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Qui - Lions Palermo dei Vespri

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maggio del 1610 si spegneva a Pechino<br />

il grande gesuita, matematico e<br />

cartografo italiano Matteo Ricci. Nato<br />

L’11<br />

a Macerata il 6 ottobre del 1552, aveva<br />

iniziato i suoi studi presso il Collegio <strong>dei</strong> Gesuiti di<br />

quella città per passare poi al Collegio Romano a<br />

Roma dove aveva studiato sotto il grande maestro<br />

Christoph Clavius. Entrato nella Compagnia di<br />

Gesù nel 1571 al Noviziato di Sant’Andrea al <strong>Qui</strong>rinale<br />

era stato presto destinato alle missioni ed era<br />

giunto a Macao il 7 agosto 1582 con il confratello<br />

Michele Ruggeri. Dopo 18 lunghi anni ed aver fondato<br />

quattro residenze in Cina, era riuscito ad entrare<br />

– al terzo tentativo – a Pechino il 24 gennaio<br />

1601 e, appena tre giorni dopo, era stato ricevuto a<br />

corte (anche se non fu presentato all’imperatore) per<br />

la tradizionale offerta di doni. Grazie al Ricci, e al<br />

suo famoso mappamondo cinese, l’Imperatore aveva<br />

scoperto l’esistenza di nuovi paesi, Europa compresa<br />

ed in ricompensa aveva dato al gesuita sia il permesso<br />

di risiedere a Pechino, cosa eccezionale, sia di<br />

entrare periodicamente nel palazzo imperiale per<br />

di Antonino Lo Nardo<br />

15<br />

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assicurare la manutenzione di quegli orologi occidentali<br />

che aveva tanto apprezzato.<br />

In poco tempo il Ricci, che aveva cominciato a vestire<br />

i panni <strong>dei</strong> famosi letterati cinesi, era diventato<br />

amico delle élite del Paese grazie anche all’introduzione<br />

nella cultura locale <strong>dei</strong> primi elementi di geometria<br />

euclidea, di geografia e di astronomia con<br />

l’uso del sestante; a Pechino c’è ancora un osservatorio<br />

astronomico a lui dedicato.<br />

Il contatto approfondito con una cultura diversa lo<br />

aveva portato ad approfondire il concetto di inculturazione,<br />

già teorizzato dal suo confratello Alessandro<br />

Valignano. Di fronte al problema di creare<br />

un ponte tra due culture lontane, Ricci aveva ritenuto<br />

che la filosofia greca fosse quella più vicina al<br />

confucianesimo e sarebbe stata, per questo, in grado<br />

di aprire le porte del continente asiatico al cristianesimo.<br />

D’altra parte la conoscenza della lingua e degli<br />

usi e costumi locali erano strumenti indispensabili<br />

per ogni buon missionario: per svolgere proficuamente<br />

l’opera bisognava farsi indiani in India, giapponesi<br />

in Giappone e cinesi in Cina.<br />

Una curiosità: Matteo Ricci nella filatelia (1)<br />

a Taiwan, 1983, 4° centenario dell’arrivo di Ricci e della riforma del calendario, Scott 2359-60.

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