un incredibile<br />
lavoro di analisi e “decodificazione”<br />
del linguaggio oscuro di certe leggi e di<br />
certi fatti che pur molto ci riguardano.<br />
Eccoli:<br />
Peacereporter.net – Peacelink.it – Nigrizia.it<br />
– Disarmo.org – Banchearmate.it<br />
– OsservatorioIraq.it – Medlinknet.org –<br />
FortressEurope.blogspot.com – Nenasili.cz/it<br />
(La forza della Nonviolenza) –<br />
AltraEconomia.it – MondoSenza-<br />
Guerre.org<br />
2 Dalla canzone “Perché una guerra”, di<br />
Fausto Amodei, liberamente scaricabile<br />
da ildeposito.org<br />
3 Vai su mondosenzaguerre.org/sostieni.<br />
Per sapere di più della marcia mondiale<br />
visita TheWorldMarch.org
<strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong><br />
www.ondanomalapilo.com ndanomal<br />
Quando arte<br />
significa «estro<br />
Futurista»<br />
La mostra alle Scuderie del<br />
Quirinale<br />
Giorgia Fanari<br />
Forse i futuristi, che nel loro manifesto predicavano<br />
la distruzione di musei e biblioteche,<br />
sarebbero rimasti stupiti nel vedere le loro<br />
opere esposte in un galleria della Capitale.<br />
Eppure anche chi, come me, non è assolutamente<br />
tipo da mostra non potrà fare a meno di<br />
apprezzare e ringraziare chi ha fatto sì che opere<br />
famosissime e disperse in ogni angolo del<br />
mondo fossero esposte in dieci sale.<br />
Difficile annoiarsi davanti a opere del genere:<br />
il futurismo è riuscito a coinvolgermi nel<br />
profondo. Non è facile spiegarlo, forse perché<br />
ho capito solo dopo un po’ che non si può<br />
comprendere fino in fondo un’opera, se non si<br />
sente davvero propria. È così che è successo a<br />
me davanti a delle tele, da cui proprio non mi<br />
volevo staccare, delle quali mi sentivo il<br />
soggetto e il pittore, insieme. Si comprende come<br />
sia impossibile raccontare un’arte che ha<br />
cercato di tradurre il movimento della realtà,<br />
se si pensa agli anni in cui è sbocciato. All’inizio<br />
del ‘900, in un periodo storico in cui tutto è dinamismo,<br />
i fratelli Wright costruivano il primo<br />
aereo, la radio di Marconi trovava il suo posto<br />
nelle case e per le strade si vedevano le prime<br />
automobili.<br />
La mostra, fino al 24 maggio alle Scuderie<br />
del Quirinale, è stata organizzata nel centenario<br />
del Manifesto pubblicato da Filippo Tommaso<br />
Marinetti il 20 febbraio 1909, si propone di<br />
testimoniare il ruolo storico e internazionale<br />
del futurismo.<br />
Non sono un’esperta d’arte, eppure cercare<br />
di rapportarmi alle tele di Balla, Boccioni,<br />
Carrà, Severini, mi ha lasciato qualcosa. Fosse<br />
anche solo l’emozione suscitata dall’esaltazione<br />
del colore e del movimento in Delaunay e<br />
Metzinger, oppure il coinvolgimento totale di<br />
fronte a “i funerali dell’anarchico Galli” di Carrà.<br />
Non pretendo certo di mettermi a dibattere<br />
sull’antifemminismo o sull’inneggiamento alla<br />
guerra del futurismo, ma il mio intento è quello<br />
di spronare anche coloro che non approvano il<br />
futurismo dal punto di vista politico ad<br />
apprezzarlo e a rivalutarlo quantomeno dal<br />
punto di vista artistico. O almeno ad apprezzare<br />
il coraggio e l’audacia, elementi essenziale<br />
della loro poesia.<br />
O A<br />
Il colore viola<br />
Steven Spielberg<br />
Giulia Gazzelloni IV C<br />
Georgia, primi anni del ‘900, una società ancora<br />
razzista e maschilista. Qui cresce Celie,<br />
una ragazza nera, violentata più volte dal patrigno,<br />
da cui ha due figli che però le vengono<br />
strappati subito dopo la nascita. Sarà costretta a<br />
sposarsi giovanissima con un uomo del quale<br />
non conoscerà mai nemmeno<br />
il nome; l’unico appellativo<br />
con cui lo chiamerà sarà<br />
sempre e solo “Mr”. Celie vivrà<br />
a casa con sua sorella minore,<br />
Nettie, la sua unica<br />
consolazione e l’unica persona<br />
che ha mai amato e da cui<br />
è mai stata amata; tuttavia,<br />
questa consolazione dura<br />
poco, poiché Nettie viene<br />
allontanata bruscamente da<br />
Mr. Promette a Celie di scriverle,<br />
ma quest’ultima non riceverà<br />
mai sue notizie.<br />
Gli anni passano e Celie stringe amicizia con<br />
una nuova amante del marito, Shug, una<br />
cantante blues sfacciata e indipendente. Shug<br />
viene reputata da tutti una donnaccia, una poco<br />
di buono, poiché sceglie di non sposarsi pur<br />
avendo figli. Il comportamento e il carattere di<br />
Shug aprono gli occhi a Celie e capisce che Mr<br />
non ha il diritto di trattarla così, e, dopo aver trovato<br />
mucchi di lettere di Nettie, si rende conto<br />
che esiste un vasto mondo al di fuori della casa<br />
Luca Davoli<br />
C ’era tutta un industria di film western a<br />
Hollywood negli anni ’50, un genere del cinema<br />
nordamericano di carattere quasi epico, tipicamente<br />
autoctono, quando ancora il cowboy<br />
era visto come un avventuriere e un pistolero,<br />
con due pistole nel cinturone, la camicia a<br />
frange e gli stivali puliti. I cowboy cattivi con il<br />
cappello nero e quelli buoni con il cappello<br />
bianco. Poi la trilogia del dollaro di Sergio Leone<br />
(Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro<br />
in più, Il buono, il brutto, il cattivo) apre il genere<br />
western ad una nuova drammaticità e raffinatezza<br />
più europee e traccia così una nuova guida.<br />
Nasce lo “spaghetti western”, targato italiano,<br />
e il cowboy diventa un fuorilegge brutto e<br />
sporco: Leone riempie di grasso le facce dei<br />
suoi attori e di polvere i loro vestiti.<br />
Nel 1968 C’era una volta il West segna probabilmente<br />
l’apice della stagione d’oro del western:<br />
gli ultimi uomini rudi muoiono con dignità,<br />
la ferrovia avanza dal atlantico fino al pacifico<br />
e con essa anche il progresso. Sparisce un<br />
mondo, seppellito sotto la corruzione del capitalismo:<br />
non c’è, e mai più ci sarà, un west da<br />
raccontare.<br />
Il signor Morton, che costruisce la ferrovia, dilaniato<br />
dalla tubercolosi, corre sul suo treno<br />
attraverso il deserto, sognando il mare occi-<br />
FILM<br />
di Mr. Viene a sapere che Nettie fa la missionaria<br />
in un villaggio africano, e che con lei ci sono<br />
anche i suoi figli. Questa notizia le dà una nuova<br />
speranza e trova finalmente il coraggio per<br />
andarsene dalla casa di Mr., che resta solo e<br />
abbandonato da tutti. Alla fine, Mr. si farà perdonare,<br />
pagando le tasse per il rientro in America<br />
di Nettie e dei figli di Celie.<br />
La pellicola tratta tematiche sociali molto<br />
importanti e rende molto bene la sofferenza di<br />
questa ragazza che è stata praticamente<br />
“venduta” dal padre e<br />
destinata a una vita che non ha<br />
scelto lei. Uno dei temi principali<br />
di questo film è appunto la<br />
presa di coscienza di Celie della<br />
sua libertà e alla sua indipendenza,<br />
tuttavia, è posta davanti<br />
a una scelta: vedendo le<br />
sofferenze di tutte le donne<br />
emancipate che conosce (sia in<br />
quanto persone di colore, sia in<br />
quanto donne), si chiede se<br />
valga la pena di far valere i suoi<br />
diritti con Mr., se quando sarà uscita dalla sua<br />
ombra dovrà combattere per il colore della sua<br />
pelle. Questo film ci fa capire che ci sono molti<br />
motivi per cui una persona può essere giudicata<br />
e discriminata: i primi a cui pensiamo sono<br />
ovviamente la religione e il colore della pelle. “il<br />
colore viola”, però, ci mostra che anche tra le<br />
persone che sono vittime di discriminazioni ci<br />
sono dei gruppi di persone che sono discriminate<br />
a loro volta, e in un certo senso sottolinea<br />
l’assurdità di queste situazioni.<br />
C'era una volta il West<br />
dentale. Al suo servizio c’è Jack (Henry Fonda)<br />
uno spietato sicario dal cappello nero che uccide<br />
McBain e i suoi figli, un pioniere irlandese, lasciando<br />
vedova Geal (Claudia Cardinale). Arriva<br />
allora “dal passato” “Armonica” (Jason Robards),<br />
uno sconosciuto dal cappello bianco: da<br />
solo, scende dal treno, nel deserto tre uomini lo<br />
aspettano; questa è la scena che apre il film.<br />
Grande la fotografia (Tonino Delli Colli), sublime<br />
la musica (Ennio Morricone), la regia non si<br />
commenta neanche. C’era una volta il West è il<br />
perfetto esempio di come la rappresentazione<br />
ci offra una realtà più vera tanto più questa è<br />
alterata dal carattere romanzesco della rappresentazione,<br />
raccontando meglio del verismo.<br />
Oltre a chiudere l’epopea dello “spaghetti western”,<br />
questo film inaugura un nuovo stile raramente<br />
riprodotto.
MUSICA<br />
Heaven and Hell<br />
Black Sabbath<br />
Lorenzo Raffio<br />
Primo album, datato 1980, della leggendaria<br />
band di Birmingham dopo la dipartita<br />
di Ozzy Osbourne, al termine di un intero decennio<br />
di successi. Il colpo sembra duro da<br />
sopportare, e già negli anni precedenti il<br />
gruppo ha risentito di un percettibile calo di<br />
creatività, aggravato dalla prepotente affermazione<br />
della New Wave Of British Heavy Metal e<br />
dalla conseguente perdita di attrattiva da<br />
parte del pubblico per le sonorità hard-rock<br />
più tradizionali. Tuttavia Iommi & Co., dando il<br />
benvenuto al nuovo cantante, l'emergente<br />
Ronnie James Dio (americano, proveniente dai<br />
Rainbow di Ritchie Blackmore), producono un<br />
disco di inatteso impatto: un vero capolavoro<br />
dell'heavy-metal, che nulla ha da invidiare ai<br />
classici dell'era Ozzy.<br />
I cambiamenti rispetto al sound dei tempi<br />
passati sono notevoli: i Sabs si adeguano alla<br />
potente e melodica voce di Dio con riff di chitarra<br />
più snelli e veloci (che mettono finalmente<br />
in evidenza il talento di Tony Iommi)<br />
e ritmi più rapidi e meno cadenzati e ripetitivi.<br />
Si passa insomma ad un heavy-metal maturo,<br />
meno "grezzo", con un utilizzo molto più cospicuo<br />
e consapevole dei sintetizzatori (viene<br />
per l'occasione reclutato nella band un tastierista<br />
fisso, Geoff Nicholls, che darà da quel momento<br />
in poi un apporto notevole al lavoro del<br />
gruppo anche al livello compositivo). Dio introduce<br />
temi esoterici e fantasy nei testi, facendone<br />
il motivo portante del disco (se anche<br />
all'epoca di Ozzy c'erano stati accenni a tali<br />
soggetti, essi rappresentavano comunque un<br />
aspetto marginale e superficiale della produzione<br />
dalla band). La batteria non è più solo un<br />
elemento di supporto per la chitarra di Iommi,<br />
ma si mette autonomamente in evidenza in<br />
stacchi di notevole stile e pulizia, ma incastrandosi<br />
sempre a meraviglia nell'intero<br />
contesto.<br />
Si comincia con la veloce e straripante<br />
"Neon Knights" - in cui Ward e Butler si scatenano<br />
in un coinvolgente accompagnamento<br />
per gli aggressivi "ruggiti" di Dio e per il magnifico<br />
assolo di Iommi (forse mai così heavy prima<br />
di allora) - che lascia subito intendere dove<br />
si voglia "andare a parare". La<br />
maestosa "Children Of The<br />
Sea" lascia spazio ad un potente<br />
hard-rock venato di cori<br />
e chitarre acustiche, più vicino,<br />
in un certo senso, al<br />
sound tradizionale della<br />
band. "Lady Evil" è un riuscitissimo<br />
rock-blues (ripreso<br />
anche in "Walk Away"), rivisi-<br />
O A<br />
ndanomal<br />
Valerio De Felice III A<br />
Trattenete il respiro. Tappatevi il naso e<br />
serrate le labbra. Potete resistere due minuti,<br />
due minuti e mezzo con un po' d'allenamento,<br />
poi il vostro cervello implorerà nuovo ossigeno<br />
e vi sembrerà di morire. La sensazione è<br />
corretta, se aspettaste ancora potreste effettivamente<br />
morire. È un dato certo, l'uomo non può<br />
sopravvivere senza ossigeno. Potete ricominciare<br />
a inspirare, ora.<br />
Per le idee è diverso. È possibile sopravvivere<br />
anche se si è preda dei pregiudizi. La maggio-<br />
Anno II - Numero 6<br />
ondanomala_albertelli@yahoo.it<br />
La solitudine e il respiro del mondo<br />
Jovanotti<br />
tato in chiave "anni '80", che celebra le immense<br />
doti melodiche della voce di Ronnie James Dio.<br />
Sulla title track c'è poco da dire: uno dei capolavori<br />
del genere, uno dei migliori riff mai composti<br />
da Iommi e forse non solo... "Wishing Well" è<br />
un pezzo meno "impegnato" degli altri (pur<br />
anch'esso qualitativamente notevole), che<br />
consente all'ascoltatore, a circa metà dell'album,<br />
di "riprendere un po' il fiato", per così dire. Ma<br />
rapidamente si passa a "Die Young", che rende<br />
ottimamente l'idea del "nuovo corso" del sound<br />
dei Black Sabbath: qui le tastiere hanno un ruolo<br />
decisivo, l'atmosfera di sottofondo da esse<br />
creata fa letteralmente venire la pelle d'oca. Ottima<br />
in questo caso anche la prestazione alla<br />
batteria di Bill Ward, che mostra di trovarsi<br />
perfettamente a proprio agio anche con i ritmi<br />
veloci. Chiude "Lonely Is The Word", un lento<br />
decadente impreziosito da un riff di ben 3 minuti<br />
di Tony Iommi, che da solo regge con rara<br />
maestria il pezzo per quasi l'intera sua durata.<br />
Un disco da possedere assolutamente, per<br />
chi ha il cuore "di metallo". Un pezzo di storia<br />
del rock, in cui trovare una anche minima pecca<br />
è obiettivamente impresa piuttosto ardua.<br />
ranza delle persone, una volta creato un<br />
pensiero di cui sia convinta, non sente alcun bisogno<br />
di aprire la bocca per far entrare aria, ossigeno,<br />
nuovi pensieri che possano mettere in<br />
dubbio l'idea tanto faticosamente ottenuta. E<br />
costruisce, per tanto, delle gabbie, delle casseforti<br />
che possano proteggere il tesoro, l'anello<br />
del potere che permette di capire cosa sia giusto<br />
e cosa sbagliato. È un modo di sopravvivere,<br />
non di vivere. È ovvio che lasciare sempre<br />
aperta la porta della gabbia è impossibile, così<br />
come non si può solo inspirare. E allora si può<br />
tentare di aprirla di tanto in tanto, come si fa la<br />
mattina con la finestra della propria camera.<br />
Una boccata d'aria fresca.<br />
Di recente nella mia gabbia è entrato un<br />
venticello leggero e impertinente che ha scosso<br />
polvere e ragnatele. E, improvvisamente, mi<br />
è apparso, come in una visione mistica, coronato<br />
da raggi di luce e con sottofondo d'organo,<br />
Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti. Un<br />
tempo Jovanotti si collocava nel grande recinto<br />
delle stupide mode giovanili. Era uno che<br />
cantava versi come "stai con me forever", in<br />
un'orrenda commistione di italiano e inglese.<br />
Uno che, come scrive Baricco, detto il nome<br />
era detto tutto. Eppure. Eppure "Serenata rap"<br />
intenerisce e "Chissà se stai dormendo"<br />
commuove. Jovanotti nel genere melenso-romantico<br />
ci sguazza come in uno stagno. E soprattutto<br />
sa che quello è esattamente lo stesso<br />
stagno del suo pubblico, adolescenti che vogliono<br />
ascoltare quelle storie e vogliono<br />
ascoltarle proprio in questo modo. Poi, la<br />
maturazione. "Buon Sangue", ovvero il disco<br />
che cancella definitivamente le ingenuità giovanili,<br />
sul genere de "La mia moto", e ci restituisce<br />
un vero cantante. Siamo costretti ad<br />
ammettere di averlo sottovalutato. I brani si<br />
susseguono uno dopo l'altro, uno migliore<br />
dell'altro. "Tanto3" (canzone che pochi hanno<br />
compreso a fondo, forse distratti dal ritmo<br />
eccessivamente sincopato), "Mi fido di te",<br />
"Falla girare","La valigia". È ufficiale, Jovanotti è<br />
cresciuto. Forse anche il suo pubblico lo è, e<br />
probabilmente le due cose sono collegate tra<br />
loro. Ad ulteriore conferma, ecco il nuovo<br />
disco, "Safari".<br />
La storia è semplice. Jovanotti è un po'<br />
confuso ("c'è un safari qui nella mia testa"), triste<br />
e smarrito ("a te che mi hai trovato all'angolo<br />
coi pugni chiusi/con le mie spalle contro il<br />
muro pronto a difendermi/con gli occhi bassi<br />
stavo in fila con i disillusi"). Eppure è salvato,<br />
come spesso avviene, dall'amore. È la vicenda<br />
di "A te", canzone bellissima perché adattabile<br />
non solo a una fidanzata/moglie, ma a<br />
chiunque possa amare ed essere amato,<br />
seppur in forme diverse (amici, figli, genitori,<br />
fratelli). Insomma, Jovanotti ha ricominciato a<br />
vivere. Di colpo riscopre la bellezza del mondo<br />
ed entra in comunione con la natura. Eccoci<br />
arrivati a "Fango". E al suo ritornello.<br />
"Io lo so che non sono solo/anche quando<br />
sono solo/io lo so che non sono solo/e rido/e<br />
piango/e mi fondo con il cielo e con il fango." In
<strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong><br />
www.ondanomalapilo.com ndanomal<br />
LIBRI<br />
questi versi è contenuto tutto il disco. Il tema<br />
della solitudine sconfitta dall'amore. Il ritorno<br />
alla nostra origine, il fango. La bellezza del<br />
mondo che ci circonda. La gioia, ovvero l'unica<br />
emozione che ci fa ridere e piangere al tempo<br />
stesso. È un'atmosfera da resurrezione.<br />
Un'altra comunione con la natura, questa<br />
invece improvvisa e dolorosa, è descritta da<br />
Edvard Munch nei suoi diari. Ci sta<br />
raccontando l'origine de "Il grido". "Camminavo<br />
lungo la strada con due amici- quando il sole<br />
tramontò. I cieli diventarono improvvisamente<br />
rosso sangue e percepii un brivido di tristezza.<br />
Un dolore lancinante al petto. Mi fermai- mi<br />
appoggiai al parapetto, in preda a una<br />
stanchezza mortale. Lingue di fiamma come<br />
sangue coprivano il fiordo neroblu e la città. I<br />
miei amici continuarono a camminare- e io fui<br />
lasciato tremante di paura. E sentii un<br />
immenso urlo infinito attraversare la natura."<br />
Torna alla mente un gioco da cruciverba. Ci<br />
sono due immagini apparentemente uguali,<br />
fatta eccezione per un certo numero di dettagli.<br />
Lo scopo è trovare le differenze. Immaginiamo<br />
di avere nella vignetta di destra Jovanotti e<br />
in quella di sinistra Munch. Entrambi diventano<br />
tutt'uno con il respiro del mondo, ma dove<br />
il pittore sente un urlo angosciante, l'altro<br />
sente musica. Dove Munch rimane solo,<br />
abbandonato dagli amici, probabilmente più<br />
distratti che malvagi, Jovanotti no. Abbiamo<br />
trovato la differenza tra i due. La solitudine.<br />
Cosa vuol dire solitudine? Non certo essere<br />
soli. Gli amici di Munch sono distanti appena<br />
pochi metri, non un abisso insondabile. Lo stesso<br />
Jovanotti ci dice, in maniera sibillina, che<br />
anche senza compagnia non è solo. Esistono<br />
persone che ritengono di essere incomprese,<br />
abbandonate, e continuerebbero a pensarlo<br />
anche in mezzo a una folla. Solitudine vuol dire<br />
sentirsi soli. Jovanotti era solo, disperato,<br />
contro il muro. Poi è arrivata lei, chiunque sia,<br />
e gli ha mostrato la bellezza del mondo. Forse<br />
non è vero che per lui sia andata così. Capriccio<br />
d'artista. Ma è una storia reale ancor prima che<br />
realistica. E comunque la questione è un'altra,<br />
ed è contenuta tutta nelle parole "Io lo so".<br />
Non si tratta di ciò che è veramente, ma di ciò<br />
che pensiamo sia. Munch non era solo, ma si<br />
sentiva solo. Era lui a creare l'abisso incolmabile<br />
tra sé e gli altri (gli amici, l'umanità), non viceversa.<br />
Un'altra storia. Un altro ponte. È sera tarda,<br />
un uomo in piedi sul parapetto fissa l'acqua nera<br />
sotto di sé come se fosse preda di una magnetica<br />
attrazione. Ma ecco giungere qualcuno<br />
a impedire il suicidio. Un angelo, o più semplicemente<br />
un uomo di cuore, come la protagonista<br />
di "A te". Tu, che stai per suicidarti, perché<br />
lo fai? non hai visto come è bello il mondo? dici<br />
di non avere più nulla, che ti sembra del mare,<br />
del sole, dell'amore? Cioè, inspira. Lascia<br />
entrare il mondo nella tua anima. E non sarai<br />
mai solo. Meraviglioso.<br />
O A<br />
La masseria delle allodole<br />
Antonia Arslan<br />
Cecilia Lugi V B<br />
Spesso tendiamo a dimenticare, o a ricordare<br />
parzialmente, le brutture e le atrocità<br />
del nostro passato più o meno recente. Per<br />
questo dovremmo mantenere sempre vivo il ricordo<br />
degli eventi storici di cui si parla troppo<br />
poco, e sui quali alcuni scrittori revisionisti,<br />
ancora oggi, con ostinata arroganza insistono<br />
a negare. Com’è giusto che la shoah rimanga<br />
eternamente impressa nella nostra memoria,<br />
dovremmo far sì che “l’olocausto degli armeni”<br />
non cada nell’oblio.<br />
Il termine “genocidio armeno” non si riferisce<br />
solamente alla campagna anti-armena del<br />
1894-1896 sostenuta e condotta dal sultanato<br />
turco-ottomano, ma anche all’eliminazione sistematica<br />
e alla deportazione forzata di circa<br />
due milioni di armeni cristiani compiuta dal governo<br />
dei Giovani Turchi negli anni 1915-1916.<br />
Tutta colpa di Mick Jagger<br />
Cyril Montana<br />
Alla questione sono dedicati alcune pellicole<br />
struggenti come Ararat di Atom Egoyan (2002), e<br />
specialmente, romanzi importanti come La masseria<br />
delle allodole di Antonia Arslan, dal quale i<br />
fratelli Taviani hanno realizzato l’omonimo film<br />
(2007).<br />
La masseria delle allodole rievoca la tragica<br />
avventura dello zio Sempad, trucidato insieme a<br />
tutti i membri di sesso maschile della famiglia,<br />
della tenace Shushanig, che grazie al proprio coraggio<br />
riuscirà a portare in salvo ad Aleppo i figli<br />
sopravvissuti al massacro della Masseria, agli<br />
stenti e alle sofferenze, alla sete e alla fame, e soprattutto,<br />
all’orribile sterminio, tristemente conosciuto<br />
come “la marcia della morte”.<br />
E ripercorre i momenti di sofferenza di<br />
Yerwant, padre di Antonia, fratello maggiore di<br />
Sempad, fuggito a Venezia all’età di 13 anni e mai<br />
più tornato in Anatolia, afflitto dal rimorso di<br />
non aver potuto raggiungere i congiunti, la<br />
drammatica vicenda della famiglia trucidata,<br />
spezzata, ma allo stesso tempo unita, e sorretta<br />
dalla forza della disperazione, e di un intero popolo<br />
senza patria, tuttora privo di una stabile<br />
identità nazionale, disperso in ogni angolo di<br />
mondo, che si batte affinché il proprio incubo sia<br />
ricordato, senza mai smettere di sognare il ritorno<br />
nella terra natia.<br />
Il romanzo è caratterizzato da una prosa<br />
sincopata, in cui prevalgono periodi brevi, carichi<br />
di pathos. Le pagine rapiscono il lettore grazie al<br />
racconto di episodi realmente accaduti, e alla descrizione<br />
di una nutrita galleria di personaggi<br />
“unici”, concepiti della fervida fantasia di Antonia<br />
Arslan, personaggi ai quali la scrittrice - nata a Padova<br />
nel 1938 - riesce a dare una tipicità, un ruolo<br />
e un destino, basandosi quasi esclusivamente<br />
su ricordi sbiaditi, frammenti di vecchie storie, e<br />
varie altre fonti raccolte e trasfigurate in questa<br />
mirabile e commovente narrazione.<br />
Claire<br />
Simon è un figlio di “figli dei fiori”,<br />
sballottato nell'infanzia tra il nido dell'adorata<br />
nonna e asili per bambini di hippies, ed è cresciuto<br />
con tutte le dovute conseguenze. A 30 anni<br />
deve conciliare la sua già complicata vita sentimentale<br />
con l'inseguimento continuo di una madre<br />
che è un'inguaribile settantottina, che da vera<br />
bohemien gira per gli alberghi più costosi di<br />
Francia e che sostiene che le sue emicranie siano<br />
causate dal fatto che Mick Jagger si è impossessato<br />
della sua testa.<br />
Attraverso una prosa piacevolmente<br />
sgangherata che si sviluppa tra flashback e monologhi<br />
interiori, Montana fornisce un delizioso<br />
ritratto di un immaginario ragazzo-frutto<br />
dell'amore libero, perseguitato da paure, manie e<br />
totalmente sconclusionato nelle sue avventure<br />
amorose, ridefinendo ironicamente l'eredità di<br />
quel '68 tanto idealizzato da noi adolescenti.<br />
Ed. Excelsior 1881, 2008, 183 pagg, 12.50 euro
O A<br />
ndanomal<br />
Anno II - Numero 6<br />
ondanomala_albertelli@yahoo.it
<strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong><br />
www.ondanomalapilo.com ndanomal<br />
O A
Dall'Irlanda per il deserto del Sahara<br />
"Will...?" "...Bel cappello!" E se<br />
aggiungessimo anche Barcellona e la<br />
Svezia, il quartetto è completo!=3 W le<br />
miss!<br />
***<br />
Io amo i surfisti, i graffiti e gli<br />
skate!Spero che hai capito...by anonimo<br />
***<br />
A Mattia del 1° A 6 bellissimo!Con i tuoi<br />
occhi azzurri mi illumini le giornate. Mi<br />
piacerebbe tanto parlarti e<br />
incontrartim però ho soltanto una<br />
domanda per te "Ma sei gay?" Baci tua<br />
ammiratrice segreta.<br />
***<br />
Pe Dario del 1°C...Ogni volta che mi<br />
guardi con quegli occhi da pesce lesso<br />
mi fai impazzire...6 semplicemente<br />
stupendo...ti prgo incontriamoci<br />
davanti alla tua classe, ciao<br />
bellissimo!!Dalla tua ammiratrice<br />
segreta BlondAngel<br />
***<br />
Alla Chiara del I B :Ti penso<br />
continuamente...Il tuo sorriso mi ha<br />
conquistato la tua spontaneità e<br />
purezza dei modi mi ha<br />
sopraffatto...Dirti che ti amo è<br />
diminutivo rispetto ai sentimenti che<br />
provo...Da un ammiratore segreto<br />
***<br />
Più ti guardo e più sono convinta che di<br />
ragazzi belli come te ne sono pochi, se<br />
mi vuoi conoscere rispondimi. Per Luca<br />
III E, Biondina'94<br />
***<br />
Al Gianluca del I B. E' passato molto<br />
Acronimi<br />
Professore<br />
Esaltato<br />
Distribuisce<br />
Un<br />
Letale<br />
Libro<br />
Assiro<br />
La Posta<br />
O A<br />
ndanomal<br />
tempo dal messaggio che ti ho<br />
mandato e tu non ti sei preoccupato<br />
minimamente di scoprire chi<br />
sono...non si fa<br />
così!...insensibile!(Anche se sono<br />
arrabbiata, ti penso ugualmente!) -UNA<br />
QUARTINA-<br />
***<br />
A Dario del I B, esci a ricreazione?! Mi<br />
manchi...by anonimo<br />
***<br />
A Marco del IV B Vai!! Vai così! Adesso<br />
non ti ferma più nessuno! Sei un grande<br />
continua così e forse mi supererai. Tuo<br />
fratello LX<br />
***<br />
Caro accendino, ma cosa penserebbe la<br />
tua "Angela" se sapesse tutto quello che<br />
stai combinando, e soprattutto di<br />
Giulia?<br />
***<br />
E' inutile che fai la splendida,c'avrai<br />
pure gli occhi azzurri ma ce l'hai a palla!<br />
E poi i capelli biondi ce l'hai con le<br />
meches!<br />
***<br />
Angelo mio, anche se ti hanno bocciato<br />
con 8 errori all'esame della patente<br />
rimani sempre il mio amore!<br />
***<br />
Stachanov vai a lavorare! con<br />
compassione da Armando (perché noi<br />
non siamo anonimi!)<br />
***<br />
Dovreste farmi la statua per quello che<br />
mi tocca leggere/scrivere...Correggo<br />
pure gli errori!<br />
***<br />
Bella<br />
E<br />
Nervosa<br />
Esteta<br />
Descrive<br />
Esaltata<br />
Toni<br />
Tratti<br />
Ombreggiature<br />
Terribile<br />
Uragano<br />
Ruggente<br />
Con<br />
High<br />
Energy<br />
Thunder<br />
Terrorizza<br />
Innocenti<br />
Giulia Bruno<br />
Anno II - Numero 6<br />
ondanomala_albertelli@yahoo.it<br />
Emergency all'<strong>Albertelli</strong><br />
(da confermare)<br />
In occasione dell'assemblea d'istituto<br />
degli studenti la ONG Emergency verrà,<br />
sabato 2 maggio, nel nostro liceo. Dei<br />
volontari presenteranno l'organizzazione,<br />
spiegheranno cos'è Emergency e come<br />
lavora, con l'ausilio di video. Siete tutti<br />
invitati a venire, in AULA MAGNA, ore 9!<br />
Inoltre siete tutti invitati alla FESTA DI<br />
EMERGENCY, domenica 10 Maggio, in via<br />
del Baiardo 380 (Tor di Quinto). Dalle 10 alle<br />
17 giochi per tutti e pranzo all'aperto. La<br />
quota di partecipazione è di 10 euro, i soldi<br />
raccolti verranno devoluti al centro di<br />
maternità di Emergency ad Anabah (nord<br />
Afghanistan). Vi aspettiamo.<br />
Chiarimenti<br />
Riportiamo la lettera del signor Pallini, per<br />
chiarire un'incomprensione nell'intervista del<br />
numero di marzo di Ondanomala.<br />
"Io sottoscritto Giuseppe Pallini, A. T. di questo<br />
Liceo, intendo chiarire il concetto sull'abolizione<br />
del contributo che le scuole chiedono alle famiglie<br />
degli studenti. Nell'intervista intendevo dire che<br />
senza i pesanti tagli di risorse operati dai vari<br />
governi prima di sinistra, poi - ancora più pesanti -<br />
di destra, non c'era bisogno del contributo delle<br />
famiglie; però di fronte alle poche risorse date alle<br />
scuole la richiesta del contributo da parte del<br />
Dirigente è addirittura utile e necessario per non<br />
impoverire la scuola e l'offerta formativa degli<br />
studenti e la dequalificazione della scuola pubblica"<br />
Ci scusiamo con l'intervistato e i lettori.<br />
Ringraziamo i collaboratori di<br />
questo numero:<br />
Prof.ssa Francesca Ferraioli,<br />
Prof Luigi De Luca,<br />
Giulia Bruno IIIF,<br />
Valerio De Felice IIIA,<br />
Giulia Gazzelloni IVC,<br />
Andreas Iacarella VD,<br />
Cecilia Lugi VB,<br />
Francesco Massimo IIA,<br />
Flavia Tiburzi VB.<br />
DIRETTORE:<br />
Elisabetta Raggio<br />
REDATTORI:<br />
Chiara Borrelli<br />
Giorgia Fanari<br />
Luca Davoli<br />
Armando Pitocco<br />
Lorenzo Raffio<br />
Valeria Tiburzi<br />
IMPAGINAZIONE:<br />
Armando Pitocco