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Il Telespettatore - N. 3 - Marzo 2009 - Aiart

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CINEMA IN<br />

Fortapàsc, un film di Marco Risi sull’assassinio del giornalista<br />

del Mattino Giancarlo Siani e sui rapporti tra politica, affari<br />

e camorra nell’area napoletana. Un doveroso riconoscimento<br />

alla grande professionalità e al coraggio di una vittima<br />

innocente dei vigliacchi killer assoldati da boss spietati<br />

Quando un film esalta<br />

il valore della legalità<br />

di Gianluca Arnone<br />

Don Chisciotte<br />

né san- “Nè<br />

to ma un ragazzo<br />

che aveva tanta voglia<br />

di vivere e faceva bene<br />

il suo lavoro”. Le parole<br />

che Paolo Siani dedica al<br />

fratello Giancarlo, mettono<br />

i brividi. Nessuna traccia di<br />

retorica, voce trattenuta, gli<br />

occhi attaccati ancora alle<br />

ultimi immagini di Fortapàsc,<br />

quelle che hanno<br />

scosso anche noi: Giancarlo<br />

che guarda i suoi aguzzini<br />

e sorride. Lo stesso<br />

sguardo curioso che aveva<br />

caratterizzato le sue inchieste<br />

di cronaca nera. Una<br />

carriera fulminante, e breve.<br />

La sera che venne ucciso,<br />

il 23 settembre 1985, il<br />

cronista del Mattino aveva<br />

solo 26 anni. Un "praticante<br />

abusivo", amava definirsi,<br />

senza contratto ma dallo<br />

smisurato entusiasmo.<br />

Per usare una delle migliori<br />

battute del film, “ non<br />

un giornalista impiegato<br />

ma un giornalista-giornalista",<br />

uno che va a caccia di<br />

20 <strong>Il</strong> <strong>Telespettatore</strong> - N. 3 - <strong>Marzo</strong> <strong>2009</strong><br />

scoop, che si sporca le mani<br />

e non vanta amicizie importanti.<br />

Una specie di<br />

eroe per caso, ingenuo e<br />

brillante, che Marco Risi ha<br />

saputo bene raccontare nel<br />

suo ultimo lavoro, Fortapàsc.<br />

Quattro mesi nella<br />

vita di Giancarlo Siani (interpretato<br />

da un sorprendente<br />

Libero De Rienzo),<br />

gli ultimi: le corse in macchina<br />

tra i vicoli di Torre<br />

Annunziata insieme all’amico<br />

Rico (un irriconoscibile,<br />

intenso, Michele Riondino),<br />

i rimbrotti del capo-<br />

<strong>Il</strong> regista Marco Risi.<br />

redattore Sasà (il solito Ernesto<br />

Mahieux), i contatti<br />

in polizia, l’amicizia col<br />

pretore Rosone (Gianfelice<br />

Imparato), la scoperta di<br />

un enorme mercato di appalti<br />

per la ricostruzione<br />

edilizia post-terremoto, e<br />

l’indagine sui pericolosi<br />

rapporti tra politici locali,<br />

mondo degli affari ed<br />

esponenti del clan di Valentino<br />

Gionta - allora egemone<br />

-, fino alla sua morte,<br />

annunciata sin dalle prime<br />

immagini. Film di classica<br />

fattura, sceneggiatura<br />

di ferro (scritta dallo stesso<br />

regista con Andrea Purgatori<br />

e Jim Carrington),<br />

un’ottima prova d’attori e<br />

una Napoli malinconica e<br />

selvaggia, restituita allo<br />

schermo con la stessa grana<br />

di quegli anni, viscosa e<br />

un tantino sporca. Come la<br />

vita nelle sue strade.<br />

"Qualcuno potrebbe prenderlo<br />

per il prologo di Gomorra<br />

- ha dichiarato Risi -<br />

ma la verità è che la sceneggiatura<br />

del film era

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