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primus circumdedisti me! - Marina Militare - Ministero della Difesa

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RAFFAELE GARGIULO<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME!<br />

RIVISTA MARITTIMA


RIVISTA<br />

MARITTIMA<br />

Mensile <strong>della</strong> <strong>Marina</strong> dal 1868<br />

EDITORE<br />

<strong>Ministero</strong> <strong>della</strong> <strong>Difesa</strong><br />

DIREZIONE E REDAZIONE<br />

Via Taormina, 4 - 00135 Roma<br />

Tel.: 06 36807 248<br />

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e-mail abbona<strong>me</strong>nti:<br />

marivista.abbonam@marina.difesa.it<br />

La prima circumnavigazione del Globo.


RAFFAELE GARGIULO<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME!<br />

RIVISTA MARITTIMA


INDICE<br />

Presentazione 2<br />

Pre<strong>me</strong>ssa 3<br />

Introduzione 6<br />

L’esperienza nelle Indie 10<br />

Il ritorno in patria 22<br />

Gli appoggi in Spagna 46<br />

La preparazione del viaggio 71<br />

La partenza 79<br />

Ancora verso sud 98<br />

Verso lo stretto 102<br />

La navigazione nell’oceano pacifico 110<br />

Il fato avverso.... 127<br />

La partenza da Cebu 138<br />

Il ritorno <strong>della</strong> Vittoria 147<br />

L’arrivo 153<br />

L’inno a Magellano 164


2<br />

PRESENTAZIONE<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Per chi ama il mare e le grandi scoperte questo saggio del Comandante Gargiulo è<br />

un pezzo da non perdere che si legge quasi fosse un romanzo con la differenza che qui<br />

si descrivono fatti real<strong>me</strong>nte accaduti ben 500 anni fa che hanno cambiato la storia per<strong>me</strong>ttendo<br />

quel salto necessario a superare i limiti del pensiero corrente ed intraprendere<br />

quel cammino inarrestabile verso la scienza moderna. L’epopea di Magellano, di questo<br />

piccolo grande uomo portoghese dal carattere poco simpatico e poco comunicativo, è<br />

un po’ la storia dell’umanità che non si piega agli eventi, che costruisce il proprio destino<br />

giorno per giorno alla ricerca di orizzonti sempre nuovi, navigando attraverso mari<br />

procellosi e sconosciuti che però non riescono a farlo indietreggiare perché lui si sente<br />

investito da una missione superiore che gli da la forza e il coraggio di andare avanti.<br />

Il grande Ammiraglio portoghese, al servizio <strong>della</strong> Spagna, non terminerà vivo il suo<br />

viaggio che terminerà cruente<strong>me</strong>nte nelle Filippine: tornerà invece a Siviglia uno solo<br />

dei cinque vascelli partiti tre anni prima, il Vittoria, al Comando del navigatore basco<br />

Elcano, per dire al mondo che sì, la terra è davvero sferica e si può circumnavigare, che<br />

la sfera terrestre è molto più grande di quanto allora si potesse immaginare, che esiste<br />

un passaggio tra Atlantico e Pacifico e che quest’ultimo oceano è più che im<strong>me</strong>nso! Se<br />

volessimo paragonare questa impresa a qualcosa di attuale potremmo pensare ad una<br />

spedizione su Marte con la differenza che nei viaggi spaziali le comunicazioni e gli interventi<br />

da terra sono pressoché continui <strong>me</strong>ntre quando Magellano mollò gli or<strong>me</strong>ggi<br />

diretto verso l’Atlantico occidentale le comunicazioni con la madrepatria cessarono improvvisa<strong>me</strong>nte<br />

e tutte le decisioni ricaddero da quel mo<strong>me</strong>nto esclusiva<strong>me</strong>nte sulla sua<br />

persona. Se però oggi conosciamo le gesta di questo grande navigatore lo dobbiamo a<br />

un grande italiano che affiancò l’Ammiraglio nella sua eccezionale impresa e che sempre<br />

gli fu fedele: Antonio Pigafetta. Questo saggio mi ha ricordato di quando mi apprestavo<br />

a partire per il giro del mondo nel 1996 con nave Durand de la Penne. Allora ebbi<br />

modo di parlare con il comandante Gargiulo che, fresco <strong>della</strong> sua esperienza su una nave<br />

di ricerca antartica, mi fornì ele<strong>me</strong>nti preziosi che risultarono poi fonda<strong>me</strong>ntali per<br />

passare Capo Horn, in un tempestoso po<strong>me</strong>riggio di fine agosto, prima di dirigere verso<br />

la variopinta città argentina di Ushuaia e di lì, attraverso il Canale di Beagle e i canali<br />

cileni fino a Puerto Montt e Valparaiso. Non è con questo che voglio paragonare il giro<br />

del mondo del de la Penne e Bersagliere (Operazione Oceani Lontani) con l’impresa di<br />

Magellano ma è un modo per dire al comandante Gargiulo, per il quale nutro l’affetto e<br />

la stima di vecchio Comandante alla classe, che il suo lavoro mi ha fatto rivivere emozioni<br />

che credevo di<strong>me</strong>nticate e riportandomi con il pensiero su quei mari e in quei luoghi<br />

dove personaggi co<strong>me</strong> il grande Ammiraglio hanno navigato, guidati dal proprio intuito<br />

e dalle proprie convinzioni. pensando a un mare senza limiti, dove il pensiero è<br />

sempre oltre l’orizzonte.<br />

Luciano Callini<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

PREMESSA<br />

A mio padre, geloso custode di antica sapienza marinara;<br />

a mia moglie e mio figlio per il costante sostegno.<br />

Che la fama d’uno sì generoso capitano [Magellano] non debba essere<br />

estinta ne li tempi nostri. Fra le altre virtù che erano in lui, era<br />

lo costante, in una grandissima fortuna che mai alcun altro fusse al<br />

mondo. Sopportava la fa<strong>me</strong> più che tutti gli altri: e più giusta<strong>me</strong>nte<br />

che uomo fusse al mondo carteava e navigava; e se questo fu il vero,<br />

se vede aperta<strong>me</strong>nte. Se vede aperta<strong>me</strong>nte niuno altro avere tanto ingegno<br />

né ardire di sapere dare una volta al mondo, co<strong>me</strong> già quasi<br />

lui aveva dato.<br />

Antonio Lombardo «Pigafetta»<br />

Tra il XV e il XVIII secolo abili navigatori sfidarono l’ignoto raggiungendo<br />

confini impensabili per un’epoca in cui ancora tutti credevano si dovesse<br />

cadere nel vuoto una volta raggiunta l’estremità del mondo, secondo la consolidata<br />

concezione tolemaica del tempo. La ricerca di nuove rotte per raggiungere<br />

le terre delle spezie nell’epoca delle grandi scoperte dopo secoli di oscurantismo,<br />

costringono l’Oceano a rivelare il suo segreto e appaiono terre ignote.<br />

Questi navigatori dimostrarono che si poteva navigare verso ponente e far<br />

ritorno da levante. Disegnarono mappe del mondus novus in un contesto storico<br />

di feroce concorrenza, di acceso nazionalismo e di sanguinaria espansione<br />

coloniale. In quell’epoca di scoperte, infatti, ogni nazione badava con gelosia<br />

com<strong>me</strong>rciale a tenere segreti i risultati delle sue spedizioni. I libri di bordo dei<br />

piloti, gli appunti dei capitani, le mappe e i portolani, venivano riposti gelosa<strong>me</strong>nte<br />

negli archivi segreti dei vari regni del tempo. Mai prima e mai dopo di<br />

allora, la geografia, la cosmografia e la cartografia hanno avuto uno sviluppo<br />

con un ritmo così frenetico e così inebriante per il progresso dell’umanità,<br />

consentendo di conoscere più a fondo il pianeta che, da ere infinite, percorre<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

3


4<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

l’empireo. Tra tutte le imprese del tempo quella di Magellano <strong>me</strong>rita una considerazione<br />

a parte: fu il primo a compiere la circumnavigazione del globo, dimostrando,<br />

contro tutti i cosmologi e teologi del tempo, la sfericità <strong>della</strong> terra,<br />

l’insospettata vastità dell’Oceano Pacifico e la reale di<strong>me</strong>nsione del nostro<br />

pianeta.<br />

La quasi di<strong>me</strong>nticata impresa di Magellano, infatti, ha dimostrato per l’eternità<br />

che un’idea, se ispirata dal genio, se sorretta da una tenace passione, risulta<br />

più forte di tutte le avversità (intrighi di corte, ammutina<strong>me</strong>nti, mari in tempesta<br />

e battaglie selvagge), che l’individuo singolo con la sua vita piccola e fugace<br />

è costretto a subire trasformando in realtà e in verità imperitura quello che a<br />

centinaia di generazioni è apparso un puro sogno illusorio.<br />

Il re del Portogallo, Manuel I, non lo ama, non gli piace l’atteggia<strong>me</strong>nto superiore<br />

di quest’uomo forte e coraggioso, sorretto da una religiosità tradizionale,<br />

piuttosto discreto ma testardo. E rifiuta le sue proposte. Allora Magellano<br />

ferito dall’incomprensione sceglie il tradi<strong>me</strong>nto proponendo alla Spagna la<br />

grande impresa di compiere la circumnavigazione del globo. Questo atto lo priva<br />

di credibilità, «uno che tradisce una volta la sua bandiera, può tradire la seconda»<br />

e «rimarrà per sempre solo odiato dagli uni e dagli altri».<br />

Egli è ansioso di conoscere cosa celi la sterminata vastità del mare, quali<br />

isole e genti sconosciute abbraccino le sue onde, se abbia un inizio e una fine.<br />

Il mare im<strong>me</strong>nso.<br />

Bisognerebbe cercare di immaginarlo, vederlo, percepirlo con gli occhi di un<br />

uomo del XV secolo, e in particolare con gli occhi di un portoghese: un limite,<br />

una barriera liquida e sterminata che si estende fino all’orizzonte, dimora di infinite<br />

creature, di mostri marini capaci di ingoiare una nave intera, soggetti a<br />

La prima circumnavigazione del globo.<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

una divinità misteriosa d’infinita potenza che abitava gli abissi più profondi.<br />

Esso è rimasto sconfinato secondo l’antico <strong>me</strong>tro <strong>della</strong> vela e delle imbarcazioni<br />

del tempo sempre alla <strong>me</strong>rcè e al capriccio dei venti e delle correnti, specchio<br />

del cielo e delle sue nubi galoppanti, tomba di tanti audaci navigatori che<br />

lo avevano sfidato andando alla ventura alla ricerca di una vita migliore, solcando<br />

la sua superficie ingannevole, inseguendo il suo orizzonte sfuggente.<br />

E il grande navigatore affrontando l’ignoto, co<strong>me</strong> un leggendario argonauta,<br />

contribuì con l’epica impresa al progresso dell’umanità, superando mille insidie<br />

e superstizioni e inneggiando l’antico motto dei naviganti di ogni tempo<br />

navigare necesse, vivere non est necesse co<strong>me</strong> una canzone, una sinfonia di<br />

fondo per superare l’im<strong>me</strong>nsità enigmatica e onnipresente degli oceani.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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6<br />

INTRODUZIONE<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Colui che compì la prima circumnavigazione nacque lontano dal mare. Parecchie<br />

città portoghesi si contendono l’onore di avergli dato i natali, ma le<br />

pretese maggiori provengono dalla città di Sabrosa, nella provincia orientale di<br />

Trais-os-Montes, anche se recenti studi indicherebbero invece co<strong>me</strong> sua città<br />

natale Ponte da Barca, nella provincia di Miñho, a Ovest di Sabrosa, sempre e<br />

comunque a notevole distanza dal mare. La famiglia Magalhães, o Magellano<br />

co<strong>me</strong> possiamo anche chiamarla usando la forma ormai più comune<strong>me</strong>nte accettata<br />

nei territori che non fanno parte <strong>della</strong> Penisola Iberica, si stabilì a Ponte<br />

da Barcã verso il 1095, al seguito di quegli avventurieri borgognoni che diedero<br />

origine alla prima dinastia di sovrani portoghesi.<br />

Sotto i borgognoni i Magellano erano considerati <strong>me</strong>mbri <strong>della</strong> piccola nobiltà<br />

e quando, verso la fine del XIV secolo, la dinastia si estinse, presero parte<br />

ai disordini che portarono sul trono il bastardo João di Aviz. Il nonno del circumnavigatore,<br />

Gil Annes Magellano, era contemporaneo del principe Enrico il<br />

Navigatore e probabil<strong>me</strong>nte faceva parte del suo entourage, dal mo<strong>me</strong>nto che<br />

la proprietà dei Magellano era un feudo di cui Enrico era signore. Tuttavia il<br />

no<strong>me</strong> di Magellano non compare in alcun resoconto delle attività del Navigatore.<br />

Del figlio minore di Gil Annes, Ruy, sappiamo che sua moglie era Doñha<br />

Alda de Mesquita, che era rappresentante del re nella città di Aveiro e aveva tre<br />

figli: Isabel, Diogo e Ferñao (Ferdinando).<br />

Ferdinando, nato nel 1480, era ultimogenito. Il fratello, di due anni più vecchio,<br />

non portava il no<strong>me</strong> di Magellano; era infatti conosciuto co<strong>me</strong> Diogo de<br />

Sousa per sottolineare la sua discendenza dalla famiglia de Sousa, ben più influente.<br />

Sia la moglie che la madre del nonno, Gil Eannes Magellano, appartenevano<br />

alla famiglia Sousa e Diogo portava quel cogno<strong>me</strong> per sottolineare il<br />

suo diritto all’eredità, anche se parziale, delle tenute del nonno. Ferdinando, in<br />

quanto figlio minore di un figlio cadetto, non poteva mirare ad alcuna eredità<br />

del genere e portava semplice<strong>me</strong>nte il cogno<strong>me</strong> Magellano.<br />

Sia <strong>della</strong> sua infanzia che <strong>della</strong> sua giovinezza si sa ben poco.<br />

Ferdinando crebbe in una fattoria, in una ridente vallata circondata da colline,<br />

co<strong>me</strong> qualsiasi altro giovane aristocratico di una famiglia portoghese del<br />

XV secolo; era bambino negli anni in cui Diogo Cão e Bartolo<strong>me</strong>o Dias esploravano<br />

la costa dell’Africa per conto di re Giovanni II e lasciò la sua casa natale<br />

nel febbraio 1492, all’età di dodici anni. Era diretto alla corte reale di Lisbona,<br />

dove il padre era riuscito a farlo nominare paggio <strong>della</strong> regina Leonora.<br />

Tutte le famiglie nobili avevano il privilegio di mandare co<strong>me</strong> paggi i propri<br />

eredi a corte, dove venivano istruiti gratuita<strong>me</strong>nte e potevano conquistarsi l’ap-<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

poggio di qualche cortigiano importante. Diogo de Sousa era stato nominato<br />

paggio nel 1490 e ora, soltanto due anni dopo, lo raggiungeva anche il fratello<br />

minore, Ferdinando. Era un fatto insolito; forse Giovanni II doveva qualche favore<br />

a Ruy Magellano o semplice<strong>me</strong>nte in quell’anno c’erano pochi paggi.<br />

In ogni caso si tratta solo di ipotesi.<br />

Districarsi nel complesso ambiente di corte deve essere stata un’esperienza<br />

scioccante per Ferdinando, soprattutto se il giovane cercò di comprenderne gli<br />

intrighi. Il re era minacciato da un ramo rivale <strong>della</strong> sua stessa famiglia, la casata<br />

di Braganza, che discendeva da un figlio illegittimo di Giovanni I. La stessa<br />

regina Leonora apparteneva alla <strong>me</strong>desima casata e si diceva che i Braganza<br />

non fossero estranei alla morte misteriosa dell’unico erede di Giovanni II, il<br />

principe Alfonso. Il re aveva mandato a morte molti componenti <strong>della</strong> citata casata,<br />

tra cui uno dei fratelli <strong>della</strong> regina ed era ossessionato dal timore che qualcuno<br />

complottasse contro la sua vita e pertanto egli viveva quasi sempre separato<br />

dalla regina.<br />

Magellano, in quanto paggio <strong>della</strong> regina, vedeva ben poco il re e frequentava<br />

invece suo fratello, il duca Manuel, l’erede al trono.<br />

Manuel, che aveva poco più di vent’anni quando Magellano entrò a corte,<br />

seguiva da vicino i paggi, sorvegliando soprattutto i loro studi di astronomia e<br />

arte nautica. Erano argo<strong>me</strong>nti che stavano molto a cuore al giovane duca che<br />

co<strong>me</strong> futuro re del Portogallo aveva tutto l’interesse a far sì che i nobili li conoscessero<br />

a fondo. Per il resto Magellano, co<strong>me</strong> tutti i paggi, trascorreva le<br />

sue giornate tra gare di equitazione, tornei, danze e cacce, le abilità che contavano<br />

a corte. Infine, quando non erano impegnati negli studi, i paggi facevano<br />

commissioni, portavano <strong>me</strong>ssaggi o eseguivano incarichi di poco conto per la<br />

famiglia reale.<br />

Risulta che il duca Manuel abbia provato subito antipatia nei confronti di<br />

Magellano: brutto affare per le prospettive di carriera del ragazzo. Quali fossero<br />

i motivi di tale antipatia non ci è noto e ancora una volta non possiamo fare<br />

altro che ipotesi. Era stato forse troppo lento nell’ubbidire a qualche ordine?<br />

Aveva com<strong>me</strong>sso qualche birichinata ai danni del duca? Si trattava forse di<br />

un’inspiegabile incompatibilità di carattere? Non lo sappiamo.<br />

Gli anni dell’adolescenza furono densi di avveni<strong>me</strong>nti importanti. Innanzi<br />

tutto il viaggio di Colombo di ritorno dalle A<strong>me</strong>riche, la suddivisione del mondo<br />

a opera del Papa e la volontà di re Giovanni II di allestire una flotta per individuare<br />

l’ultima tratta <strong>della</strong> rotta per l’India. Poi, improvvisa<strong>me</strong>nte, verso la fine<br />

del 1495, Giovanni II morì e Manuel salì sul trono di Portogallo. Gli emarginati<br />

Braganza prendevano il potere; i <strong>me</strong>mbri più anziani <strong>della</strong> famiglia, proprietari<br />

terrieri e conservatori, erano molto più interessati all’agricoltura che alle<br />

esplorazioni geografiche e influenzarono, inizial<strong>me</strong>nte, le scelte di re Ma-<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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8<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

nuel. Egli ritardò la partenza<br />

<strong>della</strong> flotta per l’India — già<br />

programmata dal suo predecessore<br />

— poi, spinto sia dai banchieri<br />

fiorentini che dall’agente<br />

dei Fugger, Cristobal de Haro,<br />

anche Manuel cominciò a occuparsi<br />

dell’espansione d’oltremare.<br />

L’Agenzia governativa, che<br />

non molto tempo dopo sarebbe<br />

stata conosciuta co<strong>me</strong> la Casa da<br />

India, assunse molti nuovi impiegati<br />

tra cui Ferdinando Magellano.<br />

Insie<strong>me</strong> al fratello, Diogo<br />

de Sousa e al cugino Francisco<br />

Serrão, anch’egli paggio,<br />

verso la <strong>me</strong>tà del 1496 fu assunto<br />

dall’agenzia e si occupò dell’acquisto<br />

di riforni<strong>me</strong>nti e attrezzature<br />

per la spedizione di<br />

Vasco da Gama. In quel periodo<br />

Magellano da paggio fu promosso<br />

al rango di scudiero reale. Vasco<br />

da Gama partì, arrivò in India<br />

e tornò con un carico di spe- Papa Alessandro VI.<br />

zie. Da un giorno all’altro il Portogallo<br />

era diventato una potenza com<strong>me</strong>rciale. Altre flotte fecero vela per l’oriente<br />

e, a quanto sembra, il Portogallo inviò segreta<strong>me</strong>nte anche qualche spedizione<br />

verso occidente per dare un’occhiata ai territori spagnoli del Nuovo<br />

Mondo. Magellano, lavorando co<strong>me</strong> segretario <strong>della</strong> casa da India aveva la<br />

possibilità di vedere i resoconti dei comandanti portoghesi che avevano effettuato<br />

queste puntate, segrete e illegali, in Sud A<strong>me</strong>rica e prese nota delle teorie<br />

da loro avanzate, in particolare <strong>della</strong> possibilità che esistesse uno stretto che,<br />

attraverso l’A<strong>me</strong>rica Meridionale, portasse alle Indie. Tuttavia, a quel tempo, il<br />

suo interesse in proposito era del tutto ipotetico; am<strong>me</strong>sso che una tale rotta<br />

esistesse davvero, sarebbe comunque appartenuta alla Spagna.<br />

Magellano, co<strong>me</strong> ogni altro giovane portoghese dei primi anni del XV secolo<br />

era affascinato dai viaggi verso l’Oriente e sperava di raggiungere l’India a<br />

bordo di una delle tante navi che salpavano dai porti portoghesi, lungo la rotta<br />

che il Santo Padre aveva concesso al suo Paese (1).<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Cercò di arruolarsi in una delle spedizioni per le Indie, ma egli non vi riuscì<br />

e <strong>me</strong>ntre molti altri tornavano ricchi da Cochin e da Cannanore, era costretto a<br />

continuare a lavorare, oppresso da un <strong>me</strong>stiere oscuro e mal pagato. La Casa da<br />

India non gli per<strong>me</strong>tteva di partire, dal mo<strong>me</strong>nto che tutti gli impiegati esperti<br />

erano impegnati nella gestione di tutto il ben di Dio che con tanta abbondanza<br />

affluiva nel porto di Lisbona.<br />

(1) Il papa Alessandro VI, valendosi <strong>della</strong> sua autorità di rappresentante di Cristo in terra, con la bolla del<br />

4 maggio 1493 divise la sfera terrestre in due emisferi (bolla Inter caetera); la linea di sezione (raya) passava<br />

a circa cento leghe dalle Isole del Capo Verde. Tutto ciò che da quel giorno sarà scoperto sulla sfera<br />

terrestre (le popolazioni, le terre, le isole e i mari) a ponente di quella linea apparterrà alla Spagna, ciò che<br />

rimane a oriente sarà del Portogallo. In un primo tempo ambedue gli Stati si dichiararono soddisfatti e riconoscenti<br />

del bel dono. Ma ben presto il Portogallo manifestò la propria insoddisfazione circa la suddivisione<br />

e richiese che la linea di confine venisse spostata un po’ più a Ovest. Ciò si verificò col trattato di<br />

Tordesillas, stipulato il 7 giugno 1494, fra i re Cattolici, Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona, e il<br />

re del Portogallo, Giovanni II di Avis, che stabiliva la linea di demarcazione fra i rispettivi ambiti di conquista<br />

e di evangelizzazione che trasportava il confine di duecentosettanta leghe (leguas) a ponente delle<br />

isole di Capo Verde, in virtù del quale al Portogallo toccherà il Brasile, al tempo non ancora scoperto.<br />

In conseguenza degli obblighi assunti con il papato i sovrani, in cambio di una serie di diritti e di privilegi,<br />

s’impegnarono a promuovere l’apostolato nelle terre scoperte, a costruire e a mantenere chiese e monasteri,<br />

a provvedere a un nu<strong>me</strong>ro sufficiente di sacerdoti per il servizio divino e per il ministero delle ani<strong>me</strong>.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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10<br />

L’ESPERIENZA NELLE INDIE<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Final<strong>me</strong>nte, però, <strong>me</strong>ntre si organizzava la poderosa spedizione di d’Al<strong>me</strong>ida<br />

del 1505, Magellano riuscì a ottenere un per<strong>me</strong>sso e ad arruolarsi. Aveva<br />

ventiquattro anni, era scapolo, sconosciuto, piccolo di statura, tutto sommato<br />

un uomo di condizione modesta e, a quanto sembrava, di modeste capacità. I<br />

millecinquecento uomini, davanti all’altare <strong>della</strong> cattedrale di Lisbona, pronunciano,<br />

levando la mano, il giura<strong>me</strong>nto di fedeltà, non solo al sovrano terreno, il<br />

re del Portogallo che affida all’ammiraglio Francisco d’Al<strong>me</strong>ida la nuova bandiera<br />

di damasco bianco con la croce di Cristo ricamata, ma anche al Re celeste,<br />

il cui regno essi dovranno rendere vittorioso su tutti gli altri regni.<br />

Il corteo, recandosi al porto, attraversa la città con la solennità di una processione;<br />

poi tuonano i cannoni in segno di saluto, <strong>me</strong>ntre le navi possenti scendono<br />

lungo il Tago nell’ampio mare che il loro ammiraglio conquisterà per la patria<br />

portoghese sino all’altro estremo del mondo.<br />

Delle 22 unità <strong>della</strong> flotta di d’Al<strong>me</strong>ida, 12 erano navi da guerra, le altre erano<br />

imbarcazioni <strong>me</strong>rcantili di proprietà di banchieri tedeschi e italiani. Magellano<br />

era imbarcato su una delle navi del Re, anche se non sappiamo quale. Con<br />

lui c’erano i suoi compagni, scudieri e segretari <strong>della</strong> Casa da India, Diogo de<br />

Sousa e Francisco Serrão, ed è possibile che fossero imbarcati sulla nave comandata<br />

da João Serrão, il fratello maggiore di Francisco (c’era perfino il dubbio<br />

che i due fossero davvero fratelli o che fossero cugini di Magellano; entrambi<br />

avranno comunque un ruolo importante nella sua carriera futura).<br />

Essendo esponenti <strong>della</strong> nobiltà (fidalgo), Magellano e i suoi compagni risultavano<br />

arruolati co<strong>me</strong> sobresalientes (soprannu<strong>me</strong>ro), una sorta di avventurierigentiluomini<br />

che prestavano servizio senza essere pagati, piuttosto che <strong>me</strong>mbri<br />

regolari dell’equipaggio. A bordo la loro vita deve tuttavia essere stata scomoda<br />

quanto quella dei marinai comuni: un angolo del ponte, umido e affollato, dove<br />

dormire e custodire i propri averi, pasti a base di carne di maiale in salamoia, di<br />

fichi secchi e uva passa, innaffiati con vino rosso, e poi lunghe ore di lavoro e<br />

di esposizione alle intemperie dell’inverno atlantico prima, all’umidità appiccicosa<br />

dell’Africa tropicale poi. Un sobrasaliente non è affatto trattato con i<br />

guanti di velluto anzi viene adoperato per ogni fatica; durante le tempeste dovrà<br />

ammainare le vele e stare alle pompe per lo svuota<strong>me</strong>nto delle sentine, a<br />

terra correre all’assalto delle città e lavorare di pala nella sabbia ardente per la<br />

costruzione di una fortezza. Dovrà trasportare balle di <strong>me</strong>rci offerte agli scambi,<br />

star di guardia ai depositi, combattere per terra e per mare, essere pronto a<br />

maneggiare il filo a piombo e la spada, a obbedire e comandare.<br />

È soltanto uno dei militi ignoti che partono a migliaia per questa guerra di<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

conquista; migliaia quelli che muoiono, una dozzina quelli che sopravvivono<br />

all’avventura e uno solo che conquista per sé la gloria immortale dell’impresa<br />

comune.<br />

Ma con la tenacia che lo contraddistingue, Magellano impara a far tutto e diventa,<br />

così, a un tempo, soldato, marinaio, <strong>me</strong>rcante, conoscitore di uomini, di<br />

Paesi, di mari e di stelle.<br />

Il compito principale di d’Al<strong>me</strong>ida era impedire ai musulmani di disturbare i<br />

com<strong>me</strong>rci portoghesi stabilendo basi navali e magazzini lungo la costa di interesse<br />

e influenza portoghese (2).<br />

La flotta partì il 25 marzo 1505 con 1.500 uomini e si diresse verso Sud seguendo<br />

la consueta rotta; doppiò il Capo di Buona Speranza e fece tappa a<br />

Kilwa, un’importante città costiera controllata da uno sceicco mussulmano. Tre<br />

anni prima Vasco da Gama aveva obbligato lo sceicco a giurare fedeltà a re<br />

Manuel, ma l’attuale tributo in oro che lo sceicco era tenuto a pagare non era<br />

stato versato. Dopo aver accertato che lo sceicco era venuto <strong>me</strong>no al suo giura<strong>me</strong>nto,<br />

d’Al<strong>me</strong>ida prese d’assalto la città, cacciò lo sceicco e fece costruire una<br />

poderosa fortezza per difendere il porto. Fatto questo, installò un compiacente<br />

fantoccio co<strong>me</strong> nuovo sceicco, lasciò una guarnigione di 550 uomini e partì per<br />

il grande porto di Mombasa, 500 miglia più a Nord. Tra coloro che erano stati<br />

assegnati alla guarnigione di Kilwa c’era Magellano.<br />

Nell’agosto 1505 d’Al<strong>me</strong>ida conquistò e saccheggiò Mombasa, raccolse un<br />

ricco bottino e condusse la flotta in India; stabilì la sede del suo governo a Cochin,<br />

dove fece im<strong>me</strong>diata<strong>me</strong>nte costruire un ospedale e cominciò a preparare<br />

la conquista <strong>della</strong> costa del Malabar attraverso il logora<strong>me</strong>nto del potere dei sovrani<br />

di Calicut, Goa e Cambay. Organizzò, inoltre, un efficiente servizio di pilotaggio<br />

portoghese nell’Oceano Indiano, tra la costa africana e quella indiana.<br />

Nel frattempo, coloro che erano rimasti in Africa, dalla fortezza di Kilwa e<br />

da una seconda, a Sofala, molto più a Sud, cercavano di controllare una striscia<br />

costiera lunga circa mille miglia.<br />

Per la maggior parte del 1507 Magellano fu impegnato nel pattuglia<strong>me</strong>nto<br />

<strong>della</strong> costa orientale dell’Africa, andando avanti e indietro da Kilwa a Sofala e<br />

desiderando con tutto il cuore di poter partire per l’India. L’occasione si presentò<br />

in settembre. Il viceré d’Al<strong>me</strong>ida era venuto a sapere che il tanto temuto<br />

attacco egiziano contro gli avamposti portoghesi in oriente stava per essere<br />

sferrato con l’aiuto dei veneziani. D’Al<strong>me</strong>ida richiamò Nuño Vas Pereira, comandante<br />

<strong>della</strong> guarnigione di Sofala, e Magellano, che Pereira aveva nomina-<br />

(2) Furono realizzate basi navali fortificate e magazzini lungo la costa orientale dell’Africa e quella occidentale<br />

dell’India.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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12<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

to suo luogotenente, lo accompagnò. Insie<strong>me</strong> a Francisco Serrão, Magellano<br />

arrivò a Cochin nell’ottobre del 1507. Nei due anni precedenti d’Al<strong>me</strong>ida aveva<br />

rafforzato il controllo portoghese su Cochin e Cannanore, sulla costa del<br />

Malabar, e aveva cercato di minare il potere dei sovrani indigeni che regnavano<br />

sui porti di Calicut, Goa e Cambay. I tre regnanti indù, così co<strong>me</strong> i <strong>me</strong>rcanti<br />

arabi che avevano il monopolio del com<strong>me</strong>rcio nelle loro città Stato, erano intenzionati<br />

a cacciare gli Europei. D’Al<strong>me</strong>ida, ben comprendendo quanto precaria<br />

sarebbe diventata la sua posizione se i sovrani indigeni fossero riusciti a<br />

unire le loro forze con la flotta congiunta di Veneziani ed Egiziani, sperava di<br />

distruggere le forze navali del Malabar prima che arrivasse la flotta nemica<br />

che, lasciato il mar Rosso, si stava rapida<strong>me</strong>nte avvicinando. A capo delle operazioni<br />

militari mise suo figlio, Lorenzo de Al<strong>me</strong>ida.<br />

Agli inizi del 1508, egli, al comando di alcune navi portoghesi, si trovava al<br />

largo del porto ostile di Chaul, quando fu attaccato da una flotta di tredici navi<br />

egiziane, otto delle quali fornite da Venezia, e accompagnate da oltre cento imbarcazioni<br />

arabe e indiane. Lorenzo de Al<strong>me</strong>ida ritenne che le navi fossero<br />

quelle <strong>della</strong> flotta di Albuquerque che in quel periodo, insie<strong>me</strong> con Tristão da<br />

Cunha era in azione nel Mar Arabico per la conquista dei porti dell’Oman (Ormuz<br />

era un porto chiave) e, soltanto quando gli furono addosso, scoprì di trovarsi<br />

circondato dalla flotta egiziana. Colti di sorpresa i Portoghesi furono massacrati:<br />

morirono più di cento uomini, tra cui Lorenzo de Al<strong>me</strong>ida e tredici ufficiali,<br />

e molti furono feriti o catturati.<br />

Magellano sfuggì al disastro soltanto perché, insie<strong>me</strong> con il Pereira, aveva<br />

dovuto ricondurre la Santo Espiritu a Cochin per delle riparazioni.<br />

Si trattava <strong>della</strong> prima sconfitta subita dai Lusitani durante la loro conquista<br />

dell’Oriente. In quel mo<strong>me</strong>nto il morale era a terra, gli alleati indigeni, scoprendo<br />

che il Portogallo non era invincibile, riconsideravano le loro alleanze,<br />

<strong>me</strong>ntre a Venezia e al Cairo risorgeva la speranza di riconquistare il monopolio<br />

del com<strong>me</strong>rcio delle spezie. Ma il viceré vendicò dura<strong>me</strong>nte la morte del figlio.<br />

Alla fine del 1508, raccolti tutti gli uomini disponibili, d’Al<strong>me</strong>ida risalì la costa<br />

del Malabar deciso a dimostrare la collera del Portogallo. La sua furia si scatenò<br />

prima sulla città di Dabul, che fino a quel mo<strong>me</strong>nto aveva respinto gli approcci<br />

dei Portoghesi. D’Al<strong>me</strong>ida massacrò tutti i difensori <strong>della</strong> città, fece saltare<br />

in aria le sue mura e le torri e uccise senza pietà tutti i civili che riuscì a<br />

catturare. Ripreso il mare, il 2 febbraio 1509, i Portoghesi giunsero nel porto di<br />

Diu, dove le navi di Goa, Calicut e Cambay si erano date appunta<strong>me</strong>nto con le<br />

navi egiziane e veneziane. D’Al<strong>me</strong>ida disperse la flotta nemica; gli Egiziani<br />

fuggirono, lasciando sul campo molti dei loro uomini migliori, e gli ufficiali<br />

veneziani catturati furono torturati in modo disumano prima di essere giustiziati.<br />

Fu la battaglia decisiva per il controllo dell’India, ove l’Egitto perse il pro-<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

prio ruolo di potenza e Venezia dovette abbandonare le ulti<strong>me</strong> speranze di controllo<br />

del com<strong>me</strong>rcio delle spezie. Ai sovrani indigeni <strong>della</strong> costa del Malabar<br />

non rimase che aspettare, in preda al terrore, l’inizio delle operazioni di rastrella<strong>me</strong>nto.<br />

Tuttavia, per i Portoghesi fu una vittoria dispendiosa: molti ufficiali,<br />

tra cui Nuño Vas Pereira, protettore di Magellano, furono uccisi. Lo stesso Magellano<br />

fu grave<strong>me</strong>nte ferito e dovette attendere sei settimane prima di poter<br />

essere trasportato da Diu a Cochin, dove trascorse la propria convalescenza dal<br />

marzo al luglio 1509.<br />

In questi <strong>me</strong>si i Portoghesi di Cochin ebbero un assaggio del modo in cui re<br />

Manuel ricompensava i suoi uomini migliori. D’Al<strong>me</strong>ida, l’eroe di Diu, tornò<br />

in trionfo a Cochin soltanto per trovarvi Alfonso de Albuquerque con la notizia<br />

<strong>della</strong> sua rimozione dalla carica di viceré dell’India. Ma d’Al<strong>me</strong>ida non volendo<br />

cedere il comando imprigionò il nuovo viceré per tre <strong>me</strong>si a Cannanore.<br />

Successiva<strong>me</strong>nte, liberato Albuquerque da una nuova flotta giunta dal Portogallo,<br />

d’Al<strong>me</strong>ida fu sostituito e intraprese il viaggio di ritorno in Portogallo,<br />

durante il quale, nel 1510, fu ucciso insie<strong>me</strong> a 65 dei suoi uomini in combatti<strong>me</strong>nto<br />

contro i Cafri, nei pressi del Capo di Buona Speranza.<br />

Prima che ciò accadesse, tuttavia, d’Al<strong>me</strong>ida tentò di estendere ulterior<strong>me</strong>nte<br />

i domini lusitani e la costa del Malabar era di fatto portoghese. L’intenzione di<br />

d’Al<strong>me</strong>ida era di eliminare gli altri inter<strong>me</strong>diari che si arricchivano con il com<strong>me</strong>rcio<br />

delle spezie impossessandosi di Malacca, il grande porto sulla costa occidentale<br />

<strong>della</strong> penisola malese. Il 18 agosto 1509, mandò a Malacca una flotta<br />

di cinque navi sotto il comando di Diogo Lopes de Sequeira. Tra gli ufficiali<br />

c’erano Francisco Serrão e Ferdinando Magellano.<br />

Malacca, fondata verso il 1400 da un gruppo di profughi fuggiti dalla guerra<br />

che insanguinava Sumatra, era una città molto sviluppata, cosmopolita e prospera.<br />

Nonostante il clima afoso, umido e malsano, la sua posizione, le risorse<br />

naturali e il suo porto, sicuro e facil<strong>me</strong>nte accessibile, la rendevano uno scalo<br />

ideale per i <strong>me</strong>rcanti di tutti i Paesi, dall’Arabia alla Cina.<br />

Il suo porto era affollato da giunche cinesi, sambuchi arabi, sampan malesi;<br />

marinai provenienti dal Giappone, dal Bengala, dalla costa del Malabar e dalle<br />

isole dell’Indonesia si aggiravano nei suoi bazar. A Malacca arrivavano cannella,<br />

chiodi di garofano e pepe, porcellane cinesi, sete pregiate, tessuti indiani,<br />

scintillanti spade di Damasco, pietre preziose di Ceylon, legna<strong>me</strong>, <strong>me</strong>dicine,<br />

avori, giada e schiavi. Vi si com<strong>me</strong>rciavano tutti i prodotti di lusso dell’Oriente<br />

dal mo<strong>me</strong>nto che Malacca controllava lo stretto attraverso il quale dovevano<br />

passare tutte le <strong>me</strong>rci che dall’Oceano Indiano arrivavano al mar Cinese Meridionale.<br />

Quando Diogo Lopes de Sequeira arrivò davanti a Malacca, l’11 settembre<br />

1509, si trovò di fronte ad alti bastioni muniti di cannoni, moli affollati,<br />

cupole e minareti di templi e moschee e a sontuose dimore di ricchi <strong>me</strong>rcanti.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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14<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Il sultano di Malacca era al corrente di quanto era accaduto lungo la costa del<br />

Malabar e ben sapeva che nei suoi confronti i Portoghesi non erano certa<strong>me</strong>nte<br />

animati dalle migliori intenzioni. Eppure accolse i visitatori con cordialità, per<strong>me</strong>ttendo<br />

loro di sbarcare ed espri<strong>me</strong>ndo il desiderio di stringere accordi com<strong>me</strong>rciali<br />

con il Portogallo. Sequeira, compiaciuto, diede subito libera uscita ai<br />

suoi uomini. Serrão e Magellano erano i più sospettosi, sapevano che i com<strong>me</strong>rcio<br />

delle spezie era un monopolio arabo e, da buoni cristiani, te<strong>me</strong>vano la<br />

perfidia islamica. Serrão, che era in grado di parlare un dialetto del Malabar,<br />

cercò di raccogliere tutte le informazioni che potè e arrivò al punto di fare la<br />

corte a una prostituta cinese per scoprire i veri senti<strong>me</strong>nti nei confronti dei nuovi<br />

venuti; grazie a ciò scoprì che il sultano di Malacca aveva avuto contatti con<br />

lo Zamorin di Calicut, il più acerrimo nemico dei Portoghesi in Oriente, e che<br />

aveva preparato una trappola. Nonostante queste informazioni Sequeira rifiutò<br />

di ascoltare gli avverti<strong>me</strong>nti di Serrão. Quando i Malesi ammucchiarono grandi<br />

sacchi di pepe lungo le banchine del porto e invitarono i Portoghesi a mandare i<br />

loro uomini per trasportarli a bordo, Sequeira imprudente<strong>me</strong>nte inviò quasi tutto<br />

l’equipaggio, lasciando le caravelle pratica<strong>me</strong>nte incustodite.<br />

Magellano, che era rimasto sulla sua nave, osservava preoccupato la riva.<br />

Quando vide alcuni Malesi armati che si avvicinavano senza farsi notare, corse<br />

dal suo comandante — Garcia de Susa — che, con una scialuppa, lo mandò<br />

im<strong>me</strong>diata<strong>me</strong>nte sulla nave ammiraglia di Sequeira, ancorata non lontano.<br />

Con quattro colpi di remo egli passa sulla nave ammiraglia e trova Sequeira<br />

im<strong>me</strong>rso in una partita a scacchi con un ufficiale malese, <strong>me</strong>ntre altri Malesi<br />

stavano a guardare alle spalle dei due giocatori, fingendo di curiosare, tenendo<br />

pronto alla cintura il loro kriss. Senza mostrare alcuna preoccupazione, Magellano<br />

mormora sottovoce in portoghese a Sequeira quanto stava accadendo.<br />

Sequeira con grande presenza di spirito rispose con noncuranza e non interrompe<br />

la partita in modo da non insospettire i Malesi. Diede alcuni ordini di<br />

routine a un marinaio (in realtà gli ordina di spiare dalla coffa e avvertire le altre<br />

navi di stare all’erta), al<strong>me</strong>no così sembrò ai Malesi, e l’allar<strong>me</strong> giunse alle<br />

navi, una dopo l’altra.<br />

L’avverti<strong>me</strong>nto di Magellano era giunto proprio all’estremo istante: dal palazzo<br />

del sultano sale una colonna di fumo, il segnale convenuto dell’attacco<br />

contemporanea<strong>me</strong>nte per terra e per mare. Per fortuna dalla coffa il marinaio dà<br />

in tempo l’allar<strong>me</strong>.<br />

Improvvisa<strong>me</strong>nte, uno dei dignitari indigeni sguainò il suo kriss. Sequeira,<br />

all’erta, lo colpì, <strong>me</strong>ntre i suoi marinai cacciavano gli altri Malesi dalla nave.<br />

Subito scoppiò la battaglia. Mentre i Portoghesi che erano rimasti a bordo sparavano<br />

bordate, quelli che erano a riva si trovarono accerchiati e dovettero lottare<br />

per salvare la pelle. Serrão era tra loro. Rischiando la vita, Magellano saltò<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

sulla scialuppa e si affrettò in aiuto del cugino che riuscì a portare in salvo, insie<strong>me</strong><br />

a molti altri.<br />

Trenta Portoghesi persero la vita e altrettanti furono fatti prigionieri. Grazie a<br />

Magellano, a Serrão e alla prontezza di Garcia de Susa, si evitò un disastro. I<br />

cannoni portoghesi affondarono i sambuchi malesi e Sequeira riuscì a far uscire<br />

la flotta dal porto. Fallito il tentativo di riscattare i prigionieri, riprese il mare,<br />

angosciato dal falli<strong>me</strong>nto <strong>della</strong> sua missione.<br />

La flotta portoghese perse in quel disastroso agguato le scialuppe delle navi e<br />

più di un terzo del proprio equipaggio, ma Magellano acquistò un fratello la cui<br />

amicizia e la cui fedeltà saranno decisive per le sue future imprese.<br />

Sconvolto dalla rabbia e dal dolore, nel viaggio di ritorno Sequeira non riuscì<br />

a mantenere unita la flotta e la nave di Magellano, più lenta delle altre, rimase<br />

indietro e fu superata da una giunca di pirati cinesi, che la abbordarono riuscendo<br />

a salire a bordo. Ma i Portoghesi si aprirono la strada fino alla giunca. A<br />

questo punto i pirati tagliarono i cavi separando le imbarcazioni, facendo sì che<br />

alcuni Portoghesi, tra cui Serrão, rimanessero intrappolati nella giunca. Magellano<br />

e quattro marinai saltarono sulla scialuppa, remarono con forza nel mare<br />

grosso, raggiunsero la giunca e la abbordarono con tanta furia che non soltanto<br />

Serrão e i suoi compagni furono liberati, ma i Cinesi furono costretti a gettare<br />

le armi e si arresero. La nave pirata era carica di spezie e seta, e i Portoghesi,<br />

abbandonata la loro nave e trasferitisi sulla veloce giunca, due giorni dopo raggiunsero<br />

il resto <strong>della</strong> flotta di Sequeira. Di fronte a quella notevole impresa,<br />

Sequeira dimostrò ben poca soddisfazione.<br />

Per la prima volta in questa occasione la figura, ancora in ombra, di Magellano<br />

rivela una nota personale: la coraggiosa risolutezza. Nell’indole sua non<br />

vi è nulla di affettato, nel suo essere nulla di sorprendente, e si comprende che<br />

i cronisti <strong>della</strong> guerra coloniale l’abbiano trascurato per tanto tempo, poiché<br />

Magellano non fu mai uomo da <strong>me</strong>ttersi in luce. Non sa farsi notare né prediligere,<br />

ma appena gli è assegnato un compito, egli, pur tanto riservato e misterioso,<br />

agisce con una straordinaria fusione di prudenza e ardi<strong>me</strong>nto. Non sa<br />

però sfruttare l’opera compiuta, o anche solo vantarsene, e si ritira nell’ombra,<br />

silenzioso e paziente. È capace di tacere, di aspettare, quasi presagisse che il<br />

destino gli serberà ancora molti anni di addestra<strong>me</strong>nto e di prova per l’impresa<br />

che lo aspetta.<br />

Quando i sopravvissuti alla sfortunata spedizione di Malacca entrarono nel<br />

porto di Cochin, nel dicembre 1509, trovarono d’Al<strong>me</strong>ida destituito e Albuquerque<br />

viceré.<br />

Sia Magellano che Serrão ebbero gli elogi di Albuquerque, nonché la nomina<br />

a capitano e il comando di una caravella.<br />

Un <strong>me</strong>se dopo Magellano prese parte a un attacco a sorpresa contro Calicut,<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

<strong>me</strong>ntre lo Zamorin era impegnato con il grosso delle sue truppe in una campagna<br />

militare all’interno del Paese.<br />

I Portoghesi riuscirono a penetrare in città, ma <strong>me</strong>ntre erano impegnati nel<br />

saccheggio del palazzo dello Zamorin furono attaccati di sorpresa. Le perdite<br />

furono pesanti, Magellano venne ferito grave<strong>me</strong>nte e Albuquerque fu sul punto<br />

di morire per le ferite.<br />

Questo nuovo disastro convinse Magellano che era l’ora di lasciare l’India.<br />

Aveva prestato servizio oltremare per cinque anni, ricevuto gloriose ferite e la<br />

sua parte di bottino comprendeva una considerevole quantità di pepe che<br />

avrebbe venduto a caro prezzo a Lisbona. Non più povero, sentiva che era arrivato<br />

il mo<strong>me</strong>nto di cercarsi una professione <strong>me</strong>no pericolosa. Quando seppe<br />

che tre caravelle stavano per partire per il Portogallo, si congedò e prenotò un<br />

passaggio. Tuttavia una delle caravelle partì un giorno prima e per guadagnare<br />

tempo i capitani delle altre due seguirono una rotta più breve e di notte naufragarono<br />

su alcuni pericolosi bassifondi, sul cosiddetto banco di Padua.<br />

Mentre le onde si abbattevano furiosa<strong>me</strong>nte sulle navi malconce sembrava<br />

che non ci fosse più alcuna speranza, ma all’alba il mare si calmò e con le scialuppe<br />

gli equipaggi delle due caravelle riuscirono a <strong>me</strong>ttersi in salvo su di un<br />

vicino atollo trasportandovi anche le provviste e l’acqua che serviva loro durante<br />

il viaggio verso Lisbona. Magellano era vivo, ma era rovinato, dal mo<strong>me</strong>nto<br />

che l’acqua salata aveva impregnato i sacchi di pepe che si trovavano<br />

nella stiva <strong>della</strong> nave.<br />

Gli ufficiali si consultarono e sentendo dai piloti che in una settimana sarebbe<br />

stato possibile raggiungere Cochin a remi, decisero di mandare le scialuppe a<br />

chiedere aiuto. Natural<strong>me</strong>nte i capitães e i fidalgos — i capitani e i nobili —<br />

pretendono di venire ricondotti per primi sulle scialuppe di salvataggio, <strong>me</strong>ntre i<br />

non nobili e i marinai — gru<strong>me</strong>tes — sarebbero rimasti ad arrostire sull’atollo.<br />

Tale prassi rientrava nelle tradizioni navali portoghesi, dove gli ufficiali erano<br />

più importanti dei marinai e i nobili più importanti <strong>della</strong> gente comune.<br />

Questo privilegio irrita i gru<strong>me</strong>tes che minacciarono di impadronirsi delle scialuppe<br />

dopo aver circondato i barili d’acqua e impedito che fossero caricati a<br />

bordo. C’era il pericolo di un ammutina<strong>me</strong>nto; gli ufficiali, anche se <strong>me</strong>no nu<strong>me</strong>rosi,<br />

avevano armi migliori e comunque fossero andate le cose le perdite sarebbero<br />

stati assai pesanti da ambo le parti. Magellano intervenne.<br />

In quanto ufficiale, avrebbe avuto il diritto di salire a bordo, eppure si offrì di<br />

rimanere a terra, co<strong>me</strong> garanzia del fatto che sarebbe stata inviata una spedizione<br />

di soccorso, sulla parola e sull’onore dei capitães e i fidalgos che partono<br />

con le scialuppe, appena rientrati a Cochin. Era un gesto incredibil<strong>me</strong>nte nobile,<br />

soprattutto per l’epoca, che <strong>me</strong>tteva in luce, in un colpo solo, il coraggio di<br />

Magellano, la sua pietà nei confronti dei deboli, la sua fede nella divina provvi-<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

denza e il suo acu<strong>me</strong> nel valutare le situazioni; il suo clamoroso gesto, infatti,<br />

mise fine all’ammutina<strong>me</strong>nto e le scialuppe poterono partire.<br />

I soccorsi arrivarono dopo tre settimane. Ma tutto il carico andò perduto, soltanto<br />

l’avorio e le porcellane poterono essere recuperati; il mare aveva rovinato<br />

tutto il resto, anche il pepe di Magellano, che ormai non aveva più alcun motivo<br />

di ritornare a Lisbona. Scoraggiato, egli tornò a Cochin nella speranza di far<br />

fortuna.<br />

Il valoroso contegno di Magellano pare abbia per la prima volta richiamato<br />

l’attenzione del comando supremo sul povero «milite ignoto». Infatti quando,<br />

poco tempo dopo, nell’ottobre 1510, Alfonso d’Albuquerque, il nuovo viceré,<br />

chiede ai capitani del re il loro parere sull’assedio di Goa, troviamo anche il no<strong>me</strong><br />

di Magellano tra quelli degli interpellati. Dopo quindici anni di servizio,<br />

dunque, il sobrasaliente, il semplice marinaio, è final<strong>me</strong>nte salito al grado di ufficiale,<br />

e co<strong>me</strong> tale viene pure assegnato alla flotta del viceré d’Albuquerque che<br />

si accinge a vendicare la vergognosa sconfitta subita da Sequeira a Malacca.<br />

Si trovò dunque in India negli anni gloriosi in cui Albuquerque assicurava al<br />

Portogallo un impero in Oriente e trasformava l’Oceano Indiano nel lago del re<br />

Manuel. La costa orientale dell’Africa era sotto controllo da Sofala al Somaliland,<br />

e Albuquerque aveva imposto la dominazione portoghese sulle coste dell’Arabia<br />

riconquistando Ormuz, all’imboccatura del Golfo Persico, e occupando<br />

l’isola di Socotra, all’ingresso del Golfo di Aden. Sulla costa del Malabar la<br />

roccaforte di d’Al<strong>me</strong>ida, Cochin, non gli sembrò adatta poiché il suo porto era<br />

di difficile accesso durante la stagione dei monsoni e co<strong>me</strong> capitale dell’India<br />

portoghese scelse la città di Goa, a <strong>me</strong>tà <strong>della</strong> costa.<br />

Nel febbraio 1510, <strong>me</strong>ntre Magellano era ancora sull’atollo, Albuquerque assediò<br />

Goa e la conquistò, ma dopo tre <strong>me</strong>si ne fu cacciato. Mise insie<strong>me</strong> im<strong>me</strong>diata<strong>me</strong>nte<br />

una nuova flotta per riconquistare la città e Magellano ebbe il comando<br />

di una delle 34 navi da guerra che raggiunsero Goa il 24 novembre<br />

1510, giorno in cui i Portoghesi si impossessarono <strong>della</strong> città, nonostante la disperata<br />

resistenza. Dal mo<strong>me</strong>nto che era stata la popolazione araba a guidare la<br />

resistenza <strong>della</strong> città, Albuquerque decise di passare per le armi ogni uomo,<br />

donna o bambino di religione islamica, circa 8.000 persone. Nel giorno di quell’orribile<br />

massacro, il Portogallo conquistò la chiave di volta dei suoi domini<br />

d’oltremare — Goa — che divenne la capitale dell’India portoghese (3).<br />

Poi conquistò l’isola di Ceylon e Malacca il 10 agosto 1511. Quest’ultima<br />

conquista procurò ad Albuquerque la sottomissione di nu<strong>me</strong>rosi isole malesi,<br />

tra cui Giava e Sumatra, garantendo così ai Portoghesi l’accesso alle Isole delle<br />

(3) Goa rimase sotto il dominio portoghese per circa quattro secoli, fino al 1961.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Spezie. Final<strong>me</strong>nte è recisa la vena giugulare del com<strong>me</strong>rcio mao<strong>me</strong>ttano e, in<br />

poche settimane, esso perirà dissanguato. Tutti i mari, da Gibilterra fino allo<br />

Stretto di Singapore, sono ormai un oceano portoghese; fino alla Cina e al<br />

Giappone, e dall’altra parte fino in Europa, echeggia il giubilo tonante per questa<br />

decisiva sconfitta subita dall’Islam dopo tempi im<strong>me</strong>morabili. Il Papa con<br />

pubbliche preghiere, in presenza dei fedeli radunati, ringrazia i Portoghesi per<br />

la mirabile impresa che ha portato al cristianesimo <strong>me</strong>tà del mondo, e Roma assiste<br />

allo spettacolo di un trionfo quale la grande città caput mundi non aveva<br />

più veduto dai tempi dei Cesari. Un’ambasceria guidata da Tristan da Cunha<br />

reca il bottino dell’India conquistata: cavalli dalle preziose bardature, pantere e<br />

leopardi; il pezzo più sorprendente è un elefante vivo, che manda in visibilio la<br />

folla inchinandosi per tre volte davanti al Papa.<br />

Ma anche questo trionfo non basta all’indomabile volontà espansiva del Portogallo.<br />

Non c’è nella storia esempio d’un vincitore che sia sazio dopo una<br />

grande vittoria. Malacca non è che la chiave per giungere al tesoro delle spezie;<br />

ora che l’hanno in mano, i Portoghesi vorrebbero possedere tutti quei tesori,<br />

impadronendosi delle favolose, ricchissi<strong>me</strong> isole dell’arcipelago <strong>della</strong> Sonda,<br />

Ammoina, Banda, Ternate e Tidore.<br />

Magellano, che aveva il comando di una caravella, acquistò uno schiavo malese,<br />

che lo chiamò Henrique de Malacca, e la sua parte di bottino gli avrebbe<br />

garantito la ricchezza che sognava se durante il viaggio di ritorno a Goa la nave<br />

che trasportava i tesori di Malacca non fosse finita in fondo al mare al largo<br />

delle coste di Sumatra.<br />

Albuquerque, che era a bordo <strong>della</strong> nave, si salvò rimanendo aggrappato a un<br />

relitto per tutta la notte, ma ancora una volta il capitale di Magellano era andato<br />

perduto.<br />

Magellano rimase a Malacca fino alla fine del 1511, contribuendo alla riorganizzazione<br />

economica e amministrativa <strong>della</strong> città. Non si sa con esattezza<br />

cosa fece in quei <strong>me</strong>si, ed è un peccato, dal mo<strong>me</strong>nto che è proprio all’attività<br />

di quel periodo che è legata la possibilità di affermare che Magellano fu effettiva<strong>me</strong>nte<br />

il primo uomo a circumnavigare il mondo.<br />

Sui suoi sposta<strong>me</strong>nti del 1512 ci sono tre versioni. Una si basa sul fatto che il<br />

12 giugno 1512 Magellano ricevette il consueto stipendio <strong>me</strong>nsile versatogli<br />

dalla corte di Lisbona e firmò la relativa ricevuta. Se firmò davvero quella ricevuta,<br />

è certo che non potè navigare a Est di Malacca, dato che non sarebbe stato<br />

material<strong>me</strong>nte possibile farlo tra il dicembre del 1511 (quando quasi certa<strong>me</strong>nte<br />

era ancora a Malacca) e il giugno del 1512 (quando sarebbe stato di ritorno<br />

a Lisbona).<br />

Una seconda versione sostiene che sarebbe stato al comando di una delle tre<br />

imbarcazioni che per ordine di Albuquerque partirono da Malacca alla fine del<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

1511 per andare alla ricerca delle Isole delle Spezie. Il Capo <strong>della</strong> spedizione<br />

era Antonio de Abreu. Francisco Serrão comandava la seconda nave e la terza,<br />

stando a quanto sostiene Leonardo de Argensola, storico degli inizi del XVII<br />

secolo, era al comando di Magellano. Ad affermarlo è soltanto Argensola, altri<br />

storici sostengono, invece, che al comando <strong>della</strong> terza nave c’era un certo Simon<br />

Affonso e non accennarono affatto alla partecipazione di Magellano. Tuttavia,<br />

con o senza Magellano, le caravelle navigarono lungo la costa orientale<br />

di Sumatra e quella settentrionale di Giava, toccarono alcune isole minori dell’Indonesia<br />

ed entrarono nel Mar di Banda, dove in realtà si trovavano le Isole<br />

delle Spezie. I mao<strong>me</strong>ttani non erano ancora giunti fino a quelle sponde remote<br />

né con la loro civiltà, né con il loro spirito bellicoso; la popolazione viveva nuda<br />

e pacifica allo stato naturale, non conosceva ancora il denaro né mirava a<br />

particolari guadagni. Gli ingenui isolani portano, in cambio di pochi campanelli<br />

o braccialetti, degli imponenti carichi di chiodi di garofano. A un certo punto le<br />

navi si separarono. Abreu, <strong>me</strong>ntre navigava tra Amboina e il gruppo delle Isole<br />

<strong>della</strong> Banda, caricò una tale quantità di chiodi di garofano che decise di non<br />

proseguire per le Molucche, a Nord, da dove provenivano i chiodi di garofano,<br />

ma di tornare diretta<strong>me</strong>nte a Malacca. Se Magellano partecipò alla spedizione,<br />

tornò indietro a questo punto.<br />

Serrão, invece, ammaliato dallo splendore di quelle isole e dall’accoglienza<br />

inaspettata<strong>me</strong>nte cordiale, non volle tornare indietro. Esplorò il Mare di Banda<br />

fino a quando naufragò su di un’isola disabitata; fu salvato da una provvidenziale<br />

giunca cinese, riuscì ad arrivare ad Amboina. Questa singolare avventura<br />

privata di Francisco Serrão, che avrà tanta importanza per Magellano e per la<br />

spedizione futura, costituisce un episodio sereno in <strong>me</strong>zzo alla cronaca sanguinosa<br />

delle battaglie e dei massacri portoghesi. Fra i celeberrimi capitani, anche<br />

la figura di quest’uomo, per nulla celebre, <strong>me</strong>rita uno sguardo particolare.<br />

Giunti ad Ammoina i naufraghi sono accolti dal Capo degli indigeni con la<br />

stessa cordialità con cui si accolgono dei gran signori, offrendo loro generosa<br />

ospitalità (fueron recibidos y hospedados con amor, veneraciòn y magnificiencia),<br />

tanto che quei fortunati non riescono a espri<strong>me</strong>re tutta la loro felicità e<br />

gratitudine. Obbligo del capitano Francisco Serrão sarebbe, natural<strong>me</strong>nte, appena<br />

riposato, di ricondurre l’equipaggio radunato, con una delle molte giunche<br />

che fanno la spola con Malacca, al suo Ammiraglio, ponendosi di nuovo al servizio<br />

del re, al quale egli è tenuto per giura<strong>me</strong>nto e per soldo.<br />

Ma il paesaggio paradisiaco, il clima balsamico, attenuano in modo preoccupante<br />

il senso di disciplina militare di Serrão. D’un tratto gli è indifferente che<br />

molte miglia lontano, in un palazzo di Lisbona, un Re mormori, o si adiri, o anche<br />

lo cancelli dalla lista dei suoi capitani e stipendiati. Sa di aver già fatto<br />

molto per il Portogallo, di aver <strong>me</strong>sso abbastanza a repentaglio la sua pelle.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

19


20<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Ora Francisco Serrão avrebbe voglia di cominciare a vivere, con spensierata<br />

tranquillità, la vita privata del signor Francisco Serrão, una vita simile a quella<br />

delle altre creature, spoglie di abiti e di preoccupazioni, che si aggirano su<br />

quelle isole beate. Continuino pure gli altri marinai e capitani a solcare i mari, a<br />

conquistare pepe e cannella per conto di <strong>me</strong>rcanti stranieri, pagandoli con il<br />

proprio sudore e con il proprio sangue; continuino quei fedelissimi pazzi a sfidare<br />

pericoli e battaglie solo perché l’Alfanda di Lisbona incassi più alti dazi.<br />

Egli, da parte sua, Francisco Serrão, fino ad allora capitano <strong>della</strong> flotta portoghese,<br />

ne ha abbastanza di guerre, di avventure e di com<strong>me</strong>rci. Senza alcuna<br />

solennità l’ex capitano <strong>della</strong> flotta si congeda dal mondo eroico per passare a<br />

quello idilliaco, deciso ad accettare, d’ora innanzi, la vita primitiva, deliziosa<strong>me</strong>nte<br />

pigra, di quei cordialissimi indigeni. L’alta dignità di Gran Visir, conferitagli<br />

dal re di Ternate, non gli procura troppo lavoro; una volta sola dovrà figurare<br />

co<strong>me</strong> consigliere militare in una piccola guerra condotta dal suo signore.<br />

Ma in compenso ha una casa con schiavi e servitori, e in più una bella donna<br />

color cacao, con la quale <strong>me</strong>tte al mondo due o tre figli.<br />

Per anni e anni, nuovo Ulisse di<strong>me</strong>ntico <strong>della</strong> sua Itaca, Francisco Serrão rimane<br />

fra le braccia <strong>della</strong> sua Calipso dalle pelle scura, e nessun angelo dell’ambizione<br />

viene a cacciarlo da quel paradiso del dolce far niente. Questo volontario<br />

Robinson Crusoe, primo fuoriuscito dalla civiltà, non lascerà più fino<br />

alla morte, cioè per circa dieci anni, le Isole <strong>della</strong> Sonda. Fra i conquistatori e i<br />

capitanos dell’epica età portoghese non è certo il più eroico, ma probabil<strong>me</strong>nte<br />

è il più furbo e anche il più felice.<br />

Questa fuga romantica di Francisco Serrão non pare, a prima vista, avere riferi<strong>me</strong>nto<br />

con la vita e l’opera di Magellano, ma in realtà proprio la sua rinuncia<br />

epicurea ha esercitato il più decisivo influsso sul destino del nostro, e quindi<br />

su tutta la storia delle scoperte geografiche. Infatti, malgrado l’enor<strong>me</strong> lontananza,<br />

i due amici rimarranno in contatto; Serrão scrive a Magellano delle lettere<br />

molto particolareggiate, che esaltano entusiastica<strong>me</strong>nte le ricchezze e l’a<strong>me</strong>nità<br />

di quelle terre. Egli scrive testual<strong>me</strong>nte: «Ho trovato qui un mondo più<br />

ricco e più grande di quello di Vasco da Gama». E, tutto preso dal fascino dei<br />

tropici, esorta viva<strong>me</strong>nte l’amico ad abbandonare l’ingrata Europa e il poco<br />

redditizio servizio militare per seguirlo al più presto. Non vi è dubbio che Francisco<br />

Serrão sia stato il primo a far nascere in Magellano il pensiero se non fosse<br />

consigliabile, data la posizione orientale di quelle isole, cercare di raggiungerle<br />

per la via di Colombo, cioè dalla parte di ponente, anziché per quella di<br />

Vasco da Gama, ovvero quella da oriente.<br />

Non sappiamo fino a qual punto siano giunte le trattative fra i due amici, ma<br />

certo essi devono aver progettato qualche cosa di concreto, giacchè dopo la<br />

morte di Serrão si trovò fra le sue carte una lettera di Magellano in cui questi<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

gli pro<strong>me</strong>tteva misteriosa<strong>me</strong>nte di venire al più presto a Ternate «se non passando<br />

per il Portogallo, per altra via»: e trovare questa nuova via è appunto divenuto<br />

il pensiero dominante di Magellano.<br />

Nonostante le affermazioni di Argensola, sembra poco probabile che Magellano<br />

abbia accompagnato Abreu e Serrão nel Mar di Banda, arrivando così a<br />

Est delle Filippine e percorrendo in anticipo l’ultimo tratto <strong>della</strong> sua circumnavigazione.<br />

Tuttavia recente<strong>me</strong>nte sono e<strong>me</strong>rse nuove docu<strong>me</strong>ntazioni secondo le quali<br />

Magellano avrebbe compiuto una missione, del tutto segreta, che nel 1512 lo<br />

avrebbe portato a circa 2.000 miglia a Est di Malacca.<br />

Secondo queste indicazioni, Giovanni da Empoli, un <strong>me</strong>rcante fiorentino che<br />

nel 1503 si sarebbe recato in India per sovrintendere al com<strong>me</strong>rcio delle spezie<br />

di cui si occupava la sua compagnia, avrebbe incaricato Magellano di intraprendere<br />

un’esplorazione privata delle isole che si estendono oltre Malacca. Se<br />

possiamo credere a questo racconto, Magellano avrebbe effettuato un’esplorazione<br />

illecita che lo avrebbe portato nel Mar Cinese Meridionale fino alle Filippine.<br />

Quest’impresa non autorizzata avrebbe suscitato le ire degli amministratori<br />

di Goa, che venuti a conoscenza dell’accaduto lo avrebbero sollevato dagli<br />

incarichi affidatigli a Malacca e lo avrebbero richiamato in India. Forse non sapremo<br />

mai quale sia la versione giusta, anche se la terza sembra oggi la più attendibile<br />

ed è quella che ci consente di affermare che il grande navigatore fu<br />

effettiva<strong>me</strong>nte il primo uomo a circumnavigare il mondo.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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22<br />

IL RITORNO IN PATRIA<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Ècomunque certo che nel 1513 la carriera di Magellano in India era ormai finita.<br />

Aveva trentatré anni, dopo sette anni di servizio attivo in India, aveva<br />

partecipato a molte battaglie e ne portava i segni sul proprio corpo, era ben poco<br />

più ricco, se non di esperienza, di quando era partito da Lisbona otto anni<br />

prima. Il Portogallo quasi non si accorge del suo ritorno; a Goa e a Malacca<br />

aveva occupato posizioni di comando, ma a Lisbona era semplice<strong>me</strong>nte un giovane<br />

scudiero di corte e, per di più, uno scudiero la cui lunga assenza lo aveva<br />

tenuto lontano dai centri del potere.<br />

Deve aver provato un grande stupore lo stanco soldato, nel vedere una Lisbona<br />

trasformata, un Portogallo ben differente da quello lasciato sette anni prima.<br />

Già entrando a Belem è sorpreso: al posto dell’antica chiesetta dove è stata<br />

benedetta, un giorno, la partenza <strong>della</strong> spedizione di Vasco da Gama, si erge, final<strong>me</strong>nte<br />

compiuta, la possente e grandiosa cattedrale, primo segno tangibile<br />

dell’enor<strong>me</strong> ricchezza venuta alla sua patria dalle spezie dell’India. Ogni<br />

sguardo rivela un muta<strong>me</strong>nto. Le vele affollano il fiu<strong>me</strong> un tempo deserto; nei<br />

cantieri lungo le rive gli operai lavorano di martello per allestire rapida<strong>me</strong>nte<br />

navi su navi. Nel porto stanno allineate, alberi contro alberi, navi portoghesi e<br />

straniere: tutta la città è zeppa di <strong>me</strong>rci, i magazzini rigurgitano, migliaia di uomini<br />

si agitano per le strade fra nuovi grandiosi palazzi.<br />

Si recò a palazzo reale per riprendere il proprio posto e trovò che Re Manuel<br />

aveva costruito una nuova reggia, incredibil<strong>me</strong>nte grande, in cui vagò a lungo<br />

prima di trovare l’ufficiale a cui presentarsi. Quando andò alla Casa da India la<br />

trovò piena di facce nuove e di nuovi uffici ove si alternavano tutti i linguaggi<br />

di babele: Lisbona è divenuta nel corso di un decennio una lussuosa <strong>me</strong>tropoli.<br />

Le da<strong>me</strong> <strong>della</strong> nobiltà ostentano le perle indiane nei cocchi scoperti, una schiera<br />

di cortigiani sfoggia nella reggia vesti sfarzose, e il reduce può constatare<br />

co<strong>me</strong> il sangue versato in India da lui e dai suoi commilitoni si sia trasformato<br />

in patria, con misterioso processo, in altrettanto oro. Mentre essi lottavano, soffrivano,<br />

sanguinavano sotto lo spietato sole del Sud, Lisbona per <strong>me</strong>rito loro<br />

diventava l’erede di Alessandria e di Venezia. Re Manuel diveniva — el fortunado<br />

— il monarca più ricco di tutta l’Europa. Tutto è mutato in patria, tutti nel<br />

mondo antico conducono una vita più agiata, più gaudente, più prodiga, co<strong>me</strong><br />

se le droghe conquistate e l’oro guadagnato eccitassero i sensi: egli soltanto ritorna<br />

uguale a se stesso — milite ignoto — da nessuno atteso, da nessuno ringraziato,<br />

da nessuno salutato. Dopo sette anni di campagna in India, il soldato<br />

portoghese Fernando Magellano ritorna nella sua terra natale quasi fosse un<br />

estraneo. Dopo due giorni Magellano lasciò Lisbona per recarsi a casa del fra-<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

tello Diogo, a Ponte da Barcã. Diogo non era andato oltre l’Africa e ne era tornato<br />

nel 1507, si era sposato, ma non si era trattato di un matrimonio vantaggioso<br />

e viveva nella tenuta di famiglia. La visita non fu un successo; Magellano,<br />

inquieto e con la nostalgia dell’India, trovava difficile adeguarsi nuova<strong>me</strong>nte<br />

alla vita tranquilla di un modesto nobile di campagna. Al suo ritorno ci fu<br />

una promozione a corte. I suoi anni di servizio oltremare gli avevano procurato<br />

un avanza<strong>me</strong>nto di grado, da scudiero a gentiluomo di corte, o fidalgo escudiero.<br />

La promozione gli garantiva un au<strong>me</strong>nto di stipendio da 1.000 a 1.850 reis,<br />

ma non si trattava comunque di una grossa somma, e Magellano riteneva che<br />

gli spettasse un rango ancora più elevato, quello di cavaliero fidalgo. Cercò invano<br />

qualche cortigiano influente che volesse aiutarlo a ottenere la promozione<br />

e quando comprese che nessuno era disposto a perorare la sua causa, inviò la<br />

sua petizione diretta<strong>me</strong>nte a re Manuel, <strong>me</strong>ttendo in evidenza i suoi anni trascorsi<br />

in Africa, in India e nella penisola malese, i suoi successi in battaglia e le<br />

ferite ricevute e chiedendo una promozione o al<strong>me</strong>no un incontro privato con il<br />

Re. Dal palazzo non arrivò nessuna risposta. Le epoche non sono e non furono<br />

mai senti<strong>me</strong>ntali. Gli audaci avventurieri che hanno conquistato alla Spagna e<br />

al Portogallo interi mondi non trovano nei loro sovrani che una ben misera gratitudine.<br />

Colombo torna a Siviglia in catene, Cortès cade in disgrazia, Pizarro<br />

viene assassinato. Nuñez de Balboa, lo scopritore del Pacifico (4), viene decapitato;<br />

Camões, il campione e poeta del Portogallo, calunniato da <strong>me</strong>schini funzionari<br />

di provincia, passa, co<strong>me</strong> Cervantes, il suo grande compagno, anni in<br />

un carcere che è poco più di un letamaio. Inaudita ingratitudine dell’epoca delle<br />

scoperte: nei vicoli dei porti di Cadice e di Siviglia si aggirano, ridotti storpi<br />

e <strong>me</strong>ndicanti, sparuti e febbricitanti, quegli stessi reduci che hanno raccolto per<br />

il tesoro spagnolo le gem<strong>me</strong> di Montezuma e le riserve d’oro degli Incas; quei<br />

pochi risparmiati dalla morte nelle colonie, saranno sotterrati senza gloria nella<br />

terra natale co<strong>me</strong> cani rognosi. Che valore può avere l’opera di questi anonimi<br />

eroi, per i cortigiani che mai hanno lasciato la sicura reggia, ove dividono quelle<br />

ricchezze conquistate lottando? Essi, i parassiti di palazzo, saranno creati<br />

adelantados, governatori delle nuove province, essi insaccheranno l’oro e respingeranno<br />

co<strong>me</strong> intrusi dalla loro comoda greppia i militi coloniali, i reduci<br />

delle tempeste e delle battaglie, se, dopo essersi sacrificati e prodigati per anni,<br />

(4) Vasco Núñez de Balboa (Jerez de los Caballeros (Spagna), 1475 - Acla (Panama), 1519); il 25 settembre<br />

dell’anno 1513, attraversato l’istmo centro-a<strong>me</strong>ricano vide per la prima volta le acque di un grande<br />

oceano sino ad allora sconosciuto. Il nuovo mare venne chiamato «Mare del Sud». Egli capì che Cristoforo<br />

Colombo non sarebbe mai potuto arrivare a toccare le coste dell’Asia, perché il continente a<strong>me</strong>ricano si<br />

frapponeva fra l’Atlantico e il nuovo Oceano. Semplice ufficiale dell’esercito spagnolo, non poteva allora<br />

sapere di trovarsi di fronte alla più grande distesa d’acqua del pianeta: l’Oceano Pacifico.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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24<br />

Lisbona nel 1513.<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

com<strong>me</strong>tteranno l’imprudenza di ritornare.<br />

La carica di fidalgo escudiero portava a oziare, ad aggirarsi nelle antica<strong>me</strong>re<br />

del re, attività che non si addiceva di certo al dinamico Magellano. Un uomo di<br />

onore e di ambizione non vorrà alla fine accettare in paga<strong>me</strong>nto di quell’ozio<br />

neppure un così miserevole stipendio. Non ci sorprende dunque che Magellano<br />

approfitti <strong>della</strong> prima, se non <strong>della</strong> migliore occasione per rientrare e riaffermarsi<br />

nel servizio militare.<br />

Deve aspettare quasi un anno; ma appena nell’estate del 1513, re Manuel appronta<br />

una grande spedizione contro il Marocco (5), per dare il colpo di grazia<br />

alla pirateria dei Mori e alla ribellione di uno sceiccato alleato. Subito il reduce<br />

dall’India si arruola nell’armata; decisione spiegabile soltanto con il malcontento<br />

di quell’ozio forzato. In realtà in una guerra terrestre, Magellano, che ha<br />

(5) Il corpo di spedizione in partenza per il Marocco, con a capo il Duca di Braganza, comprendeva<br />

18.000 uomini, circa dieci volte quelli assegnati a d’Al<strong>me</strong>ida per la conquista dell’India, segno di quanto<br />

fosse adirato re Manuel per il comporta<strong>me</strong>nto del suo alleato nordafricano.<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

quasi sempre prestato servizio sul mare e che in quei sette anni è diventato uno<br />

dei navigatori più esperti del suo tempo, non potrà certo <strong>me</strong>ttere in luce le sue<br />

capacità. Anche questa volta nel grande esercito inviato ad Azamor egli non è<br />

altro che un ufficiale subalterno.<br />

La ribellione fu subito sedata e Azamor, la capitale dello sceicco ribelle, fu<br />

conquistata. Co<strong>me</strong> deterrente nei confronti di altri sceicchi l’esercito portoghese<br />

invase il teritorio circostante bruciando i raccolti e saccheggiando i villaggi;<br />

cosa che ampliò le di<strong>me</strong>nsioni del conflitto e portò, nel marzo 1514, al tentativo<br />

congiunto degli sceicchi di riprendere Azamor.<br />

Co<strong>me</strong> accadde in India, anche qui il suo no<strong>me</strong> non è in primo piano, <strong>me</strong>ntre<br />

la sua persona è sempre avanti, nel pericolo. Anche questa volta, Magellano<br />

viene ferito (è la terza volta) in un corpo a corpo, durante gli aspri scontri. Un<br />

colpo di lancia al ginocchio tronca un nervo, cosicché la gamba sinistra gli rimarrà<br />

per sempre semiparalizzata, costringendolo a zoppicare per tutto il resto<br />

dei suoi giorni.<br />

In quel mo<strong>me</strong>nto a capo dell’esercito portoghese c’era il conte João de Meneses,<br />

che aveva sostituito il duca di Braganza all’inizio dell’anno. Il generale<br />

de Meneses provò simpatia per quell’uomo piccolo e ostinato e cominciò ad<br />

appoggiarlo. Promosse lo zoppo Magellano al rango di quadrilheiro mor, un incarico<br />

vantaggioso nelle retrovie che lo rendeva responsabile <strong>della</strong> custodia dei<br />

prigionieri di guerra e dell’amministrazione del bestia<strong>me</strong>, dei cavalli e in generale<br />

del bottino ottenuto dai Mori. Era un posto che consentiva lauti guadagni,<br />

dal mo<strong>me</strong>nto che non era prevista alcuna docu<strong>me</strong>ntazione relativa al nu<strong>me</strong>ro<br />

dei prigionieri e dei cavalli ed era dato per scontato che il quadrilheiro mor<br />

avesse il privilegio di vendere parte del bottino per il proprio profitto personale.<br />

Dal mo<strong>me</strong>nto che Magellano era essenzial<strong>me</strong>nte un estraneo, senza alcuna<br />

concessione degli ordini cavallereschi che contavano nell’esercito, nessuno riusciva<br />

a capire co<strong>me</strong> avesse potuto ottenere un incarico così lucroso e la prematura<br />

morte del suo protettore, il generale de Meneses, permise ai suoi nemici di<br />

<strong>me</strong>tterlo da parte. Subito dopo la morte del generale, nel maggio del 1514, fu<br />

accusato di interesse privato in atti di ufficio: si diceva che avesse rivenduto segreta<strong>me</strong>nte<br />

i cavalli dei mori.<br />

Tutti si aspettavano che il quadrilheiro mor facesse affari di nascosto, ma essere<br />

accusato di com<strong>me</strong>rciare con il nemico era un fatto molto grave. Il nuovo<br />

comandante rimosse im<strong>me</strong>diata<strong>me</strong>nte Magellano dall’incarico e ordinò che<br />

fosse portato davanti alla corte marziale. L’atteggia<strong>me</strong>nto di Magellano fu<br />

sprezzante. La guerra era finita, stanco e zoppo, non aveva alcuna intenzione di<br />

lasciarsi crocifiggere dai nemici invidiosi; la sua avventura in Marocco non<br />

aveva portato a nulla e i <strong>me</strong>schini giochi politici dell’aristocrazia portoghese lo<br />

avevano stancato. Aveva appena ricevuto la lettera da Francisco Serrão che dal-<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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26<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

le Molucche gli parlava <strong>della</strong><br />

grande quantità di spezie che<br />

aveva accumulato e lo pregava di<br />

recarsi al più presto in quelle isole<br />

<strong>me</strong>ravigliose. Impaziente, Magellano<br />

lasciò il Marocco per Lisbona<br />

senza attendere l’esito del<br />

processo e senza chiedere il per<strong>me</strong>sso<br />

al proprio generale.<br />

Una volta in Portogallo rinnovò<br />

la richiesta di una udienza<br />

da parte del re e questa volta la<br />

ottenne.<br />

Re Manuel già sapeva dell’incredibile<br />

diserzione di Magellano<br />

e pensava che fosse venuto a<br />

offrire qualche spiegazione per il<br />

proprio comporta<strong>me</strong>nto; ma<br />

quando il piccolo uomo dalla<br />

carnagione scura entrò zoppicando<br />

nella sala del trono, non parlò<br />

affatto del Marocco. Al contrario<br />

parlò del suo amico Serrão e delle<br />

Molucche e chiese l’autorizzazione<br />

per condurre una flotta<br />

verso le Isole delle Spezie, conquistarle<br />

in no<strong>me</strong> del Portogallo Vasco Nuñez de Balboa.<br />

e stabilirvi un avamposto com<strong>me</strong>rciale.<br />

Il re, che non sappiamo per quale motivo aveva sempre provato antipatia<br />

per Magellano fin da quando, vent’anni prima, era stato paggio a corte,<br />

respinse la proposta senza neppure prenderla in considerazione. Voleva le Molucche,<br />

è vero, ma le avrebbe avute al mo<strong>me</strong>nto opportuno e sarebbe stato<br />

qualcun altro, che non fosse Megellano, a procurargliele. Lasciando cadere<br />

l’argo<strong>me</strong>nto, il re lo rimproverò per essere partito dal Marocco senza autorizzazione<br />

e gli ordinò di tornare dal suo Comandante e di affrontare il processo in<br />

cui era accusato di atti illeciti e di diserzione.<br />

Magellano è costretto a obbedire, e per ragioni disciplinari si imbarca infatti<br />

sul primo basti<strong>me</strong>nto in partenza per Azamor per affrontare il processo. L’assurdità<br />

dell’accusa fu subito evidente: i suoi nemici, essendo ormai riusciti a<br />

farlo rimuovere dall’incarico, volevano lasciar cadere tutta la faccenda. Magel-<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

lano insistette per essere processato e dimostrò, con la propria condizione, di<br />

aver tratto ben pochi profitti da quell’incarico. E, sebbene fosse indubbia<strong>me</strong>nte<br />

colpevole di essere partito senza autorizzazione, riuscì a evitare di essere punito;<br />

il processo si concluse con una vaga assoluzione per «insufficienza di prove».<br />

Egli potrà tornare per la seconda volta a Lisbona con una regolare licenza<br />

del Comandante e con tutti i docu<strong>me</strong>nti che attestano la sua innocenza e le sue<br />

bene<strong>me</strong>renze. Ma si può immaginare con quale animo esacerbato! Invece di riconosci<strong>me</strong>nti<br />

ha mietuto sospetti, invece di compensi ha solo cicatrici! Ha taciuto<br />

per molto tempo, tenendosi nell’ombra, ma ora, trentacinquenne, è stanco<br />

di invocare co<strong>me</strong> un’elemosina quello che gli spetta per diritto.<br />

La prudenza dovrebbe suggerire a Magellano, in una situazione così delicata,<br />

di non recarsi subito dal Re, assalendolo con la stessa richiesta. Sarebbe certo<br />

più opportuno starsene tranquillo per qualche tempo, procurarsi relazioni e<br />

amici negli ambienti <strong>della</strong> corte, guardarsi attorno e insinuarsi con le buone.<br />

Ma duttilità e opportunismo non furono mai le qualità di Magellano. Per poco<br />

che di lui si sappia, una cosa rimane certa, e cioè che il nostro uomo, piccolo,<br />

modesto, taciturno, non ha mai posseduto un briciolo dell’arte di farsi benvolere.<br />

Re Manuel, co<strong>me</strong> sappiamo, gli fu ostile per tutta la vita, sempre teve hum<br />

entejo, e persino il suo fido compagno, Pigafetta, deve am<strong>me</strong>ttere che «li capitani<br />

sui lo odiavano». Non sapeva sorridere, né essere gentile e piacevole, né<br />

sostenere le sue idee con un po’ di abilità. Laconico, chiuso, sempre ravvolto in<br />

una nube di solitudine, quest’uomo originale deve aver irradiato attorno alla<br />

sua persona un’atmosfera di gelida scontrosità, di disagio e di diffidenza, giacché<br />

ben pochi riuscirono a essergli vicini, e nessuno conobbe la sua intima natura.<br />

I suoi compagni avvertivano inconscia<strong>me</strong>nte in quel suo taciturno tenersi<br />

nell’ombra un’ambizione diversa, più oscura, più sospetta di quella degli aperti<br />

arrivisti che senza alcun pudore si spingono a gomitate fino alla greppia. Qualcosa<br />

rimase eterna<strong>me</strong>nte celato e inaccessibile dietro quei piccoli occhi infossati,<br />

rotondi e duri, dietro quella sua bocca nascosta, un segreto che egli non<br />

dischiuse a nessuno.<br />

Di nuovo, quindi, cercò di districarsi nel labirinto <strong>della</strong> burocrazia e di ottenere<br />

udienza dal Re e anche questa volta il fidalgo escudeiro Fernão de Magalhães<br />

si reca all’udienza del suo sovrano da solo, senza protettore né amico,<br />

scegliendo la via peggiore che esista in una corte, quella <strong>della</strong> lealtà. Le udienze<br />

non si ottenevano facil<strong>me</strong>nte e Magellano decise infine di presentarsi al Re<br />

nel giorno in cui la gente del popolo aveva la possibilità di esporre le proprie<br />

petizioni. Era una procedura irregolare per un cortigiano del suo rango, ma Magellano<br />

riuscì a corrompere qualcuno e a farsi inserire nella lista, e quando fu<br />

chiamato il suo no<strong>me</strong> si fece avanti zoppicando tra lo stupore generale.<br />

Re Manuel lo riceve nella stessa sala, forse davanti allo stesso trono da dove<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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28<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

il predecessore Giovanni II aveva<br />

un giorno licenziato Colombo: nella<br />

stesso posto si rinnova un’analoga<br />

scena storica. Quel piccolo portoghese<br />

dalle robuste spalle tarchiate,<br />

dalla figura piuttosto tozza,<br />

dalla barbetta nera, dallo sguardo<br />

profondo e velato, che ora si inchina<br />

al suo sovrano e che da lui sarà<br />

congedato con lo stesso disprezzo,<br />

ha in cuore un’idea non <strong>me</strong>no alta<br />

di quella del genovese: per audacia,<br />

per decisione, per esperienza<br />

Magellano è anzi, forse, superiore<br />

al suo più celebre predecessore.<br />

Nessuno è stato testimone di quell’istante<br />

fatale, ma le relazioni concordi<br />

dei cronisti contemporanei ci<br />

per<strong>me</strong>ttono di guardare <strong>me</strong>ntal<strong>me</strong>nte<br />

nella sala del trono: ecco<br />

Magellano avvicinarsi zoppicando<br />

al suo Re e porgergli, con un inchi- Re Manuel I di Portogallo – Il fortunato.<br />

no, i docu<strong>me</strong>nti che espongono inconfutabil<strong>me</strong>nte<br />

l’ingiustizia delle accuse fattegli. Poi formula la sua richiesta:<br />

in considerazione <strong>della</strong> nuova ferita che lo rende inabile alle armi, voglia il sovrano<br />

elevare la sua pensione <strong>me</strong>nsile, la sua moradia, di un <strong>me</strong>zzo crusado. È<br />

una somma ridicol<strong>me</strong>nte bassa — pochi euro di oggi — e non ci pare che si addica<br />

a quest’uomo orgoglioso, duro e ambizioso, piegare il ginocchio per simile<br />

inezia. Ma nella sua richiesta Magellano non pensa, natural<strong>me</strong>nte, alla monetina<br />

di argento, al <strong>me</strong>zzo crusado <strong>me</strong>nsile, bensì al suo rango, al suo onore, e<br />

co<strong>me</strong> egli e re Manuel ben sapevano, gli stipendi dei cortigiani erano stretta<strong>me</strong>nte<br />

legati al rango da loro occupato. Chiedendo quel piccolo au<strong>me</strong>nto, implicita<strong>me</strong>nte<br />

chiedeva la promozione al rango di cavaleiro fidalgo, un notevole<br />

onore. La misura <strong>della</strong> moradia, <strong>della</strong> pensione, rappresenta alla corte, dove<br />

ognuno tende a spingere indietro a gomitate il compagno, il grado che un nobile<br />

potrà tenere al servizio del re. Magellano ormai trentacinquenne, veterano<br />

delle guerre indiana e marocchina, non vuole vedersi precedere da sbarbatelli<br />

che porgono al sovrano la coppa e gli aprono lo sportello <strong>della</strong> carrozza. Non si<br />

è mai fatto avanti per orgoglio, ma l’orgoglio gli vieta ora di lasciarsi <strong>me</strong>ttere al<br />

di sotto dei più giovani fra i subalterni. Non vuole essere valutato <strong>me</strong>no di<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

quanto egli <strong>me</strong>desimo valuti se stesso e la sua opera.<br />

Ma re Manuel fissa con occhio fosco e irritato quel postulante indiscreto.<br />

Anche lui, il più ricco tra i monarchi, non si preoccupa certo <strong>della</strong> povera moneta<br />

d’argento; lo irrita l’atteggia<strong>me</strong>nto di un suddito che esige invece di supplicare,<br />

che non intende aspettare sino a quando al sovrano piacerà di largirgli<br />

lo stipendio co<strong>me</strong> una grazia, ma insiste con rigida ostinazione a voler un<br />

avanza<strong>me</strong>nto di grado quasi fosse un diritto. Sapremo bene insegnare la pazienza<br />

e l’umiltà a questo testardo! Mal consigliato dall’irritazione, Manuel,<br />

soprannominato el fortunado, respinge la domanda di Magellano di ottenere<br />

un piccolo au<strong>me</strong>nto di pensione, senza sospettare quante migliaia di ducati<br />

d’oro offrirà ben presto per tentare di recuperare quel <strong>me</strong>zzo crusado che rifiuta<br />

in quel mo<strong>me</strong>nto.<br />

Magellano dovrebbe prender congedo, giacché la fronte rannuvolata del Re<br />

non gli pro<strong>me</strong>tte nessun raggio di aulico favore. Ma invece di inchinarsi servil<strong>me</strong>nte<br />

e di andarsene, Magellano, inasprito dal suo orgoglio, rimane ancora<br />

tranquilla<strong>me</strong>nte di fronte al sovrano, formulando la seconda domanda che, in<br />

fondo, è quella essenziale. Chiede se il re non abbia per lui un posto, un’occupazione<br />

qualunque al suo servizio: si sente troppo giovane e attivo per vivere in<br />

eterno di quella elemosina statale. In quei tempi ogni <strong>me</strong>se, anzi ogni settimana,<br />

uscivano dai porti del Portogallo navi dirette verso l’India, l’Africa o il Brasile;<br />

nulla di più naturale che affidare il comando di una di esse a un uomo che<br />

conosce <strong>me</strong>glio di ogni altro i mari dell’Oriente. Dalla morte di Vasco da Gama<br />

non vi è nella capitale, nella monarchia intera, nessuno che possa vantarsi di<br />

superare Magellano per le sue cognizioni. Ma il re Manuel è sempre più insofferente<br />

dello sguardo duro e ostinato dell’antipatico suddito. Rifiuta freddo e<br />

reciso, senza neppur consolare Magellano con speranze per l’avvenire: no, non<br />

ha nessun posto per lui nella <strong>Marina</strong> reale.<br />

Sconvolto, Magellano si aggrappò alla sua ultima speranza: il re gli avrebbe<br />

allora per<strong>me</strong>sso di partire per le Indie su una nave privata? No, disse Manuel.<br />

Magellano non era preparato alla fredda brutalità delle risposte del Re. Sotto<br />

shock disse sconsiderata<strong>me</strong>nte che chiedeva l’autorizzazione ad «andare a vivere<br />

presso qualcuno che gli dimostrasse il suo favore, dove potesse avere più<br />

successo che con il Re». Irritato ed esasperato, questa volta re Manuel acconsentì.<br />

Sì, Magellano poteva andare da un altro padrone, non era più al servizio<br />

del Re; non gli interessava sapere dove andasse né quale potesse essere la sua<br />

sorte. L’umiliazione pubblica era completa. Essendogli stato detto che non contava<br />

più nulla agli occhi del Re, che la sua carriera era finita, che poteva lasciare<br />

il Paese e fare quello che voleva, Magellano si alzò umil<strong>me</strong>nte e con un ultimo<br />

barlu<strong>me</strong> di lealtà si chinò per baciare la mano del Re co<strong>me</strong> gesto d’addio.<br />

Manuel ritirò la mano e gli voltò le spalle. Per un attimo Magellano rimase im-<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

pietrito, poi co<strong>me</strong> in trance si diresse con passo incerto verso la porta. Con<br />

scherno un cortigiano disse ad alta voce che Magellano fingeva di zoppicare<br />

per conquistarsi la simpatia del Re. Troppo ferito per mostrare la propria collera,<br />

si limitò ad arrossire e zoppicando uscì in fretta dal palazzo.<br />

Magellano ha dimostrato ancora una volta la buona volontà di servire il Portogallo<br />

con la sua esperienza e con la sua vita. Il brusco rifiuto gli ha imposto<br />

quella decisione interiore che un giorno o l’altro deve prendere ineluttabil<strong>me</strong>nte<br />

ogni uomo di genio.<br />

Magellano, nel mo<strong>me</strong>nto in cui lascia, co<strong>me</strong> un postulante respinto, il palazzo<br />

del suo Re, sa che non c’è più posto per ritardi né esitazioni. Ha trentacinque<br />

anni, ha vissuto e speri<strong>me</strong>ntato tutto quello di cui un combattente e un navigante<br />

può impratichirsi per terra e per mare. Ha doppiato quattro volte il Capo<br />

Tor<strong>me</strong>ntoso, due da ponente, due da levante. Mille volte ha visto in faccia la<br />

morte, tre ha sentito il freddo dell’arma nemica im<strong>me</strong>rgersi nel calore del suo<br />

sangue. Ha visto una vastissima parte del mondo, conosce l’Oriente <strong>me</strong>glio di<br />

tutti i più celebri geografi e cartografi del suo tempo. Dieci anni lo hanno fatto<br />

esperto di ogni tecnica di guerra e addestrato a maneggiare la spada e l’archibugio,<br />

il timone e la bussola, la vela e il cannone, il remo, la pala, la lancia. Sa<br />

leggere i portolani, adoperare il filo a piombo, servirsi con l’esattezza di un<br />

«maestro di astronomia» degli stru<strong>me</strong>nti nautici. Quello che per altri è curiosità<br />

letteraria, le bonacce senza fine e i cicloni di molti giorni, le battaglie di terra e<br />

di mare, gli assedi e i saccheggi, gli assalti e i naufragi, egli l’ha vissuto. Nel<br />

corso di un decennio ha imparato in mille notti e in mille giornate ad attendere<br />

sui mari senza fine e poi a utilizzare l’attimo rapido dell’improvvisa decisione.<br />

Sa trattare con ogni sorta di uomini, con i gialli e i bianchi, con i neri e con i<br />

bruni, con gli indù, i negri, i Malesi, i Cinesi, gli Arabi e i Turchi. In tutti i modi,<br />

per terra e per mare, in tutte le stagioni e in tutte le latitudini, nel gelo e sotto<br />

il sole ardente, ha sempre servito il suo Re, il suo Paese. Ma servire è compito<br />

<strong>della</strong> giovinezza, e alla soglia dei trentasei anni Magellano pensa d’essersi<br />

abbastanza sacrificato per interessi non suoi, per una gloria non sua. Co<strong>me</strong> ogni<br />

spirito creativo sente il bisogno di una responsabilità e di un’affermazione individuale.<br />

La patria l’ha respinto, gli ha tolto compiti e doveri; tanto <strong>me</strong>glio: ora<br />

è libero. Co<strong>me</strong> spesso accade, il colpo che potrebbe annientare un uomo serve<br />

in realtà a fargli ritrovare se stesso.<br />

Mai in Magellano una decisione si manifesta in modo appariscente e impulsivo.<br />

Per quanto scarsa sia la luce portata dalle fonti contemporanee sul<br />

suo carattere, vediamo caratteristica in tutte le fasi <strong>della</strong> sua esistenza questa<br />

essenziale virtù: Magellano possedeva <strong>me</strong>ravigliosa<strong>me</strong>nte la capacità di tacere.<br />

Paziente e poco portato a parlare, riservato e discreto anche nel tumulto<br />

delle armi, Magellano ruminava i suoi pensieri dentro di sé. Calcolando ogni<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

possibilità con previsione lungimirante, egli non rivela mai un piano o una<br />

decisione a nessuno prima che la sua idea sia interior<strong>me</strong>nte matura, ponderata<br />

e inconfutabile.<br />

Anche questa volta Magellano <strong>me</strong>tte mirabil<strong>me</strong>nte in pratica l’arte del silenzio.<br />

Un altro, forse, dopo il rifiuto offensivo da parte del Re, avrebbe subito lasciato<br />

la patria, andando a offrirsi a un altro signore. Magellano invece rimane<br />

ancora un anno in Portogallo, nella città di Oporto (non poteva rimanere a Lisbona,<br />

ma non poteva neanche allontanarsi dal mare). Lì verso la fine del 1514<br />

si sistemò alla <strong>me</strong>glio nei pressi del porto, accompagnato soltanto dal suo<br />

schiavo malese, Henrique.<br />

Il suo unico capitale — un po’ di denaro che aveva <strong>me</strong>sso da parte in India<br />

— era bloccato da una causa con un prestasoldi; essendo stato licenziato lo stipendio<br />

che gli pagava la corte era cessato, soltanto le terre avute in eredità dalla<br />

famiglia gli procuravano un minimo di denaro e forse si fece fare qualche<br />

prestito dal fratello Diogo. Rimase a Oporto per più di un anno prima di prendere<br />

qualche decisione sul proprio futuro, tuttavia una enigmatica lettera scritta<br />

a Francisco Serrão in quel periodo ci consente di intuire che cosa avesse in testa:<br />

«Verrò presto da te — dichiarava — se non grazie al Portogallo, grazie alla<br />

Spagna».<br />

La frase è ambigua. Alla lettera potrebbe significare semplice<strong>me</strong>nte che Magellano<br />

pensava di entrare al servizio <strong>della</strong> Spagna. Era una mossa logica: la<br />

<strong>Marina</strong> portoghese, sia quella reale che privata, gli era preclusa a causa dell’ostilità<br />

del Re, Genova e Venezia non rappresentavano più il centro delle attività<br />

marinare del vecchio continente, la Francia era troppo lontana e ostile al Portogallo<br />

e, infine, l’Inghilterra che dimostrava un crescente interesse per le attività<br />

marinare, mandava le sue navi verso Nord-Ovest e a Nord-Est e Magellano non<br />

conosceva affatto quelle acque settentrionali. Ma anche se fosse entrato al servizio<br />

<strong>della</strong> Spagna, co<strong>me</strong> avrebbe fatto a raggiungere le Molucche? Non lungo<br />

la rotta orientale che circumnavigava l’Africa e costeggiava l’India, perché in<br />

virtù del Trattato di Tordesillas apparteneva al Portogallo e la Spagna non aveva<br />

fatto alcun tentativo di sconfina<strong>me</strong>nto. Dunque, se Magellano voleva raggiungere<br />

Serrão «grazie alla Spagna» poteva farlo soltanto navigando verso occidente<br />

in acque spagnole — fino alle A<strong>me</strong>riche e oltre — nell’Oceano sconosciuto<br />

che si estende tra il Nuovo Mondo e l’Asia.<br />

L’Europa aveva scoperto quell’Oceano soltanto da poco e quasi contemporanea<strong>me</strong>nte<br />

da entrambi i lati. Abreu e altri portoghesi, navigando a Est di Malacca<br />

nel 1512 avevano sentito parlare dell’esistenza di una grande distesa<br />

d’acqua aldilà delle isole. Questo riecheggiava ciò che Marco Polo aveva appreso<br />

più di duecento anni prima e quanto i navigatori arabi che incrociavano il<br />

Mar Cinese Meridionale avevano scoperto prima ancora di lui. Nessuno, tutta-<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

via, aveva compreso che questo Oceano era più grande di tutti i continenti che<br />

ricoprivano la faccia <strong>della</strong> Terra, che occupava un terzo dell’intera superficie<br />

terrestre, che era possibile navigarvi per <strong>me</strong>si e <strong>me</strong>si vedendo soltanto acqua.<br />

Così, <strong>me</strong>ntre alcuni raggiungevano il Pacifico da Ovest, Vasco Nùñez de<br />

Balboa lo scopriva da Est. Gli Spagnoli avevano mostrato un certo interesse<br />

per l’A<strong>me</strong>rica Centrale già nel 1500, quando fu scoperto l’oro vicino all’istmo<br />

di Panamà. Colombo, nel suo quarto e ultimo viaggio del 1502, aveva navigato<br />

verso sud lungo la costa orientale dell’A<strong>me</strong>rica Centrale, procurandosi una notevole<br />

quantità d’oro <strong>me</strong>ntre cercava uno stretto che gli per<strong>me</strong>ttesse di passare<br />

dall’altra parte. Gli indigeni gli avevano detto che si trovava «a dieci giorni dal<br />

Gange», ma Colombo non era riuscito a trovare alcun passaggio. Nel 1509 i<br />

tentativi di colonizzare la costa settentrionale <strong>della</strong> Colombia e quella orientale<br />

dell’A<strong>me</strong>rica Centrale erano falliti, tuttavia avevano portato alla conquista di<br />

Panamà da parte di Balboa, che nel 1513 aveva intrapreso una spedizione via<br />

terra attraverso le foreste dell’istmo alla ricerca del mare che si diceva arrivasse<br />

fino alla terra dell’oro. Il 25 settembre era salito final<strong>me</strong>nte sull’ultima collina<br />

e aveva visto un oceano im<strong>me</strong>nso. In quel punto l’istmo di Panamà va da Est a<br />

Ovest, di modo che l’oceano visto da Balboa si trovava a Sud ed egli lo chiamò<br />

«Mare Meridionale». Molto probabil<strong>me</strong>nte Magellano aveva sentito parlare<br />

dell’esistenza del Mare Meridionale non più tardi del 1515 e aveva concluso<br />

che, se avesse potuto raggiungerlo e attraversarlo andando verso Ovest, avrebbe<br />

raggiunto Serrão nelle Molucche. Ma, dato che l’A<strong>me</strong>rica Centrale non era<br />

interrotta da nessuno stretto, qual era la rotta che dall’Atlantico portava nel<br />

Mare Meridionale? Aveva forse in <strong>me</strong>nte di imitare gli Spagnoli e lasciare la<br />

sua nave sul versante atlantico di Panamà, attraversare a piedi l’istmo e costruire<br />

un’altra nave sull’altro versante? No. E non pensava neppure a un passaggio<br />

settentrionale, anche se l’esistenza dell’A<strong>me</strong>rica settentrionale era ancora ignota<br />

e si riteneva che a Nord dei Caraibi non ci fosse che il mare aperto, interrotto<br />

soltanto da isole.<br />

Magellano ignorava la possibilità di un passaggio settentrionale e per lui fu<br />

un bene, altri<strong>me</strong>nti sarebbe forse stato il primo a navigare lungo le coste atlantiche<br />

dell’A<strong>me</strong>rica del Nord, ma non avrebbe mai visto il Pacifico. Al contrario,<br />

il passaggio lo cercava a Sud.<br />

A quanto sembra, si basava su alcune relazioni segrete che aveva avuto modo<br />

di vedere molti anni prima quando lavorava co<strong>me</strong> segretario presso la Casa<br />

da India. La scoperta di Cabral — che il Brasile si trovava dal lato portoghese<br />

<strong>della</strong> linea di demarcazione tracciata da papa Alessandro — aveva fatto sì che<br />

il Portogallo intraprendesse segreta<strong>me</strong>nte nu<strong>me</strong>rose spedizioni sulle coste del<br />

Sud A<strong>me</strong>rica. Il 15 marzo del 1501, re Manuel aveva inviato quattro navi al comando<br />

di João da Nova affinché esplorassero il Brasile <strong>me</strong>ntre si recavano in<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Dettaglio <strong>della</strong> carta di Martin Waldseemüller indicante per la prima volta il toponimo A<strong>me</strong>rica.<br />

India. Una di queste caravelle era comandata da Diogo Barbosa, <strong>me</strong>mbro di<br />

una importante famiglia di navigatori. Barbosa era convinto che esistesse una<br />

rotta occidentale per le Indie da qualche parte a Sud del Brasile e aveva steso<br />

una relazione in proposito. Magellano potrebbe anche averne sentito parlare dal<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

figlio di Barbosa, Duarte (non sappiamo con esattezza se fosse il figlio o il nipote)<br />

che aveva incontrato in India e con cui aveva fatto amicizia. Anche Cristòbal<br />

de Haro, l’astuto agente dei Fugger a Lisbona, era interessato a una rotta<br />

che portasse in India da occidente; e, il 3 maggio 1501, fu autorizzato da Manuel<br />

a inviare tre caravelle in Brasile, le quali non fecero nessuna scoperta significativa.<br />

Il Re mandò una seconda spedizione, il 13 maggio dello stesso anno,<br />

alla ricerca di un passaggio a Nord del Brasile. Uno degli ufficiali era un<br />

uomo d’affari fiorentino, A<strong>me</strong>rigo Vespucci, che in una lettera a Pier Francesco<br />

dé Medici disse di aver raggiunto i 52° di latitudine Sud; quella che sarebbe<br />

stata chiamata Patagonia.<br />

Non sappiamo se Vespucci arrivò davvero così a Sud, tuttavia è certo che vide<br />

abbastanza da convincersi che non si trattava di un’isola, ma di un continente<br />

gigantesco.<br />

Quando nel 1507 il geografo tedesco Martin Waldseemüller disegnò una<br />

carta del mondo, rese onore a Vespucci dando il no<strong>me</strong> di «A<strong>me</strong>rica» al nuovo<br />

continente (6).<br />

Sembra che Vespucci fosse convinto dell’esistenza di un passaggio a occidente<br />

e nel 1503 Cristòbal de Haro fece un nuovo tentativo. In quel periodo il<br />

Portogallo inviava regolar<strong>me</strong>nte le sue navi in India doppiando il Capo di Buona<br />

Speranza, dunque re Manuel non aveva alcun bisogno di una rotta occidentale;<br />

ma de Haro voleva scoprire tutte le rotte possibili e ottenne l’autorizzazione<br />

a inviare altri esploratori in Brasile. Gonzalo Coelho partì con due caravelle<br />

e poco dopo Cristòbal Jacques partì con tre. Jacques navigò lungo la sporgenza<br />

del Brasile e continuò verso Sud, incurante di superare la linea di demarcazione<br />

e di entrare in acque spagnole. Tra i 35° e i 40° Sud, scoprì un’enor<strong>me</strong> spaccatura<br />

<strong>della</strong> costa: si trattava di quell’im<strong>me</strong>nso estuario che sarebbe poi stato<br />

chiamato «Rìo de la Plata». Jacques vi entrò e lo esplorò per due giorni, prima<br />

che le tempeste lo costringessero a tornare indietro e, a quanto sembra, pensò<br />

che si trattasse di un passaggio che portava alle Indie. Continuò tuttavia lungo<br />

la costa del Sud A<strong>me</strong>rica, probabil<strong>me</strong>nte fino alla costa <strong>della</strong> Patagonia forse<br />

fino a quello che noi chiamiamo «Stretto di Magellano» a 52° Sud. Al suo ritorno<br />

in Portogallo Jacques disse a de Haro di aver trovato la rotta occidentale<br />

(6) Il poeta Matthias Ringmann, collaboratore di Waldseemüller, all’insaputa del navigatore italiano aveva<br />

suggerito la denominazione di «A<strong>me</strong>rica» per i nuovi territori scoperti (ab A<strong>me</strong>rico Inventore (...) quasi<br />

A<strong>me</strong>rici terram sive A<strong>me</strong>ricam). Benché, in seguito, Waldseemüller avesse riconosciuto l’errore <strong>della</strong><br />

sua attribuzione e nelle sue successive mappe avesse nuova<strong>me</strong>nte designato il nuovo continente co<strong>me</strong><br />

«Terra Incognita», il no<strong>me</strong> A<strong>me</strong>rica aveva già preso piede e da allora rimase a esso attribuito. La mappa<br />

di Waldseemüller, del 1507, fu ritrovata nel 1901 dal professor Joseph Fischer nel castello <strong>della</strong> cittadina<br />

di Wolfegg, nella regione tedesca del Württemberg e dal 2001 si trova presso la Library of Congress a<br />

Washington DC. Nel 2005 è stata dichiarata dall’UNESCO «Memoria del mondo».<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Il globo di Martin Behaim.<br />

per le Indie, anche se non sappiamo se con questo intendesse l’estuario del Rìo<br />

de la Plata o lo Stretto di Magellano. Probabil<strong>me</strong>nte si trattava del primo.<br />

De Haro riferì la notizia a re Manuel, che ne rimase sconvolto e ordinò che<br />

non si facesse <strong>me</strong>nzione <strong>della</strong> scoperta. Se esisteva, lo stretto si trovava senza<br />

dubbio nel settore spagnolo e Manuel non aveva alcun desiderio di regalare ai<br />

suoi rivali un rotta per l’India. Il viaggio di Jacques doveva rimanere segreto —<br />

anche se Magellano, che lavorava alla Casa da India, pare ne abbia sentito parlare<br />

prima che Manuel ordinasse, sotto pena di morte, di non farne <strong>me</strong>nzione su<br />

nessuna carta, libro di bordo o relazione. L’editto fu promulgato il 13 novembre<br />

1504 e proibiva, pena la morte, di «dar notizie intorno alla navigazione oltre<br />

il fiu<strong>me</strong> del Congo, affinché gli stranieri non possano trarre vantaggio dalle<br />

scoperte del Portogallo». In quell’epoca di scoperte, infatti, ogni nazione badava<br />

con gelosia com<strong>me</strong>rciale a tenere segreti i risultati delle sue spedizioni. I libri<br />

di bordo dei piloti, gli appunti dei capitani, le mappe e i portolani, venivano<br />

riposti gelosa<strong>me</strong>nte nella Tesoreria di Lisbona.<br />

È tuttavia possibile che Magellano abbia saputo dell’esistenza del passaggio<br />

da un’altra fonte. Antonio Pigafetta, un gentiluomo italiano che accompagnò<br />

Magellano nel suo viaggio di circumnavigazione e ne fu lo storico ufficiale, riferisce<br />

che il navigatore pensava di trovare lo stretto perché lo aveva visto «nel<br />

tesoro del re del Portogallo, in una carta disegnata dall’eccellentissimo Martin<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Behaim», un geografo che era entrato al servizio del Portogallo verso la fine<br />

del XV secolo.<br />

Questa notizia di Pigafetta è attendibilissima, giacché prima di tutto Martin<br />

Behaim è stato real<strong>me</strong>nte cartografo di corte del re del Portogallo sino alla sua<br />

morte, avvenuta nel 1507, e d’altra parte noi sappiamo che il taciturno Magellano<br />

aveva saputo procurarsi l’ingresso agli archivi segreti. Ma — il gioco diventa<br />

difficile! — questo Martin Behaim (7) non aveva mai partecipato personal<strong>me</strong>nte<br />

a viaggi di scoperta, e non poteva aver tratto la stupefacente notizia<br />

dell’esistenza di uno stretto se non da altri navigatori. Anche lui, cioè, doveva<br />

avere dei predecessori. Ed ecco il problema spostarsi: chi furono questi predecessori,<br />

questi marinai sconosciuti, questi veri scopritori? Ci furono real<strong>me</strong>nte<br />

delle navi portoghesi che, prima <strong>della</strong> redazione di quelle carte e di quei globi,<br />

erano penetrate nella misteriosa via fra l’Atlantico e il Pacifico?<br />

Indiscutibili docu<strong>me</strong>nti stabiliscono che in realtà dal principio del secolo parecchie<br />

spedizioni portoghesi (tra cui una seguita da Vespucci) (8) avevano studiato<br />

le coste del Brasile e forse anche quelle dell’Argentina; esse soltanto potevano<br />

dunque aver veduto il famoso passo.<br />

(7) Tedesco originario <strong>della</strong> Boemia, arrivò in giovane età in Portogallo per seguire dei com<strong>me</strong>rci intrapresi<br />

nelle Fiandre. Grazie alle sue conoscenze scientifiche, era stato discepolo dell’astronomo Regiomontanus<br />

(Johann Muller), entrò presto alla corte di Giovanni II. La storia <strong>della</strong> navigazione gli è estrema<strong>me</strong>nte<br />

debitrice, in quanto fu fautore:<br />

— dell’introduzione del quadrante in Portogallo, uno stru<strong>me</strong>nto per la misurazione dell’altezza degli astri<br />

sull’orizzonte e il calcolo <strong>della</strong> posizione dell’osservatore sulla terra, descritto in un trattato del XIV secolo<br />

dall'ebreo spagnolo Levi Ben Gerson;<br />

— del perfeziona<strong>me</strong>nto dell’astrolabio, uno stru<strong>me</strong>nto di origine ellenistica per il calcolo <strong>della</strong> posizione<br />

sulla terra da poco reintrodotto in Europa grazie ad astronomi arabi.<br />

Tra il 1484 e il 1485 accompagnò, forse in compagnia dell'astronomo Josè Visinho, Diego Cao nel suo<br />

viaggio di esplorazione lungo la costa dell'Africa occidentale, viaggio che lo portò a passare l'equatore e a<br />

spingersi fino a Cabo Ledo, nell'attuale Angola. Al suo ritorno a Lisbona venne fatto cavaliere da Re Giovanni;<br />

nello stesso anno si sposò e si trasferì a Fayal, nelle Azzorre, dove il suocero era governatore di<br />

una colonia fiamminga.<br />

Nel 1492, alla vigilia <strong>della</strong> scoperta dell'A<strong>me</strong>rica, in visita nella natia Norimberga, capitale del rinasci<strong>me</strong>nto<br />

tedesco, costruì il famoso «Erdapfel», la <strong>me</strong>la terrestre, conservato al museo nazionale <strong>della</strong> città<br />

tedesca, un mappamondo ricco di disegni fantastici e leggende che sintetizza perfetta<strong>me</strong>nte le approssimative<br />

e superstiziose cognizioni geografiche dell'epoca, le stesse che spinsero Cristoforo Colombo alla<br />

ricerca delle Indie. Morì a Lisbona nel 1507.<br />

(8) Nel 1501 A<strong>me</strong>rigo Vespucci intraprese il suo terzo viaggio con la spedizione comandata da Gonzalo<br />

Coelho. La spedizione si fermò alcuni giorni nelle isole di Capo Verde e venne in contatto con le navi di<br />

Cabral, esploratore portoghese di ritorno dal suo viaggio in India. A Capo Verde Vespucci conobbe l’ebreo<br />

Gaspar da Gama che gli descrisse i popoli, la fauna e la vegetazione dell’India. Comparando questo racconto<br />

con quello che lui aveva osservato nel Nuovo Mondo, si convinse ancor di più che le terre da lui visitate<br />

non potevano fare parte dell’Asia. La spedizione di Coelho raggiunse successiva<strong>me</strong>nte le attuali coste<br />

brasiliane, entrò il 1 gennaio 1502 in una baia <strong>me</strong>ravigliosa che fu nominata Rio de Janeiro. Quindi la<br />

spedizione proseguì verso Sud raggiungendo l’estuario di un im<strong>me</strong>nso fiu<strong>me</strong>, il Rio de la Plata, che fu inizial<strong>me</strong>nte<br />

battezzato Rio Jordan. La spedizione si spinse più a Sud, fino alla latitudine 52° S, quasi all’imboccatura<br />

dello stretto che sarà scoperto 18 anni più tardi da Magellano. Il punto più a Sud <strong>della</strong> Patagonia<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Tuttavia — la vite penetra ancor più profonda — una nuova domanda ci si<br />

presenta: fin dove erano giunte quelle spedizioni misteriose? Sino all’effettivo<br />

passaggio, cioè allo stretto di Magellano?<br />

Circa l’asserzione che altri navigatori avessero conosciuto il passo prima di<br />

lui, non si ebbero per lungo tempo altre prove che le parole di Pigafetta e un<br />

globo, ancora esistente, di Johann Schöner (9), il quale, con nostra sorpresa, già<br />

nel 1515, cioè molto prima <strong>della</strong> partenza di Magellano, segna distinta<strong>me</strong>nte un<br />

passaggio <strong>me</strong>ridionale, benché situato in un punto sbagliato. Ma con ciò non è<br />

stabilito affatto da chi abbiano avuto le loro informazioni Behaim e il geografo<br />

tedesco. In quell’epoca di scoperte ogni nazione badava con gelosia com<strong>me</strong>r-<br />

(continua Nota 8) raggiunto da Vespucci fu il Rio Cananor. Di seguito si riporta un passaggio delle Lettere<br />

a Lorenzo di Pierfrancesco dé Medici di A<strong>me</strong>rigo Vespucci, nel quale il fiorentino descrive gli ultimi<br />

giorni del viaggio in Patagonia prima di ritornare verso il Portogallo: «Navigammo fino a incontrare che<br />

il Polo <strong>me</strong>ridionale si elevava cinquantadue gradi sopra l'orizzonte, in termini che già non potevamo vedere<br />

la Orsa maggiore né la minore. Il 3 di aprile ci fu una tor<strong>me</strong>nta così forte che ci fece ammainare le<br />

vele, il vento era di levante con onde grandissi<strong>me</strong> e aria tempestosa. Così forte era la tempesta che tutta la<br />

ciurma stava in gran tremore. Le notti erano molto lunghe, quella del 7 di aprile fu di quindici ore, perché<br />

il sole stava alla fine di Ariete e in questa regione era inverno. Nel bel <strong>me</strong>zzo <strong>della</strong> tempesta avvistammo,<br />

il 7 di aprile, una nuova terra, che percorremmo per circa venti leghe, incontrando delle coste selvagge, e<br />

non vedemmo in essa nessun porto, nè gente, credo perché il freddo era così intenso che nessuno <strong>della</strong><br />

flotta poteva sopportarlo. Vedendoci in tale pericolo e tale tempesta, che appena si poteva vedere una nave<br />

dall'altra, tanto erano alte le onde, accordammo fare segnali per riunire la flotta e lasciare queste terre<br />

per rientrare verso il Portogallo. E fu una decisione molto saggia, perché se avessimo ritardato quella notte,<br />

di sicuro ci saremmo perduti tutti.<br />

(9) La produzione di equatoriali nel Rinasci<strong>me</strong>nto raggiunse un alto grado di perfezione con Johann Schöner<br />

(1477-1547), scrittore e stampatore di opere astronomiche e geografiche. Egli realizzò anche una serie<br />

di globi terrestri importantissimi per la storia <strong>della</strong> cartografia, nei quali era sempre aggiornata la posizione<br />

delle nuove scoperte.<br />

La principale difficoltà che doveva essere risolta nella progettazione dei globi era che le longitudini <strong>me</strong>die<br />

dei pianeti dovevano essere misurate dal punto equante (è un ipotetico punto spostato rispetto al centro<br />

<strong>della</strong> Terra rispetto al quale, secondo il sistema Tolemaico, il Sole mantiene costante la sua velocità angolare),<br />

<strong>me</strong>ntre la longitudine effettiva doveva essere misurata dal punto rappresentativo del centro <strong>della</strong><br />

Terra. E, infine, il centro dell’epiciclo descritto dal pianeta doveva muoversi su un cerchio centrato in un<br />

punto che, co<strong>me</strong> sappiamo, non coincideva con i primi due. Schöner introdusse la possibilità di rendere<br />

mobile l’apogeo (le correnti di pensiero del tempo lo consideravano fisso) risolvendo brillante<strong>me</strong>nte anche<br />

il problema <strong>della</strong> misura rispetto al punto equante e al punto rappresentativo <strong>della</strong> Terra. L’opera capolavoro<br />

di Schöner fu l’Equatorium astronomicum (consisteva in una serie di pubblicazioni), i primi globi<br />

stampati. L’utilizzatore doveva egli stesso provvedere a ritagliare le parti dello stru<strong>me</strong>nto dai fogli di<br />

cartone forniti da Schöner (le «volvelle») e dopo di che eseguiva il montaggio dei pezzi ottenendo le misure<br />

di longitudine, secondo le indicazioni accluse nella pubblicazione. Alcuni anni dopo la morte di<br />

Schöner suo figlio Andreas raccolse le opere matematiche e astronomiche del padre in un grosso volu<strong>me</strong><br />

dal titolo Opera mathematica nel quale riportò una edizione revisionata dell’Equatorium astronomicun.<br />

Nel restaurare un volu<strong>me</strong> appartenuto a suo tempo a Johann Schöner, si scoprirono nella legatura del libro,<br />

svariate strisce di perga<strong>me</strong>na stampata, che si rivelarono fusi del globo da lui costruito nel 1515.<br />

Quel globo non è firmato né datato ma è senza dubbio quello al quale Schöner fa riferi<strong>me</strong>nto nel suo testo<br />

esplicativo Luculentissima del 1515. La particolarità più interessante del globo, che ha causato gran dibattito<br />

tra gli studiosi, è l’indubbia presenza di uno stretto tra la punta dell’A<strong>me</strong>rica latina e la costa di un<br />

continente australe chiamato Basiliae Regio. Non è stato accertato se una spedizione possa aver preceduto<br />

quella di Magellano, ma la questione è ancora dibattuta.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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38<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

ciale a tenere segreti i risultati delle sue<br />

spedizioni. I libri di bordo dei piloti, gli<br />

appunti dei capitani, le mappe e i portolani,<br />

venivano riposti gelosa<strong>me</strong>nte nella<br />

Tesoreria di Lisbona, e il re Manuel nel<br />

già citato editto de 13 novembre 1504<br />

proibiva, pena la morte, di «dar notizie<br />

intorno alla navigazione oltre il fiu<strong>me</strong><br />

del Congo, affinché gli stranieri non<br />

possano trarre vantaggio dalle scoperte<br />

del Portogallo». Già il problema <strong>della</strong><br />

priorità sembrava superato, quando una<br />

scoperta inaspettata spiegò, o parve<br />

spiegare, nel secolo successivo, a chi e<br />

che cosa Behaim e Schöner e final<strong>me</strong>nte<br />

Magellano dovessero le loro cognizioni<br />

geografiche. Si tratta di un foglio<br />

volante in lingua tedesca, stampato su<br />

pessima carta, scoperto per caso e intitolato<br />

«Copia der Newen Zeytung aus A<strong>me</strong>rigo Vespucci.<br />

Presillg Landt». Questo foglio (che porta<br />

per primo la designazione Zeytung) è una relazione mandata dal Portogallo<br />

sul principio del secolo da un com<strong>me</strong>rciante tedesco ai grandi negozianti di Augusta,<br />

i Welser. In essa si riferisce, in un orribile tedesco, che una nave portoghese<br />

ha trovato presso il quarantesimo parallelo di latitudine un Cabo, cioè un<br />

Capo, corrispondente a quello di Buona Speranza, e ha potuto virarlo a vela,<br />

constatando l’esistenza di un ampio passaggio dall’oriente all’occidente, simile<br />

a quello di Gibilterra, per il quale era facile giungere alle Molucche e quindi alle<br />

Isole delle Spezie. Questa relazione afferma dunque con chiarezza che i due<br />

oceani si riuniscono: quod erat demostrandum.<br />

Con ciò parve risolto l’enigma, e Magellano decisa<strong>me</strong>nte smascherato co<strong>me</strong><br />

plagiario di una scoperta precedente. Natural<strong>me</strong>nte egli era in grado di conoscere,<br />

quanto l’anonimo tedesco e il geografo di Augusta, i risultati di una spedizione<br />

portoghese precedente, quindi tutto il suo <strong>me</strong>rito si limiterebbe all’aver<br />

saputo divulgare e tradurre in atto un segreto gelosa<strong>me</strong>nte custodito, trasformandolo<br />

in una nozione valida per l’umanità intera. Tutto il valore di Magellano<br />

consisterebbe nell’abilità, nella rapidità e nella spregiudicatezza con cui<br />

seppe sfruttare un successo altrui.<br />

Ma con grande sorpresa la vite si affonda con un altro giro, e per l’ultima<br />

volta. Noi oggi sappiamo esatta<strong>me</strong>nte ciò che Magellano non sapeva: i naviga-<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

tori di quella sconosciuta spedizione portoghese,<br />

in realtà, non giunsero sino allo stretto<br />

famoso, e le relazioni che Magellano, al pari<br />

di Martin Behaim e di Johann Schöner, ritenne<br />

attendibili, erano invece un equivoco, un<br />

errore spiegabilissimo. Che cosa avevano<br />

dunque veduto — ecco il nocciolo del problema<br />

— quei piloti, in vicinanza del quarantesimo<br />

parallelo? Che cosa dice precisa<strong>me</strong>nte<br />

la relazione <strong>della</strong> Newen Zeytung? Che<br />

quei navigatori avevano scoperto a quaranta<br />

gradi di latitudine un’insenatura in cui erano<br />

penetrati per circa due giorni senza vederne<br />

la fine, e che prima d’aver trovato l’uscita<br />

erano stati respinti in alto mare da una bufera.<br />

Essi non avevano dunque veduto altro che<br />

l’imboccatura d’una via d’acqua, che «supponevano»<br />

(ma supponevano solo) fosse il<br />

tanto cercato canale di accesso all’Oceano<br />

Pacifico. Ma il vero passaggio (lo sappiamo Johann Schöner.<br />

per <strong>me</strong>rito di Magellano) si trova invece<br />

presso il cinquantaduesimo parallelo. Che cosa avranno dunque scoperto quegli<br />

ignoti navigatori? Ci vuol poco a supporlo. Chi infatti abbia veduto una volta<br />

l’enor<strong>me</strong> massa, la grandiosa distesa d’acqua con cui Rio de la Plata si versa in<br />

mare, comprenderà che è un equivoco quasi inevitabile scambiare quella foce<br />

gigantesca con un golfo o con un mare. Nulla di più naturale che dei naviganti<br />

europei, i quali mai in Europa avevano veduto un fiu<strong>me</strong> così smisurato, trionfassero<br />

prematura<strong>me</strong>nte ritenendola la sognata via d’acqua fra i due Oceani. E<br />

che quei piloti siano caduti in quest’errore, scambiando il Rio de la Plata con<br />

uno stretto, lo dimostrano le carte disegnate seguendo le loro affermazioni. Se<br />

infatti quei naviganti avessero scoperto la vera strada di Magellano, il paso, i<br />

portolani e il globo di Schöner dovrebbero recare anche la foce del Rio, il più<br />

gigantesco tra i fiumi del mondo; invece tanto Schöner che gli altri cartografi a<br />

noi noti non segnano il Rio de la Plata, ma, al suo posto, proprio a quel grado<br />

di latitudine, il paso, la mitica via di congiunzione. Con ciò la questione è risolta.<br />

Gli ignoti mallevadori <strong>della</strong> Newen Zeytung sono vitti<strong>me</strong> in buona fede di<br />

uno scambio evidente e spiegabilissimo, e Magellano non agì sleal<strong>me</strong>nte affermando<br />

di avere autentica notizia dell’esistenza di un passo. Egli fu a sua volta<br />

ingannato da un’illusione altrui quando, in base a quelle carte e a quei rapporti,<br />

preparò il suo grandioso disegno di un primo viaggio di circumnavigazione. Un<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

errore, dunque, un errore leal<strong>me</strong>nte creduto e accettato fu, in ultima analisi, il<br />

segreto di Magellano.<br />

Ma non si disprezzi quest’errore. Se il genio lo sfiora, se il caso lo guida, anche<br />

dal più stolto errore può scaturire la subli<strong>me</strong> verità. A centinaia e a migliaia<br />

si annoverano le importanti scoperte che, in ogni campo <strong>della</strong> scienza, sono state<br />

determinate da ipotesi false. Mai Colombo avrebbe affrontato l’Oceano<br />

Atlantico senza quelle carte di Toscanelli con gli assurdi calcoli sulle di<strong>me</strong>nsioni<br />

del globo, che lo indussero a credere di poter raggiungere in brevissimo tempo<br />

le coste orientali dell’India. E Magellano non avrebbe potuto convincere un<br />

monarca ad affidargli una flotta, se non avesse creduto, con così folle certezza,<br />

alla carta sbagliata di Behaim e ai fantastici rapporti dei navigatori portoghesi.<br />

Soltanto perché certo di possedere un segreto, Magellano poté sciogliere il<br />

maggior enigma geografico <strong>della</strong> sua epoca. Solo perché egli si affidò con tutta<br />

l’anima a un’illusione poté scoprire una verità imperitura.<br />

Indipendente<strong>me</strong>nte dal motivo che lo convinse dell’esistenza dello stretto,<br />

sta di fatto che subito dopo la sua caduta in disgrazia divenne per lui un’ossessione;<br />

egli, co<strong>me</strong> sappiamo, rimane ancora un anno in Portogallo, e nessuno indovina<br />

di che cosa si occupi. Tutt’al più si osserva (ma questo non vuol dir<br />

molto, trattandosi di un vecchio lupo di mare) che Magellano predilige la compagnia<br />

di piloti e di capitani e special<strong>me</strong>nte di quelli che hanno navigato nel<br />

Pacifico. Ma di che cosa parlano i cacciatori, se non di caccia, di che i navigatori,<br />

se non dei mari e delle nuove scoperte? Anche il fatto che egli studi nella<br />

Tesoraria, cioè nell’archivio segreto di re Manuel, le mappe, i portolani e i<br />

giornali di bordo delle ulti<strong>me</strong> spedizioni in Brasile, ivi conservati fra le secretissi<strong>me</strong><br />

cose, non suscita sospetti. Che mai dovrebbe studiare un capitano disoccupato,<br />

nelle sue molte ore libere, se non le relazioni sulle terre e sui mari di<br />

nuova conoscenza?<br />

Darebbe piuttosto nell’occhio una nuova amicizia da lui contratta. Infatti<br />

quell’individuo, Ruy Faleiro, col quale lo vedono così spesso, un erudito inquieto,<br />

nervoso, eccitabile, dall’oratoria violenta e dalla vanità sovreccitata,<br />

non sembra, con la sua indole litigiosa, accordarsi per nulla col soldato taciturno,<br />

impassibile, impenetrabile. Ma le doti di questi due uomini, che dopo poco<br />

saranno inseparabili, producono appunto, in grazia delle loro polarità antitetiche,<br />

una certa armonia, necessaria<strong>me</strong>nte di non lunga durata. Co<strong>me</strong> per Magellano<br />

l’avventura e l’esplorazione, così per Faleiro le dottrine astratte del cielo e<br />

<strong>della</strong> terra costituiscono la più profonda passione. Ruy Faleiro è un teoretico<br />

puro, un vero topo di biblioteca, che mai ha calcato le tavole di una nave né ha<br />

mai lasciato il Portogallo, ma conosce le vie remote del cielo e <strong>della</strong> terra per<br />

<strong>me</strong>zzo di calcoli, di libri, di tabelle e di carte: in quella sfera astratta egli però<br />

ha fama di autorità suprema co<strong>me</strong> cartografo e co<strong>me</strong> astronomo. Non saprebbe<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

maneggiare una vela, ma ha inventato, per calcolare le longitudini, un sistema<br />

speciale che, pur con errori, comprende l’intera sfera terrestre, e sarà per Magellano<br />

di utilità essenziale. Non sa tenere il timone, ma le carte, i portolani, gli<br />

astrolabi e altri stru<strong>me</strong>nti di sua invenzione e fattura sembra siano stati i migliori<br />

ausili nautici del suo tempo. Magellano, il pratico per eccellenza, la cui<br />

università è stata la guerra e l’avventura, che di astronomia e di geografia conosce<br />

appena quel che l’esperienza gli ha insegnato, quello che ha veduto e imparato<br />

nei suoi viaggi, trarrà vantaggi incom<strong>me</strong>nsurabili da uno specialista così<br />

dotto. Appunto perché assoluta<strong>me</strong>nte antitetici nelle loro doti e nelle loro tendenze,<br />

questi due uomini si completano in modo eccezionale, così co<strong>me</strong> sempre<br />

avviene degli ele<strong>me</strong>nti logici con quelli speri<strong>me</strong>ntali, del pensiero con l’azione,<br />

dello spirito con la materia.<br />

A ciò si aggiunge, in questo caso particolare, l’affinità temporanea delle loro<br />

sorti. Ambedue questi portoghesi, ciascuno in modo diverso, sono stati profonda<strong>me</strong>nte<br />

offesi nel loro orgoglio dal proprio sovrano e inceppati nell’attuazione<br />

<strong>della</strong> loro attività. Ruy Faleiro aspira da anni al posto di astronomo regio, e certo<br />

nessuno in Portogallo sarebbe più adatto di lui. Ma, co<strong>me</strong> Magellano aveva irritato<br />

la corte col suo orgoglio silenzioso, così pare l’abbia irritata Faleiro con la<br />

sua indole eccitabile, nervosa e troppo suscettibile. I suo nemici gli danno del<br />

pazzo e, sperando di liberarsi di lui per <strong>me</strong>zzo dell’Inquisizione, diffondono perfino<br />

il sospetto ch’egli si valga, per i suoi lavori, di forze psichiche soprannaturali,<br />

cioè sia in lega col diavolo. Ambedue, Magellano e Faleiro, si vedono dunque<br />

circondati, nel proprio Paese, dall’odio e dalla diffidenza, e questa pressione<br />

esteriore li avvicina ancor più. Faleiro studia le notizie e i piani di Magellano,<br />

aggiunge loro l’impalcatura scientifica, conferma con calcoli esatti, con tabelle e<br />

conteggi, ciò che per Magellano è una pura ipotesi intuitiva. Quanto più il teoretico<br />

e il pratico raffrontano i loro risultati, tanto più appassionata diventa la decisione<br />

di attuare insie<strong>me</strong> un certo progetto, così co<strong>me</strong> insie<strong>me</strong> lo hanno escogitato<br />

e formato. Allora il teorico e il pratico assumono il reciproco impegno, sul<br />

proprio onore e con solenne giura<strong>me</strong>nto, di serbare il segreto del loro piano di<br />

fronte a tutti, fino al mo<strong>me</strong>nto decisivo dell’attuazione e anche, se fosse necessario,<br />

di portare a compi<strong>me</strong>nto senza la Patria e contro la Patria un’impresa che<br />

dovrà appartenere non a un solo Paese, ma all’umanità intera.<br />

Ma anche se Magellano fosse riuscito a trovare l’ipotetico stretto navigando<br />

verso Ovest su di una nave battente bandiera spagnola, quale vantaggio ne sarebbe<br />

derivato a lui personal<strong>me</strong>nte o alla Spagna? Le Molucche, non si trovavano<br />

forse nella <strong>me</strong>tà portoghese del globo?<br />

Da parte sua, era pressocchè certo che non era così. Innanzi tutto il decreto<br />

papale era vago: nessuno aveva mai stabilito se la linea di demarcazione andava<br />

da un polo all’altro, e da entrambi i lati del globo o tagliava semplice<strong>me</strong>nte<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

l’Atlantico alla pattuite 370 leghe<br />

a Ovest delle Azzorre. Quella<br />

linea, era ormai stato accettato,<br />

correva lungo il 46° <strong>me</strong>ridiano<br />

Ovest e se continuava dall’altra<br />

parte del pianeta, lungo il<br />

134° Est. I diplomatici spagnoli<br />

e portoghesi avevano discusso la<br />

questione fin dal 1494 senza arrivare<br />

però a una soluzione definitiva.<br />

Forse il Papa voleva semplice<strong>me</strong>nte<br />

che il Portogallo raggiungesse<br />

le Indie navigando<br />

verso Est e la Spagna verso Ovest,<br />

senza <strong>me</strong>ttere un confine preciso<br />

alle loro sfere di influenza<br />

in Asia. Si trattava comunque di<br />

una questione controversa, dal<br />

mo<strong>me</strong>nto che, dati i <strong>me</strong>todi primitivi<br />

con cui si calcolava la<br />

longitudine, nessuno era stato in Juan Dìaz de Solis.<br />

grado di stabilire con esattezza<br />

dove si trovasse il 134° <strong>me</strong>ridiano Est.<br />

In ogni caso, Magellano era uno dei pochi europei che si fossero avvicinati al<br />

fatidico <strong>me</strong>ridiano. Era sicura<strong>me</strong>nte stato a Malacca, vicino ai 100° Est, e sembra<br />

assai probabile che nel 1512 avesse raggiunto le Molucche o le Filippine,<br />

che si trovavano all’incirca tra i 120° e i 130° Est. Magellano aveva concluso<br />

che le Isole delle Spezie si trovavano proprio a cavallo <strong>della</strong> linea di demarcazione,<br />

se la si prolungava dall’altra parte del globo, ed era quasi certo che la<br />

maggior parte delle isole più preziose, se non addirittura tutte, fosse a oriente<br />

dei 134° Est, quindi nella parte spagnola del mondo. Se le cose stavano davvero<br />

così, l’ironia del trattato di Tordesillas era ancora maggiore; in base a quel<br />

trattato Giovanni II era riuscito a far spostare la linea di circa 270 leghe verso<br />

Ovest. In questo modo lo stesso negoziato che aveva dato il Brasile al Portogallo,<br />

sosteneva Magellano, lo aveva privato delle Isole delle Spezie (10). Nell’arrivare<br />

alle sue teorie sull’esistenza di uno stretto a Sud dell’A<strong>me</strong>rica e sulla po-<br />

(10) Si scoprirà in seguito che Magellano aveva torto e che il 134° <strong>me</strong>ridiano passa a Est delle Isole delle<br />

Spezie, ma nel 1514 non era stato ancora provato.<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

sizione delle Molucche, Magellano aveva avuto l’aiuto e l’incoraggia<strong>me</strong>nto<br />

dell’astronomo Ruy Faleiro, che aveva elaborato il complesso sistema di formule<br />

per il calcolo <strong>della</strong> longitudine, riportandolo su un planisfero, in base alle<br />

conoscenze vissute da Magellano.<br />

Nell’estate 1515 Magellano dunque era alla ricerca di qualcuno che lo presentasse<br />

alle autorità spagnole così da poter entrare al servizio <strong>della</strong> Spagna,<br />

presentare a re Ferdinando il suo grande progetto e danneggiare Manuel facendo<br />

sì che la Spagna si annettesse le Molucche.<br />

Proprio allora ricevette un brutto colpo: Magellano venne a sapere che gli<br />

Spagnoli erano arrivati autonoma<strong>me</strong>nte a conclusioni simili alle sue e stavano<br />

per inviare una spedizione che doveva raggiungere le Molucche da occidente.<br />

L’impresa era stata affidata al Primo Pilota <strong>della</strong> <strong>Marina</strong> spagnola, Juan Dìaz<br />

de Solis (11), un portoghese stanco del proprio Re, noto in precedenza co<strong>me</strong><br />

João Dias de Solis.<br />

Già nel 1512 Solis aveva avuto l’incarico da re Ferdinando di doppiare il Capo<br />

di Buona Speranza, visitare Ceylon e prendere possesso dell’isola di Maluco<br />

«che si trova entro i nostri confini», continuando poi verso Sumatra, la Birmania<br />

e la Cina. Il viaggio però non fu mai effettuato, probabil<strong>me</strong>nte perché gli<br />

Spagnoli non volevano in realtà andare a curiosare dalle parti <strong>della</strong> rotta orientale,<br />

<strong>me</strong>ntre nel giro di pochi anni la Spagna sarebbe stata in grado di raggiungere<br />

«Maluco» da Ovest. De Solis partì da Sanlucar de Barra<strong>me</strong>da l’8 ottobre<br />

1515 al comando di tre caravelle e 70 uomini, toccò la costa brasiliana in diversi<br />

punti e nel febbraio del 1516 raggiunse il grande estuario del Rìo de la Plata,<br />

che chiamò El Mar Dulce (12). Sembrava proprio che fosse il sospirato passaggio,<br />

ma, <strong>me</strong>ntre esploravano lo stretto (risalirono il fiu<strong>me</strong> fino alla confluenza<br />

(11) Juan Dìaz de Solis nacque a Lebrija (Portogallo) nel 1470. Inizial<strong>me</strong>nte viaggiò al servizio del Portogallo<br />

su navi che esploravano il litorale africano. Giunse in India con navi portoghesi, ma era insoddisfatto<br />

del salario e si sentiva pronto per imprese più importanti. Presto si mise al servizio di navi pirata francesi<br />

con l’idea di arricchirsi facil<strong>me</strong>nte. Quando la nave pirata francese sulla quale lui navigava prese e<br />

saccheggiò una nave portoghese fu riconosciuto e condannato a morte in contumacia dal governo portoghese.<br />

Decise così di passare al servizio <strong>della</strong> Corona di Spagna. Forse fu lui il comandante <strong>della</strong> spedizione<br />

del 1497, voluta dal re Ferdinando II d’Aragona, per esplorare le coste <strong>della</strong> terraferma a<strong>me</strong>ricana,<br />

al quale partecipò A<strong>me</strong>rigo Vespucci e Juan de la Casa.<br />

Nel 1507 il re Ferdinando II d’Aragona indì una riunione con i più grandi navigatori del tempo: vi erano<br />

A<strong>me</strong>rigo Vespucci, che fu poi nominato «Piloto Mayor de Castilla», il famoso cartografo Juan de la Casa,<br />

Vicente Yáñez Pinzón e Juan Dìaz de Solìs. Si decise di programmare altre spedizioni.<br />

Alla prima spedizione parteciparono Vicente Yáñez Pinzón e Juan Dìaz de Solìs appunto, e lo scopo del<br />

viaggio era di esplorare le coste del centro A<strong>me</strong>rica per cercare un passaggio per le Isole delle Spezie, ovvero<br />

l’Asia. Al ritorno da questo viaggio ci fu una disputa tra i due comandanti in <strong>me</strong>rito alle terre scoperte<br />

e de Solìs fu incarcerato. Rimase in carcere per poco tempo e quando uscì, riuscì a entrare nelle grazie<br />

del re Ferdinando II d’Aragona. Alla morte di A<strong>me</strong>rigo Vespucci, nel 1512 Juan Dìaz de Solìs fu nominato<br />

«Piloto Mayor de Castilla» e si trovò così a essere il più importante navigatore dell’epoca.<br />

(12) Il «Mare di Acqua dolce».<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

dell’Uruguay con il Paranà), gli Spagnoli furono attaccati da indiani ostili (forse<br />

Guaranì) che uccisero de Solis e la maggior parte dei suoi uomini davanti<br />

agli occhi terrorizzati degli altri componenti <strong>della</strong> flotta che erano rimasti sulle<br />

navi. I pochi sopravvissuti fecero ritorno in Spagna, ove giunsero il 4 settembre<br />

1516, e resero noto quello che Cristòbal Jacques e gli altri avevano osservato<br />

più di dieci anni prima: che a Sud del Brasile la costa dell’A<strong>me</strong>rica <strong>me</strong>ridionale<br />

puntava verso Ovest, il che collocava quella parte del continente dal lato spagnolo<br />

<strong>della</strong> linea di demarcazione. Questa scoperta fece sì che alcuni prendessero<br />

in considerazione la possibilità che, se il continente continuava a puntare<br />

verso Ovest, terminasse da qualche parte a Sud, proprio co<strong>me</strong> l’Africa, e consentisse<br />

la navigazione attorno alla sua estremità. Tuttavia de Solis si era spinto<br />

ben più a Sud del punto più <strong>me</strong>ridionale dell’Africa, eppure il continente non<br />

finiva: pertanto Magellano giunse alla conclusione che l’unico passaggio fosse<br />

uno stretto e che questo stretto fosse stato trovato da una delle navi di Cristòbal<br />

de Haro nel 1503.<br />

Magellano si trova ora di fronte a una decisione piena di responsabilità. Ha<br />

un disegno di un’audacia tale quale nessun uomo di mare del tempo suo possiede,<br />

e, per di più, la certezza (o al<strong>me</strong>no crede di averla) che questo piano, in<br />

grazia delle sue particolari informazioni, porterà infallibil<strong>me</strong>nte alla <strong>me</strong>ta. Ma<br />

co<strong>me</strong> attuare un’impresa tanto costosa e pericolosa? Il suo sovrano lo ha respinto,<br />

sugli armatori amici del Portogallo non può contare, perché non avranno<br />

il coraggio di affidare un comando a un uomo caduto in disgrazia del Re.<br />

Gli resta, dunque, una sola via: rivolgersi alla Spagna. Là soltanto Magellano<br />

può sperare in un appoggio, solo a quella corte la sua persona rappresenta un<br />

valore, giacché egli reca non soltanto le preziose informazioni <strong>della</strong> Tesoreria<br />

dello Stato di Lisbona, ma offre alla Spagna, ciò che non è di minore importanza<br />

per l’impresa vagheggiata, un indiscutibile diritto giuridico. Il suo compagno<br />

Faleiro ha calcolato (anch’egli erronea<strong>me</strong>nte) che le Isole delle Spezie si<br />

dovevano trovare al di là <strong>della</strong> linea divisoria, nella zona assegnata dal Papa alla<br />

Spagna, quindi appartenevano alla corona spagnola. Il piccolo lusitano offre<br />

a Carlo V in dono le più ricche isole del mondo e la più breve via per raggiungerle;<br />

se vi è un luogo ove possa attendere aiuto, è dunque la corte spagnola.<br />

Soltanto là potrà raggiungere lo scopo, attuare l’idea <strong>della</strong> sua vita, sia pure a<br />

carissimo prezzo. Se infatti ora Magellano si volge alla Spagna, sa di doversi<br />

strappar dal cuore il no<strong>me</strong> cavalleresco di Magalhães, sa che il suo Re lo <strong>me</strong>tterà<br />

al bando e che egli per secoli apparirà ai suoi connazionali co<strong>me</strong> un traditore,<br />

un vergognoso disertore.<br />

Non si può paragonare la volontaria rinuncia di Magellano alla propria nazionalità,<br />

il suo disperato passaggio alla corte straniera, con il contegno di Colombo,<br />

di Caboto, di Cadamosto o di Vespucci, che pure hanno guidato sui ma-<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

ri flotte straniere. Magellano non lascia soltanto la patria, ma — non possiamo<br />

sottacerlo — la danneggia, cercando di attribuire le Isole delle Spezie, che sa<br />

tenute dal suo Paese, al geloso rivale del Re, e agisce te<strong>me</strong>raria<strong>me</strong>nte, anzi proditoria<strong>me</strong>nte,<br />

portando oltre confine segreti nautici che gli fu dato conoscere<br />

soltanto nella Tesoreria di Lisbona. Se traduciamo tutto ciò in linguaggio contemporaneo,<br />

Magellano, nella sua qualità di nobile e di ex capitano <strong>della</strong> flotta<br />

portoghese, si è reso reo dello stesso delitto di cui si macchierebbe un ufficiale<br />

dei giorni nostri che consegnasse a uno Stato vicino carte segrete dello Stato<br />

Maggiore e rivelasse piani di mobilitazione. La sola circostanza che conferisce<br />

al suo contegno una certa grandezza è il fatto che egli non ha varcato il confine<br />

per codardia, al pari di un contrabbandiere, bensì a visiera alzata, conscio di<br />

tutto il disprezzo che lo attende.<br />

Ma l’uomo geniale ubbidisce a una legge diversa e più alta che non a quella<br />

nazionale. Chi deve creare un’opera, compiere un’impresa o una scoperta utile<br />

all’umanità intera, trova la vera Patria nella sua opera. Di fronte a una sola<br />

istanza egli si sentirà responsabile, di fronte alla sua missione; gli parrà lecito<br />

trascurare gli interessi dello Stato e del mo<strong>me</strong>nto per seguire il dovere interiore<br />

impostogli da suo destino, dalla sua ispirazione. Dopo anni di fedeltà verso la<br />

Patria, Magellano ha riconosciuto «a <strong>me</strong>zzo del cammino» la sua vera missione.<br />

La Patria gli impedisce di attuarla, ed egli dovrà fare di quell’idea la sua<br />

nuova Patria. Risoluto, rinuncia al no<strong>me</strong> e all’onore, per risorgere e identificarsi<br />

con la sua idea e con un’impresa immortale.<br />

Il falli<strong>me</strong>nto <strong>della</strong> spedizione di Solis creò, quindi, una nuova opportunità<br />

per Magellano. In Spagna molti potenti erano ancora interessati a raggiungere<br />

le Isole delle Spezie passando dall’Atlantico e Magellano si accinse a intraprendere<br />

il lungo e difficile processo destinato ad attirare l’attenzione di coloro<br />

che avrebbero potuto sponsorizzare il suo progetto.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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46<br />

GLI APPOGGI IN SPAGNA<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Juan Rodrìguez de Fonseca (13), vescovo di Burgos, Badajoz e Palencia era<br />

la personalità più importante tra coloro che desideravano trovare un passaggio<br />

verso Ovest anzi a dire la verità era, al tempo, uno degli uomini più importanti<br />

di tutta la Spagna. Fonseca proveniva da una delle antiche famiglie feudali<br />

<strong>della</strong> Spagna settentrionale, ricche e potenti, e la sua carriera religiosa era andata<br />

di pari passo con quella politica, così che nell’ultimo decennio del XV secolo<br />

era diventato una delle figure chiave del regno di Ferdinando e Isabella. Aveva<br />

contribuito a portare Colombo all’attenzione di Isabella e aveva partecipato<br />

alla preparazione <strong>della</strong> spedizione del 1492, anche se poi aveva litigato con Colombo,<br />

<strong>della</strong> cui fama era invidioso e fu tra coloro che operarono in modo da<br />

rendere tanto difficili gli ultimi anni del grande navigatore.<br />

A mano a mano che la Spagna au<strong>me</strong>ntava i propri domini nel Nuovo Mondo,<br />

Fonseca si occupava dell’amministrazione dei nuovi possedi<strong>me</strong>nti; creò così la<br />

Casa de Contractaciòn, l’equivalente spagnolo <strong>della</strong> portoghese Casa da India,<br />

e nel 1511 ricevette da Ferdinando il titolo di cancelliere delle Indie. Arrogante,<br />

avaro, amante del potere, il vescovo non era disposto a tollerare alcuna minaccia<br />

alla sua autorità sempre crescente. La morte <strong>della</strong> regina Isabella, nel 1503<br />

e di re Ferdinando nel 1516 mise Fonseca in una posizione di comando.<br />

I troni di Aragona e di Castiglia (in realtà il trono di Spagna) erano passati al<br />

nipote ancora adolescente di Ferdinando, Carlo, <strong>me</strong>ntre l’anziano cardinale Xi<strong>me</strong>nes<br />

era stato nominato reggente. Fonseca, uomo molto più energico del car-<br />

(13) Juan Rodrìguez de Fonseca (1451-1524) discendente dalla casa reale di Ungheria e allievo del grande<br />

grammatico Nebrija di Salamanca, nonché protetto del confessore reale Talavera. Quest’ultimo il quale<br />

lo portò con sé a Granata, nel 1492, in qualità di vicario generale, quando vi fu consacrato arcivescovo.<br />

Diplomatico esperto, riuscì a dominare per un’intera generazione la storia <strong>della</strong> Spagna e le Indie, tanto<br />

che è stato definito «Ministro delle Indie» (incarico che fu ricoperto da La Sauvage dal dicembre 1517 al<br />

7 giugno 1518, data del decesso di quest’ultimo) ovvero colui che garantiva che le decisioni prese dalla<br />

corte (in <strong>me</strong>rito alle Indie) fossero <strong>me</strong>sse in pratica. Per questo gli veniva corrisposto uno stipendio annuale<br />

di 200.000 maravedìs. Era diventato, inoltre, <strong>me</strong>mbro del Consiglio di Castiglia, incarico che gli<br />

procurava altri 100.000 maravedìs. In effetti, prima ancora che un ecclesiastico, Fonseca fu un funzionario<br />

civile. Anche suo fratello Antonio ebbe un ruolo importante in Castiglia: gli furono infatti assegnate<br />

delle terre in seguito alla conquista di Ronda, alla quale aveva preso parte, e divenne, tra l’altro, contador<br />

mayor di Castiglia. Era competente e ingegnoso, ma quell’efficienza era inficiata da un’avversione per<br />

Colombo (constatata da tutti all’epoca), di cui non riconobbe mai il genio, vedendone soltanto i difetti.<br />

Las Casas scrisse che Fonseca «era molto più efficiente nell’organizzare le flotte di quanto non lo fosse<br />

nel presiedere le <strong>me</strong>sse» e aggiungendo «Ho sempre sentito e creduto, e in verità constatato, che egli era<br />

sempre stato in qualche modo contrario alle attività dell’ammiraglio, non so con quale spirito e per quale<br />

ragione (…). Devo dire che giusta<strong>me</strong>nte o ingiusta<strong>me</strong>nte, l’ammiraglio gli era ostile, sul che non ho alcun<br />

dubbio. Ma il vescovo era un uomo di ottima pasta e dall’animo generoso ed era molto vicino ai sovrani».<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

dinale, scavalcò in ogni modo il reggente e la<br />

morte di Xi<strong>me</strong>nes, nel 1517, potrebbe essere stata<br />

benissimo causata dal veleno fattogli somministrare<br />

da Fonseca. In ogni caso, alla morte di<br />

Xi<strong>me</strong>nes, Fonseca si impossessò di altre cariche<br />

importanti, divenne il vero padrone <strong>della</strong> Spagna<br />

e saccheggiò a suo piaci<strong>me</strong>nto il tesoro reale<br />

<strong>me</strong>ntre il giovane re Carlo veniva tenuto all’oscuro<br />

di tutto.<br />

Aveva appoggiato Juan de Solis nella disastrosa<br />

spedizione del 1515 per trovare una rotta occidentale<br />

verso le Molucche. Alla notizia <strong>della</strong><br />

morte di Solis il vescovo si era <strong>me</strong>sso alla ricerca<br />

di un altro comandante che tentasse l’impresa,<br />

convinto che la Spagna sarebbe stata tagliata<br />

fuori per sempre dal com<strong>me</strong>rcio delle spezie se<br />

non fosse riuscita a raggiungere le Indie Occidentali<br />

prima che il Portogallo vi instaurasse il<br />

proprio monopolio.<br />

Nel 1516 il vescovo si consultò con Diogo<br />

Barbosa, uno dei tanti portoghesi che vivevano<br />

in Spagna, il quale pure aveva da tempo rinunziato<br />

alla cittadinanza portoghese e da quattordici<br />

anni teneva, al servizio <strong>della</strong> Spagna, la carica<br />

importante di alcalde dell’arsenale. Stimatissimo<br />

in tutta la città, Cavaliere dell’Ordine di Sant Jago<br />

(più moderna<strong>me</strong>nte Santiago), egli per anni e<br />

anni, prima di Magellano, aveva navigato nei<br />

mari dell’India. Per la nuova spedizione Barbosa<br />

propose un suo connazionale, il capitano João<br />

Serrão. Dopo essersi distinto per una brillante<br />

carriera nell’India portoghese, Serrão era tornato<br />

a Lisbona più o <strong>me</strong>no contemporanea<strong>me</strong>nte a<br />

Magellano e aveva ricevuto da re Manuel un<br />

benvenuto altrettanto scoraggiante; dopo aver cambiato il proprio no<strong>me</strong> in Juan<br />

Serrano, aveva passato il confine con la Spagna e accettato un incarico co<strong>me</strong><br />

pilota nella <strong>Marina</strong> reale.<br />

Tuttavia Juan Serrano non si sentiva all’altezza di una simile impresa e propose<br />

suo cugino, Ferdinando Magellano che — insie<strong>me</strong> a suo fratello Francisco<br />

Serrão — era la persona che aveva più di<strong>me</strong>stichezza con le acque delle Mo-<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

Juan Rodrìguez de Fonseca, Vescovo<br />

di Burgos in un particolare<br />

dell’affresco di Jan Joest de Calcar<br />

conservato nella cattedrale di Valencia.<br />

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48<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

lucche. Il figlio di Barbosa, Duarte,<br />

che aveva conosciuto Magellano<br />

in India, approvò il suggeri<strong>me</strong>nto,<br />

che fu subito accolto da<br />

Fonseca. Non restava che comunicare<br />

il tutto a Magellano: Duarte,<br />

che co<strong>me</strong> suo padre viveva in Spagna<br />

(14), andò segreta<strong>me</strong>nte a<br />

Oporto per vedere se Magellano<br />

accettava l’incarico. Magellano,<br />

natural<strong>me</strong>nte, accettò al volo e pose<br />

co<strong>me</strong> unica condizione che il<br />

suo amico, il pazzoide astronomo<br />

Ruy Faleiro, entrasse a far parte<br />

del progetto con pari diritti. Duarte<br />

Barbosa, che ben conosceva la fama<br />

di Faleiro co<strong>me</strong> astronomo, ma<br />

ignorava le sue stranezze, fu d’accordo<br />

e consigliò a Magellano di<br />

recarsi al più presto a Siviglia per<br />

formalizzare l’accordo. La spedizione<br />

non era ancora certa: Fonseca,<br />

per quanto potente, doveva ottenere<br />

l’approvazione di re Carlo e<br />

di alcuni ufficiali spagnoli prima<br />

che le navi potessero prendere il<br />

mare e rimaneva anche la non pic- L’imperatore Carlo V.<br />

cola questione del finanzia<strong>me</strong>nto<br />

dell’avventura. Tuttavia le prospettive<br />

erano buone. È finito ormai il tempo dell’attesa, <strong>della</strong> pazienza, dei progetti:<br />

nell’autunno del 1517 la decisione te<strong>me</strong>raria diventa un atto. Magellano lascia<br />

temporanea<strong>me</strong>nte in Portogallo il suo <strong>me</strong>no audace collaboratore Faleiro e<br />

prese una nave per Siviglia lasciando per sempre il Portogallo.<br />

Il Rubicone era passato.<br />

Il 20 ottobre giunge a Siviglia, in compagnia dello schiavo Henríque, che da<br />

anni lo segue al pari di un’ombra. Siviglia in quel mo<strong>me</strong>nto non è la residenza<br />

(14) Duarte aveva ereditato da Diogo Barbosa la passione dell’avventura; anch’egli, infatti, ha veleggiato<br />

in lungo e in largo nelle acque indiane, persiane e malesi, e ha persino composto un libro di viaggi, a quel<br />

tempo molto apprezzato: O livro de Duarte Barbosa.<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

del nuovo re di Spagna, Carlo I, <strong>me</strong>glio conosciuto, quale signore dei due mondi,<br />

Carlo V: il monarca diciottenne è ritornato proprio allora dalle Fiandre e si<br />

trova a Santander, diretto a Valladolid dove terrà corte dalla <strong>me</strong>tà di novembre<br />

in poi. Tuttavia Magellano non potrebbe scegliere nell’attesa luogo più adatto<br />

di Siviglia, il cui porto è la soglia <strong>della</strong> nuova India, sull’ampio estuario del<br />

Guadalquivir, donde partono quasi tutte le navi dirette alle Indie Occidentali.<br />

L’afflusso dei <strong>me</strong>rcanti, dei capitani, dei <strong>me</strong>diatori e degli agenti è tale, che il<br />

Re fa erigere un apposito edificio, la celebre Casa de Contratación (15) detta<br />

anche Casa dell’India, per raccogliere e conservare gli atti e le carte, le relazioni<br />

e le informazioni di tutti i naviganti e com<strong>me</strong>rcianti (Habet rex in ea urbe ad<br />

oceana tantum negotia domum erectam ad quam euntes, redeuntesque visitores<br />

(15) Nel 1502 le Indie si imposero all’attenzione dei sovrani quando uno degli amici di Colombo a Siviglia,<br />

Francisco Piñelo, redasse un docu<strong>me</strong>nto dal titolo «Ciò che sembra esser necessario al fine di regola<strong>me</strong>ntare<br />

gli affari e le contrattazioni nelle Indie». Esso abbozzava un piano per quella che sarebbe diventata<br />

la Casa de Contrataciòn de Indias (la Casa del Com<strong>me</strong>rcio nelle Indie) che avrebbe ricalcato in parte<br />

il modello <strong>della</strong> Casa da Guinè, un organo con sede a Lisbona, che regola<strong>me</strong>ntava il com<strong>me</strong>rcio estero del<br />

Portogallo (fin dal 1498, sempre a Lisbona, vi era anche una Casa da India). Prendeva altresì esempio dal<br />

Consulado di Burgos, fondato nel 1494, e da organizzazioni analoghe che si trovavano a Valencia, Palma<br />

di Maiorca e Barcellona, Si evidenzia che Burgos, all’epoca, era la principale città produttrice di lana in<br />

Spagna, e nonostante si trovasse a 160 Km dal mare, ivi si organizzavano spedizioni navali di lana dai<br />

porti dei Paesi Baschi e <strong>della</strong> cantabria quali San Sebastiàn e Laredo. A dirigere quella nuova, ipotetica<br />

istituzione sarebbero stati un agente o amministratore, un tesoriere e due contabili, che avrebbero potuto<br />

esaminare le navi con occhio esperto per accertarsi che non fossero sovraccariche e, nel caso fosse necessario,<br />

consigliare gli equipaggi diretti verso le Indie circa la rotta migliore da seguire. Il <strong>me</strong>morandum di<br />

Piñelo fece sì che il 20 gennaio 1503 i Re Cattolici ordinassero l’istituzione <strong>della</strong> Casa de Contrataciòn,<br />

con sede a Siviglia. Francisco Piñelo divenne il primo amministratore <strong>della</strong> neo istituzione, tesoriere fu<br />

nominato il canonico Sivigliano Sancho de Matienzo e primo notaio fu nominato Ji<strong>me</strong>no di Briviesca,<br />

converso (ebreo convertito) dal vescovo Fonseca. Inizial<strong>me</strong>nte la Casa ebbe sede in una parte dell’Alcàzar<br />

di Siviglia, nota co<strong>me</strong> Atarazanas, ma ben presto fu trasferita in un’altra ala del palazzo, di fronte al<br />

fiu<strong>me</strong>. La piazza su cui essa si affacciava avrebbe preso il no<strong>me</strong>, che conserva ancora oggi, di Plaza de<br />

Contrataciòn. Pur parzial<strong>me</strong>nte ispirata a Burgos, per le analogie con i precedenti aragonesi, la Casa risultava<br />

essere un’istituzione nazionale spagnola più di quanto non sembrasse a prima vista. Le sue competenze<br />

furono estese fino a includere il com<strong>me</strong>rcio con le Canarie e con la costa nordafricana e, nel luglio<br />

1503, la zecca di Siviglia fu incaricata di coniare tutto l’oro che la nuova istituzione le avrebbe consegnato.<br />

Le attività iniziarono il 25 febbraio 1503 e nonostante il riconosciuto impegno di Piñelo, l’anima del<br />

progetto era indubbia<strong>me</strong>nte il vescovo Fonseca. L’istituzione <strong>della</strong> Casa a Siviglia confermò — de facto<br />

— la città nel ruolo di capitale delle Indie. Il decreto reale del 20 gennaio 1503 aveva, infatti, concesso<br />

l’esclusiva dei rapporti del governo con il Nuovo Mondo a questa nuova istituzione, destinata a essere al<br />

tempo stesso un <strong>me</strong>rcato, una magistratura, un registro delle navi e dei capitani nonché un centro di informazione.<br />

Da lì fu organizzato un servizio postale per garantire che la corte, ovunque si trovasse, fosse<br />

informata degli eventi che la riguardassero entro quarantotto ore. Tutto il traffico con il Nuovo Mondo doveva<br />

passare dalla Casa. Inizial<strong>me</strong>nte, le navi potevano effettuare il loro carico altrove, per poi recarsi a<br />

Siviglia a registrarlo, ma con il tempo ciò si rivelò impossibile: tutte le navi dovevano quindi iniziare il<br />

loro viaggio a Siviglia.<br />

La Casa comprendeva anche l’Ufficio Idrografico e Scuola di Navigazione per le ricerche nautiche e lo<br />

studio, con A<strong>me</strong>rigo Vespucci co<strong>me</strong> primo direttore, «pilot major», nel 1508. Nel giro di un paio di anni<br />

fu realizzata e regolar<strong>me</strong>nte aggiornata dal cosmografo <strong>della</strong> Casa una mappa ufficiale del Nuovo Mondo,<br />

il cosiddetto Padron Real, in vendita al pubblico.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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50<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

confluunt). La Casa dell’India è a un tempo borsa e ufficio di navigazione, e si<br />

potrebbe paragonare a una Ca<strong>me</strong>ra di Com<strong>me</strong>rcio, sede di informazioni e consigli,<br />

dove gli uomini di affari che finanziano le spedizioni da una parte, e i capitani<br />

che le guidano dall’altra, possono <strong>me</strong>ttersi d’accordo sotto la sorveglianza<br />

delle autorità. Chi intende accingersi a una nuova impresa sotto bandiera<br />

spagnola, deve innanzi tutto presentarsi alla Casa de Contratación e là ottenere<br />

per<strong>me</strong>ssi o aiuti (16).<br />

Il Vescovo Fonseca, non era l’unico personaggio importante che in quei giorni<br />

fosse interessato alla ricerca di una via occidentale per le vere Indie. Lo scaltro<br />

Cristòbal de Haro, che curava gli interessi dei Fugger in Portogallo, aveva<br />

intrapreso indipendente<strong>me</strong>nte quella stessa ricerca fin dai primi anni del secolo<br />

e ora, quando tutte le strade portavano in Spagna, il destino di Magellano e di<br />

de Haro stavano per incrociarsi.<br />

De Haro, anche se spagnolo, era l’agente dei Fugger (17) a Lisbona fin dal<br />

1486. Non era riuscito a conquistarsi un posto nella vita sociale <strong>della</strong> corte di re<br />

João II, forse perché proveniva da una famiglia di ebrei convertiti, ma la sua<br />

abilità di uomo d’affari gli aveva valso l’accesso presso le più alte sfere dell’amministrazione<br />

portoghese. De Haro aveva investito il denaro dei Fugger<br />

(16) I poteri <strong>della</strong> Casa de Contrataciòn furono definiti in una dichiarazione <strong>della</strong> regina del luglio<br />

1503. Da quel mo<strong>me</strong>nto in poi la Casa potè, tra le altre cose, imporre am<strong>me</strong>nde, mandare in prigione i<br />

malfattori e chiedere delle cauzioni. Un decreto del gennaio 1504 concesse ai funzionari <strong>della</strong> Casa il<br />

per<strong>me</strong>sso di e<strong>me</strong>ttere licenze alle condizioni da essi ritenute più opportune: ormai il potere era nelle loro<br />

mani. Ma i termini <strong>della</strong> prima dichiarazione erano tanto onnicomprensivi quanto vaghi. Seguirono<br />

quindi diverse controversie di carattere legale tra la Casa e Siviglia e solo nel 1508 fu concordato che<br />

le autorità giudiziarie <strong>della</strong> città non dovessero intro<strong>me</strong>ttersi nelle questioni <strong>della</strong> Casa. Nel 1503 le liti<br />

furono continue, com’era prevedibile nel caso di una nuova istituzione i cui funzionari avevano ognuno<br />

le proprie idee. A dire il vero, Cadice, con la sua profonda insenatura, aveva un porto migliore e più accessibile<br />

di quello di Siviglia (le navi che partivano da Siviglia dovevano infatti passare per Sanlùcar<br />

de Barra<strong>me</strong>da, il cui banco di sabbia costituiva un pericolo e il viaggio fino alla città, lungo il Guadalquivir,<br />

era difficoltoso). Ma Siviglia aveva molti sostenitori: era più facile da difendere contro gli attacchi<br />

dei pirati rispetto a Cadice, sulla sua penisola, ed era più vicina al com<strong>me</strong>rcio interno castigliano. Il<br />

reperi<strong>me</strong>nto delle <strong>me</strong>rci richieste dai coloni nei Caraibi — vino, farina, olio d’oliva — risultava molto<br />

più agevole a Siviglia che non a Cadice, sprovvista di un vero e proprio entroterra. I porti del Rìo Tinto,<br />

quali Palos o Moguer, erano troppo piccoli e troppo vicini alla frontiera con il Portogallo per costituire<br />

delle alternative reali: l’oro tanto faticosa<strong>me</strong>nte ottenuto avrebbe infatti potuto essere facil<strong>me</strong>nte<br />

contrabbandato da lì a Lisbona, se la Casa avesse avuto sede laggiù. Così, per duecento anni e oltre, la<br />

Casa de Contrataciòn rimase a Siviglia, e per duecento anni il cannone avrebbe sparato per segnalare<br />

che, di lì a sei ore, caravelle dal pesante carico dirette verso le Indie avrebbero levato gli or<strong>me</strong>ggi e iniziato<br />

a scendere lungo il Guadalquivir fino a Sanlùcar e quindi al mare. Il primo invio di una nave per<br />

le Indie sotto il controllo <strong>della</strong> Casa avvenne nel novembre 1503, quando Pedro de Llanos, un vecchio<br />

amico di Colombo, partì co<strong>me</strong> amministratore di Santo Domingo succedendo allo scomparso Francisco<br />

de Monroy. Da allora in poi, co<strong>me</strong> naturale conseguenza, tutti coloro che emigravano nel Nuovo Mondo<br />

dovevano prima registrarsi presso la Casa.<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

nei primi viaggi in Africa e attorno al Capo di Buona Speranza e godeva ormai<br />

di una solida posizione quando, nel 1495, re Giovanni morì. Sotto re Manuel la<br />

sua posizione era divenuta precaria; emarginato in un primo mo<strong>me</strong>nto a causa<br />

dei rivali fiorentini, aveva poi riacquistato la posizione perduta grazie all’oro<br />

dei Fugger. Non soltanto de Haro e i Fugger finanziavano le spese delle flotte<br />

reali che trasportavano le spezie, ma misero a punto una propria organizzazione<br />

di import-export, con una flotta di quindici veloci naos a vela quadrata che trasportavano<br />

le spezie dall’India. Il monopolio reale delle spezie esigeva una percentuale<br />

del 40% del valore complessivo del carico trasportato dalle navi di de<br />

Haro, tuttavia rimanevano ancora ampi margini di guadagno, dal mo<strong>me</strong>nto che<br />

il rimanente veniva venduto con grandi profitti dalla rete di distribuzione dei<br />

Fugger che aveva il proprio centro ad Anversa.<br />

Quando, grazie alla conquista di Albuquerque le ricchezze dell’India affluirono<br />

a Lisbona, Manuel si rese indipendente dai Fugger e cominciò a essere<br />

(17) I Fugger sono stati una importante famiglia di banchieri tedeschi. Il primo riferi<strong>me</strong>nto alla famiglia<br />

Fugger, nella città libera di Augusta (Baviera), è relativo all’arrivo di Hans Fugger, annotato nel registro<br />

delle tasse del 1357. Egli sposò Klara Widolf e divenne cittadino di Augusta. Dopo la morte di Klara, sposò<br />

Elizabeth Gfattermann. Hans Fugger entrò nella gilda dei tessitori e nel 1396 figurava ai primi posti<br />

nella lista dei contribuenti. Il suo figlio maggiore, Andreas Fugger, fu un <strong>me</strong>rcante nel com<strong>me</strong>rcio dei tessuti,<br />

acquistò terreni e altre proprietà, e venne soprannominato «il ricco Fugger».<br />

Il figlio di Andreas, Lucas Fugger, ottenne uno stemma dall’imperatore Federico III, un cervo dorato in<br />

campo blu, e venne ben presto soprannominato «il Fugger del cervo». Comunque, a causa <strong>della</strong> sua grande<br />

ambizione, fece bancarotta.<br />

Il figlio minore di Hans Fugger, Jacob il Vecchio, fondò un altro ramo <strong>della</strong> famiglia, che progredì più salda<strong>me</strong>nte<br />

e divenne noto co<strong>me</strong> i «Fugger del giglio», per via <strong>della</strong> scelta di uno stemma con un fiore di lilium<br />

fiorito in campo blu e oro.<br />

Jacob era un mastro tessitore, un <strong>me</strong>rcante e un aldermanno, e sposò Barbara Basinger, figlia di un orafo.<br />

Le sue fortune crebbero e nel 1461 era il dodicesimo uomo più ricco di Augusta. Hans Fugger morì nel<br />

1469.<br />

Il figlio maggiore di Jacob, Ulrich, si fece carico degli affari alla morte del padre e nel 1473 fornì dei nuovi<br />

abiti a Federico III e a suo figlio Massimiliano, per il loro viaggio a Treviri dove avrebbero incontrato<br />

Carlo il Te<strong>me</strong>rario di Borgogna, in occasione del fidanza<strong>me</strong>nto del giovane principe con la figlia di Carlo,<br />

Maria. Questo episodio diede il via alla proficua relazione tra la famiglia Fugger e gli Asburgo. Ulrich<br />

morì nel 1510.<br />

Il fratello minore di Ulrich, Jacob Fugger nacque nel 1459 e sarebbe diventato il <strong>me</strong>mbro più famoso <strong>della</strong><br />

dinastia. Egli sposò Sibylla Artzt nel 1498, ma la coppia non ebbe figli. Jacob venne elevato alla nobiltà<br />

del Sacro Romano Impero nel maggio 1511 e nel 1519 prestò a Carlo V 850.000 florini, che questi usò<br />

per procurarsi l’elezione a Sacro Romano Imperatore contro Francesco I di Francia. Jacob morì nel 1525.<br />

È considerato una delle persone più ricche di tutti i tempi e oggi è noto co<strong>me</strong> Jacob Fugger «il ricco». Nel<br />

1511 Jacob depositò la notevole somma di 15.000 fiorini co<strong>me</strong> dotazione per alcuni alloggi per i poveri.<br />

Nel 1514 egli acquistò una parte di Augusta e nel 1516 si accordò con la città per la costruzione e la fornitura<br />

di un certo nu<strong>me</strong>ro di alloggi per i cittadini bisognosi. Entro il 1523 erano state costruite 52 case che<br />

diedero vita alla Fuggerei, ancor oggi abitata. Il successore di Jakob fu suo nipote Anton Fugger, figlio del<br />

fratello maggiore Georg. Anton nacque nel 1493, sposò Anna Rehlinger, e morì nel in 1560. La famiglia<br />

Fugger aiutò Carlo V nella sua elezione a imperatore. È famosa la lettera di Jacob Fugger a Carlo V, datata<br />

24 aprile 1523, che diceva tra l’altro «(…) è chiaro co<strong>me</strong> il sole che, senza il mio intervento, non sareste<br />

riuscito a ottenere la Corona imperiale».<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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52<br />

La Casa de Contractaciòn a Siviglia.<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

invidioso dei profitti ottenuti da de Haro e dai suoi superiori e cercò di eliminarli<br />

completa<strong>me</strong>nte dal <strong>me</strong>rcato per acquisire il controllo completo di tutti i<br />

beni importati dall’Oriente. A partire dal 1510 Manuel si comportò con sempre<br />

maggiore freddezza nei confronti di de Haro; il potente <strong>me</strong>rcante si rese<br />

conto di essere malvisto a corte e si trovò a essere limitato da nuove regole<br />

sempre più restrittive e ostacolato nei suoi tentativi di inviare flotte in India.<br />

Non gli era difficile comprendere che a Lisbona i suoi giorni stavano per finire<br />

e così si dedicò a un progetto che aveva già attirato il suo interesse nel<br />

1512; trovare una rotta occidentale per le Indie. Anticipando il mo<strong>me</strong>nto in cui<br />

avrebbe dovuto allearsi con la Spagna, de Haro cominciò a interessarsi alla<br />

scoperta di una rotta che gli consentisse di raggiungere le isole delle Spezie attraverso<br />

acque spagnole.<br />

Nella primavera del 1514 mandò segreta<strong>me</strong>nte in A<strong>me</strong>rica un marinaio, di<br />

no<strong>me</strong> João da Lisbona, il quale anticipando di un anno Solis, trovò la foce del<br />

Rìo de la Plata, scoperto da Jacques nel 1503. Risalì per un tratto l’im<strong>me</strong>nso<br />

estuario e pensò, co<strong>me</strong> Solis dopo e Jacques prima, che il fiu<strong>me</strong> fosse il passaggio<br />

verso Ovest. Tuttavia non poteva rimanervi troppo a lungo dal mo<strong>me</strong>nto<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

che si trovava sul versante spagnolo<br />

<strong>della</strong> linea di demarcazione e de Haro<br />

gli aveva espressa<strong>me</strong>nte ordinato di<br />

non farsi sorprendere. In tutta fretta calcolò<br />

la latitudine, collocando lo stretto<br />

a 20° Sud — quasi 20° più a Nord <strong>della</strong><br />

vera posizione — e si diresse verso le<br />

acque portoghesi al largo del Brasile.<br />

Tornato a Lisbona, João raccontò le sue<br />

avventure non soltanto a de Haro ma<br />

anche a Magellano, che aveva incontrato<br />

nel corso <strong>della</strong> campagna in Marocco<br />

del 1513. João espresse la sua convinzione<br />

che fosse possibile raggiungere la<br />

Molucche attraverso l’ipotetico stretto<br />

oppure, in mancanza di esso, che l’A<strong>me</strong>rica<br />

del Sud finisse a punta, proprio<br />

co<strong>me</strong> l’Africa e potesse essere circumnavigata<br />

scendendo a latitudini molto<br />

<strong>me</strong>ridionali.<br />

Cristòbal de Haro stava ancora <strong>me</strong>di- Jacob Fugger.<br />

tando su queste informazioni quando re<br />

Manuel diede inizio a una serie di azioni<br />

decisa<strong>me</strong>nte ostili volte a impedirgli di continuare i com<strong>me</strong>rci con l’India.<br />

Una flotta di de Haro, che stava per tornare in patria carica di spezie, fu catturata<br />

in un porto dell’India del Sud e spogliata di tutto il carico da parte del governatore<br />

portoghese di quel porto che rimandò in Portogallo le navi completa<strong>me</strong>nte<br />

vuote. Era evidente che era stato fatto per ordine di re Manuel, ma quando de<br />

Haro protestò per l’oltraggio subito, ricevette una risposta tal<strong>me</strong>nte sprezzante<br />

da fargli comprendere che non avrebbe ottenuto nulla. Piuttosto imprudente<strong>me</strong>nte<br />

de Haro allestì una nuova flotta di sette naos e le mandò verso Est, soltanto<br />

per apprendere che le sue navi erano state attaccate e distrutte dalle caravelle<br />

reali al largo delle coste dell’Africa Occidentale, proprio co<strong>me</strong> se fossero appartenute<br />

a qualche nazione nemica.<br />

A questo punto la situazione era vera<strong>me</strong>nte grave; te<strong>me</strong>ndo per la propria vita<br />

de Haro mise in atto un piano di fuga che aveva progettato in precedenza e<br />

attraverso le montagne fuggì a cavallo verso la Spagna, dove il potere dei Fugger<br />

era andato au<strong>me</strong>ntando a mano a mano che in Portogallo aveva iniziato a<br />

declinare. Carlo, il giovane re di Spagna, da parte di padre era nipote di Massimiliano<br />

d’Asburgo, imperatore del Sacro Romano Impero, che era forte<strong>me</strong>nte<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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54<br />

Genealogia di Carlo V d’Asburgo.<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

indebitato con Jacob Fugger.<br />

I Fugger avevano esteso il loro credito al figlio di Massimiliano, che aveva<br />

regnato breve<strong>me</strong>nte con il no<strong>me</strong> di Filippo I di Castiglia, e i loro forzieri erano<br />

ora a disposizione del nuovo Re. Cristòbal de Haro era sicuro di ricevere in<br />

Spagna una buona accoglienza. E così fu.<br />

Andò im<strong>me</strong>diata<strong>me</strong>nte a Siviglia, nel magnifico palazzo di Juan de Fonseca,<br />

vescovo di Burgos. Sfinito, malconcio, senza neppure essersi riposato dopo la<br />

fuga affannosa, de Haro domandò udienza al potente vescovo e disse a questi,<br />

allibito, che era venuto a chiedere rifugio. Offrì a Fonseca le sue competenze e<br />

le sue relazioni, e anche la notizia dell’esistenza di uno stretto, nell’A<strong>me</strong>rica<br />

del Sud, notizia che aveva ricavato, sia pure in modo vago, dalle esplorazioni<br />

di Cristòbal Jacques e João di Lisbona. Non ci volle molto tempo perché i due<br />

uomini si alleassero in vista di un fine comune. Fonseca ebbe la conferma dell’esistenza<br />

di uno stretto e de Haro venne a sapere che Fonseca stava preparando<br />

da tempo un viaggio verso occidente.<br />

«Comandato da chi?» Chiese de Haro.<br />

«Da un certo portoghese, un certo Magellano che gli era stato raccomandato<br />

dai Barbosa e da Juan Serrano», rispose il vescovo.<br />

De Haro conosceva Magellano, se non altro per sentito dire, e ciò che sapeva<br />

di lui non gli piaceva affatto. Il piccolo uomo era ritenuto un eccellente naviga-<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

tore e un Comandante energico, ma era considerato anche un testardo, litigioso<br />

e difficile. De Haro sapeva che Magellano aveva avuto delle difficoltà con re<br />

Manuel, ma la cosa di per sé non era affatto strana: egli compreso aveva avuto<br />

dei problemi con Manuel. Molto più gravi erano le voci secondo le quali Magellano<br />

si era scontrato con Albuquerque e altri comandanti che avevano partecipato<br />

alla conquista dell’India e per di più era stato processato davanti alla<br />

corte marziale in Marocco. Considerando troppo rischioso affidare l’incarico a<br />

Magellano, de Haro propose il no<strong>me</strong> di un altro rifugiato portoghese, Estevão<br />

Go<strong>me</strong>s. Fonseca accettò, ma pretese che un giovane cortigiano, Juan de Cartagena,<br />

fosse nominato co-comandante insie<strong>me</strong> a Go<strong>me</strong>s. Juan de Cartagena era<br />

il pupillo e l’erede di Fonseca; veniva considerato eufemistica<strong>me</strong>nte il nipote di<br />

Fonseca, ma tutti pensavano, probabil<strong>me</strong>nte a ragione, che il nipote fosse in<br />

realtà il figlio illegittimo del vescovo.<br />

Nelle pri<strong>me</strong> settimane del 1518 Fonseca e de Haro avevano raggiunto un<br />

accordo: Magellano sarebbe stato <strong>me</strong>sso da parte e il vescovo avrebbe cercato<br />

di ottenere l’appoggio reale per la spedizione Go<strong>me</strong>s-Cartagena verso le<br />

Molucche.<br />

Quest’accordo mandava completa<strong>me</strong>nte in fumo tutti i progetti che Magellano<br />

e i Barbosa avevano paziente<strong>me</strong>nte <strong>me</strong>sso a punto negli ultimi quattro <strong>me</strong>si.<br />

Arrivato a Siviglia, Magellano era stato ospitato da Diogo Barbosa e poco tempo<br />

dopo si era fidanzato con la figlia di questi, Beatriz. Nel dicembre dello<br />

stesso anno si celebrò il matrimonio (18), che aveva final<strong>me</strong>nte reso ricco il<br />

trentasettenne Magellano, dal mo<strong>me</strong>nto che Beatriz aveva la notevole dote di<br />

60.000 maravedis (19). Non è più considerato un emigrante, ma un vecino de<br />

Sevilla, un buon Sivigliano e con l’aiuto del suocero fece una richiesta formale<br />

alla Casa de Contratación per ottenere l’autorizzazione a condurre una flotta<br />

reale spagnola nelle Molucche seguendo una rotta segreta. Con questo viaggio,<br />

aggiungeva, sarebbe dimostrato che le Isole delle Spezie si trovavano nel settore<br />

spagnolo <strong>della</strong> linea di demarcazione.<br />

18) La rapidità con cui fu celebrato il matrimonio fa pensare che fosse già stato combinato in precedenza,<br />

quando Magellano era ancora in Portogallo.<br />

(19) Al tempo <strong>della</strong> conquista del Nuovo Mondo, gli Spagnoli si servirono di molte denominazioni per indicare<br />

le monete, le cui regole di impiego nella pratica non erano molto chiare. Pesos, castellanos, ducados<br />

e maravedìs erano tutti utilizzati. La moneta più comune era il maravedìs, coniata aurea nel XII secolo,<br />

poi argentea e dal 1474 in poi venne prodotta in ra<strong>me</strong>; era pari alla trecentosettantacinquesima parte di<br />

un ducato d’oro da 3,5 grammi. Andò fuori corso nel 1848. Per uniformare i riferi<strong>me</strong>nti al denaro in modo<br />

da espri<strong>me</strong>re tutto in maravedìs, si ha:<br />

1 real = 34 maravedìs;<br />

1 ducato = 375 maravedìs;<br />

1 pesos = 450 maravedìs;<br />

1 castellano = 485 maravedìs.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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56<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Né Magellano né Diogo Barbosa si aspettavano che l’autorizzazione fosse<br />

concessa, dal mo<strong>me</strong>nto che il loro protettore, il vescovo Fonseca, non aveva<br />

ancora deciso di uscire allo scoperto. Magellano fu chiamato alla presenza di<br />

un gruppo di esaminatori <strong>della</strong> Casa de Contratación, i quali anche se impressionati<br />

dalle credenziali del navigatore e dai suoi legami con la famiglia Barbosa,<br />

persero qualsiasi interesse nei confronti del progetto non appena Magellano<br />

rifiutò di rivelare la natura <strong>della</strong> sua rotta segreta. Aveva infatti pro<strong>me</strong>sso<br />

a Ruy Faleiro — che in quel periodo si trovava ancora in Portogallo — di non<br />

rivelare a nessuno l’esistenza dello stretto, ma quando insistette nel mantenere<br />

segreta la rotta, la Casa de Contratación respinse la domanda. Certo è che l’istituzione<br />

non volle o non poté assu<strong>me</strong>rsi il rischio e la responsabilità dell’impresa<br />

di questo sconosciuto. I tecnici devono necessaria<strong>me</strong>nte diffidare di tutto<br />

ciò che è eccezionale; così anche questa volta uno dei più decisivi successi<br />

non venne raggiunto con l’appoggio degli uffici competenti, ma senza di essi e<br />

contro di essi.<br />

La Casa dell’India, istanza suprema, non ha concesso aiuto a Magellano. La<br />

prima porta, fra le moltissi<strong>me</strong> che conducono alla sala di udienza del Re, non<br />

si è aperta per lui. Dovette essere un brutto quarto d’ora: inutile il viaggio, vane<br />

le raccomandazioni, vani i calcoli e gli argo<strong>me</strong>nti esposti, vana la facondia,<br />

la passione che probabil<strong>me</strong>nte l’ha trascinato oltre il proprio volere: nulla è<br />

servito a indurre i tre specialisti <strong>della</strong> commissione a occuparsi con fiducia del<br />

suo piano.<br />

Ma co<strong>me</strong> in guerra un generale che si crede vinto, e già sta per cedere il<br />

campo, è rianimato dal sopraggiungere di un <strong>me</strong>ssaggero annunciante che il nemico<br />

batte in ritirata, lasciandogli il terreno e la vittoria, così ora a Magellano<br />

giunge inattesa la notizia che uno dei tre <strong>me</strong>mbri <strong>della</strong> commissione, i quali<br />

hanno ascoltato diffidenti e svogliati (o così al<strong>me</strong>no pareva) il suo esposto, ha<br />

invece preso un interesse eccezionale a quel piano. Juan de Aranda, il factor,<br />

l’amministratore <strong>della</strong> Casa de Contratación — un uomo d’affari che aveva goduto<br />

di buoni rapporti sia con i Barbosa che con il vescovo — intuì la natura<br />

del segreto di Magellano, dimostra un vivo desiderio, in privato, di avere ulteriori<br />

notizie circa questo importantissimo e pro<strong>me</strong>ttentissimo viaggio e invita<br />

Magellano a un abbocca<strong>me</strong>nto.<br />

Ciò che a Magellano dovette apparire un dono del cielo è, in realtà, un fatto<br />

molto terreno. Juan de Aranda, co<strong>me</strong> quasi tutti i Re e gli imperatori, i capitani<br />

e i <strong>me</strong>rcanti di quel tempo, non si preoccupa affatto (co<strong>me</strong> ci raccontavano in<br />

tono commovente i libri <strong>della</strong> nostra infanzia) di scoprir nuove terre o di rendere<br />

felice l’umanità. Non sono nobili sensi, oppure l’entusiasmo, a far di Juan de<br />

Aranda il protettore di questa impresa: il factor <strong>della</strong> Casa de Contratación intuisce,<br />

da scaltro uomo d’affari, che nella proposta di Magellano vi può essere<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

una combinazione conveniente. Qualcosa deve aver fatto colpo sul fine conoscitore:<br />

forse la chiara dimostrazione, forse l’atteggia<strong>me</strong>nto sicuro e virile del<br />

proponente, forse la sua profonda convinzione: comunque egli sente, forse con<br />

l’intelletto, forse col solo istinto, che dietro la grandezza del disegno c’è l’eventuale<br />

grandiosità dell’affare. L’aver scartato, nell’ambito <strong>della</strong> sua carica ufficiale,<br />

la proposta di Magellano co<strong>me</strong> non redditizia per la corona, non impedisce<br />

a de Aranda di tentare l’impresa da privato, di finanziarla o al<strong>me</strong>no di<br />

cercar di trarne una provvigione co<strong>me</strong> <strong>me</strong>diatore del finanzia<strong>me</strong>nto. Non si può<br />

dire che questo modo di agire sia molto leale, molto corretto, e in realtà Juan<br />

d’Aranda subì più tardi un processo per la sua partecipazione agli utili.<br />

Convocato Magellano, de Aranda lasciò capire di conoscere la rotta e chiese<br />

di partecipare all’organizzazione del viaggio, offrendo di usare la propria influenza<br />

a corte per persuadere re Carlo a scavalcare la Casa de Contratación<br />

per<strong>me</strong>ttendo così a Magellano di intraprendere il viaggio verso le Molucche.<br />

Un’impresa del genere poteva essere finanziata in due modi. Il Re poteva decidere<br />

di finanziare personal<strong>me</strong>nte la spedizione; in questo caso il viaggio sarebbe<br />

stato effettuato per conto del Re e coloro che vi avessero partecipato avrebbero<br />

ricevuto una percentuale dei profitti co<strong>me</strong> compenso per la loro partecipazione.<br />

In alternativa, il Re poteva concedere una licenza a investitori privati per<br />

l’allesti<strong>me</strong>nto <strong>della</strong> spedizione; in questo modo i finanzia<strong>me</strong>nti privati avrebbero<br />

avuto la maggior parte dei profitti e avrebbero pagato al Re una percentuale<br />

per la concessione dell’autorizzazione.<br />

Da parte sua, Magellano cominciava a disperare di ottenere l’appoggio di<br />

Fonseca, una figura remota e inaccessibile che, comunque, non aveva trattato<br />

troppo generosa<strong>me</strong>nte Colombo e gli altri esploratori. Rendendosi conto di<br />

quanto gli potesse essere utile de Aranda, Magellano trasferì su di lui le sue<br />

speranze, gli concesse confidenza e, prima che fosse trascorso un <strong>me</strong>se, permise<br />

a de Aranda di partecipare all’impresa. Il livello <strong>della</strong> sua partecipazione, sia<br />

in termini di spesa che di utili, sarebbe stato stabilito successiva<strong>me</strong>nte, quando<br />

Ruy Faleiro avesse sistemato i propri affari in Portogallo e fosse arrivato in<br />

Spagna.<br />

Faleiro arrivò a Siviglia verso la fine del 1517 ed espresse im<strong>me</strong>diata<strong>me</strong>nte il<br />

proprio disappunto di fronte alla prospettiva di avere un altro partner per il progetto.<br />

Il pazzoide astronomo, il cui equilibrio <strong>me</strong>ntale era evidente<strong>me</strong>nte sottoposto<br />

a un forte stress, non vedeva l’utilità di dividere le ricchezze delle Molucche<br />

neppure con un uomo influente co<strong>me</strong> de Aranda, e quando quest’ultimo<br />

disse che era a conoscenza <strong>della</strong> probabile presenza di uno stretto nell’A<strong>me</strong>rica<br />

del Sud, diede addirittura in incontrollabili escandescenze. Tralasciando il fatto<br />

che voci relative all’esistenza di un tale stretto circolavano da più di dieci anni<br />

e che lui stesso non sapeva più degli altri, Faleiro si scagliò contro Magellano<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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58<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

co<strong>me</strong> se avesse rivelato il segreto di tramutare<br />

il piombo in oro. Non sappiamo se<br />

Magellano parlò <strong>della</strong> rotta con de Aranda<br />

o se quest’ultimo l’avesse soltanto intuita,<br />

sta di fatto che Faleiro si sentiva tradito. Il<br />

litigio fu furibondo e de Aranda si allarmò<br />

non poco di fronte alle furiose proteste dello<br />

squilibrato astronomo.<br />

Il piano di de Aranda prevedeva di recarsi<br />

insie<strong>me</strong> ai due partner a Valladolid, dove<br />

Fonseca si trovava al seguito di re Carlo,<br />

per ottenere l’autorizzazione a compiere<br />

una spedizione privata verso le Molucche.<br />

Tuttavia Faleiro non voleva viaggiare con<br />

de Aranda e così vi andarono separata<strong>me</strong>nte,<br />

anche se l’imbronciato Faleiro era ben<br />

lieto di farsi pagare le spese da de Aranda.<br />

Lo stemma di Carlo V.<br />

Verso la fine di gennaio 1518 si incontrarono<br />

in una locanda nei pressi di Valladolid e<br />

qui, ignorando le bellicose sfuriate di Faleiro, de Aranda rese note le condizioni<br />

<strong>della</strong> sua partecipazione. Se fosse riuscito ad aiutare Magellano a ottenere l’autorizzazione<br />

reale per una spedizione privata nelle Molucche, egli voleva il diritto<br />

di investire nel viaggio a proprio rischio e profitto. Se, al contrario, re Carlo<br />

avesse voluto finanziare personal<strong>me</strong>nte il progetto, de Aranda pretendeva un<br />

quinto dei profitti co<strong>me</strong> ricompensa per il proprio aiuto.<br />

Faleiro diede di nuovo in escandescenze, rifiutando qualsiasi accordo che<br />

prevedesse una partecipazione di de Aranda agli utili. Magellano, rimanendo<br />

calmo, dichiarò semplice<strong>me</strong>nte che l’interesse di un quinto gli sembrava piuttosto<br />

alto, visto e considerato che de Aranda non avrebbe investito denaro, ma si<br />

sarebbe limitato a usare la sua influenza e offrì di dargli un decimo. Quel giorno<br />

non arrivarono ad alcun accordo; de Aranda tornò da solo a Valladolid, lasciando<br />

Magellano e Faleiro a discutere da soli sul da farsi.<br />

A Valladolid de Aranda venne a conoscenza di novità preoccupanti: Cristòbal<br />

de Haro aveva già parlato con il Re e i suoi consiglieri <strong>della</strong> possibilità di<br />

un viaggio nelle Molucche al comando di Estevão Go<strong>me</strong>s, che era stato uno<br />

dei suoi piloti in Portogallo. Peggio, la Casa de Contratación aveva dato la sua<br />

approvazione; e peggio ancora, era stato preparato un brevetto reale per Go<strong>me</strong>s<br />

in data 10 febbraio 1518. Pur senza averne le prove, de Aranda sospettava che<br />

a Fonseca il progetto di Magellano non interessasse più e al contrario si fosse<br />

alleato con de Haro.<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Vedendo svanire le proprie speranze, Faleiro e Magellano si misero d’accordo<br />

con de Aranda, offrendogli un ottavo degli utili. Il 23 febbraio fu stilato<br />

l’accordo: significativa<strong>me</strong>nte, nel firmarlo Magellano usò la forma spagnola, e<br />

non quella portoghese, del proprio no<strong>me</strong>. A quel punto de Aranda tornò a Valladolid<br />

per salvare il salvabile. Cercò di incontrare Fonseca, ma non ci riuscì, dal<br />

mo<strong>me</strong>nto che sia il vescovo che de Haro erano completa<strong>me</strong>nte impegnati nella<br />

realizzazione del loro progetto, che coinvolgeva Go<strong>me</strong>s e il «nipote» di Fonseca,<br />

Juan de Cartagena. Fonseca si preparava a presentare il progetto a re Carlo<br />

e nel frattempo cercava di ottenere l’appoggio degli altri tre <strong>me</strong>mbri <strong>della</strong> giunta<br />

di quattro persone che in quel periodo governava la Spagna in no<strong>me</strong> del Re.<br />

Fonseca pensava di riuscire a convincere facil<strong>me</strong>nte gli altri <strong>me</strong>mbri <strong>della</strong><br />

giunta, <strong>me</strong>ntre era incerto per quanto riguardava il Re, che era imprevedibile<br />

e talvolta faceva valere le proprie prerogative reali in modo imbarazzante. Il<br />

monarca spagnolo compiva diciotto anni proprio quel febbraio e aveva appe-<br />

Mappa dell’impero di Carlo V.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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60<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

na iniziato la sua straordinaria, incredibile carriera di sovrano <strong>della</strong> maggior<br />

parte dell’Europa occidentale e dei possedi<strong>me</strong>nti spagnoli nel Nuovo Mondo.<br />

Suo padre, che era succeduto a Isabella sul trono di Castiglia, era morto nel<br />

1506, quando Carlo aveva solo sei anni, lasciandolo erede <strong>della</strong> Castiglia e di<br />

una varietà di possedi<strong>me</strong>nti in Francia e nei Paesi Bassi. Sua madre, Giovanna<br />

di Castiglia, era pazza e il nonno Ferdinando era reggente dei suoi possedi<strong>me</strong>nti<br />

spagnoli, <strong>me</strong>ntre nonno Massimiliano era reggente di quelli nel resto<br />

dell’Europa. Alla morte di Ferdinando, nel 1516, Carlo era diventato Carlo I<br />

di Aragona e dividendo in teoria il trono con la madre pazza, anche Carlo I di<br />

Castiglia.<br />

Di fatto era Carlo I di Spagna e da quel mo<strong>me</strong>nto i troni di Aragona e Castiglia<br />

sarebbero rimasti uniti per sempre in un’unica persona (20).<br />

Carlo era cresciuto in Borgogna e nelle Fiandre e quando era arrivato in Spagna,<br />

nel settembre del 1517, aveva un’aspetto strano: un ragazzo brutto e solenne,<br />

che parlava a stento lo spagnolo, non sapeva nulla degli intrighi <strong>della</strong> corte<br />

di Spagna e sembrava del tutto incapace di far valere la propria autorità su nobili<br />

potenti che negli ultimi anni del regno di Ferdinando erano riusciti a crearsi<br />

dei piccoli imperi.<br />

Tuttavia il reggente che Ferdinando aveva scelto per lui, il cardinale Xi<strong>me</strong>-<br />

(20) Ne1 1519, alla morte di Massimiliano, Carlo si fece eleggere, nella chiesa di San Bartolo<strong>me</strong>o a Francoforte,<br />

Imperatore del Sacro Romano Impero, indebitandosi pesante<strong>me</strong>nte con i Fugger per poter corrompere<br />

i Grandi Elettori (a quel tempo vi erano sette elettori imperiali, quattro laici e tre arcivescovili).<br />

La vittoria non era affatto scontata. Francesco I, re di Francia, aspirava alla corona imperiale e, grazie ai<br />

recenti successi militari, era un candidato convincente. Enrico VIII, re d’Inghilterra, apparente<strong>me</strong>nte ancora<br />

sano e felice con la moglie Caterina d’Aragona, zia di Carlo, non poteva essere escluso. Un paio di<br />

elettori stessi erano possibili candidati, per esempio Federico di Sassonia o Gioacchino di Brandeburgo, e<br />

lo stesso Papa, consapevole che il re di Francia avrebbe potuto non risultare vincitore, aveva iniziato ad<br />

appoggiare il primo di loro co<strong>me</strong> candidato alternativo. Non era a favore di Carlo per il semplice fatto che<br />

non voleva un imperatore già re di Napoli. Avvalendosi dei suoi abili ambasciatori, il re di Francia aveva<br />

cercato di dare l’impressione che le sue risorse fossero infinite. In effetti, la ricca madre, Luisa di Savoia,<br />

gli aveva lasciato molto denaro e la sua amministrazione era molto più centralizzata di quella di Carlo, il<br />

che gli per<strong>me</strong>tteva di avere più liquidi a disposizione. Ma non era comunque in grado di procurarseli facil<strong>me</strong>nte<br />

in Germania. Jacob Fugger, il banchiere più potente del secolo, rifiutò infatti di cambiare i suoi<br />

titoli di credito, e il denaro liquido era necessario per assicurarsi l’elezione al trono imperiale: ciascun<br />

elettore aveva il suo prezzo!<br />

Per prima cosa Carlo si rivolse ai Wesler di Augusta, quindi a Filippo Gualterotti di Firenze, che gli promisero<br />

rispettiva<strong>me</strong>nte 133.000 e 55.000 fiorini del Reno, gli ultimi dei quali sarebbero stati garantiti tramite<br />

i Fornari di Genova (i Fornari erano tra quanti avevano finito col beneficiare <strong>della</strong> licenza, concessa<br />

da Carlo, di vendere gli schiavi nelle A<strong>me</strong>riche, ma non esiste nessuna prova che per<strong>me</strong>tta di affermare<br />

che, all’epoca, vi fosse un lega<strong>me</strong> tra loro e il sovrano) e Filippo Grimaldi, anch’egli genovese. Nel febbraio<br />

1519 furono e<strong>me</strong>sse lettere di credito da Jacob Fugger per un valore complessivo di 300.000 maravedìs,<br />

una somma del tutto insufficiente. Quindi l’arciduchessa Margherita, l’astuta zia di Carlo, che ne<br />

era stata, un tempo, anche la madre adottiva, si rivolse diretta<strong>me</strong>nte a Jacob Fugger, il braccio forte del sistema<br />

bancario tedesco. Dopo una lunga discussione, questi fece un’offerta di <strong>me</strong>zzo milione di fiorini.<br />

Quattro anni dopo, avrebbe scritto in una lettera a Carlo: «È pubblica<strong>me</strong>nte noto e chiaro co<strong>me</strong> il sole<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

nes, era un uomo capace e fedele. Ma Xi<strong>me</strong>nes<br />

era morto soltanto due <strong>me</strong>si dopo<br />

che Carlo era arrivato in Spagna e il potere<br />

era passato a una giunta di quattro persone,<br />

tre delle quali erano dei disonesti e il quarto<br />

un religioso ingenuo e pio. Fonseca era l’esponente<br />

più importante del gruppo ed era<br />

l’unico spagnolo. Durante il regno di Ferdinando<br />

e Isabella aveva collezionato un nu<strong>me</strong>ro<br />

tale di incarichi che sembrò del tutto<br />

naturale che alla morte di Xi<strong>me</strong>nes diventasse<br />

reggente. I suoi tre colleghi provenivano<br />

tutti dai Paesi Bassi. Uno, il nobile<br />

fiammingo Guillau<strong>me</strong> de Croy, Signore di<br />

Chièvres, era stato il tutore di Carlo: fu nominato<br />

Gran Cancelliere di Spagna. Un altro,<br />

Jean le Sauvage, seguace di de Croy, fu<br />

nominato Tesoriere di Spagna.<br />

Il terzo, il cardinale Adriano Dedel di<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

Guillau<strong>me</strong> de Croy, Signore di Chièvres.<br />

(continua Nota 20) che, senza il mio intervento, non sareste mai riuscito a ottenere la Corona imperiale» (cfr.<br />

nota 17). Lo stesso avrebbe potuto dire l’abile arciduchessa: quella fu, infatti, la sua più grande conquista.<br />

I dettagli circa il modo in cui il denaro così ottenuto fu speso sono straordinaria<strong>me</strong>nte interessanti. Tra<br />

gli elettori, l’arcivescovo di Magonza, Alberto di Brandeburgo, ricevette 113.200 fiorini d’oro (100.000<br />

per sé e il resto per la sua cerchia). Ciò gli permise probabil<strong>me</strong>nte di pagare Albrecht Dürer per la bellissima<br />

incisione che lo ritrae, realizzata quello stesso anno. L’arcivescovo di Colonia, Hermann von Wied,<br />

ricevette 50.000 fiorini, 12.800 dei quali furono destinati alla sua cerchia, <strong>me</strong>ntre all’arcivescovo di Treviri,<br />

Riccardo, ne furono versati oltre 40.000, di cui 20.000 andarono ai suoi uomini. L’elettore palatino<br />

del Reno, la vecchia fiamma <strong>della</strong> sorella dell’imperatore, Eleonora, ricevette 184.000 fiorini, oltre alla<br />

restituzione del feudo di Haguenau, di cui Federico di Sassonia si era impossessato durante la guerra di<br />

successione bavarese.<br />

L’elettore Federico di Sassonia ebbe 32.000 fiorini, essendo stato l’unico a rifiutare di dichiarare per chi<br />

avesse intenzione di votare, ma l’ambasciatore spagnolo aggiunse a tale somma altri 80.000 fiorini per la<br />

sua cerchia, saldando anche <strong>me</strong>tà di un debito contratto con la Casa di Sassonia dal defunto imperatore<br />

Massimiliano alcuni anni addietro. Anch’egli fu cliente, e soggetto, di Dürer, il quale lo ritrasse in un’incisione<br />

alcuni anni più tardi. Più di 40.000 fiorini ricevette il Re di Boemia, il cui voto fu espresso per<br />

<strong>me</strong>zzo del suo cancelliere, il conte Ladislas Sternberg, proveniente da un’illustre famiglia, il quale ne ebbe<br />

15.000. Quanto al sovrano ricevette poco più di 20.000 ducati, 5.000 dei quali andarono a Gorge<br />

Szathmary, vescovo di Fünfkirchen, un vecchio amico dei Fugger. L’elettore di Brandeburgo, Gioacchino<br />

I, appoggiò il re di Francia quasi sino alla fine in quello che egli definì «questo <strong>me</strong>rcato del fieno»: Francesco<br />

I aveva dichiarato che, qualora avesse vinto, lo avrebbe nominato reggente per i suoi periodi di assenza.<br />

Ma nel conteggio finale egli votò per Carlo, pur giurando di averlo fatto solo «per grande paura». Il<br />

cugino, il margravio Casimiro di Brandeburgo, che era stato alla corte di Carlo e aveva lavorato per lui,<br />

ottenne 25.000 fiorini. Ebbe così il titolo con cui divenne noto presso i posteri, «Imperatore Carlo V». Fu<br />

però co<strong>me</strong> Carlo I di Spagna e non co<strong>me</strong> Carlo V del Sacro Romano Impero, che ascoltò le proposte per<br />

un viaggio nelle Isole delle Spezie.<br />

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62<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Utrecht e amico di Erasmo, era un tranquillo prete che sarebbe poi diventato<br />

Papa con il no<strong>me</strong> di Adriano VI (21). Fu l’unico a comportarsi onesta<strong>me</strong>nte,<br />

<strong>me</strong>ntre Fonseca, de Croy e le Sauvage facevano del loro <strong>me</strong>glio per mandare<br />

in rovina la Spagna grazie alla vendita di privilegi, alla confisca di terre e a<br />

ogni genere di corruzione. In soli dodici <strong>me</strong>si de Croy riuscì a contrabbandare<br />

un milione di ducati, qualcosa co<strong>me</strong> 15.000.000 di euro di oggi, dalla Spagna<br />

alle Fiandre, caricandoli a bordo delle navi dei Fugger dirette ad Anversa na-<br />

(21) Adriano VI, nato Adriaan Florenszoon Boeyens (Utrecht, 2 marzo 1459 – Roma, 14 settembre 1523),<br />

fu Papa dal 1522. Nacque a Utrecht e studiò presso i Fratelli <strong>della</strong> vita comune, a Zwolle o a Deventer. A<br />

Lovanio studiò filosofia, teologia e diritto canonico, diventando dottore in teologia nel 1491, diacono di<br />

San Pietro e vice-cancelliere dell’università.<br />

Nel 1507 venne nominato tutore del futuro imperatore Carlo V, che all’epoca aveva solo sette anni. Venne<br />

inviato in Spagna nel 1515 in missione diplomatica; Carlo gli assicurò la successione alla sede di Tortosa,<br />

e il 14 novembre 1516 lo nominò inquisitore generale d’Aragona.<br />

Mentre Carlo era minorenne, Adriano venne associato con il cardinale Xi<strong>me</strong>nes nel governare la Spagna.<br />

Dopo la morte di quest’ultimo, Adriano venne nominato, il 14 marzo 1518, Generale delle inquisizioni<br />

riunite di Castiglia e Aragona, ruolo nel quale agì fino alla partenza da Tarragona alla volta di Roma, il 4<br />

agosto 1522: egli fu, comunque, troppo debole e confidente per gestire gli abusi che Ji<strong>me</strong>nes era invece<br />

stato in grado di perpetrare.<br />

Quando Carlo partì per i Paesi Bassi, nel 1520, rese Adriano reggente di Spagna: e co<strong>me</strong> tale dovette affrontare<br />

una grave rivolta. Nel 1517 papa Leone X lo aveva nominato cardinale presbitero del titolo di<br />

Santi Giovanni e Paolo.<br />

Il 9 gennaio 1522 venne eletto Papa all’unanimità. Incoronato a San Pietro il 31 agosto, all’età di sessantatré<br />

anni, si avviò sul cammino solitario del riformatore. Il suo programma era quello di attaccare uno alla<br />

volta tutti i più noti abusi; ma, nel suo tentativo di migliorare il sistema di concessione delle indulgenze,<br />

venne ostacolato dai suoi cardinali; e ridurre il nu<strong>me</strong>ro delle dispense matrimoniali era impossibile,<br />

perché le entrate erano state inca<strong>me</strong>rate con anni di anticipo da Leone X. Gli Italiani videro in lui un pedante<br />

professore straniero che, cieco di fronte alla bellezza dell’antichità classica, riduceva molto gli stipendi<br />

dei grandi artisti. Musicisti co<strong>me</strong> Carpentras, che era maestro di cappella sotto Leone X, lasciò Roma<br />

in quel periodo, a causa dell’indifferenza di Adriano. Gli standard musicali al Vaticano declinarono significativa<strong>me</strong>nte<br />

durante il suo pontificato e perfino la volta <strong>della</strong> Cappella Sistina, dipinta da Michelangelo<br />

Buonarroti, rischiò di andare distrutta per la sua ostilità nei confronti dell’arte. Anche co<strong>me</strong> uomo di<br />

pace tra i principi cristiani, che sperava di unire in una guerra protettiva contro l’Impero Ottomano, fu un<br />

falli<strong>me</strong>nto: nell’agosto 1523 fu aperta<strong>me</strong>nte costretto ad allearsi con il Sacro Romano Impero, Inghilterra,<br />

Repubblica di Venezia, contro la Francia; nel frattempo, nel dicembre del 1522, il sultano Solimano I aveva<br />

conquistato Rodi. Nella gestione delle pri<strong>me</strong> fasi <strong>della</strong> rivolta protestante in Germania, Adriano non riconobbe<br />

completa<strong>me</strong>nte la gravità <strong>della</strong> situazione. Durante una dieta che si tenne nel dicembre 1522 a<br />

Norimberga, venne rappresentato dal Chieregati, le cui istruzioni contenevano la franca ammissione che il<br />

disordine <strong>della</strong> Chiesa scaturiva dalla Curia stessa, e che proprio da lì la riforma doveva iniziare. Comunque,<br />

l’ex professore e inquisitore generale, era ferma<strong>me</strong>nte opposto a cambia<strong>me</strong>nti nella dottrina, e richiese<br />

che Martin Lutero venisse punito per eresia.<br />

La dichiarazione, in una delle sue opere, che il Papa può sbagliare nelle questioni di fede (haeresim per<br />

suam determinationem aut Decretalem asserendo) ha attratto delle attenzioni. I cattolici sostengono che si<br />

tratta solo di un’opinione personale, non di un’affermazione ex cathedra, e quindi non è in conflitto con il<br />

dogma dell’infallibilità papale, <strong>me</strong>ntre altri sostengono che il concetto di ex cathedra venne inventato solo<br />

nel XIX secolo. Adriano morì il 14 settembre 1523, alla fine di un pontificato troppo breve per essere efficace<br />

e fu l’ultimo Papa non italiano, fino all’elezione di Papa Giovanni Paolo II nel 1978, e ultimo Papa<br />

del Sacro Romano Impero. Gran parte dei docu<strong>me</strong>nti ufficiali di Adriano VI scomparvero poco dopo la<br />

sua morte.<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

scosti in balle di lana, in rotoli di pelli<br />

e in barili di vino e di olio di oliva.<br />

Dal mo<strong>me</strong>nto che sia de Croy sia le<br />

Sauvage avevano bisogno <strong>della</strong> complicità<br />

dei Fugger per portare a termine<br />

le loro ruberie, Fonseca non ebbe<br />

alcuna difficoltà a far approvare loro<br />

il progetto di Cristòbal de Haro per il<br />

viaggio di Go<strong>me</strong>s-Cartagena. Ma il<br />

cardinale Adriano non era d’accordo,<br />

sostenendo che la bolla papale del<br />

1514 aveva concesso al Portogallo il<br />

diritto esclusivo di sfrutta<strong>me</strong>nto delle<br />

Indie. La sua opposizione fu superata<br />

semplice<strong>me</strong>nte presentando al Re la<br />

proposta del viaggio in un mo<strong>me</strong>nto<br />

in cui il Cardinale non era a corte.<br />

Gli altri <strong>me</strong>mbri <strong>della</strong> giunta presentarono<br />

Cristòbal de Haro ed<br />

Estevão Go<strong>me</strong>s al Re. Carlo, che in<br />

passato aveva ricevuto ingenti prestiti<br />

dai Fugger e sperava di riceverne degli altri, accolse con cortesia de Haro, ma<br />

si dimostrò strana<strong>me</strong>nte freddo nei confronti del prospettato viaggio verso le<br />

Molucche. Go<strong>me</strong>s fu autorizzato a esporre il progetto e di fatto lo presentò co<strong>me</strong><br />

una sorta di atto di pirateria ai danni del Portogallo. Nonostante i garbati<br />

tentativi di de Haro di salvare la situazione, il Re non riuscì a vedere i benefici<br />

che a lungo termine sarebbero derivati alla Spagna se fosse riuscita a sottrarre<br />

al Portogallo il com<strong>me</strong>rcio delle spezie e considerò tutta la faccenda una sorta<br />

di sconveniente incursione su territori che appartenevano di diritto a un sovrano<br />

di un Paese vicino. In quel periodo i rapporti tra la Spagna e il Portogallo<br />

erano assai amichevoli e per una serie di curiose circostanze Carlo e Manuel<br />

stavano per diventare cognati. La sorella maggiore di Carlo, Eleanor, che aveva<br />

vent’anni, era stata fidanzata del figlio di Manuel, il principe Joaõ. Nel<br />

1517 la moglie di Manuel era morta di parto all’età di trentacinque anni e Manuel<br />

aveva annunciato la propria intenzione di abdicare a favore di Joaõ. Ma il<br />

principe ereditario si era comportato in modo rozzo, facendo sapere alla corte<br />

che riteneva l’abdicazione intempestiva; e Manuel si era vendicato, dapprima<br />

decidendo di rimanere sul trono, quindi <strong>me</strong>ttendo fine al fidanza<strong>me</strong>nto di Joaõ<br />

con Eleanor e infine sposando, all’età di cinquantun anni, la giovane fidanzata<br />

del figlio. Questo voltafaccia grottesco e scandaloso causò costernazione in<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

Adriano Dedel di Utrecht futuro Papa Adriano VI<br />

(Archivio Istituto Idrografico <strong>della</strong> <strong>Marina</strong>).<br />

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64<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

tutte le corti europee; ma Carlo, che sapeva co<strong>me</strong> gli imperi si costruiscono<br />

grazie ai matrimoni reali, era desideroso di dare in moglie Eleanor a Manuel<br />

tanto quanto lo era stato di darla al principe Joaõ e non voleva far nulla che<br />

potesse <strong>me</strong>ttere in forse le imminenti nozze. Non appena fu evidente che il Re<br />

disapprovava il viaggio nelle Molucche, de Haro e Go<strong>me</strong>s abbandonarono la<br />

loro posizione e si ritirarono. Ma, a quel punto, de Haro era troppo interessato<br />

al progetto per lasciarlo cadere. Il poco diplomatico Go<strong>me</strong>s non era riuscito a<br />

catturare l’immaginazione del Re, tuttavia era possibile che qualcun altro ci<br />

riuscisse. Il vescovo Fonseca, altrettanto desideroso di far partire la spedizione,<br />

pensò di nuovo a Magellano. A Valladolid Juan de Aranda si dava da fare<br />

per sostenere Magellano di fronte alla corte; Fonseca e de Haro si incontrarono<br />

con de Aranda e gli fecero sapere che per Magellano c’era ancora qualche<br />

possibilità; poco tempo dopo, infatti, Magellano e Faleiro si trovarono di fronte<br />

a Fonseca. Il vescovo ascoltò con attenzione, colpito più dalla personalità di<br />

Magellano che dai dettagli del suo progetto; anche il Gran Cancelliere de Croy<br />

incontrò il piccolo navigatore e ne fu conquistato; così pure le Sauvage che<br />

diede la sua approvazione. Quanto al cardinale Adriano, Magellano e Faleiro<br />

lo indottrinarono in modo tanto persuasivo sulle longitudini da convincerlo<br />

che le Isole delle Spezie dovevano trovarsi certa<strong>me</strong>nte sul lato spagnolo <strong>della</strong><br />

linea e così ritirò la sua opposizione.<br />

Con molta abilità de Croy istruì Magellano sul comporta<strong>me</strong>nto da tenere al<br />

cospetto del Re nel corso dell’udienza, raccomandandogli di insistere sui lunghi<br />

anni di servizio oltremare, sulla sua esperienza di marinaio, sulle ferite riportate<br />

durante sacrosanti combatti<strong>me</strong>nti contro i pagani e soprattutto sul fatto che era<br />

tornato in patria povero dopo sette anni trascorsi in Oriente, segno evidente <strong>della</strong><br />

sua mancanza di avidità. A Magellano fu anche consigliato di sottolineare di<br />

non essere un traditore, ma di aver ricevuto una formale autorizzazione da parte<br />

del suo sovrano, il re Manuel, a cercare un ingaggio in un altro Paese.<br />

L’incontro andò bene. Di fronte a Carlo, Magellano, che non provava il timore<br />

che aveva sempre provato di fronte a re Manuel, parlò in modo sicuro e<br />

convincente. Le avversità avevano levigato il suo animo, <strong>me</strong>ttendo a nudo la<br />

sua ossessione; Carlo comprese che quel piccolo uomo zoppo era in qualche<br />

modo straordinario. Dopo una breve conversazione sull’esperienza militare in<br />

Marocco, passarono a parlare delle Molucche. Magellano non fece l’errore di<br />

Go<strong>me</strong>s di insistere sulla possibilità di strappare al Portogallo il lucroso com<strong>me</strong>rcio<br />

delle spezie, ma sostenne che le Molucche erano spagnole di diritto e<br />

che gli usurpatori erano in realtà i Portoghesi. Citò le lettere in cui Francisco<br />

Serrão descriveva le bellezze delle Molucche e i libri di viaggio di altri esploratori.<br />

Fece poi entrare il suo schiavo Henrique, che inscenò una conversazione<br />

in lingua malese con una schiava di Sumatra, una scenetta che piacque al<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Re. E infine, co<strong>me</strong> dimostrazione<br />

concreta, Magellano mostrò al Re un<br />

mappamondo disegnato dal tetro Faleiro,<br />

manifestando la propria certezza<br />

circa la possibilità di passare dall’altra<br />

parte dell’A<strong>me</strong>rica del Sud sia<br />

navigando attraverso uno stretto che<br />

circumnavigandone l’estremità ancora<br />

sconosciuta. Passò quindi a illustrare<br />

la longitudine delle Isole delle<br />

Spezie. Massimiliano di Transilvania,<br />

segretario di re Carlo, scrisse che<br />

Magellano e de Haro dissero al sovrano<br />

che non era ancora del tutto<br />

certo se la città di Malacca si trovasse<br />

entro i confini spagnoli o quelli<br />

portoghesi, dato che, per il mo<strong>me</strong>nto,<br />

non si conosceva ancora nulla di<br />

molto preciso a proposito <strong>della</strong> longitudine,<br />

ma che era del tutto certo che<br />

il Grande Golfo (il Mare Cinese Meridionale)<br />

e il popolo di Sinae (Cina)<br />

si trovavano in territorio spagnolo. E<br />

aggiunsero che erano anche assoluta<strong>me</strong>nte<br />

sicuri che le isole che vengono<br />

chiamate Molucche, dove crescono<br />

tutte le spezie, e da dove sono trasportate<br />

nella città di Malacca, si trovavano<br />

nel settore occidentale che<br />

apparteneva alla Spagna; e che, per- L’imperatore Carlo V nel celebre dipinto di Tiziano.<br />

tanto, le spezie potevano essere inviate<br />

in Spagna più facil<strong>me</strong>nte, e a<br />

costo minore, dal mo<strong>me</strong>nto che sarebbero giunte diretta<strong>me</strong>nte dal luogo in cui<br />

venivano prodotte.<br />

Re Carlo si convinse. Fonseca, Cheèvres e Sauvage espressero la loro ammirazione<br />

nei confronti di Magellano. Il cardinale Adriano si limitò a non manifestare<br />

alcuna opposizione, le teorie geografiche di Faleiro sembrarono valide e<br />

Cristòbal de Haro, le cui opinioni re Carlo apprezzava molto e delle cui risorse<br />

finanziarie aveva ancora più bisogno, era ora completa<strong>me</strong>nte a favore di Magellano,<br />

anche se fino a poche settimane prima aveva sostenuto Estevão Go<strong>me</strong>s.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

65


66<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Ma, soprattutto, la personalità di Magellano irradiava l’inconfondibile carisma<br />

dello scopritore benedetto dal cielo. L’autorizzazione reale fu concessa e<br />

molto rapida<strong>me</strong>nte fu stilato un contratto, tanto rapida<strong>me</strong>nte che, in effetti, alcuni<br />

dei primi sostenitori di Magellano ne rimasero tagliati fuori.<br />

Il Re, divenuto di colpo entusiasta <strong>della</strong> possibilità di assicurare alla Spagna<br />

le Molucche, decise di finanziare personal<strong>me</strong>nte il viaggio in modo da assicurarsi<br />

il massimo profitto. Anche se, co<strong>me</strong> al solito, era a corto di liquidi, preferì<br />

essere l’unico investitore, concedendo a Magellano una percentuale dei profitti,<br />

piuttosto che limitarsi ad autorizzare una spedizione fatta con capitali altrui. In<br />

un modo, si assu<strong>me</strong>va tutti i rischi ma avrebbe avuto l’80% dei profitti; nell’altro,<br />

non avrebbe rischiato denaro, ma avrebbe avuto il 20% dell’eventuale profitto.<br />

Il fatto che Carlo abbia scelto il sistema più rischioso, ma potenzial<strong>me</strong>nte<br />

più redditizio, è una prova <strong>della</strong> sua fiducia nel successo dell’impresa. Se Magellano<br />

non fosse arrivato alle Isole delle Spezie il Re sarebbe stato colui che<br />

avrebbe perso di più.<br />

Il contratto fu firmato il 22 marzo 1518. Il preambolo accurata<strong>me</strong>nte redatto<br />

specificava che Magellano e Faleiro, entrambi nati in Portogallo, desideravano<br />

rendere a Carlo «un grande servizio nei limiti che spettano a Noi nell’Oceano<br />

entro la linea di demarcazione» (22).<br />

Magellano e Faleiro avevano di che essere soddisfatti. Se il loro viaggio<br />

avesse avuto successo sarebbero diventati «padroni» del Pacifico, proprietari<br />

di un vasto territorio e avrebbero riscosso un interesse del 5% sugli introiti<br />

provenienti dalle Indie Orientali. Certo, in base ad accordi precedenti avrebbero<br />

dovuto dare un ottavo <strong>della</strong> loro parte a Juan de Aranda e avrebbero dovuto<br />

anche ricompensare i sostenitori <strong>della</strong> prima ora, co<strong>me</strong> Diogo e Duarte<br />

Barbosa; tuttavia quanto sarebbe rimasto loro sarebbe comunque stato im<strong>me</strong>nso.<br />

Gli unici a essere esclusi dai profitti sembravano proprio coloro che<br />

avevano fatto di più per assicurare l’approvazione del Re: il vescovo Fonseca<br />

(22) Le richieste di Magellano e Faleiro erano state accettate dal Re senza pensarci troppo e veniva, quindi,<br />

puntualizzato quanto segue:<br />

— a Magellano e Faleiro veniva concesso il diritto di esplorare il Pacifico nell’area di appartenenza al Re<br />

di Spagna per decreto papale. Co<strong>me</strong> ricompensa per le loro fatiche, avrebbero avuto l’uso esclusivo <strong>della</strong><br />

loro rotta e delle loro scoperte per un periodo di dieci anni, e qualora altri avessero voluto esplorare quel<br />

territorio avrebbero dovuto prima dare la possibilità di allestire un’altra spedizione a essi stessi;<br />

— Magellano e Faleiro si impegnavano a non sconfinare in territori appartenenti al Re del Portogallo;<br />

— Magellano e Faleiro avrebbero ricevuto dal Re il 5% dei ricavi, al netto delle spese, derivati dalle terre<br />

da loro scoperte. Sarebbero stati insigniti del titolo di adelantado (governatore) di quelle terre. Questi titoli<br />

sarebbero stati ereditati e sarebbero appartenuti alle famiglie di Magellano e Faleiro fino a quando i loro<br />

eredi fossero rimasti cittadini spagnoli e sposati a donne spagnole;<br />

— nei viaggi successivi alle Isole delle Spezie, Magellano e Faleiro sarebbero stati autorizzati a trasportare<br />

oggetti fatti in Spagna per un valore di mille ducati all’anno. Sulle spezie e sugli altri beni che avrebbero<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

e Cristòbal de Haro. In<br />

realtà costoro avevano approvato<br />

un contratto redatto<br />

tanto frettolosa<strong>me</strong>nte soltanto<br />

perché volevano avere la<br />

firma del Re su un docu<strong>me</strong>nto<br />

ufficiale prima che il<br />

suo interesse nei confronti<br />

del viaggio potesse venire<br />

<strong>me</strong>no, ma non avevano alcuna<br />

intenzione di per<strong>me</strong>ttere<br />

che Magellano e Faleiro potessero<br />

ricavarne un compenso<br />

così principesco.<br />

L’appoggio di de Haro a<br />

Magellano era stato pura<strong>me</strong>nte<br />

stru<strong>me</strong>ntale fin dall’inizio;<br />

da parte sua continuava<br />

a pensare che il navigatore<br />

portoghese fosse troppo<br />

indipendente per essere uti- La linea di demarcazione nel trattato di Tordesillas.<br />

le, soprattutto ora che il Re<br />

gli aveva concesso clausole<br />

così favorevoli, il cui valore potenziale era superiore a quanto fosse mai stato<br />

elargito a Vasco da Gama o Albuquerque. Agli occhi di de Haro, i tipi co<strong>me</strong><br />

Magellano, erano semplici dipendenti, null’altro che personale navale e non<br />

dovevano ricevere imperi. Quanto a Faleiro, a de Haro appariva co<strong>me</strong> un folle,<br />

pericoloso e spregevole. Anche il vescovo Fonseca temava e disprezzava<br />

(contiuna Nota 22) acquistato con tali <strong>me</strong>rcanzie avrebbero pagato una dogana non superiore al 5% al<br />

mo<strong>me</strong>nto dell’importazione in Spagna;<br />

— se avessero scoperto più di sei isole, avrebbero potuto sceglierne due qualsiasi tra quelle eccedenti,<br />

prendendo per sé un quindicesimo dei ricavi;<br />

— il Re concedeva a Magellano e Faleiro una percentuale del 20% dei profitti netti del primo viaggio;<br />

— il Re pro<strong>me</strong>tteva di equipaggiare cinque navi, due da 130 tonnellate ciascuna, due di 90 e una di 60<br />

tonnellate. Avrebbe provveduto agli equipaggi, ai riforni<strong>me</strong>nti e agli arma<strong>me</strong>nti sufficienti per un viaggio<br />

di due anni e per 234 persone, compresi i capitani e gli ufficiali;<br />

— se uno dei due, Magellano o Faleiro, fosse morto, il sopravvissuto avrebbe dovuto portare a compi<strong>me</strong>nto<br />

tutti i termini del contratto.<br />

«Avete la mia parola di Re che vi proteggo, poiché qui appongo la firma del mio no<strong>me</strong>»<br />

concludeva l’accordo.<br />

Valladolid, 22 marzo 1518 «Io il Re».<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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68<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Faleiro e, pur non avendo nulla contro Magellano, preferiva dirottare i proventi<br />

del viaggio al suo cosiddetto nipote, Juan de Cartagena. Pertanto Fonseca<br />

e de Haro si misero d’accordo per eliminare i due partner portoghesi, in<br />

Spagna o in alto mare, in modo che i profitti del viaggio finissero nelle loro<br />

mani. Gli aspetti ereditari delle concessioni reali non li preoccupavano troppo,<br />

dato che Faleiro era scapolo e, anche se la moglie di Magellano era incinta,<br />

un erede in tenerissima età non era affatto un erede. Per vie traverse de<br />

Haro e Fonseca riuscirono a sistemare i loro uomini in posizioni strategiche.<br />

In aprile, un primo tentativo di far nominare Juan de Cartagena co-comandante<br />

con gli stessi diritti di Magellano e Faleiro non ottenne l’approvazione<br />

del Re; tuttavia una settimana dopo Magellano acconsentì, su pressante richiesta<br />

del vescovo, a nominare Estevão Go<strong>me</strong>s primo pilota <strong>della</strong> flotta.<br />

Sebbene Go<strong>me</strong>s fosse un lontano parente di Magellano e gli dimostrasse<br />

un’estrema cordialità, era dispiaciuto per aver perso il comando <strong>della</strong> spedizione<br />

ed era invidioso per l’improvvisa e inattesa popolarità di Magellano.<br />

Co<strong>me</strong> ex dipendente di Cristòbal de Haro, Go<strong>me</strong>s era pronto ad accogliere<br />

l’invito di de Haro a rovesciare Magellano una volta che la flotta fosse salpata.<br />

Durante la primavera e l’estate del 1518 Magellano si dedicò all’allesti<strong>me</strong>nto<br />

<strong>della</strong> sua flotta, nonostante la spiccata mancanza di collaborazione da<br />

parte <strong>della</strong> Casa de Contratación che aveva avuto l’incarico di equipaggiare<br />

le navi. Dopo una sollecitazione da parte del Re, la Casa de Contratación<br />

mandò Juan de Aranda a Cadice ad acquistare le navi; furono scelte cinque<br />

vecchie caravelle che in quel mo<strong>me</strong>nto erano disponibili e inviate nei cantieri<br />

di Siviglia per le necessarie riparazioni. Duarte Barbosa andò a Bilbao, nel<br />

Nord, dove si trovavano le principali fonderie, per acquistare cannoni, armi e<br />

armature per la flotta e l’equipaggio. Di lì si recò nelle Fiandre per procurarsi<br />

le vele e altre attrezzature. Mentre i preparativi procedevano, Fonseca e de<br />

Haro in segreto cercavano di eliminare i collaboratori più fedeli a Magellano.<br />

Il primo a essere esautorato fu Diogo Barbosa, che non aveva gradito la nomina<br />

di Go<strong>me</strong>s a primo pilota. Fonseca mise fuori gioco Barbosa <strong>me</strong>diante<br />

una lettera reale con la quale veniva <strong>me</strong>sso in guardia contro qualsiasi tipo di<br />

interferenza nelle scelte <strong>della</strong> Casa de Contratación.<br />

Capace di vedere il pericolo all’orizzonte, Barbosa cessò di occuparsi <strong>della</strong><br />

preparazione dell’impresa. Subito dopo fu la volta di Juan de Aranda.<br />

Quindi, senza lasciar passare altro tempo, Fonseca cercò di estro<strong>me</strong>ttere l’irascibile,<br />

litigioso, quasi folle astronomo Ruy Faleiro. Da quando era arrivato<br />

in Spagna, Faleiro non aveva fatto altro che creare problemi a tutti, Magellano<br />

compreso, ed era del tutto evidente l’assurdità di affidare a un uomo simile il<br />

comando di una nave, per non parlare dell’incarico di co-comandante <strong>della</strong><br />

spedizione. Le capacità marinare di Faleiro erano pura<strong>me</strong>nte teoriche; non era,<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

infatti, mai stato a bordo di una nave se non co<strong>me</strong> passeggero e, di navigazione,<br />

non sapeva proprio nulla. Con notevole astuzia, Fonseca spinse Faleiro a<br />

pretendere di essere il solo a custodire lo stendardo reale che spettava al Comandante<br />

in capo <strong>della</strong> flotta. Magellano non aveva alcuna intenzione di rinunciare<br />

a questo importante simbolo dell’autorità reale e, ben presto, i due<br />

cominciarono a litigare. A quel punto fu facile per Fonseca convincere Magellano<br />

a far sì che il Re togliesse l’incarico di co-comandante a Faleiro e nominasse<br />

al suo posto Juan de Cartagena, capitano di una delle navi.<br />

Compiacente, re Carlo rimosse Faleiro da entrambi gli incarichi; in quel periodo<br />

l’astronomo era impazzito al punto da non fare alcuna obiezione e, su invito<br />

di Fonseca, a firmare addirittura un docu<strong>me</strong>nto con il quale rinunciava alla<br />

sua percentuale di profitti in cambio del comando di una inesistente seconda<br />

flotta che sarebbe salpata poco dopo le navi di Magellano. Così, tra la sorpresa<br />

e il sollievo di tutti, Ruy Faleiro uscì di scena verso la fine dell’estate del 1519.<br />

Quell’anno Fonseca e de Haro si erano dati da fare anche in altro modo. Il<br />

Re aveva deciso di investire una somma, piuttosto elevata, nell’allesti<strong>me</strong>nto<br />

<strong>della</strong> spedizione. Co<strong>me</strong> capo <strong>della</strong> Casa de Antillas, il vescovo Fonseca aveva<br />

richiesto tale somma al Tesoriere reale Sauvage, il quale aveva risposto che il<br />

Tesoro Reale non era in grado di sborsare così tanto denaro, il che probabil<strong>me</strong>nte<br />

era vero viste le ruberie sue e di Chièvres. Munito <strong>della</strong> dichiarazione di<br />

Sauvage, il vescovo aveva detto al Re che sarebbe stato necessario accettare investitori<br />

privati e Carlo aveva acconsentito. Cristòbal de Haro ebbe l’incarico<br />

di aprire una sottoscrizione pubblica per l’ammontare di un quinto del costo<br />

<strong>della</strong> spedizione; egli versò personal<strong>me</strong>nte la maggior parte del denaro e per<br />

conto dei Fugger acquistò un’ulteriore quota assai rilevante. Il vescovo Fonseca,<br />

da parte sua, investì una grossa somma per conto di Juan de Cartagena e tra<br />

gli investitori minori, forse per salvare le apparenze, c’era anche Duarte Barbosa.<br />

Con quest’operazione Fonseca e de Haro si erano assicurati una buona percentuale<br />

degli eventuali profitti, anche se il Tesoro Reale deteneva ancora la<br />

quota maggiore.<br />

Per tenere d’occhio le finanze <strong>della</strong> spedizione Fonseca fece ottenere a tre<br />

dei suoi uomini l’incarico di tesoriere, contabile e sovrintendente. Luis de<br />

Mendoza divenne tesoriere, sostituendo uno degli amici di Diogo Barbosa. Sovrintendente<br />

fu nominato Antonio de Coca, che probabil<strong>me</strong>nte era figlio illegittimo<br />

del fratello del vescovo, o addirittura del vescovo stesso. Geronimo Guerra<br />

fu scelto co<strong>me</strong> contabile: era considerato nipote e figlio adottivo dello scapolo<br />

Cristòbal de Haro, ma molto probabil<strong>me</strong>nte era figlio illegittimo dello stesso<br />

de Haro. Luis de Mendoza, il tesoriere, ricevette per giunta il comando di una<br />

nave. In questo periodo fu scelto anche un altro capitano, Gaspar de Quesada,<br />

un amico di Juan de Cartagena. Tre <strong>della</strong> quattro navi, dunque, erano comanda-<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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70<br />

Raffigurazione dell’epoca che indicava il trasporto dei cavalli e del materiale a bordo.<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

te da uomini legati segreta<strong>me</strong>nte al vescovo e a de Haro: Quesada, Cartagena e<br />

Mendoza. Il quarto Comandante doveva essere il cugino di Magellano, João<br />

Serrão, che alla spagnola era diventato Juan Serrano; la quinta nave sarebbe<br />

stata, ovvia<strong>me</strong>nte, comandata da Magellano.<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

LA PREPARAZIONE DEL VIAGGIO<br />

C osì circondato da nemici, Magellano si affannava a preparare la sua flotta<br />

per la partenza. I cospiratori non avevano intenzione di agire fino a quando<br />

non fossero stati in alto mare, tuttavia c’era qualcun altro che cercava di impedire<br />

in tutti i modi la partenza. Si trattava di re Manuel, che provava un dispiacere<br />

im<strong>me</strong>nso nel vedere che Magellano era diventato tanto importante. Nella<br />

primavera del 1518 a Siviglia tutti sapevano che due portoghesi stavano per dirigersi<br />

da Ovest verso le Isole delle Spezie, che secondo loro si trovavano nel<br />

settore spagnolo <strong>della</strong> linea di demarcazione. L’ambasciatore portoghese in<br />

Spagna, Costa, avvisò subito re Manuel, la cui prima reazione fu di derisione<br />

nel sentir parlare di un passaggio occidentale e <strong>della</strong> possibilità che quel buono<br />

a nulla di Magellano fosse l’uomo in grado di trovarlo. Poi cominciò a te<strong>me</strong>re<br />

di aver sottostimato Magellano e che la Spagna potesse in qualche modo portargli<br />

via le Isole delle Molucche. Ordinò a Costa di parlare con re Carlo e di<br />

espri<strong>me</strong>re con forza le proteste del Portogallo. Il 28 settembre 1518, Costa riferì<br />

il risultato <strong>della</strong> sua conversazione con il giovane sovrano. L’ambasciatore<br />

aveva dichiarato che il previsto viaggio avrebbe seria<strong>me</strong>nte compro<strong>me</strong>sso l’amicizia<br />

tra i due Paesi che stava per essere rafforzata grazie al matrimonio tra<br />

re Manuel e la sorella di Carlo. Aveva detto, inoltre, che Magellano e Faleiro<br />

erano due traditori che avrebbero soltanto danneggiato re Carlo e ne aveva<br />

chiesto la consegna al Portogallo. Queste bugie spudorate non ingannarono affatto<br />

il Re, che congedò l’ambasciatore suggerendogli di parlare con il cardinale<br />

Adriano. Adriano, tuttavia, non era reperibile se non in presenza del vescovo<br />

Fonseca, che si fece garante del valore dei due portoghesi e consigliò a Costa<br />

di non immischiarsi. Nella sua lettera a Manuel, Costa diceva che l’unica speranza<br />

era di corrompere Magellano e convincerlo a tornare al servizio del Portogallo.<br />

Faleiro, proseguiva la missiva, non contava nulla, «di lui non mi preoccupo<br />

granchè dato che è quasi matto». Chi contava era Magellano. Manuel<br />

riunì in tutta fretta i suoi consiglieri, che gli suggerirono di corrompere Magellano.<br />

In caso di insuccesso, aggiunse il vescovo di La<strong>me</strong>go, non restava che<br />

farlo assassinare. L’incarico di boicottare la spedizione fu affidato a Sebastian<br />

Alvares, console portoghese a Siviglia.<br />

Alvares non pensava che Magellano avesse molte possibilità di successo. Visitò<br />

i bacini dove si trovavano le cinque navi e scrisse a re Manuel: «Sono molto<br />

vecchie e rattoppate (…) e io non vorrei salirvi a bordo neppure per andare<br />

fino alle Canarie, dal mo<strong>me</strong>nto che le loro costole sono morbide co<strong>me</strong> il burro».<br />

Ma Magellano, che aveva speri<strong>me</strong>ntato le difficoltà dei tropici e la violen-<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

za delle onde che dall’Antartico arrivavano fino al Capo di Buona Speranza,<br />

stava facendo rinforzare le ossature delle navi in modo che potessero resistere<br />

alle asprezze del clima, irrobustendo fascia<strong>me</strong> e struttura, calafatando le giunture<br />

con pece, ridisegnando vele, attrezzature e ponti e aggiungendo armi pesanti<br />

qualora le navi portoghesi le avessero attaccate. A quel punto Alvares fece<br />

del suo <strong>me</strong>glio per sabotarle. Verso la fine di ottobre, <strong>me</strong>ntre la nave ammiraglia<br />

di Magellano, la Trinidad, era sottoposta agli opportuni rifaci<strong>me</strong>nti a Siviglia,<br />

Alvares si avvicinò alla banchina e osservò che sulla nave sventolavano<br />

soltanto quattro piccoli stendardi con lo stemma di Magellano. In quanto capitano<br />

<strong>della</strong> nave, aveva il diritto di innalzare il proprio stendardo anche se, natural<strong>me</strong>nte,<br />

aveva intenzione di affiancarvi lo stemma reale di Spagna, al posto<br />

d’onore sull’albero maestro: la bandiera di Spagna. Tuttavia, non era stata ancora<br />

consegnata dal fabbricante, che la stava ripitturando, e così sull’albero<br />

maestro sventolava solo lo stendardo di Magellano. Alvares notò che lo stendardo<br />

del capitano recava alcuni ben noti emblemi del re del Portogallo, i quali<br />

indicavano semplice<strong>me</strong>nte che Magellano faceva parte <strong>della</strong> nobiltà portoghese.<br />

Molto astuta<strong>me</strong>nte Alvares radunò un gruppo di sfaccendati che si trovavano<br />

sulla banchina, mostrò loro quella che, a suo dire, era la bandiera portoghese<br />

che sventolava sulla Trinidad e fece in modo che scoppiasse il tumulto.<br />

Mentre la plebaglia cercava di strappare la bandiera straniera, un ufficiale del<br />

porto stupida<strong>me</strong>nte accusò Magellano di tradi<strong>me</strong>nto nei confronti <strong>della</strong> Spagna.<br />

Magellano che non aveva tempo da perdere con gli sciocchi, gli ordinò semplice<strong>me</strong>nte<br />

di abbandonare il ponte <strong>della</strong> sua nave; ne seguì un tentativo di arresto<br />

e scoppiò una rissa. Nel provocare l’assurdo incidente, Alvares aveva sperato<br />

che qualcuno uccidesse Magellano che in effetti fu ferito a una mano; ma quando<br />

l’ordine fu ristabilito, egli approfittò dell’episodio per rafforzare le misure<br />

di sicurezza nei bacini.<br />

Alvares cercò di avvicinare lo stesso Magellano per indurlo a ritornare in<br />

Portogallo, ma né le pro<strong>me</strong>sse di riavere il favore del Re né i tetri avveni<strong>me</strong>nti<br />

sui rischi del viaggio ebbero alcun effetto.<br />

Anche il tentativo di corrompere i quattro cancellieri reali non portò a nulla.<br />

Chèvres e Sauvage erano sull’orlo <strong>della</strong> tomba e non provavano più alcun interesse<br />

né per le bustarelle né per Magellano; il cardinale Adriano era da parte<br />

sua incorruttibile e il vescovo Fonseca, anche se sarebbe stato ben lieto di intascare<br />

il denaro portoghese, non aveva certo intenzione di fermare un’impresa<br />

che significava ricchezza per lui personal<strong>me</strong>nte e fama per Juan de Cartagena.<br />

Alvares dovette ricorrere a boicottaggi di più basso livello offrendo denaro alle<br />

guardie perchè si voltassero dall’altra parte <strong>me</strong>ntre i suoi agenti rubacchiavano<br />

le provviste destinate alla flotta. Il suo scopo era quello di ingannare Magellano<br />

in modo da lasciarlo partire convinto che le sue navi fossero ben equipaggiate;<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

soltanto in alto mare si sarebbe accorto che gli mancavano le scorte necessarie.<br />

Nel settembre 1518, Beatriz Magellano ebbe un figlio, un maschietto di no<strong>me</strong><br />

Rodrigo. In novembre re Manuel celebrò il controverso matrimonio con<br />

Eleonora d’Asburgo, sorella di re Carlo e il febbraio seguente Carlo inviò una<br />

lettera rassicurante al nuovo cognato dichiarando che la flotta di Magellano sarebbe<br />

rimasta intera<strong>me</strong>nte in territorio spagnolo. La conciliante dichiarazione<br />

fece arrabbiare Manuel, ma gli impedì di avanzare qualsiasi protesta contro<br />

l’implicita annessione delle Molucche da parte <strong>della</strong> Spagna.<br />

I lunghi preparativi per il viaggio continuavano.<br />

Magellano prestava molta attenzione ai dettagli, co<strong>me</strong> se soltanto controllando<br />

ogni cosa, anche minima, potesse dimostrare di non essere più un semplice<br />

marinaio portoghese, sconosciuto e zoppo, ma il Comandante supremo di una<br />

flotta spagnola. Aiutò addirittura a confezionare le casse di provviste per il<br />

viaggio, co<strong>me</strong> scoprì Alvares un giorno in cui si aggirava per le banchine del<br />

porto per cercare di corrompere i sorveglianti. Nei suoi preparativi Magellano<br />

ricevette il consiglio non richiesto di re Carlo, che gli inviò un voluminoso docu<strong>me</strong>nto<br />

in cui ingenua<strong>me</strong>nte delineava quella che, secondo lui, doveva essere<br />

la conduzione del viaggio. In 75 paragrafi il Re, che non era mai stato Ufficiale<br />

di <strong>Marina</strong>, dava istruzioni a Magellano sul modo di governare una nave, di gettare<br />

l’ancora e pulire le pompe, sulle responsabilità degli ufficiali e marinai<br />

semplici. L’equipaggio non doveva bestemmiare, giocare d’azzardo o com<strong>me</strong>ttere<br />

violenze sessuali quando scendeva a terra; i Comandanti delle navi dovevano<br />

distribuire le razioni in modo equo e fare visite di cortesia agli uomini<br />

ammalati. Senza dubbio Magellano prestò al docu<strong>me</strong>nto l’attenzione che <strong>me</strong>ritava<br />

e continuò il suo lavoro. Egli requisì una quantità di cibo tal<strong>me</strong>nte enor<strong>me</strong><br />

che allarmò gli ufficiali <strong>della</strong> Casa de Antillas e sconcertò Sebastian Alvares<br />

(23). Ma perché Magellano voleva tutto quel cibo? Ci volevano solo poche settimane<br />

per raggiungere l’A<strong>me</strong>rica; il viaggio attraverso il presunto stretto certa<strong>me</strong>nte<br />

avrebbe richiesto soltanto qualche settimana in più e sebbene nessuno<br />

avesse idea di quali fossero le di<strong>me</strong>nsioni del Mare Meridionale, sembrava ragionevole<br />

ipotizzare che non fosse più grande dell’Atlantico. Nella peggiore<br />

delle ipotesi, dunque, Magellano avrebbe impiegato tre o quattro <strong>me</strong>si per raggiungere<br />

le Molucche, am<strong>me</strong>sso che il famoso stretto esistesse davvero. Alcuni<br />

(23) Volle razioni per un viaggio di due anni: 686 kg di gallette, 217 kg di olio, 258 kg di carne in salamoia,<br />

507 kg di formaggi, 200 barili di sardine, 238 dozzine di rotoli di pesce secco e 770 Kg di pesce<br />

secco in barili. Fece caricare provviste di lenticchie, piselli, miele, aglio, riso, zucchero, sale, mar<strong>me</strong>llata,<br />

uva passa, olive e altro. Volle razioni generose di vino. Frutta fresca e verdura potevano essere reperite<br />

ogni volta che fossero approdati da qualche parte; l’acqua piovana, si sperava, avrebbe garantito di<br />

mantenere la quantità d’acqua che si aveva alla partenza; pesci e uccelli se li sarebbero procurati durante<br />

la navigazione.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

degli ufficiali che controllavano i conti devono essersi chiesti se quello di Magellano<br />

era un bluff e pertanto caricava una quantità maggiore di provviste perché<br />

non aveva la più pallida idea del modo in cui avrebbe raggiunto le Indie o<br />

di quanto tempo sarebbe stato necessario per trovare una via navigabile. È certo<br />

comunque che gli ufficiali che reclutavano i marinai si guardavano bene dall’accennare<br />

alla possibilità di un viaggio di due anni; al contrario pro<strong>me</strong>ttevano<br />

una traversata facile e rapida verso una terra dal clima caldo, ricca di chiodi di<br />

garofano, perle e rubini. Anche così non era facile trovare gli uomini: da tempo<br />

la Spagna, così co<strong>me</strong> il Portogallo, era sottopopolata. La scoperta del Nuovo<br />

Mondo aveva sottratto la maggior parte dei marinai più avventurosi, una recente<br />

epidemia di peste, poi, aveva ridotto il nu<strong>me</strong>ro degli uomini rimasti in patria<br />

e i rischi di un viaggio lungo una rotta sconosciuta scoraggiavano i pochi marinai<br />

esperti ancora disponibili. La durezza <strong>della</strong> vita sull’oceano era ben nota:<br />

una dieta di gallette e di carne in salamoia, l’esposizione ai venti gelidi e al sole<br />

tropicale, alloggia<strong>me</strong>nti umidi e sovraffollati, l’isola<strong>me</strong>nto terribile a cui si era<br />

costretti durante viaggi che potevano durare anni e, peggio ancora, l’alto tasso<br />

di mortalità per uomini che affrontavano mari in tempesta a bordo di imbarcazioni<br />

fragili e mal costruite. Per di più la paga era misera e anche chi avesse<br />

goduto di una ricca quintalada (24), alla fine del viaggio non sarebbe stato più<br />

ricco di chi aveva trascorso quel periodo coltivando i campi in patria. A Siviglia<br />

Magellano trovò soltanto diciassette uomini disposti a unirsi alla flotta, per<br />

la maggior parte giovani e inesperti. Per riempire i ranghi, che prevedevano più<br />

di duecento uomini, Magellano fu costretto a <strong>me</strong>ttere insie<strong>me</strong> un equipaggio internazionale.<br />

Nel far questo si trovò coinvolto in complicazioni di tipo politico.<br />

La Spagna era piena di esperti marinai portoghesi che Magellano aveva incontrato<br />

in India e a cui trovò naturale rivolgersi. Sentendosi forse a disagio di<br />

fronte alla manifesta ostilità di alcuni dei suoi Comandanti spagnoli, Magellano<br />

voleva attorno a sé vecchi amici e compagni fidati, soprattutto co<strong>me</strong> piloti e<br />

primi ufficiali (25). Il vescovo Fonseca, che non voleva che Magellano partisse<br />

con un gruppo di compatrioti a lui fedeli, nel giugno 1519 sferrò un duro colpo:<br />

convinse re Carlo a decretare che la flotta non poteva avere più di cinque uomi-<br />

(24) Percentuale sui profitti.<br />

(25) A bordo di una tipica nave spagnola degli inizi del XVI secolo, il Comandante era di solito un nobile<br />

senza particolare esperienza in fatto di navigazione, la cui responsabilità principale era sovrintendere al<br />

viaggio e mantenere la disciplina. Magellano e Juan Serrano, entrambi navigatori esperti, erano un’eccezione;<br />

i tre Comandanti spagnoli, Cartagena, Mendoza e Quesada non lo erano affatto. Il Comandante in<br />

seconda era il maestro, che si intendeva di navigazione, ma il cui compito principale era tenere sotto controllo<br />

l’equipaggio. Il pilota, che occupava il terzo gradino <strong>della</strong> gerarchia a bordo, era responsabile <strong>della</strong><br />

navigazione e ogni giorno compiva i rileva<strong>me</strong>nti in base ai quali era tracciata la rotta. Il nostromo, quarto<br />

nella gerarchia <strong>della</strong> nave, si occupava dei marinai che manovravano le vele e le attrezzature di bordo.<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

ni di nazionalità portoghese e che questi non potevano essere che servi o paggi.<br />

Magellano deve aver protestato molto vivace<strong>me</strong>nte dal mo<strong>me</strong>nto che in luglio<br />

il decreto fu modificato in modo da consentirgli di avere cinque portoghesi di<br />

qualsiasi rango. Pertanto uomini co<strong>me</strong> Duarte Barbosa e Alvaro de Mesquita,<br />

rispettiva<strong>me</strong>nte cognato e cugino — per parte di madre — di Magellano poterono<br />

arruolarsi, insie<strong>me</strong> a Estevão Go<strong>me</strong>s, che a torto Magellano considerava<br />

suo amico. Il quarto e quinto erano Juan Serrano ed Henrique, il servo di Magellano.<br />

La maggior parte dei piloti e dei capitani portoghesi dovettero essere<br />

licenziati.<br />

Il recluta<strong>me</strong>nto andò avanti a rilento per tutta l’estate del 1519. Circa una<br />

dozzina di marinai baschi si arruolarono tutti insie<strong>me</strong>, con grande piacere di<br />

Magellano, dal mo<strong>me</strong>nto che i baschi erano considerati marinai capaci e laboriosi.<br />

Arrivarono capeggiati da Juan Sebastian del Cano, o Escano, originario<br />

del villaggio basco di Guetaria. Del Cano, che fu assunto co<strong>me</strong> copilota <strong>della</strong><br />

nave che doveva essere comandata da Gaspar de Quesada, aveva soltanto una<br />

trentina d’anni, ma era già stato Comandante di una nave propria, un’imbarcazione<br />

<strong>me</strong>rcantile che com<strong>me</strong>rciava schiavi in Africa settentrionale. Non molto<br />

tempo prima aveva dovuto consegnare la sua nave ai creditori e voleva viaggiare<br />

con Magellano nella speranza di recuperare il denaro perduto. A rigori, rischiava<br />

di essere <strong>me</strong>sso in prigione, dato che le persone a cui aveva dovuto<br />

vendere la sua nave erano forestieri ed era contrario alle leggi spagnole vendere<br />

navi a stranieri. L’incerta posizione legale di del Cano deve aver certa<strong>me</strong>nte influito<br />

parecchio sulla sua decisione di <strong>me</strong>ttersi in mare per un viaggio che, tutto<br />

lasciava prevedere, sarebbe stato piuttosto lungo.<br />

Tuttavia, dopo l’arrivo dei baschi, il recluta<strong>me</strong>nto si interruppe di nuovo e<br />

Magellano cercò ancora una volta di arruolare dei portoghesi. Fece sapere alla<br />

Casa de Contratación di ritenere che il decreto reale volesse dire che gli era<br />

consentito assu<strong>me</strong>re soltanto cinque ufficiali portoghesi, ma che non ci fosse<br />

alcun limite per quanto riguardava i semplici marinai; e ne arruolò più di trenta.<br />

La Casa de Contratación, per ordine di Fonseca, gli ordinò di licenziare i portoghesi;<br />

per tutta risposta Magellano chiese di essere ricevuto da re Carlo da cui<br />

ottenne l’autorizzazione ad assu<strong>me</strong>re due dozzine di compatrioti, dodici scelti<br />

da Magellano e dodici dalla Casa de Contratación. Con il tacito consenso del<br />

Re, Magellano superò questo nu<strong>me</strong>ro e inserì trentasette portoghesi tra il suo<br />

equipaggio — insie<strong>me</strong> a un nu<strong>me</strong>ro imprecisato di altri che adottarono cognomi<br />

spagnoli per aggirare il limite. Così quella spedizione spagnola era comandata<br />

da un portoghese e aveva un buon gruppo di portoghesi tra gli uomini dell’equipaggio.<br />

Dal mo<strong>me</strong>nto che il livello degli artiglieri spagnoli e portoghesi non era molto<br />

elevato, Magellano assunse quindici cannonieri, prevalente<strong>me</strong>nte tedeschi,<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

francesi o fiamminghi. Il capo dei cannonieri, Andrei di Bristol, era l’unico inglese<br />

<strong>della</strong> spedizione, anche se era ormai naturalizzato spagnolo per il matrimonio<br />

con una spagnola. Magellano scelse anche trenta marinai italiani, diciannove<br />

francesi e un certo nu<strong>me</strong>ro di greci, mori e negri.<br />

Prevedendo che i Portoghesi avrebbero attaccato la sua flotta, Magellano ottenne<br />

dalla Casa de Contratación un centinaio di armature pesanti per i suoi<br />

soldati e lo stesso nu<strong>me</strong>ro di corazze leggere da far indossare ai marinai che<br />

durante il combatti<strong>me</strong>nto si occupavano delle attrezzature. Le navi trasportavano<br />

60 balestre, 50 archibugi a miccia (che erano stati appena inventati) e<br />

una buona quantità di giavellotti, lance, picche e scudi. Da Bilbao erano arrivati<br />

71 pezzi di artiglieria pesante. A bordo <strong>della</strong> nave ammiraglia c’era un<br />

brigantino (26) smontato, con le parti nu<strong>me</strong>rate per poter essere rimontato in<br />

fretta. E poi c’erano le attrezzature: incudini, mole, forge, mantici, 89 lanterne,<br />

50 spade e picconi, attrezzi da muratori e scalpellini per costruire una fortezza<br />

nelle Molucche, vele e stru<strong>me</strong>ntazione extra, chiodi, candele, attrezzatura<br />

per la pesca, 13 ancore, <strong>me</strong>dicine, unguenti. I registri attestano che i navigatori<br />

avevano in dotazione sei quadranti di legno, un astrolabio di legno costruito<br />

da Ruy Faleiro, 15 quadranti di legno con scale di bronzo, sei astrolabi<br />

di <strong>me</strong>tallo, 37 aghi per bussole, 18 clessidre, sei paia di compassi e 23 carte di<br />

cui una fatta da Faleiro.<br />

Per conto dei Fugger le navi trasportavano un carico di <strong>me</strong>rcurio e di barre di<br />

ra<strong>me</strong> da vendere in Oriente, dove tali generi erano molto richiesti; nelle stive<br />

c’erano, inoltre, balle di tessuti destinati sia a essere com<strong>me</strong>rciati che dati in<br />

dono ai sovrani orientali: cotone, velluto, satin, pizzi preziosi e broccati. Da barattare<br />

in cambio delle spezie e per conquistarsi l’amicizia delle persone semplici,<br />

Cristòbal de Haro aggiunse circa 20.000 campanelle, 10.000 ami da pesca,<br />

900 specchi da poco prezzo, 100 specchi di qualità migliore, 5.000 coltelli<br />

tedeschi e un assorti<strong>me</strong>nto di perline, pettini, braccialetti di ra<strong>me</strong> e di ottone e<br />

bacinelle di <strong>me</strong>tallo.<br />

Nonostante la segreta interferenza degli agenti di re Manuel, l’insolenza e<br />

l’insubordinazione dei Comandanti spagnoli e il crescente ostruzionismo di<br />

Fonseca, verso la fine dell’estate 1519 Magellano aveva quasi terminato i preparativi<br />

che duravano ormai da diciotto <strong>me</strong>si. Re Carlo, che in giugno era diventato<br />

l’Imperatore Carlo V grazie ai capitali dei Fugger e che sembrava ormai<br />

sulla via di ridurre il mondo intero sotto la dominazione asburgica, aveva<br />

finito con il nutrire un profondo interesse per il buon esito dell’impresa e una<br />

(26) Imbarcazione a remi simile a quelle che Magellano aveva trovato tanto utili sulla costa dell’Africa<br />

Orientale nel 1506.<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

altrettanta profonda ammirazione nei<br />

confronti di Magellano, e lo aveva<br />

aiutato moltissimo nelle sue battaglie<br />

contro la burocrazia e contro tutta una<br />

serie di nemici <strong>della</strong> cui esistenza non<br />

si rendeva ancora conto. Impaziente<br />

di veder partire le navi, Carlo scelse<br />

arbitraria<strong>me</strong>nte la data del 10 agosto<br />

1519 co<strong>me</strong> giorno <strong>della</strong> partenza, che<br />

le navi fossero pronte o <strong>me</strong>no. A dire<br />

la verità non erano affatto pronte, dal<br />

mo<strong>me</strong>nto che il console portoghese<br />

Sebastian Alvares aveva intercettato<br />

la maggior parte dei riforni<strong>me</strong>nti prima<br />

che raggiungessero le stive delle<br />

navi <strong>della</strong> flotta e che gli ammanchi<br />

scoperti all’ultimo minuto dovettero<br />

essere colmati in tutta fretta. Ciò nondi<strong>me</strong>no<br />

il 10 agosto fu celebrata una<br />

Messa Solenne, furono impartite ela- Antonio Pigafetta.<br />

borate benedizioni e un ufficiale di<br />

Siviglia fece pronunciare a Magellano un giura<strong>me</strong>nto in base al quale si impegnava<br />

a essere fedele al re Carlo. Nel ricevere lo stendardo reale Magellano<br />

stava in piedi accanto all’altare, <strong>me</strong>ntre i quattro Comandanti, i capitani e i piloti<br />

si inginocchiarono davanti a lui pro<strong>me</strong>ttendo fedeltà e ubbidienza ai suoi<br />

ordini. Il Re aveva conferito a Magellano il potere di vita e di morte sui suoi<br />

uomini — «di coltello e di corda», co<strong>me</strong> si diceva — che ogni Ammiraglio deteneva<br />

quando si trovava in alto mare. Gli ufficiali presero atto di quel potere,<br />

giurando «di seguire i suoi ordini e di ubbidirgli in tutto», anche se tre dei quattro<br />

comandanti si erano impegnati segreta<strong>me</strong>nte a destituirlo, ucciderlo e gettarlo<br />

in mare (27). Quando i festeggia<strong>me</strong>nti furono finiti, le cinque navi levarono<br />

le ancore <strong>me</strong>ntre rullavano i tamburi, suonavano le trombe e venivano sparate<br />

salve di cannone; tuttavia percorsero soltanto 75 miglia lungo il fiu<strong>me</strong>, fino<br />

al porto di San Lucar de Barra<strong>me</strong>da, dove il Guadalquivir si getta in mare.<br />

Qui rimasero per un altro <strong>me</strong>se, per ovviare agli ammanchi scoperti all’ultimo<br />

minuto. In questo periodo Magellano scrisse il suo ultimo testa<strong>me</strong>nto, in data<br />

(27) Don Antonio Pigafetta, il giovane viaggiatore italiano che descrisse tutto il viaggio di circumnavigazione,<br />

notava, in quell’occasione, co<strong>me</strong> «i Comandanti lo odiassero oltre ogni dire, non so per quale motivo<br />

se non perché lui era portoghese e loro spagnoli».<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

24 agosto 1519, nel quale non si faceva <strong>me</strong>nzione delle proprietà portoghesi, a<br />

cui evidente<strong>me</strong>nte Magellano riteneva di non aver più diritto per avere giurato<br />

fedeltà alla Spagna. Il patrimonio di cui disponeva al mo<strong>me</strong>nto, compresi i benefici<br />

che sarebbero derivati dal viaggio appena intrapreso, sarebbe andato al<br />

figlio Rodrigo, nato da poco, e ai suoi legittimi eredi, senza di<strong>me</strong>nticare il figlio<br />

non ancora nato di cui Beatriz era incinta. Alcuni lasciti andarono anche a<br />

sua sorella Isabel, al suo paggio, Cristòbal Rabelo, al suo schiavo malese, Henrique<br />

e ad altri amici e parenti. Specificò anche con molta cura il luogo cui desiderava<br />

essere sepolto, le chiese a cui voleva lasciare del denaro e il nu<strong>me</strong>ro di<br />

<strong>me</strong>sse che desiderava fossero celebrate in occasione del suo funerale. Il testa<strong>me</strong>nto<br />

era un docu<strong>me</strong>nto lungo ed elaborato, tipico dell’interesse di Magellano<br />

per i dettagli e le possibili evenienze (28).<br />

(28) Fu anche un docu<strong>me</strong>nto del tutto inutile, dal mo<strong>me</strong>nto che Magellano fu ucciso in terre lontane (il<br />

suo corpo non ha avuto degna sepoltura), suo figlio Rodrigo morì prima di aver compiuto tre anni, il figlio<br />

di cui era incinta Beatriz nacque morto e la stessa Beatriz morì nel 1522; non fu compiuta nessuna<br />

delle opere di bene da lui volute. Il fratello di Magellano, Diogo de Sousa, che avrebbe dovuto ereditare la<br />

proprietà in mancanza di eredi diretti, non ebbe nulla e così pure sua sorella Isabel; e la questione dell’eredità<br />

di Magellano continuò fino al 1796, a tutto vantaggio degli avvocati, prima di essere lasciata definitiva<strong>me</strong>nte<br />

cadere.<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

LA PARTENZA<br />

La vera data <strong>della</strong> partenza arrivò: 20 settembre 1519. Il più importante<br />

viaggio <strong>della</strong> storia dell’umanità stava per iniziare, minato da intrighi prima<br />

ancora che le navi lasciassero il porto. Nessuno si aspettava che diventasse<br />

un viaggio intorno al mondo. Si trattava di un’impresa com<strong>me</strong>rciale, non di<br />

un viaggio nell’ignoto per amore di avventura o desiderio di scoperte. Da Magellano<br />

fino all’ultimo mozzo, i motivi principali dell’impresa erano di tipo<br />

com<strong>me</strong>rciale:<br />

estendere i profitti derivanti dalle scoperte geografiche del secolo precedente<br />

(29).<br />

«Voglia il Signore Onnipotente concederci che facciano un viaggio co<strong>me</strong><br />

quello dei fratelli Corte Real», scrisse Sebastian Alvarez, il console portoghese<br />

a Siviglia, a re Manuel dopo il falli<strong>me</strong>nto di tutti i suoi tentativi per impedire la<br />

partenza <strong>della</strong> spedizione. Si riferiva ai due portoghesi che all’inizio del secolo<br />

erano morti nel tentativo di trovare il passaggio a nord-ovest che portasse in<br />

Asia.<br />

Alla partenza i marinai erano di ottimo umore, ma si trattava di una falsa allegria<br />

dal mo<strong>me</strong>nto che non avevano la minima idea delle reali difficoltà a cui<br />

andavano incontro (30).<br />

Pigafetta, che quando si imbarcò aveva circa trent’anni, era un colto gentiluomo<br />

di buona famiglia originario di Vicenza che, a quanto sembra, lasciò la<br />

sua comoda casa per girare il mondo e ammirare in particolare le <strong>me</strong>raviglie<br />

dell’alto mare o, co<strong>me</strong> dice lui, «le cose grandi e spaventose dell’oceano». Aveva<br />

fatto parte <strong>della</strong> delegazione inviata dal Papa a Carlo V e aveva pregato<br />

l’imperatore di fargli avere una lettera di presentazione per farsi ricevere da<br />

Magellano, che assunse il giovane gentiluomo co<strong>me</strong> segretario privato. Pigafetta<br />

sopravvisse al viaggio, non senza aver affrontato mo<strong>me</strong>nti difficili, e dopo il<br />

suo ritorno donò a Carlo «un libro scritto di mia mano in cui è narrato tutto ciò<br />

(29) Le navi che salparono furono:<br />

— la Trinidad, la nave ammiraglia, 110 tonnellate di stazza, 62 <strong>me</strong>mbri di equipaggio; Comandante: Ferdinando<br />

Magellano;<br />

— la San Antonio, 120 tonnellate di stazza, 56 <strong>me</strong>mbri di equipaggio; Comandante: Juan de Cartagena;<br />

— la Concepcìon, 90 tonnellate di stazza, 43 <strong>me</strong>mbri di equipaggio; Comandante: Gaspar de Quesada;<br />

— la Victoria, 85 tonnellate di stazza, 44 <strong>me</strong>mbri di equipaggio; Comandante: Luis de Mendoza;<br />

— la Santiago, 75 tonnellate di stazza, 31 <strong>me</strong>mbri di equipaggio; Comandante: Juan Serrano.<br />

(30) Antonio Pigafetta scriveva che «il Comandante Generale aveva evitato di rivelare all’equipaggio alcuni<br />

particolari relativi al viaggio, per evitare che i marinai si preoccupassero pensando ai terribili rischi<br />

legati a una simile impresa per mare».<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

che avvenne, giorno per giorno, durante il nostro viaggio». Il diario di bordo<br />

ebbe ampia diffusione sotto forma di manoscritto e fu pubblicato a Venezia nel<br />

1536.<br />

A parte Pigafetta, restano solo brevi narrazioni di due marinai, un pilota genovese<br />

di no<strong>me</strong> Battista e di un altro sconosciuto pilota portoghese, Francisco<br />

Alvao.<br />

Poco tempo dopo il loro ritorno il geografo milanese Pietro Martyr (31), a<br />

quel tempo al servizio di Carlo V, incontrò molti dei sopravvissuti e scrisse una<br />

storia del viaggio, che inviò a papa Adriano VI a Roma, ma il manoscritto di<br />

quest’opera senz’altro importante è andato distrutto quando i Francesi saccheggiarono<br />

Roma nel 1527. Un racconto analogo più o <strong>me</strong>no dello stesso periodo e<br />

tratto da colloqui con i marinai sopravvissuti, fu scritto dal segretario di Carlo<br />

V, Massimiliano di Transilvania (32), ed è arrivato fino a noi. Un’altra fonte<br />

quasi contemporanea è l’opera dello storico spagnolo Antonio Herrera, scritta<br />

verso la fine del XVI secolo. Herrera aveva avuto accesso ad alcuni docu<strong>me</strong>nti<br />

di Stato che in seguito andarono perduti e la sua narrazione, anche se assai confusa,<br />

è esauriente soprattutto in quelle parti in cui Pigafetta è molto sbrigativo.<br />

Grazie a queste fonti, e soprattutto a Pigafetta, possiamo seguire la flotta<br />

<strong>me</strong>ntre si avviava verso la sua prima tappa: Tenerife, nelle Isole Canarie.<br />

La Trinidad, in quanto nave ammiraglia, viaggiava in testa; gli altri Comandanti<br />

avevano ricevuto ordine di rimanere dietro, a breve distanza, e di sistemare<br />

le vele co<strong>me</strong> quelle <strong>della</strong> Trinidad. Di notte la nave ammiraglia avrebbe issato<br />

le lanterne a poppa per comunicare con le altre navi: due lanterne per ridurre<br />

la velocità, tre per segnalare l’arrivo di un’imminente burrasca (e quindi la necessità<br />

di terzarolare le vele) e quattro per abbassarle. Torce e colpi di arma da<br />

fuoco erano il segnale di secche o barriere coralline in vista. Ciascuno di questi<br />

segnali doveva essere tenuto in considerazione da tutte le navi e Magellano insistette<br />

sulla stretta osservanza dell’etichetta secondo la quale ogni Comandan-<br />

(31) Pietro Martire (1457-1526) fu uno dei primi a scrivere sulla scoperta dell’A<strong>me</strong>rica e i suoi scritti rimangono<br />

una delle principali fonti sull’argo<strong>me</strong>nto. Visse in Spagna dal 1487, tutore dei figli di Ferdinando<br />

e Isabella, e amico di Colombo, Vespucci, Vasco de Gama, Cortez. Registrò i maggiori eventi che seguirono<br />

la scoperta del Nuovo Mondo, basandosi non solo sulla corrispondenza personale con i grandi navigatori,<br />

ma anche su docu<strong>me</strong>nti.<br />

(32) Massimiliano von Sevenborgen (1490-1538), in qualità di segretario di Carlo V scrisse anch’egli un<br />

resoconto <strong>della</strong> prima circumnavigazione del globo a opera di del Cano, pubblicato a Colonia nel 1523 e<br />

denominato Maximiliani Transyuani Caesaris a secretis epistola, de admirabili & novissima hispanoru in<br />

orientem navigatione, que auriae, & nulli prius accessae regiones sunt, cum ipsis etiam moluccis insulsi.<br />

Nel 1520 pubblicò la Legatio ad sacratissimum ac invictum Caesarem divum Carolum (...) ab reverendissimis<br />

et illustrissimis principibus (...) qua functus est (...) Federicus co<strong>me</strong>s palatinus in Molendino regio vlt.<br />

Novembris Anno MDXIX, i resoconti <strong>della</strong> nomina di Carlo I a imperatore del Sacro Romano Impero.<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

te era tenuto a salutarlo ogni sera. Le navi dovevano allinearsi di fianco all’ammiraglia<br />

e i Comandanti dovevano salutare Magellano con la formula «Dio salvi<br />

il Signor Capitano Generale, il Primo ufficiale e tutto l’equipaggio». In questo<br />

modo Magellano riusciva a mantenere le navi unite, la cosa più difficile per<br />

un Comandante. Non si sarebbe, inoltre, perso tempo ad aspettare eventuali ritardatari<br />

e la flotta sarebbe stata sempre pronta a difendersi da qualsiasi attacco.<br />

Circolavano voci che re Manuel avesse assoldato una flotta di pirati algerini<br />

per attaccare la navi spagnole ed era risaputo che a Lisbona era stata radunata<br />

da poco una grande armada forse proprio per intercettare le navi di Magellano.<br />

Tuttavia i sei giorni di viaggio verso Tenerife furono privi di sorprese: le navi<br />

entrarono in porto il 26 settembre e gli uomini dell’equipaggio cominciarono a<br />

portare a bordo i riforni<strong>me</strong>nti e le provviste che erano state acquistate in precedenza<br />

per essere ivi caricate.<br />

Pigafetta, il cui interesse per la storia naturale era profondo quanto la credulità,<br />

scoprì qui l’Albero <strong>della</strong> Pioggia, purtroppo del tutto sconosciuto alla<br />

scienza moderna. L’intero riforni<strong>me</strong>nto idrico dell’isola, racconta, derivava da<br />

questo albero: ogni giorno a <strong>me</strong>zzogiorno veniva avvolto da una nube e i rami<br />

frondosi dell’albero assorbivano una grande quantità di umidità che si raccoglieva<br />

veloce<strong>me</strong>nte in grandi rivoli che dalle sue radici convogliavano l’acqua<br />

diretta<strong>me</strong>nte in grandi cisterne che si trovavano nelle vicinanze. Mentre Pigafetta<br />

ammirava questa <strong>me</strong>raviglia, Magellano era impegnato in faccende più serie,<br />

dal mo<strong>me</strong>nto che il 27 settembre era arrivata una caravella dalla Spagna<br />

con un <strong>me</strong>ssaggio segreto di Diogo Barbosa. Questi gli comunicava di aver saputo<br />

che i tre Comandanti spagnoli avevano intenzione di ucciderlo e di sostituirgli<br />

Juan de Cartagena.<br />

Questo confermava quanto era stato rivelato a Magellano da Alvares, il console<br />

portoghese, che con il racconto del complotto ordito ai suoi danni aveva<br />

sperato di spaventarlo e di dissuaderlo dall’intraprendere il viaggio. Magellano,<br />

senza scomporsi, rispose al suocero che avrebbe cercato di conquistarsi la<br />

lealtà dei tre spagnoli e che avrebbe tenuto gli occhi bene aperti.<br />

Quella notte Magellano ebbe un incontro con i tre Comandanti e piloti per<br />

decidere la rotta. I cospiratori avrebbero benissimo potuto colpire proprio in<br />

quella occasione, dato che nella cabina di Magellano c’erano i tre Comandanti<br />

che stavano per tradirlo e due piloti portoghesi, Estevão Go<strong>me</strong>s e João Carvalho,<br />

contro cui era stato <strong>me</strong>sso in guardia da Diogo Barbosa. Nella stanza<br />

l’unico uomo su cui Magellano era certo di fare affida<strong>me</strong>nto era Juan Serrano,<br />

che era però vecchio e lento. Juan de Cartagena aveva indetto la riunione per<br />

dare lui stesso gli ordini; con la sua insolenza voleva provocare l’Ammiraglio<br />

in modo da suscitare una qualche violenta reazione che potesse portare a una<br />

rissa e a un rapido colpo di pugnale. Ma Magellano, che aveva ben compreso<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

quali erano le intenzioni di Cartagena, decise di essere conciliante e addirittura<br />

ossequioso. Lasciò che Cartagena conducesse la riunione e approvò garbata<strong>me</strong>nte<br />

tutte le decisioni prese dallo spagnolo, facendo in modo che si pensasse<br />

di avere un Ammiraglio inetto e facile da soggiogare. Con la sua acquiescenza,<br />

Magellano evitò così qualsiasi confronto im<strong>me</strong>diato con i suoi nemici.<br />

Dopo aver trascorso tre giorni a Tenerife, la flotta riprese il mare con la Trinidad<br />

in testa con rotta sud-ovest che Magellano, per insistenza di Cartagena,<br />

aveva accettato di seguire. Era la rotta normal<strong>me</strong>nte seguita per arrivare in Brasile<br />

sfruttando il vento costante. Tuttavia, all’alba del 5 ottobre, brusca<strong>me</strong>nte<br />

l’ammiraglia deviò verso sud-sud-ovest, secondo una rotta che l’avrebbe portata<br />

molto più vicino alla costa africana. Quando fu dato il segnale del cambia<strong>me</strong>nto<br />

di rotta, Cartagena condusse la sua nave a fianco <strong>della</strong> Trinidad e chiese<br />

al pilota Estevão Go<strong>me</strong>s il perché di quel cambia<strong>me</strong>nto. «A sud da ovest» rispose<br />

Go<strong>me</strong>s. Cartagena volle allora sapere perché la flotta stesse deviando<br />

dalla rotta che era stata concordata a Tenerife; ma Magellano, che si trovava sul<br />

cassero di poppa accanto a Go<strong>me</strong>s, gli rispose brusca<strong>me</strong>nte di seguire l’ammiraglia<br />

senza fare domande. Quando l’irato e stupefatto Cartagena cercò di contestare<br />

il cambia<strong>me</strong>nto unilaterale da parte di Magellano delle decisioni concordate,<br />

il Comandante Generale assunse un’espressione glaciale e di fronte alle<br />

proteste di Cartagena, che sosteneva si trattasse di una rotta pericolosa, rispose<br />

sprezzante<strong>me</strong>nte che lo spagnolo doveva «seguire la mia bandiera di giorno e<br />

la mia lanterna di notte». Cartagena era furibondo: non aveva colto l’occasione<br />

di uccidere Magellano a Tenerife e ora era costretto a seguire impotente la Trinidad<br />

lungo quell’incomprensibile rotta <strong>me</strong>ridionale. Per due settimane la flotta<br />

seguì la propria rotta tra le Isole di Capo Verde e il continente africano. Non era<br />

la consueta rotta per il Brasile e neppure quella normal<strong>me</strong>nte seguita dalle navi<br />

portoghesi che andavano in India; era una rotta inesistente. Poi il tempo cambiò<br />

e ci furono venti contrari che impedirono alle navi di avanzare. La forza dei<br />

venti continuò ad au<strong>me</strong>ntare fino a quando il 18 ottobre, <strong>me</strong>ntre la flotta si trovava<br />

al largo <strong>della</strong> costa <strong>della</strong> Sierra Leone, una tempesta terribile si abbattè<br />

sulle navi che si inclinarono a tal punto che le estremità dei pennoni toccavano<br />

le onde. Sugli alberi danzavano i fuochi di Sant’Elmo, che spaventavano e rassicuravano<br />

allo stesso tempo; infatti quei bagliori accecanti dovuti a scariche<br />

elettriche, dicevano ai marinai che il santo li avrebbe protetti. Non appena i bagliori<br />

benedetti lasciarono le velature, il vento cessò, il mare si calmò e i marinai<br />

resero grazie a Dio.<br />

Ma il mare restava calmo dal mo<strong>me</strong>nto che la flotta navigava ormai nella zona<br />

delle bonacce tropicali, dove non soffiava un alito di vento e le navi se ne<br />

stavano immobili. Squali dai denti aguzzi le circondavano; i marinai ne catturarono<br />

alcuni e li cucinarono e Pigafetta scoprì che il loro sapore non gli piaceva<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

affatto. Scoprì anche altre <strong>me</strong>raviglie: uccelli marini senza zampe che passavano<br />

tutta la vita a sfiorare le onde e deponevano le uova sul dorso dei maschi. Le<br />

navi non riuscivano ad andare avanti e gli uomini cominciavano a mormorare<br />

che il Capitano Generale li aveva stupida<strong>me</strong>nte condotti nella zona delle bonacce<br />

equatoriali contro la volontà del comandante Cartagena. Il sole tropicale<br />

li arrostiva giorno dopo giorno, sciogliendo il catra<strong>me</strong> nelle giunture e trasformando<br />

il ponte di coperta in un forno. Il caldo era insopportabile e l’umidità<br />

ancora peggiore. In <strong>me</strong>zzo agli uomini si aggirava un prete degenere, Padre Pedro<br />

Sanchez de Reina, che faceva di tutto per au<strong>me</strong>ntare il malumore generale.<br />

Padre Reina, uno dei tre preti <strong>della</strong> spedizione, era amico di Juan de Cartagena<br />

e si aggirava qua e là cantando canzoni oscene, trangugiando enormi quantità<br />

di vino, offrendo una facile assoluzione per tutti i tipi di peccati, disprezzando<br />

Magellano e lodando Cartagena. Magellano, solitario e remoto, se ne rimase<br />

per proprio conto in quei terribili venti giorni di bonaccia. Gli altri Comandanti<br />

si spostavano da una nave all’altra, ma lui non si curava di nessuno e aspettava<br />

che la bonaccia finisse. Il ventunesimo giorno si alzò un soffio di vento che divenne<br />

sempre più forte, le vele si gonfiarono e la flotta si rimise in moto raggiungendo<br />

la zona degli alisei che soffiavano da sud-est. Erano state tre settimane<br />

difficili, tre settimane in cui le navi avevano coperto soltanto tre leghe e<br />

le razioni di vino, pane e acqua dovettero essere ridotte; ora però erano di nuovo<br />

in navigazione. Magellano aveva condotto deliberata<strong>me</strong>nte la flotta nella<br />

zona delle bonacce tropicali e aveva raggiunto il proprio scopo: la flottiglia di<br />

caravelle, che il re Manuel aveva inviato da Lisbona per intercettare la sua flotta,<br />

non l’aveva trovata ed era tornata indietro.<br />

Adesso la rotta per l’A<strong>me</strong>rica era libera.<br />

Juan de Cartagena imparò che il mite Magellano visto a Tenerife non era il<br />

vero Magellano e si preparò ad agire in modo più diretto. Il 20 novembre la<br />

flotta superò l’equatore; da quel mo<strong>me</strong>nto in poi non sarebbe stato più possibile<br />

vedere la Stella Polare e la notte i navigatori avrebbe dovuto cercare di calcolare<br />

la latitudine misurando l’altezza <strong>della</strong> Croce del Sud. Fu a questo punto che<br />

Cartagena decise di agire. Poco dopo aver attraversato l’equatore, le navi stavano<br />

per rivolgere il consueto saluto serale a Magellano; ma quanto la San Antonio<br />

si avvicinò all’ammiraglia, Cartagena non disse nulla, diede invece ordine<br />

al suo timoniere di salutare sgarbata<strong>me</strong>nte Magellano chiamandolo semplice<strong>me</strong>nte<br />

Comandante e non Comandante Generale. Di fronte ai rimproveri di<br />

Magellano, Cartagena si fece avanti e gridò: «Questa volta ho dato all’uomo<br />

più importante di questa nave l’incarico di salutarvi, ma la prossima volta, se<br />

mi garba, incaricherò uno dei miei mozzi». Poi la San Antonio si allontanò.<br />

Si trattava di un’insolenza pre<strong>me</strong>ditata e tutti si chiedevano quale sarebbe<br />

stata la reazione di Magellano — am<strong>me</strong>sso che una reazione ci fosse. In quel<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

periodo, infatti, egli veniva guardato con disprezzo dalla maggior parte dei marinai<br />

perché, per quanto ne sapevano loro, aveva sprecato quasi due <strong>me</strong>si con<br />

quella balorda idea di seguire la rotta verso il Brasile. Per tre notti Cartagena<br />

non salutò affatto, anche se gli altri tre Comandanti continuarono a fare il loro<br />

dovere. Magellano non reagiva, dando l’impressione di subire il pesante insulto<br />

senza protestare. La sera seguente, <strong>me</strong>ntre si avvicinava per salutare, il comandante<br />

<strong>della</strong> Victoria, Luis de Mendoza, riferì che il suo timoniere era stato colto<br />

in flagrante <strong>me</strong>ntre compiva un atto di sodomia, un crimine punibile con la<br />

morte secondo la legge navale spagnola, anche se di solito il colpevole se la cavava<br />

con la fustigazione. Magellano convocò per l’indomani tutti i comandanti<br />

a bordo <strong>della</strong> Trinidad per instaurare una corte marziale.<br />

Le navi si avvicinarono, i quattro Comandanti salirono a bordo dell’ammiraglia,<br />

il timoniere e il suo amante furono giudicati in fretta e condannati a morte,<br />

ma le sentenze vennero rimandate a quando si fosse giunti in Brasile. I prigionieri<br />

furono portati via. Ancora una volta Magellano e Juan Serrano dovettero<br />

affrontare i tre Comandanti spagnoli. Per Cartagena era l’occasione buona per<br />

non ripetere l’errore com<strong>me</strong>sso a Tenerife in una situazione analoga: con arroganza<br />

rimproverò Magellano per il cambia<strong>me</strong>nto di rotta e lo accusò di incompetenza<br />

andando avanti e indietro, con fare insolente, per la cabina. Co<strong>me</strong> a Tenerife,<br />

il Comandante Generale diede l’impressione di sentirsi intimidito di<br />

fronte a Cartagena e rispose in modo incerto ed esitante. Eccitato dalle stesse<br />

parole, Cartagena si mise a gridare che non avrebbe più ubbidito agli ordini di<br />

un incapace co<strong>me</strong> Magellano. E a quel punto Magellano colpì. La sfida di Cartagena<br />

era un tentativo di ammutina<strong>me</strong>nto, com<strong>me</strong>sso alla presenza dei comandanti<br />

<strong>della</strong> flotta reale. Magellano fece un segnale e un gruppo di uomini armati<br />

si precipitò nella stanza. Mentre Juan Serrano sguainava il pugnale e Duarte<br />

Barbosa e il paggio Cristòbal Rabelo si schieravano a fianco di Magellano con<br />

le spade sguainate, il Comandante Generale afferrava Cartagena per la camicia,<br />

lo accusò di insubordinazione e diede ordine che fosse <strong>me</strong>sso ai ferri. Cartagena<br />

gridò a Mendoza e Quesada di andare in suo aiuto, rivelando il complotto,<br />

ma i due non osarono muoversi. Gli uomini armati trascinarono via l’elegante<br />

comandante, lo portarono sul ponte e gli bloccarono le gambe nei ceppi usati<br />

per imprigionare i marinai comuni. A bordo delle cinque navi regnava lo stupore<br />

più completo di fronte a questa dimostrazione spettacolare del modo in cui<br />

Magellano aveva reagito alla sprezzante sfida di Cartagena.<br />

La questione era stata risolta e Magellano non voleva calcare troppo la mano.<br />

Cartagena non poteva essere tenuto in ceppi a tempo indeterminato e così il<br />

Comandante Generale lo mandò sulla Victoria co<strong>me</strong> prigioniero affidandolo a<br />

Luis de Mendoza. Magellano sapeva che de Mendoza era suo nemico, ma sperava<br />

che fosse un modo per neutralizzarlo. Co<strong>me</strong> ulteriore gesto di buona vo-<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

lontà, nominò Comandante <strong>della</strong> San Antonio de Coca che, co<strong>me</strong> Cartagena,<br />

era un figlio illegittimo dei Fonseca. L’incidente fu chiuso; con Cartagena ai<br />

ferri, nessuno poteva più dubitare chi fosse, e chi sarebbe stato, il comandante<br />

<strong>della</strong> flotta.<br />

L’8 dicembre fu avvistata la costa del Brasile. Trattandosi di territorio portoghese,<br />

Magellano non pensava di fermarsi a lungo; dopo undici settimane di<br />

mare la flotta aveva bisogno di frutta fresca e verdura; l’intenzione era di rifornirsi<br />

rapida<strong>me</strong>nte dagli indigeni e poi continuare verso Sud alla ricerca dello<br />

stretto. Toccarono terra il 13 dicembre, dopo aver controllato con cura che non<br />

ci fosse nessuna nave portoghese, in una baia stupenda. Era il giorno di Santa<br />

Lucia e Magellano la chiamò «Baia di Santa Lucia» oggi conosciuta co<strong>me</strong> Rio<br />

de Janeiro. A Rio era <strong>me</strong>zza estate e non pioveva da due <strong>me</strong>si. Tuttavia piovve<br />

proprio il giorno in cui era arrivata la flotta spagnola; e gli indigeni, ritenendo<br />

che gli stranieri avessero portato quel dono del cielo, si fecero avanti allegra<strong>me</strong>nte<br />

per dar loro il benvenuto. Erano cordiali e ostentavano una innocente<br />

nudità (33). Questi indigeni, indiani Guaranì, avevano già avuto qualche contatto<br />

con gli europei quando alcune navi portoghesi avevano fatto tappa in Brasile,<br />

ma non avevano ancora imparato a te<strong>me</strong>re l’uomo bianco e, con ingenuità<br />

e allegria fanciullesca, si affrettarono a <strong>me</strong>ttere in acqua le loro canoe e ad avvicinarsi<br />

ai visitatori dando loro il benvenuto e com<strong>me</strong>rciare. Gli scambi furono<br />

rapidi e animati: il pilota João Lopes Carvalho, che era già stato in Brasile<br />

quando era al servizio <strong>della</strong> <strong>Marina</strong> portoghese, parlava la loro lingua e faceva<br />

da interprete. In cambio di cianfrusaglie europee e di souvenir da quattro soldi,<br />

co<strong>me</strong> per esempio carte da gioco, i Guaranì offrirono ananas, patate dolci, canna<br />

da zucchero e polla<strong>me</strong> (34). Un pettine valeva due oche, un paio di forbici<br />

pesce a sufficienza per nutrire dieci uomini. Quegli indiani non avevano attrezzi<br />

di <strong>me</strong>tallo e offrivano le figlie in cambio di accette, barattando una vergine e<br />

talvolta anche due o tre di loro, con un’accetta. I marinai di Magellano cominciarono<br />

ad acquistare ragazze brasiliane a tutto spiano, il che risolse, al<strong>me</strong>no<br />

(33) Pigafetta racconta che «non hanno alcuna religione e l’istinto di natura è la loro unica legge. Non è<br />

raro vedere uomini di 125 anni di età, alcuni addirittura di 140. Vivono in case rettangolari o cabine, chiamate<br />

boc, che possono alloggiare anche centinaia di famiglie. Sono cannibali, però mangiano soltanto i<br />

loro nemici. Il loro colorito è olivastro, sono ben fatti e hanno i capelli corti e lanosi. Si dipingono sia la<br />

faccia che il corpo, ma soprattutto il corpo. La maggior parte degli uomini ha il labbro inferiore perforato<br />

in tre punti, in cui inseriscono degli orna<strong>me</strong>nti, di solito di pietra, di forma cilindrica e lunghi circa cinque<br />

centi<strong>me</strong>tri. Il loro capo porta il titolo di Cacique. Hanno un buon carattere e sono estrema<strong>me</strong>nte creduloni.<br />

Quando ci hanno visto <strong>me</strong>ttere in mare le nostre barche e hanno notato che rimanevano vicino alle navi, o<br />

le seguivano, hanno pensato che fossero i cuccioli delle navi».<br />

(34) «Per un re di fiori ebbi sei polli» — dichiarava Pigafetta — «eppure il brasiliano pensava di aver fatto<br />

un affare».<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

per il mo<strong>me</strong>nto, il problema <strong>della</strong> sodomia; ma il Comandante Generale annunciò<br />

con fer<strong>me</strong>zza che le ragazze dovevano essere lasciate a terra quando la flotta<br />

avesse lasciato la baia, dal mo<strong>me</strong>nto che non voleva essere accusato di aver<br />

fatto razzia di schiave su territorio portoghese. Intanto, graziose fanciulle, completa<strong>me</strong>nte<br />

nude, si aggiravano sulle navi con grande disappunto di Magellano.<br />

Abituato a condurre una vita austera, non gradiva le scene licenziose che aveva<br />

davanti agli occhi ed era ansioso di terminare al più presto i riforni<strong>me</strong>nti di acqua<br />

e viveri per poter partire prima che arrivasse qualche nave portoghese (35).<br />

Durante i tredici giorni di sosta brasiliana alcuni degli ufficiali più vicini a<br />

Magellano non seppero resistere alla tentazione di fare baldoria nel villaggio<br />

indigeno. Duarte Barbosa, rimproverato da Magellano per tali gozzoviglie, per<br />

tutta risposta trascorse tre giorni e tre notti a riva, costringendo Magellano a far<br />

arrestare il cognato e a farlo <strong>me</strong>ttere ai ferri. Mentre accadeva questo spiacevole<br />

episodio, Antonio de Coca, che Magellano aveva nominato Comandante <strong>della</strong><br />

San Antonio al posto di Juan de Cartagena, improvvisa<strong>me</strong>nte liberò Cartagena<br />

dalla sua prigionia a bordo <strong>della</strong> Victoria e i due rampolli illegittimi dei<br />

Fonseca cercarono di far scoppiare un ammutina<strong>me</strong>nto. Magellano soffocò in<br />

fretta il tentativo di rivolta e catturò Coca e Cartagena; tuttavia esitò a <strong>me</strong>ttere a<br />

morte i parenti del potente vescovo e, quando i comandanti Mendoza e Quesada<br />

lo implorarono di avere cle<strong>me</strong>nza, cedette. Ancora una volta Cartagena fu<br />

imprigionato a bordo <strong>della</strong> Victoria, <strong>me</strong>ntre Coca fu semplice<strong>me</strong>nte destituito.<br />

La San Antonio cambiò per la terza volta Comandante. L’uomo più adatto, sia<br />

per rango che per capacità, sarebbe stato Duarte Barbosa, ma in quel mo<strong>me</strong>nto<br />

era caduto in disgrazia a causa dell’orgia nel villaggio indigeno e così Magellano<br />

scelse, assai poco saggia<strong>me</strong>nte, suo cugino Alvaro de Mesquita, un uomo<br />

(35) «Queste figlie di Eva» — diceva Pigafetta — «erano molto ben fatte sotto tutti i punti di vista. Da<br />

parte loro sembravano trovare i marinai affascinanti alieni ed esaminavano con attenzione ogni parte <strong>della</strong><br />

nave». Pigafetta racconta che una ragazza, avendo trovato un grosso chiodo di ferro gettato sul ponte, lo<br />

prese co<strong>me</strong> un trofeo e, pensando di non essere osservata, lo fece scivolare nelle parti inti<strong>me</strong>, l’unico posto<br />

in cui le fosse possibile nasconderlo, poi si infilò alquanto a disagio, in una canoa per fuggire con il<br />

prezioso oggetto. (Gli storiografi pudibondi del XIX secolo cercarono di far credere che la ragazza avesse<br />

nascosto il chiodo tra i capelli). Pigafetta, inoltre, imparò circa una dozzina di parole indiane, alcune delle<br />

quali entrarono poi nelle lingue europee. I letti pensili degli indigeni erano chiamate amache o amac,<br />

<strong>me</strong>ntre le loro barche erano canot, canoe. Il tubero che ha una forma simile a quella delle nostre rape e un<br />

sapore che ricorda quelle delle castagne era la patata.<br />

(36) Non fu il solo evento astronomico scoperto da Magellano. Egli scoprì, infatti, per la prima volta, anche<br />

la grande e piccola nube di Magellano. La Grande Nube di Magellano e la sua vicina e parente Piccola<br />

Nube di Magellano sono due vistosi oggetti nell’emisfero Sud che, a occhio nudo, appaiono co<strong>me</strong> pezzi<br />

separati <strong>della</strong> Via Lattea. Entrambe le Nubi sono galassie nane irregolari che orbitano la nostra Via Lattea.<br />

La Grande Nube, con la sua distanza di 179.000 anni luce, è stata per lungo tempo considerata la galassia<br />

esterna più vicina fino a che, nel 1994, a soli 80.000 anni luce, fu scoperta la Galassia Ellittica Nana del<br />

Sagittario. Sebbene sia piccola e irregolare, la Grande Nube è piena di oggetti interessanti tra cui nebulose<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

esperto ma poco energico, co<strong>me</strong> nuovo<br />

Comandante <strong>della</strong> San Antonio.<br />

In questo periodo ci fu un importante<br />

evento astronomico — una congiunzione<br />

<strong>della</strong> Luna con il pianeta Giove.<br />

Magellano pensò che potesse fornire<br />

dati importanti sulla «altezza dell’Est e<br />

dell’Ovest», vale a dire <strong>della</strong> longitudine<br />

(36). Pertanto riunì tutti i suoi piloti<br />

<strong>me</strong>ntre Andrès de San Martin, l’astrologo<br />

e astronomo <strong>della</strong> flotta (le due<br />

professioni a quel tempo coincidevano),<br />

tentava di calcolare la longitudine<br />

<strong>della</strong> costa del Brasile basandosi sui<br />

movi<strong>me</strong>nti dei due corpi celesti. Probabil<strong>me</strong>nte<br />

Magellano tentava di dimostrare<br />

che il Brasile si trovava in effetti La Nube di Magellano.<br />

dalla parte spagnola <strong>della</strong> linea di demarcazione,<br />

cosa che avrebbe provocato un im<strong>me</strong>nso dispiacere a re Manuel.<br />

Ma le rilevazioni di San Martin non erano chiare e il sistema di Faleiro<br />

per calcolare la longitudine sembrava non funzionare co<strong>me</strong> doveva, anche se<br />

i tentativi di Pigafetta di spiegare il procedi<strong>me</strong>nto indicano sola<strong>me</strong>nte la sua<br />

totale ignoranza dell’arte <strong>della</strong> navigazione. Il problema <strong>della</strong> longitudine rimase<br />

irrisolto. Era impossibile calcolare la longitudine senza un crono<strong>me</strong>tro,<br />

adatto all’uso, sulle navi e mancavano due secoli prima che tale stru<strong>me</strong>nto<br />

(continua Nota 36) diffuse (special<strong>me</strong>nte la nebulosa Tarantola, NGC 2070, una regione gigante H II),<br />

ammassi globulari e aperti, nebulose planetarie e altro. Il 24 febbraio 1987 si verificò una supernova, la<br />

più vicina osservata dai tempi di Keplero, prima dell’invenzione del telescopio. Questa Supernova, denominata<br />

1987A, molto particolare e di tipo II, è stata uno dei più interessanti oggetti planetari degli anni<br />

Ottanta e c’è chi dice di tutto il secolo. Il corpo principale <strong>della</strong> Piccola Nube, invece, è stato chiamato<br />

NGC 292 nel catalogo di Dreyer, no<strong>me</strong> che è talvolta usato per questa galassia. Oltre a questo, molti ammassi<br />

e nebulose che appartengono a questa galassia hanno i loro nu<strong>me</strong>ri NGC. A occhio nudo la Piccola<br />

Nube sembra un pezzo <strong>della</strong> Via Lattea, orbita attorno a essa a circa 210.000 anni luce di distanza e questo<br />

la rende la terza più vicina galassia esterna conosciuta (dopo la Grande Nube di Magellano e la nana<br />

del Sagittario scoperta nel 1994). La nostra attuale valutazione <strong>della</strong> distanza considera la scala delle distanze<br />

delle Cefeidi corretta sulla base dei dati del satellite Ipparco pubblicati nel 1997. La Piccola Nube<br />

è di tipo irregolare e può essere un disco barrato distorto, deformato dalle forze gravitazionali mareali <strong>della</strong><br />

Via Lattea e <strong>della</strong> Grande Nube, ma questo non è certo. Contiene parecchie nebulose e ammassi di stelle.<br />

È stato osservando la Piccola Nube che Henrietta Leavitt ha scoperto la relazione periodo-luminosità<br />

delle variabili Cefeidi, che, da allora, è il sistema più affidabile per la determinazione delle distanze cosmiche.<br />

Gli abitanti dell’emisfero Sud conoscevano il feno<strong>me</strong>no sicura<strong>me</strong>nte dall’antichità, ma la docu<strong>me</strong>ntazione<br />

sull’argo<strong>me</strong>nto è scarsa. Magellano, nel 1519, ha il <strong>me</strong>rito <strong>della</strong> scoperta scientifica.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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88<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

fosse costruito (37). Le difficoltà erano aggravate dal fatto che all’equatore il<br />

valore in miglia di un grado di longitudine è molto più grande che a latitudini<br />

più elevate, a causa <strong>della</strong> convergenza dei <strong>me</strong>ridiani ai poli e nessuno era ancora<br />

in grado di calcolare i valori inter<strong>me</strong>di. Magellano, che aveva un interesse<br />

ben più che teorico per la determinazione <strong>della</strong> longitudine delle Molucche, si<br />

rassegnò a continuare a calcolare la longitudine con il vecchio <strong>me</strong>todo: <strong>me</strong>ntre<br />

la nave era in moto, gettava in mare un pezzo di legno attaccato a una lunga sagola<br />

e misurava quanto tempo impiegava la nave a superarlo. Cosa che dava<br />

un’indicazione vaga <strong>della</strong> velocità <strong>della</strong> nave ma da cui era possibile calcolare<br />

soltanto approssimativa<strong>me</strong>nte la distanza coperta; tuttavia è ovvio che in misurazioni<br />

di questo tipo era inevitabile una serie di variabili che, sommate, avrebbero<br />

portato a un errore complessivo che, alla fine di un viaggio <strong>della</strong> lunghezza<br />

di quello di Magellano, sarebbe stato enor<strong>me</strong>.<br />

Alla vigilia di Natale, Magellano disse ai suoi uomini di rimandare a terra le<br />

donne e di prepararsi per la partenza; il 27 dicembre 1519, ultimati i riforni<strong>me</strong>nti,<br />

la flotta diede addio a Rio e si diresse verso Sud.<br />

Uscire dalle acque portoghesi fu un sollievo per Magellano, tuttavia non era<br />

certo tranquillo; il fardello <strong>della</strong> ricerca dello stretto gravava intera<strong>me</strong>nte sulle<br />

sue spalle e sapeva bene che sarebbe stato alla <strong>me</strong>rcè dei suoi nemici se non<br />

fosse riuscito a trovarlo. L’ammutina<strong>me</strong>nto era una minaccia continua. Aveva<br />

ormai capito di non poter far affida<strong>me</strong>nto sul libertino Duarte Barbosa e i suoi<br />

cugini, Juan Serrano e Alvaro de Mesquita: non erano certo uomini dinamici. A<br />

questo punto non gli restavano che il suo paggio, Cristòbal Rabelo, il suo<br />

schiavo, Henrique de Malacca e il rozzo ma affidabile maestro d’armi <strong>della</strong><br />

Trinidad, Gonzalo Gò<strong>me</strong>z de Espinosa. Con l’aiuto di Dio e il sostegno di questi<br />

uomini avrebbe trovato lo stretto o sarebbe morto.<br />

La flotta seguiva la costa verso Sud, esplorando ogni insenatura. Magellano<br />

aveva calcolato che la baia brasiliana si trovasse a circa 24° Sud e pensava<br />

di trovare lo stretto a 40 ° Sud o eventual<strong>me</strong>nte a una latitudine ancora più<br />

<strong>me</strong>ridionale. L’11 gennaio 1520 le navi arrivarono in vista del Capo di Santa<br />

Maria, il punto di riferi<strong>me</strong>nto che Magellano aveva atteso; infatti il pilota<br />

João Lopez de Carvalho, che vi era stato nel 1514 nel corso <strong>della</strong> spedizione<br />

segreta di João di Lisbona, sosteneva che la via d’acqua che portava verso<br />

(37) Bisogna aspettare John Harrison, nel 1761 con il famoso crono<strong>me</strong>tro H-4, che fu provato a bordo del<br />

Deptford in un viaggio da Portsmouth a Giamaica durante il quale presentò una variazione di soli 26 secondi<br />

in 81 giorni di navigazione. Nel viaggio di ritorno, a bordo del Merlin, compiuto nel gennaio 1762,<br />

il crono<strong>me</strong>tro ebbe un ritardo di 1 minuto e 54 secondi in 147 giorni di navigazione. Nel 1772 il crono<strong>me</strong>tro<br />

di Harrison ebbe la definitiva consacrazione con il viaggio <strong>della</strong> Resolution al comando di Ja<strong>me</strong>s<br />

Cook, nel suo secondo viaggio.<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

l’interno cominciava proprio a Sud di questo capo. Carvalho aveva ragione:<br />

non appena ebbero doppiato il capo, a 35° di latitudine Sud, apparve un passaggio<br />

verso Ovest. Era l’estuario del Rio de la Plata, che era stato visto da<br />

molti viaggiatori tra il 1503 e il 1514 e scoperto ufficial<strong>me</strong>nte da Juan de Solis<br />

nel 1516. Anche se a proposito dello stretto, al<strong>me</strong>no a quanto sembra, Magellano<br />

aveva preso in considerazione nu<strong>me</strong>rose teorie, diverse e talvolta<br />

contraddittorie — che si trovava in questo punto, che si trovava molto più a<br />

Sud, che il Sud A<strong>me</strong>rica terminava co<strong>me</strong> l’Africa, che il Sud A<strong>me</strong>rica continuava<br />

fino alla Terra Australis — scelse il Rio de la Plata co<strong>me</strong> via per le Indie.<br />

Il 13 gennaio diede ordine alla Santiago, la nave più piccola e più manovriera,<br />

di entrare nel passaggio per una missione esplorativa. Memore <strong>della</strong><br />

sorte di Solis, divorato dai cannibali su quella che è oggi la costa uruguayana<br />

dell’estuario, Magellano raccomandò al comandante Juan Serrano di tenersi<br />

lontano dalla riva.<br />

Mentre Serrano navigava verso Ovest, Magellano salì a bordo <strong>della</strong> San<br />

Antonio e andò alla ricerca <strong>della</strong> costa settentrionale <strong>della</strong> Terra Australis,<br />

che pensava si trovasse a Sud dello stretto. Aveva deciso di non usare la Trinidad<br />

perché era <strong>me</strong>glio armata e voleva che Gonzalo de Espinosa e Duarte<br />

Barbosa potessero usare i cannoni qualora fosse scoppiato un ammutina<strong>me</strong>nto<br />

durante la sua assenza. Magellano attraversò l’estuario e trovò quello che<br />

doveva essere il continente <strong>me</strong>ridionale, anche se non molto tempo dopo<br />

avrebbe compreso che si trattava semplice<strong>me</strong>nte di un altro settore del Sud<br />

A<strong>me</strong>rica. Comunque, seguendo sempre la costa verso Ovest, arrivò probabil<strong>me</strong>nte<br />

all’attuale Buenos Aires. Qui vide lo stretto che si restringeva e puntava<br />

verso Nord-Ovest e, soddisfatto, tornò indietro. Durante il viaggio di ritorno<br />

vide una terra collinosa sulla sponda uruguayana e gridò «Vedo un monte»<br />

dando così il no<strong>me</strong> alla futura città di Montevideo. Serrano e la Santiago erano<br />

già tornati, ma le notizie erano tutt’altro che buone. Il presunto stretto era<br />

un’insenatura poco profonda e le sue acque non erano salate, inoltre la corrente<br />

era diretta verso Est. Dunque non si trattava affatto di uno stretto, ma di<br />

un qualche fiu<strong>me</strong> gigantesco. Anni di geografia errata avevano convinto Magellano<br />

che il Rio de la Plata andasse da un mare all’altro e, ora, non riusciva<br />

ad accettare il duro colpo; tuttavia, dopo aver esplorato con attenzione l’estuario,<br />

dovette convincersi che il suo stretto andava cercato altrove e alla fine,<br />

ostentando una fiducia che era ben lontano dal provare, annunciò che lo<br />

stretto si trovava più a Sud e che avrebbero continuato la ricerca. Non era<br />

sempre detto che lo stretto si trovava da qualche parte a circa 40° Sud? Questa<br />

baia gigantesca non era forse a soli 35° Sud? La flotta ripartì dall’estuario<br />

del Rio de la Plata agli inizi di febbraio.<br />

Testarda<strong>me</strong>nte Magellano esplorò ogni insenatura, ma senza successo. L’uni-<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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90<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

co fatto significativo fu la scoperta di un popolo di cannibali giganteschi (38).<br />

Le spiagge di questa costa sconosciuta sembravano desolate e inospitali; il tempo<br />

peggiorò <strong>me</strong>ntre il cielo diventava cupo e soffiavano venti gelidi; apparvero<br />

bizzarre creature, strane oche e lupi di mare affollavano due isole. Le oche erano<br />

nere e non sapevano volare, avevano il becco simile a quello dei corvi ed<br />

erano straordinaria<strong>me</strong>nte grasse: gli europei avevano scoperto i pinguini e gli<br />

uomini di Magellano catturarono una gran quantità di queste grasse «oche» per<br />

mangiarle.<br />

I lupi di mare non avevano zampe, raccontava Pigafetta, ma i loro denti erano<br />

formidabil<strong>me</strong>nte aguzzi e se soltanto fossero riusciti a correre, sarebbero<br />

stati molto pericolosi e crudeli. Si trattava di foche o leoni marini: la flotta si<br />

stava avvicinando alla zona sub-antartica. Che le stagioni dell’emisfero australe<br />

fossero capovolte non era ancora ben chiaro e, di fronte a una temperatura sempre<br />

più rigida, i marinai conclusero semplice<strong>me</strong>nte di trovarsi nel cuore dell’inverno,<br />

dal mo<strong>me</strong>nto che normal<strong>me</strong>nte a febbraio era un <strong>me</strong>se freddo. Coloro<br />

che nutrivano <strong>me</strong>no fiducia nei confronti di Magellano, e <strong>me</strong>no interesse per il<br />

viaggio, proposero di tornare alla baia di Santa Lucia per un <strong>me</strong>se o due per riprendere<br />

la navigazione lungo la costa <strong>me</strong>ridionale in aprile, quando il clima<br />

fosse migliore. Non sapevano che si avvicinava la fine dell’estate e che, a quelle<br />

latitudini, anche l’estate era gelida. La stagione che stava per iniziare non era<br />

la primavera ma l’autunno e, se fossero tornati in aprile, avrebbero trovato un<br />

clima decisa<strong>me</strong>nte peggiore. Probabil<strong>me</strong>nte non se ne rese conto neppure Magellano,<br />

tuttavia egli rifiutò di tornare in Brasile semplice<strong>me</strong>nte perché pensava<br />

di trovare lo stretto proprio poco oltre. Ancora qualche miglio, diceva, e si sarebbero<br />

diretti a Ovest, verso le calde Molucche. Ancora qualche miglio.<br />

Gli uomini che erano sbarcati sulle isole per catturare foche e pinguini furono<br />

sorpresi da una burrasca e dovettero rannicchiarsi sotto le carcasse delle loro<br />

prede per non morire assiderati. Ripresa la navigazione, improvvisa<strong>me</strong>nte furono<br />

colpiti da forti bufere di vento provenienti dal Polo Sud. Il 24 febbraio trovarono<br />

un’altra grande baia, ma il laconico libro di bordo del pilota dice semplice<strong>me</strong>nte<br />

«24-25 febbraio 1520, latitudine 42° 54’ Sud, entrati nel golfo a cui<br />

fu dato il no<strong>me</strong> di Santa Maria perché era il giorno a lei dedicato. Cercammo<br />

un passaggio per le Molucche, ma non essendoci alcun ancoraggio, riprendemmo<br />

la navigazione».<br />

(38) Pigafetta descrive un uomo di di<strong>me</strong>nsioni gigantesche che arrivò da solo a bordo di una canoa, senza<br />

mostrare alcuna paura e chiese con una voce «simile al muggito di un toro» se poteva salire a bordo <strong>della</strong><br />

Trinidad. Magellano gli diede una camicia di lino e un panciotto di stoffa rossa e il giorno seguente<br />

mandò una pattuglia in avanscoperta; tuttavia un gruppo di giganti, preso dal panico, corse via e «con un<br />

solo passo fece più strada di quanta ne faremmo noi con un salto».<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Per qualche ora l’equipaggio aveva<br />

ricominciato a credere all’esistenza dello<br />

stretto, ma la delusione del giorno di<br />

Santa Maria fece crollare tutte le speranze.<br />

Gli altri ufficiali pregarono Magellano<br />

di tornare indietro in attesa <strong>della</strong><br />

fine dell’inverno o di lasciar perdere la<br />

ricerca dello stretto e dirigersi verso le<br />

isole delle Spezie seguendo la rotta<br />

orientale. Un uomo <strong>me</strong>no deciso, sapendo<br />

di trovarsi ogni giorno sotto la minaccia<br />

di un ammutina<strong>me</strong>nto e non<br />

avendo alcuna reale certezza dell’esistenza<br />

dello stretto, avrebbe lasciato<br />

perdere. Magellano testarda<strong>me</strong>nte andò<br />

avanti, forse perché si aggrappava all’illusione<br />

che le carte segrete da lui viste a<br />

Lisbona dicessero la verità, o forse perché<br />

era ormai vittima di un’ossessione<br />

tanto forte da impedirgli di tornare indietro.<br />

Si trattava di una decisione irrazionale,<br />

al limite <strong>della</strong> follia, e non sapremo<br />

mai fino a che punto la sua gran-<br />

Il pinguino di Magellano.<br />

de scoperta sia stata la conseguenza di<br />

una follia profetica.<br />

E così continuarono la navigazione. Andavano avanti, sempre avanti, ma non<br />

c’era alcuno stretto e la situazione si faceva ogni giorno più difficile. I giorni<br />

diventavano sempre più corti, cosa strana dal mo<strong>me</strong>nto che febbraio aveva lasciato<br />

il posto a marzo, <strong>me</strong>ntre nebbie gelide coprivano la superficie del mare e<br />

venti taglienti scuotevano le velature. Grandine e nevischio li tor<strong>me</strong>ntavano,<br />

montagne di ghiaccio galleggiavano sul mare in burrasca; i marinai gelavano,<br />

la pioggia gelida spegneva i fuochi, gli abiti bagnati diventavano rigidi per il<br />

gelo e le piccole navi venivano sballottate senza pietà. Nessuno si era mai avvicinato<br />

tanto al Polo Sud, tranne A<strong>me</strong>rigo Vespucci quando nel 1502 scrisse di<br />

aver raggiunto i 52° Sud, eppure le difficoltà descritte dal navigatore fiorentino<br />

erano niente in confronto a queste. Magellano lavorava a fianco dei suoi uomini,<br />

sottoponendosi a tutte le loro privazioni nella speranza di conquistare la loro<br />

simpatia. Gelava insie<strong>me</strong> a loro, ma non lo amavano certa<strong>me</strong>nte di più per questo.<br />

Era un uomo austero, severo e taciturno, con pochi amici; <strong>me</strong>ntre zoppicava<br />

per il ponte sembrava sovrumano e proprio per questo inaccessibile. Da<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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92<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

quando erano partiti da Siviglia erano trascorsi sei <strong>me</strong>si e sembrava che stesse<br />

per condurli tutti verso una morte gelida. Si trovavano ormai a due <strong>me</strong>si di<br />

viaggio e un migliaio di miglia a Sud dell’estuario del Rio de la Plata; ma<br />

dov’era lo stretto? La costa sembrava non finire mai e diventava sempre più<br />

desolata. Era ancora peggio del viaggio di Bartolo<strong>me</strong>o Dias verso il Capo di<br />

Buona Speranza, più di trent’anni prima, dal mo<strong>me</strong>nto che si trovavano già<br />

molto più a Sud <strong>della</strong> punta estrema dell’Africa e si erano addentrati ancora più<br />

profonda<strong>me</strong>nte nell’Antartico, eppure non c’era alcuna possibilità di accostare<br />

ad Ovest per dirigersi verso un clima più mite. Verso la <strong>me</strong>tà di marzo Magellano<br />

sapeva che la sopportazione degli uomini, e soprattutto la loro pazienza, era<br />

ormai alla fine. Piuttosto che tornare indietro decise di cercare un porto riparato<br />

dove attendere la fine dell’inverno prima di riprendere la ricerca dello stretto.<br />

Entrarono in una baia, ma per sei giorni furono costretti a sopportare tempeste<br />

peggiori di tutte quelle affrontate fino a quel mo<strong>me</strong>nto. Dopo averla chiamata<br />

Baia <strong>della</strong> fatica, ripresero il mare alla ricerca di altri ancoraggi; e, il 31<br />

marzo, trovarono un approdo in cui trascorrere l’inverno: lo battezzarono Porto<br />

San Juliàn. Magellano calcolò una latitudine di 49° 18’ Sud. La baia aveva<br />

un’imboccatura stretta in cui penetrava con forza una marea di circa 12 <strong>me</strong>tri;<br />

tuttavia, una volta superate le difficoltà per l’ingresso, le navi poterono godere<br />

di acque tranquille con ampie spiagge, abbondanza di pesce, volatili e molluschi<br />

nonché acqua dolce a volontà. Considerando la possibilità di rimanervi<br />

bloccati dal maltempo per parecchi <strong>me</strong>si, Magellano ordinò che la razione giornaliera<br />

di vino e gallette fosse di<strong>me</strong>zzata; sarebbero vissuti di quanto offriva<br />

Porto San Juliàn.<br />

Gli uomini, vedendo la terra desolata che si estendeva oltre la spiaggia e osservando<br />

triste<strong>me</strong>nte il cielo grigio, cominciarono a la<strong>me</strong>ntarsi nonostante Magellano<br />

assicurasse loro che avrebbero avuto ben poco da fare, soltanto riparare<br />

le attrezzature e raschiare gli scafi, <strong>me</strong>ntre per il resto avrebbero potuto passare<br />

il tempo cacciando e pescando. Quanto dovevano ancora navigare prima di vedere<br />

le Molucche? Lo stretto di cui parlava il Comandante Generale non era<br />

stato ancora trovato; avrebbero dovuto passare il resto dei loro giorni in mare?<br />

Sarebbero arrivati fino al Polo prima di trovare un passaggio verso Ovest? La<br />

tensione cresceva e c’era il pericolo di un ammutina<strong>me</strong>nto. Pigafetta ci ha lasciato<br />

questo stringato racconto di quanto avvenne a Porto San Juliàn: «Subito<br />

dopo aver gettato le ancore in questo approdo, Magellano diede ordine di costruire<br />

degli alloggia<strong>me</strong>nti sulla terra ferma. Ordinò anche di ridurre le razioni<br />

giornaliere per farle durare più a lungo. Sia i marinai che i Comandanti protestarono;<br />

gli scontenti chiesero di tornare a casa. Magellano rifiutò di discutere<br />

<strong>della</strong> proposta e quando alcuni <strong>me</strong>mbri dell’equipaggio continuarono a protestare,<br />

fece arrestare e punire i più esagitati. Il 1° aprile del 1520, Magellano<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

aveva ordinato a tutti noi di andare a riva per ascoltare la Messa, ma i Comandanti<br />

Juan de Cartagena, Luis de Mendoza e Gaspar de Quesada non si fecero<br />

vedere. Non molto tempo dopo ci fu l’ammutina<strong>me</strong>nto».<br />

Si avvicinava la Pasqua. Il 1° aprile era la Do<strong>me</strong>nica delle Pal<strong>me</strong>; Magellano<br />

aveva invitato tutti i Comandanti a far colazione con lui dopo la Messa, ma i tre<br />

spagnoli — co<strong>me</strong> narrato da Pigafetta — non si fecero vedere, soltanto suo cugino<br />

Alvaro de Mesquita, che era stato nominato da poco Comandante <strong>della</strong><br />

San Antonio, si recò nella sua cabina (39). Anche se l’assenza dei tre spagnoli<br />

non pro<strong>me</strong>tteva niente di buono, Magellano non fece nulla. Si rendeva conto<br />

<strong>della</strong> minaccia di ammutina<strong>me</strong>nto dal mo<strong>me</strong>nto che aveva detto ai Comandanti<br />

e ai rappresentanti dell’equipaggio che era intenzionato a portare a termine<br />

l’impresa, ma quando aveva fatto appello al loro orgoglio di Spagnoli affinché<br />

lo seguissero se ne erano andati fredda<strong>me</strong>nte. A <strong>me</strong>zzanotte una barca con 30<br />

uomini a bordo lasciò la Concepciòn, la nave comandata da Gaspar de Quesada,<br />

e si avvicinò in silenzio alla San Antonio. Tra loro c’era il Comandante<br />

Quesada, così co<strong>me</strong> il suo pilota, il basco Sebastian del Cano e anche Juan de<br />

Cartagena, che proprio quella sera era stato liberato dalla prigionia a bordo <strong>della</strong><br />

Victoria di Mendoza. Furono ricevuti da Geronimo Guerra, il nipote o forse<br />

il figlio di Cristòbal de Haro, che li guidò a bordo. Guerra aveva sperato di essere<br />

nominato Comandante <strong>della</strong> San Antonio dopo la destituzione di Coca e<br />

odiava Magellano per avergli preferito Alvaro de Mesquita. Con l’aiuto di<br />

Guerra, il gruppo catturò Mesquita che stava dor<strong>me</strong>ndo, lo incatenò nella cabina<br />

di Guerra e andò alla ricerca degli altri ufficiali. Il pilota <strong>della</strong> San Antonio,<br />

un basco di no<strong>me</strong> Juan de Lloriaga, si svegliò e ordinò agli intrusi di andarsene;<br />

Quesada si gettò su di lui, che era disarmato, e lo colpì sei volte fino a fargli<br />

perdere i sensi. Veloce<strong>me</strong>nte si impossessarono <strong>della</strong> nave. Tutti coloro che erano<br />

fedeli a Magellano furono <strong>me</strong>ssi ai ferri; Quesada, con l’aiuto di Sebastian<br />

del Cano si nominò Comandante <strong>della</strong> San Antonio e Juan de Cartagena remò<br />

fino alla Concepciòn per occuparsi di quella che era stata la nave di Quesada.<br />

La situazione era stata riportata al punto di partenza: tre Comandanti spagnoli<br />

e due portoghesi. Il mattino del 2 aprile. Al suo risveglio, Magellano seppe<br />

del golpe; decise di mandare un gruppo di quindici uomini a prendere acqua,<br />

scegliendoli dagli equipaggi <strong>della</strong> Trinidad e <strong>della</strong> San Antonio, ma quando i<br />

marinai <strong>della</strong> nave ammiraglia andarono con le scialuppe a prendere gli uomini,<br />

fu detto loro che la San Antonio era ora al comando di Gaspar de Quesada.<br />

Subito dalla San Antonio arrivò un <strong>me</strong>ssaggio da parte di Quesada: i tre ribelli<br />

(39) Non sappiamo co<strong>me</strong> mai non ci fosse il fedele Juan Serrano; forse era andato con la Santiago a fare<br />

un giro di ricognizione<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

avrebbero continuato a considerare Magellano Comandante Generale se avesse<br />

accettato di fare alcune concessioni riguardanti le razioni, la durata e lo scopo<br />

del viaggio e così via. Quesada invitava Magellano a recarsi a bordo <strong>della</strong> San<br />

Antonio per discutere i termini dell’accordo.<br />

Magellano non aveva alcuna intenzione di <strong>me</strong>ttersi nelle mani degli ammutinati.<br />

Considerò la propria posizione: aveva soltanto la Trinidad e la piccola<br />

Santiago di Serrano; se Quesada, Mendoza e Cartagena decidevano di attaccare,<br />

non sarebbe riuscito a resistere a lungo. Tuttavia pensava che i ribelli non<br />

avrebbero fatto fuoco, dal mo<strong>me</strong>nto che sarebbe stato sciocco da parte loro distruggere<br />

delle navi quando tutto quello che interessava loro era catturare Magellano<br />

e ucciderlo; fatto questo, la spedizione sarebbe stata nelle loro mani.<br />

Scommise che prima di ricorrere alla forza avrebbero atteso qualche ora, nella<br />

speranza che si arrendesse pacifica<strong>me</strong>nte. Il che gli avrebbe per<strong>me</strong>sso di salvarsi<br />

nell’unico modo possibile: ingannandoli.<br />

Magellano mise a punto in tutta fretta un piano audace e spregiudicato che<br />

avrebbe richiesto un’attenta coordinazione e una buona dose di fortuna. Spiegò<br />

il tutto a Duarte Barbosa e al fedele maestro d’armi Gonzalo Gò<strong>me</strong>z de Espinosa,<br />

sottolineando il ruolo che avrebbero dovuto giocare. Poi si impadronì degli<br />

uomini che gli avevano portato l’invito a recarsi sulla San Antonio dove sarebbe<br />

stato certa<strong>me</strong>nte ucciso; questo impedì a Quesada di rendersi conto di quanto<br />

stava accadendo <strong>me</strong>ntre aspettava una risposta che non sarebbe mai arrivata.<br />

Poi il Comandante Generale scrisse una lettera a Luis de Mendoza <strong>della</strong> Victoria,<br />

con la stessa proposta ingannatrice che Quesada aveva fatto a lui stesso:<br />

vieni sulla mia nave e discutiamo. Espinosa, accompagnato da cinque uomini,<br />

salì su una barca per portare il <strong>me</strong>ssaggio: sotto i mantelli tutti nascondevano<br />

delle armi. La breve giornata era finita, la notte era scura e nebbiosa. Non appena<br />

la barca di Espinosa scomparve nella nebbia, 15 marinai armati, capeggiati<br />

da Duarte Barbosa, salirono su una seconda barca, anch’essi si diressero silenziosa<strong>me</strong>nte<br />

verso la Victoria.<br />

Quando disse di avere un <strong>me</strong>ssaggio per Mendoza da parte di Magellano,<br />

Espinosa fu autorizzato a salire a bordo <strong>della</strong> Victoria. Il maestro d’armi e i<br />

suoi cinque uomini rimasero uno accanto all’altro, stretta<strong>me</strong>nte avvolti nei loro<br />

mantelli. Espinosa consegnò la lettera. Mendoza la prese, la lesse rapida<strong>me</strong>nte<br />

e rise per l’ingenuità <strong>della</strong> proposta. «Non mi lascerò certo ingannare così»,<br />

disse con scherno spiegazzando la lettera. Espinosa si inchinò, allungò una mano<br />

co<strong>me</strong> per riprendersi la lettera e invece afferrò il comandante Mendoza per<br />

la barba; da sotto il mantello spuntò l’altra mano, che stringeva un coltello che<br />

fu conficcato nella gola nuda di Mendoza.<br />

In quel preciso mo<strong>me</strong>nto Duarte Barbosa e i suoi 15 uomini irruppero sul<br />

ponte <strong>della</strong> Victoria e presero il controllo <strong>della</strong> nave prima che l’equipaggio si<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

accorgesse che il suo Comandante era stato assassinato. Per ordine di Barbosa<br />

la nave salpò l’ancora e si diresse vero la Trinidad.<br />

Il comandante Quesada, che osservava la baia dalla San Antonio, non riusciva<br />

a comprendere dove stesse andando Mendoza e cercò di salutare la Victoria<br />

quando questa gli passò accanto. Poiché Mendoza non si faceva vedere, Quesada<br />

chiese spiegazioni e gli fu detto che il Comandante era nella sua cabina e<br />

stava scrivendo una lettera a Magellano. Che stava succedendo fu chiaro pochi<br />

istanti dopo, dal mo<strong>me</strong>nto che a fianco <strong>della</strong> nave ammiraglia c’erano ora la<br />

Victoria e la Santiago: le tre navi bloccavano l’imboccatura <strong>della</strong> baia e su tutte<br />

e tre sventolava la bandiera del Comandante Generale. Nella notte gelida, scura<br />

e senza stelle, i Comandanti delle altre navi ribelli si resero conto di essere in<br />

trappola. Quesada, preso dal panico, decise che per lui l’unica salvezza era superare<br />

il blocco e dirigersi verso il mare aperto. Ma il vento, che soffiava da<br />

terra, divenne più forte e la San Antonio cominciò a trascinare l’ancora; girò su<br />

se stessa e con la poppa in avanti andò alla deriva verso la Trinidad, co<strong>me</strong> se il<br />

destino volesse consegnarla a Magellano. I cannoni dell’ammiraglia spararono<br />

una bordata e gli ammutinati corsero sottocoperta. Quesada, uscito dalla sua<br />

cabina in tempo per rendersi conto che la sua nave stava andando alla deriva, in<br />

piedi sul cassero di poppa cercava di chiamare a raccolta i suoi uomini <strong>me</strong>ntre<br />

gli arcieri <strong>della</strong> Trinidad gli riempivano lo scudo di frecce. Dalla Trinidad e<br />

dalla Victoria fu dato ordine dell’arrembaggio e Magellano in persona fu tra<br />

coloro che salirono sulla San Antonio senza incontrare resistenza. Quesada si<br />

arrese e la sua nave fu presa senza che fosse ucciso neppure un uomo. Ormai<br />

restava soltanto la Concepciòn. Juan de Cartagena poteva vedere quanto stava<br />

accadendo; le altre quattro navi erano schierate contro di lui, una accanto all’altra<br />

e, persa ogni speranza, osservava Espinosa e un gruppo di marinai che si<br />

stavano avvicinando alla sua nave. Il maestro d’armi salutò la nave e chiese a<br />

chi prestava obbedienza. Amara<strong>me</strong>nte Cartagena rispose «Noi ubbidiamo a re<br />

Carlo e a Don Ferdinando Magellano, suo Comandante Generale». L’ammutina<strong>me</strong>nto<br />

era finito. Grazie alla sua volontà di ferro, al suo carisma e contro<br />

ogni probabilità, Magellano aveva soffocato l’insurrezione sul nascere. I capi<br />

erano in catene; soltanto un uomo, Luis de Mendoza, era morto e il valoroso pilota<br />

<strong>della</strong> San Antonio, Lloriaba, era grave<strong>me</strong>nte ferito (40). Ancora una volta<br />

con un’azione rapida e decisa Magellano aveva risolto una situazione che sembrava<br />

disperata. Il 4 aprile Magellano convocò una corte marziale per decidere<br />

la sorte degli ammutinati. Era necessario rispettare tutte le formalità del diritto<br />

navale e il processo iniziò in modo grottesco, dal mo<strong>me</strong>nto che il primo accu-<br />

(40) Juan de Lloriaba morì dopo tre <strong>me</strong>si di agonia.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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96<br />

sato era l’ucciso Luis de Mendoza.<br />

Il suo cadavere, ancora rivestito<br />

dell’armatura insanguinata,<br />

fu trasportato a riva e gettato<br />

ai piedi di Magellano che<br />

lo chiamò traditore, lo giudicò<br />

colpevole di tradi<strong>me</strong>nto e lo<br />

condannò a essere impiccato,<br />

sventrato e squartato proprio<br />

co<strong>me</strong> se il colpo a tradi<strong>me</strong>nto di<br />

Espinosa non avesse già mandato<br />

all’altro mondo l’anima<br />

del colpevole. La sentenza fu<br />

eseguita: <strong>me</strong>ntre gli altri cospiratori<br />

osservavano tetri, il corpo<br />

di Mendoza fu mutilato e fatto a<br />

pezzi e i pezzi furono issati sui<br />

pali per servire da esempio agli<br />

altri. Dopo fu la volta di Gaspar<br />

de Quesada, che aveva sfidato<br />

l’autorità del Comandante Generale,<br />

si era proclamato Comandante<br />

<strong>della</strong> San Antonio e<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

La Baia naturale di San Juliàn e l’omonimo porto lungo<br />

la costa argentina, poco a Nord dello Stretto.<br />

aveva inflitto una ferita, che si sarebbe rivelata mortale, a Juan de Lloriaba.<br />

Non era possibile alcuna cle<strong>me</strong>nza. Magellano lo condannò alla stessa pena a<br />

cui era stato condannato Mendoza. Era una morte orribile, dal mo<strong>me</strong>nto che<br />

l’impiccagione, secondo l’usanza spagnola, non spezzava il collo ma procurava<br />

lo strangola<strong>me</strong>nto parziale, dopodiché il boccheggiante Quesada si sarebbe visto<br />

sventrare e squartare. Sorprendente<strong>me</strong>nte, considerata l’atroce reputazione<br />

che gli Spagnoli si stavano guadagnando proprio in quel periodo in tutto il resto<br />

delle A<strong>me</strong>riche, nessuno se la sentì di eseguire la sentenza e Magellano si<br />

rivolse al segretario privato di Quesada, Luis de Molina. Anche Molina era stato<br />

ritenuto colpevole e condannato a morte, ma Magellano promise di graziarlo<br />

se fosse stato disposto a giustiziare il suo padrone. Molina non avrebbe dovuto<br />

strangolare Quesada ma soltanto decapitarlo, una morte molto <strong>me</strong>no atroce.<br />

Quesada spinse l’inorridito Molina ad accettare, te<strong>me</strong>ndo che altri<strong>me</strong>nti sarebbe<br />

stato strangolato, e così il 7 aprile 1520 Molina afferrò con mano tremante<br />

una spada e tagliò la testa di Gaspar de Quesada.<br />

La corte marziale giudicò colpevoli di tradi<strong>me</strong>nto anche Juan de Cartagena,<br />

Antonio de Coca, Juan Sebastian del Cano e Geronimo Guerra, insie<strong>me</strong> all’im-<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

morale prete Padre Pedro Sànchez de Reina con una quarantina di uomini dell’equipaggio.<br />

Magellano non se la sentì di giustiziare Cartagena e Coca, eredi<br />

<strong>della</strong> famiglia Fonseca e non volle <strong>me</strong>ttere a morte neppure Guerra, erede di<br />

Cristòbal de Haro; quanto a Sebastian del Cano, anche se sleale, tuttavia era un<br />

pilota troppo esperto perché se ne potesse fare a <strong>me</strong>no. Il Comandante Generale<br />

esitò anche a far giustiziare il prete e i quaranta marinai dell’equipaggio;<br />

questi ultimi erano troppo utili per il resto del viaggio e Magellano pensò di<br />

aver dato prova sufficiente <strong>della</strong> propria severità da scoraggiare qualsiasi ulteriore<br />

tentativo di ribellione. Pertanto commutò tutte le sentenze di morte. L’aristocratico<br />

Juan de Cartagena sarebbe rimasto confinato nella sua cabina, gli altri<br />

furono condannati ai lavori forzati, con il tacito accordo che sarebbero stati<br />

perdonati se avessero lavorato bene per tutto il periodo in cui la flotta fosse rimasta<br />

a Porto San Julian. Magellano diede a suo cugino Mesquita l’incarico di<br />

sorvegliare i forzati, legati alla catena, e Mesquita li fece lavorare alle pompe,<br />

fece loro raschiare gli scafi e tagliare la legna. Ma Juan de Cartagena, l’unico a<br />

essere sfuggito alla punizione, non seppe trattenersi dal ricominciare a complottare<br />

insie<strong>me</strong> a Padre Reina. La nuova ribellione, debole e incerta, fu soffocata<br />

senza difficoltà. Fu celebrato un secondo processo e questa volta Magellano<br />

decise di liberarsi una volta per tutte dall’arrogante rampollo del vescovo<br />

Fonseca. Cartagena e il prete furono condannati a una pena che può sembrare<br />

mite soltanto a prima vista: alla partenza <strong>della</strong> flotta furono lasciati a terra, abbandonati<br />

in quella terra inospitale, dove non era giunto mai nessun europeo.<br />

Così fu fatto e di loro non si seppe più nulla.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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98<br />

ANCORA VERSO SUD<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

E ra arrivato il tetro inverno sub-antartico. Forti burrasche si abbattevano sulla<br />

costa desolata, il sole era visibile soltanto rara<strong>me</strong>nte, venti gelidi spazzavano<br />

il mare. Anche se aveva pro<strong>me</strong>sso agli uomini di lasciar loro molto tempo<br />

libero, Magellano ritenne opportuno mantenerli occupati perché non si lasciassero<br />

prendere dalla depressione che un simile ambiente tende a provocare. Si<br />

costruirono baracche sulla riva, si confezionarono abiti con pelli di foca e di<br />

uccelli marini e si ripararono le navi. Tutti erano impegnati a tagliare alberi,<br />

martellare, forare, calafatare, raschiare, pitturare. L’occupazione più importante,<br />

co<strong>me</strong> in tutti i lunghi viaggi dell’epoca, era carenare le navi, il che voleva<br />

dire portarle vicino alla riva durante l’alta marea e ancorarle di poppa e prua in<br />

modo che, al sopraggiungere <strong>della</strong> bassa marea, restassero in secca inclinate e<br />

si potesse lavorare sulle parti normal<strong>me</strong>nte im<strong>me</strong>rse.<br />

Anche se era evidente che l’inverno era agli inizi e non alla fine, Magellano<br />

era impaziente di riprendere la ricerca dello stretto soprattutto quando si accorse<br />

che, grazie alla perfidia portoghese, le scorte di gallette e di vino erano molto<br />

inferiori a quanto avrebbero dovuto essere. Dal mo<strong>me</strong>nto che a Porto San Juliàn<br />

c’era una notevole abbondanza di pesce e volatili, ma non era possibile<br />

procurarsi né frutta né verdura, la salute dei marinai cominciò a peggiorare e il<br />

Comandante Generale pensò che fosse ora di salpare. Agli inizi di maggio, dopo<br />

un solo <strong>me</strong>se di permanenza a Porto San Juliàn, Magellano mandò la Santiago<br />

di Juan Serrano a compiere un viaggio di ricognizione lungo la costa in direzione<br />

Sud. La piccola nave, tra quelle <strong>della</strong> flotta la più adatta a un compito simile,<br />

sparì nell’oscurità tempestosa e iniziò l’esplorazione <strong>della</strong> costa. Venti leghe<br />

a Sud del Porto di San Juliàn, Serrano scoprì l’ampia foce di un fiu<strong>me</strong> che<br />

chiamò Santa Cruz, poiché ricorreva il giorno <strong>della</strong> festa <strong>della</strong> Santa Croce.<br />

Quando cercò di spingersi a Sud del Santa Cruz, Serrano trovò cattivo tempo;<br />

un forte vento proveniente da Est si abbattè sulla Santiago, e onde spaventose<br />

le strapparono il timone. Riuscì comunque a portare a riva la nave, che fu sbattuta<br />

sulla spiaggia: i 37 uomini di equipaggio saltarono sulla sabbia «senza<br />

neppure bagnarsi» racconta Pigafetta. Soltanto un uomo morì, lo schiavo negro<br />

di Serrano, che saltò mala<strong>me</strong>nte e fu trascinato via da un’onda. Mentre i marinai<br />

cercavano alla svelta di raggiungere un punto più alto, la nave sbattuta dalle<br />

onde andò a pezzi e sparì con tutto il carico. Senza cibo, senza armi, a parte i<br />

propri coltelli, i naufraghi rimasero tremanti dal freddo sulla spiaggia battuta<br />

dai venti gelidi fino a quando Serrano, che aveva acciarino e pietra focaia riuscì<br />

ad accendere un fuoco. Con alcune travi che trovarono sulla riva costruirono<br />

una piccola zattera, grazie alla quale due uomini riuscirono ad attraversare il<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Santa Cruz e a tornare via terra a Porto San Juliàn per chiedere aiuto. Gli altri,<br />

nutrendosi di molluschi ed erbe, rimasero su quella spiaggia remota. I due uomini<br />

di Serrano impiegarono undici giorni per raggiungere l’accampa<strong>me</strong>nto<br />

principale. Magri e malfermi sulle gambe arrivarono di notte con la notizia del<br />

disastro. Magellano addolorato per la perdita <strong>della</strong> piccola, ma utile, Santiago,<br />

la nave più manovriera dell’intera flotta, inviò una spedizione di soccorso formata<br />

da venti uomini, ma la inviò via terra, non volendo rischiare un’altra nave<br />

in quella stagione burrascosa. A giugno Serrano e i suoi uomini erano di ritorno<br />

a Porto San Juliàn; tuttavia Magellano lasciò un piccolo gruppo di uomini sulla<br />

foce del Santa Cruz nella speranza che al<strong>me</strong>no una parte del carico <strong>della</strong> Santiago<br />

venisse ributtata sulla spiaggia.<br />

All’inizio di giugno ci fu un diversivo. A Porto San Juliàn non avevano visto<br />

indigeni; a dire la verità non ne avevano più incontrati da quando a febbraio<br />

avevano a malapena intravisto quei giganti in un punto più settentrionale <strong>della</strong><br />

costa. Tuttavia, un giorno, circa due <strong>me</strong>si dal loro arrivo nella baia, ci racconta<br />

Pigafetta, apparve una strana figura di di<strong>me</strong>nsioni colossali, «che cantava e ballava<br />

seminudo sulla spiaggia e si gettava sabbia sulla testa. Il Comandante<br />

mandò a riva uno dei marinai, con l’ordine di fare gli stessi gesti in segno di<br />

pace. L’uomo fece così, fu compreso e il gigante si lasciò condurre su di una<br />

piccola isola su cui era sbarcato il Comandante. Ero presente anch’io insie<strong>me</strong> a<br />

molti altri. Nel vederci il gigante dimostrò molto stupore. Indicò il cielo e certa<strong>me</strong>nte<br />

voleva dire che pensava che fossimo scesi dal cielo». «Quest’uomo»<br />

— continua Pigafetta — «era così alto che le nostre teste arrivavano a stento alla<br />

sua cintura. Era ben fatto; il suo viso era largo e colorato di rosso, a parte gli<br />

occhi che erano cerchiati di giallo e sulle guance aveva due chiazze a forma di<br />

cuore. Aveva pochi capelli ed erano imbiancati da una specie di cipria. Il suo<br />

vestito, o piuttosto il suo mantello, era fatto di pellicce ben cucite, ricavate da<br />

un animale ben noto in quella regione, co<strong>me</strong> scoprimmo in seguito. Questo animale,<br />

a quanto ci sembrò, doveva avere una grande testa e grandi orecchie simili<br />

a quelle dei muli, il corpo di un cam<strong>me</strong>llo e la coda di un cavallo (41). I<br />

piedi del gigante erano avvolti nella pelle di questo animale. In mano teneva un<br />

arco piccolo e largo, la cui corda era fatta con un tendine dello stesso animale.<br />

Aveva anche un fascio di frecce fatte di canne e dotate di penne proprio co<strong>me</strong><br />

le nostre frecce, ma le punta erano di pietra invece che di ferro».<br />

Il colosso sembrò alto quasi due <strong>me</strong>tri e <strong>me</strong>zzo ai marinai di Magellano non<br />

certo di alta statura. Magellano gli diede da mangiare e da bere e gli regalò uno<br />

specchio. «Quando il gigante si vide riflesso» racconta Pigafetta, «si spaventò a<br />

(41) Si trattava del guanaco, una specie di cam<strong>me</strong>llo imparentato con il lama, tipico del Sud A<strong>me</strong>rica.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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100<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

tal punto che fece improvvisa<strong>me</strong>nte<br />

un balzo indietro, gettando<br />

a terra quattro dei nostri<br />

marinai che per caso si trovavano<br />

dietro di lui». Poi però si<br />

riprese e accettò alcune campanelle,<br />

un pettine e un paio di<br />

perline di vetro. Questo incoraggiò<br />

altri giganti che si decisero<br />

a farsi vedere, anche se nei<br />

dettagli le varie narrazioni non<br />

concordano con esattezza. Pigafetta<br />

dice che arrivò un secondo<br />

gigante e poi non se ne<br />

vide più nessuno per quindici<br />

giorni, quindi ne arrivarono altri<br />

quattro; Herrera, storico spagnolo<br />

ufficiale, parla di sei giganti<br />

arrivati il primo giorno e<br />

poi dell’arrivo di un gruppo di<br />

diciotto, tutti insie<strong>me</strong>, tra cui<br />

alcune donne. Un altro strorico Un raffigurazione dell’epoca dei giganti <strong>della</strong> Patagonia.<br />

del cinquecento, Lòpez de Somara,<br />

dice che un gruppo di giganti<br />

fece intendere di voler salire sulle navi e si <strong>me</strong>ravigliarono molto di fronte<br />

a imbarcazioni così grandi e uomini così piccoli. Herrera racconta che sei indigeni<br />

salirono a bordo e che il più piccolo di loro era più alto e più grosso del<br />

più imponente dei castigliani. Fu offerta loro una pentola di minestra e delle<br />

gallette, sufficienti a saziare venti uomini normali e in sei divorarono tutto senza<br />

difficoltà. Il giorno seguente due indigeni portarono <strong>della</strong> carne di guanaco e<br />

ricevettero in cambio delle giacche rosse, che piacquero loro molto. Uno di<br />

questi giganti fece molte altre visite. Questo colosso, che a quanto sembra era il<br />

più gigantesco di tutti, era «molto cordiale e simpatico» a detta di Pigafetta, e<br />

così enor<strong>me</strong> che quando ballava lasciava sul terreno impronte profonde dieci<br />

centi<strong>me</strong>tri. Spesso puntava il dito verso il cielo, quasi a indicare una sua affinità<br />

spirituale con quei piccoli visitatori cristiani; e i marinai gli insegnarono a<br />

recitare le preghiere e a pronunciare il no<strong>me</strong> di Gesù e di Maria, che ripeteva<br />

con voce tonante. Dopo un po’ fu battezzato Juan Gigante e Magellano gli diede<br />

una camicia di lino bianco, un mantello di lana, un berretto, un pettine, uno<br />

specchio e altri oggetti, in cambio dei quali portò un intero guanaco. Ma dopo<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

sei giorni, Juan Gigante non si fece più vedere e gli Spagnoli te<strong>me</strong>ttero che fosse<br />

stato ucciso dai suoi per essere diventato troppo amico degli stranieri.<br />

Anche le donne erano enormi, ma non tanto co<strong>me</strong> gli uomini, secondo quanto<br />

narra Pigafetta, erano tutte nude; i loro mariti sembravano usarle co<strong>me</strong> animali<br />

da soma, tuttavia, quando erano in presenza degli Spagnoli le tenevano<br />

d’occhio gelosa<strong>me</strong>nte. Pigafetta imparò molte cose sulle usanze degli indigeni.<br />

Magellano diede ai giganti il no<strong>me</strong> di patagones, «grandi piedi», e a partire<br />

da quel mo<strong>me</strong>nto tutte le spedizioni dirette in quella parte del mondo si misero<br />

a cercare i giganti <strong>della</strong> Patagonia.<br />

Per soddisfare la curiosità di re Carlo, Magellano violò pesante<strong>me</strong>nte le leggi<br />

dell’ospitalità. Aveva infatti sperato di portare con sé il simpatico Juan Gigante<br />

per mostrarlo al Re di Spagna, ma, dopo la scomparsa di Juan, per impossessarsi<br />

di due indigeni, fu costretto a ricorrere a una delle sue solite astuzie (42).<br />

(42) «Avendo dato loro coltelli, specchi, campanelle, perline e altre cianfrusaglie» — scrive Pigafetta —<br />

«riempì loro a tal punto le mani che non potevano più contenere altro. Fece allora sistemare due paia di<br />

ceppi alle loro caviglie, facendo capire a gesti che avrebbe donato loro anche quelle catene, che essi trovavano<br />

molto belle perché erano fatte di <strong>me</strong>tallo luccicante. Quando le caviglie furono strette ai ceppi, cominciarono<br />

ad avere dei dubbi: ma il Comandante li rassicurò e disse loro di stare tranquilli. Alla fine,<br />

quando si resero conto di essere stati ingannati, ruggirono co<strong>me</strong> tori, ma così legati furono im<strong>me</strong>diata<strong>me</strong>nte<br />

separati e portati su navi diverse». Sperando di trapiantare in Europa la razza dei giganti, Magellano<br />

cercò di prendere altri due giganti maschi, pensando di barattarli con due femmine, ma non ci riuscì;<br />

nove Spagnoli riuscirono a immobilizzare due giganti, ma un istante dopo i due si liberarono e corsero via<br />

e nel tentativo di inseguirli uno spagnolo fu ucciso. Il destino dei due colossi presi prigionieri da Magellano<br />

non è chiaro. Pigafetta racconta che uno morì pochi giorni dopo, poiché non voleva mangiare nulla,<br />

ma che l’altro era più pacifico e cercava di comunicare con gli Spagnoli. «Una volta, <strong>me</strong>ntre qualcuno si<br />

faceva il segno <strong>della</strong> croce davanti a lui, improvvisa<strong>me</strong>nte si mise a chiamare Setebos, il demonio, e disse<br />

che se avessero fatto altri segni <strong>della</strong> croce, Setebos sarebbe entrato nel suo corpo e lo avrebbe fatto scoppiare.<br />

Ma quando vide che non gli succedeva nulla di male, cominciò a prendere la croce e a baciarla<br />

spesso, mostrando il desiderio di diventare cristiano prima di morire. Fu dunque battezzato e gli fu dato il<br />

no<strong>me</strong> di Paolo». Ma Pigafetta aggiunge che Paolo morì alcuni <strong>me</strong>si dopo quando la flotta dovette patire la<br />

fa<strong>me</strong> durante la traversata dell’Oceano Pacifico. Quello che è certo che la descrizione di Pigafetta dei giganti<br />

del Sud A<strong>me</strong>rica fece molto scalpore in Europa e colpì molto più <strong>della</strong> circumnavigazione vera e<br />

propria.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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102<br />

VERSO LO STRETTO<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

La parentesi dei giganti rallegrò alquanto i cupi <strong>me</strong>si di Porto San Juliàn, tuttavia,<br />

anche se l’inverno non era ancora finito, Magellano era ansioso di lasciare<br />

quel posto, con tutti i suoi ricordi di ammutina<strong>me</strong>nti ed esecuzioni. Su<br />

suggeri<strong>me</strong>nto di Juan Serrano decise di spostare il campo sull’estuario del fiu<strong>me</strong><br />

Santa Cruz. Le navi erano pronte e gli uomini <strong>della</strong> Santiago furono suddivisi<br />

tra le altre quattro navi. Magellano affidò il comando <strong>della</strong> nave di Mendoza,<br />

la Victoria, a Duarte Barbosa e nominò Juan Serrano Comandante <strong>della</strong><br />

Concepciòn di Quesada. Mesquita, che era stato Comandante <strong>della</strong> San Antonio<br />

all’epoca dell’ammutina<strong>me</strong>nto, fu reintegrato nella carica. Dopo aver preso<br />

possesso <strong>della</strong> Patagonia in no<strong>me</strong> del re Carlo e aver eretto una croce sulla<br />

sommità di una collina, i viaggiatori partirono dall’infausto Porto San Juliàn il<br />

24 agosto del 1520, lasciando dietro di sé i resti squartati di Luis de Mendoza e<br />

di Gaspar de Quesada e anche due uomini ancora vivi, Juan de Cartagena e padre<br />

Sànchez de Reina, dopo averli liberati dalle catene e aver lasciato loro una<br />

buona scorta di pane e vino. I due erano destinati a non rivedere mai più dei<br />

cristiani.<br />

Tra tempeste e una gelida oscurità la flotta raggiunse la foce del fiu<strong>me</strong> Santa<br />

Cruz con un tetro viaggio di due giorni e si accampò ancora una volta per attendere<br />

il passare dell’inverno. Qui gli esploratori rimasero altri due <strong>me</strong>si. A<br />

questo punto la sorte giocò un brutto tiro a Magellano, dal mo<strong>me</strong>nto che soltanto<br />

250 miglia più a Sud — a <strong>me</strong>no di tre giorni di navigazione — c’era lo stretto<br />

sulla cui esistenza aveva scom<strong>me</strong>sso così tanto (43). In quei due lunghi <strong>me</strong>si<br />

non mandò in ricognizione neppure una barca, ma se ne rimase fermo all’accampa<strong>me</strong>nto<br />

aspettando il ritorno <strong>della</strong> buona stagione. Verso <strong>me</strong>tà ottobre il<br />

tempo era legger<strong>me</strong>nte migliorato e quindi fu dato ordine di salpare. L’esecuzione<br />

dei due Comandanti non aveva <strong>me</strong>sso fine allo scontento generale degli<br />

equipaggi. Questa volta l’oppositore principale era Estevão Go<strong>me</strong>s, il primo pilota<br />

<strong>della</strong> flotta, colui che in origine era stato scelto da Cristòbal de Haro co<strong>me</strong><br />

Comandante Generale. Go<strong>me</strong>s, dopo aver riunito tutti gli ufficiali, fece notare<br />

che lo stretto non era stato ancora trovato e che era possibile che non esistesse<br />

affatto. Le provviste cominciavano a scarseggiare e gli uomini erano indeboliti<br />

dall’inverno trascorso in Patagonia. Il primo pilota propose di dirigersi verso<br />

Est, attraversare l’Oceano Atlantico molto più a Sud del capo di Buona Speran-<br />

(43) Si dice che Magellano nel 1520, quando i suoi uomini vacillarono disse: «Fin qui arrivò A<strong>me</strong>rigo Vespucci,<br />

il nostro destino è di andare oltre!».<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

za (il che avrebbe consentito di evitare un eventuale incontro con i Portoghesi)<br />

e far vela verso le Molucche, dove Francisco Serrão li avrebbe accolti calorosa<strong>me</strong>nte<br />

e avrebbe venduto loro le spezie che aveva accumulato in cambio di<br />

quanto trasportavano. Persino gli ufficiali più fedeli a Magellano pensavano<br />

che si trattasse di una proposta ragionevole e decisero di presentargliela. Nonostante<br />

il suo irrinunciabile attacca<strong>me</strong>nto alla rotta occidentale, Magellano<br />

adottò un atteggia<strong>me</strong>nto conciliante; ammise per la prima volta di conoscere<br />

con chiarezza la posizione esatta dello stretto e si dichiarò d’accordo, qualora<br />

lo stretto non fosse apparso una volta raggiunti i 75° di latitudine Sud, a seguire<br />

la rotta orientale per le Molucche. Il compro<strong>me</strong>sso, in realtà soltanto apparente,<br />

non piacque a Go<strong>me</strong>s, poiché implicava parecchi altri <strong>me</strong>si di navigazione, in<br />

cui si sarebbero spinti sempre più nell’Oceano Atlantico Meridionale, in regioni<br />

certa<strong>me</strong>nte più inospitali di quante ne avessero mai speri<strong>me</strong>ntate (44). Per di<br />

più, la confessione di Magellano, che aveva am<strong>me</strong>sso di aver bluffato a proposito<br />

<strong>della</strong> conoscenza del tanto agognato paso, fece infuriare a tal punto Go<strong>me</strong>s<br />

che arrivò a ipotizzare un nuovo ammutina<strong>me</strong>nto: proponeva che Magellano<br />

fosse <strong>me</strong>sso ai ferri, che la flotta tornasse a Porto San Juliàn, per recuperare<br />

Juan de Cartagena e nominarlo Comandante Generale. Questa sconsiderata<br />

proposta salvò il progetto di Magellano; infatti anche se uomini co<strong>me</strong> Duarte<br />

Barbosa e Juan Serrano erano forte<strong>me</strong>nte tentati dall’idea di lasciar perdere la<br />

ricerca dello stretto e di andare subito verso Est, la folle proposta di Go<strong>me</strong>s di<br />

andare a riprendere Cartagena li fece tornare in sé e li convinse a seguire ancora<br />

una volta Magellano, al<strong>me</strong>no fino ai 75° di latitudine Sud, co<strong>me</strong> pattuito.<br />

Il 18 ottobre 1520 le quattro navi lasciarono l’estuario del fiu<strong>me</strong> Santa Cruz<br />

e dopo una difficile navigazione in <strong>me</strong>zzo a una violenta tempesta, arrivarono<br />

in un’altra grande baia, a circa 52° di latitudine Sud. Era il giorno di Sant’Orsola<br />

e in suo onore Magellano battezò il promontorio a nord <strong>della</strong> baia «Capo<br />

delle Undicimila Vergini». L’insenatura era circondata da alte montagne e la<br />

baia sembrava poco profonda: ciò convinse gli ufficiali di Magellano che doveva<br />

trattarsi semplice<strong>me</strong>nte <strong>della</strong> foce di un altro fiu<strong>me</strong>; il vento soffiava da<br />

Nord ed essi pensavano di sfruttarlo per navigare lungo la costa senza perdere<br />

tempo a esplorare quel luogo dall’apparenza tanto desolata. Magellano, sebbene<br />

intenzionato a esplorare ogni via d’acqua che potesse rivelarsi lo stretto, si<br />

prese la briga di riunire nuova<strong>me</strong>nte i suoi ufficiali e di ascoltare le loro opinioni;<br />

ebbe la brutta sorpresa di scoprire che i comandanti Barbosa, Serrano e Mesquita,<br />

e i loro tre piloti, erano contrari alla perlustrazione <strong>della</strong> baia. Li ascoltò<br />

(44) In effetti nessuna nave raggiunse i 75° di latitudine Sud fino a quando la spedizione di Ja<strong>me</strong>s Clark<br />

Ross, nel 1842, toccò i 78°04’ Sud.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima<br />

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104<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

e poi diede gli ordini: Mesquita e Serrano con la San Antonio e la Concepciòn<br />

si sarebbero addentrati nella baia per vedere quanto era grande, <strong>me</strong>ntre lui e<br />

Barbosa avrebbero esplorato le sponde settentrionali e <strong>me</strong>ridionali con la Trinidad<br />

e la Victoria. Le quattro navi si sarebbero date appunta<strong>me</strong>nto dopo cinque<br />

giorni al riparo del Capo delle Undicimila Vergini. Senza nascondere il loro disappunto<br />

Mesquita e Serrano partirono. Quasi subito una tempesta si abbattè<br />

sulla flotta. La Trinidad e la Victoria riuscirono a ripararsi dietro il promontorio<br />

e a gettare le ancore, <strong>me</strong>ntre le altre due navi furono sbattute in <strong>me</strong>zzo alla<br />

baia che Magellano aveva ordinato loro di esplorare. Il Comandante Generale<br />

vide con angoscia la San Antonio e la Concepciòn correre spinte dalla tempesta<br />

di vento fino a quando sparirono e pensò che si sarebbero sicura<strong>me</strong>nte schiantate<br />

con tutto il loro carico sulle rocce che fiancheggiavamo la baia. Ebbe tuttavia<br />

ben poco tempo per preoccuparsi <strong>della</strong> loro sorte che anche la Trinidad e la<br />

Victoria erano in difficoltà e trascinavano le ancore. Era troppo pericoloso rimanere<br />

così vicino alla costa rocciosa e dunque le due navi cercarono di doppiare<br />

il capo e di raggiungere il mare aperto dove rimasero separate per due<br />

giorni di piogge incessanti e di forte vento. Il ponte <strong>della</strong> Trinidad era spazzato<br />

dalle onde, la stiva era piena d’acqua; pensando di essere rimasto solo, Magellano<br />

si chiedeva se era <strong>me</strong>glio tornare in Spagna, am<strong>me</strong>sso che si fosse salvato,<br />

o continuare la ricerca da solo. Tuttavia, quando la tempesta finì, si trovò accanto<br />

alla Victoria e le due navi tornarono nella baia al calar <strong>della</strong> notte.<br />

Il mattino seguente si vide un’alta colonna di fumo nella parte più interna<br />

<strong>della</strong> baia, co<strong>me</strong> se i sopravvissuti <strong>della</strong> San Antonio e <strong>della</strong> Concepciòn inviassero<br />

dei segnali per chiedere soccorso. Magellano ordinò che la Trinidad e<br />

la Victoria entrassero nella baia per raccogliere i sopravvissuti.<br />

Ma, non appena ebbero doppiato il capo, le vedette dissero che nella baia<br />

c’erano due vele. Le navi di Mesquita e Serrano erano salve! Pigafetta racconta<br />

che «le due navi erano state spinte nell’interno <strong>della</strong> baia dalla tempesta improvvisa.<br />

Coloro che erano a bordo te<strong>me</strong>vano di naufragare sulla costa rocciosa<br />

quando improvvisa<strong>me</strong>nte videro che la baia si apriva anche sull’altro lato. Seguirono<br />

il nuovo passaggio e arrivarono a un’altra baia e poi una terza. A quel<br />

punto erano tornati indietro per portare la buona notizia il più in fretta possibile.<br />

Il viaggio di ritorno era durato due giorni. Da parte nostra, non vedendoli,<br />

avevano dato per certo che avessero fatto naufragio durante la tempesta, e<br />

quando vedemmo il fumo pensammo che si trattasse di un segnale con cui i sopravvissuti<br />

cercavano di attirare la nostra attenzione. Poi le due navi attraversarono<br />

la baia e si diressero verso di noi a vele spiegate. Rombarono i cannoni e<br />

ci furono grida di gioia».<br />

Il paso verso occidente era stato trovato!<br />

La San Antonio si affiancò alla Trinidad e il comandante Alvaro de Mesqui-<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

ta, pieno di eccitazione, salì a bordo dell’ammiraglia per dichiarare: «Ho l’onore<br />

di comunicare la scoperta del paso. È un passaggio stretto e profondo, con<br />

un forte flusso di marea e vi siamo penetrati per più di un centinaio di miglia<br />

prima di tornare indietro» Parlò del susseguirsi delle insenature, <strong>della</strong> salinità<br />

dell’acqua, dell’assenza di qualsiasi traccia di corrente fluviale. Lo stretto! Lo<br />

stretto! Gli uomini saltavano e ballavano, si inginocchiavano in preghiera, si<br />

abbracciavano pieni di gioia; Magellano si fece il segno <strong>della</strong> croce e chinò la<br />

testa in segno di ringrazia<strong>me</strong>nto.<br />

Quindi cercò abil<strong>me</strong>nte di trarre vantaggio dalla scoperta, sostenendo di aver<br />

sempre saputo che lo stretto si trovava in quel punto e, se possiamo credere a<br />

Pigafetta, i Comandanti e i piloti di<strong>me</strong>nticarono la travagliata ricerca lungo migliaia<br />

di miglia di costa e lodarono la sua saggezza e la sua abilità. Trionfante,<br />

Magellano riunì ancora una volta i suoi ufficiali per una pronta ratifica del suo<br />

piano che prevedeva l’ingresso im<strong>me</strong>diato nello stretto in modo da raggiungere<br />

il Mare Meridionale. Trovò invece una inattesa opposizione. Serrano e Mesquita<br />

avevano descritto nei dettagli lo stretto agli altri ufficiali, sottolinenando che<br />

si trattava di un intrico di baie e canali, molti dei quali non avevano certa<strong>me</strong>nte<br />

nessuno sbocco. Non avevano alcuna idea delle di<strong>me</strong>nsioni dello stretto; attraversarlo<br />

poteva richiedere <strong>me</strong>si e <strong>me</strong>si, se si fossero persi nel labirinto dei suoi<br />

canali. La flotta era a corto di viveri e buona parte di ciò che restava cominciava<br />

ad andare a male. Tutta la zona sembrava gelida e brulla e lo stretto non<br />

sembrava il posto adatto per uomini esausti. Estevã Go<strong>me</strong>s proponeva di limitarsi,<br />

per il mo<strong>me</strong>nto, a segnare lo stretto sulle carte nautiche e seguire im<strong>me</strong>diata<strong>me</strong>nte<br />

la rotta orientale per le Molucche, per comprare le spezie e fare<br />

riforni<strong>me</strong>nto. Poi, dopo averne trasportata una buona quantità in Spagna,<br />

avrebbero potuto allestire una nuova flotta, puntare diretta<strong>me</strong>nte verso lo stretto,<br />

esplorarlo e raggiungere le Molucche seguendo la rotta occidentale.<br />

Gli altri ufficiali furono d’accordo, ma Magellano dichiarò brusca<strong>me</strong>nte che<br />

erano in minoranza. Secondo Pigafetta, il Comandante Generale disse che «anche<br />

se fossero stati costretti a mangiare il cuoio dei pennoni, era deciso ad andare<br />

avanti e a mantenere le sue pro<strong>me</strong>sse all’imperatore e confidava in Dio<br />

che li avrebbe aiutati a portare a termine felice<strong>me</strong>nte l’impresa». Tutti, tranne<br />

Go<strong>me</strong>s, si lasciarono soggiogare dalla forza con cui quell’uomo formidabile<br />

aveva fatto quella dichiarazione; quando Go<strong>me</strong>s continuò a protestare e a borbottare,<br />

Magellano annunciò che la riunione era aggiornata. All’alba del giorno<br />

seguente la flotta entrava nello stretto.<br />

Le navi attraversarono la prima baia e si infilarono in un canale. Una pattuglia<br />

che era scesa a riva per perlustrare un gruppo di capanne sulla cima di una<br />

collina, si fermò a osservare con angoscia il corpo in putrefazione di una balena<br />

che si era arenata, poi raggiunse le capanne e scoprì che si trattava di sepolture,<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

dal tetto di paglia, in cui giacevano i corpi parzial<strong>me</strong>nte mummificati di alcuni<br />

indigeni, tutti alti più di un <strong>me</strong>tro e ottanta. Oltre quel misterioso cimitero si<br />

estendeva un’ampia pianura che non mostrava alcun segno di vita.<br />

Il canale li condusse a una seconda baia e dopo fu la volta di un altro canale<br />

e poi una terza baia. Ai lati di ogni stretto si innalzavano torreggianti pareti di<br />

granito, alte talvolta più di un miglio. Il 29 ottobre si trovavano nella parte più<br />

ampia dello stretto (45) che si apre verso Sud; qui per la prima volta, Magellano<br />

si trovò di fronte a due bracci di mare. Uno puntava verso Sud-Ovest e sembrava<br />

il più pro<strong>me</strong>ttente, e l’altro verso Sud-Est. La flotta si divise in due gruppi:<br />

la Trinidad e la Victoria sarebbero andate a Sud-Ovest, <strong>me</strong>ntre la San Antonio<br />

e la Concepciòn si sarebbero dirette nel canale di Sud-Est. La flotta si sarebbe<br />

riunita dopo cinque giorni nel punto in cui lo stretto si biforcava. Magellano<br />

continuò verso Sud-Ovest, superando rocce acuminate, attraverso nebbie<br />

fittissi<strong>me</strong>, in acque che si gonfiavano e ribollivano da una parete all’altra del<br />

canale. A poco a poco lo stretto diventava più a<strong>me</strong>no: alberi verdeggianti ricoprivano<br />

i fianchi delle montagne e, sbucando dai boschi di pini, spettacolari cascate<br />

precipitavano sulle rive, tanto che Pigafetta scriveva: «Credo che non esista<br />

al mondo uno stretto più bello di questo». A un tratto il canale aveva fatto<br />

un’ampia curva e li aveva portati verso Nord-Ovest. A sinistra, sulla sponda<br />

<strong>me</strong>ridionale, che secondo loro doveva essere la costa settentrionale <strong>della</strong> terra<br />

australis, videro delle luci brillare nella notte, i fuochi degli accampa<strong>me</strong>nti indiani<br />

e Magellano diede alla costa il no<strong>me</strong> di Terra del Fuego, no<strong>me</strong> che conserva<br />

ancora oggi. C’erano molti ancoraggi e Magellano decise di gettare le ancore<br />

nel punto in cui un piccolo fiu<strong>me</strong>, pieno di pesci argentei, si gettava nello<br />

stretto. Lo chiamò il «Fiu<strong>me</strong> delle Sardine»: alcuni marinai gettarono le reti e<br />

pescarono migliaia di pesci che conservarono nei barili sotto sale.<br />

A questo punto Magellano inviò Gonzalo de Espinosa a esplorare il tratto<br />

seguente dello stretto a bordo delle scialuppe <strong>della</strong> Trinidad. Le barche stettero<br />

via tre giorni, ma quando tornarono i rematori remavano con tutte le loro<br />

forze ed Espinosa, in piedi sulla prua, sparava colpi d’arma da fuoco e sventolava<br />

un pezzo di stoffa legato a una lancia. Avevano trovato il Mare Meridionale,<br />

annunciava. Anche se si era trattato di una traversata difficile, tra vortici<br />

e gorghi, in <strong>me</strong>zzo alle forti maree provocate dalle acque che si riversavano da<br />

un oceano all’altro, erano final<strong>me</strong>nte giunti in prossimità di un lungo promontorio<br />

oltre il quale si estendeva il mare aperto, una grande distesa d’acqua che<br />

non poteva essere che il Mare Meridionale (46). Quell’ultimo promontorio ri-<br />

(45) Nota oggi co<strong>me</strong> Broad Reach (canale largo).<br />

(46) Pigafetta riporta che a questo punto, nonostante la sua tempra d’acciaio, Magellano si commosse e<br />

pianse di gioia davanti ai suoi uomini!<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

cevette il no<strong>me</strong> di Cabo Deseado (47). La porta del Pacifico era aperta. Non<br />

appena la San Antonio e la Concepciòn fossero tornate dall’esplorazione di<br />

quella che Magellano sapeva ormai essere una falsa pista, si sarebbero diretti<br />

verso le Isole delle Spezie.<br />

Erano passati cinque giorni da quando la flotta era divisa e le altre due navi<br />

non si vedevano ancora. Magellano lasciò il Fiu<strong>me</strong> delle Sardine e andò a cercarle.<br />

Poco dopo incontrò la Concepciòn, da sola; ma il suo comandante Juan<br />

Serrano non aveva la più pallida idea dove fosse finita la San Antonio. Erano<br />

entrati insie<strong>me</strong> nel canale di Sud-Est (48), disse Serrano, ma fin dal primo giorno<br />

la San Antonio aveva lasciato indietro la Concepciòn e Serrano non aveva<br />

saputo più nulla. Egli aveva esplorato il canale per alcuni giorni, fin quando<br />

non scoprì che si dirigeva verso Est, direzione che a loro non serviva; poi era<br />

tornato indietro nel luogo fissato per l’appunta<strong>me</strong>nto. Magellano, te<strong>me</strong>ndo che<br />

la San Antonio avesse fatto naufragio, andò a cercarla fino all’estremità del canale<br />

esplorato da Serrano sparando, di tanto in tanto, colpi di cannone, sistemando<br />

bandierine e <strong>me</strong>ssaggi su promontori e isolette ed esplorando ogni possibile<br />

ancoraggio. Della nave non c’era alcuna traccia. Non sapendo cosa pensare<br />

e te<strong>me</strong>ndo che ci fosse stato qualche malinteso circa il luogo dell’appunta<strong>me</strong>nto,<br />

mandò di nuovo la Victoria a Broad Reach. Dopo aver esplorato tutte le<br />

baie ed essere arrivata fino all’imboccatura dello stretto, sull’Oceano Atlantico,<br />

senza aver trovato la minima traccia <strong>della</strong> San Antonio, la Victoria tornò a ricongiungersi<br />

con il resto <strong>della</strong> flotta.<br />

Il Comandante Generale si rivolse all’astrologo, Andrès de San Martìn, per<br />

una spiegazione. San Martìn studiò il cielo, trasse un oroscopo e offrì la sua<br />

spiegazione; c’era stato un ammutina<strong>me</strong>nto, il comandante Alvaro de Mesquita<br />

era prigioniero sulla sua nave, Geronimo Guerra ed Estevão Go<strong>me</strong>s avevano<br />

preso il comando e stavano riportando la San Antonio in Spagna. Magellano<br />

comprese che l’astrologo gli aveva fornito la spiegazione più plausibile; in effetti<br />

le cose stavano proprio così dal mo<strong>me</strong>nto che Mesquita era stato effettiva<strong>me</strong>nte<br />

deposto da Go<strong>me</strong>s, il quale si era diretto verso la Spagna. La San Antonio<br />

arrivò a Siviglia nel maggio del 1521 e Go<strong>me</strong>s diffuse un sacco di bugie sul<br />

comporta<strong>me</strong>nto di Magellano. Il fatto che il viaggio di ritorno sia durato sei<br />

<strong>me</strong>si fa pensare che Go<strong>me</strong>s e Guerra si siano fermati a Porto San Juliàn per recuperare<br />

Juan de Cartagena e il prete, ma la cosa non è certa, e comunque i due<br />

uomini non furono mai salvati. Tuttavia la perdita <strong>della</strong> San Antonio era un fatto<br />

gravissimo. Anche se Magellano si era liberato in un colpo solo di Go<strong>me</strong>s e<br />

(47) Capo Desiderato.<br />

(48) Oggi è chiamato Admiralty Sound.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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Carta dello Stretto di Magellano di Jocodus Hondius del 1633.<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

di Guerra, aveva perso anche la nave più grande, che trasportava più di un terzo<br />

delle provviste. Consultandosi a cuore aperto con Serrano e Barbosa, Magellano<br />

ammise che continuare la spedizione in quelle condizioni era rischioso, ma<br />

fece anche notare che poteva essere ancora più pericoloso tornare in Spagna a<br />

mani vuote, dove Go<strong>me</strong>s aveva certa<strong>me</strong>nte già avuto tutto il tempo di diffondere<br />

le sue calunnie. Nel corso di una riunione, tenutasi il 21 novembre, Magellano<br />

chiese un voto di fiducia e pretese che Barbosa e Serrano gli espri<strong>me</strong>ssero<br />

per iscritto la loro opinione. Intravedendo la possibilità <strong>della</strong> corte marziale,<br />

voleva poter docu<strong>me</strong>ntare che si era consultato con i suoi ufficiali e che non<br />

aveva deciso in modo unilaterale co<strong>me</strong> certa<strong>me</strong>nte avrebbe sostenuto Go<strong>me</strong>s.<br />

Barbosa e Serrano diedero risposte ambigue, ma in generale favorevoli, e quel<br />

che restava <strong>della</strong> flotta salpò il 24 novembre. Il 28 novembre raggiunsero il capo<br />

che Magellano aveva battezzato Capo Deseado e, dopo aver trascorso un in-<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

tero <strong>me</strong>se percorrendo le 375 miglia dello stretto, gli esploratori affrontarono le<br />

acque senza fine dell’Oceano Pacifico (49). Il passaggio fu chiamato «Stretto<br />

di Tutti i Santi», ma i posteri gli diedero il no<strong>me</strong> di Stretto di Magellano.<br />

(49) Il giorno in cui le navi europee entrarono per la prima volta nell’Oceano Pacifico il mare era calmo.<br />

Il cielo era di un blu <strong>me</strong>raviglioso, le nuvole erano sparse qua e là, le onde non erano che leggere increspature<br />

illuminate dal sole. La scena era così rassicurante che Magellano diede al Mare Meridionale di<br />

Balboa un no<strong>me</strong> nuovo e pro<strong>me</strong>ttente: El Mar Pacifico. Certa<strong>me</strong>nte sia lui che i suoi uomini pensavano<br />

che il peggio fosse passato. A quel punto non rimaneva che attraversare l’oceano e avrebbero raggiunto le<br />

isole delle Molucche. Ma si sbagliavano perché il peggio doveva ancora cominciare, dal mo<strong>me</strong>nto che si<br />

accingevano ad attraversare un mare la cui vastità superava ogni immaginazione<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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LA NAVIGAZIONE NELL’OCEANO PACIFICO<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Il mare era calmo, ma l’aria era gelida e il Comandante Generale prese una<br />

rotta più settentrionale per giungere in zone con il clima più mite. Con le<br />

provviste che scarseggiavano, si trattava di una scom<strong>me</strong>ssa ben calcolata, ma<br />

Magellano aveva ben poca scelta: nelle vicinanze dell’estremità dell’A<strong>me</strong>rica<br />

<strong>me</strong>ridionale i venti soffiano da Ovest e anche le correnti erano dirette a Est, di<br />

modo che non avrebbe mai potuto puntare diretta<strong>me</strong>nte a occidente. All’inizio<br />

di dicembre le tre navi cominciarono a spostarsi verso Nord, mantenendosi<br />

quasi sempre lontane dalla costa ma in grado di vederla quanto bastava per far<br />

sì che a Magellano fosse attribuito il <strong>me</strong>rito <strong>della</strong> scoperta del Cile. Poco dopo<br />

incontrarono una corrente che li spinse veloce<strong>me</strong>nte oltre i 40° Sud e Magellano<br />

cominciò a cercare la costa orientale dell’Asia, che in prossimità dei 35°<br />

Sud non doveva essere troppo lontana dal Nuovo Mondo. Si trattava di una<br />

convinzione che circolava fin dai tempi di Marco Polo, ma ben presto Magellano<br />

dovette accorgersi che non era affatto così (50). Il 18 dicembre, quando la<br />

flotta ormai aveva raggiunto i 32° Sud senza aver visto comparire la costa asiatica,<br />

decise di accostare verso Ovest. Forse aveva cominciato a nutrire qualche<br />

sospetto a proposito delle reali di<strong>me</strong>nsioni dell’oceano che lo separava dalle<br />

Molucche; certa<strong>me</strong>nte a quel punto non poteva non aver intuito che doveva essere<br />

grande al<strong>me</strong>no quanto l’Atlantico, cosa che nessuno aveva mai neppure<br />

sospettato. Spingendosi tanto a Nord prima di dirigere a Ovest, Magellano si<br />

era inserito nella fascia degli Alisei che soffiano verso occidente, abbreviando<br />

così il viaggio. Tuttavia si trattò di una scelta sfortunata.<br />

Dal Tropico del Capricorno fino a una zona parecchio a Nord dell’equatore,<br />

l’Oceano Pacifico è costellato da arcipelaghi: atolli corallini coperti di pal<strong>me</strong>,<br />

dove il bianco <strong>della</strong> sabbia contrasta con il verde delle lagune poco profonde.<br />

Se avesse raggiunto l’estremità orientale di queste isole, i suoi marinai avrebbero<br />

potuto veleggiare senza difficoltà da un atollo all’altro. Ma Magellano, seguendo<br />

gli Alisei, e sapendo che le Isole delle Spezie si trovavano a Nord dell’equatore,<br />

seguì una rotta che puntava diagonal<strong>me</strong>nte verso Nord-Ovest, rotta<br />

che gli impedì di scoprire le isole Juan Fernandez, al largo <strong>della</strong> costa del Cile<br />

e gli fece superare, senza vederla, anche la remota Isola di Pasqua, nel Pacifico<br />

orientale, che lo avrebbe condotto in Polinesia.<br />

E continuò a seguirla passando a Nord <strong>della</strong> Polinesia, nell’unica parte del<br />

Pacifico priva di isole.<br />

(50) I due continenti si incontrano, è vero, ma soltanto nei pressi del Circolo polare Artico!<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Questo scherzo del destino costrinse gli esploratori a sopportare l’incredibile<br />

monotonia del mare aperto per ben 98 giorni, il triplo <strong>della</strong> traversata Atlantica<br />

compiuta da Colombo.<br />

I nemici erano la noia, la sete, la fa<strong>me</strong> e lo scorbuto. Durante il giorno il sole<br />

splendeva impietoso in un cielo privo di nubi e senza pioggia. Di notte apparivano<br />

strane stelle (51). Nella beffarda bonaccia del Pacifico, le sofferenze au<strong>me</strong>ntavano<br />

ogni giorno, le gallette si sbriciolavano e si riempivano di vermi e<br />

topi, nei barili l’acqua diventava giallastra e maleodorante, la carne di pinguino,<br />

non essendo stata ben affumicata, stava andando a male. Il vino era finito<br />

da tempo. La carne in salamoia era in condizioni tali che al buio luccicava. I<br />

marinai mangiavano pezzetti di legno e manciate di segatura e si aggiravano<br />

per le stive a caccia di topi. A mano a mano che l’incubo continuava, il valore<br />

di <strong>me</strong>rcato dei topi au<strong>me</strong>ntava: in un primo mo<strong>me</strong>nto venivano venduti per pochi<br />

maravedi, ma agli inizi di gennaio gli uomini erano disposti a pagare un ducato<br />

d’oro per un topo. Per lo <strong>me</strong>no era carne fresca.<br />

Liti furibonde scoppiavano per la suddivisione delle spezie che un giorno<br />

avrebbero caricato nelle Molucche; i nervi erano a fior di pelle e la minima<br />

provocazione scatenava una rissa. All’aggravarsi <strong>della</strong> carestia, si avverò quanto<br />

Magellano aveva giurato a Estevão Go<strong>me</strong>s: andare avanti anche a costo di<br />

mangiare il cuoio dei pennoni (52). I marinai cercavano di calmare i morsi <strong>della</strong><br />

fa<strong>me</strong> masticando pezzi di cuoio, ma non riuscivano a combattere lo scorbuto,<br />

la terribile malattia provocata dalla mancanza di vitamine, le cui cause rimasero<br />

sconosciute tanto a lungo (53).<br />

Diciannove uomini, tra cui Paolo, il gigante <strong>della</strong> Patagonia morirono e altri<br />

trenta non riuscivano a sopportare il dolore. Anche le bussole impazzirono<br />

e fu necessario applicarvi delle calamite per magnetizzarle di nuovo. Si raschiarono<br />

gli interni dei barili che avevano contenuto uva passa e miele e<br />

quanto veniva raschiato lo si faceva bollire per ricavarne una specie di brodo.<br />

I marinai vagavano sul ponte co<strong>me</strong> scheletri viventi, in preda a tor<strong>me</strong>nti che<br />

mai nessun marinaio aveva provato prima di allora, dal mo<strong>me</strong>nto che si trattava<br />

del viaggio più lungo mai intrapreso. Con occhi stanchi scrutavano l’o-<br />

(51) Pigafetta notò a occidente «cinque stelle brillanti che formavano una croce» — la Croce del Sud. E<br />

gli uomini osservarono due misteriose chiazze luminose: due galassie a noi vicine, che oggi chiamiamo<br />

Nubi di Magellano (vedasi nota n. 36).<br />

(52) Pigafetta racconta che «erano molto coriacei a causa del sole, <strong>della</strong> pioggia e del vento, perciò li lasciavamo<br />

per quatro o cinque giorni in acqua di mare, prima di arrostirli un po’ sulle braci e mangiarli».<br />

(53) «La nostra disgrazia peggiore» — scrive Pigafetta — «era l’essere colpiti da una malattia che ci faceva<br />

gonfiare le gengive al punto che coprivano i denti, sia nella mascella superiore che in quella inferiore e<br />

coloro che ne erano affetti non riuscivano più a masticare».<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

rizzonte, ma non c’era terra in vista e il vento continuava a spingerli verso<br />

Ovest (54). Le tre navi, piccole co<strong>me</strong> giocattoli nell’im<strong>me</strong>nsità dell’oceano<br />

avanzavano di 50 o 60 leghe al giorno, ma sembrava che la distesa d’acqua<br />

non avesse mai fine. Portando a termine con grande sforzo i loro compiti, i<br />

marinai sopportavano il calore bruciante del sole, la sete che attanagliava la<br />

gola, il sapore di cuoio e di segatura che impastava la bocca, il dolore provocato<br />

dallo scorbuto nelle <strong>me</strong>mbra, il fetore di quanto marciva nelle stive, la<br />

risata silenziosa <strong>della</strong> morte in agguato (55). Il 25 gennaio 1521, quasi due<br />

<strong>me</strong>si dopo aver lasciato lo stretto, l’incantesimo si ruppe: apparve un’isola.<br />

Era una terra desolata che fu chiamata Isola di San Pablo in onore del santo<br />

del giorno (56). Trovare un ancoraggio era difficile e in un primo mo<strong>me</strong>nto<br />

te<strong>me</strong>ttero di essere costretti a superarla senza potervi sbarcare (Magellano<br />

non voleva inviare una scialuppa a terra senza ancorare le navi in modo sicuro).<br />

Ma final<strong>me</strong>nte apparve un punto <strong>me</strong>no profondo: la Trinidad gettò le ancore<br />

e calò una scialuppa e poco dopo scendevano a riva anche i marinai <strong>della</strong><br />

Concepciòn e <strong>della</strong> Victoria. Dall’isola di San Pablo non ripartirono con le<br />

mani vuote, tuttavia non era il paradiso tropicale che si erano aspettati. Era<br />

un’isola calda, arida e disabitata e non c’era acqua se non pozze di acqua piovana<br />

salmastra che si erano formate nella sabbia. I marinai avevano bisogno<br />

di legna da ardere, ma sull’isola non crescevano alberi, soltanto cespugli contorti<br />

e striminziti. Eppure sfruttarono al <strong>me</strong>glio quel poco che trovarono.<br />

Granchi com<strong>me</strong>stibili si aggiravano sulla spiaggia, lungo la barriera corallina<br />

c’era una grande quantità di squali e di pesci di grossa taglia, nella laguna<br />

centrale vivevano pesci più piccoli. Gli uccelli marini erano nu<strong>me</strong>rosi e non<br />

avendo mai visto uomini, si lasciavano catturare facil<strong>me</strong>nte nei loro nidi. Gli<br />

uomini di Magellano si nutrirono di sterne, ralli, aquile di mare; caricarono<br />

sulle navi tutto ciò che non mangiarono e raccolsero una gran quantità di uova.<br />

Duarte Barbosa, esperto in questo genere di cose, insegnò agli altri co<strong>me</strong><br />

scoprire le uova di tartaruga sepolte nella sabbia e dove cercare nelle acque<br />

luccicanti <strong>della</strong> laguna per trovare i cetrioli di mare, animali imparentati con<br />

le stelle marine, che in oriente sono considerati una ghiottoneria. Un provvidenziale<br />

acquazzone portò anche acqua fresca, che i marinai raccolsero nelle<br />

(54) «A un certo punto» — scrive Pigafetta — «Magellano ordinò rotta Sud, in modo da raggiungere<br />

quello che le carte indicavano co<strong>me</strong> Capo Gattinara». E lo storiografo vicentino com<strong>me</strong>nta amara<strong>me</strong>nte<br />

«quel capo con buona pace dei cosmografi che non lo hanno mai visto, non si trovava affatto nel punto in<br />

cui avrebbe dovuto trovarsi».<br />

(55) «Se Nostro Signore e Sua Madre non ci avessero aiutati mandandoci tempo buono» — scrive Pigafetta<br />

— «saremmo tutti morti di fa<strong>me</strong> in quel mare senza fine e io credo che nessun uomo vorrà fare un<br />

viaggio simile».<br />

(56) Forse si trattava di Pakapuka, la più importante delle Isole Cook.<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

vele e versarono poi nei barili che erano stati appena ripuliti. Poi, dopo quattro<br />

giorni di sosta, ripartirono.<br />

Il 4 febbraio apparve una nuova isola. Sembrava solitaria e desolata co<strong>me</strong><br />

quella precedente, ma Magellano vide che sulle rive c’erano alberi carichi di<br />

noci di cocco. Tuttavia non fu possibile scendere a terra: l’atollo era un anello<br />

corallino sulla sommità di una ripida montagna sottomarina ove non era possibile<br />

l’ancoraggio. Gli squali — tiburones — aggressivi giravano intorno alle<br />

navi mostrando i denti aguzzi ai marinai che scandagliavano il fondale in cerca<br />

di un punto idoneo a gettarvi le ancore. Ma ben presto il vento li spinse a largo,<br />

lontano dall’isola e dalle sue noci di cocco (57). Lasciate queste isole, la flotta<br />

continuò lungo la rotta nord-occidentale, attraversando l’equatore il 13 febbraio<br />

a una longitudine di circa 160° Ovest, sfiorando, senza vederle, le Isole Gilbert<br />

e le Marshalls. Ora, sotto il sole dell’equatore, i tor<strong>me</strong>nti dell’equipaggio au<strong>me</strong>ntarono<br />

ancora: quel viaggio da incubo durava ormai da quattro <strong>me</strong>si e ogni<br />

giorno qualche marinaio moriva, eppure continuavano a navigare verso Ovest,<br />

alla disperata ricerca di una costa proprio co<strong>me</strong> un tempo avevano disperata<strong>me</strong>nte<br />

cercato lo stretto che aveva consentito loro di entrare in quel vasto e incredibile<br />

oceano.<br />

Il sollievo arrivò proprio nel mo<strong>me</strong>nto di massima disperazione. Il 5 marzo il<br />

cibo era finito, la razione d’acqua era di un solo sorso al giorno e gli uomini<br />

dell’equipaggio erano così malconci per la denutrizione e le malattie che riuscivano<br />

a stento a trascinarsi. Tuttavia proprio quella sera, al tramonto, un marinaio<br />

vide terra all’orizzonte e al mattino apparvero tre isole, montuose, lussureggianti,<br />

dall’aspetto fertile. Per tutto il giorno i macilenti navigatori condussero<br />

le loro navi verso la terra, leccandosi le labbra screpolate quando furono<br />

abbastanza vicini da vedere cascate d’acqua fresca che precipitavano dalle alti<br />

pareti rocciose. Cercarono una baia.<br />

Magellano, te<strong>me</strong>ndo che i suoi uomini non avessero la forza sufficiente per<br />

abbassare le vele nel modo corretto, le fece abbassare dal primo ufficiale e dal<br />

nostromo tagliando semplice<strong>me</strong>nte le drizze con le accette. Le vele, caddero,<br />

furono gettate le ancore, con uno sforzo enor<strong>me</strong> gli uomini calarono una scialuppa<br />

e nel <strong>me</strong>tterla in acqua, per la debolezza, quasi la capovolsero. Tuttavia,<br />

prima di mandare a terra un gruppo di marinai, gli indigeni arrivarono a dozzine<br />

con le loro canoe a bilanciere (58). Gli indigeni erano ben fatti, di carnagione<br />

olivastra, nudi, con lunghi capelli e barbe nere, denti macchiati a furia di<br />

(57) Magellano la chiamò Isla de Tiburones, l’isola degli squali e insie<strong>me</strong> all’isola San Pablo fu compresa<br />

sotto il no<strong>me</strong> di Islas Desaventuradas, le «Isole Sfortunate».<br />

(58) Tronchi scavati con travi legate a entrambi i lati per stabilizzarle.<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

masticare betel (59), si avvicinarono alle navi spagnole, affascinati dagli stranieri<br />

dalla pelle bianca (60). Erano arrivati all’isola di Guam, che gli europei<br />

vedevano per la prima volta, e gli indigeni facevano la scoperta dei <strong>me</strong>talli<br />

<strong>me</strong>ntre accarezzavano, leccavano e palpavano gli oggetti che sottraevano agli<br />

attoniti Spagnoli.<br />

Magellano cercò di assu<strong>me</strong>re un atteggia<strong>me</strong>nto fermo, ma amichevole, ordinando<br />

ai suoi uomini di indossare l’armatura, evitando però qualsiasi esibizione<br />

di forza. Disse a Gonzalo de Espinosa di far scendere gli indigeni dal ponte<br />

e di recuperare nel contempo gli oggetti di cui si erano appropriati. Gli isolani,<br />

all’apparenza molto divertiti, si diressero verso le loro canoe senza abbandonare<br />

i loro i preziosi trofei e quando gli indeboliti uomini di Magellano cercarono<br />

di impedirlo, gli indigeni li allontanarono violente<strong>me</strong>nte, gettando a terra un<br />

marinaio e prendendolo a calci fino a fargli perdere i sensi. Ormai non si trattava<br />

più di un gioco: a un segnale di Magellano, Espinosa abbattè con un tiro di<br />

balestra un capo dall’aspetto imponente. Seguirono altri colpi e altri indigeni<br />

caddero a terra. Gli altri fuggirono, ma prima di andarsene presero la scialuppa<br />

<strong>della</strong> Trinidad. Magellano, con i nervi a fior di pelle per le asprezze e la tensione<br />

del viaggio, si vendicò dura<strong>me</strong>nte mandando 40 uomini a saccheggiare il<br />

villaggio. Gli indigeni, che non conoscevano neppure l’arco e le frecce ed erano<br />

armati soltanto di coltelli di pietra e di lance con la punta d’osso, non erano<br />

certo in grado di opporre alcuna resistenza alle balestre e ai moschetti degli<br />

spagnoli. Sette isolani furono uccisi e gli altri fuggirono nell’interno dell’isola,<br />

<strong>me</strong>ntre gli uomini di Magellano bruciavano capanne e canoe, impossessandosi<br />

di maiali, polli, banane e riso; recuperarono la loro scialuppa rubata e riempirono<br />

i barili <strong>della</strong> limpida acqua del fiu<strong>me</strong>. Fu, comunque, un brutto inizio per i<br />

rapporti tra i bianchi europei e gli indigeni del Pacifico; tuttavia gli Spagnoli,<br />

quella sera, final<strong>me</strong>nte mangiarono bene, per la prima volta, dopo molti <strong>me</strong>si di<br />

sofferenze. Eppure, per alcuni il banchetto arrivò troppo tardi, e tra questi c’era<br />

anche il capo dei cannonieri, l’inglese Andrei di Bristol, che morì durante la<br />

permanenza a Guam.<br />

Il massacro degli isolani aveva rattristato Magellano ed egli cercò di fare am<strong>me</strong>nda<br />

nella vicina isola di Rota, dove sbarcarono pochi giorni dopo per fare<br />

ulteriori riforni<strong>me</strong>nti. Gli isolani, che erano al corrente di quanto era accaduto,<br />

(59) Varietà di pianta di pepe, fornisce agli indiani la caratteristica foglia da masticare, usata a scopi digestivi,<br />

rinfresca l’alito e non solo, viene addirittura usata co<strong>me</strong> distrattore d’abitudine, co<strong>me</strong> la gomma<br />

a<strong>me</strong>ricana.<br />

(60) «Senza mostrare alcuna paura gli indigeni salirono a bordo, con molta abilità e prontezza» — dice<br />

Pigafetta — «e cominciarono a impossessarsi di tutto ciò che riuscivano ad asportare. Lo facevano non<br />

per malizia, ma per pura curiosità che li spingeva a prendere accette, coltelli, <strong>me</strong>stoli, sgabelli e quanto<br />

c’era di trasportabile».<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

non cercarono di salire a bordo delle navi dei bianchi; a bordo salirono soltanto<br />

tre sciamani che portavano maschere bizzarre e Magellano li coprì di regali,<br />

aprendo così la via a un proficuo com<strong>me</strong>rcio. In questo modo gli Spagnoli poterono<br />

ottenere un’ulteriore provvista di tuberi, banane, riso, acqua e soprattutto<br />

noci di cocco, che Pigafetta descrisse co<strong>me</strong> una <strong>me</strong>raviglia <strong>della</strong> natura.<br />

Gli Spagnoli lasciarono Rota il 9 marzo, rinvigoriti da quei pochi giorni di riposo<br />

e di cibo abbondante. Magellano diede alle isole il no<strong>me</strong> di Ladrones, «le<br />

Isole dei Ladri», oggi note co<strong>me</strong> Marianne (61).<br />

I navigatori si trovavano ora a circa 13° nord e Magellano sapeva che le Molucche<br />

si trovavano soltanto a tre o quattro gradi sopra l’equatore e dunque sensibil<strong>me</strong>nte<br />

a Sud-Ovest <strong>della</strong> latitudine a cui si trovava la flotta. Eppure scelse<br />

una rotta che puntava diritto a Ovest delle isole Ladrones. In proposito sono<br />

state avanzate molte ipotesi. Una sostiene che ci fu un errore nei calcoli <strong>della</strong><br />

latitudine delle Isole Ladrones che fece ritenere al portoghese di essere molto<br />

più vicino all’equatore di quanto lo fosse in realtà e di poter raggiungere le Molucche<br />

puntando semplice<strong>me</strong>nte verso Ovest. Un’altra ipotizza, invece, che non<br />

volesse dirigere diretta<strong>me</strong>nte verso le Molucche, dal mo<strong>me</strong>nto che te<strong>me</strong>ndo di<br />

trovarvi un’agguerrita guarnigione portoghese preferiva rimanere tra le isole fino<br />

a quando i suoi uomini si fossero ristabiliti del tutto. Uno dei biografi ottocenteschi<br />

di Magellano sostiene addirittura che avesse intenzione di raggiungere<br />

la Cina. Tuttavia sembra poco probabile che, dopo aver attraversato migliaia<br />

di miglia di oceano interrotte soltanto da cinque isole, due delle quali brulle, sia<br />

andato deliberata<strong>me</strong>nte in cerca di altre isole sconosciute invece di puntare diretta<strong>me</strong>nte<br />

verso le Molucche. E non si era mai parlato <strong>della</strong> Cina, che fino a<br />

quel mo<strong>me</strong>nto aveva dimostrato ben poco interesse per i forestieri. Dunque la<br />

prima teoria è la più probabile: Magellano aveva sbagliato il calcolo sia <strong>della</strong><br />

latitudine che <strong>della</strong> longitudine e pensava che le Molucche non fossero lontane<br />

dalle Isole Ladrones.<br />

Il 16 marzo del 1521, dopo aver percorso 300 leghe in una settimana senza<br />

vedere terra, gli Spagnoli intravidero una montagna e poco dopo avvistarono<br />

due isole, una grande e una piccola. Era il giorno di San Lazzaro e Magellano<br />

diede il no<strong>me</strong> del santo all’isola più grande. Quando si rese conto che aveva<br />

raggiunto un gruppo di isole, diede il no<strong>me</strong> di San Lazzaro anche all’intero ar-<br />

(61) Le isole vennero battezzate «Isole dei Ladri» perché i nativi, i quali natural<strong>me</strong>nte non avevano mai<br />

visto nulla di simile prima di allora, rubarono alla spedizione tutto ciò che poterono. Per qualche tempo<br />

gli europei le chiamarono anche Islas de Velas Latinas, ovvero «delle Vele Latine», per via <strong>della</strong> forma<br />

delle vele utilizzate dai nativi sulle loro barche da pesca. Le isole presero il no<strong>me</strong> di Marianne solo alla fine<br />

del XVII secolo, quando Maria Anna d’Austria vi inviò una missione di Gesuiti.<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

cipelago (62). Ora, se crediamo al viaggio segreto del 1512, questa volta le Filippine<br />

le avrebbe semplice<strong>me</strong>nte riscoperte. E così, se nel 1512 aveva raggiunto<br />

effettiva<strong>me</strong>nte quella longitudine, fu il primo uomo a circumnavigare il globo;<br />

ma qui il viaggio del grande Ammiraglio giunse al termine.<br />

L’isola grande si chiamava Samar, e quella più piccola e disabitata era nota<br />

co<strong>me</strong> Homonhon. Magellano apprese questi nomi da alcuni indigeni che il 18<br />

marzo erano arrivati con la loro canoa sull’isola più piccola <strong>me</strong>ntre gli Spagnoli<br />

si stavano riposando, carenando la navi e facendo provvista d’acqua. Gli indigeni<br />

provenivano da un’isola non lontana, Suluan ed erano uomini garbati e<br />

gentili, forti e tarchiati, indossavano ben pochi abiti, si frizionavano il corpo<br />

con olio di cocco e, cosa assai interessante, portavano braccialetti e orecchini<br />

d’oro. Lo schiavo di Magellano, Henrique, cercò di parlare con loro, ma dovette<br />

am<strong>me</strong>ttere di non capire la loro lingua, tuttavia con il linguaggio dei gesti fece<br />

amicizia con loro ed ebbe in regalo del vino di cocco e un grosso pesce. Il<br />

fatto che parlassero una lingua che Henrique non conosceva fece sì che il Comandante<br />

Generale si rendesse conto di non essere arrivato nelle Molucche; e<br />

un attento uso del quadrante confermò il fatto che si trovavano 10° più a Nord.<br />

La cosa non gli dispiacque affatto, dal mo<strong>me</strong>nto che quelle isole sembravano<br />

molto pro<strong>me</strong>ttenti. Uno degli obiettivi del viaggio era acquisire nuovi territori<br />

per la corona di Spagna e queste isole, che non comparivano su nessuna carta e<br />

che si trovavano certa<strong>me</strong>nte nel settore spagnolo <strong>della</strong> linea di demarcazione,<br />

sarebbero state una magnifica appendice del crescente impero di Carlo V (63).<br />

Secondo le clausole del suo contratto con Carlo V, Magellano e i suoi eredi<br />

avrebbero avuto diritto al titolo di governatore di tutte le isole scoperte, così<br />

co<strong>me</strong> a una percentuale dei profitti di due isole tra quelle scoperte dopo le pri<strong>me</strong><br />

sei. Le sperdute Isole Sfortunate non valevano nulla e le Ladrones non producevano<br />

che banane, noci di cocco, maiali e altri beni poco pregiati. Ma questo<br />

nuovo arcipelago comprendeva moltissi<strong>me</strong> isole e sulle braccia dei pescatori<br />

scintillavano braccialetti d’oro; chi poteva dire quali e quanti tesori vi fossero<br />

nascosti? Anche se non fosse riuscito ad assicurare le Molucche alla Spagna,<br />

certa<strong>me</strong>nte Magellano sarebbe diventato un uomo molto ricco.<br />

A gesti, gli indigeni di Saluan promisero di tornare dopo qualche giorno con<br />

il loro Capo e mantennero la pro<strong>me</strong>ssa. Il Capo era un uomo imponente con il<br />

(62) Quel no<strong>me</strong> non venne mantenuto a lungo. Prima che fossero passati vent’anni le isole sarebbero state<br />

chiamate Re Filippo II di Spagna. Magellano in realtà aveva scoperto le Filippine, un arcipelago di 7.000<br />

isole disposte lungo un arco di più di mille miglia.<br />

(63) Secondo i calcoli dei piloti di Magellano si sarebbe detto che anche l’India si trovava nel settore spagnolo,<br />

poiché a quel punto del viaggio la somma degli errori nel calcolo <strong>della</strong> longitudine aveva raggiunto<br />

un valore di 52°55’, che rappresenta un settimo dell’intera circonferenza del globo.<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

viso ricoperto di tatuaggi e una sottana di cotone con frange di seta; portava un<br />

giavellotto e un pugnale di bronzo incrostato d’oro, uno scudo che scintillava<br />

per le decorazioni del prezioso <strong>me</strong>tallo e orecchini, armille e bracciali d’oro.<br />

Magellano raccomandò ai suoi uomini di fingere di non provare alcun interesse<br />

per quel genere di cose, per non far salire il prezzo dell’oro in termini di campanelle,<br />

specchietti e perline. Gli indigeni di Suluan portarono arance, noci di<br />

cocco, un gallo, altro vino di palma e anche, senza che nessuno lo avesse loro<br />

richiesto, chiodi di garofano, cannella, zenzero, pepe e noce moscata. Final<strong>me</strong>nte<br />

le <strong>me</strong>raviglie delle Indie erano a portata di mano.<br />

Per più di una settimana le navi rimasero all’ancora nei pressi di Homonhon,<br />

<strong>me</strong>ntre Magellano curava gli ammalati, sovrintendeva alla revisione delle navi<br />

e contemplava la sua buona sorte. La fragranza delle spezie era nelle sue narici;<br />

il suo amico Serrão non poteva essere molto lontano e suo figlio Rodrigo sarebbe<br />

stato uno dei signori più ricchi d’Europa. Ogni giorno, inoltre, arrivavano<br />

nuovi indigeni da Suluan che parlavano <strong>della</strong> ricchezza ancora maggiore delle<br />

isole che si trovavano più a Sud.<br />

Il 25 marzo, <strong>me</strong>ntre gli Spagnoli si accingevano a esplorare quelle isole, la<br />

storia rischiò una perdita incom<strong>me</strong>nsurabile, dal mo<strong>me</strong>nto che Pigafetta, <strong>me</strong>ntre<br />

pescava dalla Trinidad, scivolò su una trave bagnata e cadde in mare. Nuotare<br />

era un’arte a lui sconosciuta e stava quasi per annegare quando vide una cima<br />

che pendeva lungo la murata <strong>della</strong> nave. Afferratala, si mise a gridare per<br />

chiedere aiuto e i marinai da una barca riuscirono a salvarlo (64). Quello stesso<br />

giorno la flotta lasciò Homonhon.<br />

Rinvigoriti, con le piaghe che si stavano rimarginando e le <strong>me</strong>mbra non più<br />

gonfie, i navigatori avanzarono lungo un braccio di mare che aveva isole da<br />

una parte e dall’altra; il 28 marzo si fermarono presso la piccola baia di Limasawa,<br />

a Sud di Leyte. Si avvicinò una canoa ed Henrique riuscì a farsi capire in<br />

malese. Nonostante le rassicurazioni di Henrique sulle intenzioni pacifiche del<br />

suo padrone, gli indigeni avevano paura di salire a bordo e i regali di Magellano<br />

dovettero essere inviati loro su di una tavola. Ma ben presto il Capo dell’isola<br />

— il Datu — il cui no<strong>me</strong> era Colambu, arrivò a bordo <strong>della</strong> sua barca reale<br />

per interrogare gli stranieri. Anche lui fu molto prudente: seduto comoda<strong>me</strong>nte<br />

su alcune stuoie e tenendo la barca a una distanza legger<strong>me</strong>nte superiore al tiro<br />

delle lancie dalla Trinidad (non sapeva che i visitatori avevano armi ben più<br />

potenti delle lance), si mise a conversare con Henrique. Gli isolani di Limasawa<br />

ricambiarono i doni degli Spagnoli <strong>me</strong>ttendo frutta, noci, verdura e un vaso<br />

di vino di palma su una zattera che inviarono verso la Trinidad. I doni com-<br />

(64) «Fui salvato» — scrisse — «non per i miei <strong>me</strong>riti, ma per la misericordia e la bontà di quella fonte di<br />

carità, la Beata Vergine Maria».<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

prendevano anche alcuni cibi cucinati, riposti in stoviglie di porcellana cinese,<br />

il che fece pensare agli Spagnoli che la Cina non dovesse essere troppo lontana.<br />

Con Henrique che faceva da interprete, Magellano fece un lungo discorso in<br />

cui illustrò la grandezza del Re di Castiglia e il suo desiderio di stabilire pacifici<br />

rapporti com<strong>me</strong>rciali. Alla fine, due emissari degli indigeni salirono a bordo<br />

dove furono accolti amichevol<strong>me</strong>nte; convinto che gli Spagnoli non fossero pericolosi,<br />

il Datu in persona decise allora di salire sulle navi.<br />

Per riceverlo Magellano indossò un mantello di velluto e un cappello piumato,<br />

poi mostrò all’ospite globi, bussole e clessidre e spaventò tutti gli indigeni<br />

facendo sparare un colpo ai cannoni di bordo. Dopo di che, astuta<strong>me</strong>nte, fece<br />

inscenare una finta battaglia in cui tre uomini armati di lance e spade, combattevano<br />

contro uno solo che indossava l’armatura. Il Capo, vedendo co<strong>me</strong> le armi<br />

rimbalzassero sull’armatura, com<strong>me</strong>ntò che un uomo simile valeva un centinaio<br />

dei suoi guerrieri. Dopo questa esibizione di scienza, lusso e potenza,<br />

Magellano fece allestire un banchetto per i suoi ospiti e durante una lunga e<br />

piacevole conversazione lui e il Datu compirono un rito malese di fratellanza di<br />

sangue. L’incontro finì con uno scambio di doni; Colambu offrì un cestino pieno<br />

di zenzero, che Magellano accettò e una grande barra di oro massiccio, che,<br />

nonostante la tentazione, Magellano rifiutò fingendo che non gli interessasse<br />

affatto.<br />

Quando il Datu tornò a riva, Pigafetta e un altro <strong>me</strong>mbro dell’equipaggio ricevettero<br />

ordine di accompagnarlo. I due europei furono condotti presso una<br />

tettoia di bambù dove fu loro offerto un piatto di riso e carne di maiale e, sebbene<br />

fosse il venerdì santo, decisero che era più saggio accettarlo per non offendere<br />

gli indigeni. Affogarono i loro scrupoli nel vino di palma e il compagno<br />

di Pigafetta si ubriacò. Pigafetta, uomo molto sobrio, riuscì a restare lucido<br />

quanto bastava per tirare fuori il suo taccuino e buttare giù un elenco di parole<br />

indigene e del loro significato; quando lo lesse al Datu, quest’ultimo rimase<br />

così colpito da esclamare a gran voce che i visitatori dovevano essere<br />

arrivati dal cielo.<br />

Giunse di nuovo la Santa Pasqua e la Pasqua dell’anno precedente, a Porto<br />

San Juliàn, con un tentativo di ammutina<strong>me</strong>nto e le condanne a morte, sembrava<br />

soltanto un brutto sogno.<br />

Il 31 marzo, do<strong>me</strong>nica di Pasqua, Magellano e cinquanta dei suoi uomini<br />

scesero a riva per assistere a una <strong>me</strong>ssa solenne; non portavano armi tranne le<br />

spade cerimoniali e indossavano i loro abiti migliori, anche se un po’ rovinati<br />

dalla salsedine. Colambu, al quale era stato detto che sarebbe stata celebrata<br />

una cerimonia religiosa, venne insie<strong>me</strong> al fratello e portò in dono dei maiali. I<br />

Capi sedettero a fianco di Magellano davanti a un altare improvvisato, fatto<br />

con vele e tronchi d’albero, e si inginocchiarono quando ci fu l’elevazione del-<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

l’ostia e i cannoni delle navi spararono a salve; poi baciarono la croce e fecero<br />

la comunione. Più tardi, Magellano spiegò loro i dogmi fonda<strong>me</strong>ntali <strong>della</strong> fede<br />

cristiana e li interrogò sulla loro religione, venendo a sapere che veneravano un<br />

dio chiamato Abba. Questo lo rallegrò molto, dal mo<strong>me</strong>nto che te<strong>me</strong>va fossero<br />

mussulmani. Disse poi loro di erigere una croce sulla montagna più alta e di<br />

renderle omaggio ogni mattina (65). Dal Datu di Limasawa apprese molte notizie<br />

sulle isole vicine, in particolare su Cebu (66), la più popolata e la più ricca<br />

di tutte, che si trovava a una settimana di navigazione. Quando Magellano chiese<br />

che un pilota indigeno li accompagnasse a Cebu, Duarte Barbosa e Juan Serrano<br />

protestarono, sostenendo che era ora di dirigersi verso le Molucche; ma il<br />

Comandante Generale disse chiaro e tondo che le Molucche potevano attendere<br />

e che era sua intenzione esplorare a fondo quell’arcipelago, visitarne le isole<br />

più importanti, convertire gli indigeni e prendere possesso del territorio in no<strong>me</strong><br />

<strong>della</strong> Spagna. Barbosa e Serrano, vedendo negli occhi del loro Comandante<br />

il brillio ben noto di una decisione già presa, non mossero obiezioni.<br />

Il Datu in persona si offrì di accompagnare gli Spagnoli a Cebu, se soltanto<br />

avessero aspettato alcuni giorni per per<strong>me</strong>ttergli di terminare il raccolto di riso.<br />

Per risparmiare tempo Magellano mandò alcuni dei suoi uomini ad aiutare e il<br />

raccolto fu portato a termine rapida<strong>me</strong>nte.<br />

Il 5 aprile 1521, la flotta partì preceduta dalla nave di Colambu che faceva da<br />

guida.<br />

La rotta era verso Nord-Ovest, oltre Leyte, Bohol e le altre isole su cui non<br />

sbarcarono. A Ovest di Leyte gli Spagnoli dovettero aspettare che la nave del<br />

Datu, molto più lenta, li raggiungesse e per evitare altri ritardi Colambu fu preso<br />

a bordo <strong>della</strong> Trinidad con molti dei suoi Capi. Il 7 aprile le navi si avvicinarono<br />

alla costa orientale <strong>della</strong> grande isola di Cebu. Mentre si avvicinavano al<br />

porto, Magellano diede ordine ai suoi uomini di sparare a salve un colpo di<br />

cannone in segno di saluto, cosa che spaventò a tal punto coloro che si trovavano<br />

sulla riva che corsero via in preda al panico, lasciando il porto deserto.<br />

Cebu non era abitata da primitivi bensì era ricca e il sovrano, il rajah Humabon,<br />

era un uomo ambizioso e potente, abituato a riscuotere tributi da tutte le<br />

navi che facevano scalo nel suo porto. In quel mo<strong>me</strong>nto, co<strong>me</strong> Magellano potette<br />

constatare, c’era all’ancora una grossa giunca cinese, il che faceva pensare<br />

che Cebu si trovasse vicino alla costa occidentale del Pacifico. Il Comandante<br />

Generale mandò Pigafetta ed Henrique a chiedere udienza al Rajah. I due attra-<br />

(65) «Se avessero fatto così» — disse Magellano al Datu — «né tuoni, né lampi, né tempeste avrebbero<br />

fatto loro alcun male».<br />

(66) Denominata Zzubu dagli indigeni.<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

versarono i moli deserti ed<br />

entrarono nella città, bella<br />

e con ampie strade. Il palazzo<br />

reale non era lontano<br />

e ben presto si trovarono<br />

alla presenza del rajah Humabon,<br />

un uomo corpulento<br />

dalla pelle scura che indossava<br />

un perizoma e un<br />

turbante giallo. Aveva un<br />

viso largo, zigomi alti, naso<br />

piatto e tatuaggi rossi e<br />

violacei che gli coprivano<br />

il torso nudo; orecchini<br />

d’oro e una collana di perle<br />

dimostravano la sua ricchezza.<br />

Quando gli emissari<br />

di Magellano entrarono,<br />

stava sorseggiando,<br />

con una cannuccia, vino di<br />

palma da una brocca di<br />

porcellana; dietro di lui<br />

c’erano due file di Capi,<br />

ricca<strong>me</strong>nte vestiti e armati<br />

di pugnali di ra<strong>me</strong> ricurvi<br />

e infilati in cinture di stof-<br />

L’isola di Cebu, nell’arcipelago delle Filippine.<br />

fa ornate di perline.<br />

Henrique si scusò per il<br />

colpo di cannone, spiegando che il gran rumore era stato semplice<strong>me</strong>nte un segnale<br />

di pace e amicizia in onore del Rajah di Cebu. Aggiunse che Magellano<br />

era il Comandante delle navi del Principe più potente del mondo e che erano<br />

diretti alla Molucche, ma che avevano fatto sosta a Cebu per com<strong>me</strong>rciare e<br />

rendere omaggio al potente Humabon. Avevano sentiro parlare del Rajah, disse<br />

Henrique, dal Datu di Limasawa, che per caso era ospite a bordo delle navi<br />

spagnole ancorate nella baia.<br />

Il Rajah accettò questa informazione senza troppo entusiasmo e guardò fredda<strong>me</strong>nte<br />

le coppe dorate di vetro veneziano che Pigafetta gli offrì in regalo.<br />

Dopo aver masticato languida<strong>me</strong>nte betel per qualche istante, rispose che i visitatori<br />

erano i benvenuti, ma che co<strong>me</strong> prima cosa dovevano pagare il tributo richiesto<br />

a tutte le navi che sostavano nell’isole per com<strong>me</strong>rciare. Indicò un <strong>me</strong>r-<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

cante arabo che gli stava a fianco e disse che era arrivato quattro giorni prima<br />

dal Siam a bordo <strong>della</strong> giunca che si trovava nel porto, portando oro e schiavi; i<br />

<strong>me</strong>rcanti <strong>della</strong> giunca avevano pagato il consueto tributo e il Rajah si aspettava<br />

che Magellano facesse altrettanto.<br />

Henrique, che su questo punto era stato accurata<strong>me</strong>nte istruito, osservò che il<br />

Comandante al servizio del Re di Spagna non aveva mai pagato alcun tributo a<br />

nessuno e che non aveva alcuna intenzione di farlo ora. «Questa è la nostra risposta»<br />

— disse Henrique — «se accettate la pace che vi offriamo, l’avrete; se<br />

desiderate la guerra, tuttavia, ne avrete a piene mani».<br />

Vedendo che Humabon aggrottava le ciglia di fronte a questa minaccia esplicita,<br />

il <strong>me</strong>rcante arabo si chinò verso di lui e gli disse «Fate attenzione. Signore,<br />

perché questi uomini sono quelli che hanno conquistato Calicut, Malacca e<br />

tutta quanta l’India; se non li trattate più che bene, sarà molto peggio per voi,<br />

dal mo<strong>me</strong>nto che la loro collera è terribile». Henrique fece allora notare che il<br />

<strong>me</strong>rcante si sbagliava, poiché l’India era stata conquistata dai Portoghesi, un<br />

popolo molto <strong>me</strong>no potente degli Spagnoli, che ora chiedevano ospitalità a Cebu.<br />

Oriente e Occidente si erano incontrati; le sfere di influenza <strong>della</strong> Spagna e<br />

del Portogallo stavano per toccarsi e la notizia che un’altra potenza europea, all’apparenza<br />

ancora più potente <strong>della</strong> precedente, stava per fare irruzione tra le<br />

isole del Pacifico provocò im<strong>me</strong>diata<strong>me</strong>nte un’ondata di panico nella sala del<br />

trono del Rajah. Ancora una volta Henrique offrì la scelta tra il com<strong>me</strong>rcio<br />

amichevole e una guerra devastante e Humabon, cercando di nascondere la<br />

propria agitazione, chiese due giorni di tempo prima di decidere. Per intanto<br />

pregò gli ambasciatori di accettare la sua ospitalità e fece servire in lussuosi<br />

piatti di porcellana un pranzo a base di carne e vino di palma. Il seguito era<br />

scontato.<br />

Ci fu uno scambio di doni; il giorno seguente Colambu di Limasawa scese a<br />

terra per dire al Rajah che gli Spagnoli erano persone pacifiche e avevano portato<br />

<strong>me</strong>rcanzie molto utili. Humabon, dopo aver prestato orecchio alle parole<br />

pronunciate solenne<strong>me</strong>nte dal Datu e anche a quelle non pronunciate, cedette<br />

graziosa<strong>me</strong>nte e non parlò più di tributi. Nei giorni seguenti tra la nave ammiraglia<br />

e il palazzo reale ci fu un andirivieni di <strong>me</strong>ssaggeri impegnati a tessere<br />

una complessa trama diplomatica. In questi giorni convulsi Magellano rimase a<br />

bordo, senza farsi vedere da nessuno, senza invitare Humabon e senza accettare<br />

i suoi inviti a palazzo, il che accrebbe non poco la sua importanza. Humabon<br />

chiese garanzie e volle essere certo di non rischiare di diventare vassallo del Re<br />

di Spagna, Henrique gli confermò che Magellano voleva semplice<strong>me</strong>nte poter<br />

com<strong>me</strong>rciare. Quest’affermazione tranquillizzò a tal punto il Rajah che spillò<br />

alcune gocce di sangue dal suo braccio destro e le mandò a Magellano, chiedendo<br />

al Comandante Generale di fare la stessa cosa in modo da suggellare la<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

loro alleanza; e così fu fatto. A quel punto Magellano smise di rimanere invisibile<br />

e invitò Humabon a bordo <strong>della</strong> Trinidad per festeggiare la reciproca amicizia.<br />

Ma il Rajah, ricordandosi del suo rango regale, rispose di essere troppo<br />

impegnato nel prendere i doni destinati a Magellano e mandò al proprio posto<br />

due nipoti, alcuni dignitari <strong>della</strong> sua corte e il <strong>me</strong>rcante arabo <strong>della</strong> giunca.<br />

Quando arrivarono, Magellano ancora una volta mise in mostra l’inattacabilità<br />

delle armature spagnole, ottenendo lo stesso effetto già ottenuto a Limasawa. In<br />

ogni battaglia, disse casual<strong>me</strong>nte al <strong>me</strong>rcante arabo, tutti i suoi uomini indossavano<br />

simili indu<strong>me</strong>nti impenetrabili. Sapendo che il <strong>me</strong>rcante avrebbe riferito<br />

il tutto a Humabon, Magellano gli disse che non dovevano aver paura degli<br />

Spagnoli, «dal mo<strong>me</strong>nto che le nostre armi sono spuntate con i nostri amici e<br />

taglienti con i nostri nemici; e co<strong>me</strong> un panno elimina il sudore dalla fronte di<br />

un uomo, così le nostre armi distruggono i nemici <strong>della</strong> nostra fede».<br />

In quel mo<strong>me</strong>nto Magellano era ossessionato dalla fede co<strong>me</strong> un tempo lo<br />

era stato dalle sue teorie geografiche. Era sempre stato un uomo pio, insolita<strong>me</strong>nte<br />

devoto anche per un periodo in cui andavano in battaglia trasfigurati dalla<br />

gioia di uccidere in no<strong>me</strong> di Cristo. Il suo testa<strong>me</strong>nto, con un lungo elenco di<br />

lasciti (67) è la prova del suo interesse per tutto ciò che riguardava lo spirito.<br />

Qui nelle Filippine, realizzati ormai tutti i suoi sogni di ricchezza, si dedicò alla<br />

conversione dei pagani con uno zelo che alla fine gli sarebbe stato fatale (68).<br />

Gli abitanti di Cebu, co<strong>me</strong> quelli di Limasawa, mostrarono un forte interesse<br />

nei confronti dei dogmi cristiani; sembra che le loro convinzioni religiose non<br />

fossero rigide e probabil<strong>me</strong>nte ritenevano fosse buona norma dimostrare entusiasmo<br />

nei confronti delle dottrine di visitatori così ben armati (69). Si lasciarono<br />

con un caldo abbraccio. Magellano, piangendo di gioia, ringraziò i suoi<br />

ospiti per la professione di fede e diede loro berretti rossi, vasi di vetro e un<br />

mantello turco di seta rossa e viola per Humabon. Ancora una volta Pigafetta fu<br />

mandato ad accompagnare gli isolani <strong>me</strong>ntre tornavano dal rajah. «Quando ar-<br />

(67) Un real di argento per la Santa Crociata, un altro per il riscatto dei prigionieri cristiani in mano ai<br />

Mori, doni per i poveri a condizione che ricordassero la sua anima nelle loro preghiere.<br />

(68) Pigafetta racconta che, una volta stipulato il trattato com<strong>me</strong>rciale, Magellano cominciò a catechizzare<br />

gli ambasciatori di Cebu sui vantaggi <strong>della</strong> conversione alla religione cristiana, dicendo loro «co<strong>me</strong><br />

Dio avesse fatto il cielo e la terra e tutte le altre cose che sono al mondo, co<strong>me</strong> avesse ordinato che ogni<br />

uomo rendesse onore e obbedienza a suo padre e sua madre, e co<strong>me</strong> chiunque facesse altri<strong>me</strong>nti fosse<br />

condannato al fuoco eterno».<br />

(69) Pigafetta racconta che «chiesero al Comandante di lasciare loro due uomini affinché li istruissero<br />

nella fede cristiana e promisero di trattarli con grande onore. A ciò Magellano rispose che per il mo<strong>me</strong>nto<br />

non poteva lasciare nessuno dei suoi uomini, ma che, se desideravano diventare cristiani, il suo prete li<br />

avrebbe battezzati e successiva<strong>me</strong>nte avrebbe portato preti e predicatori che insegnassero loro la vera fede.<br />

Gli risposero che prima volevano parlare con il loro Re e poi sarebbero diventati cristiani».<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

rivammo in città» — scrive — «trovammo il Re nel suo palazzo, seduto per<br />

terra su di una stuoia di fibra di palma in compagnia di molte persone. Era<br />

completa<strong>me</strong>nte nudo, fatta eccezione per una striscia di stoffa attorno alla vita e<br />

una drappeggiata intorno alla testa, ricamata con fili di seta. Al collo portava<br />

una catena massiccia d’oro e dalle sue orecchie pendevano orecchini d’oro ornati<br />

di pietre preziose. Era un uomo piccolo e grasso, con il viso ricoperto di tatuaggi.<br />

Davanti a lui, su di un’altra stuoia di fibra di palma, c’erano due piatti<br />

di porcellana cinese che contenevano uova di tartaruga e quattro vasi pieni di<br />

vino di palma da cui beveva servendosi di una cannuccia. Gli presentammo i<br />

nostri omaggi e gli offrimmo ciò che Magellano gli aveva inviato e, servendoci<br />

dell’interprete, gli facemmo notare che non si trattava di doni che il Comandante<br />

Generale gli mandava in cambio di quelli da lui ricevuti, ma di un segno<br />

del suo affetto per lui. Fatto questo, la sua gente gli riferì tutte le parole amichevoli<br />

e le profferte di pace a lui indirizzate. Il Re volle trattenerci a cena, ma<br />

noi ci scusammo e ci congedammo. Il Principe, nipote del Re, ci portò a casa<br />

sua, e ci mostrò quattro fanciulle che suonavano stru<strong>me</strong>nti molto strani e dal<br />

suono <strong>me</strong>lodioso, e il loro modo di suonare era molto armonioso. Poi volle che<br />

danzassimo con loro. Queste fanciulle erano nude, tranne che dalla cintola ai<br />

piedi, infatti indossavano una specie di gonna fatta di tessuto di fibra di palma,<br />

e altre erano completa<strong>me</strong>nte nude. Qui cenammo e poi tornammo alle navi».<br />

Quella notte morì un marinaio a bordo di una delle navi di Magellano e il<br />

mattino seguente Pigafetta ed Henrique scesero di nuovo a terra per chiedere il<br />

per<strong>me</strong>sso di seppellire l’uomo a Cebu. Senza indugio fu concessa l’autorizzazione<br />

a seppellire il marinaio insie<strong>me</strong> a un altro che morì quello stesso giorno<br />

nella piazza del <strong>me</strong>rcato proprio al centro <strong>della</strong> città. Gli isolani, affascinati dal<br />

rito <strong>della</strong> sepoltura, assistettero in gran nu<strong>me</strong>ro alla cerimonia e successiva<strong>me</strong>nte<br />

resero onore alle croci erette sulle tombe. E <strong>me</strong>ntre gli indigeni studiavano<br />

le usanze dei cristiani, Pigafetta studiava le loro (70). Sempre pronto a credere<br />

a qualsiasi storiella, Pigafetta sentì parlare di «certi magnifici uccelli acquatici,<br />

grandi quanto un corvo, chiamati laghan, che talvolta vengono ingoiati<br />

dalle balene, ma a loro volta divorano il loro cuore e le uccidono; quando la<br />

carcassa <strong>della</strong> balena finisce a riva nel suo corpo viene trovato l’uccello ancora<br />

vivo. La sua carne è delicata, <strong>me</strong>ntre la sua pelle è nera». Il suo interesse per<br />

l’antropologia gli fece prendere nota del fatto che i maschi di tutte le età avevano<br />

organi sessuali «trapassati da parte a parte con uno spillone d’oro o di sta-<br />

(70) Il cronista ci narra che «vivevano secondo giustizia e usavano pesi e misure. Apprezzavano la pace, il<br />

benessere e la tranquillità, amavano i piaceri <strong>della</strong> carne, impiegavano quattro o cinque ore ogni giorno per i<br />

pasti e avevano quante mogli desideravano. Le loro case erano fatte di tronchi e assi di legno ed essendo sopra<br />

elevate e costruite su pali, vi si accedeva con scale. Sotto le loro case allevavano maiali, capre e galline».<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

gno grande quanto una penna d’oca». Descrisse poi con molta cura un rito religioso<br />

in cui alcuni maiali venivano sacrificati da anziane donne che saltellavano<br />

qua e là, suonando trombe fatte di carne e spalmando il sangue degli animali<br />

sacrificati sulla fronte degli uomini. Alla morte di un Capo, riferisce Pigafetta<br />

«le donne <strong>della</strong> città vanno nelle sua casa e collocano dei rami attorno al capo,<br />

e su ogni ramo sistemano dei pezzi di cotone, in modo che il tutto diventa simile<br />

a una tenda. Qui si siedono, vestite di abiti di cotone bianco, tenendo in mano<br />

un ventaglio di foglie di palma. Poi una donna taglia con un coltello i capelli<br />

del morto, dopo di che la moglie principale si sdraia su di lui, <strong>me</strong>ttendo le labbra<br />

sulle sue labbra, le mani nelle sue mani, i piedi sui suoi piedi. Mentre questa<br />

taglia, l’altra ge<strong>me</strong>; quando questa finisce di tagliare, l’altra canta. Nella<br />

stanza ci sono piatti di porcellana in cui bruciano incenso, mirra e altre essenze.<br />

La cerimonia dura cinque giorni. Per tutto questo tempo un corvo si posa a<br />

<strong>me</strong>zzanotte sul tetto <strong>della</strong> casa e piange, i cani ululano per cinque ore ogni notte.<br />

Poi il corpo viene chiuso nella bara e sepolto».<br />

Tra gli Spagnoli e gli isolani iniziarono vivaci scambi com<strong>me</strong>rciali. Beni co<strong>me</strong><br />

il ferro e l’ottone, introvabili sulle isole e ovvia<strong>me</strong>nte utili per fabbricare<br />

utensili e armi, erano considerati dagli indigeni molto più preziosi di un <strong>me</strong>tallo<br />

molle e inutile co<strong>me</strong> l’oro, che avevano in abboddanza e dunque erano ben<br />

lieti di scambiare l’oro con il ferro, nonostante la finta riluttanza degli Spagnoli<br />

nell’accettare il giallo e prezioso <strong>me</strong>tallo. Pigafetta riferisce che si scambiavano<br />

dieci pezzi d’oro del valore di quindici ducati per quattordici libbre di ferro;<br />

al valore attuale dell’oro, sarebbe all’incirca l’equivalente in oro di 20 euro per<br />

circa <strong>me</strong>zzo chilogrammo di ferro. Gli Spagnoli accettavano anche zenzero,<br />

canna da zucchero, frutta, vino di palma, noci di cocco, capre e volatili; gli unici<br />

oggetti fabbricati dagli indigeni — utensili e orna<strong>me</strong>nti fusi in bronzo con il<br />

<strong>me</strong>todo «<strong>della</strong> cera persa» — non piacevano granchè agli Spagnoli, che tuttavia<br />

acquistarono alcuni esemplari di gong di Cebu, scatole per il betel, boccali, ciotole<br />

e mortai da portare in Spagna. Oro e perle, perle e oro, questo era ciò che<br />

interessava maggior<strong>me</strong>nte laddove non crescevano spezie.<br />

Per Magellano, invece, ciò che contava di più erano le ani<strong>me</strong> degli isolani.<br />

Mentre i suoi uomini, Juan Serrano e Duarte Barbosa compresi, violavano gli<br />

ordini ricevuti ed erano impegnati in traffici segreti con gli indigeni, grazie ai<br />

quali accumulavano scorte di oro e perle, Magellano non si accorgeva di nulla,<br />

tutto preso dal suo sacro zelo. Il rajah Humabon aveva espresso il desiderio di<br />

essere battezzato e il 14 aprile, una do<strong>me</strong>nica, Magellano scese a terra per la<br />

prima volta per prendere parte a questo storico evento. Preceduto da quaranta<br />

dei suoi uomini, che non portavano armi, si diresse verso l’improvvisata cappella<br />

che era stata eretta il giorno prima; i cannoni delle navi fecero fuoco in<br />

segno di saluto, spaventando ancora una volta la popolazione, ma Humabon,<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

che era stato avvisato in precedenza, non si mosse. Grazie a Henrique, Magellano<br />

pronunciò un ispirato discorso, implorando gli isolani di bruciare i loro<br />

idoli e accettare la Croce; quindi il Comandante Generale fece da padrino <strong>me</strong>ntre<br />

Humabon veniva battezzato e riceveva il no<strong>me</strong> di Carlos, in onore dell’imperatore<br />

Carlo V. Poi fu la volta del fratello di Humabon, che fu battezzato con<br />

il no<strong>me</strong> di Hernando, in onore di Ferdinando fratello di Carlo; il Datu di Limasawa<br />

ebbe il no<strong>me</strong> di Juan; il <strong>me</strong>rcante arabo che proveniva dal Siam divenne<br />

Cristòbal. Cinquanta Capi di Cebu si accostarono uno dopo l’altro al fonte battesimale<br />

e poi, molto soddisfatto per quanto era accaduto, Magellano tornò alla<br />

Trinidad (71).<br />

Prima che fossero passati otto giorni Magellano poteva vantare la conversione<br />

di 2.000 indigeni e ogni giorno scendeva a terra per ascoltare la <strong>me</strong>ssa e<br />

spiegare i dogmi <strong>della</strong> fede. Quanto agli abitanti di Cebu, non sappiamo cosa<br />

avessero capito di tutta la faccenda, dal mo<strong>me</strong>nto che ogni cosa passava necessaria<strong>me</strong>nte<br />

attraverso la traduzione di Henrique, le cui parole dei dogmi<br />

<strong>della</strong> Trinità e dell’Immacolata Concezione avevano certa<strong>me</strong>nte una qualche<br />

sfumatura esotica.<br />

Anche per comprendere quello che dicevano gli isolani era necessaria la traduzione<br />

del buon Henrique ed è ragionevole pensare che il malese spesso dicesse<br />

al suo padrone quello che pensava gli fosse gradito ascoltare, piuttosto<br />

che quanto veniva effettiva<strong>me</strong>nte detto. Così, nel corso di uno dei suoi sermoni<br />

di carattere religioso, Magellano chiese a Humabon-Carlos di giurare sull’immagine<br />

<strong>della</strong> Vergine che sarebbe diventato un fedele vassallo dell’imperatore<br />

Carlo V.<br />

Non sappiamo che cosa Henrique abbia effettiva<strong>me</strong>nte detto al Rajah, tuttavia<br />

Humabon si inginocchiò devota<strong>me</strong>nte davanti alla Vergine e giurò qualco-<br />

(71) «Dopo la cena» — dichiara Pigafetta — «il nostro cappellano e alcuni di noi tornarono in città per<br />

battezzare la Regina, che arrivò con quaranta da<strong>me</strong> di compagnia. Le accompagnammo sulla pre<strong>della</strong> e<br />

facemmo sedere la Regina su di un cuscino, circondata dalle sue da<strong>me</strong>, <strong>me</strong>ntre il prete si preparava per la<br />

cerimonia. Nel frattempo le fu mostrata una statuina di legno, molto bella <strong>della</strong> Madonna che teneva in<br />

braccio il Bambino Gesù e una Croce. Quando la vide, le venne un gran desiderio di diventare cristiana e,<br />

avendo chiesto di ricevere il battesimo, fu battezzata con il no<strong>me</strong> di Giovanna, co<strong>me</strong> la madre dell’imperatore.<br />

La moglie del principe, figlia di questa Regina, ebbe il no<strong>me</strong> di Caterina; la regina di Limasawa<br />

quello di Isabella e tutte quante ebbero un nuovo no<strong>me</strong>… La regina di Cebu era giovane e bella, ed era<br />

elegante<strong>me</strong>nte vestita in bianco e nero, con sulla testa un gran velo di seta, ornato di frange d’oro, che<br />

scendeva fin sulle spalle; aveva anche un lungo seguito di da<strong>me</strong>, tutte scalze e nude, fatta eccezione per la<br />

testa e le parti inti<strong>me</strong> che erano coperti da veli di seta. Dopo essere stata battezzata, la Regina ci pregò di<br />

darle la statuina di legno del Bambino Gesù per <strong>me</strong>tterla al posto degli idoli. Gliela donammo e lei se ne<br />

andò». Quella statuina di legno continuò a essere venerata dagli abitanti di Cebu per molto tempo e anche<br />

dopo il loro abbandono al cristianesimo; fu scoperta in <strong>me</strong>zzo agli idoli pagani dagli Spagnoli che visitarono<br />

l’isola nel 1565 e fu riscoperta nel 1598 dai missionari spagnoli che convertirono di nuovo, e questa<br />

volta per sempre, gli indigeni. Fu collocata al posto d’onore nella chiesa che edificarono sull’isola.<br />

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a)<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

sa, e Magellano fu soddisfatto perché aveva giurato fedeltà<br />

alla Spagna. Era certa<strong>me</strong>nte una grossa soddisfazione contemplare<br />

la pacifica annessione di una grande isola; tuttavia<br />

ci chiediamo se Humabon sapesse davvero che cosa stava<br />

facendo. Comunque sia, gli isolani bruciarono i loro idoli,<br />

anche se ne conservarono alcuni e continuarono a venerarli.<br />

Quando Magellano lo venne a sapere e li rimproverò, gli fu<br />

d)<br />

risposto non li pregavano per se stessi, ma per conto di un<br />

uomo molto malato, un fratello del principe Hernando, che<br />

era considerato l’uomo più saggio di Cebu, anche se non era diventato cristiano.<br />

Quest’uomo era morente e da quattro giorni non era più in grado di parlare.<br />

Magellano rispose che la causa <strong>della</strong> sua malattia era dovuto al fatto di non<br />

aver abbracciato la nuova fede (72).<br />

(72) Pigafetta racconta che il Comandante Generale «preso da sacro zelo diceva che se credevano vera<strong>me</strong>nte<br />

in Cristo dovevano bruciare tutti gli idoli e battezzare l’ammalato, soltanto così sarebbe guarito im<strong>me</strong>diata<strong>me</strong>nte,<br />

e di questo era così certo che li autorizzava a tagliargli la testa se il miracolo non fosse avvenuto.<br />

Il Rajah promise di fare così perché la sua fede era sincera. Allora organizzammo una processione,<br />

b)<br />

Armatura (a), balestra (b),<br />

mortaio (c) e picche (d).<br />

c)<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

IL FATO AVVERSO: LA MORTE DI MAGELLANO<br />

Eppure alcuni villaggi delle parti più remote dell’isola continuavano a rimanere<br />

fedeli alla vecchia religione. E allora Magellano mise in atto una tecnica<br />

di conversione molto comune tra gli Spagnoli che in quel periodo saccheggiavano<br />

le A<strong>me</strong>riche: insie<strong>me</strong> a 40 uomini si presentò a <strong>me</strong>zzanotte in un villaggio<br />

pagano, ove appiccò il fuoco e vi fece erigere una croce. In questo modo<br />

volle dimostrare a che cosa si andava incontro se non si abbracciava la religione<br />

di Cristo, e tutti gli abitanti delle foreste di Cebu si affrettarono a farsi battezzare.<br />

A questo punto però era necessario che Magellano dedicasse un po’<br />

<strong>della</strong> sua attenzione anche alle ani<strong>me</strong> dei suoi uomini, dal mo<strong>me</strong>nto che, dopo<br />

un celibato di sedici <strong>me</strong>si, da quando cioè avevano lasciato il Brasile, erano<br />

ben lieti di accettare i favori delle poco vestite fanciulle dell’isola. Le baldorie<br />

di Duarte Barbosa, in particolare, stavano diventando famose; co<strong>me</strong> già in Brasile,<br />

il cognato di Magellano dovette essere <strong>me</strong>sso ai ferri dopo una lunga orgia<br />

e Magellano gli tolse la carica di Comandante <strong>della</strong> Victoria, che affidò invece<br />

al suo leale, ma giovanissimo Cristòbal Rabelo. Il cappellano <strong>della</strong> spedizione<br />

fece un discorso infuocato, dichiarando che per un cristiano era peccato mortale<br />

avere rapporti sessuali con una donna pagana; a partire da quel mo<strong>me</strong>nto gli<br />

uomini dell’equipaggio si presero la briga di battezzare tutte le fanciulle pri<strong>me</strong><br />

di portarsele a letto. Tuttavia anche se i poligami abitanti di Cebu non si ponevano<br />

certo problemi di moralità sessuale e concedevano generosa<strong>me</strong>nte le loro<br />

donne ai navigatori, cominciarono a ingelosirsi di fronte all’entusiasmo aperta<strong>me</strong>nte<br />

manifestato dalle loro donne nei confronti dei rudi e virili marinai, il cui<br />

rozzo modo di fare l’amore evidente<strong>me</strong>nte piaceva molto. Magellano, tutto preso<br />

nei suoi trasporti di estasi religiosa, non si accorse <strong>della</strong> crescente tensione.<br />

Era infatti suo desiderio stabilire un protettorato di isole cristiane, governate<br />

dal rajah cristiano Humabon in no<strong>me</strong> di Carlo V. Con la benedizione di Humabon,<br />

Magellano inviò ambasciatori in tutte le isole vicine invitando i loro Capi<br />

a giurare fedeltà al Rajah di Cebu e ad abbracciare il cristianesimo. Avendo ormai<br />

avuto notizia <strong>della</strong> potenza degli Spagnoli, quasi tutti accettarono rapida<strong>me</strong>nte;<br />

ma un datu di no<strong>me</strong> Cilapulapu, che comandava su una parte dell’isola<br />

(continua nota 72) con la massima pompa, fino alla casa dell’ammalato. L’uomo non era in grado di parlare<br />

né di muoversi. Lo battezzammo insie<strong>me</strong> a due delle sue mogli e a dieci fanciulle. Il Comandante gli<br />

chiese allora co<strong>me</strong> si sentisse ed egli subito parlò, dicendo che per grazia di Dio si sentiva abbastanza bene.<br />

Questo grande miracolo si compì davanti ai nostri occhi! Dopo una convalescenza di cinque giorni si<br />

alzò dal letto e non appena fu in grado di camminare, alla presenza del Re e di tutto il popolo, bruciò un<br />

idolo che alcune vecchie avevano nascosto nella sua casa. Fece anche distruggere parecchi templi, costruiti<br />

in riva al mare, dove gli isolani erano soliti mangiare la carne offerta agli idoli. Gli abitanti applaudirono<br />

e gridando “Castiglia Castiglia” aiutarono ad abbatterli e dichiararono che, se Dio avesse dato loro<br />

vita, avrebbero bruciato tutti gli idoli che avessero trovato, anche se fossero stati nella casa del re».<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

di Mactan, proprio dall’altra parte dello stretto di Cebu, rifiutò. Magellano venne<br />

a sapere da Humabon che questo Cilapulapu aveva già creato problemi in<br />

passato, rifiutando di accettare la sovranità del Rajah di Cebu. Una notte il Comandante<br />

Generale inviò una scialuppa carica di marinai e comandata da Gonzalo<br />

de Espinosa a incendiare e saccheggiare la capitale di Cilapulapu, la città<br />

di Bulaia. L’attacco riuscì; Bulaia fu data alle fiam<strong>me</strong>, molte donne furono violentate<br />

e nel centro <strong>della</strong> città fu eretta una croce. Eppure Cilapulapu continuava<br />

a rifiutare di fare atto di sottomissione. Fece sapere che desiderava avere<br />

buoni rapporti con gli Spagnoli, ma che non doveva alcuna obbedienza a stranieri<br />

di cui, fino a quel mo<strong>me</strong>nto, non aveva mai sentito parlare e che certa<strong>me</strong>nte<br />

non avrebbe riconosciuto l’autorità del Rajah di Cebu, che disprezzava.<br />

Pur inviando maiali, capre e noci di cocco in segno di amicizia, rifiutava di rendere<br />

omaggio o di adottare la religione degli stranieri.<br />

Magellano, infuriato, decise allora di dare una dimostrazione dell’invulnerabilità<br />

dei guerrieri cristiani. Annunciò che avrebbe invaso l’isola di Mactan,<br />

<strong>me</strong>sso in ginocchio l’impudente Cilapulapu, stabilito il dominio di Cristo sull’isola<br />

ribelle. Di fronte a una simile proposta gli ufficiali di Magellano rimasero<br />

allibiti. Juan Serrano obiettò che non era il caso di rischiare la vita di cristiani<br />

in una disputa tra Capi tribù seminudi e selvaggi: che Humabon se la vedesse<br />

da solo con Cilapulapu. Ricordò a Magellano che non erano venuti a fondare<br />

colonie o a fare proseliti cristiani, ma semplice<strong>me</strong>nte alla ricerca <strong>della</strong> rotta occidentale<br />

verso le Molucche e per comprare spezie per la Spagna. Ormai erano<br />

a Cebu da tre settimane ed era ora di far vela per le Molucche che, secondo<br />

Cristòbal l’arabo, si trovavano soltanto a un paio di settimane di navigazione<br />

verso Sud. Magellano rispose che non avrebbero lasciato Cebu fino a quando<br />

non avesse onorato gli impegni assunti con Humabon, dal mo<strong>me</strong>nto che la<br />

lealtà doveva essere reciproca. Non soltanto riteneva suo dovere sconfiggere<br />

Cilapulapu, ma dichiarò ai suoi sbalorditi ufficiali che avrebbe guidato l’attacco<br />

personal<strong>me</strong>nte. Questo andava contro le più ele<strong>me</strong>ntari nor<strong>me</strong> di sicurezza<br />

di qualsiasi spedizione. Preoccupatissimo, Duarte Barbosa ricordò al Comandante<br />

Generale le inutili morti di Comandanti famosi co<strong>me</strong> Francisco de Al<strong>me</strong>ida<br />

e Juan de Solis, che si erano stupida<strong>me</strong>nte esposti in battaglia. Magellano<br />

sembrò sul punto di cedere, ma quando Sebastian del Cano, perfida<strong>me</strong>nte,<br />

gli fece notare che a quarantun anni, poteva essere troppo vecchio per prendere<br />

parte a un combatti<strong>me</strong>nto corpo a corpo, la sua decisione divenne irrevocabile.<br />

A partire da quel mo<strong>me</strong>nto la condotta di Magellano fu guidata dalla certezza<br />

che la propria fede lo avrebbe protetto, da quella presunzione smisurata che,<br />

co<strong>me</strong> ben sapevano gli antichi greci, portava alla rovina i grandi uomini. Accecato<br />

dallo zelo, infiammato dalla fiducia che la Madonna lo avrebbe condotto a<br />

una gloriosa vittoria, Magellano disse ai suoi ufficiali che non avrebbe per<strong>me</strong>s-<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

so a nessuno di loro di prendere parte all’attacco di Mactan. E non avrebbe<br />

neppure accettato l’aiuto del suo soldato più valoroso, Espinosa, l’uccisore dell’ammutinato<br />

Mendoza.<br />

Sarebbe andato a Mactan con soli sessanta marinai semplici, tutti volontari, e<br />

con la croce e la spada avrebbe trionfato. Il Rajah di Cebu gli mise a disposizione<br />

un migliaio di guerrieri esperti ma Magellano non ne volle sapere, anzi<br />

proibì a Humabon di partecipare alla battaglia. Il principe ereditario si offrì di<br />

guidare personal<strong>me</strong>nte un attacco diversivo in un altro punto dell’isola, ma Magellano<br />

respinse l’offerta. Anche il Datu che governava l’altra parte dell’isola<br />

di Mactan che era ostile a Cilapulapu, annunciò che avrebbe attaccato Cilapulapu<br />

da terra, <strong>me</strong>ntre Magellano lo attaccava dal mare. Ma il Comandante Generale<br />

fu irremovibile! Per aver ragione del ribelle gli bastava un pugno dei suoi<br />

uomini. È co<strong>me</strong> se fosse colto da una divina follia e nella sua <strong>me</strong>nte era convinto<br />

di condividere l’onnipotenza divina. Senza ascoltare nulla tranne il rombo<br />

dei suoi pensieri, Magellano andava incontro al destino fatale!<br />

La notte di venerdì 26 aprile 1521, a <strong>me</strong>zzanotte, tre scialuppe spagnole lasciarono<br />

Cebu dirette a Mactan, distante poche miglia da un angusto stretto che<br />

divide le due isole. Con Magellano c’erano sessanta volontari — dispensieri,<br />

ca<strong>me</strong>rieri, marinai comuni — non abituati a indossare l’armatura e che brandivano<br />

spade, lance, balestre e archibugi nel modo tipico di coloro che hanno ben<br />

poca esperienza di guerra. A Cebu, un uccello nero simile a un corvo gracchiava<br />

in modo lugubre, i cani cominciarono a ululare senza ragione; Juan Serrano,<br />

Duarte Barbosa e gli altri ufficiali non <strong>me</strong>no superstiziosi degli indigeni si fecero<br />

il segno <strong>della</strong> croce e pregarono in silenzio che il loro Comandante rinsavisse<br />

e rinunciasse a quella missione suicida.<br />

Ma colui che aveva osato la più audace spedizione del mondo, co<strong>me</strong> potrebbe,<br />

per un corvo che stride, ritirarsi dalla scaramuccia con un Capo tribù e con<br />

quei poveri diavoli dei suoi sudditi? Molto prima dell’alba le tre scialuppe arrivarono<br />

al largo di Mactan. Dietro di loro, nello stretto c’erano 20 o 30 grosse<br />

canoe di Cebu con a bordo Humabom, suo figlio, un certo nu<strong>me</strong>ro di Capi e<br />

mille guerrieri. Magellano li aveva invitati tutti a far da spettatori affinché potessero<br />

assistere alla sua gloriosa vittoria, ma aveva detto loro di non partecipare<br />

alla battaglia.<br />

Magellano mandò a terra un ambasciatore, l’arabo Cristòbal, con un <strong>me</strong>ssaggio<br />

per Cilapulapu: giurare fedeltà all’imperatore Carlo, rendere omaggio a<br />

Cristo, diventare vassallo di Humabon. Se così avesse fatto tutto sarebbe andato<br />

bene, in caso contrario avrebbe sentito la punta delle lance spagnole. Cilapulapu<br />

rispose che anche i suoi uomini avevano lance appuntite e che sebbene<br />

fossero di bambù indurito dal fuoco erano in grado di infliggere ferite dolorose<br />

quanto quelle del <strong>me</strong>tallo spagnolo. L’insolente Capo tribù aggiunse una comi-<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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130<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

ca richiesta: per cortesia non attaccate prima dell’alba perché in mattinata<br />

aspetto rinforzi!<br />

Magellano pensò che si trattasse di un trucco per farlo attaccare al buio, dal<br />

mo<strong>me</strong>nto che era ovvio che Cilapulapu non si aspettava di certo che lui desse<br />

retta a quello stupido <strong>me</strong>ssaggio e aspettasse l’alba. Concluse che gli isolani dovevano<br />

aver costruito una fila di trappole tra i cespugli che crescevano al limite<br />

<strong>della</strong> spiaggia e decise di non rischiare lo sbarco fino a quando i suoi uomini<br />

fossero in grado di vedere dove <strong>me</strong>ttevano i piedi. È difficile dire se Cilapulapu<br />

fosse ingenuo o incredibil<strong>me</strong>nte astuto, fatto è, in un caso o nell’altro, raggiunse<br />

il suo scopo, dal mo<strong>me</strong>nto che il suo <strong>me</strong>ssaggio convinse Magellano ad aspettare<br />

il mattino e a quel punto i rinforzi di Cilapulapu erano ormai arrivati.<br />

Al mattino seguente era scesa anche la marea e rocce coralline spuntavano<br />

dalla superficie dell’acqua. Era impossibile portare le scialuppe vicino alla riva<br />

e gli uomini di Magellano furono costretti a raggiungere la spiaggia a guado,<br />

coperti dall’armatura e con l’acqua che arrivava loro alle cosce, evitando<br />

accurata<strong>me</strong>nte un intrigo di scogli appuntiti. Ancora una volta il Rajah di Cebu<br />

chiese che gli fosse per<strong>me</strong>sso di far partecipare alla battaglia i suoi uomini<br />

e ancora una volta Magellano rifiutò. Moschetto, armatura e fede lo avrebbero<br />

reso invincibile.<br />

Lasciò undici uomini sulle navi per avere una copertura con l’artiglieria e<br />

con i restanti si avviò, inciampando e barcollando verso riva. Tuttavia le scialuppe<br />

erano così lontane che le loro armi da fuoco e le balestre — l’artiglieria<br />

costituiva il <strong>me</strong>zzo più efficace e al solo tuonare <strong>me</strong>tteva in fuga gli indigeni —<br />

erano inutili e <strong>me</strong>ntre gli Spagnoli arrancavano verso le rocce coralline che<br />

punteggiavano la costa, Cilapulapu schierò le sue truppe senza essere minima<strong>me</strong>nte<br />

disturbato dal fragore lontano delle armi da fuoco spagnole. Aveva circa<br />

1.500 uomini; ma che cosa valeva un rapporto di trenta a uno contro l’appoggio<br />

di Cristo e la Madonna? Ansanti, inzuppati, già stanchi, Magellano e i suoi 49<br />

uomini arrancavano sulla spiaggia. Davanti a loro si aprivano tre trincee parallele<br />

oltre le quali il nemico era schierato secondo un ampio semicerchio che<br />

circondava gli Spagnoli da entrambi i lati.<br />

Subito gli Spagnoli aprirono il fuoco, ma sparavano in modo incerto e irregolare<br />

e le loro frecce, i dardi di balestra e i proiettili riuscivano a stento a superare<br />

le trincee. Con facilità gli isolani paravano i colpi con i loro scudi di<br />

bambù. Magellano diede ordine di s<strong>me</strong>ttere di sparare fino a quando il nemico<br />

fosse a portata di tiro, ma gli inesperti marinai erano troppo spaventati dalla<br />

grande massa di indigeni che gli stava di fronte per dargli retta e continuarono<br />

a sprecare colpi.<br />

Sempre in preda alla sua esaltazione mistica, Magellano guidò i suoi uomini<br />

oltre la triplice fila di trincee profonde e scivolose. Cilapulapu li lasciò avanza-<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

re indisturbati sapendo che gli Spagnoli<br />

si sarebbero trovati seria<strong>me</strong>nte<br />

in difficoltà se fossero stati<br />

costretti a ritirarsi oltre quelle stesse<br />

trincee. Ora i due schiera<strong>me</strong>nti<br />

si trovavano uno di fronte all’altro,<br />

separati soltanto da una decina di<br />

<strong>me</strong>tri di spiaggia. Per un attimo gli<br />

indigeni sembrarono soggiogati<br />

dall’incomprensibile coraggio di<br />

quell’uomo, piccolo e fiero, ricoperto<br />

dall’armatura di acciaio e ripiegarono.<br />

Ma l’attimo passò e gli<br />

assalitori furono sottoposti a una<br />

raffica di giavellotti, lance di<br />

bambù, pietre e addirittura manciate<br />

di fango. Le armature spagnole<br />

ressero l’attacco, ma Magellano<br />

comprese che i suoi uomini stavano<br />

per cedere al panico di fronte<br />

alle schiere urlanti degli indigeni e<br />

tentò una manovra diversiva, dividendo<br />

le sue forze, già esigue, e La morte di Magellano.<br />

mandando alcuni uomini guidati<br />

da Cristòbal Rabelo a incendiare il villaggio di Cilapulapu. Rabelo cercò di aggirare<br />

il fianco nemico, ma ben presto lui e i suoi uomini furono circondati, sopraffatti<br />

e massacrati. Magellano vide morire Rabelo e un istante dopo fu ucciso<br />

anche Juan de la Torre, il genero di Juan Serrano.<br />

Di colpo l’estasi religiosa lo abbandonò.<br />

Non importava più che il Salvatore lo avesse guidato con mano infallibile attraverso<br />

lo stretto, lo avesse salvato dalle tra<strong>me</strong> degli uomini malvagi, gli avesse<br />

fatto superare la prova terribile <strong>della</strong> traversata del Pacifico e gli avesse concesso<br />

il privilegio di illuminare le ani<strong>me</strong> di innu<strong>me</strong>revoli pagani per <strong>me</strong>zzo dell’insegna<strong>me</strong>nto<br />

di Nostro Signore. Anche gli eletti potevano incontrare il martirio,<br />

comprese improvvisa<strong>me</strong>nte Magellano, e diede l’ordine <strong>della</strong> ritirata.<br />

Gli Spagnoli, demoralizzati, si affrettarono verso quelle stesse trincee che<br />

con tanta fatica avevano appena superato e gli indigeni, rendendosi conto <strong>della</strong><br />

vittoria, li inseguirono. A quel punto gli uomini di Cilipulapa avevano ormai<br />

individuato il punto debole delle armature spagnole: invece di mirare alla<br />

testa e al busto dei loro nemici, che erano protetti, cominciarono a lanciare le<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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132<br />

loro lance contro le gambe degli<br />

Spagnoli, che non lo erano. Coraggiosa<strong>me</strong>nte<br />

Magellano richiamò i<br />

suoi uomini e li divise in due gruppi,<br />

in modo che, a turno, un gruppo<br />

tenesse a bada gli assalitori <strong>me</strong>ntre<br />

l’altro attraversava la trincea. Questa<br />

tattica funzionò brillante<strong>me</strong>nte<br />

fino a quando Magellano potè dirigerla,<br />

e pratica<strong>me</strong>nte tutti gli Spagnoli<br />

superarono le tre trincee e cominciarono<br />

a correre verso l’acqua;<br />

ma una freccia avvelenata colpì il<br />

Comandante Generale nell’unica<br />

gamba sana proprio <strong>me</strong>ntre stava<br />

coprendo la ritirata dell’ultimo<br />

gruppo. Tuttavia, in qualche modo,<br />

riuscì a mantenersi in piedi e continuò<br />

a combattere. Accanto a lui restavano<br />

soltanto otto uomini, tra cui<br />

Pigafetta ed Henrique. Questi nove<br />

coraggiosi uomini tennero a bada<br />

l’orda indigena di Cilapulapu fino a<br />

quando tutti gli altri furono in salvo<br />

a bordo delle barche; Pigafetta de-<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Il monu<strong>me</strong>nto a Magellano nel luogo ove si presu<strong>me</strong><br />

sia stato ucciso.<br />

scrisse che Magellano volse più volte la testa per vedere se i suoi uomini avevano<br />

portato a termine la ritirata. Quando tutti furono in salvo, cominciò a ritirarsi<br />

anche lui. Lenta<strong>me</strong>nte, con molto sforzo, zoppicò verso l’acqua, <strong>me</strong>ntre<br />

gli uomini che gli erano rimasti fedeli lo proteggevano con i loro scudi. Gli isolani<br />

compresero che era il Comandante e concentrarono su di lui la loro furia.<br />

Per due volte il suo elmo fu colpito e fatto cadere dalle sassate e per due volte<br />

gli uomini glielo rimisero in testa. Ormai si trovavano nell’acqua bassa, circondati<br />

da centinaia di indigeni e la battaglia andò avanti per un’ora. Proprio oltre<br />

la barriera corallina, quaranta Spagnoli sedevano al sicuro nelle loro scialuppe,<br />

senza che nessuno accorresse in aiuto del Comandante Generale; un poco oltre<br />

c’erano anche le canoe con i mille uomini di Humabon venuti ad assistere alla<br />

vittoria, e non si mossero. Quando a fianco di Magellano furono rimasti soltanto<br />

quattro uomini, Humabon non potè trattenersi e mandò in soccorso un gruppo<br />

di suoi uomini. Tuttavia, proprio in quel mo<strong>me</strong>nto, gli Spagnoli che si trovavano<br />

in una delle barche oltre la barriera corallina uscirono dal loro torpore e<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

spararono un colpo di cannone che fece volare una raffica di pietre e proiettili,<br />

che per disgrazia finirono in <strong>me</strong>zzo ai soccorritori di Cebu, uccidendone quattro<br />

e disperdendone gli altri.<br />

Mentre ciò accadeva Magellano fu colpito al viso da un colpo di lancia. Riuscì<br />

a scagliare la propria lancia nel petto dell’assalitore, ma non potè ritirarla e<br />

gli fu strappata di mano. Cercò allora di sguainare la spada, ma fu colpito al<br />

braccio destro e i muscoli cedettero quando la spada era ancora per <strong>me</strong>tà nel fodero.<br />

Ormai privo di difesa, Magellano poteva fare affida<strong>me</strong>nto soltanto sul suo<br />

scudo e su quelli di Pigafetta, di Henrique e degli altri due uomini. Tenendosi<br />

stretti gli uni agli altri cercarono di dirigersi là dove l’acqua era più profonda,<br />

ma gli isolani riuscirono a colpire sotto gli scudi e Magellano ricevette un colpo<br />

di scimitarra nella gamba sinistra che lo fece cadere con il viso riverso in<br />

acqua, nella risacca. Gli assalitori gli si strinsero attorno; fu visto guardare in<br />

alto, co<strong>me</strong> per vedere se i suoi compagni fossero al sicuro e poi scomparve sotto<br />

le lance e le sciabole degli uomini di Mactan (73).<br />

Alcuni uomini appaiono così superiori ai comuni mortali che la loro morte<br />

sembra sconvolgere l’intero universo. Accadde così per Magellano. Durante i<br />

(73) «Così» — scriveva Pigafetta — «venuto lo giorno, saltassemo ne l’acqua fino alle cosce 49 uomini;<br />

e così andassimo più di due tratti di balestra innanzi [che] potessimo arrivar al lito. Li battelli non poterono<br />

venire più innanzi per certe pietre che erano nell’acqua. Li altri undici uomini restarono per guardia de<br />

li battelli. Quando arrivassemo in terra, questa gente aveva fatto tre squadroni de più di 1.500 persone.<br />

Subito, sentendone, ne venirono addosso con voci grandissi<strong>me</strong>, due per fianco e l’altro per contro. Lo capitano,<br />

quando viste questo, ne fece due parti e così cominciassero a combatter. Li schiopppettieri e balestrieri<br />

tirarono da lungi quasi <strong>me</strong>zza ora invano, sola<strong>me</strong>nte passandoli li tardoni fatti de tavole sottili e li<br />

brazzi. Lo capitani gridava “non tirare, non tirare”, ma non li valeva niente. Quando questi vistono che tiravamo<br />

li schioppetti invano, gridando deliberorno a star forte, ma molto più gridavano. Quando erano discaricati<br />

li schioppetti, mai non stavan fermi, saltando de qua e de là: coperti con li sui tardoni ne tiravan<br />

tante frecce, lancie de canne (alcune de ferro al capitano generale), pani pontini brustolati, pietre e lo fango,<br />

[che] appena se potevano difendere. Vedendo questo, lo capitano generale mandò alcuni a brusare le<br />

sue case per spaventarli. Quando questi videro brusare le sue case, diventarono più feroci. Appresso delle<br />

case furono ammazzati due de li nostri, e venti o trente case li brusassemo; ne venirono tanti addosso, che<br />

passarono con una frezza venerata la gamba dritta al capitano: per il che comandò che se retirassimo a poco<br />

a poco: ma loro fuggirono, sicchè restassimo da sei o otto con lo capitano. Questi non ne tiravano in altro,<br />

se non a le gambe perché erano nude. Per tante lancie e pietre che ne traevano non potessemo resistere.<br />

Le bombarde de li battelli, per essere troppo lungi non ne potevano aiutare; sì che venissemo retirandosi<br />

più de una buona balestrata lungi dalla riva, sempre combattendo ne l’acqua fino al ginocchio. Sempre<br />

ne seguitorno e ripigliando una <strong>me</strong>desima lancia quattro o sei volte, ne la laciavano. Questi, conoscendo<br />

lo capitano, tanti se voltarono sopra de lui, che due volte li buttarono lo celadone fora del capo; ma lui,<br />

co<strong>me</strong> buon cavaliero, sempre stava forte. Con alcuni altri più de una ora così combattessimo e, non volendosi<br />

più ritirare, un Indio li lanciò una lanza de canna nel viso. Lui subito con la sua lancia lo ammazzò e<br />

lasciagliela nel corpo; volendo dar di mano alla spada, non potè cavarla, se non <strong>me</strong>zza per una ferita de<br />

canna [che] aveva nel brazzo. Quando visteno questo, tutti andarono addosso a lui: uno con un terciado<br />

(che è co<strong>me</strong> una scimitarra, ma più grosso) li dette una ferita nella gamba sinistra; per la quale cascò col<br />

volto innazi. Subito li furono addosso con lancie de ferro e de canna e con quelli sui terciadi, fin che lo<br />

specchio, il lu<strong>me</strong>, el conforto e la vera guida nostra ammazzarono».<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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134<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

lunghi <strong>me</strong>si di viaggio il suo prestigio era salito a tal punto che il piccolo uomo<br />

zoppo, schernito da Juan de Cartagena al largo <strong>della</strong> costa africana, aveva finito<br />

con l’innalzarsi al di sopra dei suoi uomini co<strong>me</strong> un gigante <strong>della</strong> Patagonia. In<br />

un modo o nell’altro tutti avevano condiviso la singolare e ardente fede del Comandante<br />

nella sua invulnerabilità e avevano creduto che avrebbe vinto anche<br />

quando marciò contro un esercito nemico con soli cinquanta uomini; e la sua<br />

assurda morte su una spiaggia delle Filippine aprì un vuoto terribile nella flotta.<br />

I sopravvissuti, feriti e insanguinati, tornarono a Cebu e raccontarono ciò che<br />

era accaduto, o quanto<strong>me</strong>no ciò che ebbero il coraggio di riferire. Soltanto Pigafetta,<br />

che si era comportato con onore, raccontò la vera storia di co<strong>me</strong> gli uomini<br />

di Magellano si fossero lasciati prendere dal panico durante il combatti<strong>me</strong>nto,<br />

di co<strong>me</strong> si fossero ritirati goffa<strong>me</strong>nte e alla fine si fossero limitati a fuggire,<br />

lasciando che il loro Comandante fosse trucidato senza muovere un dito,<br />

osservando la scena standosene al sicuro. Gli uomini <strong>della</strong> flotta rimasero sbalorditi,<br />

i neo convertiti cristiani di Cebu, che avevano visto co<strong>me</strong> Dio avesse<br />

abbandonato il suo profeta, furono sconvolti oltre misura. Il rajah Humabon<br />

pianse aperta<strong>me</strong>nte quando vide morire Magellano e cercò invano di riscattare<br />

il suo corpo rimasto nelle mani di Cilapulapu, ma non essendoci più Magellano<br />

con il suo fanatismo contagioso il Rajah cominciò a nutrire dubbi circa i <strong>me</strong>riti<br />

del Dio il cui culto aveva appena adottato.<br />

Oltre Magellano, a Mactan erano stati uccisi soltanto sette uomini, ma il<br />

crollo del prestigio spagnolo fu tale che era co<strong>me</strong> se la spedizione fosse stata<br />

decimata. Duarte Barbosa e Juan Serrano, che furono eletti congiunta<strong>me</strong>nte a<br />

occupare il ruolo di Comandante Generale, si trovarono paralizzati dall’indecisione;<br />

non se la sentirono di sferrare un attacco punitivo contro Mactan per recuperare<br />

il corpo di Magellano e una delle loro pri<strong>me</strong> azioni fu timida e controproducente:<br />

fecero riportare sulle navi tutte le <strong>me</strong>rcanzie spagnole in vendita<br />

nel <strong>me</strong>rcato di Cebu, co<strong>me</strong> se non potessero più fidarsi dei loro alleati cristiani<br />

dell’isola.<br />

Questo creò molto disappunto tra gli isolani, che cominciarono a pensare<br />

che i compagni di Magellano fossero ben diversi dal loro Capo. Gli Spagnoli<br />

avevano bisogno di riforni<strong>me</strong>nto e Duarte Barbosa ordinò a Henrique di recarsi<br />

in città per approvvigionarsi di cibo nel modo consueto. Tuttavia l’interprete<br />

malese era rimasto ferito a Mactan e la morte del suo padrone lo aveva<br />

sconvolto; inoltre, non era più schiavo, dal mo<strong>me</strong>nto che era a conoscenza del<br />

testa<strong>me</strong>nto di Magellano in base al quale sarebbe diventato libero alla morte<br />

del Comandante. L’unica risposta di Henrique agli ordini di Barbosa fu di avvolgersi<br />

nella stuoia sulla quale dormiva e girare il viso verso il muro. Rabbiosa<strong>me</strong>nte<br />

Barbosa gli ordinò di alzarsi e di andare a terra, dicendogli che era<br />

ancora obbligato a obbedire. Se avesse rifiutato, disse Barbosa, avrebbe fatto<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

in modo che Doña Beatriz Magellano<br />

lo tenesse in schiavitù per sempre.<br />

Poiché Henrique continuava a<br />

starsene sdraiato in silenzio, Barbosa<br />

gli piombò addosso. Colpendolo selvaggia<strong>me</strong>nte<br />

con calci e pugni finchè<br />

il malese si alzò, si vestì e andò<br />

a terra.<br />

Al <strong>me</strong>rcato fece ciò che ci si aspettava<br />

da lui e poi si prese la rivincita<br />

su Barbosa. Henrique era stato sempre<br />

leale nei confronti di Magellano,<br />

ma non sentiva alcun dovere di lealtà<br />

verso coloro che in quel mo<strong>me</strong>nto<br />

comandavano la spedizione. Di sua<br />

iniziativa, dunque, chiese udienza al<br />

rajah Humabon e gli fece notare<br />

quanto sarebbero state utili le navi<br />

spagnole alla flotta di Cebu, quanto<br />

preziose fossero le armature spagnole,<br />

quanto desiderabili le <strong>me</strong>rcanzie<br />

contenute nelle stive. Non c’era da<br />

aver paura del dio degli Spagnoli,<br />

disse Henrique, quel dio si era dimo-<br />

strato buono a nulla a Mactan. Prendere le navi! Trucidare gli uomini bianchi!<br />

Humabon ascoltava e intanto, a poco a poco, il suo cristianesimo svaniva: insie<strong>me</strong><br />

a Henrique architettarono un tranello.<br />

Mercoledì 1° maggio, Henrique tornò dal <strong>me</strong>rcato con un <strong>me</strong>ssaggio da parte<br />

di Humabon per Barbosa e Serrano. I gioielli che il Rajah aveva pro<strong>me</strong>sso in<br />

dono a Magellano erano pronti. I Comandanti e gli ufficiali <strong>della</strong> spedizione<br />

erano invitati in città per un banchetto durante il quale sarebbe stato loro consegnato<br />

il dono del Rajah.<br />

Juan Serrano, sempre prudente, sospettò un tranello ed espresse i suoi timori e<br />

per questo fu deriso dall’avventato Barbosa e, offeso, Serrano ribattè che per dimostrare<br />

di non essere un codardo sarebbe stato il primo a salire sulle scialuppe.<br />

Barbosa lo seguì; in tutto furono ventinove uomini a recarsi in città, tra Comandanti,<br />

piloti e ufficiali. Tra di loro c’era anche l’astrologo e il cappellano, ma per<br />

fortuna non c’era Pigafetta, il quale era bloccato al letto a causa del veleno di<br />

una freccia che gli aveva colpito la fronte durante la battaglia a Mactan.<br />

Indigeni sorridenti scortarono i navigatori verso la capanna nella quale dove-<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

Raffigurazione dell’epoca che indica il pilota<br />

in attesa dei venti favorevoli.<br />

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136<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

va tenersi il banchetto. Mentre attraversavano la città il pilota portoghese João<br />

Lopes Carvalho notò un fatto curioso: il Principe indigeno che era stato miracolosa<strong>me</strong>nte<br />

guarito dal battesimo si avvicinò al cappellano, Padre Valderrama,<br />

gli disse alcune parole e lo separò dal resto del corteo accompagnandolo verso<br />

la sua casa. Carvalho, che già nutriva forti dubbi su tutta a faccenda, pensò che<br />

il Principe, per gratitudine, cercasse di salvare il prete dalla brutta sorte che sarebbe<br />

toccata agli altri. Espresse propri timori a Gonzalo de Espinosa, che fu<br />

d’accordo con lui che era <strong>me</strong>glio tornarsene a bordo delle navi; senza dire nulla<br />

i due uomini si staccarono dal gruppo, raggiunsero il porto e ritornarono sulle<br />

rispettive navi, Espinosa sulla Trinidad e Carvalho sulla Victoria. Pigafetta si<br />

fece avanti e chiese a Espinosa co<strong>me</strong> mai avesse lasciato il banchetto così presto.<br />

Espinosa glielo disse e aveva appena finito di espri<strong>me</strong>re i suoi timori quando<br />

si udirono urla e grida di dolore provenire dalla città. Gli indigeni avevano<br />

attaccato gli ufficiali disarmati e li stavano trucidando. Apparvero quindi gli<br />

uomini di Humabon che trascinavano i corpi degli uccisi sulla riva e li gettavano<br />

in mare. Im<strong>me</strong>diata<strong>me</strong>nte le tre navi entrarono in azione; per risparmiare<br />

tempo furono tagliati i cavi delle ancore, le navi si avvicinarono a riva e cominciarono<br />

a bombardare la città. Pochi istanti dopo apparve una moltitudine di indigeni<br />

che trascinava Juan Serrano legato, nudo e sanguinante. Serrano gridò a<br />

Carvalho di far tacere i cannoni, altri<strong>me</strong>nti la folla lo avrebbe ucciso im<strong>me</strong>diata<strong>me</strong>nte.<br />

Tutti gli altri erano morti, disse, tranne Henrique e Padre Valderrama.<br />

Gli indigeni chiedevano un riscatto per la consegna di Serrano ed egli implorava<br />

il suo amico Carvalho di consegnare alcune barre di ra<strong>me</strong> e due cannoncini<br />

per riscattare la sua libertà.<br />

Carvalho diede ordine di porre quanto richiesto su una scialuppa; ma poi, a<br />

quanto sembra, riflettè che, con Barbosa e Serrano entrambi morti, sarebbe diventato<br />

lui stesso Comandante Generale <strong>della</strong> flotta e lasciò al suo destino Juan<br />

Serrano (74).<br />

Vennero spiegate le vele; Espinosa assunse il comando <strong>della</strong> Trinidad, Carvalho<br />

<strong>della</strong> Victoria e Sebastian del Cano, che per qualche motivo non era stato<br />

invitato al banchetto, <strong>della</strong> Concepciòn.<br />

Sotto gli occhi terrorizzati di Juan Serrano, la flotta si diresse rapida<strong>me</strong>nte<br />

verso il mare aperto. «Non so se sia vivo o morto» — concludeva Pigafetta.<br />

Nessuno seppe più nulla <strong>della</strong> sorte delle vitti<strong>me</strong> di Humabon; è probabile<br />

(74) Pigafetta racconta che Serrano «ci pregò di riscattarlo con parte delle nostre <strong>me</strong>rcanzie; ma João Carvalho,<br />

il suo compagno di bagordi, e altri non permisero alla scialuppa di andare a riva, per rimanere padroni<br />

delle navi. Così, anche Juan Serrano piangeva e ci pregava di non partire tanto rapida<strong>me</strong>nte, poiché<br />

lo avrebbero ucciso (…) partimmo im<strong>me</strong>diata<strong>me</strong>nte».<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

che siano stati tutti uccisi (75).<br />

L’avventura di Cebu, che per tante settimane era stato un commovente inno<br />

di fede, si concluse con la morte del più grande Ammiraglio, la perfidia del<br />

Rajah dell’isola e la vigliaccheria di coloro che non vollero salvare Juan Serrano.<br />

La croce che era stata eretta in <strong>me</strong>zzo al <strong>me</strong>rcato fu abbattuta; il sogno di<br />

un impero spagnolo nelle Filippine finì nel nulla. Il mancato miracolo di Mactan,<br />

pro<strong>me</strong>sso dal fiero e ispirato Comandante, fece ripiombare nell’idolatria<br />

gli abitanti di Cebu. E i sopravvissuti <strong>della</strong> grande flotta spagnola in tutta fretta<br />

diedero inizio a una fosca attività di pirateria.<br />

(75) Due scrittori portoghesi dichiararono che otto uomini di Magellano furono venduti schiavi in Cina e<br />

per parecchi anni circolarono voci secondo le quali Juan Serrano e Duarte Barbosa sarebbero sopravvissuti.<br />

A dire la verità, alcuni anni dopo il massacro di Cebu, un Duarte Barbosa comparve lungo la costa del Malabar,<br />

ma essendo un no<strong>me</strong> portoghese molto comune è probabile che non si trattasse <strong>della</strong> stessa persona.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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138<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

LA PARTENZA DA CEBU<br />

Rimasero solo 115 uomini, <strong>me</strong>no <strong>della</strong> <strong>me</strong>tà dell’equipaggio alla partenza,<br />

non sufficienti a manovrare tre navi; e non c’erano neanche ufficiali a sufficienza.<br />

Carvalho, il nuovo Comandante Generale, condusse la flotta nella vicina<br />

isola di Bohol, dove la Concepciòn fu arenata, svuotata e bruciata, <strong>me</strong>ntre<br />

il suo carico e i suoi uomini venivano suddivisi tra le altre due navi. Carvalho<br />

si dimostrò un Comandante del tutto incapace e la sua abilità di pilota si rivelò<br />

inutile in mari di cui non aveva alcuna carta. Evidente<strong>me</strong>nte Magellano non<br />

aveva rivelato ai suoi ufficiali la posizione delle Molucche dal mo<strong>me</strong>nto che,<br />

invece di seguire la rotta verso Sud-Est, che li avrebbe portati rapida<strong>me</strong>nte alle<br />

Isole delle Spezie, Carvalho si mise a vagare senza <strong>me</strong>ta nel Mare di Sulu.<br />

Gli inizi non furono brillanti. Co<strong>me</strong> prima cosa si diresse a Sud-Ovest, verso<br />

la grande isola di Mindanao, dove il Datu li accolse amichevol<strong>me</strong>nte e salì a<br />

bordo. In assenza di Henrique, Pigafetta fece da interprete e, a quanto sembra,<br />

aveva imparato abbastanza la lingua dell’isola da cavarsela piuttosto bene. Il<br />

Datu lo invitò a riva ed egli vi si recò — da solo — per accettare l’ospitalità offertagli.<br />

Gli indigeni gli fecero risalire in barca il fiu<strong>me</strong> per due leghe fino alla<br />

dimora del Datu, dove alcuni capi e «due signore molto graziose» bevevano vino<br />

di palma.<br />

Prudente<strong>me</strong>nte ne bevve solo un sorso e così il mattino seguente fu in grado<br />

di effettuare un sopralluogo etnologico del villaggio. Le usanze erano molto simili<br />

a quelle già osservate a Cebu; tuttavia prese nota dettagliata<strong>me</strong>nte del modo<br />

in cui gli indigeni cuocevano il riso fino a quando «diventava duro co<strong>me</strong> il<br />

pane» e osservò che, <strong>me</strong>ntre abbondavano gli utensili d’oro, il cibo non abbondava<br />

affatto. Andò a trovare la Regina, che suonò per lui quattro tamburi <strong>me</strong>tallici<br />

e, sulla via del ritorno verso il mare, notò due malviventi impiccati a un albero.<br />

In quella regione l’oro «era più abbondante dei capelli» dichiarò, ma gli<br />

indigeni, non avendo attrezzi di ferro con cui scavare, erano troppo pigri per<br />

estrarne molto.<br />

La partenza da Cebu era stata così improvvisa che ben presto l’equipaggio si<br />

ritrovò con poco cibo e la sosta a Mindanao non fu molto di aiuto. E non c’era<br />

nulla da mangiare neppure nel porto seguente, Cagayan Sulu, abitata da pochissimi<br />

musulmani che erano stati cacciati dal Borneo vivevano in nudità e povertà.<br />

Il Borneo, di cui gli europei non avevano mai sentito parlare, sembrava<br />

un buon posto ove fare riforni<strong>me</strong>nto, ma Carvalho non aveva la minima idea di<br />

dove si trovasse e finì ancora più fuori rotta dirigendosi verso Nord-Ovest, nella<br />

direzione esatta<strong>me</strong>nte opposta a quella delle Isole delle Spezie. Tale rotta<br />

però li portò nei pressi <strong>della</strong> grande isola di Palawan che, co<strong>me</strong> dice Pigafetta<br />

«si rivelò simile alla terra pro<strong>me</strong>ssa». I Capi <strong>della</strong> spedizione divennero fratelli<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

di sangue con il sovrano di Palawan; gli indigeni li rifornirono di cibo e acqua<br />

e fecero loro provare un vino di riso che si rivelò molto più forte del vino di<br />

palma di Cebu. Pigafetta si interessò soprattutto del diffuso combatti<strong>me</strong>nto dei<br />

galli — le scom<strong>me</strong>sse erano molto alte sui galli più forti — e descrisse nei dettagli<br />

le cerbottane e le frecce avvelenate usate dagli isolani di Palawan. Fu una<br />

sosta gradevole e, poco dopo, gli Spagnoli, allontanandosi sempre più dalle<br />

Molucche, trovarono la rotta per il Borneo e ne seguirono la costa nord-occidentale<br />

fino alla grande città portuale di Brunei.<br />

I fuochi di Sant’Elmo, che danzavano davanti agli alberi <strong>me</strong>ntre entravano a<br />

Brunei, erano di buon augurio. Il sovrano dell’isola inviò un prau (76) a dare<br />

loro il benvenuto: era ornato con oro e piu<strong>me</strong> di pavone e trasportava otto Capi,<br />

che cerimonosia<strong>me</strong>nte donarono a Carvalho, Espinosa e del Cano betel, vino<br />

di riso, canna da zucchero e polla<strong>me</strong> in gabbia. Pigafetta, del Cano e altri<br />

scesero a terra per portare doni al Rajah e alla sua consorte: «un mantello turco<br />

di velluto verde, una sedia rivestita di velluto viola, cinque ell (77) di tessuto<br />

rosso e altri regali» per lui, <strong>me</strong>ntre per la Regina «tre ell di tessuto giallo,<br />

un paio di pantofole decorate d’argento eduna scatola d’argento piena di spilli».<br />

Alcuni elefanti trasportarono gli stupefatti viaggiatori verso il palazzo dove<br />

quella notte dormirono tra lenzuola di seta e, il mattino seguente, furono ricevuti<br />

dal Rajah. Il sovrano era inaccessibile in fondo a una grande sala <strong>me</strong>ntre<br />

i contatti erano stabiliti da una rete di dignitari che si bisbigliavano i <strong>me</strong>ssaggi<br />

da uno all’altro finchè l’ultimo, che si trovava vicino al Rajah, glielo tras<strong>me</strong>tteva<br />

attraverso un tubo posto nel muro. Pur trattenendo a stento le risate<br />

di fronte a una pompa tanto assurda, Pigafetta e del Cano riuscirono a rendere<br />

noto il desiderio del Re di Castiglia di stringere rapporti amichevoli con il<br />

Rajah del Borneo. Il Rajah ricevette i loro doni con un cenno indifferente, ma<br />

concesse agli Spagnoli il per<strong>me</strong>sso di com<strong>me</strong>rcio; quindi fu tirata una tenda<br />

per indicare la fine dell’udienza. Nel palazzo fu servito uno spuntino a base di<br />

chiodi di garofano e cannella, ma nella casa del ministro più importante fu offerto<br />

un sontuoso banchetto (78).<br />

Per un <strong>me</strong>se gli Spagnoli rimasero nel porto di quella magnifica città che al<br />

tempo aveva una popolazione di 25.000 persone, dedita al com<strong>me</strong>rcio e al cala-<br />

(76) Grossa imbarcazione simile a una canoa, caratteristica dei mari asiatici.<br />

(77) Misura di lunghezza pari a 1,143 <strong>me</strong>tri.<br />

(78) Pigafetta racconta: «mangiammo la carne di nu<strong>me</strong>rosi animali, co<strong>me</strong> vitelli, capponi, polla<strong>me</strong>, pavoni e<br />

altri, insie<strong>me</strong> a quella di svariati tipi di pesci, cosicché soltanto di carne c’erano trenta o trentadue vivande<br />

diverse. Cenammo seduti su di una stuoia di fibra di palma; a ogni boccone bevevamo vino di riso da una<br />

tazzina di porcellana, grande quanto un uovo. Usammo cucchiai simili ai nostri, ma questi erano d’oro».<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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140<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

fataggio delle navi in transito. Tutto sembrava andare per il <strong>me</strong>glio; tuttavia era<br />

stato così anche a Cebu e verso la fine di luglio Carvalho cominciò a nutrire sospetti<br />

sull’ospitalità degli isolani. Ciò nondi<strong>me</strong>no cadde nella trappola tesagli<br />

dal Rajah che aveva cominciato a volere a tutti i costi le navi spagnole e tutto<br />

quello che trasportavano. In quel viaggio Carvalho aveva portato con sé il figlio,<br />

ancora ragazzo, che aveva avuto da una donna brasiliana durante una precedente<br />

spedizione; il Rajah cercò di attirare il ragazzo a terra, per rapirlo e<br />

tendere un’imboscata a coloro che sicura<strong>me</strong>nte avrebbero tentato di liberarlo.<br />

Fece dunque sapere che suo figlio, anche lui ancora molto giovane, voleva giocare<br />

con il figlio di Carvalho il quale, avendo bisogno di farsi dare <strong>della</strong> cera e<br />

altre <strong>me</strong>rci dal Rajah, non potè dire di no, ma mandò una scorta di cinque uomini<br />

tra cui Espinosa e del Cano. Per tre giorni non se ne seppe nulla; poi Espinosa<br />

e del Cano tornarono con la notizia che il ragazzo e gli altri due erano stati<br />

catturati e che loro stessi erano fuggiti senza essere riusciti a liberarlo.<br />

Carvalho, ricordandosi di Mactan, era troppo astuto per mandare una pattuglia<br />

in soccorso del figlio, che sarebbe stata sicura<strong>me</strong>nte trucidata. In ogni modo<br />

il Rajah non gliene diede il tempo dal mo<strong>me</strong>nto che improvvisa<strong>me</strong>nte circa<br />

150 piccole canoe e giunche cominciarono a dirigersi verso la Trinidad e la<br />

Victoria in atteggia<strong>me</strong>nto minaccioso. Te<strong>me</strong>ndo di essere attaccato da tutti i lati,<br />

Carvalho ordinò di spiegare le vele e gli Spagnoli lasciarono il porto tanto<br />

alla svelta che vi abbandonarono anche le ancore. Il fuoco dei pesanti cannoni<br />

dispersero le imbarcazioni degli indigeni e i navigatori si diressero al largo senza<br />

difficoltà. Fuori dal porto incontrarono una grossa giunca che trasportava<br />

cento uomini, cinque donne e un bambino; la catturarono e fecero prigionieri<br />

l’equipaggio e i passeggeri. Carvalho, scoprì con grande soddisfazione che tra i<br />

prigionieri c’era il figlio del sovrano dell’importante isola filippina di Luzon;<br />

fece allora sapere che avrebbe liberato l’ostaggio in cambio <strong>della</strong> liberazione<br />

del figlio e dei due uomini catturati insie<strong>me</strong> a lui. Tuttavia il rajah di Brunei rifiutò<br />

e, dopo aver bloccato il porto per alcuni giorni, Carvalho si diresse verso<br />

il mare aperto abbandonando il figlio sull’isola.<br />

A quel punto si diede alla pirateria. Per tutto il <strong>me</strong>se di agosto navigò lungo<br />

le coste del Borneo, saccheggiando e distruggendo tutte le imbarcazioni che incontrava,<br />

fossero giunche cinesi, «prau» malesi o navi <strong>me</strong>rcantili arabe. Co<strong>me</strong><br />

ogni buon pirata tenne a bordo le sue amanti e nella prima giunca che incontrò<br />

scelse tre donne per il suo harem. Dal mo<strong>me</strong>nto in cui fu consentito tenene le<br />

donne a bordo, la disciplina sparì del tutto e la vista di Carvalho che si abbandonava<br />

alla lussuria nella cabina che era stata di Magellano disgustò a tal punto<br />

gli altri ufficiali che lo destituirono dal comando con l’accusa di «perseguire il<br />

suo vantaggio e non quello di Sua Maestà». Gonzalo de Espinosa, la cui condotta<br />

durante il viaggio era stata esemplare, divenne il nuovo Comandante Ge-<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

Le isole delle Molucche.<br />

nerale, carica che prevedeva il comando <strong>della</strong> nave ammiraglia, la Trinidad.<br />

Juan Sebastian del Cano prese il posto di Espinosa co<strong>me</strong> Comandante <strong>della</strong><br />

Victoria. E così questo marinaio basco, a cui Magellano aveva commutato la<br />

sentenza di morte inflittagli per aver preso parte all’ammutina<strong>me</strong>nto di Porto<br />

San Juliàn, salì al secondo posto <strong>della</strong> scala gerarchica <strong>della</strong> spedizione.<br />

Espinosa condusse la flotta in un’isola a Nord del Borneo, dove si fermarono<br />

per 42 giorni per carenare e riparare le navi, un lavoro che non avevano fatto in<br />

tempo a finire a Brunei. Qui il legno c’era, ma lo si doveva trasportare con<br />

grande fatica da folte foreste situate all’interno dell’isola e qui Pigafetta fece la<br />

più straordinaria tra tutte le sue scoperte biologiche, le famose foglie semoventi,<br />

che si <strong>me</strong>ttono a camminare non appena cadono al suolo: «queste foglie» —<br />

affermava — «ricordano quelle del gelso, ma non sono così lunghe. Lo stelo<br />

corto e appuntito e su ciascun lato <strong>della</strong> foglia, vicino allo stelo, hanno degli organi<br />

che sembrano due corti piedi appuntiti, eppure se vengono tagliati dalla<br />

ferita non esce né sangue né linfa. Non appena vengono toccate scappano via.<br />

Ho conservato una di queste foglie in una ciotola per otto giorni, ma quando ho<br />

cercato di toccarla, ha cominciato a correre per la ciotola. Non sono riuscito a<br />

capire di che cosa si nutrano, ma penso sia d’aria». Su quell’isola, coccodrilli,<br />

ostriche giganti, pesci cornuti e altre <strong>me</strong>raviglie attirarono la sua attenzione.<br />

141


142<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Espinosa, che sebbene ignorante era un uomo onesto, restaurò la disciplina a<br />

bordo <strong>della</strong> flotta, ma continuò ad attaccare navi <strong>me</strong>rcantili. Verso la fine di ottobre,<br />

nel corso di una di queste incursioni piratesche su di un’isola chiamata<br />

Sarangani catturarono due malesi e scoprirono che uno di questi proveniva dall’isola<br />

di Ternate, nell’arcipelago delle Molucche. Aveva sentito parlare del<br />

vecchio compagno di Magellano, Francisco Serrão, che era morto da poco.<br />

Espinosa lo costrinse a condurre le navi verso le Molucche ed egli, sia pure con<br />

riluttanza, li guidò attraverso quel mare in cui avevano vagato inutil<strong>me</strong>nte per<br />

quasi sei <strong>me</strong>si (79).<br />

Final<strong>me</strong>nte erano arrivati alla <strong>me</strong>ta, dopo aver impiegato dalle Filippine alle<br />

Molucche un tempo doppio rispetto a quello richiesto dall’attraversa<strong>me</strong>nto delle<br />

migliaia di miglia del Pacifico. Il giorno 8 novembre entrarono nel porto di<br />

Tidore e spararono una salva di artiglieria in segno di saluto. Il mattino seguente<br />

il sultano musulmano dell’isola, Almanzor, arrivò sulla sua canoa seduto sotto<br />

un ombrellone di seta e fece il giro delle navi. Almanzor aveva sognato che<br />

dei forestieri sarebbero arrivati a Tidore da molto lontano e li accolse calorosa<strong>me</strong>nte.<br />

Quando, su richiesta di Espinosa, salì sull’ammiraglia, per un attimo<br />

mostrò il suo disgusto di ogni buon musulmano di fronte ai maiali che si trovavano<br />

a bordo; non solo, ma entrò nella cabina del Comandante Generale attraverso<br />

un’apertura nel soffitto dal mo<strong>me</strong>nto che il sultano di Tidore non poteva<br />

certo chinare la testa ed entrare in modo consueto. Quando seppe che i visitatori<br />

erano Spagnoli, espresse tutta la sua soddisfazione dato che i Portoghesi non<br />

si erano conquistati le simpatie nel corso <strong>della</strong> loro occupazione <strong>della</strong> vicina<br />

isola di Ternate. Ben presto Almanzor giurò fedeltà all’imperatotre Carlo e addirittura,<br />

al<strong>me</strong>no così dice Pigafetta, decretò che a partire da quel mo<strong>me</strong>nto la<br />

sua isola non sarebbe più stata chiamata Tidore ma Castiglia, «co<strong>me</strong> segno del<br />

grande amore che nutriva per il nostro re e signore».<br />

L’isola era davvero un paradiso (80). I Portoghesi avevano sparso la voce<br />

che le Molucche erano aride, im<strong>me</strong>rse nella nebbia e circondate da letali scogliere<br />

coralline; ma era solo un tentativo di scoraggiare le navi di altri Stati e,<br />

(79) Pigafetta racconta: «<strong>me</strong>rcoledì 6 novembre avvistammo quattro isole montuose (…). Il pilota ci disse<br />

che quelle quattro isole erano Maluco [Molucche]. Per questo ringraziammo Dio e per la gioia scaricammo<br />

tutta la nostra artiglieria. Non c’è da stupirsi <strong>della</strong> nostra gioia, dal mo<strong>me</strong>nto che avevano trascorso<br />

ventisette <strong>me</strong>si <strong>me</strong>no due giorni alla ricerca di Maluco».<br />

(80) Le descrizioni entusiastiche di Serrão si rivelarono esattissi<strong>me</strong>. Non soltanto il paesaggio è mirabile,<br />

lussureggiante di tutte le dovizie naturali, ma anche gli uomini dimostrano la maggiore cordialità. «Che<br />

dire di queste isole» — scrive Massimiliano Transilvano in una sua celebre lettera — «Qui tutto è semplice<br />

e nulla ha gran valore fuorché la pace, le comodità e le spezie. La <strong>me</strong>glio di queste cose, e forse il bene<br />

migliore che esiste sulla terra, cioè la pace, pare sia stata cacciata dal mondo nostro per la perfidia degli<br />

uomini e sia venuta a rifugiarsi qui».<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

L’isola di Ternate.<br />

con grande sollievo, gli Spagnoli trovarono Tidore idilliaca (81).<br />

Il prodotto principale di Tidore erano i chiodi di garofano, che crescevano in<br />

montagna su di un albero che aveva foglie, corteccia e legno profumati. I chiodi<br />

di garofano, che spuntavano in grappoli di 10 o 20 alle estremità dei rami più<br />

piccoli, erano dapprima bianchi, poi rossi all’epoca <strong>della</strong> maturazione e infine<br />

(81) Pigafetta diceva: «vi si potevano trovare chiodi di garofano, sagù, zenzero, noci di cocco, riso, mandorle,<br />

banane, <strong>me</strong>lograni agrodolci, canna da zucchero, olio di noce e di sesamo, cetrioli, zucche e ananas,<br />

così co<strong>me</strong> guave, simili alle pesche e molte altre piante com<strong>me</strong>stibili. E inolte c’erano capre e polla<strong>me</strong> in<br />

gran quantità e il miele, depositato da api, grandi co<strong>me</strong> formiche, in alberi cavi, era abbondante. Pappagalli<br />

bianchi e colorati affollavano gli alberi; i rossi erano i più ricercati, non perché fossero com<strong>me</strong>stibili, co<strong>me</strong><br />

si potrebbe pensare, ma poiché imparavano a parlare più in fretta degli altri». Le donne dell’isola, tuttavia,<br />

gli sembrarono decisa<strong>me</strong>nte brutte; eppure i loro uomini ne erano così gelosi che sembrava che «fossero<br />

possedute dal demonio». Pigafetta si accostò alle donne quanto bastava per scoprire che «le malattie veneree<br />

qui erano più diffuse che nel resto del mondo a causa <strong>della</strong> condotta libertina di questi poveri pagani».<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

neri una volta essiccati. Venivano raccolti due volte l’anno, in giugno e in dicembre.<br />

Co<strong>me</strong> a Cebu, gli Spagnoli aprirono dei punti di vendita sulla spiaggia<br />

e si misero a com<strong>me</strong>rciare tessuti di lino, coltelli e cianfrusaglie varie in cambio<br />

dei prodotti locali. Le stive delle due navi si riempirono rapida<strong>me</strong>nte di<br />

chiodi di garofano e cannella, ma non abbastanza rapida<strong>me</strong>nte da soddisfare gli<br />

Spagnoli i quali sospettarono che le spezie fossero più abbondanti su Ternate o<br />

su qualche altra isola. E questo fu confermato il 13 novembre da un portoghese,<br />

Pedro Alfonso Lorosa, che, avendo saputo dell’arrivo degli Spagnoli, era<br />

venuto apposta da Ternate. Lorosa disse che per i fiori di garofano Ternate era<br />

il posto migliore, che Francisco Serrão era effettiva<strong>me</strong>nte morto, essendo stato<br />

probabil<strong>me</strong>nte avvelenato otto <strong>me</strong>si prima, su mandato del sultano Almanzor,<br />

che, nello stesso periodo, aveva fatto avvelenare anche il sultano di Ternate.<br />

Tutte le spezie accumulate da Serrão erano andate perdute e che sette portoghesi<br />

recatisi sull’isola di Bachan per procurarsi i chiodi di garofano erano stati<br />

trucidati dagli indigeni per essersi presi delle libertà con le loro donne. Quanto<br />

a lui, che era venuto nelle Molucche insie<strong>me</strong> a Serrão nel 1512, chiedeva il per<strong>me</strong>sso<br />

di tornare in Europa a bordo di una nave spagnola. Il per<strong>me</strong>sso gli fu<br />

concesso. Era spiacevole scoprire che Almanzor aveva avuto a che fare con la<br />

morte di Serrão, dal mo<strong>me</strong>nto che gli Spagnoli avevano imparato a Cebu e nel<br />

Borneo a non fidarsi di sovrani amici soltanto in apparenza e inoltre il sultano<br />

continuava a comportarsi con una tale generosità da aver già suscitato qualche<br />

perplessità. Giunse al punto di far arrivare per loro un carico di chiodi di garofano<br />

dalla grande isola di Halmahera, dicendo che non voleva che si prendessero<br />

il disturbo di lasciare la sua terra. Al<strong>me</strong>no all’apparenza, tuttavia, sembrava<br />

avere un motivo razionale per tanta generosità, dal mo<strong>me</strong>nto che aveva detto<br />

loro di auspicarsi l’appoggio militare degli Spagnoli per risolvere una vecchia<br />

contesa con Ternate.<br />

Almanzor aveva di recente stabilito un traballante protettorato su quell’isola<br />

e sperava che gli Spagnoli lo avrebbero aiutato a mantenere il nipote sul trono<br />

di Ternate. Tuttavia gli Spagnoli continuarono a non fidarsi di lui, anche se accettavano<br />

la sua splendida ospitalità e discutevano i termini di un trattato tra Tidore<br />

e la Spagna.<br />

Il 25 novembre, il carico di chiodi di garofano di Almanzor arrivò da Halmahera;<br />

adesso le navi spagnole erano completa<strong>me</strong>nte cariche ed Espinosa, te<strong>me</strong>ndo<br />

qualche tranello, non vedeva l’ora di partire. Il 26 novembre però, arrivò<br />

un <strong>me</strong>ssaggio da parte di Almanzor che li invitava a riva per festeggiare<br />

l’arrivo del carico e la visita di Stato del sultano di Bachan. Ai già tesi Spagnoli<br />

il tutto ricordava troppo il fatale banchetto di Cebu ed Espinosa rifiutò l’invito<br />

tanto nervosa<strong>me</strong>nte che Almanzor comprese che gli Spagnoli te<strong>me</strong>vano qualche<br />

brutto tiro. Per rassicurarli salì personal<strong>me</strong>nte a bordo <strong>della</strong> Trinidad in<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

pompa magna, pregando Espinosa<br />

di non andarsene così precipitosa<strong>me</strong>nte<br />

poiché novembre era un<br />

<strong>me</strong>se poco adatto alla navigazione<br />

(82). Ma Espinosa sembrava<br />

ugual<strong>me</strong>nte ansioso di partire e<br />

allora Almanzor tirò fuori un Corano<br />

e giurò formal<strong>me</strong>nte di non<br />

avere cattive intenzioni. A quel<br />

punto Espinosa si tranquillizzò alquanto,<br />

tanto da rimandare la partenza<br />

di parecchie settimane. Nel<br />

frattempo i sultani delle altre isole<br />

dell’arcipelago facevano del loro<br />

<strong>me</strong>glio per conquistarsi la simpatia<br />

degli Spagnoli. Da Halmahera,<br />

Bachan e Ternate giunsero delegazioni<br />

con doni per l’imperatore<br />

Carlo V e offrirono un tale quantità<br />

di chiodi di garofano che il<br />

<strong>me</strong>rcato ne fu saturato (83). Gli<br />

Spagnoli avevano finito tutta la<br />

loro <strong>me</strong>rcanzia e cominciarono a<br />

vendersi i mantelli e le camicie in<br />

cambio di spezie. In tutti gli angoli<br />

delle navi c’erano delle balle di<br />

spezie e le navi erano così sovrac-<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

Raffigurazione dell’epoca che indica il calafataggio<br />

<strong>della</strong> nave.<br />

cariche che rischiavano di capovolgersi ogni volta che si sparava una salva di<br />

cannone in onore di qualche delegazione regale e pertanto i saluti dovettero essere<br />

sospesi. Non c’era neppure abbastanza posto per i regali dei sultani, anche<br />

se tra le rarità da caricare a bordo c’erano le pelli di due uccelli del paradiso,<br />

inviate dal sultano di Bachan e descritte da Pigafetta co<strong>me</strong> oggetti di <strong>me</strong>ravigliosa<br />

bellezza.<br />

La data fissata per la partenza fu <strong>me</strong>rcoledì 18 dicembre.<br />

Tre sultani e un principe vennero a bordo per augurare buon viaggio e propo-<br />

(82) Nell’arcipelago delle Filippine la navigazione non è favorevole nel <strong>me</strong>se di novembre per l’intensa<br />

attività dei tifoni.<br />

(83) Co<strong>me</strong> termine di paragone si consideri che un paio di catenelle di ottone valevano circa cinquanta<br />

chili di chiodi di garofano.<br />

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146<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

sero di accompagnare gli Spagnoli fino a un’isoletta non lontana da Tidore. Al<br />

mo<strong>me</strong>nto <strong>della</strong> partenza si verificò un incidente: l’ancora <strong>della</strong> Trinidad<br />

affondò nel fango e quando potè final<strong>me</strong>nte essere spedata urtò violente<strong>me</strong>nte<br />

lo scafo; si aprì improvvisa<strong>me</strong>nte una falla in un punto <strong>della</strong> carena <strong>della</strong> nave<br />

e la stiva iniziò ad allagarsi. La partenza dovette essere rimandata!<br />

Il sultano Almanzor procurò dei sommozzatori per esaminare lo scafo (84) e<br />

individuare la falla. Essi però non riuscirono a individuarla e in tutta fretta si<br />

svuotarono le stive e si condusse veloce<strong>me</strong>nte a riva lo scafo. Fu evidente che<br />

la Trinidad aveva bisogno di riparazioni sostanziali che avrebbero richiesto parecchie<br />

settimane.<br />

I comandanti Espinosa e del Cano si consultarono e fu deciso che quest’ultimo<br />

avrebbe riportato im<strong>me</strong>diata<strong>me</strong>nte in Spagna la Victoria, <strong>me</strong>ntre Espinosa<br />

sarebbe rimasto a Tidore, con 51 uomini, fino a quando la Trinidad non fosse<br />

stata in grado di riprendere il mare. Dato che il monsone di oriente spira favorevol<strong>me</strong>nte,<br />

conviene portare final<strong>me</strong>nte all’Imperatore, dopo quasi tre anni, la notizia<br />

che Magellano ha mantenuto la sua pro<strong>me</strong>ssa a costo <strong>della</strong> vita, e ha compiuto<br />

con la bandiera spagnola la più grande impresa <strong>della</strong> storia <strong>della</strong> navigazione.<br />

I Comandanti delle due navi, che ora sono di fronte per un definitivo congedo<br />

dopo due anni e <strong>me</strong>zzo di vita comune, si erano trovati già di fronte in un’altra<br />

ora decisiva. In quella notte fatale <strong>della</strong> grande ribellione di Porto san Juliàn,<br />

Go<strong>me</strong>z de Espinosa, maestro d’armi, era stato il più fedele aiuto di Magellano;<br />

la sua pugnalata audace aveva riconquistato la Victoria e salvato con quell’atto<br />

la continuazione dell’impresa. Sebastiàn del Cano, allora null’altro che un giovane<br />

pilota basco, quella notte era tra le fila dei ribelli e con il suo concorso i rivoltosi<br />

si erani impadroniti <strong>della</strong> San Antonio. Magellano aveva premiato il fedele<br />

Go<strong>me</strong>z de Espinosa e graziato con indulgenza il ribelle del Cano.<br />

(84) «Avevano capelli lunghi e sciolti» — racconta Pigafetta — «così <strong>me</strong>ntre nuotavano attorno alla nave<br />

le loro chio<strong>me</strong> venivano risucchiate verso la falla, indicandone la posizione».<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

IL RITORNO DELLA VVIICCTTOORRIIAA<br />

e il destino fosse giusto, dovrebbe scegliere ora Espinosa, che ha reso possi-<br />

Sbile il trionfo dell’idea di Magellano, per portare a termine gloriosa<strong>me</strong>nte la<br />

sua impresa. Ma la sorte, più generosa che giusta, predilige colui che nulla ha<br />

<strong>me</strong>ritato. Mentre Espinosa e i suoi compagni di sventura <strong>della</strong> Trinidad periranno<br />

ingloriosa<strong>me</strong>nte dopo infinite sofferenze ed errori, rimanendo assoluta<strong>me</strong>nte<br />

di<strong>me</strong>nticati dalla storia ingrata, le stelle incoroneranno con la gloria terrena,<br />

con l’immortalità, l’antico ribelle al suo Ammiraglio, Sebastiàn del Cano.<br />

Il distacco in quell’estremo lembo <strong>della</strong> terra è commovente: 47 uomini tra<br />

ufficiali e marinai tenteranno il ritorno in patria con la Victoria <strong>me</strong>ntre 51 rimarranno<br />

a Tidore con la Trinidad. Fino all’ora <strong>della</strong> partenza quelli che rimangono<br />

indugiano a bordo con i compagni per abbracciarli ancora una volta, e affidare<br />

le loro lettere e saluti per la terra natia: due anni e <strong>me</strong>zzo di comuni disagi<br />

hanno ormai fuso quella ciurma di tante lingue e di tante razze in un’unità<br />

inscindibile, né vi è dissenso o discordia che possa dividerli. Quando final<strong>me</strong>nte<br />

la Victoria leva l’ancora, verso la fine di dicembre con 47 europei, 13 indigeni<br />

delle Molucche che si erano arruolati tra l’equipaggio e 26 tonnellate di<br />

chiodi di garofano (85), i compagni non si inducono a staccarsi. Accompagnano<br />

su battelli e piroghe la nave che lenta<strong>me</strong>nte si allontana, per vedere i compagni<br />

un’ultima volta, per lanciare l’ultimo cordiale saluto. Solo quando le ombre<br />

calano e le braccia sono stanche, quelle barche ritornano, <strong>me</strong>ntre giunge dalla<br />

nave quale ultimo addio dei fratelli una salva di artiglieria. E così la Victoria,<br />

l’ultima unità <strong>della</strong> flotta di Magellano, inizia il suo indi<strong>me</strong>nticabile viaggio.<br />

Il ritorno <strong>della</strong> piccola nave, già sciupata e invecchiata in due anni e <strong>me</strong>zzo<br />

di ininterrotta navigazione attorno al mondo, è una tra le più grandi imprese<br />

nautiche di tutti i tempi; del Cano ha gloriosa<strong>me</strong>nte riscattato la sua colpa verso<br />

Magellano realizzando il sogno del Comandante deceduto. A prima vista il<br />

compito di ricondurre una nave dalle Molucche alla Spagna non apparirebbe<br />

complicato. Dalla fine del Quattrocento vi sono flotte portoghesi che compiono<br />

regolar<strong>me</strong>nte l’alterno itinerario dall’arcipelago malese al Portogallo e viceversa;<br />

un viaggio in India, che un decennio avanti con Albuquerque e de Al<strong>me</strong>ida<br />

rappresentava ancora un balzo nell’ignoto, non esige ormai altro che la conoscenza<br />

<strong>della</strong> via certa<strong>me</strong>nte segnata e in caso di pericolo un capitano troverà in<br />

ogni punto di sbarco in India e in Africa, a Malacca, in Mozambico e alle Isole<br />

di Capo Verde dei rappresentanti portoghesi, dei piloti o dei funzionari, con viveri<br />

e materiali. Ma l’enor<strong>me</strong> difficoltà che del Cano dovette superare consisteva<br />

proprio nell’evitare le basi portoghesi. A Tidore la ciurma apprese da un fug-<br />

(85) Altre due tonnellate furono lasciate a terra per motivi di sicurezza.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

giasco portoghese che re Manuel ha dato l’ordine di catturare ogni nave di Magellano<br />

e di imprigionare la ciurma co<strong>me</strong> se si trattasse di pirati. E purtroppo ai<br />

loro infelici compagni <strong>della</strong> Trinidad non sarà risparmiata questa sorte così crudele.<br />

Del Cano ha quindi l’obbligo, pur essendo su un vecchio veliero di cui già<br />

tre anni prima nel porto di Siviglia il Console portoghese Alvarez diceva che<br />

non ci sarebbe salito neppure per un viaggio alle Canarie, di traversare in un<br />

solo tratto l’Oceano Indiano, molto più a Sud <strong>della</strong> rotta consueta, nonché costeggiare<br />

tutta l’Africa senza una sola sosta d’approdo. È un’impresa te<strong>me</strong>raria,<br />

che bisogna studiare bene sulla carta per comprenderla in tutta la sua grandiosità;<br />

un’audacia che ancora oggi, dopo quasi <strong>me</strong>zzo millennio, costituirebbe un<br />

primato eccezionale per un moderno piroscafo.<br />

Ritornando a Tidore, il sultano Almanzor mise a disposizione di Espinosa parecchie<br />

centinaia di carpentieri che cominciarono a lavorare sulla malandata<br />

Trinidad. Lo scafo fu riparato agli inizi del <strong>me</strong>se di aprile e in quel periodo i<br />

venti avevano ormai cambiato direzione; il monsone, infatti, soffiava da Ovest,<br />

impedendo la navigazione verso Ovest. Espinosa sarebbe tornato in Spagna<br />

riattraversando il Pacifico e lo Stretto di Magellano. La Trinidad partì da Tidore<br />

il 6 aprile 1522 con 53 uomini di equipaggio e un carico di 50 tonnellate di<br />

chiodi di garofano. Il viaggio fu difficile e disgraziato, dato che Espinosa non<br />

era un navigatore esperto e non si era ancora allontanato molto dalle Molucche<br />

che si trovò di fronte a inattese difficoltà: invece del monsone che soffiava da<br />

occidente si trovò venti forti che spiravano da Est. A quel tempo non si sapeva<br />

ancora che, in quel grande tratto di oceano compreso tra i due Tropici, i venti<br />

soffiano sempre da Est, trasformando quel tratto di mare in una via a senso unico.<br />

Espinosa allora andò alla ricerca di venti favorevoli e così facendo raggiunse<br />

i 42° Nord, la latitudine del Giappone. Qui il vento gli per<strong>me</strong>tteva di dirigersi<br />

verso Est, ma i suoi uomini soffrivano terribil<strong>me</strong>nte per il freddo ed egli si<br />

diresse a latitudine più basse, dove però il vento era contrario. Coraggiosa<strong>me</strong>nte<br />

cercò di raggiungere le isole Ladrones, <strong>me</strong>ntre gli uomini dell’equipaggio si<br />

indebolivano e si ammalavano e alcuni addirittura disertarono, preferendo una<br />

vita ignota su di una remota isola anziché affrontare le difficoltà del viaggio di<br />

ritorno in Spagna. Una tempesta durata cinque giorni portò via l’albero maestro,<br />

rendendo impossibile manovrare la nave, già malconcia e rattoppata, attraverso i<br />

difficili passaggi dello stretto di Magellano. Abbandonando la speranza di tornare<br />

diretta<strong>me</strong>nte in Spagna, Espinosa cercò di raggiungere i porti spagnoli <strong>della</strong><br />

costa del Pacifico di Panamà, ma anche questo tentativo si rivelò impossibile da<br />

realizzare. Quando final<strong>me</strong>nte, a <strong>me</strong>tà dell’Oceano Pacifico, decise di invertire<br />

la rotta e tornare alle Molucche, 27 dei suoi uomini erano già morti.<br />

La povera Trinidad arrivò alle Molucche sei <strong>me</strong>si dopo la partenza e per errore<br />

o per disgrazia, Espinosa approdò a Ternate e non a Tidore, che nel frat-<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Linea internazionale del cambio di data.<br />

tempo era stata rioccupata dai Portoghesi. Lo scoraggiato Espinosa si arrese al<br />

Comandante portoghese, che pronta<strong>me</strong>nte si impadronì <strong>della</strong> nave, del carico e<br />

di tutte le carte e i diari di bordo. I marinai sopravvissuti furono mandati in catene<br />

a Malacca e di qui in India, dove rimasero prigionieri per quattro anni, co<strong>me</strong><br />

punizione per avere sconfinato in territorio portoghese (86). Il viaggio di<br />

Sebastiàn del Cano sulla Victoria ebbe maggior successo, ma non fu <strong>me</strong>no difficile.<br />

Pigafetta, che si trovava a bordo, ci ha fornito un itinerario dettagliato,<br />

anche se confuso, dei due <strong>me</strong>si di viaggio attraverso una schiera di isole fino a<br />

Timor, all’estremità <strong>me</strong>ridionale dell’arcipelago indonesiano: era una rotta obbligata<br />

dal mo<strong>me</strong>nto che quella assai più semplice, che portava a Ovest attraverso<br />

lo Stretto di Malacca, era controllata dai Portoghesi. A Timor, dove la<br />

Victoria rimase per parecchie settimane, ci fu una specie di ammutina<strong>me</strong>nto<br />

contro il comandante del Cano. Pigafetta non ne parla, ma Herrera, di solito<br />

cronista affidabile, sostiene che due uomini furono <strong>me</strong>ssi a morte per ordine<br />

del Comandante. Altri, a quanto pare, disertarono. È possibile che alcuni di<br />

questi dissidenti fossero uomini fedeli alla <strong>me</strong>moria di Magellano che sopportava<br />

di malavoglia di ricevere ordini da un ex condannato per ammutina<strong>me</strong>nto.<br />

Il giorno 11 febbraio del 1522, la Victoria lasciò Timor ed entrò nell’Oceano<br />

Indiano facendo un ampio giro intorno a Sumatra, che era stata raggiunta<br />

(86) Nel 1526 Espinosa e altri quattro erano ancora vivi: in quell’anno furono liberati e tornarono in Spagna<br />

dove l’imperatore Carlo V conferì un titolo nobiliare a Espinosa, gli concesse una generosa pensione<br />

e gli diede un incarico importante nella <strong>Marina</strong> spagnola.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

dai Portoghesi. Le provviste caricate a Timor cominciarono ben presto a marcire,<br />

perché non era stato possibile <strong>me</strong>tterle in salamoia per mancanza di sale.<br />

La carne di maiale dovette essere gettata in mare e gli uomini si nutrivano<br />

esclusiva<strong>me</strong>nte di riso e acqua. Furono colpiti dallo scorbuto e uno dopo l’altro<br />

cominciarono a morire (87). Colpiti dalle malattie e dalla fa<strong>me</strong>, gli uomini<br />

dell’equipaggio chiesero a del Cano di fare scalo in un qualsiasi porto portoghese<br />

<strong>della</strong> costa orientale dell’Africa, dove avrebbero perso la nave, il carico<br />

e forse la libertà, ma avrebbero salvato la vita. Del Cano non ne volle sapere, a<br />

modo suo era un uomo deciso quanto Magellano e intendeva riportare la nave<br />

in Spagna, anche a costo di farla manovrare da un equipaggio di cadaveri (88).<br />

Nell’attraversa<strong>me</strong>nto dell’Oceano Indiano morirono 21 marinai. Mentre del<br />

Cano cercava di completare il grande arco che lo avrebbe portato intorno all’Africa,<br />

trovò brutto tempo, tempeste da Nord-Ovest e gli stessi venti forti che per<br />

tanti anni avevano spinto verso Sud le navi portoghesi lungo la costa occidentale<br />

dell’Africa. Adesso lottava contro quegli stessi venti per proseguire il suo<br />

viaggio verso Nord. E fu soltanto il 6 maggio che la Victoria final<strong>me</strong>nte doppiò<br />

il Capo di Buona Speranza ed entrò nell’Oceano Atlantico, ma nel doppiare<br />

quel terribile Capo perse l’albero di parrocchetto e dovettero fermarsi in un’isola<br />

disabitata per ripararlo. Il cibo era così scarso che gli uomini si erano ridotti<br />

a mordicchiare i chiodi di garofano, che non davano alcun nutri<strong>me</strong>nto e<br />

au<strong>me</strong>ntavano la sete. Quando l’equipaggio stava quasi per morire di fa<strong>me</strong>, del<br />

Cano fu costretto a compiere un passo disperato che alcuni <strong>me</strong>si prima non<br />

aveva voluto prendere in considerazione: il 9 luglio si avvicinò al porto portoghese<br />

di São Tiago, nelle Isole di Capo Verde. Era davvero una mossa estrema,<br />

dal mo<strong>me</strong>nto che si trattava di una nave spagnola che rientrava in Spagna attraverso<br />

acque portoghesi carica di chiodi di garofano delle Molucche e il minimo<br />

sospetto avrebbe certa<strong>me</strong>nte causato l’arresto dell’equipaggio. Pertanto del Cano<br />

mandò a riva una scialuppa ad acquistare cibo dai Portoghesi, con la raccomandazione<br />

di dire che stavano tornando dalle coste dell’A<strong>me</strong>rica su una nave<br />

in avaria e avevano bisogno di aiuto. La bugia funzionò: i Portoghesi si dimostrarono<br />

generosi con i marinai in difficoltà. Quando la scialuppa fu di ritorno<br />

riportò che, a São Tiago, era giovedì 10 luglio. Pigafetta non riusciva a capire,<br />

dal mo<strong>me</strong>nto che aveva annotato con cura le date nel suo diario di bordo; secondo<br />

i suoi calcoli era <strong>me</strong>rcoledì 9 luglio, ed era certo di non aver sbagliato.<br />

(87) Pigafetta riferisce che, quando i corpi venivano affidati al mare «osservammo che i cristiani affondavano<br />

i corpi con il viso verso il Cielo, <strong>me</strong>ntre gli Indiani (abitanti delle Molucche) con il viso rivolto verso<br />

il basso».<br />

(88) «Meglio tutti morir che andare in mano ai Portoghesi» potrà riferire, più tardi del Cano all’imperatore<br />

Carlo V.<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

La verità gli apparve in un secondo tempo: navigando attorno al mondo, sempre<br />

procedendo verso Ovest, da qualche parte avevano perso un giorno.<br />

In teoria questo lo si sapeva da secoli, da quando cioè i geografi arabi avevano<br />

notato che il sorgere del sole varia di pochi minuti per ogni grado di longitudine<br />

(89); per un giro completo la variazione doveva essere di 1.440 minuti,<br />

(89) La «Linea internazionale del cambio di data» è una linea immaginaria sulla superficie terrestre, istituita<br />

nel 1884, che segue in gran parte il 180° <strong>me</strong>ridiano. Ogni nuova data comincia a essere contata a<br />

partire dal versante occidentale di essa, attraversando poi i diversi fusi orari in direzione Est-Ovest. Nel<br />

mo<strong>me</strong>nto in cui, per esempio, a Ovest <strong>della</strong> linea di cambio data scatta l’ora 00:00 del 1° agosto, a Est di<br />

essa l’orologio segna l’ora 01:00 del 31 luglio. Chi viaggia dall’Asia verso l’A<strong>me</strong>rica deve contare la<br />

stessa data due volte, <strong>me</strong>ntre in direzione opposta bisogna saltare un giorno. Le navi in viaggio nel Oceano<br />

Pacifico eseguono il cambio di data tradizional<strong>me</strong>nte a <strong>me</strong>zzanotte: passando la linea del cambio di<br />

data il 1° agosto, il nuovo giorno sarà di nuovo contato co<strong>me</strong> 1° agosto se si naviga verso l’A<strong>me</strong>rica e viceversa<br />

co<strong>me</strong> 2 agosto per chi naviga verso l’Asia. Il mondo è suddiviso in 24 fusi orari, definiti con riferi<strong>me</strong>nti<br />

al Meridiano Primo di Greenwich. Essendo il totale dei <strong>me</strong>ridiani pari a 360, ogni fuso orario corrisponde<br />

teorica<strong>me</strong>nte a 15 <strong>me</strong>ridiani. Viaggiando verso Ovest, bisogna ri<strong>me</strong>ttere all’indietro il crono<strong>me</strong>tro<br />

di un’ora ogni volta che si è attraversato un fuso orario. Ma compiendo un viaggio intorno al mondo,<br />

si sarebbero accumulate in questo modo 24 ore «doppie» — ovvero un giorno intero. Con l’epoca del colonialismo<br />

il problema di fissare in modo unifor<strong>me</strong> le date si impose sempre di più. Così, nel corso <strong>della</strong><br />

Conferenza Internazionale dei Meridiani di Washington del 1884 venne istituita la linea del cambio di data<br />

lungo il 180° <strong>me</strong>ridiano, ovvero quello opposto al <strong>me</strong>ridiano di Greenwich. La denominazione «Linea<br />

Internazionale del cambio di data» è però ingannevole, perché nessun docu<strong>me</strong>nto o trattato ufficiale fissa<br />

l’effettivo percorso odierno <strong>della</strong> linea: il 180° <strong>me</strong>ridiano attraversa in larga parte l’oceano; dove invece<br />

passa sulla terra ferma, o dove separa isole facenti parte <strong>della</strong> stessa nazione, pone problemi di natura amministrativa<br />

che hanno portato a nu<strong>me</strong>rose correzioni al percorso <strong>della</strong> linea di cambio data, in modo da<br />

garantire un’unica data in uso nello stesso Paese. Queste correzioni furono tutte stabilite unilateral<strong>me</strong>nte<br />

dai Paesi interessati. La linea oggi indicata nelle mappe e negli atlanti si basa sostanzial<strong>me</strong>nte sulle indicazioni<br />

<strong>della</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> degli Stati Uniti d’A<strong>me</strong>rica, in quanto maggiore potenza dell’area del Pacifico.<br />

A Nord la linea compie una deviazione verso Est per attraversare lo Stretto di Bering tra Russia e<br />

Stati Uniti. Le Isole Aleutine — territorio degli Stati Uniti — vengono invece passate a Ovest. A Sud sono<br />

alcune isole appartenenti alla Nuova Zelanda a deviare la linea verso Est. Nel Pacifico centrale, la linea è<br />

stata spostata nel 1995 in direzione orientale per evitare l’attraversa<strong>me</strong>nto delle acque del Kiribati, Stato<br />

<strong>della</strong> Micronesia, le cui isole sperdute sono distribuite su milioni di chilo<strong>me</strong>tri quadrati. Fino a quel mo<strong>me</strong>nto,<br />

uffici statali e aziende ai due lati <strong>della</strong> linea potevano comunicare solo nei quattro giorni <strong>della</strong> settimana<br />

che erano giorni feriali da entrambe le parti. L’isolotto più orientale di Kiribati divenne così la prima<br />

parte del mondo a entrare nell’anno 2000, fatto ampia<strong>me</strong>nte utilizzato ai fini del marketing turistico.<br />

Le Filippine hanno «saltato» un giorno intero nella loro storia. Quando l’arcipelago era ancora una colonia<br />

spagnola, comunicava soprattutto con l’A<strong>me</strong>rica Latina e di conseguenza seguiva la stessa data di<br />

quest’ultima. Dopo l’indipendenza delle nazioni suda<strong>me</strong>ricane gli interessi com<strong>me</strong>rciali filippini si spostarono<br />

verso l’area del Sud-Est asiatico e così le autorità spagnole decisero che fosse più conveniente<br />

uniformarsi alla data dei Paesi vicini: così il 30 dicembre del 1844 fu seguito im<strong>me</strong>diata<strong>me</strong>nte dal 1 gennaio<br />

del 1845. Sempre per problemi di «comunicazione», lo Stato di Tonga ha un fuso orario definito<br />

UTC +13. Caso curioso, all’interno dello Stretto di Bering, vi sono le Isole Dio<strong>me</strong>de, una di proprietà russa,<br />

l’altra statunitense, a largo rispettiva<strong>me</strong>nte di Siberia e Alaska e vicine tra loro circa tre chilo<strong>me</strong>tri, ma<br />

tagliate dalla linea di cambio di data: ne risulta che l’isola minore, quella orientale e statunitense, è un<br />

giorno indietro nonostante sia visibilissima dalla sua controparte più grande. Questo è l’unico caso in cui<br />

la linea non passa in mare aperto, e perciò lontana da terraferma abitata. Nell’Antartide, invece, la Linea<br />

percorre ovvia<strong>me</strong>nte un bel pezzo di terraferma, e termina al Polo Sud. Lì si può andare a piedi nel passato<br />

o nel futuro attraversando le desolate e gelide regioni. Anche nello Stretto di Bering, ghiacciato per<br />

molti <strong>me</strong>si l’anno, si può raggiungere una delle due isole Dio<strong>me</strong>de partendo a piedi dall’altra, co<strong>me</strong> avviene<br />

in Antartide. Solo che si cammina sul mare solidificato, e non sulla terraferma.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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Un arazzo raffigurante la «ruota <strong>della</strong> fortuna» girata da un servo <strong>della</strong> «Dea bendata»,<br />

che nel Rinasci<strong>me</strong>nto era venerata quasi quanto la Vergine.<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

cioè un giorno completo (90). Non esisteva prova più lampante di aver compiuto<br />

la circumnavigazione del globo e neppure prova più preoccupante. Infatti<br />

soltanto allora si resero conto di aver mangiato carne di venerdì, di aver rispettato<br />

il riposo do<strong>me</strong>nicale di sabato, in pratica di esser venuti <strong>me</strong>no ai loro doveri<br />

religiosi (91).<br />

(90) Ogni grado di longitudine corrisponde a un minuto.<br />

(91) La nota di Pigafetta su questo strano feno<strong>me</strong>no getta lo stupore fra tutti gli eruditi. Si rivela qui un<br />

segreto che né i saggi di Grecia, né Tolo<strong>me</strong>o, né Aristotele avevano intuito, e che solo per opera di Magellano<br />

viene ora a scoprirsi: la nuova cognizione che, qualora si tenga dietro alla rotazione <strong>della</strong> Terra, si<br />

può strappare un giorno all’infinità del tempo, commuove gli umanisti del Cinquecento. Pietro Martire<br />

d’Angheria si fa subito spiegare il feno<strong>me</strong>no da un saggio e ne riferisce all’Imperatrore e al Papa; così,<br />

<strong>me</strong>ntre all’arrivo gli altri ammassano solo sacchi di spezie, il veneziano Pigafetta ha riportato da questa<br />

peregrinazione il tesoro più prezioso in terra: una nuova conoscenza.<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

L’ARRIVO<br />

a dovettero affrontare guai ben più seri e im<strong>me</strong>diati quando del Cano<br />

Mmandò nuova<strong>me</strong>nte i suoi uomini a São Tiago per un secondo carico di<br />

provviste. Questa volta un marinaio spagnolo fu tanto incosciente da offrire<br />

una manciata di fiori di garofano co<strong>me</strong> paga<strong>me</strong>nto per le <strong>me</strong>rcanzie. Le autorità<br />

portoghesi catturarono im<strong>me</strong>diata<strong>me</strong>nte i 13 marinai che erano scesi a terra<br />

e ordinarono di attaccare la Victoria. Non vedendo tornare i propri uomini, Cano<br />

non attese di essere catturato, ma spiegò le vele e lasciò im<strong>me</strong>diata<strong>me</strong>nte l’isola.<br />

A quel punto rimasero a bordo solo 18 europei e 4 isolani delle Molucche<br />

a governare la nave già malconcia. Qualsiasi tempesta avrebbe potuto mandare<br />

a fondo la nave sovraccarica, che arrancò per tutto il <strong>me</strong>se di agosto, procedendo<br />

verso Nord. Il 4 settembre fu avvistato Capo San Vincente, l’estremità sudoccidentale<br />

dell’Europa. Due giorni dopo la nave raggiunse la costa spagnola,<br />

dopo un’assenza di tre anni <strong>me</strong>no due settimane e lunedì 8 settembre 1522 Juan<br />

Sebastiàn del Cano (92) condusse la Victoria a Siviglia, portando a termine con<br />

successo il più lungo viaggio <strong>della</strong> storia dell’umanaità.<br />

Final<strong>me</strong>nte erano tornati a casa e Pigafetta concluse il suo diario scrivendo<br />

«Furono marinai che certa<strong>me</strong>nte <strong>me</strong>ritano una fama eterna, molto più degli argonauti<br />

dell’antichità che con Giasone andarono alla ricerca del vello d’oro,<br />

nella regione <strong>della</strong> Colchide, e dal Ponto penetrarono nel fiu<strong>me</strong> Fasi. Anche la<br />

loro nave <strong>me</strong>rita di essere posta tra le costellazioni ben più <strong>della</strong> Argo, che partendo<br />

dalla Grecia scoprì quel grande mare. Infatti questa nave <strong>me</strong>ravigliosa,<br />

partita dallo Stretto di Gibilterra, dopo aver navigato attraverso il grande oceano<br />

verso il Polo Sud e aver puntato verso Ovest, seguì quella rotta tanto a lungo<br />

che arrivò in Oriente e di lì si diresse di nuovo verso Ovest, senza tornare mai<br />

indietro, ma andando sempre avanti; in questo modo circumnavigò il mondo fino<br />

a quando raggiunse la natia Spagna e il porto di Siviglia, da cui era partita».<br />

La folla si accalca disordinata sul molo di Siviglia (93) con grande commozione.<br />

Il giorno seguente i 18 sopravvissuti, magri, debilitati e invecchiati prima<br />

del tempo, in breve fila si recarono al santuario di Santa Maria de La Victoria,<br />

particolar<strong>me</strong>nte caro a Magellano e a quello di Santa Maria Antigua (94), a<br />

piedi nudi e con una candela in mano per rendere grazie e per sciogliere il voto<br />

(92) Si dice che la prima richiesta di del Cano, appena sbarcato, fu un bicchiere di manzanilla, lo squisito<br />

sherry locale.<br />

(93) Scrive Oviedo: «per vedere quell’unica e celeberrima nave, il cui viaggio rappresentava l’impresa<br />

più <strong>me</strong>ravigliosa e l’evento più grandioso che mai sia stato veduto da che Dio ha creato il mondo e la prima<br />

creatura».<br />

(94) Nostra Signora di Antigua, custodita nella cattedrale di Siviglia, fu oggetto di devozione per esploratori<br />

e colonizzatori. Il suo no<strong>me</strong> viene dato a imbarcazioni, città e isole.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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dell’ora più tragica. La folla silenziosa e commossa<br />

fa ala ai superstiti <strong>me</strong>ntre si avviano verso le chiese<br />

per ringraziare Iddio, là dove si sono congedati,<br />

<strong>della</strong> grazia insperata per cui sono stati salvati da<br />

ogni frangente e hanno potuto rivedere la patria.<br />

Ancora risuona l’organo, ancora il sacerdote dall’ombra<br />

dell’altare alza sui genuflessi l’ostensorio<br />

simile a un piccolo sole radioso. Dopo aver ringraziato<br />

l’Onnipotente e i suoi Santi per la loro salvezza,<br />

i marinai recitarono le preghiere dei morti per<br />

tutti i fratelli e per tutti i compagni che tre anni prima<br />

si erano inginocchiati in quella stessa cattedrale<br />

in orazione con loro.<br />

Ma dov’era Magellano? Nostra Signora non gli<br />

aveva procurato alcuna vittoria e le sue ossa giacevano<br />

nella lontana Mactan. Dov’erano quei prodi<br />

comandanti, Mendoza, Cartagena, Quesada?<br />

Dov’era Duarte Barbosa? Juan Serrano? Antonio<br />

de Coca? Carvalho, il pilota che era diventato Comandante<br />

Generale, era morto nelle Molucche dopo<br />

che era stato deposto. Espinosa, il maestro d’armi<br />

divenuto a sua volta Comandante Generale, stava<br />

cercando a fatica di tornare indietro, a Ternate,<br />

dove lo aspettava la prigionia. L’astrologo San<br />

Martin? Morto. Duecento marinai? Morti. Morti.<br />

Morti. Ci rimangono i nomi dei 18 sopravvissuti:<br />

Miguel de Rodas, Martin de Judicibus (95), Miguel<br />

Sànchez, Nicola il Greco, Hans di Aquitania, Juan<br />

de Arriata, Juan de Zubileta, Antonio Hernàndez<br />

Col<strong>me</strong>nero, Juan de Santandrès, Francisco Rodrigues,<br />

Vasco Go<strong>me</strong>s Gallego, Hernando de Busta<strong>me</strong>nte,<br />

Juan de Acurio, Francisco Alvo, Juan Rodri-<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Nostra Signora di Antigua,<br />

custodita nella cattedrale<br />

di Siviglia.<br />

guez, Diego Car<strong>me</strong>na, tutti nomi sconosciuti quando la grande flotta partì nel<br />

(95) Martino de Judicibus, forse genovese — co<strong>me</strong> indicato nei registri <strong>della</strong> spedizione — forse savonese,<br />

co<strong>me</strong> indicato nei docu<strong>me</strong>nti relativi agli interrogatori effettuati dalle autorità spagnole dopo il ritorno.<br />

Di padre ligure e madre spagnola, Martino de Judicibus venne imbarcato originaria<strong>me</strong>nte sulla Concepción<br />

con il grado di <strong>me</strong>rino, cioè subalterno di fanteria. Un terzo italiano dell’equipaggio <strong>della</strong> spedizione,<br />

Leon Pancaldo (Savona 1488 o 1490 – Rio de la Plata 1536), era invece imbarcato a bordo <strong>della</strong> Trinidad<br />

e ritornò in Spagna con Espinosa e gli altri tre sopravvissuti, nel 1526, quando liberati dalla prigionia dei<br />

portoghesi.<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Lapide com<strong>me</strong>morativa dei sopravvissuti nella Plaza del Cabildo a Sanlucar de Barra<strong>me</strong>da.<br />

1519, e anche Antonio Pigafetta e Juan Sebastiàn del Cano, ammutinato, prima<br />

Capitano <strong>della</strong> Concepciòn, infine Comandante <strong>della</strong> Victoria, il primo Comandante<br />

a circumnavigare il mondo (96). Il viaggio era concluso. Magellano, il<br />

più risoluto tra tutti gli uomini, conobbe il proprio trionfo dopo la morte, dal<br />

mo<strong>me</strong>nto che nessuno poteva più dubitare che il mondo fosse rotondo, circumnavigabile<br />

e che nell’A<strong>me</strong>rica Meridionale uno stretto desse accesso al Pacifico,<br />

il più grande dei mari. Se ne era andato, ma se avesse vissuto abbastanza da<br />

tornare a casa avrebbe trovato sua moglie e il suo unico figlio nella tomba, e<br />

(96) La lista di quanti ritornarono a bordo <strong>della</strong> Victoria si può leggere ancora oggi, in tutta la sua fierezza<br />

pur di<strong>me</strong>nticata, sul muro del vecchio municipio nella Plaza del Cabildo, a Sanlùcar de Barra<strong>me</strong>da.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

non si sarebbe rallegrato molto nell’apprendere che il suo vecchio nemico, il re<br />

Manuel di Portogallo, era morto prima del 1522. Intanto la notizia del felice ritorno<br />

si diffonde rapida<strong>me</strong>nte in tutta Europa, suscitando dapprima smisurato<br />

stupore e poi im<strong>me</strong>nsa ammirazione. Non vi è evento, dalla impresa di Colombo,<br />

che abbia altrettanto entusiasmato il mondo. Ormai è finita ogni incertezza:<br />

il dubbio, il grande nemico del sapere umano è sconfitto nel campo <strong>della</strong> geografia.<br />

Da quando una nave, salpando dal porto di Siviglia ha irrefutabil<strong>me</strong>nte<br />

dimostrato che la Terra è una sfera e che un unico mare accomuna tutti i mari.<br />

La cosmografia dei Greci e dei Romani è definitiva<strong>me</strong>nte superata, liquidata<br />

una volta per tutte la resistenza <strong>della</strong> Chiesa e l’ingenua favola che gli abitanti<br />

degli antipodi camminano con la testa in giù. È definitiva<strong>me</strong>nte stabilita l’ampiezza<br />

del nostro pianeta, e con ciò ottenuta la misura esatta del cosmo terrestre;<br />

altri audaci esploratori potranno aggiungere altri particolari a questa visione<br />

del mondo, ma la sua forma fonda<strong>me</strong>ntale è data da Magellano e rimarrà<br />

immutata sino a oggi e per tutti i secoli. La Terra è ormai un campo delimitato<br />

e l’umanità ne è signora. In questa storica giornata si alza glorioso l’orgoglio<br />

<strong>della</strong> nazione spagnola. Colombo ha iniziato la scoperta del mondo sotto la sua<br />

bandiera e sotto la sua bandiera l’ha compiuta Magellano. Un quarto di secolo<br />

ha rivelato più informazioni all’umanità di millenni e millenni trascorsi.<br />

Quella generazione, <strong>me</strong>ntre assiste inebriata e felice a questa <strong>me</strong>tamorfosi<br />

nell’ambito di pochi decenni, intuisce incoscia<strong>me</strong>nte che si è iniziata un’età<br />

nuova, l’era moderna.<br />

L’entusiasmo per la grande conquista, appena rivelata, contagia anche la Casa<br />

de Contrataciòn che aveva finanziato la spedizione e Cristòbal de Haro è<br />

raggiante. Già avevano segnato in passivo gli otto milioni di maravedìs sborsati<br />

per armare le cinque navi alla partenza ed ecco che all’improvviso un solo veliero<br />

tornato non soltanto paga tutti i conti ma dà anche un insperato beneficio.<br />

I 520 quintals (97) di spezie arrivati in patria a bordo <strong>della</strong> Victoria dalle Molucche<br />

danno un guadagno netto di circa cinquecento ducati d’oro; il carico di<br />

una sola imbarcazione ha coperto la perdita delle altre quattro (98).<br />

Nel frattempo la staffetta di del Cano ha portato al castello di Valladolid la<br />

novella del felice ritorno. L’imperatore Carlo è appena tornato dalla Germania;<br />

da un evento storico ne passa a un altro. Alla dieta di Worms ha visto la mano<br />

decisa di Lutero spezzare per sempre l’unità spirituale <strong>della</strong> chiesa cattolica;<br />

qui apprende che nello stesso tempo un altro uomo ha riplasmato l’immagine<br />

(97) Circa 26 tonnellate.<br />

(98) È un bilancio asettico, ipocrita e cinico, classico dei banchieri e dei finanziatori di ogni tempo, che<br />

non tiene assoluta<strong>me</strong>nte conto dell’incom<strong>me</strong>nsurabile valore <strong>della</strong> perdita di duecento vite umane.<br />

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PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

dell’universo e, sacrificando la propria vita, ha dimostrato l’unità spaziale degli<br />

oceani. Impaziente di più precise notizie sulla gloriosa impresa (poiché vi ha<br />

contribuito personal<strong>me</strong>nte ed essa segna forse il suo trionfo più perfetto e duraturo),<br />

Carlo V, il 13 settembre invia una lettera a del Cano con la quale «ringraziava<br />

infinita<strong>me</strong>nte» per aver riportato la nave in Patria e lo invitava a recarsi a<br />

corte per un resoconto del viaggio, portando con sé «i due uomini più affidabili<br />

e ben informati» (99), e portando con loro tutti gli scritti <strong>della</strong> spedizione. Curiosa<strong>me</strong>nte,<br />

del Cano scelse Francisco Alvaro, il pilota e Hernando de Busta<strong>me</strong>nte,<br />

il barbiere; non volle Pigafetta probabil<strong>me</strong>nte perché l’italiano, molto<br />

legato a Magellano, avrebbe potuto parlare dell’ammutina<strong>me</strong>nto di Porto San<br />

Juliàn.<br />

E ancora più oscuro ci appare il contegno di del Cano di fronte al desiderio<br />

imperiale di avere in consegna tutte le carte <strong>della</strong> flotta. Un sospetto getta qui<br />

un’ombra sulla lealtà, perché egli non consegna un solo rigo di mano di Magellano<br />

(100). Ora non si può <strong>me</strong>ttere in dubbio che Magellano, quell’uomo<br />

pedante, fanatico del suo dovere, ben conscio dell’importanza <strong>della</strong> sua missione,<br />

avesse tenuto un diario regolare; soltanto una mano gelosa può averla<br />

segreta<strong>me</strong>nte distrutto.<br />

Da parte sua, Carlo V non sapeva cosa pensare di quell’ammutina<strong>me</strong>nto, dato<br />

che la San Antonio era tornata in Spagna nella primavera del 1521 dopo che<br />

Estevão Go<strong>me</strong>s e Geronimo Guerra avevano invertito improvvisa<strong>me</strong>nte la rotta<br />

<strong>me</strong>ntre erano nello stretto e i due avevano diffuso voci malevoli sull’operato<br />

prepotente e tirannico di Magellano.<br />

E questi uomini si sentirono gelare il sangue nelle vene dalla paura, udendo la<br />

novella che una nave dell’armada di Magellano ha circumnavigato il globo tornando<br />

felice<strong>me</strong>nte; quella lieta notizia risuona alle loro orecchie co<strong>me</strong> il rintocco<br />

di una campana a morte. Già si erano cullati nella speranza che mai quei testimoni<br />

pericolosi e accusatori sarebbero tornati in Spagna, e nei protocolli ufficiali<br />

avevano fatto testimonianza <strong>della</strong> morte dell’audace argonauta (101). Nella<br />

assoluta certezza che quelle navi e quegli equipaggi stessero putrefacendosi da<br />

un pezzo in fondo all’oceano, di fronte a una commissione di inchiesta si erano<br />

impudente<strong>me</strong>nte vantati delle loro ribellioni co<strong>me</strong> di un atto patriottico, tacendo<br />

con gran cura che nel mo<strong>me</strong>nto in cui essi avevano abbandonato Magellano il<br />

(99) Las mas cuerdas y de <strong>me</strong>jor razòn.<br />

(100) L’unico docu<strong>me</strong>nto redatto da Magellano in persona durante il viaggio si è conservato soltanto perché<br />

cadde in mano ai Portoghesi insie<strong>me</strong> con la Trinidad, quando fu requisita a Ternate insie<strong>me</strong> a Espinosa<br />

e all’equipaggio.<br />

(101) Al juicio y parecer que han venido no volverà a Castilla el dielo Magellanes.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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158<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

passaggio era già stato scoperto. Avevano<br />

parlato di una baia in cui erano<br />

entrati, dicendo che la via cercata da<br />

Magellano era inutile e senza vantaggio<br />

(102), ed erano stati energici nel lanciare<br />

accuse contro l’assente che, secondo<br />

le loro affermazioni, aveva proditoria<strong>me</strong>nte<br />

trucidato i fiduciari del Re, per<br />

dare la flotta in mano ai Portoghesi, ed<br />

essi hanno potuto salvare la propria nave<br />

soltanto riducendo all’impotenza de<br />

Mesquita, il cugino di Magellano.<br />

Il tribunale non aveva prestato fede<br />

assoluta alla testimonianza di quei ribelli,<br />

dichiarando anzi, con imparzialità<br />

degna di lode, sospette ambe le<br />

parti. Tanto i capitani rivoltosi quanto<br />

il fedele de Mesquita erano stati trattenuti<br />

in prigione e si era perfino proibi- Juan Sebastian del Cano.<br />

to alla moglie di Magellano, la quale<br />

non sapeva ancora di esserne la vedova, di lasciare la città. Conveniva aspettare,<br />

aveva deciso il tribunale, sino al ritorno delle navi, e attendere la testimonianza<br />

dell’Ammiraglio.<br />

Trascorso tanto tempo senza alcuna notizia di Magellano, i ribelli si eran fatti<br />

più sicuri e audaci. Ma le salve di gioia che annunciavano il ritorno <strong>della</strong> Victoria<br />

echeggiano tre<strong>me</strong>nde nella loro coscienza. Ormai sono perduti, Magellano<br />

è riuscito nella sua impresa e si vendicherà tre<strong>me</strong>nda<strong>me</strong>nte contro coloro che<br />

mancando al giura<strong>me</strong>nto e alle leggi marinare, lo hanno codarda<strong>me</strong>nte abbandonato<br />

<strong>me</strong>ttendo in ceppi il suo Capitano.<br />

Ma con tanto sollievo apprendono poi che Magellano è morto. La bocca del<br />

principale accusatore è chiusa per sempre. E si rasserenano ancora di più apprendendo<br />

che al comando <strong>della</strong> Victoria c’era del Cano, loro complice nella<br />

famosa sosta di Porto San Juliàn.<br />

Il giorno 8 ottobre del 1522, una commissione reale cominciò a indagare su<br />

quanto era avvenuto durante il viaggio. Del Cano dichiarò che Magellano non<br />

aveva consultato Juan de Cartagena prima di prendere alcune decisioni importanti,<br />

co<strong>me</strong> invece era tenuto a fare secondo gli ordini ricevuti, e che questo fatto<br />

aveva portato al dissenso e all’ammutina<strong>me</strong>nto. Il giornale di bordo di Ma-<br />

(102) Inùtil y sin provecho.<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

gellano era sparito — molto<br />

probabil<strong>me</strong>nte era stato<br />

distrutto subito dopo la<br />

morte del Comandante Generale<br />

da coloro che avrebbe<br />

potuto incriminare — e<br />

del Cano riuscì a nascondere<br />

abil<strong>me</strong>nte il proprio<br />

ruolo nell’ammutina<strong>me</strong>nto<br />

cosicché, alla fine, non ci<br />

fu nessuna incriminazione<br />

ufficiale, nessuna suddivisione<br />

in buoni e cattivi.<br />

Benedetta la morte di Magellano,<br />

benedetto l’aiuto<br />

di del Cano. De Mesquita<br />

sarà così lasciato libero e<br />

compensato del danno e<br />

tutti i responsabili scampa- Monu<strong>me</strong>nto a Juan Sebastian del Cano.<br />

no a ogni punizione nella<br />

gioia universale. D’altra parte gli ufficiali di entrambe le parti erano ormai<br />

morti e del Cano, co<strong>me</strong> ultimo Comandante, ebbe tutti gli onori.<br />

I vivi hanno sempre ragione!<br />

Del Cano fu invitato a un grande ricevi<strong>me</strong>nto a corte, insie<strong>me</strong> agli altri 17<br />

sopravvissuti <strong>della</strong> Victoria e ai 13 uomini che erano stati catturati a Capo Verde<br />

e che erano stati liberati grazie all’intervento di Carlo V.<br />

In questa circostanza Pigafetta offrì a Carlo V una copia del suo interessante<br />

diario (103), che strana<strong>me</strong>nte sparì successiva<strong>me</strong>nte anch’esso. Infatti quel diario<br />

originale non può certo identificarsi con la relazione posteriore del viaggio<br />

a noi nota, che è evidente<strong>me</strong>nte soltanto un sunto abbreviato <strong>della</strong> prima. Che<br />

si tratti, del resto, di due libri distinti, è provato dal rapporto dell’ambasciatore<br />

mantovano, che il 21 ottobre riferisce espressa<strong>me</strong>nte di un libro di Pigafetta tenuto<br />

giorno per giorno (104). Le ragioni per cui il diario autografo di Pigafetta<br />

(103) Dice Pigafetta: «Fra le altre cose li detti un libro, scritto da mia mano, de tute le cose passate de<br />

giorno in giorno nel nostro viaggio».<br />

(104) «Libro molto bello che de zorno in zorno lì è scritto il viaggio e paese che ano ricercato» per pro<strong>me</strong>tterne<br />

poi tre settimane più tardi «un breve extracto o sommario del libro che hanno portato quelli delle Indie»,<br />

cioè proprio quello che noi conosciamo oggi co<strong>me</strong> opera di Pigafetta, purtroppo insufficiente<strong>me</strong>nte completata<br />

dalle note degli altri piloti, dalla lettera di Pietro Martire d’Angheria e di Massimiliano Transilvano.<br />

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La circumnavigazione del globo.<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

è sparito senza lasciare traccia possiamo solo supporle: evidente<strong>me</strong>nte si volevano<br />

tenere nascoste tutte le notizie riguardanti le ribellioni degli ufficiali spagnoli<br />

al portoghese Magellano, per <strong>me</strong>ttere <strong>me</strong>glio in luce il trionfo di del Cano,<br />

del nobile basco. Anche qui, co<strong>me</strong> accade spesso nella storia, la vanità nazionale<br />

ha riportato vittoria sopra la giustizia.<br />

Questo ricacciare di proposito nell’ombra la figura di Magellano pare abbia<br />

subito irritato il fedele Pigafetta. Egli si avvede che si adoperano pesi falsi. Il<br />

mondo è sempre pronto a compensare l’ultimo, il fortunato che porta a buon fine<br />

l’impresa, di<strong>me</strong>nticando quelli che con il loro spirito e con il loro sangue<br />

l’hanno preparata e resa possibile. A Juan Sebastian del Cano, infatti, toccò tutta<br />

la gloria di Magellano, non del tutto im<strong>me</strong>ritata<strong>me</strong>nte, dal mo<strong>me</strong>nto che del<br />

Cano ebbe un ruolo importante nel portare a compi<strong>me</strong>nto il viaggio. Ma questa<br />

volta la distribuzione delle ricompense appare del tutto iniqua. Proprio colui<br />

che nel mo<strong>me</strong>nto decisivo voleva mandare a vuoto l’impresa di Magellano,<br />

l’antico ribelle contro il suo Capo, raccoglie cariche e onori.<br />

Del Cano ebbe una pensione di 500 ducati all’anno vita natural durante e<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Carta dello Stretto di Magellano di Willem Blaeau del 1635.<br />

l’Imperatore gli conferisce un ordine cavalleresco e il diritto di fregiarsi di un<br />

elegante stemma, con due bastoncini incrociati di cannella con noci moscate e<br />

chiodi di garofano che adornano lo scudo, a cui è sovrapposto un elmo reggente<br />

un globo e il motto superbo Primus <strong>circumdedisti</strong> <strong>me</strong> (105). Un antico reato,<br />

inoltre, per il quale del Cano aveva in un certo modo cercato rifugio imbarcandosi<br />

sulle navi di Magellano — cioè la vendita di una nave a uno straniero —<br />

viene solenne<strong>me</strong>nte dichiarato estinto.Ma l’ingiustizia si fa ancora più scandalosa<br />

col premio a quel Estevão Go<strong>me</strong>s, disertore nello stretto di Magellano,<br />

che aveva <strong>me</strong>ntito al tribunale di Siviglia, dichiarando che non si era trovato<br />

un passaggio, ma solo un’ampia baia. Proprio Go<strong>me</strong>s, il rinnegato impudente<br />

(105) «Tu fosti il primo a circumnavigarmi», riferito all’impero di Carlo V, ove non tramontava mai il sole.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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162<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

<strong>della</strong> scoperta di Magellano,<br />

riceve un titolo di<br />

nobiltà per le bene<strong>me</strong>renza<br />

«di aver trovato<br />

un passaggio quale Capo<br />

e supremo pilota».<br />

Tutta la gloria di Magellano<br />

viene attribuita<br />

perfida<strong>me</strong>nte proprio a<br />

coloro che durante l’impresa<br />

avevano cercato,<br />

con accani<strong>me</strong>nto, di<br />

ostacolarla. Pigafetta assiste<br />

tacendo. Per la prima<br />

volta egli ha l’intuizione<br />

dell’eterna ingiustizia<br />

di cui è pieno il<br />

mondo e se ne partì<br />

amareggiato (106). Tacciano<br />

pure il no<strong>me</strong> di<br />

Magellano, quei cortigiani<br />

spagnoli, si faccia<br />

pure avanti chi non ha<br />

<strong>me</strong>riti a ricevere gli<br />

onori che non gli spettano:<br />

Pigafetta ben sa di<br />

chi è stata l’idea, di chi<br />

l’opera, di chi il <strong>me</strong>rito<br />

in quell’immortale im- La lettera autografa di Pigafetta al Gran Maestro di Rodi.<br />

presa. Non può parlare<br />

lì, a corte, ma in no<strong>me</strong> <strong>della</strong> giustizia, si propone di esaltare di fronte ai posteri<br />

il grande di<strong>me</strong>nticato. In tutto il suo racconto del ritorno non scriverà mai il no<strong>me</strong><br />

di del Cano; dirà soltanto: «andammo», «decidemmo», per far capire che<br />

del Cano non ha fatto più di tutti gli altri. La corte compenserà quel fortunato,<br />

ma la gloria tocca solo a Magellano, al quale ormai non possono giungere gli<br />

onori. Con fedeltà esemplare Pigafetta è solidale con il vinto e attesta con la<br />

sua calda parola il diritto del morto, il vero eroe dell’impresa e dedicando il suo<br />

(106) «Me ne partii de lì al <strong>me</strong>glio che potei».<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

libro al Gran Maestro di Rodi dedicò a Magellano il celebre epitaffio: «Spero<br />

che la fama di questo Comandante nobile e valoroso non si estinguerà mai né<br />

verrà mai di<strong>me</strong>nticata; perché tra le sue nu<strong>me</strong>rose virtù c’era la costanza e la<br />

perseveranza, anche nelle situazioni più difficili. Sopportava la fa<strong>me</strong> <strong>me</strong>glio di<br />

tutti noi. Era esperto nella navigazione e nella stesura delle carte nautiche. Che<br />

questa sia la verità è evidente, dal mo<strong>me</strong>nto che nessun altro ebbe altrettanta<br />

genialità e forza d’animo, unite a tutto il sapere che gli consentì di circumnavigare<br />

il mondo, dato che quando morì aveva raggiunto il suo scopo, ed egli fu il<br />

primo uomo a compiere una simile impresa» (107).<br />

(107) Anche Pigafetta divenne una celebrità; poco dopo la partenza dalla Spagna, infatti, andò in Portogallo<br />

per essere ricevuto dal re João III, che richiese la sua presenza per ascoltare dalla sua voce il racconto<br />

di quanto aveva visto; fu poi invitato alla corte di Francia sempre per raccontare la sua storia e nel dicembre<br />

1523 ricevette lo stesso invito da parte del Papa che lo volle a Roma. Garbato, affascinante, arguto,<br />

Don Antonio incantava quegli illustri principi e per un po’ fu l’uomo più celebre d’Europa; per fortuna<br />

donò una copia manoscritta del proprio diario a tutti i sovrani da cui fu invitato, cosicché ne rimasero parecchi<br />

esemplari. Alla fine si stancò di tanta notorietà e nell’ottobre 1524 chiese di essere am<strong>me</strong>sso in un<br />

ordine monastico, i Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalem<strong>me</strong> e anche il Gran Maestro dell’Ordine<br />

insistette per avere una copia del suo diario del viaggio. Prese quindi i voti e nel 1530 si recò<br />

nell’isola di Malta, che Carlo V aveva assegnato all’Ordine e a Malta morì nel 1536 <strong>me</strong>ntre difendeva valorosa<strong>me</strong>nte<br />

l’isola da un attacco turco. Quello stesso anno venne final<strong>me</strong>nte pubblicato il suo diario che<br />

non ha mai s<strong>me</strong>sso di interessare i lettori.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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164<br />

L’INNO A MAGELLANO<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

la morte che sempre scioglie l’estremo mistero di una figura. Solo all’ulti-<br />

Èmo istante, quando la sua idea si attua vittoriosa, si rivela la tragedia interiore<br />

di quest’uomo solitario, cui viene concesso sola<strong>me</strong>nte di reggere il peso<br />

di un compito, mai di gioire <strong>della</strong> sua definitiva attuazione. La sorte lo aveva<br />

trascelto tra la massa di innu<strong>me</strong>revoli individui. Fosco e taciturno, rinchiuso in<br />

se stesso, inflessibil<strong>me</strong>nte pronto a offrire ogni bene terreno — anche la propria<br />

vita — solo per la fatica, non per la gioia, e lo aveva allontanato senza compenso<br />

e senza grazia, co<strong>me</strong> un povero bracciante, quando l’impresa fu al termine.<br />

Altri godono <strong>della</strong> gloria <strong>della</strong> sua opera, altri ne intascano il guadagno, altri ne<br />

celebrano le feste: dura, co<strong>me</strong> egli stesso fu in tutto e con tutti, è stata la sorte<br />

verso il valoroso soldato. Una sola cosa gli è concessa, quella che con tutte le<br />

forze del suo animo ha cercato: trovare la via intorno al mondo. Ma il trionfo<br />

del ritorno, la più beata parte di quell’impresa, non gli è concessa. Vedrà da<br />

lungi la corona <strong>della</strong> vittoria, ma quando essa starà per posarglisi sul capo, il<br />

destino gli dirà basta e gli farà cadere inerte la mano tesa ansiosa<strong>me</strong>nte.<br />

Questo solo è stato concesso a Magellano: l’azione, non il suo riflesso dorato,<br />

non la gloria nel tempo. Nulla perciò di più commovente che rileggere, ora,<br />

<strong>me</strong>ntre si adempie la volontà che lo sostenne per tutta la vita, il testa<strong>me</strong>nto di<br />

Magellano. Tutto ciò che nell’ora <strong>della</strong> partenza aveva invocato, la sorte gli ricusa.<br />

Nulla di quello che le capitolazioni concedevano a lui e ai suoi successori,<br />

potrà toccargli. Non una delle disposizioni precisate con tanta prudenza e<br />

ponderazione in quegli ultimi voleri potrà attuarsi dopo la sua morte eroica;<br />

nessun desiderio, nem<strong>me</strong>no il più puro e il più pio, trova esauri<strong>me</strong>nto. Magellano<br />

aveva desiderato di essere sepolto nella cattedrale di Siviglia e la sua salma<br />

imputridisce in terra remota. Voleva che trenta <strong>me</strong>sse fossero lette sulla sua bara<br />

e invece l’orda dei selvaggi di Cilapulapu ridda intorno al suo cadavere mutilato.<br />

Chiedeva che tre poveri fossero vestiti e ristorati il giorno del suo funerale,<br />

e non a uno toccarono scarpe, né giacca né banchetto; nessuno sarà chiamato,<br />

neppure l’ultimo dei <strong>me</strong>ndicanti a pregare per la salute <strong>della</strong> sua anima. I<br />

reali d’argento destinati alle crociate, le elemosine assegnate ai prigionieri, alle<br />

pie fondazioni, a conventi e ospedali, non saranno mai pagati. Non vi è un esecutore<br />

delle sue ulti<strong>me</strong> volontà e se anche i compagni avessero riportato la salma,<br />

non vi sarebbe un maravedì per comprargli la camicia da morto.<br />

Ma sono ricchi, al<strong>me</strong>no, gli eredi di Magellano? Non spetta loro, in base al<br />

contratto, un quinto di tutti i proventi? La sua vedova non diventa una delle più<br />

agiate donne di Siviglia? I suoi figli, i suoi nipoti e pronipoti, non saranno adelantados,<br />

governatori ereditari delle isole scoperte? Oh, no, nessuno eredita da<br />

Magellano, poiché nessuno più del suo sangue viene a reclamare quell’eredità.<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

Nel corso di quei tre anni è morta Doña Beatrice, sua moglie, sono morti i due<br />

teneri bambini, s’è spenta di colpo tutta la stirpe di Magellano. Non vi è né fratello,<br />

né nipote, né alcun congiunto per sangue, ad assu<strong>me</strong>re il suo stemma,<br />

nessuno, nessuno.<br />

Vana fu la cura del nobile, vana la preoccupazione dello sposo, del padre.<br />

Vano il pio desiderio del credente cristiano. Solo Barbosa, il suocero, gli sopravvive,<br />

maledicendo il giorno in cui quel fosco ospite ha posto piede in casa<br />

sua. Gli ha portato via la figlia, e questa gli è morta, gli ha portato via l’unico<br />

figlio maschio e non glielo ha riportato a casa. Tragica atmosfera di sventura<br />

intorno a quell’uomo. Chi gli offrì amicizia e aiuto fu da lui trascinato nell’oscuro<br />

destino, chi in lui ebbe fede l’ha dovuta scontare; co<strong>me</strong> un vampiro, la<br />

sua impresa ha consunto e ucciso quanti furono intorno a lui e per lui. Faleiro,<br />

il socio, finisce in carcere perché rientra in Portogallo; d’Aranda, che gli<br />

spianò la strada, è implicato in una vergognosa inchiesta e perde tutte le som<strong>me</strong><br />

arrischiate per Magellano; Henrique, al quale ha pro<strong>me</strong>sso la libertà, viene<br />

subito trattato da schiavo da de Mesquita, suo cugino, è tre volte <strong>me</strong>sso ai ceppi<br />

per essergli fedele; Barbosa e Serrano lo seguono a tre giorni di distanza<br />

nella stessa tragica fine crudele; e solo quell’unico che gli è stato ostile, Juan<br />

Sebastiàn del Cano, arraffa la gloria e i guadagni che dovrebbero spettare ai<br />

fedeli e ai morti.<br />

Ma ancora più tragico è che persino l’impresa cui Magellano ha tutto sacrificato<br />

sembra risultare pratica<strong>me</strong>nte vana.<br />

Quale fu dunque l’importanza <strong>della</strong> scoperta di Magellano?<br />

Magellano voleva assicurare alla Spagna le Isole delle Spezie e le altre conquiste,<br />

con la posta <strong>della</strong> sua vita; ma quello che aveva iniziato co<strong>me</strong> un’impresa<br />

eroica finisce in un miserando baratto: l’imperatore Carlo rivende le Molucche<br />

al Portogallo per trecentocinquantamila ducati e continuarono a essere<br />

sfruttate dai Portoghesi. La via di ponente scoperta da Magellano non viene<br />

quasi più percorsa, l’itinerario da lui segnato non porta né guadagni né oro e né<br />

alcun beneficio alla Spagna. La sua grande scoperta geografica, lo stretto, aveva<br />

ben poco valore pratico, dal mo<strong>me</strong>nto che era lontano e pericoloso e non valeva<br />

la pena di rischiare quando al di là non c’era null’altro se non la distesa<br />

deserta del Pacifico. Anche dopo la sua morte la sventura continua a perseguitare<br />

chiunque fidasse in Magellano; quasi tutte le flotte spagnole che vollero ripetere<br />

la sua spedizione perirono nello stretto che porta il suo no<strong>me</strong>; ben presto<br />

i navigatori imparano paurosi a evitarlo. Gli Spagnoli preferirono concentrarsi<br />

nello sfrutta<strong>me</strong>nto dei tesori del Messico e del Perù e trasportare le <strong>me</strong>rci in<br />

lunghe carovane oltre l’istmo di Panama, piuttosto che sfidare i cupi fiordi <strong>della</strong><br />

Patagonia. La strada di Magellano, la cui scoperta era stata salutata con giubilo<br />

da tutto il mondo, viene così completa<strong>me</strong>nte <strong>me</strong>ssa al bando a causa dei<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

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166<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

pericoli che presenta, tanto che nel corso di una sola generazione finisce per cadere<br />

del tutto nell’oblio, per trasformarsi di nuovo in un mito (108). Tanto leggendaria<br />

diventa, che l’audace pirata Francis Drake per cinquantotto anni l’adopera<br />

co<strong>me</strong> rifugio da dove balzare di sorpresa co<strong>me</strong> un falco sugli ignari coloni<br />

spagnoli <strong>della</strong> costa occidentale, saccheggiandone i carichi d’argento. Allora<br />

soltanto gli Spagnoli se ne ram<strong>me</strong>ntano e costruiscono frettolosa<strong>me</strong>nte una<br />

fortezza per impedirvi l’entrata ad altri filibustieri. Ma la sventura perseguita<br />

chiunque segue Magellano. La flotta condotta da Sarmiento, per ordine del Re,<br />

nello stretto, si sfracella sugli scogli, la fortezza ivi eretta va in rovina e il no<strong>me</strong><br />

di Porto Hambre, Porto <strong>della</strong> Fa<strong>me</strong>, serba l’orrendo ricordo <strong>della</strong> morte per inedia<br />

dei suoi colonizzatori (109). Pochi pescatori di balene, di tanto in tanto un<br />

veliero te<strong>me</strong>rario, solcano quello stretto di cui Magellano sognava fare la via<br />

maestra del com<strong>me</strong>rcio fra l’Europa e l’Oriente (110). E, da quel giorno d’autunno<br />

del 1913 in cui il Presidente degli Stati Uniti Wilson spalancò le dighe<br />

del Canale di Panama, che ricongiunse per sempre i due Oceani, la via di Magellano<br />

è divenuta del tutto superflua. La sua sorte è ormai suggellata. Essa non<br />

ha più che un valore storico e pura<strong>me</strong>nte geografico. Il sognato paso non è la<br />

(108) Trentotto anni dopo la traversata di Magellano, nel celebre poema di Alonso de Ercilla l’Araucana,<br />

si dice con tutta chiarezza che la via del grande navigatore non esiste più, che è divenuta introvabile e insuperabile<br />

o perché un monte l’ha chiusa o perché un’isola l’ha ostruita (…) Esta secreta senda descubierta<br />

(…) Encallando en la boca lo ha cerrado.<br />

(109) Pedro Sarmiento de Gamboa è stato uno dei grandi navigatori del XVI secolo e le sue vicende gli<br />

permisero di <strong>me</strong>ttere in evidenza delle doti non comuni di perizia marinaresca e di forza morale. Tuttavia<br />

la maggiore impresa legata al suo no<strong>me</strong>, il tentativo da parte <strong>della</strong> Spagna di colonizzare e fortificare lo<br />

Stretto di Magellano per impedire il ripetersi di incursioni piratesche co<strong>me</strong> quella di Francis Drake, è passato<br />

alla storia co<strong>me</strong> uno dei più clamorosi falli<strong>me</strong>nti. La sfortuna sembra essersi particolar<strong>me</strong>nte accanita<br />

contro la pur indomita volontà di questo insigne uomo di mare, distruggendo i suoi progetti che pure egli<br />

aveva preparato con cura e senso dell’organizzazione. È probabile che, se anche le due città da lui fondate<br />

nello Stretto — quella del No<strong>me</strong> di Gesù e quella del Re Filippo — non fossero state cancellate dal freddo<br />

e dalla fa<strong>me</strong>, la loro funzione strategica sarebbe stata comunque vanificata dalla scoperta da parte di<br />

Schouten e Le Maire, compiuta nel 1616, <strong>della</strong> rotta del Capo Horn, che permise ancora una volta ai nemici<br />

<strong>della</strong> Spagna — gli Olandesi, questa volta e tanti altri dopo di loro — di violare il passaggio dall’Atlantico<br />

al Pacifico, penetrando nelle im<strong>me</strong>nsità del «lago spagnolo» e minacciando i traffici iberici e le<br />

indifese città <strong>della</strong> costa occidentale del Nuovo Mondo. Tuttavia la storia non si può fare con i se, e il tragico<br />

destino delle due città magellaniche fondate da Sarmiento è rimasto co<strong>me</strong> un tetro avverti<strong>me</strong>nto che i<br />

disegni umani nulla possono contro la forza del destino, quando non sono accompagnati dal sorriso benevolo<br />

dell’incostante Dea bendata.<br />

(110) Il 24 agosto 1525 Juan Sebastiàn del Cano salpò di nuovo da la Coruña sempre diretto verso le Molucche,<br />

partecipando con 4 sue navi alla spedizione di Garcia Jofre de Loiasa. Al comando <strong>della</strong> Sancti<br />

Spiritus, del Cano fece naufragio nello Stretto di Magellano; trasbordato sulla nave ammiraglia <strong>della</strong> spedizione,<br />

la San Les<strong>me</strong>s, entrava con questa nell’Oceano Pacifico. Morto Loiasa, del Cano assunse il comando<br />

<strong>della</strong> spedizione, ma senza dare alcun ordine, poiché era già stremato dalle fatiche e dallo scorbuto,<br />

ai quali soccombette il 4 agosto 1526, quattro giorni dopo la morte di Loiasa. La sventura perseguita<br />

chiunque segue Magellano!<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

via di mille e mille navi, non offre il percorso più rapido e comodo verso le Indie,<br />

non arricchisce la Spagna né fa più forte l’Europa; di tutte le zone abitabili<br />

del mondo, le coste <strong>della</strong> Patagonia e la Terra del Fuoco sono le più abbandonate<br />

e miserande (111).<br />

Si può però anteporre, nella storia, la misura <strong>della</strong> utilità pratica rispetto al<br />

valore morale di un’impresa? L’umanità viene durevol<strong>me</strong>nte arricchita soltanto<br />

da chi ne accresce la coscienza e la conoscenza creatrice. In ciò l’impresa di<br />

Magellano supera tutte quelle del suo tempo.<br />

La <strong>me</strong>ravigliosa audacia dei cinque piccoli e deboli velieri, che partono verso<br />

l’ignoto e navigano solitari nell’im<strong>me</strong>nsità dell’oceano, rimarrà indi<strong>me</strong>nticabile<br />

per l’eroico sacrificio del suo Comandante Generale; indi<strong>me</strong>nticabile rimarrà<br />

Magellano, che primo ha concepito l’ardito pensiero di una circumnavigazione<br />

intorno al mondo, realizzata poi da una sola delle sue navi. Insie<strong>me</strong> alla<br />

precisa misura <strong>della</strong> Terra alla dimostrazione dell’esattezza di alcune teorie<br />

da un millennio invano cercata, l’umanità conquista per la prima volta una nuova<br />

misura <strong>della</strong> propria forza; la grandezza degli spazi superati le dà coscienza,<br />

con nuova gioia e nuovo coraggio, <strong>della</strong> sua stessa grandezza. E da questo mo<strong>me</strong>nto<br />

Spagnoli e Portoghesi, seguiti poi da Olandesi, Francesi e Inglesi, distendono<br />

su tutta la superficie terrestre una rete di conoscenze destinate a infittirsi<br />

sempre più nel tempo consentendo la produzione di raccolte geografiche<br />

(111) Negli anni dal 1535 al 1550 sette spedizioni spagnole avevano cercato di compiere la traversata e su<br />

17 velieri 12 erano stati respinti all’imbocco orientale, alcuni erano naufragati e uno solo, comandato da<br />

Alonso de Camargo, era riuscito a passare. Soltanto un uomo su cinque degli equipaggi delle navi aveva<br />

potuto salvarsi, e ne erano periti più di 1.000, forse 1.500. La situazione migliorò un poco dopo la <strong>me</strong>tà<br />

del secolo; nel 1558 il capitano Juan Fernandez Ladrillero forzò lo stretto da Ovest a Est, dal Pacifico all’Atlantico,<br />

con una navigazione brillante e avventurosa sulla nave San Luis, partita dal Cile. Ladrillero<br />

tornò poi nel Cile riattraversando lo stretto e dimostrando, fra l’altro, che il percorso era possibile anche<br />

durante il gelido inverno antartico. Così le squallide rive del passaggio videro, verso la fine del Cinquecento,<br />

un certo nu<strong>me</strong>ro di frequentatori, sia pur relativa<strong>me</strong>nte esiguo: ma va anche considerato che a rendere<br />

<strong>me</strong>no difficile l’attraversa<strong>me</strong>nto dello stretto fu lo sviluppo <strong>della</strong> tecnica di navigazione, la maggior<br />

solidità delle navi e la più progredita esperienza marinaresca. Fra i più illustri navigatori che compirono la<br />

classica traversata furono Drake (1578) e Cavendish (1587), ossia il secondo e il terzo uomo che circumnavigarono<br />

il mondo, due anglosassoni. Ma prima che il secolo finisse, a contrastare il dominio marittimo<br />

spagnolo, portoghese e inglese, scesero in campo nuovi temibili avversari, gli Olandesi. Furono olandesi<br />

il quarto e il quinto uomo che, seguendo la rotta di Magellano, circumnavigarono il mondo: Olivier van<br />

Noort (1598-1601) e Joris van Spilbergen (1614-17). Il primo dei due, partito da Amsterdam con tre navi,<br />

passò lo stretto fra il 25 novembre e l’inizio di febbraio del 1600, attraversò il Pacifico, poi l’Oceano Indiano<br />

e rientrò in Patria per la via el Capo di Buona Speranza. Attraversando le Molucche, ancora dominate<br />

dai Portoghesi, van Noort si convinse che non sarebbe stato difficile scalzare il già vacillante impero<br />

coloniale lusitano. Quanto a Spilbergen, partito da Texel nell’agosto del 1614, percorse lo Stretto di Magellano<br />

nell’aprile 1615, esercitò una proficua attività piratesca sulle colonie spagnole d’A<strong>me</strong>rica, attraversò<br />

anch’egli il Pacifico e giunse alle Molucche già in parte conquistate dai connazionali.<br />

Agosto/Settembre 2010<br />

167


168<br />

PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME<br />

sistematiche e carte sempre più accurate e aggiornate.<br />

Un uomo, offrendo l’esempio, dona sempre ciò che ha di più subli<strong>me</strong>. Proprio<br />

questa ormai quasi di<strong>me</strong>nticata impresa di Magellano ha dimostrato per<br />

l’eternità che un’idea, se ispirata dal genio, se sorretta da una tenace passione,<br />

si dimostra più forte di tutti gli ele<strong>me</strong>nti naturali, che l’individuo singolo con la<br />

sua piccola vita fugace è pur sempre in grado di trasformare in realtà e in verità<br />

imperitura quello che a centinaia di generazioni è apparso co<strong>me</strong> un puro sogno.<br />

Supple<strong>me</strong>nto alla Rivista Marittima


Navi e attrezzature<br />

RESOCONTO SUI COSTI DELLA FLOTTA DI MAGELLANO<br />

AAPPPPEENNDDIICCEE 11<br />

228.750 maravedìs è il valore <strong>della</strong> nave Concepción, che stazza 90 tonnellate, con attrezzature<br />

e scialuppa.<br />

300.000 // è il valore <strong>della</strong> nave Victoria, che stazza circa 95 tonnellate, con attrezzature<br />

e scialuppa.<br />

330.000 // è costata la nave chiamata Sant’Antonio, che stazza 120 tonnellate, con<br />

attrezzature e scialuppa.<br />

270.000 // è il valore <strong>della</strong> nave chiamata Trinidad, che stazza 110 tonnellate, con<br />

attrezzature e scialuppa.<br />

187.500 // è costata la nave Sant Jago, che stazza 75 tonnellate, con attrezzature e<br />

scialuppa.<br />

24.188 // ossia 20.438 maravedìs spesi per portare le navi da Cadice e San Lúcar a<br />

Siviglia, e 3.750 maravedìs spesi dall’agente Juan de Aranda, quando è<br />

andato da Siviglia a Cadice per acquistare le navi.<br />

13.482 // spesi in paghe per il varo e il trasporto delle navi.<br />

104.244 // per le paghe dei carpentieri che hanno costruito le cinque navi.<br />

129.539 // per le paghe dei calafati delle navi.<br />

6.790 // per le paghe dei lavoratori del legno che hanno segato le tavole per le<br />

suddette navi.<br />

175.098 // è costato il legna<strong>me</strong> per le travi e le tavole, nonché il legna<strong>me</strong> più piccolo,<br />

acquistato per le riparazioni sulle navi.<br />

142.532,5 // sono stati spesi per il fascia<strong>me</strong> delle navi.<br />

31.670 // per la stoppa acquistata per la calafatura delle navi.<br />

72.267,5 // di pece, catra<strong>me</strong> e olio per ungere e calafatare le navi.<br />

53.852 // di sego per ungere.<br />

149.076 // sono costati 173 teli da vela acquistati co<strong>me</strong> scorta per il viaggio.<br />

32.825 // di filo e aghi per cucire le vele, nonché per la paga di coloro che hanno<br />

cucito tali vele.<br />

37.437 // sono costati le stanghe e i pennoni per le navi.<br />

3.937 // è costata una piccola scialuppa per la nave Trinidad.<br />

15.475 // sono costati le pompe di bordo, i chiodi grossi e quelli piccoli.<br />

6.563 // i remi per le navi.<br />

9.364 // i sacchi, le pertiche di trasporto e il cuoio per le pompe.<br />

1.285,5 // per sei rotoli di corda di tendine.<br />

3.687,5 // di filo ritorto, spesso.<br />

4.204 // sono costati 8 paranchi per il varo delle navi.<br />

34.672,5 // i bozzelli <strong>della</strong> flotta nonché quelli usati per l’arma<strong>me</strong>nto.<br />

511 // 3 <strong>me</strong>stoli per la pece.<br />

1.962 // 13 carichi di zavorra.


807 // 32 cubiti di tela per fare sacchi di sabbia e altre cose per le navi, al fine di<br />

zavorrarle.<br />

438.335,5 // sono stati spesi per la paga e il vitto degli equipaggi, <strong>me</strong>ntre armavano le<br />

navi per proseguire la navigazione.<br />

42.042 // sono costate 13 ancore acquistate per le navi.<br />

1.008 // per 8 seghe grandi e piccole per le navi.<br />

1.762 // sono costati i trapani grandi e piccoli per la flotta.<br />

663 // per 6 ganci per trascinare le navi durante il varo.<br />

2.495 // per 67 otri di pelle animale per catramare e ungere le navi, e quale scorta<br />

per il viaggio.<br />

4.277 // è costata la legna da ardere impiegata per la calafatura delle navi.<br />

1.054,5 // sono stati pagati ai piloti che hanno condotto le navi da San Lúcar a Siviglia.<br />

324.170,5 // sono costati 221 <strong>me</strong>zzi quintali di ci<strong>me</strong>, impiombature e cavi da gavitello,<br />

nonché 1.000 arrobas di canapa, con cui è stato confezionato il corda<strong>me</strong><br />

occorrente per le navi. Compresi i 38.972 maravedìs per la lavorazione<br />

e i 14.066 maravedìs spesi per le go<strong>me</strong>ne di ancoraggio, le grippie e le<br />

funi di carico.<br />

25.029 // per 80 bandiere, che sono state anche dipinte, e uno stendardo reale di<br />

taffettà.<br />

49.584 // è costato il brigantino che è stato costruito.<br />

84.144 // di cui 7.500 maravedìs spesi da Duarte Barbosa nel viaggio da Siviglia a<br />

Bilbao. Antón Se<strong>me</strong>no ha speso 3.750 maravedìs quando ha portato il denaro<br />

a Bilbao. 24.390 maravedìs sono stati pagati per il carico <strong>della</strong> nave<br />

giunta da Bilbao. La rimanenza di 48.504 maravedìs è stata spesa a vario<br />

titolo per le navi e i carriaggi.<br />

Pezzi di artiglieria, polveri, munizioni e relative attrezzature<br />

160.135 maravedìs sono costati 58 cannoni da campo, 7 falconetti, 3 grosse bombarde, 3 pasamuros.<br />

Tutto questo è giunto da Bilbao, in aggiunta ai cannoni di cui le<br />

navi erano già dotate.<br />

109.028 // di cui 104.200 maravedìs per 50 <strong>me</strong>zzi quintali di polvere da sparo, e<br />

4.828 maravedìs per il trasporto da Fuentezrabia.<br />

5.477 // per 165 libbre di polvere da sparo acquistata a Bilbao per addestrare gli<br />

equipaggi.<br />

11.633 // sono costati i dadi e le palle di ferro e di pietra per i cannoni <strong>della</strong> flotta.<br />

3.850 // sono costate le for<strong>me</strong> per la fabbricazione delle palle per i falconetti i pasamuros<br />

e i cannoni da campo.<br />

39.890 // 221 arrobas e 7 libbre di piombo, di cui 84 arrobas per la calafatura e il<br />

resto per le palle di cannone.<br />

3.276 // sono stati spesi per la pulitura dei pezzi.<br />

8.790 // di cui 4.290 maravedìs spesi per il vitto dei soldati, ai quali è stata data<br />

giornal<strong>me</strong>nte una certa somma. La rimanenza di 4.500 maravedìs è stata<br />

loro pagata co<strong>me</strong> contributo alle spese.


Balestre, doppi uncini, armature e altre armi<br />

110.910 maravedìs sono costate 100 armature con spallacci, copribraccia ed elmi, 100 corazze<br />

pettorali.<br />

33.495 // 60 catapulte e 360 dozzine di frecce di Bilbao. 10.500 maravedìs sono<br />

costati 50 archibugi di Biscaglia.<br />

6.375 // sono costate una corazza e due armature complete per il Capitano.<br />

6.800 // sono costati 200 scudi rotondi di Bilbao.<br />

680 // sono costate 6 sciabole di Bilbao, che il Capitano si è prese per sé.<br />

44.185 // spesi per 95 dozzine di aste, 10 dozzine di giavellotti, 1.000 lance, 200<br />

spiedi, 6 asce da combatti<strong>me</strong>nto e 6 aste per lancia di Bilbao.<br />

2.499 // sono costati 120 gomitoli di filo e 7 pale per le granaglie.<br />

3.553 // sono stati spesi per rendere efficienti le armi, inoltre per del cuoio e per 6<br />

libbre di s<strong>me</strong>riglio necessario per pulirle, per 3.000 chiodi e 200 fibbie di<br />

scorta.<br />

5.611 // sono costati 50 corni per la polvere dei cannoni e 150 cubiti di miccia.<br />

Viveri per la flotta e spese per i <strong>me</strong>desimi<br />

372.510 maravedìs sono stati spesi per le gallette, e precisa<strong>me</strong>nte: 363.480 maravedìs per 2.138<br />

<strong>me</strong>zzi quintali e 3 libbre, a 170 maravedìs il <strong>me</strong>zzo quintale; 6.757 maravedìs<br />

il costo delle gallette acquistate dalla nave Santiago Bretóna; 2.655<br />

maravedìs sono stati pagati per il noleggio dei sacchi e il carica<strong>me</strong>nto delle<br />

gallette.<br />

590.000 // di vino di Jerez: 508 bottiglie al prezzo di 511.347 maravedìs; 78.654<br />

maravedìs sono stati spesi per le voci seguenti: 37.870 maravedìs per il<br />

trasporto, 18.428 maravedìs per la consegna; 6.324 maravedìs ha ricevuto<br />

Gonzalo Diaz per i 93 giorni impiegati a incettarlo; 3.320 maravedìs è<br />

costato il cari<strong>me</strong>nto di 420 botti; 6.115 maravedìs il costo dei sugheri e<br />

stoppacci di tela olona, nonché dei corrieri spediti tra Siviglia e Jerez a<br />

causa di questo vino.<br />

4.790 // ha speso Juan Nicolás nell’incetta del vino; 1.806 maravedìs sono costate<br />

le persone che lo hanno sorvegliato all’atto del carico a Jerez e dello scarico<br />

a Siviglia.<br />

23.037 // 50 hanegas di fagioli, 90 hanegas di ceci e 2 hanegas di lenticchio.<br />

58.425 // dono costati 47 <strong>me</strong>zzi quintali e 5 arrobas di olio com<strong>me</strong>stibile, acquistato<br />

per la flotta.<br />

62.879 // il costo di 200 barilotti di acciughe e di 166 dozzine di pesci e storioni<br />

essiccati, 9 dozzine di dentici e 63 dozzine di corundillos. Ai quali si aggiungono<br />

17 <strong>me</strong>zzi quintali e 23 libbre di pesce secco.<br />

43.908 // sono costati 57 <strong>me</strong>zzi quintali e 12 libbre di carne sotto sale, acquistata a<br />

vari prezzi.<br />

17.735 // di cui 7 vacche acquistate a San Lúcar per 14.000 ms e 3 maiali per 1.180<br />

maravedìs; 2.560 ms sono stati spesi a San Lúcar per l’acquisto di carne.<br />

26.434 // sono costate 984 for<strong>me</strong> di formaggio, per un peso complessivo di 112<br />

<strong>me</strong>zzi quintali e 6 libbre, acquistate a vari prezzi.<br />

393.623 // sono stati spesi, e precisa<strong>me</strong>nte: 230.017 ms per 417 pipas, 253 botas, 45


Scorte e altre cose per la flotta<br />

tonnellate a vari prezzi.<br />

15.451 maravedìs sono costati 21 <strong>me</strong>zzi quintali e 9 libbre di zucchero, al prezzo di 720 ms<br />

il <strong>me</strong>zzo quintale.<br />

3.655 // sono costati 200 <strong>me</strong>zzi quintali di aceto forniti da Mogner e consegnati<br />

all’arsenale navale a quel prezzo.<br />

2.198 // per 250 mazzi di aglio e 100 mazzi di cipolle.<br />

5.997 // per 18 <strong>me</strong>zzi quintali di uva passa.<br />

1.130 // per 16 quarti di barilotto di fichi.<br />

2.922 // per 12 hanegas di mandorle con il guscio, compreso il trasporto.<br />

8.980 // sono costati 54 <strong>me</strong>zzi quintali e 2 libbre di miele, compreso il trasporto.<br />

750 // per 2 <strong>me</strong>zzi quintali di uvetta.<br />

1.554 // per 3 recipienti di capperi.<br />

1.768 // è costato il sale.<br />

1.575 // sono costati 3 <strong>me</strong>zzi quintali e 22 libbre di riso.<br />

380 // è costata una hanega di senape.<br />

5.779 // per la cotognata per la flotta.<br />

13.027 // sono costati i <strong>me</strong>dica<strong>me</strong>nti, le pomate, gli olii e l’acqua distillata per la<br />

flotta.<br />

5.927 // sono costate 5 pipas di farina, di cui ciascuna nave <strong>della</strong> flotta era fornita<br />

per la sua parte.<br />

Pentole di ra<strong>me</strong> e altre minuterie per la flotta<br />

21.515 maravedìs sono costate le pentole di ra<strong>me</strong> <strong>della</strong> flotta, e precisa<strong>me</strong>nte: 6.165 maravedìs<br />

per 5 grossi pentoloni di ra<strong>me</strong>, dal peso di 280 libbre; 3.700 maravedìs<br />

per 5 paioli di ra<strong>me</strong>, dal peso di 132 libbre; 7.695 maravedìs per 2<br />

forni di ra<strong>me</strong>, dal peso di 171 libbre; 1.215 maravedìs è costato un paiolo<br />

di ra<strong>me</strong>, dal peso di 27 libbre.<br />

2.200 // è costata una grande caldaia per la bollitura <strong>della</strong> pece, dal peso di 55<br />

libbre; 540 maravedìs ha ricevuto il ramaio Cabrera per aver <strong>me</strong>sso il<br />

fondo a una caldaia, e inoltre 11 libbre di ra<strong>me</strong>.<br />

884 // sono costati 10 grandi coltelli per le navi.<br />

516 // sono costate 42 misure di legno per distribuire le razioni di vino e di acqua.<br />

3.440 // sono costati 8 <strong>me</strong>zzi quintali di candele e i 42 <strong>me</strong>zzi quintali di candele<br />

confezionate con il sego acquistato per le navi. Inoltre 20 libbre di scarti<br />

di lana, per eventuali candele da fabbricare in caso di necessità.<br />

1.430 // sono costate 89 lanterne per le navi.<br />

495 // per 9 libbre e <strong>me</strong>zzo di ceri decorati, acquistati per la benedizione delle<br />

navi.<br />

8.860 // sono costati 40 carri di legna<strong>me</strong> acquistato per la flotta.<br />

1.280 // per 40 cubiti di tela, 8 cubiti per le tovaglie di ciascuna nave.


476 // sono costate 14 marmitte.<br />

158 // è costata una catena per la caldaia.<br />

256 // sono costati 12 soffietti con relative bocche di ferro.<br />

1.530 // sono costate 22 libbre e <strong>me</strong>zzo di cera in dotazione alle navi, per cerare il<br />

filo nella cucitura delle vele e le corde delle balestre.<br />

768 // sono costati 12 coltelli per le dispense delle navi.<br />

204 // per 5 grossi cucchiai di ferro.<br />

5.834 // per 100 ciotole, 200 zuppiere, 100 trincianti, 60 scodelle di legno, tutte<br />

cose provenienti da Bilbao.<br />

240 // sono costate 20 lanterne per le bussole.<br />

330 // sono costati 12 imbuti, 6 grandi e 6 piccoli.<br />

125 // per 5 martelli.<br />

995 // sono costate 18 marmitte, oltre le 14 registrate in questo conto e di pari<br />

prezzo.<br />

653 // è costato un mortaio con il suo pestello, per i <strong>me</strong>dica<strong>me</strong>nti.<br />

3.622 // sono costati 35 lucchetti in dotazione agli economi delle navi.<br />

2.891 // per i ceppi, le manette e le catene di ferro per la flotta.<br />

200 // per 8 ferri da fascia<strong>me</strong>.<br />

240 // sono costate 20 libbre di acciaio per rinforzare i picconi e altri attrezzi.<br />

297 // per un <strong>me</strong>zzo quintale di pezzi di ferro tarati, per pesare altri pesi oppure<br />

degli oggetti nei Paesi scoperti.<br />

2.400 // sono costate 50 zappe e marre da vigna.<br />

1.600 // il costo di 20 stanghe di ferro e palanchini per le navi.<br />

2.531 // spesi per 56 stanghe di ferro e martelli e per 2 grosse mazze di ferro.<br />

1.200 // sono costate 2 lanterne di ferro.<br />

360 // per 8 paia di tenaglie in dotazione agli economi.<br />

1.224 // sono costati 12 trapani, 6 lesine, 5 alighieri, tutti provenienti da Bilbao.<br />

24.9238 // per 19 <strong>me</strong>zzi quintali e 120 libbre di ferri di piccola pezzatura in dotazione<br />

agli economi.<br />

10.639 // sono costate le stuoie e le ceste per la flotta, e precisa<strong>me</strong>nte: 9.290 maravedìs<br />

per 128 stuoie per i pajoles; 1.340 maravedìs per 87 ceste in dotazione<br />

alle navi, per il trasporto delle gallette e 22 ceste da fichi per le armi.<br />

30.253 // per le attrezzature per la pesca, e precisa<strong>me</strong>nte: 8.500 ms per 2 reti a strascico;<br />

125 ms per 6 lenze.<br />

425 // sono costati i sugheri per le reti a strascico.<br />

8.663 // il lino e gli spaghi da pesca.<br />

8.715 // sono costati fiocine e tridenti di Biscaglia; 3.826 maravedìs per 10.500 ami.<br />

Elenco di molte cose necessarie alla flotta<br />

9.147 maravedìs di cui 3.000 maravedìs per una forgia, acquistata con tutta la sua attrezzatura;<br />

6.147 maravedìs per alcuni grossi mantici, l’incudine e dei bocchettoni,<br />

provenienti da Biscaglia.<br />

1.211 // sono costati 15 registri vergini: 5 per annotare le spese <strong>della</strong> flotta, e 10 in


dotazione agli ufficiali (addetti), per tenere i conti.<br />

2.635 // sono stati pagati ai portuali per il carica<strong>me</strong>nto delle navi.<br />

21.125 // sono costate per spese di barberia e affini.<br />

2.895 // sono costati 5 tamburi e 20 tamburelli a sonagli per l’intratteni<strong>me</strong>nto<br />

degli equipaggi.<br />

16.513 // gli arredi sacri con tutto l’occorrente perché i cappellani potessero celebrare<br />

la <strong>me</strong>ssa alla flotta.<br />

5.735 // sono stati pagati ai piloti: 3.700 maravedìs a quelli che hanno condotto la<br />

flotta da Siviglia a San Lúcar; e 1.985 maravedìs a quelli che hanno condotto<br />

le navi fuori dal porto di San Lúcar.<br />

11.250 // ha ricevuto Rodrigo de Garay in compenso dei lavori per la flotta, da quando<br />

si è provveduto al suo arma<strong>me</strong>nto finora quando è salpata da Siviglia.<br />

7.500 // ha ricevuto Juan de la Cueva per le sue prestazioni durante questo periodo.<br />

12.014 // sono stati spesi per <strong>me</strong>rcurio e cinabro, giunchi, cuoio conciato e ra<strong>me</strong>.<br />

5.625 // sono stati pagati per il viaggio all’uomo venuto dal Portogallo e mandato<br />

a corte.<br />

45.000 // sono stati dati al corriere <strong>della</strong> corte reale e a Juan de Cartagena.<br />

6.750 // sono stati spesi per la caravella e il vitto dell’uomo che ha portato le lettere<br />

alle isole Canarie.<br />

15.000 // ha ricevuto Luís de Mendoza, commissario <strong>della</strong> flotta, ossia 40 ducati,<br />

per le cose da acquistare alle Canarie.<br />

Le <strong>me</strong>rci imbarcate sulla flotta e le paghe corrisposte agli equipaggi<br />

1.154.504 maravedìs sono stati pagati a titolo di soldo a 237 persone <strong>della</strong> flotta, per 4 <strong>me</strong>nsilità<br />

anticipate.<br />

1.679.769 maravedìs era il valore delle <strong>me</strong>rci imbarcate sulla flotta per il baratto, e degli abiti<br />

di seta e di panno e delle altre cose che si intendevano regalare.<br />

Carte nautiche, quadranti, teodoliti, aghi magnetici e orologi per la flotta<br />

68.182 maravedìs sono stati spesi per carte nautiche e quadranti, e precisa<strong>me</strong>nte:<br />

1.125 ne ha ricevuto Nuño García per acquistare la perga<strong>me</strong>na per le carte;<br />

900 per una dozzina di pelli di perga<strong>me</strong>na;<br />

864 per un’altra dozzina;<br />

13.125 per 7 carte nautiche;<br />

11.250 per 11 carte nautiche;<br />

13.500 per 6 carte nautiche;<br />

1.121per 6 quadranti di legno;<br />

750 per un teodolite di legno;<br />

4.500 ha speso Magellano per un planisferio;<br />

4.500 ha ricevuto Magellano per 6 teodoliti di <strong>me</strong>tallo;<br />

4.080 gli sono stati dati per 15 aghi magnetici;


Totale delle spese per la flotta<br />

1.875 ha ricevuto per 15 quadranti di legno e di bronzo;<br />

476 per alcune bussole dorate con astuccio, da lui inviate a Sua Maestà insie<strong>me</strong><br />

alla carta;<br />

340 per un astuccio di pelle per il planisferio;<br />

612 per 12 clessidre;<br />

750 ha ricevuto Nuño García per 2 aghi magnetici;<br />

136 è costata la riparazione di un ago magnetico difettoso;<br />

884 sono costati 4 grossi astucci per 4 bussole;<br />

6.094 16 aghi magnetici e 6 orologi che Bernaldino del Castillo ha mandato<br />

da Cadice.<br />

3.912.241 maravedìs sono costate le 5 navi <strong>della</strong> flotta, comprese le attrezzature e i cannoni, la<br />

polvere da sparo, le armature e le lance.<br />

415.060 // sono stati spesi per il ra<strong>me</strong>, le attrezzature da pesca, i compensi per i corrieri.<br />

Inoltre per carte nautiche, quadranti, teodoliti, bussole, orologi e<br />

altre cose.<br />

1.589.551 // sono stati spesi in gallette, vino, olio, pesce, carne, formaggio e verdura;<br />

inoltre per le botti e bottiglie del vino e dell’acqua.<br />

1.154.504 // sono stati pagati a titolo di soldo a 237 persone per 4 <strong>me</strong>nsilità, compresi<br />

i capitani e gli ufficiali.<br />

1.679.769 // sono costate le <strong>me</strong>rci per il baratto e gli abiti di seta e di panno e le altre<br />

cose che si intendevano regalare.<br />

Perciò le spese per la flotta ammontano a:<br />

8.751.125 mmaarraavveeddììss,, da cui vanno detratti:<br />

416.790 maravedìs per gli esuberi <strong>della</strong> flotta rimasti in giacenza a Siviglia.<br />

8.334.335 mmaarraavveeddììss formano quindi il totale delle spese dei quali:<br />

6.454.209 maravedìs <strong>me</strong>ssi a disposizione da Sua Maestà;<br />

1.880.126 maravedìs <strong>me</strong>ssi a disposizione da Cristóbal de Haro.<br />

A sinistra:<br />

Dipinto<br />

raffigurante<br />

il ritorno<br />

<strong>della</strong><br />

spedizione.<br />

Adestra:<br />

Riproduzion<br />

e <strong>della</strong><br />

Victoria.<br />

175


AAPPPPEENNDDIICCEE 22<br />

I 18 SOPRAVVISSUTI CHE RITORNARONO A SIVIGLIA CON LA<br />

VVIICCTTOORRIIAA NEL 1522<br />

Nomi Incarico<br />

Juan Sebastian del Cano Comandante<br />

Francisco Alvo Pilota<br />

Miguel de Rodas Pilota<br />

Juan de Acurio Pilota<br />

Antonio Lombardo detto Pigafetta Cronista<br />

Martin de Judicibus Capo <strong>Marina</strong>io<br />

Juan de Santander <strong>Marina</strong>io scelto<br />

Hans di Aquitania Artigliere<br />

Hernando de Busta<strong>me</strong>nte <strong>Marina</strong>io<br />

Nicolas il Greco <strong>Marina</strong>io<br />

Miguel Sanchez <strong>Marina</strong>io<br />

Antonio Hernandez <strong>Marina</strong>io<br />

Francisco Rodrigues <strong>Marina</strong>io<br />

Juan Rodriguez <strong>Marina</strong>io<br />

Diego Gallego <strong>Marina</strong>io<br />

Juan de Arratia <strong>Marina</strong>io<br />

Vasco Go<strong>me</strong>z Gallego <strong>Marina</strong>io<br />

Juan de Zubelita Paggio


BIBLIOGRAFIA<br />

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2006.<br />

Daniel Kehlmann, La misura del Mondo Feltrinelli Editore Milano, Ed. 2006.<br />

Raffaele Gargiulo, «Le origini <strong>della</strong> bussola», in Informazioni <strong>della</strong> <strong>Difesa</strong> n. 6/2008.<br />

Raffaele Gargiulo, «I fusi orari – idea italiana», in Informazioni <strong>della</strong> <strong>Difesa</strong> n. 4/2009.<br />

Raffaele Gargiulo, XV secolo – Il Portogallo e l’epopea marittima delle grandi scoperte geografiche,<br />

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