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Il Telespettatore - N. 3 - Marzo 2009 - Aiart

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negozi di videogiochi<br />

dal contenuto<br />

dannoso per i minorenni<br />

ma l’ambito<br />

di applicazione<br />

della legge varia<br />

da uno Stato membro<br />

all’altro. Finora<br />

4 paesi (Germania,<br />

Irlanda, Italia e Regno<br />

Unito) hanno<br />

vietato certi videogiochi<br />

violenti. Attualmente<br />

gli Stati<br />

membri hanno i<br />

propri sistemi di<br />

classificazione, ma<br />

la relazione di<br />

Manders sollecita<br />

gli stessi Stati a garantire<br />

che qualsiasi sistema<br />

di classificazione nazionale<br />

non sia sviluppato in modo<br />

da indebolire il sistema PEGI<br />

o da portare ad una frammentazione<br />

del mercato. D’altra<br />

parte, gli Stati membri dovrebbero<br />

a medio termine, allinearsi<br />

su un sistema comune<br />

basato unicamente sul PEGI.<br />

<strong>Il</strong> vero problema è rappresentato<br />

dai giochi online, scaricabili<br />

su Internet e utilizzati su<br />

dispositivi mobili come i computer<br />

o i telefoni cellulari. In<br />

questi casi il controllo parentale<br />

è quasi sempre difficile.<br />

In attesa che il sistema di classificazione<br />

si applichi anche ai<br />

giochi scaricabili, la relazione<br />

del deputato Manders propone<br />

che sulle consolle dei videogiochi<br />

venga istallato un<br />

bottone rosso che permetta ai<br />

genitori di interrompere o<br />

bloccare un gioco e di controllarne<br />

l’acceso a certe ore o<br />

ad alcune parti. Inoltre il tasto<br />

rosso dovrebbe anche inviare<br />

un segnale al PEGI.<br />

Nella realtà solo il 25% dei<br />

genitori conosce e utilizza il<br />

PEGI, mentre il 60% non lo<br />

conosce o ne ha sentito solo<br />

parlare. Per questi motivi<br />

occorrerebbe da parte dei<br />

genitori un’attenzione conti-<br />

nua sul tempo che i loro figli<br />

trascorrono davanti alla<br />

consolle, che non deve ‘cannibalizzare’<br />

il resto delle loro<br />

attività, dallo studio alle<br />

altre tipologie di giochi, con<br />

particolare riguardo a quelle<br />

che permettono di fare attività<br />

fisica e di socializzare<br />

con i loro coetanei. L’esperienza<br />

degli ultimi mesi ha<br />

però insegnato che l’autoregolamentazione,<br />

pur essendo<br />

la strada più corretta per<br />

la responsabilizzazione di<br />

tutti i soggetti interessati, da<br />

sola non è sufficiente; in casi<br />

particolarmente gravi è<br />

necessario potersi avvalere<br />

di una norma prescrittiva a<br />

cui, in caso di violazioni,<br />

devono corrispondere adeguate<br />

sanzioni.<br />

Purtroppo l’autoregolamentazione<br />

non potrà funzionare<br />

finché ci sarà coincidenza tra<br />

controllori e controllati cioè<br />

finché gli stessi produttori,<br />

portatori di rilevanti interessi<br />

economici, saranno, direttamente<br />

o indirettamente, determinanti<br />

anche nelle decisioni<br />

che assumerà nel merito<br />

il Comitato di applicazione<br />

del Codice di autoregolamentazione<br />

media e minori; sarebbe<br />

invece auspicabile che<br />

a decidere sulla liceità di un<br />

prodotto e sulla sua conformità<br />

ad un codice di autoregolamentazione<br />

fosse la pubblica<br />

autorità.<br />

L’<strong>Aiart</strong> già da mesi denuncia<br />

l’assoluta inadeguatezza del<br />

sistema di regole e norme<br />

che dovrebbero vietare alcuni<br />

videogiochi, vigilare sulla<br />

vendita e sulla fruizione da<br />

parte dei minori. Inoltre si<br />

muove nella direzione di responsabilizzare<br />

i genitori affinché<br />

si rendano conto dei<br />

gravi danni che molti videogiochi<br />

possono causare ai loro<br />

figli e fa continuo pressing<br />

nei riguardi del Ministero delle<br />

Comunicazioni e del Consiglio<br />

Nazionale degli Utenti<br />

dell’Autorità per le Garanzie<br />

nelle Comunicazioni affinché<br />

si regolamenti la materia, sottraendola<br />

alle logiche mercantili<br />

dei produttori di videogiochi.<br />

Una campagna<br />

nazionale è in corso in tutte<br />

le strutture periferiche dell’<strong>Aiart</strong>,<br />

nelle scuole, nelle<br />

parrocchie, nelle associazioni<br />

con i seguenti due slogan: il<br />

primo, rivolto ai minori: NON<br />

FARTI MALE CON I VIDEO-<br />

GIOCHI ed il secondo, ai genitori:<br />

NON GIOCARTI I FI-<br />

GLI COI VIDEOGIOCHI.<br />

<strong>Il</strong> <strong>Telespettatore</strong> - N. 3 - <strong>Marzo</strong> <strong>2009</strong> 19

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