Numero 22 - LAC
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Anno VII numero <strong>22</strong>, settembre 2009 - Registrazione Tribunale di Firenze n. 3606 del 28.07.87<br />
Spedizione in A.P. - 45% art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Firenze 1 € 3,50<br />
NUMERO<br />
la cartografia<strong>22</strong><br />
PERIODICO DI INFORMAZIONE CARTOGRAFICA<br />
Mappe<br />
antiche<br />
analisi paesaggistiche<br />
la rivoluzione<br />
della cartografia<br />
SETTEMBRE 2009
La cartografia <strong>22</strong>/2009<br />
Periodico di informazione cartografica<br />
Rivista di <strong>LAC</strong> srl<br />
www.globalmap.it/magazine<br />
Direttore responsabile<br />
Monica Naef<br />
m.naef@lacartografia.it<br />
Editore<br />
Andrea Bonomo Editore<br />
Redazione<br />
<strong>LAC</strong><br />
Via del Romito 11/13r<br />
50134 Firenze<br />
tel. 055 483 557, fax 055 483 690<br />
info@lac-cartografia.it<br />
Comitato scientifico<br />
Antonio Arrighi, Istituto Geografico Militare<br />
Giorgio Bezoari, Politecnico di Milano,<br />
Facoltà di Architettura e società<br />
Lucilia Gregori, Università di Perugia,<br />
Dipartimento di Scienze della Terra<br />
Giovanmaria Lechi, Politecnico di Milano,<br />
Facoltà di Ingegneria<br />
Attilio Selvini, Politecnico di Milano,<br />
Facoltà di Architettura e società<br />
ABBoNAMENTI<br />
Comitato di referaggio<br />
Evangelos Livieratos, Aristotle University of<br />
Thessaloniki (Grecia), School of Engineering,<br />
Faculty of Rural and Surveying Engineering<br />
Carlo Monti, Politecnico di Milano,<br />
Facoltà di Ingegneria<br />
Progetto grafico e impaginazione<br />
Leonardo Mura Design<br />
leonardomura.com<br />
Fotolito<br />
<strong>LAC</strong>, Firenze<br />
Stampa<br />
La Tipografica, Firenze<br />
Rivista trimestrale.<br />
Registrazione Tribunale di Firenze n. 3606 del<br />
28.07.87.<br />
Stampata nel mese di settembre 2009.<br />
Copyright 2009 by <strong>LAC</strong>.<br />
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte della<br />
rivista può essere riprodotta, rielaborata o<br />
diffusa senza autorizzazione scritta dell’editore.<br />
Hanno collaborato:<br />
Antonio Arrighi<br />
Istituto Geografico Militare<br />
Agata Lo Tauro<br />
Ministero dell’Istruzione, dell’Università<br />
e della Ricerca, IPSIA<br />
Attilio Selvini<br />
Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura<br />
e Società<br />
Le foto dell’articolo Come le mappe antiche sono<br />
di L. Maggini, come pure la foto di copertina e<br />
delle pagg. 3, 5.<br />
Le immagini dell’articolo La cartografia tra<br />
evoluzione e rivoluzione sono dell’Archivio<br />
del Politecnico di Milano.<br />
Abbonamento annuale (4 numeri l’anno) 14,00 euro da versare a<br />
<strong>LAC</strong> Srl, via del Romito 11-13r, 50134 Firenze con causale: abbonamento<br />
La Cartografia<br />
sul c/c postale n. 20879508<br />
oppure<br />
sul c/c bancario IBAN IT 30 N 01030 028<strong>22</strong> 000000020694<br />
la Cartografia_<strong>22</strong>/09<br />
Tipografia<br />
Copertina<br />
Handel Gothic<br />
Helvetica<br />
helvetica Neue<br />
Sabon<br />
Pagine interne<br />
Georgia<br />
Downcome regular<br />
Helvetica<br />
Helvetica Neue<br />
Sabon<br />
Carta<br />
Tutte le pagine da 1 a 48<br />
sono stampate su patinata opaca<br />
da 115 grammi
EDIToRIALE<br />
IMPLEMENTAzIoNI GIS-BASED PER ANALISI PAESAGGISTICHE<br />
Il presente lavoro prevede metodologie di elaborazione di cartografia tematica<br />
e del paesaggio da strutturare in differenti fasi d’indagine: ricognizione aerea,<br />
analisi allo stereoscopio di fotografie aeree verticali, interpretazione<br />
GIS-based, indagini di superficie in aree campione integrate a metodologie<br />
di georeferenziazione per Cultural Heritage. Agata Lo Tauro<br />
CoME LE MAPPE ANTICHE<br />
Una piccola azienda a conduzione familiare, nei pressi di Firenze, riproduce<br />
pregiate carte antiche, realizzate con le stesse tecniche e gli stessi materiali che<br />
si usavano nel Seicento e interamente acquarellate a mano. Monica Naef<br />
FoNDAMENTI GEoMETRICI DELLA CARToGRAFIA<br />
La seconda parte, esposta nelle pagine che seguono, è dedicata ai sistemi di<br />
coordinate ovvero all’insieme di regole che stabiliscono come assegnare valori<br />
di posizione ad un determinato luogo della Terra. Vengono trattate le coordinate<br />
spaziali (geografiche e geocentriche) e le coordinate piane (cartesiane e polari),<br />
nonché le linee rappresentative di coordinate rettangolari costanti e di selezionati<br />
meridiani e paralleli, ovvero i reticolati cartesiano e geografico. Antonio Arrighi<br />
LA CARToGRAFIA FRA EVoLUzIoNE E RIVoLUzIoNE<br />
Le profonde trasformazioni che la produzione cartografica ha subito negli ultimi<br />
trent’anni hanno stravolto (o meglio, rivoluzionato) una tecnica produttiva durata<br />
oltre tre secoli. Nel presente articolo si delinea per sommi capi qual’era la<br />
cartografia ancora negli anni Sessanta del ventesimo secolo,<br />
e quale sia invece oggi. Attilio Selvini<br />
3<br />
4<br />
6<br />
14<br />
28<br />
36
EditorialE<br />
Un<br />
piccolo tesoro<br />
di Andrea Bonomo<br />
È<br />
stato qualche mese fa, in<br />
occasione di un convegno,<br />
che abbiamo conosciuto<br />
una piccola e straordinaria<br />
realtà artigianale. un’azienda a<br />
conduzione familiare che produce,<br />
o meglio, riproduce cartografia<br />
antica, principalmente del seicento<br />
e del settecento. la cosa che ci<br />
ha colpito di più è stata la tecnica<br />
di realizzazione che rende ogni<br />
mappa un capolavoro, un pezzo<br />
unico prodotto interamente a mano<br />
impiegando gli stessi materiali che<br />
si usavano all’epoca, come la carta<br />
in puro cotone. ci siamo recati<br />
a visitare l’azienda e siamo stati<br />
accolti da padre, madre e figlio con<br />
calore e grande disponibilità, l’intero<br />
pomeriggio è trascorso tra racconti<br />
e spiegazioni e senza accorgerci del<br />
tempo che passava ci siamo ritrovati<br />
a sera. Quando si dice lavorare con<br />
passione!<br />
ebbene, la passione ci ha contagiato<br />
e in questo numero vogliamo<br />
raccontare ai nostri lettori la storia<br />
di questa azienda e mostrare la<br />
bellezza delle mappe che produce.<br />
una sequenza fotografica illustra il<br />
processo di realizzazione delle carte,<br />
fase per fase: questo perché ognuno<br />
possa rendersi conto ed apprezzare la<br />
qualità del lavoro di questi bravissimi<br />
artigiani, la cui mano esperta è<br />
l’ingrediente essenziale e insostituibile<br />
nei passaggi più delicati.<br />
ammirate le carte, a qualcuno verrà<br />
certamente voglia di averne una da<br />
godersi nella propria casa, in ufficio,<br />
o magari di fare un regalo speciale<br />
ad un appassionato di cartografia,<br />
o semplicemente ad un amante delle<br />
cose belle (inutile dire che anche noi<br />
abbiamo fatto acquisti!). e quindi, in<br />
fondo all’articolo, troverete un box<br />
con i riferimenti per poterle ordinare.<br />
avrete tutti capito che il tema<br />
4 la Cartografia_<strong>22</strong>/09<br />
di copertina ci ha particolarmente<br />
coinvolto, ma non per questo abbiamo<br />
trascurato il resto.<br />
in apertura del numero, presentiamo<br />
un articolo di carattere scientifico sulla<br />
strutturazione e gestione di informazioni<br />
cartografiche su implementazioni<br />
gis-based per le analisi paesaggistiche<br />
e del patrimonio culturale.<br />
nello spazio tecnico-culturale della<br />
rivista, continua, con la seconda parte,<br />
la serie di articoli sui fondamenti<br />
geometrici della cartografia, che avrà<br />
seguito in altre ‘puntate’ successive.<br />
e in chiusura, dopo esserci<br />
soffermati tanto sulle carte antiche e<br />
sulla loro tecnica di realizzazione, ci<br />
concentriamo sui mutamenti radicali<br />
che sono avvenuti nella produzione<br />
cartografica a partire... da dove<br />
l’avevamo lasciata, cioè dal seicento,<br />
e in particolar modo negli ultimi<br />
trent’anni che hanno visto una vera e<br />
propria rivoluzione.
implementazion<br />
p<br />
analisi<br />
per<br />
Introduzione<br />
tra i metodi disponibili per la<br />
ricerca territoriale, la ricognizione<br />
aerea risulta essere un prezioso<br />
strumento per la scoperta, il<br />
monitoraggio e la conservazione<br />
di siti unesco e dei paesaggi<br />
d’interesse comunitario (sic e zps) e<br />
in particolare in quei contesti ove non<br />
è proponibile l’intervento stratigrafico,<br />
l’adozione di vincoli urbanistici<br />
implementati ad hoc o addirittura<br />
l’esproprio. essa consente infatti di<br />
raccogliere dati su scala regionale<br />
e contestualmente operare analisi<br />
puntuali tramite la ripetizione dei voli<br />
e la possibilità di variare (sebbene<br />
entro certi limiti) il grado di dettaglio.<br />
le ricerche condotte hanno fatto<br />
di Agata Lo Tauro<br />
IL PRESENTE LAVoRo PREVEDE METoDoLoGIE DI ELABoRAzIoNE DI<br />
CARToGRAFIA TEMATICA E DEL PAESAGGIo DA STRUTTURARE IN DIFFERENTI<br />
FASI D’INDAGINE: RICoGNIzIoNE AEREA, ANALISI ALLo STEREoSCoPIo DI<br />
FoToGRAFIE AEREE VERTICALI, INTERPRETAzIoNE GIS-BASED, INDAGINI<br />
DI SUPERFICIE IN AREE CAMPIoNE INTEGRATE A METoDoLoGIE DI<br />
GEoREFERENzIAzIoNE PER CULTURAL HERITAGE.<br />
generalmente uso quasi esclusivamente<br />
di riprese aerofotogrammetriche<br />
acquisite con finalità non sempre<br />
legate alla tutela e valorizzazione dei<br />
beni culturali. tra la letteratura in<br />
materia di fotografia obliqua in italia<br />
si citano i contributi significativi di<br />
alvisi (Alv i s i1989, pp48-57) e di e di<br />
piccarreta e cerando ( Pi c c A r r e tA,<br />
ce r A n d o 2000, pp. 101-28). in paesi<br />
quali francia, germania e gran<br />
Bretagna la ricognizione aerea è una<br />
metodologia ampiamente diffusa da<br />
oltre cinquant’anni ed è organizzata,<br />
in gran Bretagna, in sistematici<br />
programmi nazionali e regionali di<br />
ricerca diretti dagli enti predisposti<br />
alla tutela del patrimonio storico,<br />
architettonico ed archeologico<br />
(Be e w e ly e rA c z k o w s k i 2002, pp.<br />
6 la Cartografia_<strong>22</strong>/09<br />
173 –180). uno dei riferimenti più<br />
esaustivi su analisi di fotografie<br />
oblique su tracce soilmark e cropmark<br />
rimane Wilson (wi l s o n 2000).<br />
un altro riferimento è lavoro<br />
svolto presso l’università degli studi<br />
di siena a grosseto, dipartimento<br />
di archeologia, area archeologia<br />
Medievale-lap&t1 in seno al<br />
progetto ‘European Landscapes:<br />
past, present and future’, promosso<br />
dall’università di siena, l’english<br />
heritage, l’università di lecce,<br />
l’università di foggia, l’archaeological<br />
state Museum Mecklenburg<br />
vorpommern, il landesdenkmalamt<br />
Baden Wüttemberg e l’università di<br />
ghent, Baranya country Museum<br />
pécs. il progetto è stato realizzato<br />
grazie al contributo della unione
i gis-Based<br />
paesaggistiche<br />
europea (progetto cultura 2000) e<br />
della fondazione Monte dei paschi di<br />
siena (pro-archeologia dei paesaggi<br />
Medievali). al progetto hanno<br />
partecipato docenti del lap&t<br />
dell’università di grosseto a siena,<br />
della english heritage, e dell’aerial<br />
archaeology research group e<br />
docenti di varie università italiane<br />
tra cui lecce, foggia e napoli e tutor<br />
provenienti da varie nazioni europee<br />
tra cui gran Bretagna, austria,<br />
germania e slovenia2 .<br />
il principio che regola il metodo di<br />
indagine della air photography si basa<br />
sull’osservazione delle condizioni di<br />
visibilità di varie tipologie di tracce<br />
tra cui: cropmarks positivi o negativi<br />
(tracce da vegetazione), weedmarks<br />
(tracce determinate da piccole<br />
variazioni di umidità o di valori<br />
nutritivi) , grassmarks o parchmarks<br />
(soggette alle caratteristiche<br />
podologiche del terreno), soilmarks<br />
o dampmaks(tracce di colore su<br />
suolo) ed earthworks (tracce di<br />
murature emergenti) 3 . individuato il<br />
momento più favorevole si vola e si<br />
esegue una ricognizione sistematica<br />
del contesto territoriale, o mirato,<br />
in quanto rivolto alla migliore<br />
conoscenza di specifiche località.<br />
la ricognizione aerea consente<br />
inoltre di pianificare le campagne di<br />
surveying di superficie per campioni,<br />
permettendo di raccogliere dati su<br />
ampie scale territoriali e di effettuare<br />
analisi puntuali tramite ripetizioni<br />
di voli programmati ad hoc capaci<br />
di enfatizzare le ombre prodotte<br />
dalle tracce generate da microvariazioni<br />
della morfologia del<br />
terreno o sfruttando le condizioni<br />
di luce radente e di chiaro/scuro.<br />
nonostante l’assenza in alcuni casi di<br />
condizioni ideali (logistica e visibilità,<br />
condizioni meteorologiche avverse) è<br />
stato comunque possibile riconoscere<br />
nuovi siti attraverso gli strumenti<br />
classici della fotointerpretazione e<br />
quindi, variazioni nella crescita della<br />
vegetazione, nel contenuto di umidità<br />
dei suoli, delle caratteristiche fisiche<br />
dei terreni o ancora micro-variazioni<br />
altimetriche. la visibilità delle tracce<br />
sul territorio dipendeva in genere da<br />
vari fattori: micro-differenze locali<br />
delle caratteristiche paesaggistiche,<br />
dalla pedologia, dall’uso<br />
7
del suolo e dai fenomeni<br />
postdeposizionali. le stesse<br />
caratteristiche determinavano la<br />
visibilità delle tracce sulle riprese<br />
verticali, nonostante queste in genere<br />
non venissero eseguite per fini non<br />
strettamente archeologici, ma spesso<br />
per produzione di cartografie per<br />
usi vari. È bene chiarire che le prese<br />
verticali per la produzione di carte<br />
topografiche mediante tecniche di<br />
restituzione aerofotogrammetrica<br />
comportano l’impiego di appositi<br />
velivoli con equipaggiamento<br />
fotografico e strumentazioni<br />
analogiche o digitali molto più costose<br />
(almeno il doppio rispetto il noleggio<br />
di un aeroplano per prese oblique),<br />
non sempre rispondenti alla dovuta<br />
tempestività ed all’evoluzione delle<br />
condizioni di visibilità delle tracce<br />
sul territorio. così come le fotografie<br />
oblique, esse però offrono una visione<br />
sinottica del paesaggio indagato<br />
nell’istante dello scatto e pertanto è<br />
necessario documentare il sito con<br />
più riprese nel corso degli anni per<br />
ottenere una più esaustiva ed efficiente<br />
analisi diacronica e sincronica delle<br />
trasformazioni territoriali. a questi<br />
dati si aggiungono le analisi change<br />
detection con landsat, con dati open<br />
source, con esa’s global land cover<br />
map, con tecnologie ad infrarosso con<br />
l’ausilio di nuovi prototipi per rilievi<br />
aerei (es. microdrome Mda-200)<br />
per l’implementazione di appropriati<br />
supporti tecnologici per la gestione<br />
degli scenari di rischio, per la tutela e<br />
la messa in sicurezza dei beni culturali<br />
ed ambientali. nel quadro del project<br />
Monitor (www.monitorproject.<br />
com) del galileo Joint, gli innovativi<br />
programmi didattici e di ricerca<br />
possono coinvolgere anche esperimenti<br />
su Global Navigation Satellite<br />
System (gnss) real time positioning<br />
e telecomunicazioni avanzate<br />
utilizzando varie tecnologie come<br />
personal digital assistants (pdas),<br />
tv - pcs, smartphone e tecnologie<br />
gps/pl/ins (Global Positioning<br />
System/ Pseudolite/Inertial Navigation<br />
System).<br />
di recente l’istituto idrografico sta<br />
sperimentando per la prima volta con<br />
la codevintec l’integrazione tra Multibeam,<br />
lidar e gps/ins per il rilievo di<br />
beni culturali e naturali, con particolare<br />
attenzione alle coste, sopra e sotto<br />
il pelo dell’acqua. a queste ricerche si<br />
associano le analisi di uso del suolo<br />
sviluppate attraverso termografie.<br />
Individuazione di anomalie termiche per analisi<br />
tematiche del paesaggio e del patrimonio<br />
naturale.<br />
8 la Cartografia_<strong>22</strong>/09<br />
Il case-study<br />
Porto in provincia di Catania.<br />
la ricognizione aerea ha coperto<br />
un territorio vasto individuando<br />
contesti territoriali vari sia per<br />
caratteristiche diacroniche che<br />
sincroniche caratterizzati da una vasta<br />
gamma tipologica e morfologica:<br />
insediamenti, archeologia industriale,<br />
recinti di fossati, strutture tombali,<br />
parcellizzazioni agrarie, sedi castrensi,<br />
complessi religiosi e varie strutture<br />
archeologiche sommerse.<br />
il rapporto di collaborazione con<br />
la protezione civile4 ha consentito<br />
di analizzare cartografie tematiche<br />
(carte di pericolosità e per le carte<br />
di rischio) e la cartografia elaborata<br />
per l’esercitazione euro sot 2005<br />
e di fotografie aeree e da telecamera<br />
termica5 con rapidità in funzione delle<br />
condizioni climatiche, delle procedure<br />
burocratiche e delle variazioni di<br />
visibilità delle strutture emerse e<br />
sommerse. il progetto prevede inoltre<br />
l’implementazione di differenti
metodologie didattiche per corsi ifts:<br />
lezioni teoriche frontali, lezioni di volo<br />
e di aerofotointerpretazione, attività<br />
di laboratorio per la gestione della<br />
documentazione cartacea e digitale<br />
ed implementazioni di geodatabase,<br />
tecnologie gps, remote sensing e gis,<br />
oltre ai seminari alle attività di survey<br />
in situ ed alle attività pratiche di volo<br />
o da imbarcazioni turistiche.<br />
le riprese aerofotografiche utilizzate<br />
nel progetto didattico si riferiscono<br />
a dati rilevati da elicottero per la<br />
maggior parte tramite termocamere<br />
e camere digitali della canon (es.<br />
la 20 d) con speciale filtri skylight,<br />
impostando un tempo di esposizione<br />
di 1/500 di secondo per compensare<br />
ogni possibile movimento durante<br />
lo scatto6 . il corso prevede inoltre<br />
l’elaborazione di dati utilizzando una<br />
riserva di batteria e di un dispositivo<br />
gps per la registrazione completa<br />
della rotta di volo (con un intervallo<br />
di 20-30 secondi) utilizzando<br />
principalmente la funzione track<br />
del ricevitore. il gps ha la funzione<br />
di consentire di individuare nella<br />
cartografia vettoriale e raster le rotte<br />
effettivamente coperte durante le ore<br />
di volo, o durante la registrazione<br />
delle rotte da imbarcazioni, e<br />
rappresentano un prezioso strumento<br />
di indagine delle stratificazioni delle<br />
rotte effettuate per la pianificazione<br />
di ricognizioni di aree future. i gps<br />
utilizzati (es. gps Map 196 garmin)<br />
hanno una capacità di memoria di<br />
circa 2000 punti capaci di coprire<br />
più di dieci ore di volo, e circa 500<br />
waypoint relativi alle emergenze note.<br />
inoltre tale dispositivo consente di<br />
individuare la posizione del punto di<br />
scatto della fotografia delle emergenze<br />
paesaggistiche assegnando al punto<br />
un identificatore, in genere un numero<br />
progressivo, al fine di collegare il<br />
waypoint (punti di localizzazione del<br />
sito) al datum della scheda di volo.<br />
tale applicazioni si estendono anche<br />
nel caso di georeferenziazione di rotte<br />
su imbarcazioni.<br />
in realtà, per ottenere una<br />
ubicazione più precisa dell’evidenza<br />
fotografata generalmente si<br />
effettuavano altri passaggi sopra il sito<br />
prima di abbandonare l’area.<br />
tali dati vengono registrati in fase di<br />
volo durante la compilazione di schede<br />
dettagliate e prestampate inserendo<br />
anche la descrizione dei luoghi, delle<br />
tracce ed i parametri climatici.<br />
per le rotte su mare si utilizzano<br />
tecnologie saaB r3 pilot portable<br />
ais transponder system integrate<br />
(ais gps posityoning system saaB)<br />
ed apparecchiature elettroniche di<br />
bordo geonav 11 flash7 corredate<br />
da nuova cartografia elettronica<br />
multidimensionale nautica.<br />
i dati rilevati necessitavano<br />
inoltre di successivi sistemi di<br />
georeferenziazione più accurati,<br />
soprattutto nel caso in cui era difficile<br />
individuare i punti di<br />
9
controllo sia nelle cartografie vettoriali<br />
o raster che nella aerofotografia e<br />
fotografie oblique, al fine di una più<br />
accurata gestione del record della<br />
scheda di catalogazione e della ricerca<br />
di adeguate accuratezze metriche.<br />
in seguito al posizionamento<br />
di punti di controllo a terra ben<br />
distribuiti e georeferenziati tramite<br />
gps topografico8 si è pertanto<br />
proceduto, in una fase successiva, alla<br />
progettazione di analisi territoriali<br />
utilizzando scatti di fotografie aeree<br />
a bassa quota (fino a un minimo di<br />
circa 200 m) con termocamere, camere<br />
digitali o analogica equipaggiata<br />
con obiettivi di lunghezza focale tra<br />
100 e 135 mm. ciò consentiva di<br />
avere control points più accurati da<br />
utilizzare nella fase di elaborazione<br />
gis-based.<br />
in generale, le prese fotografiche<br />
richiedevano differenti scatti: le vedute<br />
panoramiche per l’inquadramento<br />
dei punti di controllo ed i dettagli<br />
archeologici, utilizzando con<br />
accuratezza e precisione gli obiettivi<br />
grandangolari delle macchine<br />
Fotogramma dal battello per l’implementazione<br />
del database per rotte sul mare.<br />
fotografiche digitali. i dati raccolti<br />
dai dispositivi gps, scaricati nei<br />
pc e nei server cartografici, hanno<br />
richiesto conversioni di griglie di<br />
differenti sistemi di riferimento. in<br />
seguito a queste elaborazioni, facendo<br />
riferimento alla ctr (scala 1:10.000,<br />
contenente le seguenti coperture:<br />
assi stradali, edifici, strade) 9 per la<br />
misurazione dei punti di controllo<br />
a terra, il dato poteva anche essere<br />
misurato con una precisione che<br />
variava da 1 a 2 m.<br />
il progetto di ricognizione aerea<br />
è stato strutturato didatticamente<br />
attraverso differenti fasi di indagine.<br />
una prima fase comprendeva l’analisi<br />
preliminare dell’area sottoposta ad<br />
indagine al fine di pianificare tempi<br />
e luoghi della ricognizione. a questa<br />
fase si è affiancata quella della<br />
consolidazione o raccolta sistematica<br />
dei dati utili (mappe, documenti<br />
storici, fotografie d’archivio, etc.) e<br />
delle ricognizioni tematiche nell’analisi<br />
particolareggiata di luoghi o aree.<br />
tali foto sono risultate essere<br />
particolarmente importanti per<br />
l’acquisizione di informazioni e<br />
per l’individuazione di nuovi siti<br />
in relazione all’analisi dei diversi<br />
casi-studio: il parco dell’etna, delle<br />
10 la Cartografia_<strong>22</strong>/09<br />
Madonie, le isole eolie e le province<br />
di catania e Messina. le ricognizioni<br />
condotte hanno anche consentito<br />
di effettuare a bassa quota alcune<br />
indagini delle aree boschive e collinari,<br />
anche se condotte nei periodi in cui il<br />
manto vegetale è più denso.<br />
nonostante queste condizioni,<br />
è stato possibile riconoscere e<br />
documentare siti definiti patrimonio<br />
dell’umanità dall’unesco o di<br />
interesse comunitario, tra cui<br />
sedi appartenenti all’archeologia<br />
industriale (provincia di catania),<br />
complessi religiosi, architettura<br />
rurale, per il monitoraggio del<br />
territorio rurale e urbano (presenze<br />
di brownfields10 ). altre indagini<br />
hanno consentito di individuare in<br />
acque meno profonde in prossimità<br />
delle isole e lungo i litorali evidenze<br />
appartenenti all’archeologia<br />
industriale e marina (cave, prodotti<br />
dell’attività vulcanica, scali maritmi,<br />
etc.). alcune fotografie digitali<br />
aeree venivano analizzate ai fini<br />
di costituire visioni stereoscopiche<br />
elaborate in laboratorio con il<br />
software photoshop. la visione<br />
stereoscopica aiutava ad enfatizzare<br />
la visione delle tracce consentendo di<br />
accentuare le variazioni cromatiche<br />
delle colture al di sopra dei fossati<br />
di recinzioni come ombreggiature<br />
e chiaroscuro. alcuni esempi di<br />
coppie di fotografie oblique elaborate<br />
stereoscopicamente si riferivano alle<br />
cave documentando le caratteristiche<br />
geomorfologiche (ossidiana, pomice,<br />
zolfo, etc) dei litorali delle isole eolie.<br />
le visioni stereoscopiche risultavano<br />
essere utili strumenti per indagini di<br />
discontinuità naturali e di anomalie<br />
individuando relazioni topografiche<br />
difficilmente percepibili ad occhio<br />
nudo. le coppie di fotografie<br />
oblique vengono in genere scattate
Coste in provincia di Messina.<br />
ad un intervallo di circa un secondo<br />
dall’aereoplano durante il volo<br />
circolare sul sito indagato. durante<br />
il lavoro condotto in laboratorio<br />
sono anche state effettuate delle<br />
analisi allo stereoscopio delle<br />
fotografie aeree verticali per<br />
processi di fotointerpretazione di<br />
evidenze topografiche appartenenti<br />
all’archeologia industriale e di<br />
earthworks seguite da trasformazioni<br />
con disegno manuale, e successive<br />
riproduzioni in laboratorio<br />
informatico mediante l’ausilio<br />
di softwares cad e gis. Queste<br />
indagini, insieme all’analisi delle<br />
mappe cartacee e vettoriali, fotografie<br />
d’archivio e documentazioni scritte<br />
hanno consentito di integrare i<br />
dati per le fasi di elaborazione del<br />
projetcgis.<br />
Interpretazione ed elaborazioni<br />
GIS-based<br />
le fotografie aeree necessitavano, in<br />
una seconda fase, di software di postprocessing<br />
per l’interpretazione dell’immagine<br />
che si concretizza con il disegno<br />
(in genere caratterizzato da punti, linee e<br />
poligoni e da primitive topologiche) dedicato<br />
alle tracce e agli elementi ritenuti<br />
di interesse paesaggistico e culturale. È<br />
bene ricordare che l’immagine rettificata<br />
e georeferenziata è comunque condivisibile<br />
con qualsiasi sistema informativo<br />
territoriale, regionale e provinciale.<br />
i dati acquisiti sono stati elaborati<br />
tramite il software airphoto 3.2511 per<br />
la georeferenziazione delle fotografie<br />
oblique consentendo di ottenere gradi di<br />
accuratezza variabili tra i 30 e 10 cm.<br />
in questa fase di post-processing, il<br />
software per la trasformazione delle<br />
immagini oblique utilizzava quali dati<br />
input file relativi alle fotografie aeree<br />
(sources) ottenute durante le campagne<br />
di volo e le relative basi cartografiche<br />
(targets) sia in formato vettoriale che<br />
raster. ovviamente le basi cartografiche<br />
sono state georiferite al sistema nazionale<br />
di riferimento, consentendo di<br />
ottenere la localizzazione automatica in<br />
ambiente gis.<br />
si è lavorato attraverso immagini<br />
affiancate (con lo schermo diviso in<br />
due finestre) relative ai targets ed alle<br />
sources ottenendo indici di mismatches<br />
variabili dallo 0,5 al 2%, cercando<br />
sempre di mantenere l’errore quadratico<br />
medio inferiore a 3 m.<br />
con tale software sono stati creati anche<br />
i dtM attraverso l’individuazione<br />
delle isoipse e dei punti di controllo il<br />
cui numero variava dal 5 al 7. la ridondanza<br />
di punti di controllo consentiva<br />
maggiori gradi di accuratezza, anche se<br />
le operazioni di rettifica potevano essere<br />
eseguite anche con soli quattro punti di<br />
controllo.<br />
11
inoltre era possibile trasformare la<br />
fotografia da proiezione centrale in<br />
proiezione ortogonale, ove le informazioni<br />
archeologiche venivano integrate<br />
a dati derivati da fonti storiche e da un<br />
repertorio di fotografie aeree acquisite<br />
in stagioni diverse o in epoche diverse.<br />
tali documentazioni risultano infatti<br />
preziosi record nei processi di interpretazione<br />
gis based (realizzate mediante<br />
il software gis della esri) soprattutto<br />
quando queste rappresentavano l’unica<br />
memoria per il rilevamento dei siti<br />
unesco o durante le trasformazioni<br />
del paesaggio urbano o agricolo. si<br />
tratta infatti di strumenti informatici<br />
utili per l’analisi dettagliata di insediamenti<br />
prima che vengano effettuati gli<br />
interventi stratigrafici. la fase della restituzione<br />
grafica su piattaforma gis ha<br />
consentito di inserire nella cartografia<br />
vettoriale i layers relativi alle evidenze<br />
archeologiche estrapolati dall’analisi<br />
delle fotografie oblique, convertendo<br />
a priori i file raster in formato vector.<br />
si tratta di un work-in-progress per il<br />
projectgis relativo alla realizzazione<br />
della cartografia tematica nel territorio<br />
del parco dell’etna e delle isole eolie<br />
ancora in fase di implementazione.<br />
Il geodatabase multimediale<br />
la difficoltà di gestire l’elaborazione<br />
di immagini ha richiesto la ricerca di<br />
un sistema di archiviazione informatizzato,<br />
capace di gestire anche i dati<br />
provenienti da scansioni digitali di tutto<br />
il materiale fotografico (comprese le<br />
stampe cartacee) attualmente disponibili.<br />
il database multimediale12 è capace<br />
di catalogare le informazioni in base a<br />
specifici tematismi che bene si integrano<br />
alla piattaforma del projectgis, legando<br />
dati cartografici alle tabelle di attributi.<br />
allo stato attuale, le chiavi di ricerca<br />
dell’archivio sono costituite dai seguenti<br />
input: data del rilevamento, tipo di<br />
pellicola o sensore, regione, provincia,<br />
comprensorio, comune, località, tipo di<br />
evidenza, interpretazione, affidabilità<br />
dell’interpretazione, verifica sul terreno,<br />
definizione, cronologia. durante la fase<br />
di interpretazione gis-based per la creazione<br />
delle tabelle relazionali si sono<br />
anche adottati gli standard dell’iccd13 .<br />
la gestione dell’archivio fotografico<br />
attraverso uno strumento di questo<br />
tipo consente genericamente di ridurre<br />
in modo drastico i tempi di accesso ai<br />
dati, ma soprattutto di eseguire query<br />
complesse coinvolgendo nell’interrogazione<br />
più chiavi di ricerca. nella<br />
pratica ciò significa che oltre alla rapida<br />
identificazione e visualizzazione, ad<br />
esempio, di tutte le immagini relative a<br />
un sito o a un comprensorio territoriale,<br />
possiamo richiedere al database di<br />
eseguire la ricerca di evidenze specifiche<br />
quali potrebbero essere i cropmarks<br />
documentati in differenti fasi diacroniche,<br />
da interpretare e verificare, ove<br />
possibile, mediante successive campagne<br />
di ricognizione, o di evidenziare i<br />
brownfields. il catalogo così concepito,<br />
certamente suscettibile di miglioramenti<br />
e ampliamenti, costituisce fin d’ora<br />
uno strumento efficace per la gestione<br />
di informazioni. il sistema rappresenta<br />
inoltre la base dati di riferimento dalla<br />
quale esportare le informazioni per la<br />
condivisione in internet del catalogo.<br />
il geodatabase è inoltre caratterizzato<br />
da elementi fisicamente definibili e georeferenziati<br />
su base cartografica consentendo<br />
di effettuare analisi spaziali e di<br />
fornire preziose informazioni per gli organi<br />
di tutela e valorizzazione dei beni<br />
culturali o della protezione civile.<br />
l’archivio multimediale e gli standard<br />
catalografici per la gestione delle informazioni<br />
vengono applicati non senza<br />
varianti in funzione di tutti i dati analiz-<br />
12 la Cartografia_<strong>22</strong>/09<br />
zati (remote sensing, fotografie verticali,<br />
fotografie aeree storiche14 , indagini<br />
geofisiche, etc.).<br />
Conclusioni<br />
dal bilancio dell’attività di ricerca<br />
condotta emerge chiara l’elevata quantità<br />
e qualità di evidenze censite nel parco<br />
dell’etna e nelle isole eolie.<br />
Questi studi si inquadrano in una<br />
fase particolare della storia degli studi<br />
territoriali, successiva alle stagioni<br />
del grande sviluppo metodologico<br />
e dell’ipercritica degli anni ottanta,<br />
contemporanea alla comparsa di tutte<br />
quelle nuove applicazioni tecnologiche<br />
che hanno interessato indistintamente<br />
l’ampio settore disciplinare delle scienze<br />
del territorio ed alla liberalizzazione<br />
delle riprese aeree in italia, non più soggette<br />
al vincolo della legge per le riprese<br />
aerofotografiche emessa nel 1939. nel<br />
corso degli ultimi anni, infatti, lo sviluppo<br />
tecnologico e i mutamenti legislativi<br />
hanno profondamente modificato<br />
gli strumenti e le metodologie, offrendo<br />
nuove prospettive alla ricerca, capace<br />
di disporre oggi di un ampio ventaglio<br />
di risorse: dalla capacità di effettuare<br />
indagini diagnostiche non distruttive,<br />
applicabili su ampia scala, alle analisi<br />
remote sensing, alla fotografia aerea,<br />
alle indagini geognostiche sino alla<br />
georeferenziazione mediante strumentazioni<br />
gps e virtual reference station<br />
o utilizzando sensori per ricevere i dati<br />
gnss. l’obiettivo è quello di arricchire<br />
sempre più la quantità, ma soprattutto<br />
la qualità, del record catalografico con<br />
l’ausilio di geodatabase mobili, implementando<br />
nuove strategie di ricerca,<br />
flessibili ed integrate ad un’ampia<br />
gamma di metodologie di indagine e di<br />
innovative tecnologie geomatiche per lo<br />
studio dei paesaggi pregressi.
se in italia le ricognizioni aerofotografiche<br />
hanno avuto solo di recente<br />
uno sviluppo, le ricerche sulle prese fotogrammetriche<br />
hanno raggiunto livelli<br />
altissimi, palesatisi nell’interpretazione<br />
contestuale alla restituzione cartografica<br />
Alv i s i G. (1989), La fotografia aerea<br />
nell’indagine archeologica, NIS, Roma.<br />
R. Be w l e y, R., w. RA c z k o w s k i (2002), Aerial<br />
Archaeology. Developing Future Practice,<br />
Nato Series 1, 337<br />
lo TA u R o A. (2005c), Tecnologie GIS per<br />
la tutela e valorizzazione dei beni culturali,<br />
Atti della IX Conferenza ASITA, vol 2, 1375-<br />
1380<br />
lo TA u R o, A., co s TA N. (2005d).<br />
Trasformazioni territoriali e VIA: un modello<br />
di analisi su piattaforma GIS, Atti della IX<br />
Conferenza ASITA, vol 2, 1381-1386<br />
lo TA u R o, A. (2006), Remote sensing<br />
and GIS for the implementation of<br />
thematic cartography in protected areas,<br />
Econgeo2006 - 5th European Congress on<br />
Regional Geoscientific Cartography and<br />
Information Systems, 96-98<br />
lo TA u R o, A. (2007), Geomathic<br />
technologies in Cultural Heritage Survey<br />
and Conservation, EVA 2007 Florence<br />
Proceedings, 146-151<br />
lo TA u R o, A. (2009), Georeferencing of<br />
1 Il Laboratorio di Archeologia dei<br />
Paesaggi e Telerilevamento (LAP&T www.<br />
lap&t.it) è finalizzato alla progressiva<br />
introduzione di sistemi di osservazione<br />
remota del territorio e al miglioramento<br />
delle tecniche di ricognizione di superficie,<br />
tramite l’applicazione di nuovi strumenti<br />
per la documentazione e il rilievo del dato<br />
archeologico e ambientale.<br />
2 L’obiettivo della scuola è stato<br />
avviare la costituzione di un projectGIS<br />
per l’implementazione della cartografia<br />
archeologica in materia di censimento del<br />
patrimonio culturale toscano (naturale ed<br />
antropico). Tra i contesti documentati vi è<br />
una certa prevalenza di siti monumentali<br />
con particolare riferimento a centri castrensi<br />
e a contesti urbani del paesaggio toscano.<br />
degli elementi del paesaggio culturale e<br />
naturale. È infatti solo tramite la restituzione<br />
delle anomalie su base cartografica<br />
che il dato territoriale può essere misurato<br />
e confrontato con altri piani informativi<br />
di natura archeologica o di altra<br />
Bibliografia<br />
Cultural Heritage and Risk Chart: research<br />
of novel applications, EVA2009 Florence<br />
Proceedings, 151-156<br />
MA N z o N i, G., PA l e R M o , c. (2003), Il Catasto<br />
delle Strade nel progetto pilota della<br />
Provincia di Teramo , Ondaverde 83, 11-12.<br />
MA N z o N i, G. (2001), Metodi di<br />
posizionamento satellitare per GIS<br />
in tempo reale [Methods of satellite<br />
positioning systems for real time GIS], in<br />
Maggioli (Eds.) GIS Metodi e strumenti<br />
per un nuovo governo della città e del<br />
territorio, (pp. 387-321) Rimini: Gisitinera.<br />
MA R A N i M.P., GA M B e R i, F., Bo N AT T i, e.<br />
(2004), From seafloor to deep mantle:<br />
architecture of the Thyrrhenian backarc<br />
basin, Memorie descrittive della Carta<br />
Geologica d’Italia, vol. LXIV, APAT, Servizio<br />
Geologico d’Italia<br />
Mu s s o N, c., PA l M e R , R. e cA M PA N A, s.<br />
(2005), In volo nel passato, aerofotografia<br />
e cartografia archeologica, All’Insegna<br />
del Giglio, Biblioteca del Dipartimento di<br />
Archeologia e Storia delle arti – sezione<br />
Note<br />
3 Per maggiori approfondimenti si<br />
rimanda al capitolo I di Un volo nel passato,<br />
aerofotografia e cartografia archeologica.<br />
4 Si ringrazia il Direttore Elvezio<br />
Galanti, Dipartimento di Protezione Civile,<br />
Ufficio Servizio Sismico Nazionale www.<br />
protezionecivile.it<br />
5 Galleria fotografica (http://www.<br />
protezionecivile.it/) ed analisi di datum da<br />
telecamera termica di sorveglianza posta a<br />
quota 700m s.l.m (Dipartimento di Scienze<br />
della Terra - Università degli Studi di Firenze).<br />
Si ringrazia la FLIR System ed in particolare<br />
Roberto Rinaldi (www.flirthermography.com).<br />
6 Si ringrazia la prof. Adele Verga<br />
dell’IPSIA di Giarre (http://www.ipsia. giarre.<br />
ct.it) per le riprese aerofotografiche.<br />
7 http://www.geonav.it/index.html. Si<br />
provenienza e infine può essere tutelato<br />
e regolarmente monitorato. tali ricerche<br />
però non devono rinunciare alla ricognizione<br />
di superficie, che rimane una<br />
procedura indispensabile per il riconoscimento<br />
di siti sconosciuti o poco noti.<br />
archeologia, Siena<br />
Ny B A k k e N, JA M e s w. A N d Be RT N e s s, MA R k<br />
d. (2005), Marine Biology: An Ecological<br />
Approach, sixth edition. Benjamin<br />
Cummings, San Francisco<br />
Pi c cA R R e TA, F. e ce R A N d o, G. (2000),<br />
Manuale di aerofotografia archeologica.<br />
Metodologia, tecniche ed applicazioni,<br />
Edipuglia, Bari<br />
su R A c e, l. (1998), La georeferenziazione<br />
delle informazioni territoriali, Bollettino<br />
di Geodesia e Scienze Affini dell’Istituto<br />
Geografico Militare, 58, 181-234<br />
villA B. (2004), Tecniche innovative<br />
per il rilievo e la rappresentazione dei<br />
siti archeologici. Atti del I Convegno<br />
Internazionale di studi: La Materia e i<br />
Segni della Storia. Piazza Armerina (EN),<br />
9-13 aprile 2003, pp. 340-344. I Quaderni<br />
di Palazzo Montalbo N. 4, Dario Flaccovio<br />
Editore<br />
wi l s oN, d.R. (2000), Air Photo<br />
Interpretation for Archaeologists, Tempus:<br />
Stroud<br />
ringrazia il Capitano Davide Taranto (www.<br />
minicrociere.com).<br />
8 Si ringrazia Leonardo Alestra di Trimble<br />
Regione Sicilia (Corso GPS della Provincia<br />
Regionale di Catania) e CGT s.r.l. (www.<br />
cgtsrl.it).<br />
9 www.parcoetna.it<br />
10 L 107-118 (H.R. 2869 11/1/02) USA EPA<br />
norma le zone a rischio (abusivismo, discariche,<br />
stress della vegetazione, etc.).<br />
11 http://www.uni-koeln.de<br />
12 Si ringrazia la prof. Tina Cusimano (docente<br />
di Informatica).<br />
13 Standard Catalografici dell’Istituto<br />
Centrale per il Catalogo e la Documentazione<br />
http://80.205.162.235/Catalogazione/<br />
standard-catalografici/index<br />
14 Piccarreta, Cerando (2000).<br />
13
coMe le Mappe<br />
14 la Cartografia_<strong>22</strong>/09
antiche di<br />
Monica Naef<br />
UNA PICCoLA AzIENDA<br />
A CoNDUzIoNE<br />
FAMILIARE, NEI PRESSI<br />
DI FIRENzE, RIPRoDUCE<br />
PREGIATE CARTE<br />
ANTICHE, REALIzzATE<br />
CoN LE STESSE<br />
TECNICHE E GLI STESSI<br />
MATERIALI CHE SI<br />
USAVANo NEL SEICENTo<br />
E INTERAMENTE<br />
ACqUARELLATE A MANo.<br />
Le abbiamo scoperte in<br />
occasione di un convegno,<br />
dove erano esposte, ma<br />
neanche tanto in vista, in una<br />
ambiente attiguo all’ingresso. facile<br />
passare davanti a quella stanza senza<br />
accorgersi di niente, salvo entrare<br />
ed essere catturati da un mondo dal<br />
fascino senza tempo.<br />
centinaia di carte – il catalogo è<br />
piuttosto ricco – che riproducono<br />
esemplari antichi, principalmente<br />
del seicento e del settecento,<br />
epoca in cui, a seguito delle grandi<br />
esplorazioni del globo terrestre, la<br />
produzione cartografica subì un<br />
notevole impulso. ogni carta era<br />
allora la rappresentazione di un<br />
L’Africa del Blaeu, 1669.<br />
15
16 la Cartografia_<strong>22</strong>/09<br />
Particolari che raffigurano scene di vita di luoghi<br />
lontani, frequenti nelle antiche mappe.
mondo che ancora non si conosceva<br />
completamente e che si cercava di<br />
delineare in base alle notizie più<br />
recenti riportate dagli esploratori e dai<br />
loro diari. erano oggetti<br />
carichi d’emozione quelle carte,<br />
l’emozione della scoperta appunto,<br />
della meta raggiunta dopo un viaggio<br />
senza certezze, del pericolo superato,<br />
dell’incontro con luoghi, civiltà,<br />
animali e ambienti che nemmeno<br />
si immaginavano, e rendevano<br />
in qualche modo pubblico il<br />
privilegio di una conoscenza che era<br />
appannaggio di pochi. lasciavano<br />
spazio alla fantasia con eloquenti<br />
campiture bianche, là dove il sapere si<br />
fermava, come all’interno dell’africa<br />
rappresentata dal Blaeu nel 1669, o<br />
si abbellivano di particolari artistici,<br />
assai frequenti nella produzione<br />
francese dell’epoca, ma diffusi anche<br />
altrove, per diventare eleganti oggetti<br />
d’arredo e richiamare la suggestione di<br />
mondi esotici e lontani.<br />
Non sono copie<br />
“non sono copie”, ci tiene a<br />
precisare il titolare e fondatore<br />
dell’azienda franco iacobelli, che nel<br />
1995 ha deciso di trasformare la sua<br />
passione per le carte antiche in attività<br />
commerciale. non si tratta di vecchie<br />
mappe fotografate e ristampate, come<br />
si potrebbe pensare. la mappa viene<br />
ricreata a partire dalla lastra in zinco,<br />
che viene montata su uno zoccolo di<br />
legno e stampata a mano al torchio,<br />
un pezzo alla volta. per le carte più<br />
grandi, quelle murali che misurano<br />
oltre un metro per due, occorrono<br />
otto lastre della dimensione massima.<br />
i costi di realizzazione sono alti e<br />
le tirature molto limitate, circa una<br />
ventina di pezzi alla volta.<br />
ex cartografo dell’istituto geografico<br />
Militare, iacobelli vanta una lunga<br />
carriera a servizio della cartografia,<br />
prima come rilevatore sul terreno, poi<br />
assegnato alla biblioteca dell’istituto.<br />
17
La carta e la tela utilizzate sono in<br />
puro cotone, come nel Seicento.<br />
18 la Cartografia_<strong>22</strong>/09<br />
e qui la sua passione per le carte<br />
antiche si nutre ogni giorno dell’incontro<br />
con i capolavori dei secoli passati,<br />
ancora in gran parte non visibili al<br />
pubblico se non in occasione di mostre<br />
particolari. iacobelli compie ricerche<br />
su come lavoravano i suoi ‘colleghi’<br />
del seicento e così nasce l’idea di riprodurre<br />
le stesse carte con le stesse<br />
tecniche e gli stessi materiali dell’epoca<br />
e riproporle al mercato.<br />
come nel seicento, le mappe che<br />
produce iacobelli sono stampate su<br />
carta in puro cotone, così come in<br />
cotone è la tela sulla quale vengono<br />
montate. salvo le più piccole, le carte<br />
sono infatti normalmente composte<br />
da più pannelli che vengono montati<br />
a stacchi sulla tela. Questo sistema<br />
consente di piegarle senza che si usurino<br />
lungo la piega e di trasportarle<br />
facilmente; garantisce insomma una<br />
lunga vita al prodotto finale e una<br />
maneggevolezza che soddisfa le moderne<br />
esigenze di piccoli spazi e grande<br />
mobilità.<br />
Montate a stacchi, le carte si piegano e si<br />
confezionano facilmente.
20 la Cartografia_<strong>22</strong>/09
Per riprodurre una mappa antica si inizia<br />
col rifare la lastra.<br />
Prodotte interamente a mano<br />
il catalogo dell’azienda si arricchisce<br />
in continuazione di nuove scoperte.<br />
gli ‘originali’ (file o copie) da cui si<br />
parte provengono infatti da varie fonti:<br />
alcune dagli archivi i.g.M. – come<br />
i quattro continenti del Blaeu, famoso<br />
cartografo olandese del seicento – ,<br />
altre sono state trovate sul mercato<br />
da iacobelli, altre ancora provengono<br />
da privati che ne chiedono la riproduzione.<br />
nel caso delle copie, queste<br />
vengono scannerizzate e riportate alle<br />
dimensioni originali, quando sono<br />
note. si realizza quindi la lastra che<br />
rappresenta il costo principale di tutta<br />
la produzione, tenendo conto che la<br />
maggior parte delle mappe, siano carte<br />
o vedute di città, è composta da varie<br />
lastre e quindi vari pannelli.<br />
la stampa al torchio conferisce una<br />
particolare bellezza al prodotto in cui<br />
l’effetto dell’incisione è percepibile sia<br />
al tatto che alla vista.<br />
una volta stampati i pannelli, si passa<br />
all’invecchiamento degli stessi e della<br />
tela su cui verranno montati. la tela<br />
si distende e si bagna con acqua e un<br />
colorante, lo stesso si fa con i pannelli.<br />
Questo procedimento, oltre a conferire<br />
subito l’effetto antico, evita che con<br />
il passare del tempo la carta assuma<br />
disomogeneità e macchie antiestetiche<br />
dovute al naturale invecchiamento dei<br />
materiali e all’esposizione alla luce.<br />
La stampa avviene al torchio,<br />
un pezzo alla volta.<br />
21
Invecchiamento<br />
la fase successiva prevede che su<br />
un lato della tela si stenda una colla<br />
vinilica a pennello; a questo punto si<br />
possono montare i pannelli sulla tela.<br />
il montaggio avviene tutto a<br />
bagnato, quindi, una volta terminato,<br />
occorre appendere la carta ad<br />
asciugare.<br />
<strong>22</strong> la Cartografia_<strong>22</strong>/09<br />
l’asciugatura richiederà da uno a<br />
più giorni secondo la temperatura e<br />
l’umidità.<br />
carta e stoffa ritirano entrambe<br />
asciugando, ma in modi diversi.<br />
sta all’esperienza e alla maestria<br />
dell’artigiano saper tenere conto di<br />
questo delicato passaggio.
Montaggio<br />
Stesura Colla<br />
è<br />
è<br />
Asciugatura<br />
è<br />
23
Una volta asciutte, le carte<br />
vengono acquarellate a mano.<br />
Ognuna è un pezzo unico.<br />
24 la Cartografia_<strong>22</strong>/09<br />
ed ecco la carta pronta per essere<br />
acquarellata, o lasciata in bianco<br />
e nero. naturalmente il colore<br />
conferisce al tutto maggiore incisività<br />
e aiuta ad esempio a caratterizzare<br />
gli ambienti nelle vedute di città. la<br />
scelta dei colori, laddove gli originali<br />
ne siano privi, come spesso è il caso, è<br />
lasciata al gusto di chi esegue il lavoro.<br />
essendo dipinte a mano le carte sono<br />
tutte diverse e ciascuna è un pezzo<br />
unico.<br />
l’azienda, che si chiama Formis,<br />
si avvale talvolta di alcune pittrici<br />
esterne per quest’ultima fase della<br />
lavorazione. tutto il resto viene<br />
eseguito nel laboratorio di famiglia<br />
da franco, dalla signora Manola e<br />
dal loro figlio alessandro che ha fatto<br />
propria la passione del padre.
Centinaia di mappe antiche<br />
gli iacobelli sono molto disponibili<br />
e cercano di accontentare il cliente<br />
anche quando di qualche esemplare<br />
sono richieste poche copie, magari<br />
di un nuovo soggetto che lo stesso<br />
cliente porta in ditta da riprodurre.<br />
in questo caso i costi delle lastre non<br />
si potrebbero ammortizzare e si procede<br />
a una stampa digitale anziché<br />
al torchio. il risultato, seppure interessante<br />
da un punto di vista estetico<br />
e decisamente più economico, perde<br />
tuttavia quel tocco di tridimensionalità<br />
della carta incisa che le conferisce<br />
una particolare qualità e un fascino<br />
inimitabile e ‘antico’.<br />
sempre con l’ausilio della stampa<br />
digitale si procede nel caso in cui le<br />
mappe di partenza siano affreschi<br />
o dipinti, come nel planisfero di<br />
fra’ Mauro (1460 circa) che misura<br />
3 metri per 3, conservato in una<br />
biblioteca di venezia. attualmente è<br />
in catalogo ridotto nelle dimensioni<br />
più gestibili di 169x169 cm.<br />
l’archivio cartografico di formis è<br />
veramente vasto: circa cinquecento<br />
mappe tra planisferi di vari tipi,<br />
anche celesti, continenti, stati, carte<br />
regionali, piante di città italiane<br />
(qualcuna anche estera) e vedute<br />
delle principali città italiane (solo a<br />
titolo esemplificativo citiamo Milano,<br />
napoli, roma, firenze, trento,<br />
torino, varie città umbre e molte<br />
altre equamente diffuse su tutta la<br />
penisola) e di alcune altre capitali.<br />
alcune città sono presenti con vedute<br />
Alcune mappe raggiungono grandi<br />
dimensioni, di oltre 1x2 metri, come<br />
il planisfero del De Wit del 1670.<br />
25
Veduta della città di Firenze, Spada, 1600.<br />
Sotto, il bellissimo planisfero celeste del Brunacci,<br />
1700.<br />
diverse. la maggior parte sono carte<br />
del seicento e del settecento, ma<br />
ci sono anche mappe più antiche<br />
e ottocentesche. non tutte le carte<br />
sono attualmente in catalogo, poiché<br />
alcune sono state acquisite ma non<br />
sono ancora state fatte le lastre. la<br />
scelta e la varietà sono comunque<br />
destinate a crescere, e se si considera<br />
che questo patrimonio è stato<br />
raccolto in meno di quindici anni si<br />
intuisce che questa piccola azienda<br />
a conduzione familiare (piccola sì,<br />
ma nota nel nordeuropa e anche in<br />
26 la Cartografia_<strong>22</strong>/09<br />
sudafrica!) è e sarà depositaria di un<br />
‘giacimento’ culturale e storico, oltre<br />
che artistico, di tutto rispetto, poiché<br />
le carte di tutti i tempi rappresentano<br />
una sintesi della visione del mondo e<br />
delle conoscenze tecniche dell’epoca<br />
in cui furono realizzate.
Le riproduzioni di Mappe Antiche sono distribuite da:<br />
Via del Romito 11/13r - 50134 Firenze, Italy<br />
Tel. 055 483 557, Fax 055 483 690<br />
info@lac-cartografia.it, www.globalmap.it<br />
27
fondamenti<br />
geoMetrici<br />
della cartografia<br />
2 A parte<br />
di Antonio Arrighi<br />
LA SECoNDA PARTE, ESPoSTA NELLE PAGINE CHE SEGUoNo, è DEDICATA AI<br />
SISTEMI DI CooRDINATE oVVERo ALL’INSIEME DI REGoLE CHE STABILISCoNo<br />
CoME ASSEGNARE VALoRI DI PoSIzIoNE AD UN DETERMINATo LUoGo DELLA<br />
TERRA. VENGoNo TRATTATE LE CooRDINATE SPAzIALI (GEoGRAFICHE E<br />
GEoCENTRICHE) E LE CooRDINATE PIANE (CARTESIANE E PoLARI), NoNCHé<br />
LE LINEE RAPPRESENTATIVE DI CooRDINATE RETTANGoLARI CoSTANTI E DI<br />
SELEzIoNATI MERIDIANI E PARALLELI, oVVERo I RETICoLATI CARTESIANo E<br />
GEoGRAFICo.<br />
Premessa<br />
le carte, sia analogiche che digitali,<br />
e i dati spaziali, sia in formato<br />
vettoriale che raster, sono in relazione<br />
con una posizione geografica.<br />
generalmente, tale posizione viene<br />
espressa adottando un sistema di<br />
coordinate, ovvero un insieme di<br />
regole che stabiliscono come<br />
individuare dove un certo dato è<br />
collocato nello spazio.<br />
per georeferenziare i dati relativi<br />
alla superficie della terra si impiegano<br />
sistemi di coordinate tridimensionali.<br />
per esempio, qualunque luogo<br />
terrestre può essere localizzato per<br />
mezzo di coordinate geografiche<br />
spaziali (φ, λ, h) oppure tramite le<br />
corrispondenti geocentriche (x, y, z).<br />
28 la Cartografia_<strong>22</strong>/09<br />
la Cartografia_1028<br />
Fig. 1 – Coordinate geografiche spaziali (φ, λ, h).<br />
Fig. 2 – Coordinate cartesiane spaziali o<br />
geocentriche (x, y, z).
Fig. 1<br />
Fig. 2<br />
X<br />
Meridiano di<br />
Greenwich<br />
CIO<br />
Z<br />
Equatore<br />
POLO NORD<br />
Yp<br />
Zp<br />
P<br />
Xp<br />
Un mezzo della Protezione Civile.<br />
Y<br />
29
Fig. 3 - Coordinate rettangolari piane (x, y).<br />
Fig. 4 - Coordinate polari 2D (a, d).<br />
Y<br />
[u. l.]<br />
300<br />
200<br />
100<br />
Origine<br />
100<br />
Xp<br />
200<br />
i sistemi di coordinate piane sono invece utilizzati per individuare la<br />
localizzazione dei dati sul piano della carta. per esempio, qualsiasi punto sul<br />
piano cartografico può essere localizzato per mezzo di coordinate bidimensionali<br />
cartesiane o rettangolari (x, y) oppure polari (a, d).<br />
P (280, <strong>22</strong>5)<br />
Yp<br />
300<br />
Fig. 3 Fig. 4<br />
X [u. l.]<br />
Sistemi di coordinate spaziali<br />
Coordinate geografiche<br />
il sistema di coordinate globali<br />
maggiormente impiegato è<br />
quello costituito dalle linee della<br />
longitudine e latitudine geografica.<br />
le linee di uguale latitudine sono<br />
chiamate paralleli e, sulla superficie<br />
dell’ellissoide, sono rappresentati da<br />
circonferenze. per contro, le linee di<br />
uguale longitudine sono denominate<br />
meridiani e, sulla superficie<br />
dell’ellissoide, formano delle ellissi<br />
(ellissi meridiane).<br />
30 la Cartografia_<strong>22</strong>/09<br />
Origine angoli<br />
a = 45°<br />
Origine distanze<br />
P (45°, 345)<br />
d = 345 u. l.<br />
la latitudine φ di un punto p è<br />
l’angolo tra la normale ellissoidica per<br />
p’ e il piano equatoriale.<br />
la longitudine λ è invece l’angolo<br />
tra l’ellisse meridiana che passa per<br />
greenwich e l’ellisse meridiana che<br />
contiene il punto in questione; è<br />
misurata nel piano equatoriale dal<br />
meridiano di greenwich (λ=0°) sia<br />
verso est fino a λ= +180°, sia verso<br />
ovest fino a λ= -180°.<br />
la latitudine e la longitudine<br />
rappresentano quindi le coordinate<br />
geografiche φ, λ di un punto p<br />
rispetto alla superficie di riferimento
Fig. 5 – Il sistema di coordinate geografiche.<br />
Fig. 6 – Il sistema di coordinate geografiche<br />
spaziali.<br />
Fig. 5<br />
LATITUDINE-NORD<br />
LATITUDINE-SUD<br />
0°<br />
20°<br />
40°<br />
selezionata e sono espresse sempre in<br />
unità angolari.<br />
le coordinate geografiche spaziali<br />
(φ, λ, h) si ottengono introducendo<br />
nel sistema appena enunciato l’altezza<br />
ellissoidica h.<br />
Quest’ultimo parametro<br />
rappresenta la distanza del punto<br />
considerato rispetto all’ellissoide;<br />
viene misurata in unità lineari lungo<br />
la normale ellissoidica fra il punto<br />
preso in considerazione e la superficie<br />
ellissoidica. tale concetto può essere<br />
applicato anche alla superficie di<br />
riferimento sferica.<br />
EQUATORE<br />
55°<br />
45°<br />
W<br />
Fig. 6<br />
55°<br />
N<br />
45°<br />
90°<br />
LONGITUDINE<br />
OVEST<br />
S<br />
Greenwich<br />
90°<br />
Polo<br />
λ<br />
0°<br />
Equatore<br />
LONGITUDINE<br />
EST<br />
P |<br />
φ<br />
h<br />
SUPERFICIE DI RIFERIMENTO: ELLISSOIDE<br />
P<br />
31
Fig. 7 – Il sistema di coordinate geocentriche<br />
spaziali.<br />
Fig. 7<br />
X<br />
Greenwich<br />
Coordinate geocentriche<br />
un metodo alternativo, e spesso più<br />
conveniente, di definire la posizione<br />
di un punto è quello di impiegare<br />
le coordinate cartesiane spaziali.<br />
il sistema ha origine nel centro di<br />
massa della terra con gli assi x e<br />
y nel piano equatoriale. l’asse x<br />
passa per il meridiano di greenwich,<br />
mentre l’asse z coincide con l’asse di<br />
rotazione della terra. i tre assi sono<br />
mutuamente ortogonali e formano<br />
una terna destrorsa.<br />
CIO<br />
Yp<br />
Z<br />
Zp<br />
Equatore<br />
32 la Cartografia_<strong>22</strong>/09<br />
P<br />
Xp<br />
occorre osservare che l’asse<br />
di rotazione della terra cambia<br />
posizione nel tempo (in seguito<br />
al cosiddetto ‘moto del polo’). in<br />
conseguenza di ciò, la posizione<br />
media del polo nell’anno<br />
1903 (definita sulla base delle<br />
osservazioni tra il 1900 e il 1905)<br />
è stata impiegata per definire il<br />
‘conventional international origin’<br />
(cio), ovvero l’asse di riferimento<br />
z che risulta pertanto stabilito per<br />
convenzione.<br />
Y
Sistemi di coordinate piane<br />
una carta ha solo due dimensioni:<br />
la larghezza (da sinistra a destra)<br />
e l’altezza (dal basso verso l’alto).<br />
trasformare il corpo tridimensionale<br />
della terra in una carta bidimensionale<br />
è argomento che riguarda le proiezioni<br />
cartografiche. in questo contesto,<br />
come in altre svariate applicazioni<br />
cartografiche, le coordinate<br />
bidimensionali sono necessarie per<br />
descrivere la localizzazione di qualsiasi<br />
punto in modo chiaro e univoco.<br />
Coordinate cartesiane<br />
una possibilità di individuare la<br />
posizione di un punto su un piano<br />
è rappresentata dalle coordinate<br />
rettangolari piane. si tratta di un<br />
sistema costituito da due linee<br />
che si intersecano ad angolo retto<br />
denominate asse x e asse y. di norma<br />
il primo è l’asse orizzontale, mentre<br />
il secondo costituisce quello verticale<br />
(talvolta questi due assi di riferimento<br />
sono denominati rispettivamente e<br />
(est) e n (nord)). la loro intersezione<br />
costituisce l’origine del sistema. il<br />
piano cartografico che riporta le<br />
coordinate cartesiane è segnato da<br />
corrispondenti linee uniformemente<br />
distanziate.<br />
Quindi, con tale sistema, l’attribuzione<br />
di due coordinate numeriche x , p<br />
y permette di specificare in maniera<br />
p<br />
precisa ed obbiettiva qualunque posizione<br />
p sulla carta.<br />
normalmente, all’origine sono<br />
assegnate le coordinate x =0 e y =0.<br />
p p<br />
tuttavia, alle coordinate dell’origine<br />
sono talvolta aggiunti dei grandi<br />
valori positivi. Questo artificio viene<br />
applicato per evitare valori negativi<br />
Nm Ng Nr Ng = nord geografico<br />
Nr = nord reticolato<br />
Nm = nord magnetico<br />
δ γ<br />
[AP]<br />
(AP)<br />
P<br />
per x e y nell’eventualità detta origine<br />
cada all’interno dell’area di interesse.<br />
in tale caso ai valori x =0 e y =0<br />
p p<br />
è attribuita la denominata di falsa<br />
origine. da ricordare che le coordinate<br />
rettangolari sono chiamate anche<br />
cartesiane, dal nome del matematico<br />
e filosofo francese del diciassettesimo<br />
secolo rené descartes detto anche, in<br />
forma latinizzata, renatus cartesius.<br />
Coordinate polari<br />
un’altra possibilità di definire la<br />
posizione di un punto sul piano è<br />
offerta dalle coordinate polari. esse<br />
sono costituite dalla distanza ‘d’<br />
dall’origine al punto considerato<br />
e dall’angolo ‘a’ tra una direzione<br />
stabilita (o zero) e la direzione verso<br />
cui si trova il punto di interesse.<br />
l’angolo orario ‘a’ è detto ‘di<br />
orientamento’. viene espresso in<br />
unità angolari, mentre la distanza ‘d’<br />
è definita in unità di lunghezza. gli<br />
angoli di orientamento sono sempre<br />
definiti rispetto a una direzione fissa o<br />
di riferimento. in linea di principio la<br />
linea di riferimento può essere scelta in<br />
modo arbitrario. tuttavia, in pratica,<br />
vengono impiegate, per lo più, tre<br />
direzioni: il nord geografico (ng), il<br />
nord reticolato (nr), il nord magnetico<br />
(nm). i corrispondenti orientamenti<br />
sono detti: geografico, rete, magnetico.<br />
le relazioni che li legano risultano<br />
evidenti dalla figura 8.<br />
γ = convergenza meridiano<br />
δ = declinazione magnetica Fig. 8 – Relazioni tra orientamento<br />
Fig. 8<br />
geografico, rete e magnetico. Fonte:<br />
Gortani-Pericoli, 2000.<br />
33
Fig. 9 – Esempio di ① reticolato cartesiano<br />
(grid) e ② reticolato geografico (graticule).<br />
Fonte: ICA, 1984.<br />
le coordinate polari sono impiegate<br />
spesso in topografia: infatti, in special<br />
modo nei rilevamenti di dettaglio,<br />
dove si usano tecniche di misura elettronica<br />
delle distanze, rappresentano<br />
una prassi praticamente universale.<br />
Reticolato cartesiano<br />
e geografico<br />
il reticolato cartesiano (nella terminologia<br />
anglosassone ‘grid’) è rappresentato<br />
da linee aventi coordinate rettangolari<br />
costanti (x, y). Questo tipo<br />
34 la Cartografia_<strong>22</strong>/09<br />
Fig. 9<br />
di reticolato è utilizzato nella cartografia<br />
a grande e media scala per consentire<br />
calcoli accurati e localizzazioni<br />
di precisione. non è invece applicato<br />
nella cartografia a piccola scala (≤<br />
1:1.000.000) dove le distorsioni geometriche<br />
conseguenti alla trasposizione<br />
della superficie curva della terra sul<br />
piano cartografico sono tanto grandi<br />
da rendere assai difficili sia i calcoli sia<br />
le localizzazioni di precisione.<br />
il reticolato geografico (nella terminologia<br />
anglosassone ‘graticule’)<br />
rappresenta la proiezione ad intervalli<br />
costanti delle coordinate geografiche,
Fig. 10<br />
o in altre parole la posizione in proiezione<br />
di meridiani e paralleli selezionati.<br />
la forma del reticolato geografico<br />
dipende largamente dalle caratteristiche<br />
della proiezione applicata e dalla<br />
scala della rappresentazione.<br />
il taglio che delimita l’area cartografica<br />
può essere definito sia dalla forma<br />
del reticolato geografico sia da quella<br />
del reticolato cartesiano. il taglio cartesiano<br />
ha il vantaggio di permettere la<br />
formazione di serie cartografiche costituite<br />
da carte aventi l’area cartografica<br />
sempre uguale; per contro, il taglio geoografico<br />
comporta un contorno curvo<br />
e quindi dimensioni cartografiche non<br />
regolari, ma al tempo stesso mostra<br />
immediatamente l’estensione dell’area<br />
cartografica nel sistema geografico.<br />
GoR TA N i i., Pe R i c o l i A. (2000),<br />
La Topografia, vol. 2, Del Bianco<br />
Editore<br />
Bibliografia<br />
ICA, 1984, Basic Cartography, vol. I<br />
ITC, Internal notes on Geometric<br />
Cartography, vari anni<br />
RoB i N s o N A.H. & altri (1995),<br />
Elements of Cartography, Wiley<br />
Fig. 10 – La carta del mondo in<br />
proiezione di Mercatore Traversa e il<br />
relativo reticolato geografico.<br />
Fig. 11 – A = taglio cartesiano; B = taglio<br />
geografico.<br />
Fig. 11<br />
35
la<br />
cartografia<br />
fra e v o l u z i o n e<br />
r i v o l u z i o n e e 2 A<br />
parte<br />
di Attilio Selvini<br />
LE PRoFoNDE TRASFoRMAzIoNI CHE LA PRoDUzIoNE CARToGRAFICA<br />
HA SUBITo NEGLI ULTIMI TRENT’ANNI HANNo STRAVoLTo (o MEGLIo,<br />
RIVoLUzIoNATo) UNA TECNICA PRoDUTTIVA DURATA oLTRE TRE SECoLI.<br />
NEL PRESENTE ARTICoLo SI DELINEA PER SoMMI CAPI qUAL’ERA LA<br />
CARToGRAFIA ANCoRA NEGLI ANNI SESSANTA DEL VENTESIMo SECoLo,<br />
E qUALE SIA INVECE oGGI.<br />
D<br />
alla sua nascita, che si<br />
può datare a partire dal<br />
seicento, la cartografia<br />
scientifica si è sviluppata con una lenta<br />
evoluzione, di pari passo con progressi<br />
della geodesia e della topografia. fra<br />
la cartografia censuaria di carlo vi,<br />
meglio conosciuta come cartografia<br />
‘teresiana’ (dal nome della figlia del<br />
grande imperatore, a sua volta poi<br />
seduta sul trono degli asburgo) e la<br />
cartografia catastale del nuovo regno<br />
d’italia non c’è molta differenza formale<br />
e sostanziale, sia per le modalità<br />
operative impiegate sul terreno che per<br />
la realizzazione della parte grafica.<br />
la carta d’italia al 25.000, rilevata<br />
dopo l’unità dall’istituto geografico<br />
Militare fiorentino è ancora in parte<br />
figlia delle tecniche settecentesche di<br />
rilevamento, in parte della celerimensura<br />
introdotta dal porro per il rilevamento<br />
del ducato di genova dal 1830<br />
in poi; le pratiche riproduttive sono<br />
ancora quelle vecchie e tradizionali<br />
ben conosciute (ke At s 1973).<br />
una forte evoluzione in tema di<br />
rilevamento, ma non mi sembra<br />
fosse una rivoluzione, avviene negli<br />
anni trenta del secolo ventesimo,<br />
con l’avvento delle carte prodotte<br />
tramite la misura sulle immagini e<br />
36 la Cartografia_<strong>22</strong>/09<br />
non sul terreno, in altri termini con<br />
l’impiego sempre maggiore della<br />
fotogrammetria, ormai aerea, al<br />
posto della topografia: tale tecnica,<br />
del resto ottocentesca, sino ad allora<br />
era stata vista solo come ausilio del<br />
rilevamento topografico nel caso<br />
di terreni difficili. Quasi nulla però<br />
cambia dal punto di vista della tecnica<br />
di rappresentazione; ormai consolidate<br />
le proiezioni di vario tipo, e prevalenti<br />
quelle conformi, la pratica del disegno<br />
cartografico, pur se la misura viene<br />
fatta non sull’oggetto bensì sulle sue<br />
immagini, non è molto diversa da<br />
quella ottocentesca.
si diffondono le carte a grande<br />
scala, il cui supporto è il foglio di carta<br />
da disegno, coi tratti a china, con la<br />
possibilità di riproduzione eliografica<br />
o cianografica. dalla ‘restituzione’<br />
a matita, abili disegnatori cartografi<br />
traevano l’originale su di un supporto<br />
poco deformabile (per es. ‘astralon’),<br />
utilizzando gli stessi strumenti di un<br />
secolo prima: solo i vari ‘rapidograph’<br />
sostituiranno i normali tiralinee, a<br />
partire dal secondo dopoguerra.<br />
peraltro già teorizzate e talvolta<br />
sperimentate sin dai primi del<br />
novecento, verso gli anni sessanta<br />
di quel secolo si hanno le prime<br />
rappresentazioni ortofotografiche; non<br />
più il disegno vettoriale, bensì la stessa<br />
immagine fotografica ‘raddrizzata’,<br />
ovvero trasformata omograficamente<br />
da prospettiva centrale a proiezione<br />
ortogonale. la cosa desta scalpore;<br />
vi sono come sempre i favorevoli ed i<br />
contrari: la nuova tecnica offre infatti<br />
in ogni caso vantaggi e svantaggi. in<br />
una delle molte discussioni di quei<br />
tempi, un noto studioso ebbe a dire<br />
che se fosse nata per prima la carta<br />
ortofotografica e poi fosse venuta alla<br />
luce quella al tratto, probabilmente le<br />
discussioni sarebbero state altrettanto<br />
severe: molti avrebbero ritenuto la<br />
carta al tratto come una specie di<br />
brogliaccio della rappresentazione<br />
ortofotografica, insomma una specie<br />
di caricatura del terreno (cu n i e t t i<br />
1974). varie e complesse sono le<br />
vicende delle ortofotocarte, anche<br />
esse come le carte al tratto fortemente<br />
cambiate nel corso di circa mezzo<br />
secolo: si veda per esempio in se lv i n i<br />
2009.<br />
La carta non è più solo<br />
‘di carta’<br />
tutto muta, quasi all’improvviso,<br />
verso la fine del millennio. a parte il<br />
fatto, già di per sé eclatante, che dalla<br />
seconda metà del novecento in poi le<br />
carte, sia a piccola che a media e ancor<br />
più a grande scala non erano più<br />
‘topografiche’ bensì aerofotogrammetriche.<br />
il rilevamento da terra era<br />
ormai limitato a piccole estensioni,<br />
per esempio a lottizzazioni o a tracciamenti,<br />
o ancora a zone urbane da<br />
conservare o da rinnovare, con rappresentazione<br />
a grande e grandissima<br />
scala. l’avvento della fotogrammetria<br />
analitica, cui succederà abbastanza in<br />
fretta quella detta ‘digitale’, cambia il<br />
modo di cartografare e di riprodurre,<br />
ma soprattutto cambia l’essenza stessa<br />
della cartografia che dal supporto<br />
cartaceo passa al supporto informatico:<br />
è la rivoluzione, se tale sostantivo,<br />
come si legge nei vocabolari, indica<br />
“… un mutamento improvviso e<br />
profondo che comporta la rottura di<br />
un modello precedente e il sorgere<br />
di un nuovo modello”. la rappresentazione<br />
cartografica infatti non è<br />
più da allora (o non è più soltanto)<br />
‘di carta’, ma è soprattutto diventata<br />
‘numerica’, annullando lo stesso concetto<br />
di scala di rappresentazione; la<br />
scala qui è sempre di uno ad uno (pur<br />
essendo naturalmente l’incertezza nella<br />
definizione planoaltimetrica di un<br />
punto, funzione della scala media dei<br />
fotogrammi utilizzati).<br />
al tempo della fotogrammetria<br />
analogica, la rappresentazione<br />
cartografica, ancora ‘di carta’,<br />
38 la Cartografia_<strong>22</strong>/09<br />
nasceva al momento stesso della<br />
restituzione stereoscopica, per<br />
il tramite di pantografi, poi di<br />
sistemi ortogonali ad ingranaggi,<br />
infine, ultimo ritrovato, per via di<br />
servomotori sincroni elettrici. si erano<br />
poi sostitute le matite per le ‘minute’<br />
di restituzione, se del caso, con<br />
fresette ruotanti di vario diametro,<br />
utilizzando al posto dei fogli di carta<br />
da disegno dei fogli di materiale<br />
plastico da incidere (es. ‘topascribe’),<br />
ottenendo così del ‘negativi’ del<br />
disegno da cui avere facilmente tante<br />
copie positive quante necessarie: ciò<br />
eliminava la necessità di ricopiare in<br />
‘bella’ le minute originali. giunta sul<br />
mercato la fotogrammetria analitica,<br />
per parecchi anni la tecnica rimase la<br />
stessa: restituzione e congiuntamente<br />
disegno ‘on-line’, ovvero in diretta<br />
come nel caso consueto della<br />
fotogrammetria analogica. Ma poi le<br />
cose cambiano in fretta: il computer<br />
diventa sempre più potente (e sempre<br />
di minor dimensioni e costi!); mutuati<br />
dal disegno meccanico e dalla<br />
progettazione industriale, compaiono<br />
i tavoli da disegno da utilizzare<br />
sia on-line che off-line (ovvero ‘in<br />
differita’), comandati anch’essi dal<br />
computer; nascono i primi programmi<br />
di ‘computer aided design’, in sigla<br />
cad. ed è, lo ripetiamo ancora,<br />
la rivoluzione. anche perché la<br />
fotogrammetria analitica, negli anni<br />
novanta, diventa essa pure ‘digitale’,<br />
rinunciando allo stereocomparatore<br />
e quindi alla misura sulle immagini<br />
fotografiche tradizionali. la cosa<br />
non è di poco conto: ingrandendo<br />
fortemente una fotografia analogica,
Fig. 1: Sopra, fotografia analogica di una<br />
copertura; a destra l’ingrandimento mostra i<br />
granuli dell’emulsione sparsi casualmente.<br />
ovvero ottenuta con pellicola ad<br />
alogenuri d’argento, si vede la<br />
‘grana’, ovvero la distribuzione<br />
casuale dei granuli di alogenuri sotto<br />
forma di punti di varia dimensione<br />
(fig.1).<br />
Ma la nuova fotografia ‘digitale’,<br />
ottenuta con sensori del tipo ccd<br />
(charged coupled device), se<br />
ingrandita mostra una serie ordinata<br />
di ‘pixel’, ovvero una matrice: si<br />
tratta di una forma ‘raster’.<br />
la posizione di un punto è qui già<br />
di per sé definita dai numeri di riga e<br />
colonna della matrice, con risoluzione<br />
Fig. 2: La restituzione planimetrica vettoriale del<br />
castello Visconti in Somma Lombardo.<br />
dell’ordine di pochi micron; lo<br />
strumento di misura, come si è detto<br />
lo sterecomparatore, diventa inutile.<br />
e cambia quindi anche il modo di<br />
‘restituire’, sia per via stereoscopica<br />
che per via ortofotoproiettiva.<br />
come vedremo, è oggi possibile<br />
avere restituzioni fotogrammetriche<br />
(a scopo cartografico od altro) sia in<br />
forma vettoriale che in forma raster:<br />
anticipando le cose che verranno più<br />
avanti dette, si vedano le figure 2, 3 e<br />
4 a tale proposito.<br />
Fig. 3: Ingrandimento della parte in basso a<br />
destra di fig. 2. La parte vettoriale rimane tale<br />
anche se ingrandita.<br />
39
Fig. 4: Ingrandimento in forma raster<br />
della stessa immagine di fig. 3:<br />
si vedono chiaramente i pixel.<br />
Dalla geometria pratica<br />
al calcolo numerico<br />
vediamo di ricordare con un<br />
minimo di ordine la successione che<br />
ha portato dalla cartografia analogica<br />
alla cartografia digitale.<br />
vi è un certo parallelo fra i<br />
progressi della topografia e quelli<br />
della fotogrammetria; la prima era<br />
ancor detta nell’ottocento ‘geometria<br />
pratica’; largo uso avevano sia<br />
il rilevamento con la tavoletta<br />
‘pretoriana’ che quello con squadri ed<br />
allineamenti. Quasi nullo l’impiego<br />
del calcolo. Ma già dal 1830 circa<br />
ignazio porro (Mo n t i, se lv i n i 2003)<br />
40 la Cartografia_<strong>22</strong>/09<br />
aveva sostituito ai mezzi grafici<br />
di rilevamento quelli numerici: la<br />
celerimensura si diffuse abbastanza<br />
lentamente, coesistendo per tutto quel<br />
secolo con la tradizione settecentesca.<br />
data l’assenza di mezzi di calcolo al di<br />
fuori di carta e matita, con il ricorso<br />
alle tavole dei logaritmi, nacquero le<br />
‘tavole celerimetriche’ ed i calcolatori<br />
analogici (grafici o meccanici): il<br />
calcolo numerico faceva ancora paura.<br />
paura che dilagò con l’avvento della<br />
aerofotogrammetria: come risolvere<br />
le equazioni di collinearità, peraltro<br />
ben note dalla geometria analitica<br />
nello spazio, se non rinviando tutto<br />
al futuro, ciò che si verificherà dopo
la seconda guerra mondiale? ed ecco<br />
la nascita, per l’appunto, a partire<br />
dagli anni venti del novecento,<br />
dei restitutori ‘analogici’, nei quali,<br />
quasi in parallelo con la tavoletta<br />
pretoriana, la proiezione ortogonale<br />
del modello ottico del terreno evitava<br />
il calcolo, allora impossibile almeno in<br />
termini di tempo ragionevole.<br />
e poi l’evoluzione, cui già si<br />
è accennato. anni cinquanta,<br />
l’elaboratore elettronico è ancora<br />
grosso, goffo, pesante e costoso,<br />
ma fa in millisecondi calcoli sino<br />
ad allora impossibili. uki helava in<br />
canada, il nostro grande umberto<br />
nistri a roma, concertano l’avvento<br />
del nuovo tipo di restitutore.<br />
tutto diverso dalla solita ‘routine’:<br />
basta con aggeggi ottico meccanici<br />
complessi, costosi, lenti, limitati<br />
nell’impiego: il calcolo numerico non<br />
ha più limiti, nasce la fotogrammetria<br />
analitica. Ma, come detto più sopra,<br />
la ‘carta’ è pur sempre di carta, anche<br />
se ora è possibile archiviare ‘file’<br />
di coordinate utilizzandole poi per<br />
elaborazioni successive, dal calcolo<br />
delle aree a quello dei volumi e<br />
addirittura alla progettazione stradale<br />
‘on-line’.<br />
e poi i progressi dell’elettronica<br />
sono assai rapidi. l’informatica,<br />
che tendenzialmente si potrebbe far<br />
risalire all’ottocento dal punto di<br />
vista concettuale, dopo un secolo<br />
‘in sonno’ prende forma insieme ai<br />
progressi del computer e diventa cosa<br />
irrinunciabile nella società della fine<br />
del secondo millennio. le ricadute<br />
interessano dapprima la progettazione<br />
industriale: le macchine a controllo<br />
numerico sostituiscono torni, trapani,<br />
fresatrici e rettificatrici a controllo<br />
manuale. si è già ricordato che i<br />
primi tavoli da disegno controllati dal<br />
computer sono ad uso progettuale: la<br />
cartografia ne sarà interessata soltanto<br />
qualche (modesto) tempo dopo.<br />
Ma ormai tutto procede in fretta;<br />
nel dicembre 1982 nasce insieme ad<br />
autocad 1.0 il draWing format<br />
(che oggi tutti conoscono come<br />
dWg), file binario per l’esecuzione<br />
di disegni d’ogni tipo, e nasce<br />
anche un altro ‘formato’, il dxf<br />
(drawing exchange format) adatto<br />
all’esportazione verso altri sistemi<br />
informatici. nel 1986 è la volta di<br />
Jpeg ovvero del Joint photografic<br />
expert group, un comitato che si<br />
occupa della memorizzazione di<br />
fotografie e di trasformazione di<br />
immagini raster nel formato .jpg. il<br />
sistema diventa standard nel 1992, e<br />
nel 1994 viene approvato come iso<br />
109181.<br />
nel 1990 nasce Bitmap (.bmp),<br />
introdotto da Windows 3.0, formato<br />
per la rappresentazione di immagini<br />
raster. sempre di tale anno è la nascita<br />
dei famosi shape files, introdotti da<br />
esri (environmental system research<br />
institute, fondato a sua volta nel<br />
lontano 1969). su questi torneremo,<br />
vista la loro enorme diffusione per<br />
la formazione di banche di dati<br />
(database).<br />
nel 1992 aldus (poi assorbita da<br />
adoBe) introduce il .tiff (tagged<br />
image file format), per immagini<br />
raster con diversi spazi di colore,<br />
facilitando lo scambio di immagini<br />
fra scanner e stampanti. nel 1999<br />
la apache software foundation<br />
immette sul mercato il file .cxf , usato<br />
attualmente dal catasto italiano e<br />
convertibile in formato .dxf.<br />
vale la pena, a questo punto,<br />
ricordare che negli anni ottanta<br />
del secolo passato erano nati i<br />
cosiddetti ‘gis’, in origine geografic<br />
information system, da noi forse più<br />
noti come sit (sistemi informativi<br />
territoriali). dice uno dei padri dei<br />
gis, il Burrough, fondatore della<br />
Association of Geografic Informations<br />
nel 1986, che “…il GIS è composto<br />
da una serie di strumenti software<br />
per acquisire, memorizzare, estrarre,<br />
trasformare e visualizzare dati spaziali<br />
dal mondo reale” (Bu r r o u g h 1986).<br />
almeno un cenno alla confusione<br />
creatasi da allora in questo campo:<br />
si parla indifferentemente di gis o<br />
di sit, ma sarebbe necessaria una<br />
ulteriore ripartizione, peraltro poi da<br />
altri proposta.<br />
secondo Karl Kraus infatti (kr A u s<br />
1995), già nel 1995 si sarebbero<br />
dovuti ripartire i ‘sistemi informativi<br />
spaziali’ (sis, meglio che sit) in<br />
land information system (lis),<br />
topografic information system (tis),<br />
geographic information system (gis).<br />
nel lis il catasto urbano e fondiario,<br />
insieme al catasto delle reti di<br />
alimentazione; nel tis tutte le forme<br />
naturali o antropiche del terreno,<br />
ovvero la ‘topografia’ globalmente<br />
intesa; infine, la terza parte avrebbe<br />
dovuto riguardare ancora la<br />
topografia generalizzata insieme alle<br />
informazioni tematiche necessarie<br />
(ambiente, idrografia, viabilità…)<br />
(se lv i n i 1996).<br />
41
Il disegno al computer<br />
Ma torniamo al disegno<br />
cartografico. l’impatto con<br />
l’informatica è veramente<br />
rivoluzionario: vediamone il perché.<br />
i sistemi di disegno computerizzato<br />
operano secondo la modalità<br />
vettoriale, che a prima vista sembra<br />
simile all’usuale disegno manuale:<br />
ma in realtà le cose vanno ben<br />
diversamente. nel disegno tradizionale<br />
a mano infatti, i concetti di linee ed<br />
elementi geometrici o meno (curve,<br />
segmenti, poligoni, cerchi…) si<br />
perdono nell’istante in cui si stampa<br />
il foglio da disegno. cancellare<br />
una curva significa cancellare<br />
tutta la sequenza di punti che la<br />
compongono: nel disegno manuale il<br />
concetto di ‘linea’ non esiste, se non<br />
come sequenza di punti interpretati<br />
dall’osservatore. con l’elaboratore<br />
invece si struttura per linee e per<br />
forme; la scelta di un punto di una<br />
forma coincide con la scelta dell’intera<br />
forma. È perciò possibile cambiare<br />
le caratteristiche di una linea quali il<br />
suo spessore, il colore, la lunghezza…<br />
semplicemente modificando gli<br />
attributi dell’entità geometrica scelta.<br />
l’elaboratore memorizza la forma<br />
geometrica e non la sequenza di punti<br />
che la compongono; ciò permette di<br />
accelerare e semplificare enormemente<br />
il lavoro, dato che il disegno diventa<br />
un aggregato di forme e di simboli<br />
associati ai loro attributi, come colore,<br />
spessore, dimensioni, posizione, codice<br />
corrispondente e così via.<br />
non è superfluo chiarire a<br />
questo punto che i disegni acquisiti<br />
per scansione (così come avviene<br />
per i tradizionali fogli catastali<br />
‘digitalizzati’) non hanno le<br />
caratteristiche sopra indicate per i<br />
disegni vettoriali. le immagini infatti<br />
sono in questo caso del tipo raster,<br />
ovvero un aggregato di pixel per<br />
ognuno dei quali vale un attributo<br />
42 la Cartografia_<strong>22</strong>/09<br />
di tipo e di tono di grigio (o dei tre<br />
colori fondamentali). non è possibile<br />
quindi aggiornare o comunque<br />
modificare un disegno o una<br />
cartografia acquisiti con questa tecnica<br />
operativa; se del caso occorrerà<br />
vettorializzare la carta o in genere il<br />
disegno tramite operatore manuale<br />
o a inseguimento semiautomatico,<br />
associando ad ogni forma geometrica<br />
gli attributi di competenza. la<br />
conversione al numerico di cartografia<br />
analogica quindi, se la si vuole<br />
aggiornare e comunque modificare<br />
successivamente, costa tempo e denaro<br />
in misura considerevole. in fig. 5<br />
una semplice dimostrazione della<br />
differenza tra immagini vettoriali e<br />
raster di un cerchio.<br />
Fig. 5: A sinistra immagine raster di un cerchio<br />
(con pixel di proposito fortemente ingrandito);<br />
a destra l’immagine vettoriale.<br />
Fig. 6: Il Comune di Ternate<br />
(VA) nel database topografico,<br />
in origine in scala 1:2000.
il disegno vettoriale computerizzato<br />
ha una elevata strutturazione; tutte<br />
le forme geometriche e i simboli così<br />
come le scritte sono ripartite in categorie<br />
con specifici attributi, che formano<br />
all’interno del disegno delle classi particolari.<br />
per una carta a media scala si<br />
può per esempio identificare un edificio<br />
per il tramite di un rettangolo; al suo<br />
interno si possono poi avere diverse categorie<br />
come edifico storico, edificio ad<br />
uso pubblico, sportivo, abitativo, commerciale<br />
ed associare quindi altri attributi,<br />
quali tratteggio, colore, codice<br />
identificativo. il disegno è organizzato<br />
su livelli differenti (layer) che contengono<br />
le diverse componenti. per esempio,<br />
su di un livello sta la planimetria degli<br />
edifici, su di un altro la rete stradale, su<br />
altro ancora la rete idrica superficiale, e<br />
poi i confini, il verde pubblico e privato<br />
e via di seguito. ogni livello può ad<br />
ogni istante venire ‘congelato’ e nascosto<br />
alla vista sullo schermo o sul plotter<br />
per la stampa. il disegno cartografico<br />
diventa quindi una tavolozza dinamica<br />
su cui le varie componenti possono<br />
essere nascoste, modificate, cancellate,<br />
colorate, evidenziate, ingrandite. tutti i<br />
principali programmi di disegno automatizzato<br />
usano il formato grafico .dxf<br />
che fornisce in ascii la descrizione<br />
completa vettoriale della carta; il lato<br />
negativo è costituito dalla occupazione<br />
di memoria, per cui il formato .dxf è<br />
utile per colloquiare fra sistemi diversi,<br />
ma non è comodo per la cartografia<br />
numerica, pur essendo sempre richiesto<br />
nei capitolati. ricordiamo poi che .dxf<br />
va in crisi se al disegno vettoriale si aggiungono<br />
delle informazioni in formato<br />
raster.<br />
ed ora parliamo brevemente di shapefile.<br />
come già detto, sviluppato da<br />
esri per accrescere l’interoperabilità<br />
fra esri ed altri sistemi gis, shapefile<br />
è un formato vettoriale specifico per i<br />
sistemi informativi territoriali. ‘shapefile’<br />
indica di norma un insieme di file<br />
con estensioni .shp, .dbf, .shx aventi<br />
in comune il prefisso dei nomi (per<br />
esempio ‘fiumi’); un file di questo tipo<br />
descrive specialmente punti, polilinee,<br />
poligoni per rappresentare ad esempio<br />
corsi d’acqua, stagni, laghi…<br />
uno shapefile è considerato un unico<br />
insieme, ma di fatto è l’insieme di più<br />
file, dei quali tre sono obbligatori, e<br />
a cui se ne possono aggiungere altri<br />
nove. gli obbligatori sono quelli le cui<br />
estensioni sono state già sopra indicate:<br />
.shp che conserva le geometrie,<br />
.shx che conserva l’indice delle geometrie,<br />
.dbf che costituisce il database degli<br />
attributi.<br />
ormai praticamente la totalità dei<br />
capitolati d’appalto per cartografia<br />
numerica, regionale o comunale,<br />
indica come obbligatorio tale<br />
formato, insieme al minimale formato<br />
.dxf per la gestione del disegno. in<br />
figura 6 una sintesi del database<br />
topografico di un piccolo comune<br />
in provincia di varese, ternate: a<br />
sinistra l’indicazione minima dei layer<br />
relativi; il tutto in origine è leggibile<br />
con arcreader 9.2.<br />
43
La cartografia tecnica<br />
È il momento di fare qualche con-<br />
siderazione sull’uso specifico della<br />
cartografia tecnica, ovvero quella regionale,<br />
provinciale, comunale, in genere<br />
nelle scale (nominali) di 1:10.000,<br />
1:5000, 1:2000, 1:1000.<br />
all’epoca della cartografia solo<br />
cartacea, ovvero sino a tutti gli anni<br />
sessanta del secolo scorso, e a parte<br />
il caso della cartografia catastale che<br />
come è noto è solo planimetrica, la<br />
cartografia tecnica era usata soprattutto<br />
per la redazione dei piani regolatori<br />
generali (prg) o particolareggiati<br />
(prp), e per la progettazione. vi<br />
furono usi impropri della cartografia,<br />
sia per l’una che per la seconda<br />
delle necessità sopra richiamate; per<br />
esempio si fecero ‘collage’ assurdi fra<br />
cartografia igM al 25.000 ingrandita<br />
addirittura al 2000, e le carte catastali,<br />
sulle quali era obbligatorio riportare il<br />
prg. Ma il peggio fu raggiunto per la<br />
progettazione di parti dell’autostrada<br />
del sole, per cui si fece ricorso alle ‘tavolette’<br />
igM, con risultati, al riporto<br />
del progetto sul terreno, sconcertanti.<br />
nel convegno della società italiana di<br />
fotogrammetria e topografia, sifet,<br />
tenutosi a palermo nell’ormai lontano<br />
1970, il relatore diceva fra l’altro<br />
quanto segue, a proposito del danno<br />
arrecato alla spesa pubblica per tali<br />
insensate procedure: “…tale perdita<br />
sale invece a circa 87 miliardi di Lire<br />
(di allora! n.d.a.) nel caso si consideri<br />
tutta la rete autostradale italiana,<br />
costruita od in corso di costruzione…<br />
se infine consideriamo anche i 1886<br />
km di prossimo inizio o già approvati<br />
dal CIPE, otteniamo un valore di<br />
circa 108 miliardi…”(or n At i 1970).<br />
e più tardi, in occasione di una manifestazione<br />
per la carta tecnica della<br />
regione lombardia, ricordando il ‘catasto<br />
delle reti’ allora già presente per<br />
esempio in svizzera, diceva il relatore:<br />
“…È necessario conoscere tutto della<br />
nostra città, dov’è la rete di fognatura,<br />
come è fatta e a che profondità<br />
si trova, dove sono i cavi, le condotte<br />
idriche ecc. e questo è un problema di<br />
cartografia…” (in g h i l l e r i 1969).<br />
oggi per fortuna tutto è cambiato,<br />
anche se poi non tanto. infatti,<br />
le carte tecniche sono ancora usate<br />
per i successori del prg, ovvero per<br />
i ‘pgt’ (piani di governo del territorio)<br />
e per la progettazione di opere<br />
civili e stradali o idrauliche anche<br />
di vasta estensione (Be z o A r i, se lv i n i<br />
2000). Ma spesso il loro uso è ancora<br />
improprio. chi scrive ha già ricordato<br />
altrove come della cartografia si<br />
siano impossessati, in concomitanza<br />
con l’avvento dell’informatica, fisici<br />
e matematici, informatici e statistici,<br />
tecnici di varia fattura e provenienza,<br />
lasciando a margine ingegneri e geometri.<br />
col risultato che assai spesso<br />
negli odierni ‘database’ si privilegiano<br />
le parti qualitative a scapito di quelle<br />
quantitative. purtroppo hanno seguito<br />
tale orientamento molti tecnici comunali,<br />
perlopiù provenienti dalle facoltà<br />
di architettura, quindi con ben scarse<br />
(quando non nulle!) nozioni topografiche,<br />
cartografiche e fotogrammetriche.<br />
interessa di più che i marciapiedi siano<br />
ben disegnati, anche a scapito della<br />
loro giacitura; che il verde stia ben<br />
formato nel suo ‘layer’ piuttosto che<br />
44 la Cartografia_<strong>22</strong>/09<br />
Fig. 7: Dal terreno alla carta e viceversa.<br />
corrisponda alla sua reale locazione;<br />
che un fabbricato sia ben identificato<br />
come ‘scuola’ o come ‘caserma cc’<br />
piuttosto che la sua geometria corrisponda,<br />
nei limiti dell’incertezza della<br />
scala nominale, alle vere dimensioni: e<br />
via di questo passo. purtroppo tale situazione<br />
è consolidata anche per opera<br />
di parecchi capitolati d’appalto, in alcuni<br />
dei quali per esempio le tolleranze<br />
metriche sono state, improvvisamente<br />
e nel giro di pochi anni, aumentate<br />
assurdamente nonostante i progressi<br />
della tecnica produttiva che avrebbero<br />
voluto esattamente il contrario (Be z o-<br />
A r i, Mo n t i, se lv i n i 2009).<br />
e a proposito della progettazione di<br />
grandi opere, con progetti di massima<br />
studiati sulle carte tecniche (per il<br />
progetto esecutivo è necessaria adatta<br />
cartografia, appositamente redatta<br />
ed in genere riferita ‘localmente’<br />
e non ‘georeferenziata’ nei sistemi<br />
usuali (gauss-Boaga igM40, utM<br />
Wgs84…) (Be z o A r i, se lv i n i 1993)<br />
bisogna avere le idee chiare. vale<br />
allora la pena di ricordare quanto<br />
assai spesso ignorato da molti<br />
tecnici di enti locali: detto in poche<br />
parole, salvo che per uso in ambito<br />
urbano limitato (qualche chilometro<br />
di estensione) va sottolineato che i<br />
dati planimetrici estratti dalla carta<br />
(distanze, direzioni) non sono riferiti<br />
al piano medio locale bensì alla sfera<br />
locale e per di più sono deformati<br />
dal tipo di proiezione usato per<br />
redigere la carta. per esempio, nei due<br />
tipi di cartografia sopra indicati, le<br />
deformazioni in lunghezza vanno da<br />
+ 4 a – 4 metri su dieci chilometri. per<br />
chiarire, si veda la figura 7.
dalla superficie fisica ove si opera il<br />
rilevamento (in figura topografico, ma<br />
lo stesso vale per la misura sull’immagine)<br />
si proietta su di un piano medio<br />
locale, per passare successivamente<br />
alla sfera locale (il che vale per le carte<br />
tecniche, con estensioni di alcune decine<br />
di chilometri: per le carte, specie a<br />
piccola scala, di maggiore estensione,<br />
si passa all’ellissoide di riferimento).<br />
dalla sfera locale si passa poi alla proiezione<br />
cartografica voluta, tenendo<br />
conto del modulo di deformazione<br />
lineare e, per le direzioni, della riduzione<br />
alle corde nonché<br />
45
della convergenza dei meridiani. per<br />
estrarre dati metrici dalla carta, occorre<br />
quindi fare il percorso inverso: dalla<br />
carta alla sfera locale, poi al piano medio<br />
della zona (limitata) interessata.<br />
la cosa, utilizzando i moderni metodi<br />
di calcolo con adatti programmi,<br />
non è difficile ma va comunque osservata.<br />
si pensi per esempio che la<br />
distanza di sei chilometri fra due punti<br />
sulla carta di gauss, al limite del fuso<br />
di competenza, è già maggiore per 2,4<br />
metri per via della deformazione cartografica<br />
(al centro del fuso, ne sarebbe<br />
minore per altrettanto). se la zona<br />
interessata fosse a 800 metri di quota<br />
media, per riportarla al piano locale<br />
Be z o A R i G., se lv iN i A. (2000), La carto-<br />
grafia per l’urbanistica e la progettazione<br />
stradale, Rivista dell’Agenzia del Territo-<br />
rio, Roma, n° 1/2000<br />
Be z o A R i G., Mo N T i c., se lv iN i A. (2009)<br />
Incertezze e tolleranze. Rivista dell’Agen-<br />
zia del Territorio, Roma, n° 2/2009<br />
Be z o A R i G., se lv iN i A. (1993), Cartografia<br />
numerica a grande scala per le linee<br />
ferroviarie ad alta velocità. Documenti<br />
del Territorio, Roma, n° 27/1993<br />
Bu R R o u G H P.A. (1986), Principles of GIS<br />
for land resources assessment, Oxford,<br />
Clarendon Press<br />
cu N i eT T i M. (1974), Una cartografia per il<br />
mezzogiorno, Boll. AIC n° 31. Napoli<br />
iN G H i l l eR i G. (1969), Lo stato della car-<br />
tografia in Italia e le necessità cartografi-<br />
che, Bollettino SIFET, Milano, n° 2/1969<br />
ke AT s J.s. (1973), Cartographic design<br />
and production, Longman Group Lt,<br />
London<br />
Bibliografia<br />
medio andrebbe moltiplicata per il<br />
rapporto fra il raggio medio della sfera<br />
locale aumentato del valore medio della<br />
quota, ed il netto del raggio considerato:<br />
per esempio, nella zona prealpina<br />
di como, per 1,00013, divenendo così,<br />
pur se depurata del valore della deformazione<br />
cartografica, di 6000,75 metri.<br />
valore che per esempio nella posa<br />
di tubazioni per un oleodotto oppure di<br />
rotaie ferroviarie non sarebbe trascurabile<br />
rispetto al valore bruto di 6002,40<br />
metri estratto sic et simpliciter dalla<br />
carta numerica. per avere un quadro<br />
completo delle differenze fra distanze<br />
sul terreno e distanze sulle superfici di<br />
riferimento, si veda in Mo n t i 2008.<br />
kR A u s k. (1995), From Digital Elevation<br />
Model to Topographic Information<br />
System, Wichmann Verl., Karlsruhe<br />
Mo N T i c., se lv iN i A. (2003), Ignazio<br />
Porro, il precursore dei modelli digitali<br />
del terreno, Rivista dell’Agenzia del<br />
Territorio, Roma, n° 1/2003<br />
Mo N T i c. (2008), Il calcolo delle<br />
lunghezze sulla sfera e sull’ellissoide:<br />
definizione e confronti fra differenti<br />
metodologie. Rivista dell’Agenzia del<br />
Territorio, Roma, n° 3/2008<br />
oR N AT i l. (1970), Necessità di una<br />
carta tecnica nazionale, con particolare<br />
riguardi all’Italia meridionale, Bollettino<br />
SIFET, Milano, n° 3/1970<br />
se lv iN i A. (1996), La cartografia di<br />
base per i sistemi informativi territoriali,<br />
Bollettino SIFET, Milano, n° 3/1996.<br />
se lv iN i A. (2009), Le ortofotocarte ieri ed<br />
oggi. Rivista dell’Agenzia del Territorio,<br />
Roma, n° 1/2009<br />
46 la Cartografia_<strong>22</strong>/09
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